21 febbraio 2015

LA CRISI E LE GUERRE

A Modena la quaresima è iniziata con la morte dell´arcivescovo Antonio. Parola di Dio. Il mistero pasquale comincia lí: morte e resurrezione a nuova vita. Il Vangelo della prima domenica di quaresima di quest´anno è un brano di Marco che riassume, in poche frasi, i punti chiave della vita di Gesú. Sorprendentemente sono anche i punti chiave della nostra storia: personale, della Chiesa, della societá stessa. Ed io riassumo a ruota libera la riflessione di Pagola.
Gesú, spinto dallo Spirito, va nel deserto, dove affronterá molte prove. Non è una sua iniziativa: accetta di andarci per obbedienza allo Spirito. Anche noi ci troviamo spesso in situazioni difficili, di sofferenza e di pericolo: siamo noi che le cerchiamo o è lo Spirito che ci spinge ad affrontarle? È la Chiesa che ha scelto di perdere gran parte del suo potere nei paesi in cui era padrona del campo, o è per iniziativa di Dio che è stata spogliata, contro voglia, da tante ricchezze, privilegi, tesori di arte e cultura, per ridursi a seguire piú alla lettera la strada stessa del Vangelo? Dobbiamo piangerci addosso o ringraziare Dio di farci aprire gli occhi, in queste situazioni di persecuzione e rifiuto di tanti, a ció che è essenziale e che spesso dimenticavamo? “Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sará dato in sovrappiú”.
La seconda chiave è che nel deserto Gesú viveva tra animali selvaggi, violenti: non sono la metafora della malvagitá che ci assedia? Delle forze del male che ci minacciano? Ma anche delle persone che cercano di sviarci dal cammino del Regno per cercare la ricchezza, il potere, la carriera, il successo per noi o per la nostra stessa Chiesa? E gli angeli lo servivano. Gli angeli non sono il simbolo del bene, della bontá e dell´amore che sopravvive e opera anche nei momenti piú difficili della vita e della storia, rendendo possibile la nostra resistenza e mantenendo viva in noi la gioia di vivere? Non dobbiamo disperarci nemmeno di fronte alla crisi, alle guerre in corso o che sembrano imminenti. Chiediamo al Signore la forza e non sottovalutiamo mai gli angeli da cui siamo circondati e aiutati.
La terza chiave è che Gesú, dopo quel periodo nel deserto, si fa discepolo di Giovanni Battista che annunciava il Regno di Dio nella regione del Giordano. Marco, riassumendo sbrigativamente, non racconta il battesimo di Gesú ma fa supporre che abbia passato un periodo col Battista, perché scrive che andó in Galilea dopo che Giovanni Battista fu arrestato. Gesú non ha evitato ció che fa parte della nostra condizione umana: abbiamo bisogno di riflessione e di ascoltare dei buoni maestri per fare bene le nostre scelte. In Galilea Gesú cominció a predicare il Regno di Dio. Le prime parole del suo annuncio sono quasi le stesse che Giovanni Battista predicava: segno evidente che Gesú aveva creduto e aderito all´annuncio del suo precursore. Eccetto in un punto: Gesú non minaccia di separare il grano dalla pula e bruciarla, o di abbattere con la scure le piante che non danno buon frutto. Dice solo: “Il tempo è giá compiuto e il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete alla Buona Notizia”. E comincia a curare malati, liberare indemoniati, e insegnare un nuovo modo di vivere. È un programma anche per la nostra quaresima.
Giá che mi ritrovo in mezzo alla confusione e alle sorprese continue di un cambiamento, sono costretto a riflettere sui fondamenti della fede. Sono venuto a fare tre giorni di ritiro sulla traccia del vangelo di Giovanni. Questo Vangelo è diverso dagli altri. Ce lo presenta il francese Pe. Francisco Rubeaux, Provinciale degli Oblati di Maria Immacolata in Brasile. Egli fa questo paragone: i tre vangeli sinottici sono come fotografie di Gesú, invece quello di Giovanni ci offre una radiografia che ci fa entrare nello spirito di Gesú. È Gesú osservato nella luce dello Spirito Santo. La comunitá che lo scrisse viveva in condizioni di estrema difficoltá: espulsi dalle sinagoghe dai rabbini, ingiuriati, perseguitati dalla gente dell´impero romano e a volte perfino uccisi in nome di Dio perché considerati atei che attiravano l´ira degli déi sul popolo romano. Molti abbandonavano la fede per paura. In quel clima la comunitá cercava forza in Gesú per non lasciarsi sviare. Non è difficile trovare un parallelo tra quella situazione e la nostra di oggi. Noi viviamo in un mondo cristiano di nome, ma il suo spirito è pagano. Nella mia parrocchia molti vivono onestamente e profondamente cercando di seguire Gesú e sono assetati di conoscerlo meglio, ma non è che una piccola parte. Complessivamente viviamo nello spirito del mondo, come direbbe Giovanni. Ci accontentiamo delle apparenze e facciamo propaganda competitiva per avere il numero maggiore di fedeli come fanno i commercianti per attirare ai loro negozi o supermercati. Noi non saremo segno di Dio e del suo Regno se continueremo cosí. Gesú voleva mettere nel mondo gente con uno spirito nuovo, un nuovo senso della vita, allo scopo di umanizzare le relazioni. È un percorso di conversione. È prevedibile che si debbano affrontare conflitti, persecuzioni e umiliazioni, come è accaduto a Gesú.

14 febbraio 2015

LEBBROSI

Le foto sono del carnevale dei bambini dell´asilo São Francisco.
Vi pubblico un commento al Vangelo di domani (Marco, 1, 40-45), perché mi sembra particolarmente importante per indicare la strada di Gesú. La cura del lebbroso di solito viene sistematicamente trasformata in una metafora e spiritualizzata: andiamo in Chiesa, da Gesú, a implorare che curi le lebbre della nostra anima!" Va bene anche questo. Ma Gesú non ha curato solo la lebbra. Ha mostrato che non gli piace che si usino il nome di Dio e le norme religiose per emarginare e condannare le persone all´isolamento e bandirle dall´amicizia, dalla solidarietá, dalla societá e dalla Chiesa. Questo commento di Pagola mi fa venire in mente cos´era la lebbra ancora quando eravamo bambini noi, e guardavamo il film di Molokay. I lebbrosi erano considerati uno schifo e chiusi nei lebbrosari. C´é voluto l´eroismo di missionari belgi e di medici (Hansen, Raul Faullerau),per sfatare il pregiudizio e scoprire le cure. Oggi non si parla piú di lebbra ma di Hanseniasi, e i lebbrosari sono stati aboliti. Le cure si fanno a domicilio, senza isolamento. Magari si facesse cosí anche per le altre "lebbre" sociali per cui la gente viene esclusa, rifiutata, guardata con disprezzo.
"Inaspettatamente un lebbroso si avvicina a Gesú, Secondo la legge non poteva entrare in contatto con nessuno. È un impuro ed ha l´obbligo di vivere in isolamento. Tantomeno puó entrare nel tempio. Come potrebbe, Dio, accogliere un essere cosí ripugnante alla sua presenza? Il suo destino è una vita da escluso. Questo è ció che la Legge stabilisce. Ció nonostante, questo lebbroso disperato osa sfidare ogni norma. Sa di fare una cosa illegale. Per questo si mette in ginocchio. Non corre il rischio di parlare con Gesú faccia a faccia. Da quella posizione fa questa supplica: “Se tu vuoi, puoi ripulirmi”. Sa che Gesú ha il potere di curare, ma lo vorrá fare? Avrá il coraggio di toglierlo dall´esclusione a cui è condannato in nome di Dio?
È sorprendente l´emozione che la prossimitá del lebbroso provoca in Gesú. Non si scosta e non si inorridisce. Di fronte alla situazione di quel pover´uomo, “si commuove fino alle viscere”. La tenerezza lo scuote fino a traboccare. Come potrebbe non curarlo lui, che vive mosso soltanto dalla compassione di Dio verso i suoi figli piú indifesi e disprezzati? Senza esitare, stende la mano verso quell´uomo e tocca la sua pelle disprezzata dai puri. Sa che è proibito dalla legge e che, con quel gesto, dimostra di confermare la trasgressione giá iniziata dal lebbroso. Solo la compassione lo spinge: “Lo voglio, che tu sia curato!” Questo é ció che vuole Dio incarnato in Gesú: ripulire il mondo dalle esclusioni che vanno contro la sua pietá di Padre. Non é Dio che esclude, ma le nostre istituzioni. Non è Dio che emargina, ma siamo noi. D´ora in poi tutti devono sapere con chiarezza che non si deve escludere nessuno in nome di Gesú.
Seguire Gesú significa non provare orrore verso nessun impuro o impura. Non negare la nostra accoglienza a nessun escluso. Per Gesú, la persona che soffre è piú importante della norma. Mettere sempre davanti la norma è il modo migliore per perdere la sensibilitá di Gesú verso i disprezzati e rifiutati. La forma migliore per vivere senza pietá. In pochi luoghi é riconoscibile lo Spirito di Gesú piú che in quelle persone che offrono sostegno e amicizia gratuita a prostitute senza difesa, o accompagnano ammalati di aids dimenticati da tutti, che difendono omosessuali che non possono vivere degnamente la loro condizione... Persone simili ci ricordano che nel cuore di Dio c´è posto per tutti.
José Antonio Pagola - Tiempo Ordinario - B - (Marcos 1,40-45) - 15 de febrero 2015

6 febbraio 2015

DEL PIÚ E DEL MENO

Foto:la cena di saluto della parrocchia.
Francesco Panigadi: lunedí scorso sono andato a riceverlo a Goiania con la macchina. È il direttore del Centro Diocesano di animazione missionaria. È venuto in Brasile il 24, per partecipare all´incontro dei missionari Fidei Donum dell´America Latina, che si è svolto ad Aparecida do Norte (SP), presso il santuario nazionale del Brasile. Io non ci sono andato, e nessuno si è lamentato…. Francesco ha poi fatto una visita ai missionari modenesi in Brasile, preti e suore soprattutto, ed è rimasto 2 giorni con me. Ha visto qualcosa della nostra attivitá e gli ho fatto pure visitare la cittá di Goiás, patrimonio storico Unesco. Ieri lo è venuto a prendere don Maurizio in Goiás, e con lui concluderá il suo viaggio in Brasile.
Ferie: Gennaio è tempo di ferie estive. Pure i preti vanno quasi tutti in ferie. Lasciano le parrocchie e vanno a passare qualche giorno con le famiglie, oppure a fare turismo. Itaberaí fa eccezione perché c´è la novena di San Sebastiano. Peró dopo la festa anche noi abbiamo cancellato quasi tutti gli impegni in agenda: in piú avevamo anche i preparativi dei miei due colleghi per cambiare parrocchia. Padre Luís, dopo aver preparato le valigie, è andato a Goiás a un Corso Biblico. Padre Severino ha ricevuto fratelli e nipoti in visita ed è andato in giro a mostrare le bellezze di Goiás. Poi si sono uniti a lui alcuni preti (tra cui anche il nostro don Maurizio) e sono andati a Caldas Novas, una rinomata stazione termale di acque calde. Io sono rimasto a casa. Le mie ferie le ho fatte in agosto in Italia A parte la benedizione ai defunti e i battesimi, perché la gente non smette di nascere e morire, e alcune messe e confessioni, ho avuto tempo per leggere e meditare. San Martino: negli ultimi giorni del mese ci siamo trovati di nuovo tutti insieme, appena il tempo necessario perché i miei due colleghi di equipe facessero le valigie. I parrocchiani si sono prodigati nei saluti e manifestazioni di affetto: cenetta di confraternizzazione con piú di 500 persone, visite, regali, e molti inviti a pranzo. Sono stato coinvolto pure io, che non sono ancora in partenza e avrei voluto andarmene alla chetichella. Gli incontri di addio mi mettono in imbarazzo. Giovedí 29 abbiamo pranzato insieme e poi loro due sono partiti per Ceres con tutto. Adesso, in febbraio, stanno arrivando i nuovi preti (il piú giovane è giá qui) e riprenderemo la routine normale, mentre io preparo la mia partenza per marzo.
Discorsi: la gente saluta con calore, manifesta il suo affetto, e questo fa piacere e solletica la nostra vanitá. Sappiamo che molte persone sono sincere, altre no.
Acqua: Si parla molto di acqua tra la gente. È stato un anno caldissimo e molto scarso di pioggia. I goiani in chiesa lodano continuamente Dio per la bella natura che ci ha donato e chiedono pioggia. A San Paolo la situazione è drammatica, migliaia di persone sono senz´acqua e in parlamento si discute sull´opportunitá di razionarla. Tuttavia tutti quelli che possono installano l´aria condizionata in casa e in ufficio: il clima naturale non piace, preferiscono aria artificiale. È arrivato il benessere! In cittá stanno abbattendo decine di alberi antichi per sostituirli con palme imperiali che non fanno ombra e richiedono grandi quantitá d´acqua, perché provengono da paludi. Dicono che sono piú belle! Si lavano ogni giorno marciapiedi e pavimenti con la gomma. Si disboscano le foreste e perfino i margini dei torrenti e si distruggono le sorgenti. Si fanno mucchi di rifiuti ovunque, nei fiumi e nelle campagne e nei boschi. Si tolgono gli alberi e l´erba attorno a casa e si pavimenta con cemento per poter camminare senza imbrattare le scarpe. E non parliamo dell´agricoltura intensiva che utilizza quantitá enormi di acqua per l´irrigazione seccando il lenzuolo freatico. È cosí evidente che ci stiamo rovinando da soli, che non escluderei una prospettiva ottimista: poco alla volta la gente, almeno per il proprio interesse, finirá per mettere giudizio!
Presidente: finalmente una buona notizia dall´Italia. L´elezione di Sergio Mattarella fa sperare bene. Proietta l´immagine di una Italia onesta, e credo che si possa dire che rispecchia la realtá della maggior parte del popolo italiano, che è fatto di gente onesta. È passato poco tempo da quando si supponeva che avrebbero eletto Silvio, immagine dell´altra Italia.
Regno di Dio: molte miserie umane che anni addietro erano solo bisbigliate ora appaiono sulle prime pagine dei giornali. Non esistono solo gli orrori dei fondamentalismi e il cinismo assassino delle guerre e dell´economia, ma anche il marcio quotidiano della societá, della politica e perfino dentro alla Chiesa e alle Chiese. Scopro cose che non sapevo, non capisco e spesso mi spaventano. Ma non posso, per questo, buttare via tutto, perché conosco moltissime persone sincere e oneste che si sforzano ogni giorno e ogni momento di seguire la strada del Regno di Dio. Comprendo meglio perché si dice “in mezzo alle tenebre e ombre di morte comparve una luce” (Isaia). PS: adesso che é caduta pioggia abbondante per ore di seguito, é salito un coro di lodi a Dio!

18 gennaio 2015

TUTTO FINISCE E RICOMINCIA

Ho ricevuto ieri sera la notizia che l´Arcivescovo è stato ricoverato per gravi complicazioni. Sono in comunione con la preghiera.
Foto: alcune immagini della festa di São Sebastião a Itaberaí.
Anno nuovo vita nuova. Noi abbiamo preso questo proverbio alla lettera: a Itaberaí cambia tutto. Ci prepariamo a lasciare il nostro posto e ricominciare da capo altrove. Padre Severino e Padre Luís hanno giá messo i libri e le loro cose negli scatoloni, e li hanno portati a Ceres. Il 29 gennaio faremo un bel pranzo insieme e nel pomeriggio essi partiranno definitivamente con le loro valigie. Ormai la parrocchia di Ceres è l´argomento delle loro conversazioni. Mi fa un pó tristezza vedere le stanze che si vuotano e sentire la separazione che si avvicina, ma è una tristezza mescolata alla gioia del rinnovamento, di cominciare qualcosa di nuovo. Siamo missionari: tutto è transitorio e lo siamo anche noi. Pure io faró le valigie per tornare a Modena. Mi propongo di passare la mia terza giovinezza dove e con chi ho vissuto la prima. Spero che mi facciano fare qualcosa di buono al servizio del Vangelo e proporzionato alla fragilitá della mia etá! Chissá cosa ci riserva il futuro! Io ho aperto gli occhi in mezzo a una guerra, spero di non chiuderli in mezzo ad un´altra! Per il Brasile conserveró sempre un sentimento di immensa gratitudine per ció che mi ha dato e insegnato: tantissimo, anche in questi ultimi otto anni cosí ricchi di soddisfazioni! Queste comunitá sono perle preziose.
La midia mondiale ci ha riempito la settimana con quell´orribile strage al giornale Charlie di Parigi. In Brasile tutti condividono in pieno l´esecrazione degli omicidi a sangue freddo e sentono pietá per le vittime. Nulla giustifica il massacro. Ma pochi condividono che Charlie sia la bandiera della libertá di espressione e di stampa o della laicitá dello Stato. Molti hanno annunciato: “Io non sono Charlie”. Non ho mai letto quel giornale, quindi non ho una opinione approfondita: superficialmente sono d´accordo con loro. La satira è molto divertente quando colpisce gli altri. Mi dicono: “Pensi un pó, se noi cominciassimo a sfottere gli indios, i neri, i culti candomblé e macumba, gli spiritisti. Oppure se ognuna delle centinaia di Chiese pubblicasse battute offensive contro le altre. Sarebbe una guerra, un inferno”! La legge brasiliana prevede il carcere per chi offende e diffonde pubblicamente pregiudizi di razza, cultura e religione. Alcuni anni fa un pastore prese a calci, in TV, una statua della Madonna e ne seguí una polemica nazionale. Forse, peró, dietro l´attentato di Parigi ci sono trame ben piú losche che mirano a rafforzare gli estremismi e giustificare le armi e le guerre. Mentre l´Europa agnostica si riaggregava attorno a Charlie, in Africa facevano un massacro di migliaia di cristiani di ogni confessione. Che mondo!
Intanto celebriamo la novena e la sagra del patrono San Sebastiano. È cominciata il 9 e si concluderá questa sera 18 con la processione. Nelle messe trattiamo i temi della Campagna della Fraternitá di quest´anno. Titolo: Chiesa, societá e fraternitá. Motto: “Sono venuto per servire” (dal Vangelo). Come prima lettura, ogni sera, invece della Bibbia c´é un brano della “Evangelii Gaudium” di Francesco, il vescovo di Roma. Sono argomenti forti. La partecipazione è una marea di gente: moltissimi giovani. Si avvicendano a celebrare i preti della diocesi, ogni sera è uno diverso. Io ho presieduto domenica scorsa. Ho visto davanti a me tutti i banchi pieni e fino a metá chiesa persone in piedi: si puó calcolare duemila persone, perché solo i posti a sedere sono 970. Il meglio della festa è che tra equipes di liturgia, cantori, ministri della comunione, incaricati delle collette e decime, negli stand gastronomici e leilão, ci sono almeno 500 persone in piena attivitá per tutti i dieci giorni consecutivi. È la Chiesa popolo-di-Dio che cresce: non perfetta certo, ma molto felice di servire.
La nuova chiesa di San Sebastiano (è soltanto ristrutturata ma praticamente rifatta), in questa occasione si è rivelata davvero bellissima. Ha funzionato pure l´impianto sonoro! Padre Severino ha fatto il miracolo e rimarrá nella storia di Itaberaí. Hanno scelto materiali di prima qualitá, le vetrate con la via crucis a colori, decorazioni molto eleganti. I dipinti (in affresco) sono ispirati all´Apocalisse: segno dei tempi? L´Apocalisse mi fa pensare a veritá criptate, che non si possono dichiarare apertamente raccontando i fatti a cui si riferiscono. Infatti non c´è nulla della storia recente di Itaberaí: le lotte dei lavoratori, le comunitá ecclesiali di base, l´impegno sociale e politico, le manifestazioni, le violenze e i martiri. È tutto criptato in un dipinto sull´abside, che rappresenta 24 persone vestite di bianco che camminano verso l´Agnello. “Hanno lavato le loro vesti nel sangue dell´Agnello” racconta il sognatore dell´Apocalisse: inventando uno strano contrasto con la realtá, perché di solito il sangue non imbianca ma tinge.
A proposito, la Commissione Episcopale brasiliana che ha preparato il materiale della Campagna della Fraternitá, quest´anno ha fatto un bellissimo lavoro. Ci ha mandato 7 video molto belli, uno per ogni domenica di quaresima, sulle sfide e gli obiettivi della Campagna. Io li ho visti, perché devo prepararne la presentazione nella prossima assemblea parrocchiale, in febbraio. Mi hanno emozionato. Si sente una Chiesa che vuole aiutare a costruire una societá giusta e fraterna. Sembra, tuttavia, un´impresa impossibile: le potenze di questo mondo non vogliono una societá cosí, e hanno i mezzi (denaro, armi, potere, midia) per impedirla. Sanno anche su che cosa fare leva: sull´egoismo che è ancora dentro di noi. Non siamo abbastanza decisi. Siamo incoerenti. Pensando a questo, io mi ripeto spesso: “Se tu fossi stato coerente con ció che credi e vuoi, non saresti arrivato a questa etá vivo e senza lesioni fisiche”. Di fatto c´è tanta gente che va dietro a Gesú proprio per non avvilirsi in un mondo che segue per una brutta strada.
Papa Francesco ripete: “Tornare all´essenziale del Vangelo”. L´essenziale del Vangelo è il Regno di Dio. Le prime parole di Gesú furono: “Il Regno di Dio è vicino, è qui in mezzo a voi, tra di voi”. E poi spiegó: “Se vi dicono che il Regno dei cieli è quí o lá, non credete loro”. Il Regno non è un luogo. È un modo di sentire e di vivere, è un modo di comportarci tra di noi. È l´amore, la fraternitá. A Itaberaí non è mai stato annunciato il Vangelo con tanta forza come in questi ultimi anni, e non avevo mai visto tanta gente capirlo bene come ora. Tuttavia c´è ancora tanta strada da fare. “Ci sono molte religioni, molte chiese, molta religione e culto, ma poca fede” – afferma un mio collega. “Il Regno di Dio è giá tra noi quando marito e moglie, genitori e figli, ricchi e poveri, gente istruita e persone prive di istruzione, bianchi e neri, autoritá e cittadini, Chiesa e Chiese, religioni diverse, clero e fedeli….eccetera, riescono a parlarsi con amore abbattendo i muri di egoismo e pregiudizio che li separano. ”.

3 gennaio 2015

CON GLI AUGURI DI BUON ANNO

L´inizio di un nuovo anno ispira e provoca ogni volta sensazioni diverse: per esempio, l´immagine del tempo che scorre come l´acqua di un fiume, e non ritorna mai piú. La vita presente è effimera. Avvenimenti lieti e gioie che durano alcuni istanti e fuggono, talvolta diventando ricordi indimenticabili. Dolori, delusioni, difficoltá che ci lasciano la soddisfazione di averli superati, di essere ancora in piedi e piú forti di prima, oppure di avere imparato qualcosa. Il futuro, per noi, è inesistente: ma è anche un progetto, una utopia che volentieri portiamo con noi, perché dá senso alla nostra vita. Noi siamo piccolissimi se ci confrontiamo con il fenomeno dell´esistenza: siamo arrivati, dicono, dopo 14 miliardi e mezzo di anni dallo spuntare dell´Universo creato, come microbi quasi impercettibili nell´immensitá dello spazio e prigionieri del tempo. Ogni volta che mi soffermo e prendo le distanze per pensare come dall´esterno a questo fenomeno nel suo insieme, rimango confuso e sbalordito che dentro di noi ci sia una coscienza e un progetto al quale possiamo cooperare. Ma cosí é. Anche quest´anno, poco prima di entrare in un nuovo ciclo dei 365 giorni del sole, la liturgia cristiana ci ha ricordato che la Luce si è fatta carne ed è venuta ad abitare tra noi.
Il Giusto è piovuto dal cielo, per condurci a riscattare la dignitá di ogni essere umano Figlio di Dio, a fare regnare Dio in questo mondo; a soccorrerci e farci soccorrere gli smarriti nelle tenebre. I primi ad arrivare accanto a Gesú Bambino furono i piú umili, i pastori. È appena un suggerimento, ma chiaro e lampante, incontestabile: ci dice che non usciremo dalle tragiche crisi economiche e morali della nostra storia anche attuale seguendo i criteri e i percorsi del mondo. Per questa via i disastri sono inevitabili. Le letture del primo gennaio ci hanno detto: “Siate una benedizione per tutti coloro che incontrate sul vostro cammino”. Abbiamo un progetto che è una utopia, un grande poema per l´anno 2015. L´anno scorso solo la guerra di Siria ha ucciso 70 mila persone. La pace del Brasile ha ucciso 40 mila persone con armi da fuoco, e compiuto 70 mila stupri. Molte migliaia di persone sono morte nelle file degli ospedali per mancanza di cure e i deputati si sono aumentati lo stipendio. Miliardi di dollari sono stati guadagnati dall´esportazione di commodities: ma ampliando l´aggressione ambientale con l´agrobusiness, e di questo lucro accumulato molto poco sará distribuito per migliorare la qualitá di vita dei cittadini. Di buio, e di giustizia e pace da costruire ce n´è ancora tanta. Tuttavia in questo cielo grigio c´è sempre qualche squarcio di azzurro e qualche fascio di luce.
Anche papa Francesco scrive che nessuna interpretazione ecclesiale o ecclesiastica si puó permettere di indebolire o relativizzare il messaggio chiaro, diretto, semplice ed eloquente del Vangelo. Evangelii Gaudium, 191 e 192: “In ogni luogo e circostanza i cristiani, incoraggiati dai loro Pastori, sono chiamati ad ascoltare il grido dei poveri, come hanno affermato così bene i Vescovi del Brasile: « Desideriamo assumere, ogni giorno, le gioie e le speranze, le angosce e le tristezze del popolo brasiliano, specialmente delle popolazioni delle periferie urbane e delle zone rurali – senza terra, senza tetto, senza pane, senza salute – violate nei loro diritti. Vedendo le loro miserie, ascoltando le loro grida e conoscendo la loro sofferenza, ci scandalizza il fatto di sapere che esiste cibo sufficiente per tutti e che la fame si deve alla cattiva distribuzione dei beni e del reddito. Il problema si aggrava con la pratica generalizzata dello spreco ». “Desideriamo però ancora di più, il nostro sogno vola più alto. Non parliamo solamente di assicurare a tutti il cibo, o un « decoroso sostentamento », ma che possano avere « prosperità nei suoi molteplici aspetti ». “Questo implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria, e specialmente lavoro, perché nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l’accesso adeguato agli altri beni che sono destinati all’uso comune”.
Alcuni criticano il papa perché, dicono, non sembra un papa. Di fatto l´argentino ha un altro stile. Di solito i papi erano criticati per assomigliare troppo poco a Gesú e ai primi apostoli. Con Francesco accade il contrario, quindi la critica puó anche essere intesa come un elogio.
Sono tornato dopo tanti anni a Rio ad accompagnare una coppia di miei ex-parrocchiani di montagna. A Un taxista di Rio di Janeiro mi ha insegnato, mentre affrontava il traffico caotico di Rio a fine anno, e tra una risata e l´altra, come fare per non lasciarci mai stressare: “Bisogna che cambiamo la nostra mente: invece di pensare per conto nostro, dobbiamo pensare come Dio, amare ció che Dio ama e non dare valore alle cose a cui Dio non dá valore. Quando perdiamo o non riusciamo ad ottenere una cosa che per Dio non vale niente, dobbiamo fare una bella risata, non arrabbiarci. Perfino del dolore possiamo ridere, sapendo che stiamo con Lui e Lui sta vicino a noi”. In effetti, molto di ció per cui lottiamo e ci affanniamo nel vita non ha nessun valore: il valore è nella vita in sé. Nell´amare ed essere amati. Nel camminare verso il Regno di Dio e lavorare perché Dio regni nel mondo.