29 luglio 2011

FERIE IN ITALIA

Prima sorpresa: fa freddo. L'ultima decina di luglio è quasi sempre fin troppo calda, e invece.... E si dice che a Serramazzoni è già fresco di per sè, anche quando fa caldo.

Poi io sono arrivato costipato da una precedente influenza, aggravata dal viaggio in aereo con l'aria condizionata al massimo. Quindi: i primi giorni in casa, quasi a letto, con febbre persistente. Ho dovuto ricorrere agli antibiotici. La dottora Ada ha avuto dei sospetti e mi ha mandato a fare i raggi x di urgenza. A me queste cose fanno venire un pò di tremarella, perchè i casi di gravi malattie ai polmoni sono tanti e molto dolorosi. Graças a Deus sono risultato ancora sano.

Nel frattempo, tuttavia, ho partecipato anche a diversi incontri interessanti, e con gli amici abbiamo fatto qualche piccola festa. Io non vengo in Italia con grandi progetti. Il mio scopo è sempre modesto: incontrare qualche persona cara, rivedere amici, parenti e luoghi. E' un lusso, ma potendo... Se lasciamo perdere tutti gli affetti che cosa ci resta? Poi c'è sempre qualche piccola faccenda familiare o extrafamiliare da curare. Niente più.

Ho pensato molto alla comunità di Itaberaì, che questo mese celebra la sua festa parrocchiale più tradizionale: Nossa Senhora da Abadia e Sao Benedito, 15 agosto. Fin dall'antichità la vita religiosa delle comunità era scandita dalle feste, che erano pure occasioni di miscelare la fede con la gioia di stare insieme gratuitamente e divertirsi. Auguri a Itaberaì, che vada tutto bene e che siano felici. La festa non cancella tutti i mali, c'è sempre molta gente ammalata e sofferente anche durante le feste, come ovunque e sempre. Per me è un mistero e una provocazione, il dolore non dovrebbe esistere. O deve? Ricordo sempre un ragazzone di Itaberaì che aveva scoperto questo: "Senza il dolore noi non impariamo niente". Aveva ragione, ma ci sono dolori, ad esempio il cancro, che uccidono anche ragazzi e giovani. Non si capisce perchè.

La prima messa l'ho celebrata con la comunità di base del Villaggio, domenica scorsa: comunità tutta laica e per niente clericale, piccolina, molto speciale, alla quale partecipano parecchi amici miei. La seconda l'ho celebrata per una cinquantina di suore che sono qui a Serra a fare una settimana di spiritualità: tutte il contrario dell'altra comunità. Queste portano il velo fin sulle orecchie. Fin'ora solo queste messe, poichè ho avuto parecchi appuntamenti fuori e del resto sono stato molto il casa, per la febbricciola. Domani, però, comincerò a sostituire il parroco di Serra che deve andare in Spagna (vanno tutti in Spagna, alla festona del papa). Avrò molte messe, anche troppe. Più che a Itaberaì.

Gli incontri con un gruppo di Vignola, e poi con alcuni ex-missionari in Brasile (don Isacco, don Paolo Soliani, Renata, don Arrigo), con Padre Mauro di Goiàs, sono stati un balsamo. Ho parlato pure con l'Arcivescovo, l'ex-vicario generale Mons. Paolo Losavio, Francesco Panigadi direttore del Centro Missionario 2, ed altri. Ho consegnato i saluti degli itaberini. Con Alessandra, Vittorio, Clara, per ora ho parlato solo al telefono.

L'Italia, per molti aspetti, va malissimo, ma di questo vi parlerò nel prossimo settembre. Per ora mi basta dire che va ancora benissimo perchè è molto bella: ha un bel cielo, belle montagne e pianure, bella frutta, molte opere d'arte...si vive bene e e si mangia bene. Ovunque si va, si sente dire anche dai turisti più sprovveduti e male intenzionati "quì si mangia bene!"

Questo significa che la maggior parte della gente continua a fare il suo lavoro (ognuno il suo e la sua parte), si fa pagare il giusto e non di più, tratta il prossimo con educazione,eccetera. Le strade sono pulite, le macchine sono parcheggiate nel posto giusto, i locali sono accoglienti, e le cose peggiori, fin'ora, io le ho trovate solo sui giornali.

19 luglio 2011

ROMARIA DOS MARTIRES

Il 17 luglio (ieri), nella cittá matogrossense di Ribeirão Cascalheira (diocesi di São Felix do Araguaia) é stata celebrata la “Romaria dos mártires da caminhada” che quella diocesi celebra ogni 5 anni. Sono andati alcuni laici e suore della nostra diocesi. Io non c´ero. Sono appuntamenti a cui non si dovrebbe mai mancare, ma io ero preso da impegni parrocchiali. Bella scusa! Ma perché avevo impegni parrocchiali? Perché nelle nostre parrocchie non ci facciamo abbastanza carico e non camminiamo in sintonia con la scelta dei poveri.

"Abbiamo il diritto di celebrare la memoria dei martiri solo se di fatto ci facciamo carico delle loro cause”

Vi traduco alcuni passi, i piú forti, di un articolo di Egon Dionísio Heck, assessore del Consiglio Indigenista Missionario (CIMI) del Mato Grosso del Sud. Pubblicato da Adital.
Testimoni del Regno. Ribeirão Cascalheira, croce del Padre João Bosco (ndt: che fu ucciso da un poliziotto esattamente 25 anni fa, mentre in compagnia del Vescovo Pedro Casaldáliga era andato al carcere della cittá per protestare contro la detenzione e le probabili torture ad alcuni contadini). Lí, ogni cinque anni, si incontrano pellegrini del nostro continente. Crocevia profetica del continente. Memoria pericolosa dei martiri della caminhada, dei testimoni del Regno.
Quest´anno la quinta Romaria dei martiri ha un motivo in piú per celebrare. Sono 40 anni di una Chiesa in conflitto col latifondo, per costruire giustizia e speranza, denunciando l´oppressione e annunciando l´aurora, nel cammino della liberazione.
São Felix é divenuto uno spazio emblematico di una chiesa profetica, che ha como suo fratello maggiore Pedro, poeta e profeta, di questa America Latina, Abya Yala, ancora nella passione.
D. Pedro Casaldáliga é presenza indispensabile in questo grande sogno, celebrazione, memoria e lotta. Ieri era giá partito da San Felix per Ribeirão Cascalheira. Migliaia di pellegrini sono giá arrivati per la celebrazione di apertura seguita dalla camminata dei martiri.
Nonostante il calore bruciante, l´aria secca e la polvere, niente scoraggia i pellegrini. É il momento di rivedere molti compagni e compagne della camminata, uniti nella memoria dei 40 anni di lotta della Prelazia de São Felix, "una chiesa in conflitto col latifondo e l´oppressione”.
Verso la romaria dei martiri - Siamo partiti dal cuore dell´agrobusiness, da Dourados, nel Mato Grosso do sul, verso le rive dell´Araguaia. Abbiamo attraversato monotoni paesaggi di monocultura del granturco, soia, canna da zucchero, eucaliptus, pascoli, cotone, sorgo principalmente, diretti ai confini del latifondo e alle belle spiaggie dell´Araguaia. Saímos da posse do, ex-secretário Geral da CNBB,D. Dimas, como arcebispo em Campo Grande, para a prelazia do novo Secretário Geral, D. Leonardo, em São Felix do Araguaia.
Siamo venuti a condividere le nostre esperienze e lotte con i compagni del Cimi Mato Grosso. In questa regione in cui si trovano le radici delle trasformazioni dalle quali nacque il Cimi, incontriamo figure storiche e testimoni per piú di mezzo secolo jpresenti in mezzo ai popoli indigeni, come la piccola sorella Genoveva, che vive in solidarietá con gli indios Tapirapé da piú di 60 anni. Vi troviamo persone profondamente sagge e solidali con cammino dei popoli indigeni nelle ultime decadi.
Guardare i capelli, gli sguardi profondi, il corpo stanco, di decine di missionari e missionarie, uno prova l´orgoglio di questa bella storia scritta con decisione, audacia, sangue e gioia. É stato qui che é iniziata anche questa bella pagina della lotta indigena e indigenista del Brasile. Il sangue di Pe. Rodolfo e Simão Bororo (1976), Pe. João Bosco Burnier (1976), Vicente Canhas (1986), il cui corpo fu trovato 40 giorni dopo l´assassinio. Io stavo andando a fargli visita, insieme a Tomás e Tião, e ci trovammo di fronte quel quadro tragico. Sentimmo la ribellione degli Enawene Nawe, al ricevere la notizia dell´assassinio del loro grande amico Kiwi.
Nonostante che piú della metá dei missionari abbia oltrepassato i sessanta e sentano il peso dei lunghi e non facili tempi di vita e testimonianza di solidarietá verso i popoli indigeni, ció che si percepisce é una grande speranza di continuare la presenza rispettosa accanto ai popoli della regione.
"Abbiamo il diritto di celebrare la memoria dei martiri solo se di fatto ci facciamo carico delle loro cause”, é una delle frasi centrali della riflessione animata da Pe. Francisco Junior, e che ha avuto ripercussione nelle celebrazioni.

16 luglio 2011

IL MESSAGGIO DEL TRANSATLANTICO

IL MESSAGGIO DEL TRANSATLANTICO
Ho annunciato la chiusura estiva, ma tutto congiura perché non avvenga. Accadono fatti interessanti, alcuni anche importanti per la vita di tutti, e a me viene voglia di registrarli sul blog. Perché ormai mi sono abituato a registrare qui. É diventato il mio diario. Non proprio privato, ma nemmeno pubblico, visto che ho rimandato i venti lettori a settembre prossimo. Nessuno sta leggendo.
La cronaca politico-economica italiana (e mondiale) di questi giorni mette in mostra la sconcertante fragilitá del modello di sviluppo. Lo hanno detto giá in tanti, da tanto tempo e tante volte. Ora si parla di una situazione da “titanic”. Il naufragio del Titanic é stato uno degli incidenti che ha piú impressionato la gente per tutto il secolo scorso. Ne sono giá stati fatti diversi film colossal, tutti con grande successo di biglietteria. L´ultimo uscí una decina di anni fa. Un amico mio, allora, commentó: “Alla gente piacciono questi film perché vi si identifica. Hanno la percezione di essere naviganti su una specie di Titanic che prima o poi affonderá”.
Noi italiani, originali per vocazione, abbiamo avuto il nostro “Titanic”: fu l´Andrea Doria, che era tutto nostro. Il suo naufragio non diventó famoso, ma fu terribile. Una volta tanti anni fa, durante un viaggio sul transatlantico Giulio Cesare, incontrai un marinaio che aveva vissuto e sopravvissuto quella tragedia, e che me la raccontó nei dettagli per due ore . La gente era al cinema e nelle sale da ballo quando la nave fu sventrata. Proprio come la nostra economia: si balla e ci si diverte, ma sotto si aprono delle falle e a chi tocca tocca. Peggio per chi si trova nei piani piú bassi.
É proprio questo il messaggio che ci stanno passando in questi giorni i grandi dell´economia politica: quelli dei piani alti del Transatlantico. La situazione, dicono, é irreversibile, sará brutta per tutti, ma i furbi, i cattivi, i disonesti, quelli che non hanno vergogna, in qualche modo se la caveranno al cinquanta per cento. Gli onesti pagheranno il conto piú salato.
Chi ha la fede di Gesú Cristo ed é abituato a scorrere le pagine dell´Esodo, dei Vangeli, dei Profeti, dei libri sapienziali e dei salmi, o della storia dei santi, sanno quanto questo sia l´esatto contrario del messaggio cristiano.

"Gli umili mangeranno e saranno saziati; quei che cercano l’Eterno lo loderanno; il loro cuore vivrà in perpetuo.
Tutte le estremità della terra si ricorderan dell’Eterno e si convertiranno a lui; e tutte le famiglie delle nazioni adoreranno nel tuo cospetto.
Poiché all’Eterno appartiene il regno, ed egli signoreggia sulle nazioni.
Tutti gli opulenti della terra mangeranno e adoreranno; tutti quelli che scendon nella polvere e non possono mantenersi in vita s’inchineranno dinanzi a lui.
La posterità lo servirà; si parlerà del Signore alla ventura generazione.
Essi verranno e proclameranno la sua giustizia, al popolo che nascerà diranno come egli ha operato".
(Salmo 22, 29-32).

4 luglio 2011

TEMPLI SONTUOSI

Goiânia, GO, 18 luglio 2011.


Cari Fratelli nell´episcopato, del Regionale Centro-Ovest,
La pace del Signore sia con voi!


Chiedo licenza per esporre qui alcune riflessioni che sto facendo insieme ad altri colleghi, e tra l´altro dando forma di lettera. Si tratta del concetto di chiesa e, in modo speciale, di chiesa cattedrale. Sono stato motivato soprattutto dal fatto che la cattedrale di Goiania dovrá essere spostata in un´opera che rimarrá vicina all´attuale Palazzo Municipale, su un terreno donato da Lourival Lousa, proprietario del Flamboyant, tuttavia dall´altra parte della strada federale 153, in un locale di accesso difficile e distante dalla popolazione urbana. Sará allora una cattedrale tipo monumento moderno, aggiornato, tutto ben pianificato, con una concezione simile a quella di Brasilia, la stessa che si riprodurrá in futuro anche a Palmas. Nel frattempo, per esempio, le cosiddette cattedrali della Chiesa Universale del Regno di Dio, che non sono meno costruzioni enormi, sono situate molto vicino alla gente e si riempiono di popolo. Che pensare, allora, delle nostre chiese? Anche questo fa parte della nostra responsabilitá pastorale.

1. Il sacramento del Tempio nella Bibbia.

Il Signore ci ha dato un insegnamento ben preciso e ci ha evangelizzati sul Tempio. Mentre le nazioni vicine al Popolo di Israele avevano tutte il loro Tempio, i profeti del Signore dicevano che Dio non vuole un Tempio. Dio vuole accamparsi col suo popolo nomade. Costruire un tempio sarebbe tradimento di questo camminare di Dio col suo popolo. Perfino quando il re Davide volle innalzare un tempio, il Signore mandó il profeta Natal a dirgli: "Da quando Dio tolse il suo popolo dall´Egitto, abitó sempre in tenda e non chiese mai un tempio”. (2 Sm 7,7).

Secondo Isaia (Is 66,1), Dio é colui che l´universo intero non puó contenere. Ha il cielo come trono e la terra come sgabello dei suoi piedi. Come puó abitare in una casa fatta dall´uomo? Il problema é che, di fatto, fin dall´inizio, fino ad oggi, il tempio é servito di legittimazione al potere dei re e dei signori del potere. Non é, perció, gratis che il re e i potenti danno tutto il sostegno economico alla sua costruzione sontuosa e in luogo privilegiato. Per questo, i profeti sempre criticarono il tempio e chiesero che la fede si liberasse e andasse oltre il tempio.

Alcuni profeti, come Isaia e Geremia, dovettere assumere il tempio come un fatto compiuto, ma ne approfittarono come luogo per insegnare la Parola, non come luogo di sacrificio. E Gesú riprese questa tradizione profetica. Nell´ora del suo arresto dichiaró ai suoi carnefici: "Tutti i giorni io insegnavo nel tempio e non mi avete arrestato". (Mc 14,49). Il tempio, in effetti, non era tradizionalmente il luogo di insegnamento, ma di sacrificio. Fare di quel luogo un luogo di profezia fu un atto critico e sovversivo.

Dopo l´esilio di Babilonia, i giudei fedeli si riunivano nelle sinagoghe (case della comunitá). Cominció, allora, una tensione tra il giudaismo della sinagoga (basato sulla Parola) e il giudaismo del tempio (basato nei sacrifici e nel culto). Il cristianesimo é sorto nel mezzo del giudaismo delle sinagoghe e non in quello del tempio. Le riunioni dei primi cristiani, che marcarono la liturgia fino ad oggi, seguirono lo schema della sinagoga, non del tempio. Dalle sinagoghe alle case. E, di casa in casa, il Vangelo si andó irradiando.

Nella scena della pulizia del tempio lo zelo vigoroso dimostrato da Gesú non fu in difesa di quell´opera fatta da mano d´uomo. "Egli si riferiva al tempio del suo corpo" (Giov. 2,21) e anche all´abitazione di Dio, cioé "a colui che l´ama e compie la sua parola" (Giov. 14,23) e soprattutto all´affamato, assetato, migrante, nudo, ammalato, prigioniero, alle vittime di oppressione e sfruttamento (Cf. Mt 23). Gesú si problama maggiore del tempio (Mt 12,6). Egli é venuto a costruire un tempio non fatto da mano d´uomo (Mc 14,58). Al celebrare la sua offerta perfetta al Padre Egli optó di farla fuori dal tempio e fuori dalla cittá. Il tempio nuovo é il suo corpo risorto (Giov. 2,20). Nell´Apocalisse, quando si annuncia la nuova Gerusalemme, l´autore insiste che essa non ha piú il tempio perché Dio stesso é il suo tempio(Ap. 21,22).




2. Templi e cattedrali nella storia della Chiesa.

C´é un paradosso e una contraddizione nel fatto che i giudei, per i quali il tempio era divenuto il sacramento della presenza divina, non abbiano voluto ricostruire il tempio dopo la sua distruzione nell´anno 70, mentre i cristiani, che avevano ricevuto tanti avvertimenti da Gesú, moltiplicarono i luoghi di culto.

Man mano che la Chiesa si incorporó all´Impero e divenne una Chiesa Cristianitá, occupó gli antichi templi pagani e li trasformó in templi della nuova religione ufficiale che era la Chiesa cristiana. Dal Medioevo fino ai nostri giorni, le cattedrali, costruite nelle piazze centrali e di fianco al potere politico diventarono simboli di una Chiesa che il Concilio Vaticano II ha cercato di superare. Secondo la Lúmen Gentium, "Cosí come il Cristo consumó l´opera della redenzione nella povertá e nella persecuzione, cosí la Chiesa é chiamata a seguire lo stesso cammino. Cristo fu inviato dal Padre per ‘evangelizzare i poveri, sanare i contriti di cuore' (Lc 4,18), similmente la Chiesa circonda di amore tutti gli afflitti dalla debolezza umana, riconosce proprio nei poveri e sofferenti l´immagine del suo Fondatore povero e sofferente" (LG nº 8). Dom Hélder Câmara, per esempio, fedele a questo nuovo spirito, andó nella direzione della periferia. Scelse "la Chiesa di frontiera" e fece delle comunitá di periferia il luogo della cattedra del pastore. Dom Paulo Evaristo Arns, ne 1973, vendette il palazzo episcopale e col denaro ricavato costruí innumerevoli centri comunitari nella periferia di São Paulo, ove le Comunitá Ecclesiali di Base passarono a riunirsi per i circoli biblici, le celebrazioni della Parola e della vita e lottare per i diritti umani. Anche nel pieno della Societá Cristiana pastori come Giovanni Crisóstomo, Basílio e, in Occidente, Ambrogio e Agostino, insistono che il vero tempio di Dio e la gloria della Chiesa sono i poveri. E Giovanni Crisóstomo faceva sedere i poveri alla sua cattedra nella Chiesa di Costantinopoli.

La celebrazione dei sacramenti polarizzata dall´altare, cosí come la devozione e il culto dei santi polarizzati dal santuario, divennero, per secoli, il marchio caratteristico delle Chiese cattoliche, purtroppo svuotate della Parola. Inversamente, le chiese della Riforma protestante dettero un posto primordiale al pulpito e alla Bibbia, letta e fatta propria, con molto impegno, da tutti i membri della comunitá. Fu il Concílio Vaticano II che, attraverso le Costituzioni Dei Verbum e Sacrosanctum Concilium, ristabilí l´equilibrio originale tra l´altare e il pulpito, valorizzando la Parola, che passó ad integrare le celebrazioni dei sacramenti e riacquistó il posto che essa aveva nella vita della Chiesa Primitiva degli Apostoli e dei martiri. Nella costruzione delle nuove chiese cominciarono perfino ad apparire soluzioni architettoniche creative preoccupate di garantire una buona acustica, che favorisca un ascolto chiaro, per tutti i partecipanti, di tutto ció che é proclamato nella liturgia.

Le comunitá hanno sí bisogno di luoghi per riunirsi ed avere il proprio culto. Esse amano che tali luoghi siano belli, degni e venerati. Tuttavia, é importante chiarire che il tempio é simbolo e sacramento della comunitá viva e deve essere il luogo della comunitá e non lo strumento del potere clericale o episcopale, costruito con gli stessi criteri del templi che anticamente legittimavano il dominio dei potenti del mondo.
"Voi non potete servire a Dio e al Denaro (Mamon)", disse Gesú. (Mt 6,24). Il termine "servire" si riferisce al culto e il nome "Denaro" é sinonimo di "Mamon", l´idolo. Il popolo di Dio, popolo sacerdotale, che tanto nel tempio come fuori dal tempio, cioé nella vita pratica, rende culto al Signore, dev´essere una chiara denuncia della mostruosa idolatria che domina il mondo. Nel l989, per preparare la conferenza del Consiglio Mondiale delle Chiese su “Giustizia, Pace e Difesa del Creato", Ulrich Ducrow scriveva: "Quando vediamo i meccanismi di un sistema economico che, anno dopo anno, creano milioni di vittime della fame e milioni di disoccupati, quando vediamo le foreste morire per permettere il lucro delle imprese e vediamo le superpotenze che continuano la pazza corsa armamentista, dobbiamo ammettere che stiamo davanti a un mostro diabolico. Di fatto, i capitoli da 13 a 18 dell´Apocalisse, con la loro descrizione della Bestia che sale dall´abisso, sono ancora la migliore descrizione dell´attuale sistema economico, politico, e dei suoi mezzi di comunicazione". Ebbene, questa terribile idolatria ha i suoi "Templi". Le banche centrali superano come visibilitá architettonica qualsiasi cattedrale di qualsiasi parte del mondo. Esse sono i Templi. Hanno i loro sacerdoti, il loro santo dei santi, i loro tabernacoli di massima sicurezza, accessibili a pochi e dove custodiscono il loro dio. Co contrapponiamo a questo usando gli stessi criteri di grandiositá e di potere o seguiamo le strade della piccolezza e del non-potere indicati da Gesú come forza imbattibile nella costruzione del Regno di Dio?

Erano queste riflessioni, fratelli, che volevo comunicarvi, con semplicitá, nella certezza che possono avere qualche effetto pratico. Da parte mia rimango a disposizione vostra per qualsiasi reazione a questo che sicuramente é anche una fraterna provocazione.

Vi saluto con fraterna amicizia nel Signore Gesú, nostro Tempio vivo.


Dom Tomás Balduino
Bispo emérito de Goiás
dombalduino@cptnacional.org.br