30 novembre 2013

RESTATE SVEGLI !!!!

Riflessione sulla traccia di “O caminho aberto por Jesus” – Mateus – J.A. Pagola.
MATTEO 24, 37-44
"Gesú lo ripete continuamente: “State sempre svegli! Il Figlio dell´uomo tornerá quando meno ve lo aspettate”. Gesú temeva che il fuoco iniziale si spegnesse e i suoi discepoli dormissero. Matteo, cinquanta anni piú tardi, lo ricorda alle sue comunitá che percorrono il cammino di Gesú in mezzo a ostilitá e persecuzioni, ma corrono lo stesso rischio: chiudersi nella loro piccola cerchia e accontentarsi di qualche pratica religiosa abitudinaria. Si sono accorti che il Regno promesso tarda ad arrivare, e che nel quotidiano bisogna convivere con la mentalitá corrente. Ma cosí, ricorda Matteo, quando Egli verrá saremo colti di sorpresa e impreparati.
"Questo é anche il nostro grande rischio: installarci comodamente nelle nostre convinzioni, “abituarci” al Vangelo e vivere addormentati nell´osservanza tranquilla di una religione spenta".
Gli esempi citati dal Vangelo sono cose che accadono ogni giorno. Quattro viaggiavano su una macchina, si sono scontrati con una moto. Il giovane in moto e un passeggero sono stati presi, gli altri sono stati lasciati. L´incontro finale con Gesú per ciascuno di noi, é imprevedibile, puó avvenire in qualsiasi momento. Qui non si fa riferimento solo alla fine del mondo e al giudizio finale. E se stiamo dormendo, come risvegliarci?
“Tornare a Gesú e sintonizzarci con la prima esperienza che ha dato inizio a tutto. Non basta installarci correttamente nella tradizione. Dobbiamo affondare le radici della nostra fede nella persona di Gesú, tornare a nascere ogni volta dal suo spirito. Non c´é niente di piú importante di questo nella Chiesa. Solo Gesú puó condurci di nuovo all´essenziale”.
“Inoltre, dobbiamo ravvivare la nostra esperienza di Dio. L´essenziale del Vangelo non si impara da fuori, ma ciascuno lo scopre dentro di sé come Buona Notizia di Dio”.
“Piú ancora. La chiave di lettura con cui Gesú viveva Dio e guardava la vita intera non era il peccato, la morale o la legge, ma la sofferenza delle persone. Gesú non solo amava i disgraziati, ma non amava niente piú di loro. Non stiamo seguendo correttamente i passi di Gesú, se ci preoccupiamo piú della religione che della sofferenza della gente”. “Se il nostro cristianesimo non serve per far vivere e crescere (la dignitá e la felicitá delle persone), non serve all´essenziale, per quanto ci sforziamo di denominarlo con nomi pii e venerabili”.

20 novembre 2013

FEDE E VITA, FEDE E POLITICA

Tutt´a un tratto é arrivato qui don Isacco, e l´ho portato a Goiania a visitare dom Tomás Balduino appena recuperato da un coma, e Irmã Ester immobilizzata a letto. Lui compirá i 91 il 31 dicembre. Lei, per tanti anni "parroca" di Britania, 85. Vedete le foto. E poi Anna Maria Melini, 83 (?), di cui non ho la foto.
A Brasilia, in questi giorni, si é svolto il convegno nazionale del Movimento Fede e Politica. Io non ho partecipato, ma i miei vicini di casa sí. É un movimento nato dalle Comunitá Ecclesiali di base della Chiesa cattolica e poi allargato ad altre chiese e gruppi religiosi che hanno aderito. Oggi é un Movimento di resistenza, perché tira un altro vento. Complessivamente le persone, le parrocchie, i santuari e le diocesi che si occupano con convinzione di questioni sociali sono poche. Paradossalmente, nel momento in cui l´impegno popolare del passato sta mostrando i suoi frutti con un miglioramento sostanziale delle condizioni economiche dei lavoratori e dei poveri in genere, la gente é piú attirata da forme di religiositá misticista, staccata dalla vita concreta. Del resto i diversi canali televisivi cattolici sfornano e diffondono quasi sempre grandi celebrazioni liturgiche, devozioni vecchie e nuove, folle di carismatici in preghiera estatica, e poi vendita di oggetti sacri e raccolte di denaro per costruire nuovi templi. La preoccupazione principale sembra quella di rilanciare il cattolicesimo come religione nazionale, di fronte al disperdersi della gente nelle migliaia di nuove chiese pentecostali. Ma rischiano di mettere in secondo piano la sostanza del cristianesimo, che é seguire Gesú e vivere il Vangelo.
Tuttavia il salone pieno zeppo del Convegno Nazionale di Brasilia attesta che il Movimento Fede e Politica e i movimenti popolari resistono. Le minoranze resistenti hanno sempre dato frutti nella storia. Gli ebrei che uscirono dall´Egitto e camminarono per 40 anni nel deserto per raggiungere la Terra Promessa furono una minoranza di poveretti, guidati da un pastore ottantenne di nome Mosé. Israele seguí la Legge di Mosé fino ai tempi di Gesú, che i Vangeli indicano come Nuovo Mosé, crocefisso dai bempensanti ma Figlio del Dio Unico dei cristiani. Egli stabilí la Nuova Legge, quella delle Beatitudini. Perció le minoranze resistenti hanno un bel passato e un futuro promettente.
Lo ripeto, é il vento che tira. Ad esso contribuisce il discredito della politica, deturpata dai continui scandali. La settimana scorsa, a tappe forzate, é stato concluso il processo del cosiddetto “mensalão”, un caso di corruzione per 55 milioni di reali, avvenuto durante il primo mandato del Presidente Lula all´interno del Partito dei Lavoratori (PT). 12 dei suoi dirigenti sono stati condannati: chi otto, chi dieci e chi dodici anni di carcere. Si sono giá presentati per l´arresto (solo uno dei condannati, avendo il doppio passaporto, é fuggito in Italia – spera di usufruire della vendetta dell´Italia che non avendo ottenuto l´estradizione di Cesare Battisti, secondo lui dovrebbe vendicarsi non concedendo la sua). I condannati del mensalão, se colpevoli, abbiano il carcere che si meritano. Ma non sará per puro caso che la prima condanna nitida di grossi scandali amministrativi avviene sotto un governo del PT e riguarda membri del PT, con ampia divulgazione della midia piú potente. La midia ci sguazza. Prima e dopo di questo, sono avvenuti tanti altri casi di corruzione. Almeno una dozzina assai piú consistenti di questo, con cifre che vanno dai cento milioni a piú di cento miliardi di truffa. Sono stati denunciati e non hanno avuto un procedimento cosí rapido, né un finale cosí drammatico e divulgato dalla midia come questo. Sará perché “corruptio optimi pessima”? Solo i giornaletti ne parlano ancora.
Il mio confratello Padre Alfredo J. Gonçalves ha pubblicato, sul sito Adital, un articolo intitolato “Cristianesimo squizofrenico”, dove spiega che la schizofrenia é una “disintegrazione della personalitá umana”. Questa parola, dice lui, puó essere utilizzata in campo religioso, come metafora, per quelli che sono soliti separare la fede dal comportamento pratico. “Attualmente costituiscono una buona fetta di coloro che si dichiarano “cristiani”. Normalmente partecipano ai sacramenti, alle pratiche religiose, al culto della Parola e dell´Eucaristia, ma nello stesso tempo, nel mondo degli affari, nel luogo in cui abitano e sul lavoro, il loro comportamento non riceve nessun influsso dal messaggio evangelico. Spesso apprezzano e ammirano le parole del papa, del prete, del pastore o di qualsiasi altra autoritá religiosa, per esempio, ma questo non significa che le accettino nella pratica. Riescono a stabilire una distanza ragionevole tra l´”autodefinirsi cristiani” e il “vivere da cristiani”. In generale si rivelano capaci di blindare la propria esistenza contro le esigenze di una fede presa veramente sul serio, sottraendosi alle sue conseguenze. Del resto, in grado maggiore o minore, questa distanza tra fede e vita esiste in tutti noi. "Tra il dire e il fare in mezzo c’è il mare”, dice un provérbio italiano.
Nel caso specifico del cattolicesimo, la fede in Gesú Cristo diventa un sentimento di natura privata, intimista e spiritualizzante, senza implicazioni dirette con il contesto storico in cui ciascuno é inserito. Prevale un dualismo spesso inconsapevole: mentre l´"incontro con Dio” nella preghiera personale, nella pietá comunitaria o nella celebrazione dell´Eucaristia acquista un carattere di estasi e facile entusiasmo, l´"incontro coi fratelli” si conserva freddo e indifferente di fronte all´ingiustizia e all´oppressione, alla sofferenza e all´esclusione sociale. Non é raro incontrare grandi imprenditori e rinomate autoritá (nell´area delle finanze, dell´agroindustria, delle telecomunicazioni, della minerazione, della politica e delle reti commerciali – solo per citare alcuni esempi) che si rivelano assidui alla preghiera e alla messa, ma contemporaneamente non esitano a pagare salari irrisori, conservare enormi latifondi, appropriarsi indebitamente della cosa pubblica o sfruttare la mano d´opera facile e a basso prezzo, quando non addirittura quella infantile o di immigranti irregolari. Vicini a Dio, senza dubbio, ma distanti dal prossimo e tanto píú da quelli che danno fastidio! Fino a che punto questo é possibile in una fede evangelicamente autentica? O ancora, questo dio (con lettera minuscola) non sará un idolo facile da manipolare? É evidente che, benché in dosi diverse, questo stesso atteggiamento si ripete in tutti gli strati e classi sociali. Arriviamo all´estremo di una “incredulitá oggettiva” accanto ad una "pietá soggettiva”, afferma giustamente il teologo tedesco Jurgen Moltmann (Teologia da esperança). Lo stesso autore aggiunge: "La vita interiore fatta di relazioni dirette e incomunicabili tra l´esistenza e la trascendenza, cammina di pari passo con il disprezzo delle cose esteriori, considerate assurde, prive di senso e inique”. La relazione con Dio si stacca dal rapporto con gli altri, come se recitare il “Padre Nostro” non implicasse un impegno collettivo e fraterno per la ricerca del "nostro pane quotidiano”. Di fatto, se il Padre é “nostro”, il pane non potrá mai essere "mio”. La fede si divorzia dalla vita ecclesiale e dall´azione sociale.
La preghiera davanti a Cristo Risorto si interiorizza in una forte sensazione di lodare Dio eternamente presente e glorioso, a tal punto da disinteressarsi completamente di qualsiasi impegno con la realtá circostante. Si stabilisce una chiara spaccatura tra la vita di fede, talvolta euforica ed esagerata, da un lato, e dall´altro l´azione personale, sociale o politica di fronte a ció che accade, in famiglia, nei gruppi di amici, infine, nel quotidiano della vita. L´una e l´altra sembrano linee parallele come quelle di una ferrovia, ossia linee che non si incrociano mai e meno che meno interagiscono. Peggio ancora, la vita privata e quella pubblica rischiano di dissociarsi tanto da non riconoscersi tra loro. Ció che io sono in casa e in Chiesa é una cosa; ció che sono e come vivo lá fuori, é un´altra. Due tipi di comportamento frammentati, spesso in contraddizione tra loro. Quante volte lo scandalo di un rappresentante di alto livello della politica, degli affari o della religione, quando messo a nudo dalla midia, rivela questa doppia faccia della stessa persona!”.
Il mio collega Padre Alfredo dovrá perdonarmi perché mi sono permesso di citare, traducendolo in Italiano, un pezzo di questo articolo che lui ha scritto il 16 novembre scorso da Roma (ma io non ho trovato la versione in italiano). E l´ho citato omettendo la parte conclusiva, in cui commenta una lettera di San Paolo. Io invece lo concludo citando il Vangelo di Matteo. Quest´anno, nella liturgia, si legge Luca. Ma la messa dell´ultima domenica di novembre, a conclusione del Tempo Comune, negli anni in cui le letture sono di Matteo, si legge il capitolo 25: “Venite voi, benedetti dal Padre mio. Ricevete da me in ereditá il Regno che mio Padre ha preparato per voi fin dalla creazione del mondo. Poiché io avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto in casa; ero nudo e mi avete vestito; ero ammalato e vi siete presi cura di me; ero in prigione e mi avete visitato”. É il testo piú forte e chiaro tra quelli che esistono. L´appartenenza, il grado di studio, l´essere preti o suore o laici o cardinali o papi, la religione stessa, e perfino il fervore delle pratiche religiose e dei sacramenti passano in secondo piano, nel giudizio di Gesú. Guai a noi che separiamo la fede dalla vita concreta, dalle scelte che facciamo in famiglia, sul lavoro, negli affari e anche in politica.

9 novembre 2013

PROBLEMI DI ATTUALITÁ

*** Oggi, 9 ottobre 2013, Itaberaí compie i 145 anni di storia come comune emancipato dello Stato di Goiás. Il compleanno é celebrato con un giorno di vacanza, una sfilata di scuole ed entitá pubbliche con le loro fanfare, e alcune iniziative culturali come il Recital “Roda de poesia”. La storia di Itaberaí ha avuto inizio dopo il 1750, quando c´era sul posto un “curral” (un recinto per bestiame) al servizio dei boiadeiros di passaggio, che vi rinchiudevano provvisoriamente le mandrie per passare la notte. Qualcuno vi costruí accanto un “boteco” dove i mandriani potevano mangiare, bere e acquistare gli equipaggiamenti necessari per il loro lavoro. Poco alla volta sorse un villaggio, che prese il nome di “Curralinho”. Oggi é una cittá di quasi 40 mila abitanti, ricco centro commerciale. Nel territorio del comune (1300 Kmq) si pratica in prevalenza la monocultura della soia, mais, sorgo, canna da zucchero ed eucalipto, ma non manca una consistente presenza di piccoli agricoltori che producono per il mercato locale, e vendono i loro prodotti nei vari mercatini improvvisati nelle piazze e incroci della cittá.
*** “In meno di due settimane una legge, un decreto e una “portaria” sono stati approvati e pubblicati per accelerare il processo di liberazione degli agrotossici non permessi nel paese” – avverte Leonardo Boff in un articolo pubblicato su Adital. Il motivo, gravissimo, é la comparsa, in Brasile, di un nuovo tipo di bruco, la Helicoverpa armigera, che nessuno dei veleni usati attualmente riesce ad estirpare. Per combatterla, il Ministero ha permesso l´importazione del benzoato di emamectina, che fin´ora era proibito. Il grave problema ci tocca da vicino, poiché questo insetto é giá largamente diffuso anche nelle nostre campagne di Itaberaí. Secondo un agricoltore del luogo che mi ha spiegato la situazione, viene diffuso da una farfalla notturna. Ogni insetto é in grado di consumare 250 piantine di soia nel breve tempo della sua vita. Un´autentica calamitá. Cosí dobbiamo aspettarci che nuovi veleni sempre piú potenti saranno spruzzati tra breve dagli aerei sulle vaste coltivazioni di soia. Ci verrá concesso gratuitamente di respirare la parte che volerá via col vento. É superfluo commentare il costo umano di questo tipo di agricoltura imposto dal mercato.
***Sono sempre piú indisposto verso questo “progresso”, ogni volta che visito la prigione e vedo sempre piú ragazzi al di sotto dei 25 anni presi per uso e traffico di droga, e per altri delitti ad esso connessi. Il crack fa strage di giovani. E ogni volta che passo vicino a un gruppo di ragazzetti e non posso parlare con nessuno, perché tutti stanno a testa bassa, in silenzio, ciascuno a “toccare” il suo smarth fone o il suo tablet. Ancora di piú quando leggo che l´industria elettronica consuma sempre piú minerali preziosi e rari, molti dei quali sono estratti in paesi poveri in cui i minatori, bambini e adulti, affrontano condizioni di lavoro terrificanti. Oppure intere comunitá vengono rimosse per fare spazio alla minerazione. Senza parlare dell´acqua e dell´inquinamento del suolo. In seguito questa materia prima si trasformerá in componenti elettronci montati con il supersfruttamento dei lavoratori cinesi, brasiliani, messicani. E con tutto questo, il mercato sará sempre piú in crisi, e produrrá in tutto il mondo governi corrotti e moltitudini di licenziati disoccupati.
***”I vescovi del continente africano, riuniti per l'assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali dell'Africa e Madagascar (Secam), a Kinshasa dal 9 al 14 luglio, hanno lanciato un accorato appello per la pace in Repubblica Centrafricana. Sono ormai migliaia le vittime e decine di migliaia le persone in fuga a seguito del colpo di Stato da parte dei guerriglieri Seleka del marzo 2013. Anche i vescovi del Centrafrica hanno denunciato, nella loro lettera “Mai più così”, la spaventosa situazione del paese: "Dovunque sono arrivate le milizie Seleka regnano terrore, torture, stupri, ruberie. Le popolazioni fuggono, sono prive di tutto, di cibo e medicinali. Il Centrafrica è diventato uno Stato fantasma e le grida e le lacrime della nostra popolazione ci trafiggono il cuore". Le Caritas africane, dal canto loro, si sono appellate a tutte le persone di buona volontà, ai governi europei e alla comunità internazionale, affinché non rimangano indifferenti a questa tragedia e intervengano rapidamente con ogni mezzo diplomatico, politico e di aiuto alla popolazione. Molti missionari e missionarie si chiedono il perché di tanta degenerazione, che li ha colpiti anche personalmente, in un paese dove i fedeli di credo diverso - su circa 4,6 milioni di abitanti, il 50% sono cristiani, il 15% musulmani, il resto segue le religioni tradizionali africane - coesistevano senza conflitti ed avevano avviato da tempo incontri interreligiosi per garantire una pacifica convivenza civile. Come mai continuano a sussistere le milizie Seleka, se il presidente Michel Djotodia le ha sciolte? Perché la Missione internazionale per la stabilizzazione del Centrafrica (Misca) dell'Unione Africana (Ua) non è intervenuta a dovere? Come si spiega il salto di qualità dei gruppi di autodifesa? Chi c'è dietro? Chi li arma? Insomma l'impressione è che in Centrafrica si stia giocando una partita che va ben oltre le forze in campo. Una partita che vede coinvolte sia potenze come la Francia, che aveva scaricato il presidente Francois Bozizé, al potere dal 2003, e dato via libera a Seleka per prendere il potere, sia forze dell'integralismo islamico - per la prima volta c'è un presidente, Djotodia, musulmano -, ma anche gli interessi delle potenze regionali come il Sudan e il Ciad che hanno fornito miliziani a Seleka.
“ Ma non c'entrano forse anche gli interessi delle potenze emergenti asiatiche e di quella continentale, cioè il Sudafrica che conta su un paese ricco di materie prime come il Centrafrica? Niente di nuovo sotto il sole per l'Africa dove le guerre di solito si fanno per procura e le forze locali sono solo comparse. I vescovi, seppure preoccupati degli effetti che questa terribile situazione ha sui rapporti interreligiosi, sottolineano che la crisi è politica e non religiosa e occorre evitare che il conflitto si connoti in questo senso. Per questo hanno fatto pressione sull'Onu e sull'Ua affinché procedano al disarmo degli uomini di Seleka e dei civili sia cristiani sia musulmani. Il lavoro più importante e delicato è quello di riconciliare gli animi, promuovere il perdono e la tolleranza. Nel frattempo le Chiese cattolica e protestante del paese hanno firmato L'Appello di Bangui, con il quale si invitano i fedeli cristiani alla pace e alla riconciliazione con i musulmani e si chiede alla comunità internazionale di intervenire per far uscire il paese dalla crisi. Quanto tempo dovrà passare prima che si prenda qualche misura concreta a livello internazionale per favorire la fine di quest'ennesima carneficina dimenticata?” (Articolo di Mario Menin, pubblicato su Missione Oggi di novembre).
***Il Papa Francesco ha pubblicato un questionario di quasi quaranta domande riguardanti il tema del matrimonio e della famiglia. L´iniziativa é in vista di raccogliere, attraverso i vescovi, il maggior numero di dati e opinioni su queste realtá, in preparazione del Sinodo che si svolgerá il prossimo anno su questo tema. Mi auguro che prendano in considerazione alcuni provvedimenti sul rito in chiesa, che da molto tempo soffre di un processo di perdita di senso religioso, di clima di preghiera e di attenzione ed enfasi sul valore del Sacramento. Sará difficile recuperarlo. Forse bisognerebbe tornare alle origini del cristianesimo, quando non esisteva un rito sacramentale specifico per il matrimonio.
“Durante i primi secoli della storia della chiesa, i cristiani hanno celebrato il loro matrimonio « come gli altri uomini » (A Diogneto V, 6), sotto la presidenza del padre di famiglia, attraverso i soli gesti e i riti domestici, come per esempio quello di unire le mani dei futuri sposi. Tuttavia, essi hanno sempre tenuto presenti « le leggi straordinarie e veramente paradossali della loro società spirituale » (A Diogneto V, 4). Hanno eliminato dalla loro liturgia domestica ogni aspetto della religione pagana. Hanno dato una importanza particolare alla procreazione e all’educazione dei figli (ibid., V, 6); hanno accettato che i vescovi esercitassero una vigilanza sui loro matrimoni (Ignazio di Antiochia, Lettera a Policarpo V, 2). Hanno espresso nel loro matrimonio una particolare sottomissione a Dio e un rapporto con la loro fede (Clemente di Alessandria, Stromata IV, 20). E a volte, in occasione del matrimonio, hanno partecipato alla celebrazione del sacrificio eucaristico e hanno ottenuto una particolare benedizione (Tertulliano, Lettera alla moglie II, 9)”. (Le citazioni sono di scrittori del 2º e 3º secolo il testo é di un documento della Commissione Teologica Internazionale, “La dottrina cattolica sul sacramento del matrimonio, 1977).
Con grande afflizione presiedo, da molti anni e sempre piú spesso, alla celebrazione di matrimoni religiosi in cui lo sfarzo, e l´ostentanzione prevalgono e l´attenzione alle letture e preghiere, la consapevolezza di stare realizzando un Sacramento, sembrano non interessare a nessuno. Il difetto é in radice. Il matrimonio religioso cattolico, molte volte (sempre meno in Europa) é cercato piú per il suo contorno esibizionistico che per il suo rapporto con la scelta di una vita di famiglia “in Cristo”. Cosí non é una cosa seria, e noi preti siamo lí solo in affitto. Sono contento che si cerchi di usare misericordia e accoglienza verso coloro che hanno alle spalle una storia di matrimonio finito malamente, ma bisognerebbe anche cercare di evitare la celebrazione solenne del Sacramento quando le persone non ne conoscono o non ne condividono il significato, e chiedono solo una sfilata e un rito formale fotogenico.