25 ottobre 2010

PRIORITÁ E AMBIGUITÁ

Foto: 1-2) Romaria dei martiri; 3) Suore coreane e indonesiane; 4) Le immagini dei nostri martiri sul palco.

Quali sono le nostre prioritá? La mia, personalissima, é aprirmi sempre di piú a Gesú Cristo che vuole salvarmi. Penso di avere bisogno di vivere la "gioia di essere salvo". Lo si puó dire in altri modi e con altre parole. San Paolo, ad esempio, nel brano della lettera a Timoteo che era la seconda lettura della messa di ieri - 24 ottobre - usava espressioni ancora piú forti: "Tutti mi hanno abbandonato, nessuno mi ha difeso né si é messo dalla mia parte nel processo. Ma il Signore é rimasto accanto a me e mi ha riempito di forza, affinché io potessi annunciare tutto il messaggio, ed esso arrivasse all´orecchio di tutti i popoli. Cosí io sono stato liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererá da ogni male!".

Era prigioniero a Roma, poveretto, e chiamava Timoteo per averlo accanto a sé come amico in quel periodo durissimo della sua vita, quando giá si sentiva alla fine della corsa. (2a a Timoteo 4, 16-18). Si aggrappava alla forza della fede in Cristo, che é sempre gioiosa anche quando non é allegra, ma anche all´amicizia di chi piú lo amava. Mi piace questa umanitá di Paolo. Lo fa assomigliare a noi. Ho sentito dire che in un secondo momento, sempre a Roma, fu di nuovo denunciato da qualcuno della sua stessa comunitá cristiana, per essere arrestato definitivamente e ucciso. Non so se é vero ma, se cosí fosse, potrei commentare: niente di nuovo sotto il sole, succedeva allora come oggi. Il diavolo é di casa anche nella Chiesa. La leggenda vuole che la testa di Paolo, tagliata, abbia rimbalzato tre volte formando tre fontane: perché i credenti in Cristo hanno la testa dura.

Devo ammettere, tuttavia, che vivo le prioritá di fede e di pastorale come una sfida, non come un traguardo giá raggiunto e stabile. Quante infedeltá e ambiguitá! Sono cosí solo io, o é un male comune? Tanto per cominciare, ci dedichiamo ad esse soltanto quando non sono a rischio le prioritá piú naturali come: il cibo quotidiano, la salute, una casa dignitosa e altre necessitá basiche. Ho provato la fame qualche volta. Mi sono trovato in posti isolati e solo. Abbiamo sperimentato tutti, piú o meno gravemente, le malattie. La fame e la solitudine sono molto brutte, ma quando sono solo occasionali possono anche fare bene alla salute e all´autostima: abbiamo qualcosa in piú da raccontare. Lo stesso si dica delle malattie. Ma se la fame diventa una situazione abituale, o se un problema di salute si aggrava e ci costringe a una dipendenza continua, cominciamo ad affondare nella depressione come Pietro sul lago, e dimentichiamo il nostro rapporto di fiducia con Dio. La nostra mente diventa prigioniera di necessitá piú urgenti e piú terra a terra.

Cosí é per tanti che sono nati e cresciuti nella fame e schiavi delle necessitá fisiche. Molti di loro non hanno nemmeno avuto notizia la dimensione di crescita in Cristo : il messaggio non é arrivato fino a loro, occupati com´erano dalla ricerca della sopravvivenza. Ogni tanti ci capita di battezzare adulti che da qualche tempo hanno raggiunto una condizione di vita piú dignitosa, e chiediamo: "Abitavi quí a due passi, come mai hai atteso fino ad ora a battezzarti?" Rispondono: "Lí da noi nessuno sapeva, nessuno ci pensava!" La realtá non detta é che vivevano nella miseria, e la loro prioritá erano i bisogni fisici. Per questo é fondamentale coniugare la nostra crescita spirituale con la solidarietá fraterna verso gli oppressi ed esclusi, se no andiamo fuori strada. I poveri, quando sono troppo poveri, possono non conoscere e non riconoscere Dio o dimenticarsi di lui, e talvolta gridare senza pensare a Lui: ma Lui lo sa e non li dimentica. Domenica scorsa abbiamo letto nel libro dell´Ecclesiastico che la preghiera degli umili é come una nave spaziale: oltrepassa le nuvole e va direttamente all´Altissimo. Ed Egli accorre subito in loro soccorso. Se non siamo accanto a loro nella loro lotta per la vita, siamo tagliati fuori e le nostre riflessioni spirituali diventano monologhi di autocompiacimento che Dio non ascolta nemmeno.

A causa delle disuguaglianze e ingiustizie dell´attuale sistema mondiale, si sente sempre di piú la necessitá di chiarire chi é Dio, qual´é il suo vero volto, e qual´é il ruolo delle religioni. L´espressione di Marx, "oppio dei popoli", é ancora molto usata da "militanti" ben intenzionati, che credono di affermare il Dio di Gesú Cristo e della giustizia negando il Dio delle religioni dei popoli. Qualche volta ho aderito anch´io a questo modo di pensare erroneo. É tempo sprecato e puó anche recare molto danno. Il mondo delle religioni é legato a quello delle culture e fa parte dei bisogni umani: combatterle é stoltezza pura. Gesú combatteva i farisei e gli approfittatori, mai le convinzioni religiose (e ce n´erano tante anche al suo tempo). Dio é sempre lo stesso anche se lo vediamo in diversi modi. La scoperta del suo vero volto é un processo pedagogico e di crescita umana. Se ne distruggiamo uno, involontariamente ne va di mezzo anche l´altro. L´ambiguitá sta nelle diverse fasi della coscienza e della comprensione. La parola "salvezza" evoca raffigurazioni di Dio che suonano come bestemmie inaccettabili di fronte alla realtá della vita oggi. É necessario evangelizzare senza superbia e senza disprezzare. L´agenda latino-americana 2011, diretta da dom Pedro Casaldáliga, quest´anno é uscita con un pieno di interventi e riflessioni favolose sul tema "Dio e le religioni". Ne consiglio l´acquisto, credo che esca pure in italiano. Non aspettatevi una vera agenda: ha un calendario mensile cosí complicato che ci vuole una mente superiore per capirlo. (Io mi ci perdo, perció per l´uso quotidiano ne tengo una "normale", magari di quelle con le letture quotidiane della liturgia). É ottima, invece, come distribuzione di buone letture nel corso dell´anno é eccellente.

Interrogativi di questo tipo, su quale sia il vero volto di Dio e quali siano le prioritá della nostra evangelizzazione e della nostra vita ecclesiale, sono emersi nella riunione parrocchiale di preti e suore che abbiamo tenuto venerdí scorso, 22 ottobre, in casa mia. Ve l´ho giá detto altre volte: noi di Goiás ci rappresentiamo Dio come il liberatore. Quello di Mosé, che vede e conosce le sofferenze degli oppressi e ascolta i loro clamori. Quello che é il Padre di Gesú Cristo, che vuole vita in pienezza per tutti. Quello che ci dá una nuova vita in Cristo, e che ci trasforma in figli suoi se ci lasciamo guidare dalla Parola di Cristo e dallo Spirito. Quello che ha chiamato e inviato Gesú a vivere e morire per la giustizia e la redenzione di ogni essere umano, e chiama e invia anche noi a seguire lo stesso cammino. Quello definito dall´Assemblea dell´episcopato dell´America Latina ad Aparecida nel 2007 (la quinta Assemblea), che la gente riassume cosí: "Siamo comunitá di discepoli che vogliono seguire la stessa strada di Gesú e diventare come lui".

Nonostante queste linee chiare, abbiamo fatto una verifica, intrecciando la riflessione sulle prioritá personali con quella sulle prioritá pastorali, e sono emersi dubbi anche molto sofferti. Qualcuno, abbastanza spesso, rimane sconcertato di fronte all´impressione che tra le scelte proclamate e quelle effettive ci sia come un abisso. É impressionante. Tuttavia ogni sofferenza é scomparsa quando io ho scodellato la pastasciutto al ragú, e abbiamo messo in tavola diverse altre portate - letteralmente - portate da ciascun gruppo: arrosto di pollo, insalate di verdure, frappé, la birra di don Eligio, eccetera. Il cibo, anche per noi religiosi, é capace di indurre a rimandare senza traumi le soluzioni di problemi gravissimi, compresi quelli che riguardano le "prioritá".

Sabato mattina, 23 ottobre, nella riunione dei rappresentanti delle Comunitá Ecclesiali di base e delle equipes di pastorale, si é ritornati sulla stessa verifica: "Come stiamo andando?" Purtroppo c´erano molte assenze, ma il campione era buono. La risposta: "Stiamo tutti tentando di seguire questo impegno preso, di capirlo meglio, di riflettere sul Vangelo nelle nostre riunioni e celebrazioni". E poi giú un lungo elenco di limitazioni, contraddizioni, ambiguitá, dubbi, sofferenze, insuccessi. Ma la certezza é la medesima di Paolo: "Gesú é accanto a noi, andiamo avanti!".

Bisogna, a volte,in mezzo al marasma e al rumore di ogni momento, fissare gli occhi sui segni inattesi di una cosa grande che sta nascendo. Sabato pomeriggio, alla "Romaria dos mártires" di Carmo do Rio Verde, ci saranno state due o tre mila persone. Sono poche per una diocesi come la nostra, impegnata e identificata coi poveri e con i fratelli che hanno pagato con la vita: ma in un paesino come quello sembravano una marea. A un certo punto abbiamo riempito tutto il viale centrale del paese da punta a punta, per un mezzo chilometro. Per la gente di Carmo dev´essere stato un impatto notevole. Il sindaco (successore di uno dei mandanti dell´assassinio di Nativo) ha avuto la parola per qualche minuto. Si é dichiarato onorato di ricevere una visita cosí importante e numerosa. Quanto alle ragioni, é sgusciato via con la frase:"Sono fatti che ci rattristano". E´ arrivata parecchia gente da fuori: ho incontrato suore della Corea del Sud e Indonesiane, preti africani, un pó di tutto. Un saggio della comunione di popoli che la Chiesa missionaria riesce a fare, che l´evangelizzazione riesce a creare. Qualcosa che ha davvero il sapore di Vangelo del Regno di Dio, se si pensa a quanti avversari abbiamo...e alcuni dei quali erano lí, presenti e paramentati.

Spero che abbiate letto l´articolo che ho mandato, su richiesta, a Nostro Tempo: cosí saprete chi sono i martiri di Goiás, e perché sono martiri. (Quegli articoli, lo so, li leggono in pochi). La "opzione fondamentale della Diocesi di Goiás" puó aiutare a capire il nostro modo di leggere i segni dei tempi. "Obbedienti al Vangelo, noi, Chiesa di Goiás, Popolo di Dio, vivendo il Regno di Dio, optiamo per una grande rete di Comunitá ecclesiali di Base, che uniscono fede e vita. Discepoli e discepole di Gesú Cristo, vogliamo costruire relazioni di solidarietá, giustizia e comunione, aperti alla diversitá. Convocati dal Battesimo ad essere missionari e missionarie, rinnoviamo, con tutte le persone escluse dei campi e della cittá, l´evangelica opzione per i poveri, lottando assieme a loro per una urgente difesa dell´ambiente e per la vita in pienezza. La compassione, a Parola, e la pratica di Gesú risorto animeranno il nostro cammino".

Nel nostro contesto, ogni parola di questa dichiarazione va pesata, perché ha un preciso significato teologico, pastorale, sociale. Ed é una sfida immensa. Non abbiamo la capacitá di essere e di fare tutto ció che é scritto lí, ma siamo coscienti che é l´inizio di un processo. L´opzione é prima di tutto una profezia: non ce la facciamo, ma con l´aiuto di Dio siamo all´opera. Ci sono molti altri piccoli segni incoraggianti. Una comunitá ha rimandato la cresima dei suoi ragazzi, che era giá prefissata, per prepararli meglio: cresce la consapevolezza e la volontá di rompere con un sacramentalismo senza conversione. É come una gestazione che promette il parto di un nuovo modo di essere Chiesa e di un nuovo rapporto col mondo. Vediamo i segni di ció che potrebbe essere e ancora non é. Come la vita naturale, anche quella spirituale dei popoli non finisce mai di sorprendere: apparentemente vecchia e decadente, culla e alimente nel suo grembo germogli di rinascita.

Un vescovo che la settimana scorsa sbraveggiava contro i calunniatori della Dilma, ora ha pubblicato una riflessione che mi sembra rispondere coerentemente agli interrogativi sulle prioritá. Ve ne traduco e trasmetto un brano. Non sono concetti nuovi, ma chiari e forti.

"Evangelizzare é fare e insegnare tutto ció che Gesú ha fatto e insegnato. Credo che sia questa la definizione migliore. Una persona é evangelizzata quando si lascia convertire e incantare dalla persona di Gesú. Questo diventa percettibile, soprattutto, dal cambiamento di mentalitá, che si riflette sul modo di essere e di agire. Posso anche sapere a memoria il Vangelo e, tuttavia, non essere evangelizzato. Non basta conoscere Gesú e nemmeno credere. Il diavolo conosce e crede in Gesú: "Che cosa vuoi da noi; sei venuto per rovinarci? So chi sei tu: il Santo di Dio!". Il diavolo crede, ma fa il contrario di ció che il Signore vuole da noi, per questo é diavolo.

Non basta nemmeno andare in chiesa per provare che siamo cristiani. Albert Schweitzer diceva: "Andare in chiesa non ti fa cristiano, cosí come fermarti in un parcheggio non ti trasforma in automobile". Prima di andare in chiesa é necessario essere Chiesa, far parte del Popolo di Dio, vivendo come Gesú visse, cercando la liberazione e la salvezza. La persona convertita é Chiesa e per questo sente il bisogno di andare in chiesa per alimentarsi della Parola e dell´Eucaristia assieme ai fratelli e sorelle. La persona evangelizzata é cosciente della propria transitorietá in questo mondo, E mentre si trova nel mondo, cerca di migliorarlo facendo il bene, ad esempio del nostro Maestro e Signore. Tutta l´evangelizzazione che non produce un impegno nella costruzione di una societá giusta e di uguaglianza é falsa.

La persona convertita é umile, tollerante verso gli altri; propone e non impone, come il pubblicano del Vangelo, del quale Gesú ascolta la preghiera. Il pubblicano rappresenta i piccoli che chiedono misericordia per i loro peccati. La persona che crede di essere convertita, in realtá é autoritaria, padrona della veritá, intollerante, si ritiene perfetta e giusta, come il fariseo del Vangelo, di cui Gesú non ascolta la preghiera. I farisei rappresentano i falsi cristiani, che sperano compensi alle loro vaneglorie. Vedono la pagliuzza nell´occhio del fratello e non vedono la trave nel proprio occhio. (cf. Lc 18,9ss). La persona convertita ha convinzioni, mentre quella che pensa di essere evangelizzata ha ossessioni e ha bisogno di essere seguita dal punto di vista psicologico". Caçador, 22 de outubro de 2010 - Dom Luiz Carlos Eccel - Bispo Diocesano.

Anche vescovi che parlano e scrivono cosí, in stridente contrasto con altre voci ecclesiali sintonizzate sulle onde del denaro e del potere, sono segni della nuova vita che si prepara a venire alla luce.

15 ottobre 2010

IDEOLOGIE E CONFUSIONE

Foto: Eligio brandisce la racchetta magica, elettrica, con batteria ricaricabile. Non serve a giocare a tennis, ma ad elettrocutare le zanzare. Invenzione brasiliana o cinese? Il fatto é che ad Itaberai, ormai, tutti ne hanno una, e per ottimi motivi. Servisse anche per smascherare le ideologie che si nascondono dietro pretesti religiosi o morali!


Quattro soldati italiani muoiono nella guerra in Afganistan, e si scatenano opposte reazioni. Le autoritá del Potere Esecutivo e Legislativo sostengono che sono caduti per la pace. L´Ordinario Militare, autoritá cattolica dell´esercito italiano, li proclama "profeti della pace". Il Centro Missionario di Reggio Emilia approva e diffonde un appello scritto dall´Associazione Tavola della Pace, e diretto alla Rai: affinché informi il popolo italiano che quella é una vera guerra, e che i soldati devono essere richiamati a casa. Un appello alla Rai, ma ci pensate?

In Brasile non siamo messi meglio. Tre vescovi dello Stato di San Paolo si rivolgono ai fedeli cattolici diffidandoli dal dare il voto a Dilma del PT perché avrebbe un progetto politico immorale, che diffonderebbe la pratica dell´aborto nel paese. Tra l´altro fanno distribuire questa loro interpretazione equivoca(probabilmente sincera, peró) della realtá in un volantino che é stato distribuito in alcune chiese e nel Santuario di Aparecida do Norte in un momento di grande afflusso, durante le celebrazioni annuali della festa della Madonna piú amata dai brasiliani. Un Vescovo dello Stato di Paraiba predica che Dilma darebbe inizio, addirittura, a una specie di "impero della malvagitá". Altrettanto fanno diversi pastori evangelici, annunciando che Dilma costituirá l´"Impero del Maligno". In contrapposizione, dopo un documento della CNBB che dice senza dire niente, diverse Diocesi e Vescovi diffondono il contrario (peró senza chiedere il voto per un candidato e senza proibirlo, almeno loro,ma facendo appello alla coscienza di ciascun elettore affinché voti liberamente. Sostengono: votate chi volete, non vi accusiamo di peccato, ma noi pensiamo che il progetto di Dilma é un progetto di vita per gli esclusi, e il contrario (Serra) é un progetto di morte. La stessa cosa accade nelle Chiese evangeliche: anche lí piovono lettere e appelli dello stesso tenore, in favore di Dilma: unica differenza é che gli evangelici chiedono espressamente il voto.

Per leggere bene questa confusione, sarebbe interessante ripassare il capitolo "Ideologie". Si sostiene ormai ovunque che le ideologie sono superate e la lotta di classe é un concetto antiquato: ma qui stiamo dimostrando il contrario. Gli schieramenti di fronte alla guerra, di fronte alle elezioni di un partito che per la prima volta nella storia del Brasile tiene un pó in conto il popolo e i movimenti sociali popolari, e perfino di fronte alle bestemmie di un primo ministro, sono trasversali alle religioni e alle Chiese. Dimostrano che, per molti, perfino gli ideali umani e la fede religiosa passano in secondo piano quando si tratta di decidere da quale parte stare nel sociale.

Un aspetto molto interessante in questi frangenti é il ruolo dei "Rigoristi della morale - ossia Farisei" e dei "Dottori della Legge": perché questi interventi, di solito, sono ispirati alla difesa della legge e della sua osservanza. Gesú dichiarava che i Dottori costruiscono monumenti in onore dei profeti, ma continuano la tradizione tramandata dai propri padri che hanno ucciso i profeti. (Cfr. Luca 11, 47-54). Mi sembra il nostro caso. E lo stesso Gesú conclude il discorso avvisando che, in queste circostanze, non resta che farsi coraggio e prendere ció che ci tocca: possono uccidere il corpo, ma l´anima no! E consiglia di avere fiducia in Dio, perché si vendono 5 passerotti per quattro soldi, ma Dio non ne dimentica nemmeno uno. E noi valiamo assai piú di molti passeri. (Cfr. Luca 12, 1-7). Facciamo affidamento su Dio, nostro Padre: dalla Rai, con i padroni che ha attualmente, credo che ci sia poco da aspettarsi.

PS del 16/10 - Oggi ho ricevuto una bella lettera divulgata dal Vescovo di Caçador (Stato di Santa Catarina) che dichiara, a titolo personale, il voto a Dilma, e ne spiega le ragioni: la campagna di calunnie contro di lei é indegna, e lei é una donna che ha dimostrato nei fatti di essere al servizio del Popolo di Dio, affinché tutti abbiano la vita e l´abbiano in pienezza": e questo é il progetto di Dio.

I dati pubblicati sui giornali danno ancora un ampio vantaggio a Dilma nei sondaggi (8 punti), ma dimostrano anche che l´attacco mediatico dei 4 vescovi integralisti ha lasciato il segno. Gli interventi, assai piú numerosi e autorevoli, di altri vescovi per limitarne l´effetto, sono ignorati dalla midia. I 4 sono diventati l´ago della bilancia della campagna elettorale, e sono riusciti a questo non con riflessioni politiche positive, ma con attacchi in negativo su una sola questione: la fede personale di Dilma, la sua maggiore prossimitá al diavolo che a Dio. Erigendosi a giudici. Sará una dimostrazione di grande potere, ma é scandaloso e pericoloso per la credibilitá del Magistero che essi rappresentano: un pessimo precedente! La Chiesa dovrebbe riflettere seriamente sulla responsabilitá di questa linea di pensiero, che fa rischiare ai brasiliani di buttare via quarant´anni di lotte popolari non violente e 8 anni di conquiste democratiche a favore degli oppressi.

9 ottobre 2010

AUTORITARISMO DELLA VERITÁ

Foto: 1 e 2 - Ritratti della nostra equipe missionaria parrocchiale; 2) una strana orchidea selvatica che fa il fiore sulle foglie.

Di questi tempi, sia per la necessitá concreta di alimentare e rafforzare le comunitá di periferia e dell´ampio municipio, sia per il clima generale e forse anche per l´etá, mi dedico esclusivamente al servizio religioso. Complessivamente messe, battesimi, incontri biblici o di formazione. Il resto lo vedo da questo angolo visuale: che impedisce, forse, di scorgere altri aspetti fondamentali della realtá, ma favorisce una visione meno utilitaristica e immediatista di ció che accade intorno a noi. Siccome la mia comprensione della pastorale e di tutto il Vangelo é che il progetto di Dio Padre realizzato in Gesú é quello di educare la stirpe umana ad essere suoi figli e a vivere in pienezza, una parte consistente di ció che osservo mi appare orribile: é la Bestia dell´Apocalisse, é Belzebú in persona, é la distruzione della vita e delle vite. É l´avanzare sempre piú minaccioso del capitalismo globale, specialmente sotto forma di sfruttamento spietato delle risorse della terra ed esclusione e riduzione in schiavitú degli esseri umani.

Venerdí sera, ad esempio, ho rovato una pessima sorpresa ripercorrendo, dopo mesi di assenza, i quaranta chilometri che separano la nostra cittá dalla Fazenda Brasilia, dove abbiamo una comunitá che ha costruito la sua cappellina e aspetta la messa ogni due mesi. A un certo punto c´era un laghetto artificiale per l´irrigazione di una fazenda, e ora lo hanno ampliato fino a coprire ben 30 ettari, sfruttando uno dei migliori corsi d´acqua che scendono verso la cittá. "Ottimo!" - penserete voi: "irrigherá migliaia di ettari di granoturco, pomodori o altri prodotti agricoli che sfameranno molta gente". Sí, ma intanto, di fianco al laghetto, sta giá crescendo una immensa foresta di eucaliptus appena piantati, che assorbono una immensa quantitá d´acqua. Questi arricchiranno solo il conto corrente del proprietario. Le pompe dell´irrigazione succhiano il fiume, e in cittá l´acqua potabile giá scarseggia. L´aria, tutt´attorno, odora di veleni: si avvelena il terreno con diserbanti per piantare o seminare, si avvelena l´acqua con agrotossici per proteggere le piante durante l´irrigazione, e si pompa l´acqua per irrigare. É una minaccia mortale all´ambiente in cui viviamo, ma non solo: é anche una minaccia alla gente, ai contadini, all´economia locale. L´agricoltura familiare muore. I prodotti agricoli che usiamo vengono importati da fuori. La ricchezza di queste monoculture si perde nel mercato mondiale. Questo é l´agro-business. É un progetto di morte che uccide il pianeta e traforma i suoi abitanti in schiavi che si spostano ogni giorno da casa al posto di lavoro tra miasmi puzzolenti e sciami di zanzare.

In cittá abbiamo l´industria di abbattimento di polli, che mantiene migliaia di allevamenti sparsi per il comune e dá lavoro, complessivamente a piú di diecimila persone, o forse piú. É da lí, peró, che si diffondono immensi sciami di zanzare ad allietare le notti degli itaberini, e che si spande al vento della sera quel delizioso odore di pollo bollito che tutti apprezziamo. I dipendenti non hanno nemmeno la libertá di esprimere opinioni politiche, timorosi come sono di un licenziamento, perché colui che li paga si é fatto garante di un partito politico ben preciso. Come minimo, ritengono che sia meglio stare zitti. Tuttavia sono opere benefiche per i bisogni immediati, e non é colpa di nessuno se recano danni alla salute delle persone e ambientale nel presente e nel futuro. Nessuno é cattivo. Come ho giá avuto occasione di commentare, tutti quanti, qui, lodano Dio a squarciagola: e i signori della monocultura e monoindustria sono in prima fila. Il Padreterno non é mai stato tanto lodato. Si utilizza perfino San Paolo per spiegare il proprio successo economico: "Tutto posso in colui che mi sostiene" é scritto nel frontespizio o negli uffici di diverse aziende. Il mio compagno di viaggio commenta: "Una volta catechizzavano e battezzavano gli indios per rubare loro la terra. Oggi catechizzano noi per toglierci lo spazio vitale, la libertá e la dignitá". Le cose vanno cosi perché il mondo é fatto cosí. Secondo me la tragedia piú spaventosa é questa: la maggioranza delle persone si rassegna che questo sia il migliore sistema possibile, e che non ci siano alternative.

Sembra di saltare di palo in frasca passando, ora, da questo argomento a quello delle elezioni: ma non é cosí. Le elezioni sono soltanto uno scenario diverso, ma la lotta é la stessa perché ci sono due modi conflittanti di progettare il futuro. Dilma e Serra faranno il secondo turno elettorale, che avverrá il 31 dicembre e non il 17 come avevo annunciato nel post anteriore. Credo che, di per sé, una seconda giornata di votazioni sia un vantaggio per la democrazia - anche se é un costo in piú per l´erario. Si evita il delirio di onnipotenza di chi stravince. E poi c´é la bella sorpresa "Marina", che ha ottenuto una votazione al di lá di ogni aspettativa.

Una vittoria di Serra sarebbe un passo all´indietro, verso il dominio assoluto di quella elite che ha governato il paese per 500 anni al servizio di interessi colonialistici, senza mai ascoltare e far partecipare la gente. E un via libera a questo capitalismo sempre piú sfrenato. La vittoria di Dilma é vista come continuitá al governo Lula: una maggiore partecipazione, sia pure con un forte rischio di imbonimento, delle forze sociali. Una scelta capitalista ma accompagnata da aiuti alle piccole imprese e all´agricoltura familiare. E la possibilitá di pensare e sperare in un altro passo avanti, con la forza impellente dei movimenti e forum sociali, nella direzione che ora é rappresentata da Marina. La quale non é soltanto una "sorpresa verde", come ho letto su giornali italiani, ma la portabandiera delle aspirazioni di giustizia dei movimenti sociali organizzati e del PT piú autentico: quello delle origini che ha messo al potere anche Lula. C´é il rischio che la Dilma perda? Credo di no, ma tutto é possibile. Sarebbe un disastro. I pochi voti (900 mila) del quarto candidato, Plinio, sono di una sinistra piú radicale e non andranno certamente a Serra. Quelli di Marina saranno divisi. Marina si é giá lamentata che nel suo Partito Verde ci sono candidati morbosamente affamati di posti al governi, che potrebbero essere comprati dal migliore offerente (ovviamente Serra).

Intorno al secondo turno fervono giá le discussioni e una valanga di pronunciamenti, che girano tutti attorno alla questione di cui sopra. Negli ultimi giorni di campagna del primo turno, i politici e i gruppi partidari di Jósé Serra non hanno risparmiato colpi bassi e calunnie, utilizzando ogni tipo di arma. In particolare hanno fatto uso della religione e di valori morali importanti come la lotta contro l´aborto per manipolare il sentimento popolare e colpire la Dilma. I cattolici sono divisi. L´ipocrisia si spreca. Non sono mancati vescovi cattolici che hanno apertamente invitato a non votare Dilma. Alcuni giornali hanno pubblicato che la Dilma avrebbe pronunciato una frase che suona bestemmia all´orecchia dei credenti: "Nemmeno Cristo mi toglie questa vittoria"! C´é stato perfino chi ha osato violare le leggi elettorali per distrubuire nelle chiese foglietti contenenti tali calunnie. Ora entrano in campo Vescovi e Consigli Pastorali per precisare. Vi traduco, in primis, la dichiarazione del Consiglio di Assessoria della mia diocesi di Goiás:

"Goiás, 05 de outubro de 2010 - Cari fratelli e sorelle nella fede, la Chiesa ha come dovere essere fedele a Gesú Cristo e divulgare la giustizia e la veritá. Di fronte a false denunce vorrei, come vescovo di Goiás, fare i seguenti chiarimenti riguardo al 2o turno di elezioni sia presidenziali che di governatore. La Chiesa Cattolica, come ho giá sostenuto in una precedente lettera, non appoggia nessun candidato. Alcuni vescovi cattolici, principalmente dello Stato di San Paulo o legati a movimenti conservatori, si sono dichiarati pubblicamente contro il voto alla candidata del PT. Questa non ha mai detto che "nemmeno Gesú Cristo le toglierebbe questa vittoria”. La Chiesa difende il rispetto alla vita in tutti i suoi aspetti: educazione, abitazione, lavoro, sicurezza dall´infanzia fino alla vecchiaia. Ció che é in gioco in queste elezioni sono due progetti diversi riguardo al futuro del nostro paese. Uno che difende gli interessi dei poveri, píú giustizia sociale e migliore distribuzione del reddito nazionale. L´altro, vuole conservare i privilegi di coloro che hanno sempre emarginato la classe degli esclusi. Vogliamo un paese con maggiore giustizia sociale, terra per i poveri, il limite della proprietá della terra, la difesa dell´ambiente e specialmente del cerrado, cosí aggredito dall´agro-business. Vogliamo votare in modo cosciente e non lasciarci manipolare da false promesse e informazioni truffaldine; scegliere candidati che governino con la partecipazione del popolo e della societá organizzata. Vogliamo un Brasile piú giusto e solidale, in cui anche i poveri abbiano diritto ad una vita piena". (Seguono le firme: manca la mia perché sono rimasto a casa a prendermi cura di don Eligio).


Ancora piú forte e chiaro é stato il pronunciamento del vescovo di Jales (SP) e Presidente della Caritas Brasiliana, Dom Demetrio Valentini, pubblicato il 7/10 su Adital:

"La questione dell´aborto viene usata in modo strumentale per fini elettorali. Questa situazione ha bisogno di essere chiarita e denunciata. Si sta usando una questione che merita tutta l´attenzione e serenitá d´animo per essere ben contestualizzata e affrontata con responsabilitá, e che non puó rimanere esposta a manovre elettorali, protette da sofismi ingannevoli. In questa campagna elettorale si sta verificando una doppia truffa, che bisogna smontare. In primo luogo, si invoca l´autoritá della Conferenza Nazionale del vescovi del Brasile (CNBB) a favore di prese di posizione che non appartengono a quell´entitá, ma che sono presentate come se fossero sue manifestazioni ufficiali. In secondo luogo, si invoca una causa di valore indiscutibile e fondamentale, come é la questione della vita, e si fa di questa causa uno strumento per accusare come abortisti gli avversari politici, che cosí passano ad essere condannati come se fossero a favore dell´aborto. Concretamente, per chiarire meglio l´inganno e affrettarne lo smontaggio:


La Presidenza del Regionale Sud 1 della Conferenza Nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB) é caduta, a dir poco, in un serio equivoco, quando ha sostenuto la manifestazione di commissioni diocesane che indicavano chiaramente che non si doveva votare nel PT, e specialmente nella candidata Dilma. Ora, i Vescovi del Regionale avevano giá manifestato ufficialmente la loro posizione di fronte al processo elettorale. Che bisogno c´era che la Presidenza del Regionale approvasse un documento il cui tenore evidentemente non corrispondeva alla tradizione di imparzialitá della CNBB? Questo atteggiamento della Presidenza del Regionale Sud 1 compromette la credibilitá della CNBB se non ci sará un chiarimento urgente, che non é ancora stato fatto, richiamando l´attenzione sull´uso elettorale che si sta facendo di tale documento firmato dai tre vescovi della Presidenza del Regionale.

Questo trabocchetto sta ancora producendo conseguenze. Poiché nello stesso giorno delle elezioni sono stati distribuiti nelle chiese, in barba alla Legge Elettorale, migliaia di foglietti con la nota del Regionale Sud 1, come se fosse un testo patrocinato dalla CNBB Nazionale. E finché questo equivoco non sará disfatto, purtroppo la dichiarazione della Presidenza del Regionale Sud 1 della CNBB continuerá a disposizione della passione disonesta di chi la sta sfruttando elettoralmente. Prova di questo fatto lamentevole é l´abbondanza con cui la si sta stampando e distrubuendo. Di fronte alla gravitá di questo fatto, sará benvenuto un pronunciamento chiarificatore della Presidenza Nazionale della CNBB, che onorerá la tradizione di prudenza e imparzialitá dell´istituzione.

L´altra fallacia é piú sottile e piú perversa. Consiste nell´inalberarsi a difensori della vita, per accusare come abortisti gli avversari politici, e cosí impugnarli come candidati, allegando che non possono ricevere il voto dei cattolici. Fanno uso di un artificio, per fare di una causa giusta il pretesto di propaganda politica contro i propri avversari, e, ció che é peggio, invocando per questo la fede cristiana e la Chiesa Cattolica. Ma questa fallacia non si ferma lí. Esiste in essa una chiara intenzione ideologica, tradotta in scelta politica reazionaria. Non mettono mai in relazione l´aborto con le politiche sociali che bisogna intraprendere a favore della vita.

Votano, senza provare imbarazzo, nel sistema che produce la morte, e si dichiarano a favore della vita.

In nome della fede, si credono in diritto di condannare tutti quelli che discordano dalle proprie scelte politiche. Pretendono di vestire di onestá una manovra che non riesce a nascondere il proprio intento elettorale. Davanti a questa situazione, sono importanti e necessari i chiarimenti. Ancora piú importante é la vigilanza dell´elettore, che ha tutto il diritto di sapere le cose, anche quelle tramate con astuzia e malizia".


É entrata in campo pure l´ALLEANZA DELLE CHIESE BATTISTI con un documento che inizia con questa dichiarazione: "L´Alleanza dei Battisti del Brasile viene per mezzo di questo documento a riaffermare l´impegno storico dei battisti, nel mondo intero, a favore della libertá di coscienza in materia di religione, politica e cittadinanza. La passione per la libertá ci induce a ad essere, come battisti, un popolo segnato dal pluralismo teologico, ecclesiologico e ideologico, senza danno alla nostra identitá. In tal modo nessuno si puó ritenere autorizzato a parlare come "la voce battista", a meno che non sia stato autorizzato dai mezzi burocratici e democratici del nostro ingranaggio denomimazionale". E prosegue:

"In nome della libertá e pluralitá battista, pertanto, l´Alleanza dei Battisti del Brasile rende pubblico il proprio rifiuto ad ogni strategia politico-religiosa di "demonizzazione del Partito dei Lavoratori del Brasile" (d´ora in poi PT). In questo senso, l´intenzione del presente documento é lasciare chiare alla societá brasiliana due cose: 1) mostrare che questi discorsi di demonizzazione del PT non rappresentano quello che si potrebbe immaginare come il pensiero dei battisti brasiliani, ma solo una presa di posizione molto precisa e situata; (2) rendere notorio che, come battisti brasiliani, le idee che difendiamo quí sono tanto battiste come quelle che stiamo relativizzando".

Dopo una lunga dissertazione in difesa della laicitá dello Stato e dell´assurditá di pretendere che le proprie veritá di fede confessionali condizionino le scelte dello Stato e diventino legge per tutte le confessioni religiose e per i tanti cittadini che non appartengono a nessuna, il testo prosegue: "L´Alleanza dei Battisti del Brasile prende posizione contro la demonizzazione del PT, considerando che questo processo nega il legato storico del PT nella costruzione di un progetto politico nato nelle basi popolari e identificato con l´inclusione e la giustizia sociale. Quelle che predicano contro la nascita di un "impero dell´iniquitá" con una possibile vittoria del PT in queste elezioni, "dimenticano" il ruolo fondamentale di questo partito in progetti che hanno portato piú giustizia alla nazione brasiliana, come, ad esempio: nella riorganizzazione dei movimenti dei lavoratori, ancora durante il periodo della dittatura militare, per renderli indipendenti dalla tutela dello Stato; nella formazione e rafforzamento del movimento agrario-ecologico dei raccoglitori di caucciú dell´Acre attraverso l´installazione di riserve per l´estrazione in Amazzonia, nella decada di 80, ad opera di Chico Mendes; nelle azioni a favore della democrazia" (eccetera).

"Attualmente: diminuzione dell´indice d disoccupazione, ampliamento degli investimenti e delle opportunitá per l´agricoltura familiare, aumento del salario minimo, liquidazione del debito verso il FMI, fine del ciclo di privatizzazioni di imprese statali, riduzione della povertá e della miseria, migliore distribuzione del reddito, maggiore accesso all´alimentazione e all´educazione, diminuzione del lavoro schiavo, riduzione del tasso di disboscamento, etc. É vero che c´é bisogno di avanzare ancora molto in diverse aree vitali per il Brasile, ma non si puó negare che l´attuale governo del PT nella Presidenza della Repubblica ha favorito la garanzia dei diritti umani alla popolazione brasiliana, cosa che, sicuramente, non accadrebbe in un "impero dell´iniquitá". Diventa sempre piú chiaro che i predicatori che annunciano dai loro pulpiti l´inizio di una supposta ampiezza del male nella continuitá del PT nell´Esecutivo Federale, sono quelli che hanno nostalgia del Brasile inginocchiato davanti al capitale straniero, a produrre e governare miseria, a uccidere i lavoratori rurali, a favorire i latifondisti, a trattare i pensionati come vagabondi, a umiliare i disoccupati e a prospettare la fine della storia".


Sono entrati in questo campo di battaglia anche Marcelo Barros, Dom Tomás Balduino, Frei Beto ed altri, con lettere che stanno facendo il giro del mondo in internet, e che io non vi riporto per brevitá. Concludo solo questa materia con la citazione di un articolo rivolto a un vescovo dello Stato di San Paolo, che ha chiesto espressamente ai cattolici di non votare Dilma per non incorrere in un peccato grave, perché Dilma é abortista. L´articolo é del teologo dell´economia Jung Mo Sung, che ho giá citato altre volte. É pubblicato su Adital, ed ha un titolo emblematico: "L´autoritarismo della veritá!". Suggerisce l´esistenza di una inconscia affezione al totalitarismo da parte di chi si sente missionario della veritá. Scrive il teologo:

"Forse la mancanza di percezione delle differenze tra l´ambito dello Stato (nel quale si discute e attua politicamente) , l´ambito della cultura (nel quale troviamo la diversitá culturale, religiosa e dei valori morali) e l´ambito ecclesiastico (nel quale abbiamo il funzionamento della diocesi), induce il vescovo a immaginare di avere l´obbligo di "insegnare" ad 1,3 milioni di abitanti (della sua diocesi, ndt), che non devono votare in una persona perché diriga lo Stato brasiliano, basandosi su una dottrina morale di una Chiesa. Egli passa da un valore morale di una Chiesa, direttamente a questioni di Stato e alla politica, e vuole imporre a tutta la societá, attraverso le leggi dello Stato, un valore morale che egli considera fondamentale per la fede cattolica".

"Voglio credere che D. Bergonzini, e pure gli altri che seguono questo tipo di pratica, prenda questa posizione spinto da una coscienza di dovere apostolico o pastorale. Penso che queste persone non siano mosse da nessun tipo di macchiavellismo che utilizza la religione per esprimere o difendere qualche specie di pregiudizio o di adesione a un gruppo politico. La questione, perció, é: che cosa li porta a questo tipo di atteggiamento? É chiaro che la missione della Chiesa cattolica di evangelizzare ha un rapporto con il mondo della politica. Ma, ogni proposta che passa direttamente da un valore religioso o spirituale ad una scelta politica, culturale o tecnica concreta cade in un equivoco se non sa, se nega o vuole far scomparire le distinzioni di cui sopra.

Per ottimamente intenzionato che sia, questo tipo di proposta o di pratica finisce per portare ad una forma di totalitarismo e autoritarismo; senza parlare degli errori strategici e tecnici che porta con sé. Forse molti di quelli che, in nome della vita, propongono questo "legame diretto" tra i veri valori religiosi e le scelte politiche e tecniche, sono ancora segnati dal totalitarismo e autoritarismo inerente ai gruppi che si vedono come portatori della veritá universale e assoluta".


Mentre giá ferveva questa battaglia che continuerá fino a fine ottobre, quí in Goiás ferveva pure la temperatura esterna nonostante l´arrivo ristoratore delle prime invocate piogge. E fervevano pure le feste religiose nelle nostre cappelle: Santa Terezina del Bambino Gesú e San Francesco, due santi verso i quali ho sempre nutrito una simpatia molto speciale. Il diario di Santa Teresa de Lisieux, "Storia di un´anima", fu il primo libro "spirituale" della mia vita che riuscí ad avvincermi e incidere su di me quando avevo appena 14 anni, ed ero un seminarista svogliato e prossimo alla desistenza. San Francesco, mio omonimo, é sempre stato uno dei miei modelli e il mio peggiore nemico. Modello, perché non ho mai smesso, saltuariamente, di tentare di imitarlo. Nemico, perché mi ha sempre indotto a desistere davanti alla radicalitá delle sue scelte di fedeltá a Gesú, facendomi capire che non sono pane per i miei denti.

Il 12 ottobre prossimo noi celebriamo la festa piú grande, di Nossa Senhora Aparecida, dichiarata Patrona del Brasile. La tradizione é nata intorno al 1720 come devozione popolare, da una immagine ritrovata nel fiume da alcuni pescatori nel corso di una pesca miracolosa avvenuta in circorstanze cruciali per la popolazione delle rive del Rio Paraiba, a nord di São Paulo. Dopo un periodo di resistenza delle autoritá ecclesiastiche, fu riconosciuta e istituzionalizzata come immagine della Madre di Gesú verso la metá del 700, e il suo culto, romanizzato, continuó ad espandersi fino ad assumere dimensioni nazionali senza perdere le caratteristiche delle sue origini. Il suo santuario divenne meta di pellegrinaggi da tutto il paese, e attorno ad esso si formó, poco alla volta, la cittá di Aparecida do Norte, che oggi vanta un immenso santuario nazionale costruito recentemente a poca distanza da quello antico (fu inaugurato dal Papa Giovanni Paolo II nel 1980).


Per farvi un´idea, pensate che la costruzione copre é di 23 mila metri quadrati, con un´area coperta di 18 mila metri quadrati. La cupola centrale é alta 70 metri con 78 metri di diametro. Le navate sono alte 40 metri, e c´é una torre di 18 piani alta 100 metri. Per costruirla sono stati impiegati 25 milioni di mattoni, 40 mila metri cubi di cemento, ed é in grado di accogliere 45 mila persone. Attorno ha un parcheggio di 272 mila metri quadrati. Riceve circa 7 milioni di visitatori all´anno, piú della torre Eiffel. Nessuno di noi sa esattamente chi sia e cosa rappresenti, per le persone umili e oppresse, la Signora Aparecida. Domenica scorsa, essendomi toccato il privilegio di dare inizio alla sua novena nella chiesa a lei dedicata in un quartiere di Itaberaí, ho cercato di spiegare alla folla che cosa significa storicamente e biblicamente. Forse mi sono guadagnato qualche altro nemico, ma qualcuno é venuto ad esprimermi la sua soddisfazione.

Aparecida é una Madonna nera, di quel settecento brasiliano in cui la razza nera formava la classe degli schiavi. Le Madonne dell´epoca, in stile barocco, erano dipinte o modellate a somiglianza delle padrone, mogli di proprietari terrieri, giudici o politici importanti: donne pallide, educate nei collegi delle suore alle buone maniere. a suonare il piano e fare la parte delle mogli fedeli e di facciata. Secondo la letteratura passavano il tempo ad acconciarsi e abbigliarsi, a dare ordini alle schiave, a sognare amori impossibili o mandare bigliettini ad amanti probabilli, a catechizzare gli schiavi e istruirli nella morale che i loro mariti non rispettavano. Lo spuntare di in´immagine in cui la Madre di Gesú era rappresentata da umile donna della classe piú oppressa, deve avere acceso molti animi di speranza. A questo si deve, probabilmente, la rapida e smisurata diffusione della devozione verso di lei. Ed era una figura ben adeguata alla vita di colei che, nell´inno che cantó salutando la cugina Elisabetta, annunciava: "Il Signore ha elevato gli umili ed ha fatto cadere i potenti dai loro troni.

La Madre di Gesú, a tutti gli effetti, non é stata la signora dalle mani curate e il viso soave, leggermente inclinato, che vediamo di solito nelle immagini. Fu una povera donna del popolo sballottata da una parte all´altra dai capricci dei potenti: da Nazaret a Betlemme, poi in Egitto e di nuovo in Palestina, girando alla larga per sfuggire agli occhi vigili della polizia. Una migrante clandestina guardata con sospetto e respinta, come quelle e quelli di oggi. E poi una donna umiliata e ferita a morte, ai piedi della croce davanti al Figlio inchiodato come un delinquente. Noi dobbiamo pensarci a queste cose, per vivere una devozione a Maria alimentata da un´autentica spiritualitá: Maria é una testimone di coraggio di fronte all´arroganza dei prepotenti e all´indifferenza corrotta delle masse, di forza senza ostentazione che sa resistere ai dolori piú laceranti e tenere duro nelle situazioni di apparente sconfitta disastrosa come quella di Gesú Cristo.

Infine, si addicono a Maria i clamori annunciati dal profeta Abacuc (Abacuc 1, 2-3 e 2, 2-4) nella prima lettura di quella domenica: "Violenza! Iniquitá! Prepotenza!" . Chissá quanto volte lo ha gridato lei, con la voce o nell´intimo del cuore! E quante volte lo gridiamo noi, perché qualche falso amico ci tradisce, qualche falso consigliere spirituale ci fa la spia di nascosto, qualcuno ci vuole male, ci calunnia e ci danneggia! Per queste cattiverie che ci fanno soffrire vale il suggerimento dello stesso profeta: "L´empio sicuramente perirá, e il giusto vive per la fede". Sono problemi che non si risolveranno nemmeno con la politica e con un governo piú giusto: solo alla fine, nella Parusia, accadrá il pareggio dei conti. Ma vale allora la pena di volgere il pensiero agli altri, a quelli verso i quali noi siamo stati causa di sofferenze: quelli che abbiamo danneggiato con le nostre parole, o ferito seriamente. Quelli che sono venuti nel nostro ufficio e noi abbiamo trattato come dei pezzenti. Quelli a cui abbiamo fatto lo sgambetto, abbiamo ingannato e fregato negli affari o sul lavori. Anche loro hanno avuto il loro diritto di gridare contro di noi: "Violenza! Iniquitá! Prepotenza! E Dio sicuramente ha ascoltato anche loro, perché Lui ascolta questi clamori. Che abbia pietá di noi. E facciamoci perdonare, almeno, utilizzando la politica per riscattare quelli che si trovano strutturalmente in un situazione di continua oppressione, e a cui non resta che elevare verso Dio questo grido che i governi di questo mondo non vogliono ascoltare.

2 ottobre 2010

ELEZIONI PRESIDENZIALI

Foto: 1)Giornata della Bibbia nell´asilo S. Francisco; 2) Costruzione di un parchetto giochi coperto nello stesso asilo; 3) fiore di hoya. 4) Un bel fiore di kalancoe quí di casa.

Oggi, alle 7 del mattino é caduta la seconda pioggia della stagione, e tutto il giorno é stato fresco e piovigginoso. É un avvenimento per la nostra regione che era a secco da sei mesi (il ritardo della pioggia era tema obbligato di ogni conversazione). Ed é un buon auspicio per la vigilia delle elezioni presidenziali. Scommettiamo che qualche candidato, berlusconianamente, si attribuirá il merito di aver fatto piovere? Dirá: "Ho convinto io il Padreterno a mandare la pioggia!" Le elezioni ci regalano pure una giornata che sembra una vacanza, perché praticamente tutte le attivitá sono sospese, anche quelle pastorali e liturgiche: ad eccezione della visita ai carcerati, che io avevo dimenticato ma una telefonata della Benonia mi ha fatto ricordare. Oggi tutte le attivitá pastorali e liturgiche sono sospese. Siccome io non voto, sfrutto il pomeriggio per sfogare i miei umori buoni e cattivi su questo blog, trattando prima delle cose eterne (Il Regno di Dio non é qui), e poi del contingente (le votazioni).

Non siamo ancora in novembre, ma talvolta il pensiero della morte arriva di sorpresa e in anticipo sulle date ufficiali. L´immagine della "Straniera" come la chiama un famoso poeta; di colei che ha in mano la lista con gli indirizzi di ognuno di noi; mi é rimasta impressa nella mente dopo che, sabato scorso, mi sono trovato a celebrare la messa nella casa per anziani. Alcuni di loro sono piú giovani di me. Per una coincidenza molto opportuna, la prima lettura di quel giorno era un brano del libro di Cohelet che descrive il declino della vita sulla terra: "Quando gli uomini si alzeranno al canto degli uccelli, taceranno le voci delle canzoni, cominceremo ad avere paura delle altezze e soprassalti nel cammino, mentre il mandorlo fiorisce, la cavalletta si trascina e il cappero perde il suo gusto, perché l´uomo si incammina verso l´abitazione eterna e i piangitori giá fanno la ronda in strada....(...) vanitá delle vanitá, tutto é vanitá". (Ecclesiaste, 11, 9-12). Sicuramente per noi é meglio alimentare la fede in Cristo come Paolo apostolo: "per me vivere é Cristo" e "considero tutto una perdita, di fronte al bene superiore che é la conoscenza del nui Signore Gesú Cristo" (Filippesi, 2, 21 e 3, 8). Tuttavia Cohelet é affascinante nella sua umanitá. La fede é un dono di Dio che puó salvarci dallo sconforto, ma per camminare coi piedi per terra serve anche questo libro che descrive l´evidenza: la morte si avvicina, e Dio non interverrá personalmente per fermare questo inevitabile declino, sempre amaro e spesso assai doloroso.

La fede: si fa presto a dirlo! C´é da affrontare anche la beffa continua della vita. Siamo sopraffatti dai soprusi di chi abusa del proprio potere o approfitta della ricchezza per calpestare il prossimo. In questo mondo la veritá, l´onestá e la giustizia hanno i loro padroni: "Finché comando io, la veritá é quello che dico io". Pure il profeta Abacuc, prima lettura della messa di domani (1, 2-3 e 2, 2-4), se ne lamenta: "Signore, fino a quando grideró senza che tu mi ascolti?...Perché mi fai vedere iniquitá quando tu stesso vedi la cattiveria?" Lo sperimentiamo tutti in prima persona. In Italia avete le pagine dei giornali piene di notizie sulle angherie. La conclusione di Abacuc é, ancora una volta, quella della fede: "Chi non é corretto morirá, ma il giusto vivrá per la sua fede".I salmi esprimono ad ogni passo il medesimo disagio sostenuto dalla stessa speranza: "Ogni uomo é come l´erba dei campi che al mattino fiorisce e al pomeriggio viene tagliata e diventa secca". Sono parole da registrare nella memoria, se non altro per darci coraggio, se non proprio per augurare a chi fa il male di essere ripagato con la stessa moneta e in uguale misura, come si legge talvolta nella Bibbia (ma solo nell´A.T.). Pensiero sublime: "Oggi il vento soffia a vostro favore e e voi fate prevalere la falsitá minacciando con la vostra capacitá di farci del male, ma un giorno anche voi sarete consumati dai vermi o bruciati in un forno crematorio. Nell´altra vita tutti sapranno "di che lacrime grondi - e di che sangue" la vostra splendida carriera di sotterfugi, bugie e soprusi.

La festa delle Cebs (Comunitá Ecclesiali di Base) a Itaberaí é stata molto simpatica e fraterna, ma la partecipazione é stata poco numerosa. Una settantina di persone, circa. Segno dei tempi? Un poco sí, ma é anche perché abbiamo scelto un periodo in cui quasi ogni comunitá ha le sue feste locali, e in quelle c´é una partecipazione molto numerosa e gioiosa. Le feste locali sono tradizione e cultura popolare, invece chi pianta per le Cebs pianta per il futuro e i frutti non sono immediati. Peró ormai é convinzione generale che le Cebs sono l´unica alternativa per l´evangelizzazione di questo Brasile moderno e urbanizzato.

Domani é giornata cruciale: i brasiliani voteranno il nuovo Presidente della Repubblica, i deputati e i senatori federali, i Governatori degli Stati, i deputati delle Assemblee Legislative Statali. Le previsioni dei sondaggi, quanto al Presidente, non lasciano molte incertezze: sará eletta Dilma Joussef, candidata di Lula. Il dubbio é solo se avrá la maggioranza assoluta o se sará necessario un secondo turno elettorale (tra 15 giorni) per fare lo spareggio col secondo collocato, José Serra del PSD. Un dato positivo é che la legge popolare "schedina pulita, lett. ficha limpa, sará applicata: i voti a candidati inquisiti saranno considerati nulli. Ho letto su Adista commenti di italiani che sono rimasti incantati perché, in uno dei dibattiti pre-elettorali, si sono trovati davanti ad elettori tutti di sinistra. Forse per chi vive nel paese di Berlusconi, dove la parola "sinistra" rievoca Belzebú in persona, l´estasi é comprensibile: ma bisognerebbe chiedersi cosa significa questa parola oggi, in un paese come il Brasile (o meglio, in un paese latino-americano). Questi paesi, da 500 anni, sono dominati da una elite che ha difeso sempre interessi del proprio clan e non ha avuto problemi a vendere e svendere le ricchezze nazionali ad altri paesi, pur di mantenersi in sella. E oggi questa gente é sempre in agguato e cavalca, senza problemi, anche i partiti di sinistra. Quando le cose vanno male per loro sono pronti anche al golpe, come prova, probabilmente, il tentato golpe dei giorni scorsi in Ecuador (di cui sapremo meglio i risvolti nei prossimi giorni, spero).

Fra Marco Sassatelli, domenicano di Goiania, ha pubblicato sul sito Adital il 27 settembre scorso un approfondimento su questo tema. Non é che riveli grandi novitá. Esprime le perplessitá di tutti noi, con un particolare: mentre per la maggioranza bisogna che vinca il PT per evitare il peggio anche se l´attuale "sinistra" non é il meglio (credo che la nostra diocesi sia solidamente schierata su questa posizione anche al di fuori del contesto delle elezioni), Frei Marcos é piú favorevole a sostenere candidati piú alternativi e radicali (Marina, per esempio - che alle presidenziali avrá solo il 14%, ma come deputata otterrá un sacco di voti). Dobbiamo accontentarci? Per quanto riguarda le elezioni é impossibile aspettarsi di meglio, ma guai se ci fermassimo quí. Marcos é un nostro "compaesano", di Monchio in provincia di Reggio. Ha giá passato una vita quí in Brasile, nella Capitale. Frate domenicano, dottore il filosofia e teologia morale, professore di mestrato in Diritti Umani (Commissione domenicana di Giustizia e Pace del Brasile nell´Universitá Cattolica di Goiania - GO) e Vicario Episcopale del Vicariato Ovest dell´Arcidiocesi di Goiania, amministratore parrocchiale della Parrocchia di Nostra Signora della terra.

"Viviamo nel sistema capitalista neoliberale, che é un "sistema economico iniquo" (Documento di Aparecida, DA 385), o un "sistema nefasto" perché considera "il lucro come il motivo essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell´economia, la proprietá privata dei beni di produzione come un diritto assoluto, senza limiti né obblighi corrispondenti" (Populorum Progressio - PP, 26).
In altre parole, il capitalismo é "il male maggiore, il peccato accumulato, la radice marcia, l´albero che produce questi frutti che conosciamo: la povertá, la fame, la malattia, la morte della grande maggioranza" (Bispos do Centro-Oeste. Marginalização de um Povo, 1973).

Dobbiamo denunciare le "situazioni di peccato" (DA, 95), le "strutture di peccato" (DA, 92, 532), le "strutture di morte" (DA, 112) della nostra societá moderna e collaborare "con altri organismi o istituzioni per organizzare strutture piú giuste in ambito nazionale e internazionale. É urgente creare nuove strutture che consolidino un ordine sociale, economico e politico, nel quale non ci sia iniquitá e dove ci sia possibilitá per tutti. Ugualmente, sono necessarie nuove strutture che promuovano una autentica convivenza umana (…)" (DA, 384).

"La speranza non muore mai" (D. Pedro Casaldáliga). Il 16° Grido degli Esclusi di quest´anno 2010 - segno concreto di speranza - ha come tema "La vita al primo posto" e come motto "Dove sono i nostri diritti? Scendiamo nelle strade per costruire un progetto popolare".

Le elezioni sono un momento impari per l´esercizio della cittadinanza. Quali sono i criteri per orientarci nella scelta dei candidati o candidate?

A mio avviso, dobbiamo guardare non solo la storia di vita dei candidati e candidate, ma anche, e soprattutto, il progetto politico che essi/esse e i loro partiti rappresentano attualmente. Dico "attualmente", perché esistono partiti e candidati che si sono alleati al sistema economico dominante e hanno rinnegato - se non con le parole almeno nei fatti - tutta la loro storia di lotta al fianco del popolo povero, oppresso ed escluso.

Abbiamo pure candidati che si dicono "cristiani" e fanno questione di difendere alcuni valori importanti nel campo della bio-etica, ma le loro posizioni si "situano molte volte in contraddizione con le scelte e gli impegni che riguardano i diritti umani, l´economia, la vita sociale e politica e, in modo speciale, le necessitá dei poveri".

"La difesa di alcuni valori importanti puó essere fatta da questi candidati per illudere e nascondere impegni e pratiche che, in effetti, sono invece a servizio di una cultura di morte. La difesa della cultura della vita esige che i valori della bio-etica non siano separati dai valori dell´etica sociale" (CNBB. Eleições 2010: o chão e o horizonte. Brasília-DF, maio/2010).

Oggi, "in realtá, il governo cerca di spezzare la combattivitá dei movimenti, dividerli, smobilitarli, e mantenerli appena come massa di appoggio per quando ne ha bisogno". É riuscito, in buona parte, nel suo intento di mettere come limite massimo all´utopia i cambiamenti dentro al quadro del neo-liberalismo. Molti, nei movimenti, si accontentano con le piccole conquiste ottenute.

C´é insoddisfazione, senza dubbio: un´altra parte dei movimenti ha un atteggiamento piú critico. Questa divisione, questa confusione, quest´apparenza di governo del popolo, mentre é di preferenza governo dei banchieri, rende difficile una presa di posizione dei movimenti sociali.

(…) Esiste una mobilitazione autonoma, peró, in diversi settori e in diversi movimenti: per dare un esempio, nell´Assemblea Popolare, che é un´articolazione di diversi movimenti, pastorali ed entitá della societá civile. É stata l´unica articolazione a produrre un progetto di societá distinto da quello vigente, critico verso il modello neo-lberale ("O Brasil que queremos"). Questo tipo di articolazione puó crescere, perché viene incontro alle aspirazioni di molti che sono insoddisfatti" (Intervista al sociologo Ivo Lesbaupin, concessa per e-mail, ad IHU On Line, aprile 2010).

Delfim Netto, uomo forte dell´economia durante il regime militare e, attualmente (per quanto sembri incredibile) uno dei principali consiglieri dell´attuale governo, afferma che il governo é stato il primo a capire che "il capitalismo deve ai suoi programmi di distribuzione di reddito la sua sopravvivenza nel paese" e che il governo "ha cambiato il paese in modo importante, riuscendo cosí a salvare il capitalismo" (Intervista di Aguinaldo Novo. Nel giornale O Globo, 20/09/09).

Purtroppo la maggioranza dei nostri candidati e candidate (anche quando si dicono cristiani), siano essi della situazione o dell´opposizione, sono riformisti. Non vogliono cambiare le strutture del "sistema economico iniquo" vigente; vogliono semplicemente "truccarlo", mettendo pezze nuove in un vestito vecchio.

Le differenze e le liti tra loro si riferiscono unicamente alle riforme e non ai cambiamenti strutturali. Per questi politici i cosiddetti "programmi sociali di distribuzione dei redditi" (che in situazioni di emergenza sono necessari, ma che non risolvono il problema) sono come caramelle che si é soliti dare ai bimbi perché non piangano, e servono a legittimare il "sistema economico iniquo" vigente (talvolta anche con argomenti religiosi, usano il nome di Dio invano, e per mantenere il popolo povero, oppresso ed escluso in una situazione di dipendenza dai potenti e dal governo, evitando cosí le possibili ribellioni.

"La misericordia (si legga: le opere sociali, i programmi sociali di distribuzione del reddito ed altri) sempre sará necessaria, ma non deve contribuire a creare circoli viziosi funzionali ad un sistema economico iniquo. É necessario che le opere di misericordia siano accompagnate dalla ricerca di una vera giustizia sociale, che progressivamente innalzi il livello di vita dei cittadini, promovendoli come soggetti del loro proprio sviluppo" (DA, 385).

Oggi - come disse il sociologo Ivo Lesbaupin - la maggioranza dei movimenti popolari sono cooptati dal governo, ritardando piú di 30 anni, forse, di organizzazione popolare. Basta, ad esempio, ricordare la festa del primo maggio, ridotta ad uno show per i lavoratori.

Dobbiamo invertire questa situazione iniqua e votare in politici che siano d´accordo col progetto "il Brasile che vogliano", "progetto popolare", alternativo, giusto, umano, fraterno e strutturalmente diverso. Anche se molti di loro non vinceranno le elezioni, segnano una presenza, fanno avanzare il processo democratico e aprono nuovi percorsi affinché il "progetto popolare" accada.

Elettori ed elettrici, apriamo gli occhi, riflettiamo e prendiamo le nostre decisioni. Il vostro voto é molto importante e fa la differenza. "Sono venuto affinché tutti abbiano la vita e l´abbiano in abbondanza" (Jo, 10, 10).

Goiânia, 26 de setembro de 2010.