5 marzo 2008
PANORAMA DI FINE QUARESIMA
Godetevi questa panoramica. L’ho scattata ieri, uscendo dalla città di Goiàs per tornare a Itaberaì. Sullo sfondo vedete, con le sue rocce, la catena della Serra Dourada, che la strada asfaltata attraversa per venire qui. Nel mezzo, il cerrado: una boscaglia rada che cresce tra le pietre. Abbiamo avuto molti giorni di pioggia ininterrotta e ora, col cielo nuovamente azzurro e il sole splendente, il verde è al massimo della sua bellezza. Mi piace mostrarvi gli aspetti migliori di questa terra! Le miserie non sono né poche né piccole, ma perché addossarne il peso a voi che siete già sotto pressione, anche troppo, per le guerre in oriente e i guai delle immigrazioni clandestine, delle “monnezze” del sud e della politica nazionale?
Forse uno dei maggiori intoppi dei popoli “ricchi” è che vogliono risolvere tutto con la legge. Vi racconto una storia vera: la Katia (chiamiamola così) è una bimba di undici anni (ma sembra una ragazza di venti). E’ scappata da casa perché il padre la violentava. E’ venuta qui perché c’era l’unica persona verso cui provava amore e in cui aveva fiducia: un giovane di quasi trenta, che vive in un accampamento di “sem-terra”. La gente dell’accampamento l’hanno accolta, hanno fatto una baracca per loro, e i due sono si sono messi insieme e vivono lì, in attesa di un pezzo di terra. Le donne mi hanno spiegato: “Padre, sempre meglio che costringerla a diventare una prostituta!” Hanno fatto collette per fornirli del necessario. Il Consiglio Tutelare dei Minorenni, dopo aver controllato che il giovane avesse un lavoro e si impegnasse a mandare la “compagna-bimba” a scuola, ha consentito. Non sarà la famiglia ideale, ma c’è speranza. Che i poveri siano comprensivi tra loro è già un grande passo verso la redenzione dell’umanità, no? Senza fare chiasso e disquisizioni sulla legge, che di solito si fa viva (tra gli esclusi) solo per toglierli dai piedi, mai per dare una mano.
Vanda, alcuni anni fa, scoprì che il figlio si drogava. Racconta: “Padre, fu un fulmine a ciel sereno. Sconvolse la mia vita. Oggi, quasi benedico quella tragedia, che per me fu un lungo periodo di passione. Ho lottato per salvare mio figlio, per convincerlo a cercare aiuto. Lo visitavo in prigione e lo incoraggiavo. Poi ho lottato assieme al Vescovo e alla Norma per dare inizio alla Chàcara Paraìso, dove lui è entrato. Nel frattempo mi sono accorta della mia vita, del mio rapporto sbagliato col marito. Erano 25 anni che lo servivo come una schiava, e ho visto che tutto era privo di senso tra noi e forse per questo mio figlio era finito così. Abbiamo preso delle decisioni. Dedico il mio tempo libero a salvare altri drogati e alcolatri. Sono un’altra donna. La mia vita è diventata vita. Credo che sia necessario passare per certe prove quasi insopportabili per svegliarsi e scoprire cosa significa vivere”.
Che pensieri ci suggeriscono questi fatti e comportamenti? Sul finire della quaresima, e prossimi alla Settimana Santa di passione e resurrezione di Gesù, per un cristiano potrebbero essere fonte di profonda riflessione: ma ciascuno faccia la sua, se gli pare. A me è venuto in mente che questa signora, la Vanda, ha capito che per seguire Gesù ci vuole qualcosa in più della morale borghese con cui giudichiamo gli altri e ci facciamo i fatti nostri. Parlo dell’impegno a costruire società in cui tutto, pane – sapere – dignità - lavoro – relazioni umane, eccetera – sia condiviso tra tutti, senza muri, separazioni, esclusioni. Il Dio di Gesù è un Dio che gli ha chiesto di dare la vita per liberare gli oppressi e creare un mondo fraterno. Lui ha obbedito fino al punto di essere processato ingiustamente, insultato, sbeffeggiato da tutta la città, inchiodato sulla croce come un delinquente! E’ andato fino in fondo. Non credo che gli interessi se celebriamo di fronte o di spalle, in latino o in italiano. E se diamo la comunione in mano o in bocca! Secondo me Lui sta pensando: “I miei discepoli hanno tempo da perdere e stanno a gingillarsi con questioni futili.
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