29 marzo 2008

CAMPAGNA-CITTA' E CAMBIAMENTI GLOBALI


I preti italiani della mia generazione sono quasi tutti di origine contadina. Per noi è sempre un piacere ritrovarci in campagna, ed io ci vado spesso. Di giorno, e più ancora di sera: quasi quotidianamente c'è una messa da qualche parte. Nelle piccole proprietà rurali di Itaberaì, le case dei contadini hanno ancora un aspetto dimesso: un portico serve da cucina, è più comodo. Si può accendervi il forno a legna senza scoppiare per il caldo e senza respirare il fumo. Mi sono ritrovato con questa bella famiglia che vive in città e lavora un podere vicino al fiume. Quì gli unici che sono rimasti del tutto campagnoli sono i cani: il piccolino nero è timido come noi da bambini tanto tempo fa. Si affaccia dietro la sedia e sbircia, ma se lo chiami per giocare scappa e si nasconde o corre sulle ginocchia del padrone.

Itaberaì, in base ai numeri, é una società urbana: dei suoi circa 40 mila abitanti, 30 mila hanno l'abitazione in città. Tuttavia il comune ha 1300 Km quadrati di zona rurale, e questo significa che la maggior parte degli abitanti fa la spola tra il centro e la campagna. Per esempio i braccianti agricoli, i trattoristi, la mano d'opera specializzata e i meccanici. Generalmente gli stessi proprietari, anche piccoli, vivono le ore libere in città dove hanno i figli a studiare, ma lavorano i campi. Quanto alla cultura non fa molta differenza: la globalizzazione, oggi, ha raggiunto anche le campagne e la vita rurale non è più la stessa di venti anni fa. Si potrebbe dire che se è vero che la vita di città come queste è stata sempre un pò rurale, oggi anche la vita di campagna è diventata urbana: ci sono la televisione, l'automobile, i trattori, gli elettrodomestici, le motoseghe, i cespugliatori e tutto il resto. Di tradizionale resta il contatto con la natura, alcune abitudini e miti, e un modo di vivere meno affannoso e congestionato, che si fa sentire anche nel centro urbano per il suo intenso rapporto coi campi. Se c'è un posto in bilico tra passato e futuro (forse, ai nostri giorni, tutto il mondo lo è), è proprio questo. Siamo moderni o "post-moderni" anche nelle mode: si stanno costruendo ville a tutto spiano sulle rive dei fiumi più belli. Per trascorrervi il sabato e la domenica a mangiare e bere! Tagliano o bruciano il bosco ciliare e cementificano. Sono sorti interi villaggi, popolati solo per il week-end. Dal punto di vista estetico ed ecologico è uno scempio: "è il progresso", dicono. Chi può fare loro una colpa di perseguire un piccolo lusso che ora possono permettersi? Piuttosto, ci sarebbe da ridire sulle autorità che danno certe sciagurate licenze.

Le messe in campagna sono quasi sempre affollate, sebbene in luoghi poco abitati. Siccome si celebrano nelle case, i proprietari invitano gli amici di città. I fedeli sono quasi sempre gli stessi. La Chiesa cattolica ad Itaberaì ha una presenza forte e gode di notevole prestigio, ma non certo per la quantità di frequentatori delle messe. Se contiamo tutti i partecipanti alla celebrazione eucaristica di una settimana, potremo sommare nella migliore delle ipotesi 2 mila persone: meno del 10%, cioè un pò meno di tutte le altre chiese evangeliche messe insieme. Le quali hanno pochi "non praticanti": perchè gli evangelici hanno comunità piccole, con molti pastori e "obreiros" che controllano a vista (se non vai al culto e non paghi la decima - 10% del reddito - sei già sull'orlo dell'inferno). La buona reputazione di cui godiamo risiede quasi certamente nel fatto che anche i cattolici che vanno poco a messa (stragrande maggioranza) hanno molta fede, e quelli che ci vanno danno una buona testimonianza. Forse, un poco, anche perchè siamo una Chiesa dinamica, dalle posizioni forti e dalle numerose opere a favore del bene comune, soprattutto dei più poveri. O perchè noi preti stiamo in mezzo alla gente da pari a pari, non con arie di superiorità. Oppure altro, che ne so?

Le sfide per l'evangelizzazione nella cultura globalizzata si fanno sentire bene anche qui. Non nella stessa misura delle grandi città: leggete cosa scrive il graffiante teologo Josè Comblin a proposito di quelle: "Siamo in un mondo nuovo. La grande maggioranza dei battezzati non sa più nemmeno il Padre Nostro e ignora tutto della Chiesa. La vita è una folle corsa, da un'attività all'altra, per sopravvivere. La disorganizzazione sociale è tanta che le persone vivono come individui solitari, isolati, senza fiducia negli altri, senza relazioni umane stabili: a volte, nemmeno tra marito e moglie. La cristianità tradizionale, con il suo modo di vivere tipico, sopravvive solo in alcune familie all'antica. Ci saranno sempre alcuni rappresentanti del passato. Tuttavia essi non hanno più influenza nella società e sono soltanto dei rifugi ecclesiastici. Per i 5 milioni di abitanti dei condomini di San Paulo che significato ha la Chiesa? Per i 3 milioni di baraccati delle favelas, che significato ha la Chiesa? Quale potere le resta? Ciò che conta sono i missionari che sono riusciti a formare piccole comunità vive attraverso un rapporto di fratelli, una relazione di uguaglianza, senza ricorrere a nessun potere ecclesiastico". Posso dire, senza timore di sbagliare, che anche quì a Itaberaì, pur senza la vita frenetica e caotica delle metropoli, la sfida per l'evangelizzazione è analoga, se non proprio identica.



Il mondo è cambiato ovunque, e così si spiega perchè, da decine d'anni ormai, i teologi e pastoralisti scrivono libri su libri, e i Vescovi mandano documenti su documenti e ci chiamano a fare corsi su corsi, per aggiornarci sulla formula di evangelizzazione più adatta a ciascuna fase del cambiamento. Ma non ci teniamo dietro: ogni volta che esce un'idea pastorale nuova, la società è un passo più avanti e ne richiede un'altra. Forse l'unico metodo buono per tutte le situazioni è quello di Gesù: stare in mezzo alla gente da persone oneste e cristiani sinceri. "Uomini di poca fede, perchè avete paura?" diceva Lui, durante la tempesta. Tanto lo sapevamo che prima o poi tutto il sistema del passato doveva soffrire uno sconvolgimento: non è stato anch'esso responsabile di tanti errori ed orrori?



Per concludere vi passo una notizia politica: nei sondaggi il gradimento verso il governo di Lula, al secondo anno del suo secondo mandato, è salito al 58%. Non è da tutti! Siccome la gente "normale" guarda i risultati pratici, credo che sia segno che il potere acquisitivo è migliorato per una larga maggioranza. Lula è battuto solo dalla Chiesa, che gode di un gradimento superiore a 80%: lei, però è in un settore diverso! Ma chi è poi che fa i sondaggi, e a quale scopo, voi lo sapete? Io no.


Purtroppo il voto favorevole a Lula significa pure che l'entusiasmo per il benessere economico fa dimenticare facilmente la distruzione ambientale. Infatti il deforestamento, in questa fase del governo Lula, ha raggiunto livello mai toccati prima! In questi giorni dom Erwin Kräutler, uno dei Vescovi dell'Amazzonia più decisi nella difesa dei popoli della foresta e dell'ambiente, soffre ripetute minacce di morte: secondo Dom Tomàs Balduino, vescovo emèrito di Goiàs, hanno offerto quasi un milione di reali (400 mila euro) per la sua testa.

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