25 agosto 2010

CRONACA DI QUESTI GIORNI



Disegno: i dati elettorali dell´ultimo sondaggio. Foto: 1)Un esemplare di ipê giallo, che fiorisce nella stagione piú secca; b) Una istantanea dell´ordinazione di Celso Carpenedo - luí é lí in disparte che aspetta di essere chiamato - per l´occasione il vescovo si é messo il berretto alto; 3) una piantagione di eucalipto, l´albero che ormai sta invadendo il nostro territorio e sostituendo la flora naturale.

Il 21-22, mentre voi italiani tornavate in massa dalle vacanze, noi abbiamo fatto un bellissimo incontro diocesano di studio sulle Comunità Ecclesiali di base (Cebs). In questi giorni di agosto la strada verso Goiás attraversa un paesaggio desolante. L´aria é fresca, ma il sole in pieno giorno é rovente. La boscaglia del cerrado, gialla e risecchita, mette in mostra il pietrame su cui é cresciuta a stento, magra e contorta. Il cielo é fosco per la polvere che il vento solleva. Quá e lá si alzano colonne di fumo delle bruciate. In compenso, ai margini della strada le bancarelle offrono i deliziosi cajú selvatici, rossi o gialli, che i boschi portano a maturazione (miracoli biologici) proprio in questo periodo di maggiore sofferenza.

Il maestro dell´incontro è stato Padre Benedito Ferraro, assessore nazionale delle Cebs. Il termine “assessore”, in Brasile, ha il significato di uno che aiuta nello studio, o, come si direbbe in Italia, “intellettuale organico”. In questo caso, molto bravo!

Durante l´incontro, nella serata di sabato, siamo andati in cattedrale per l´ordinazione diaconale di Celso Carpenedo. La sua ordinazione presbiterale é giá fissata per il 4 aprile del prossimo anno. Celso, 50 anni, discendente di italiani (veneti), arrivó a Goiás dal Rio Grande del Sud nell´80, come seminarista, assieme ad altri che cercavano di consacrarsi in una Chiesa Diocesana impegnata nel riscatto dei poveri. Dopo qualche anno di studio e pratica pastorale a Mossamedes e Sanclerlandia (accanto a Padre Francesco Cavazzuti), decise di farsi monaco laico ed entró nel locale monastero benedettino dell´Annunciazione. Molto richiesto nella nostra Diocesi impegnata a portare la Bibbia a tutte le comunitá con la lettura popolare della Bibbia, andó a Roma e poi a Gerusalemme per specializzarsi (con un sostanziale aiuto economico della Diocesi di Modena attraverso il fondo di don Pietro Marchiorri). Al suo ritorno, con il sostegno di Dom Tomás, fondó (insieme a me) la Scuola Teologica Diocesana per laici, che continua a dirigere ancora oggi.

Ha dedicato, quindi, tutta la sua vita alla formazione degli animatori di comunitá, specialmente biblica, nel Centro Diocesano e nelle basi. Dopo l´attentato a Don Francesco Cavazzuti, ha retto temporaneamente la parrocchia finché non si é offerto un prete del sud come parroco. Poi ha accompagnato e orientato la scuola agraria per i figli degli agricoltori beneficiati dalla Riforma Agraria. Molto dotato anche come architetto, ha disegnato e seguito la costruzione di alcune cappelle e ampliamenti del Monastero stesso. Dopo la chiusura, nel 2006 circa, del Monastero, si é ritirato a vivere in un podere, continuando peró l´insegnamento all´Universitá Statale di Goiás, la direzione della scuola teologica che ora si chiama “Escola Missionaria”, e la disponibilitá per incontri di riflessione e studio nelle comunitá. Da un anno a questa parte ha deciso di realizzare una vocazione antica di 30 anni, chiedendo l´ordinazione a prete, e ha fatto ora il primo passo, a 50 anni. Quando gli ho fatto le congratulazioni, alla fine della celebrazione, si é messo a piangere di gioia e mi ha chiesto da quanto tempo io sono prete. Gli ho detto: “Quando io ho ricevuto l´ordine diaconale, tu avevi 4 anni e io ne avevo 23” !

Altro evento importante da ricordare é che siamo in piena campagna elettorale per la Presidenza, Senato e Camera Statale e federale. I candidati spendono e spandono, pagando moltitudini di persone per romperci i timpani. Ogni candidato ha il suo numero, bandiera, motivo musicale e motto portati in giro da auto-propaganda, moto, biciclette e gente a piedi. Per le presidenziali pare che non ci siano dubbi: vince la Dilma, candidata di Lula. É avanti 18 punti nell´ultimo sondaggio: lei a 47%, Serra a 29%. Raccontano che Serra, dove va a parlare perde voti, e il partito lo ha consigliato di stare a casa. (Secondo il sondaggio del giornale Folha de S. Paulo, che é oppositore, l´approvazione a Lula ha raggiunto il 79% dei consensi).

E ora alcuni ragguagli sull´incontro di studio:

Ferraro ha cominciato facendoci ricordare i nostri martiri, e qui i partecipanti hanno raccontato molte storie di persone che hanno perso la vita o sofferto nella lotta per la terra e nella difesa dei diritto dei più poveri: Sebastiao da Paz, Nativo da Natividade, l’avvocato Wellington Zalique, Padre Francisco Cavazzuti, ed altri. Meriterebbero una memoria storica pure in questo blog, ma sarebbe troppo lungo. Mi limiterò a citarvi alcune delle riflessioni piú forti dell’incontro, che è iniziato con una breve storia delle nostre comunità di base brasiliane.

1 – Le comunità ecclesiali di base sono una esperienza fondante e strutturale nella Chiesa. Alla domanda “chi di voi ha evangelici nella sua famiglia?” ha risposto un’alzata di mani generale. Ogni comunità è circondata da 10 chiese pentecostali. Qualcosa non va nella nostra pastorale cattolica: costruiamo grandi chiese, mentre loro riuniscono la gente in piccoli gruppi. Una persona, anche la più abile nella comunicazione, riesce a conoscere al massimo 500 persone. Come può funzionare l’evangelizzazione in parrocchie di 10 o 20 mila abitanti con uno o due preti? E’ ovvio che bisogna cercare un nuovo modello ecclesiologico. Le comunità di base rispondono a questa esigenza.

2 – Le comunitá di base brasiliane hanno avuto la loro lunga gestazione negli anni 50-60, all´interno della gioventú di Azione Cattolica. Il Battesimo nel ´68, nella Conferenza Ecclesiale Latino-Americana di Medellin. La Cresima (confermazione) a Puebla (79). Nell´82 la Conferenza Nazionale dei vescovi brasiliani le ha definite “il nuovo modo di essere Chiesa”. Nell´86, “il nuovo modo di essere di tutta la Chiesa”, poi corretto, con meno euforia “un nuovo modo di essere di tutta la Chiesa”. Nel 2000, Dom Pedro Casaldáliga le descriveva come “il modo normale di essere della Chiesa”. Con questo intendeva dire che che sono una istanza primaria e fondante, strutturale, della Chiesa: gli altri modi (movimenti e associazioni) sono modi transitori. Questa descrizione é poi diventata comune a tutta la Chiesa Brasiliana dopo l´Assemblea Latino-Americana di Aparecida, che la fonda nel Nuovo Testamento (Atti, 2, 41-47 e 4, 32-35).

3 – Esse sono “sementi di una nuova societá e di una nuova Chiesa”, una Chiesa che vive vicino alla gente e alla loro vita quotidiana con tutti i suoi problemi: per questo provocano delle conflittualitá. Accade a loro lo stesso che accadde a Gesú... Assumono come luce la centralitá della Parola di Dio, e come posizione nella vita quotidiana la centralitá dei poveri. Per molto tempo la questione di maggiore conflittualitá é stata la lotta per la terra e la Riforma Agraria e la lotta per il diritto dei lavoratori a prendere parte alla politica. Oggi le loro posizioni sono state accettate e assimilate da tutta la societá brasiliana. Non resta dubbio che esse sono state la forza che ha spinto il Partito dei Lavoratori e Lula all´inizio, e poi quella che ha dato un contributo fondamentale per la sua vittoria. Per la prima volta, dopo 500 anni, é cambiata la classe che domina la vita politica.

4 – Il PT ha cambiato la faccia del paese, e poi Lula per primo, e ora anche il PT, é cambiato. C´erano 30 milioni di indigenti, ora sono 10 milioni. Sono ancora molti. Il PT, oggi, non ha piú bisogno delle Cebs, ma le Cebs devono rimanere accanto ai 10 milioni di indigenti. La vocazione delle Cebs é sempre accanto agli ultimi. E ci sono altri ultimi, verso i quali la societá ha un grande debito. Non solo la societá, ma anche la Chiesa. Gli indigeni, la dignitá della donna, l´ambiente. Dom Pedro scrive: “Se il secolo XXI non sará ecologico, non sará!” E la Chiesa cattolica non ha ancora preso sul serio la dignitá della donna (altre Chiese sí). Si insiste su una visione sessista e maschilista: siccome Gesú era maschio, le donne non possono essere ammesse al ministero presbiterale. Rimane aperta anche la questione del dialogo inter-religioso ed ecumenico. “La nostra societá é patriarcale, borghese, maschilista, bianca, adulta, urbana”.

5 – Boaventura Santos scrive: “I grandi protagonisti dell´America Latina oggi sono i popoli indigeni”. Molti di essi hanno conservato, nonostante i massacri e la colonizzazione, valori di comunitá e condivisione fondamentali per il nostro mondo sconquassato dal capitalismo.

6 – Per molto tempo le Cebs sono state accusate di comunismo perché facevano una scelta di classe. Un vescovo brasiliano arrivó ad affermare, recentemente (all´Assemblea di Aparecida): “Le Cebs devono liberarsi dalla mania della lotta di classe”. Fu smentito dal discorso del Papa stesso: “La scelta dei poveri é implicita nella loro fede cristológica in quel Dio che si fece povero per noi, arricchendoci con la sua povertá. Il Dio fatto umano, che si fece nostro fratello”. Lumen Gentium 9: “Appartiene al Regno di Dio ognuno che pratica la giustizia”.

Mi fermo quí, perché é impossibile raccogliere tutte le perle preziose sparse in due giorni.

19 agosto 2010

UN PROFETA NON MUORE

Foto: due immagini non recenti di Abel nella sua baracca in S. Dimas. Gentile concessione di Enery.

Avevo preparato un testo sulla festa dell´Assunta, che qui é celebrata come Nossa Senhora da Abadia e ha caratteristiche culturali e folcloristiche molto interessanti.
Poi é soraggiunta la morte di una persona molto cara e speciale per tutti noi di Itaberaí, e devo parlarvi di questo. Vi traduco e vi passo, perció, il testo che ho scritto ieri per il giornalino della Diocesi (con alcuni adattamenti per l´Italia). Della festa, semmai, diremo in altra occasione.

Itaberaí, 18 Agosto 2010 - Oggi, alle 8 del mattino, abbiamo sepolto il corpo di Abel Borges, 90 anni, che é morto ieri dopo una lunga malattia. La comunitá parrocchiale é in lutto, ma é stata soprattutto la comunitá di base del quartiere São Dimas, alla quale apparteneva, a presenziare alle esequie celebrate da tutti e tre i preti della parrocchia, e a manifestare la propria commozione e ammirazione durante il culto. Quasi tutti, uno per uno, hanno espresso la propria testimonianza. Hanno parlato di Abel come profeta, esempio di fedeltá a Gesú, instancabile e coraggioso proclamatore della Parola di Dio che egli sapeva tradurre in forma semplice ma sempre molto lucida, trasformandola in una luce che illuminava la vita. Alcuni hanno ricordato che quando "seu Abel" prendeva la parola nelle messe o nelle riunioni provocava nell´assemblea un silenzio assoluto di rispetto e ascolto devoto. Nonostante talvolta fosse ripetitivo, mai e poi mai la gente avrebbe permesso a qualcuno di interromperlo, perché nelle sue parole c´era sempre qualcosa che toccava il cuore, a somiglianza di Gesú: "Non abbiamo sentito ardere il nostro cuore?” (Luca 24, 32) e “Tu solo hai parole di vita eterna” (Giovanni, 6, 68).

Abel Borges nacque ad Itaberaí il 3 aprile 1920. Abitó sempre nel quartiere Vila São Dimas fino a nove anni fa, quando l´l´etá e la salute precaria lo portarono a trasferirsi nella Casa per Anziani. La comunitá di base di S.Dimas é, probabilmente, la piú antica della diocesi e della parrocchia di Itaberaí. Ebbe inizio intorno al 1970, quando ancora nessuno aveva nozione della Caminhada delle comunitá ecclesiali di base. Per iniziativa di Padre Antonio Cappi, modenese che in seguito si é sposato e si é dedicato all´insegnamento all´universitá cattolica di Goiania, la gente di Vila S. Dimas cominció a riunirsi per celebrare, pregare e cantare, ma soprattutto per realizzare campagne. Ricordo quelle a cui anch´io ho cooperato: la campagna per diffondere la coltivazione di orti familiari, quella per la costruzione di case popolari e gabinetti (molti non avevano il gabinetto e si rifugiavano dietro una pianta di banane dietro casa), un´altra per dotare le famiglie di un filtro per l´acqua. Questo si chiamava “promozione humana”. La gente partecipava in peso, allegramente e con entusiasmo. Diverse entitá pubbliche collaboravano e finanziavano gli acquisti di materiale, e c´era pure un laico italiano di Varese, ingegnere, per dirigere le costruzioni (novello sposo, era venuto a fare due anni di volontariato assieme alla sposa Giovanna). S. Dimas era uno dei quartieri piú poveri della cittá, e aveva bisogno di questi interventi. Era un popolo che sofferente, perseguitato costantemente dalla verminosi e altre infezioni per la mancanza di igiene nelle case, per gli insetti e la polvere, l´alimentazione scarsa e povera. A quel tempo "seu Abel” probabilmente partecipó di queste azioni, ma non si fece notare. Io non lo ricordo. La sua vocazione all´uso della parola non si era ancora manifestata.

Fu negli anni 1978-79, dopo che la Diocesi si era votata decisamente all´opzione di essere una Chiesa dei poveri e di poveri, e dopo che le Comunitá ecclesiali di base giá da alcuni anni si dedicavano alla riflessione sui problemi della vita alla luce della Parola di Dio, che Abel cominció a profetizzare. Fu specialmente quando il Padre Giuliano Barattini, con molto coraggio, aprí la strada e stimoló il diritto di parola ai poveri nelle messe domenicali, e non soltanto nelle riunioni dei piccoli gruppi come erano soliti fare. Formato alla scuola della sua comunitá di base e liberato dalla Parola stessa, egli divenne realmente un profeta e, dopo i primi brontolamente di qualcuno, si impose e fu accolto come tale da tutta la cittá. "Senza ombra di paura e senza nessun rispetto umano, come diceva la gente, e dotato di una luciditá impressionante nel suo linguaggiare semplice e sgrammaticato, non perdeva occasione di parlare i suoi cinque minuti. E continuó a farlo anche dopo il ricovero nella Casa per Anziani, intervenendo nelle messe all´interno della Casa e, di tanto in tanto, comparendo nella chiesa parrocchiale o in qualche comunitá. Come ho giá accennato, aveva il dono di una parola che traduceva e calava nella vita la Parola di Dio, come uno che sentiva la presenza di Gesú Cristo in ogni passo, in ogni momento, in ogni avvenimento.

Osservando la preoccupazione della gente negli ultimi giorni di malattia di Abel, quando era in coma, come lo ricordavano nella preghiera, e come commentano ora la sua vita e la sua scomparsa, ne ricavo la conferma di una veritá biblica sulla quale la riflessione ritorna sempre: il giusto non muore, il profeta non muore. La vita non é tolta ma trasformata. Abel continuerá a vivere nel Regno, e nel ricordo della sua gente. Prima lettera di Giovanni, 3, 2: "Sappiamo che quando Gesú si manifestará, saremo simili a lui, perché lo vedremo come lui é".

12 agosto 2010

ITALIA DI VACANZE...E DI EMERGENZA ETICA

Foto: vi propongo due foto di una visita al prete operaio don Luisito Bianchi, autore del bellissimo romanzo "La messa dell´uomo disarmato". Una visita di quelle da cui si impara e che lasciano il segno. L´ho fatta su invito del gruppo di persone che vedete nella basilica di Chiaravalle, intenti a osservare gli affreschi del soffitto.

Ben ritrovati. Eccomi, sono di nuovo in sede e riprendo il blog. Sono arrivato ieri, e ho giá partecipato ad una vivacissima celebrazione liturgica di massa con una riflessione sul vangelo del samaritano. Quando si arriva in Brasile si entra in un clima religioso e di impegno sociale, anche se di questi tempi, sul piano pratico e spicciolo, non mi sembra che si faccia molto. Resta peró viva, in una parte consistente della comunitá parrocchiale, la tensione verso la formazione di una coscienza comunitaria, solidale e samaritana, alla giustizia e a vivere la fede in Dio come Padre di tutti.

Vacanze lunghe, di quasi due mesi. Il doppio del mio solito. Senza nessun momento di noia, che per me é un miracolo, perché di solito le vacanze dopo un poco mi stancano. Un miracolo come quello denunciato da Famiglia Cristiana nell´editoriale in edicola giovedì 5 agosto: "Il disastro etico è sotto gli occhi di tutti. Stupisce la mancata indignazione della gente".

C´é una parentela stretta tra l´uno e l´altro di questi miracoli, perché io ho passato vacanze felici da italiano medio, lontano dalla politica e dalle informazioni, quindi dalla tragedia degli immigrati clandestini perseguitati o ricacciati in Libia, dai lavoratori che hanno perduto o stanno perdendo il posto di lavoro, da coloro che hanno dovuto tagliare dal bilancio familiari non solo le ferie ma anche spese di prima necessitá. Lontano da tutte quelle zone d´ombra nelle quali si nascondono le sofferenze dei poveri. L´Italia é fatta cosí, ti avvolge e ti seduce, in modo tale che non incontrerai mai quelli che soffrono se non vai a soffrire con loro. Ferie da privilegiato, insomma. Ma forse una vacanza ci vuole, per apprezzare le cose buone della vita. Credo che goderne sia un altro modo per lodare il Creatore. E poi la sofferenza, sotto forma di malattia, l´abbiamo sempre vicina: dentro casa e perfino dentro di noi. Peró stiamo attenti a non lasciarci addormentare.

A parte questo, è un paese bellissimo! Ci sono tante località e angolini senza nessuna fama, ma incantevoli. Qualunque posto di passaggio possiede secoli di storia da raccontare. In montagna il clima è ameno e l’aria estiva è di una leggerezza forse unica al mondo. Senza parlare della cucina e degli appennini modenesi che mozzano il fiato a noi vecchietti, sia per i polmoni non più allenati a salite così dure, sia per l’emozione ininterrotta di nuovi paesaggi.

E per forza non mi sono annoiato. I familiari mi hanno accolto com calore. Ex parrocchiani mi hanno fatto passare serate deliziose. Ex ragazzi di San Faustino, che erano ormai ricordi di gioventù, sono riemersi dal passato per passare la será com me. Amici mi hanno circondato di attenzioni. Alcuni mi hanno condotto a fare visite interessanti e mi hanno rieducato, poco a poco, alle lunghe camminate in montagna, rimettendo in sesto le gambe e il físico debilitato dalla dengue, vecchio ricordo ormai. A tutti va il mio piú vivo e doveroso ringraziamento. Non ho fatto lunghi viaggi, e ho lasciato perdere anche le due gite alle Dolomiti e ad Assisi che un tempo mi erano sacre, ma il poco è bastato per lasciarmi pieno di ammirazione.Sono stato contento soprattutto di essere stato un pó piú vicino al fratello e alla sorella che hanno problemi complicati di salute: questo era stato anche lo scopo per cui avevo prenotato vacanze piú lunghe.

Per tutto questo bene gli italiani dovrebbero ringraziare Dio ogni momento. Suppongo che lo facciano nel segreto, come insegna in Vangelo: in cuor loro o nascosti nella cameretta. Nelle chiese ho visto poca gente, e fuori non li ho visti mai pregare. Mi pare che in Italia la fede sia sentita come una cosa del tutto intima, privata, da proteggere col pudore: é più comune udire parole di spregio e bestemmie che preghiere e benedizioni (peró va detto che gli italiani bestemmiano meno di una volta).

Mia sorella dice che gli italiani sentono il bisogno di Dio e non hanno perduto la fede, ma l´amore per la Chiesa. Spero che sia cosí. Tuttavia vorrei dirvi che la Chiesa siamo tutti noi, e abbiamo bisogno di vivere come Chiesa e non come cani sciolti. Sicuramente Cristo é piú presente e piú vivo quando si riunisce una comunitá di discepoli per riascoltare la Parola, condividerla, e celebrare l´Eucaristia che Gesú ci ha lasciato "in sua memoria". Senza questo si rischia di perdere la memoria.

In compenso la maggior parte delle persone che ho incontrato mi sono parse preoccupate di agire onestamente e dotate di senso di giustizia e magnanimità. Pagano i debiti, contribuiscono generosamente a tutte le opere sociali, soccorrono chi è nel bisogno, aiutano i vicini e, all’occorrenza, sono solidali quando qualcuno è colpito da disgrazie o calamità. Senza lasciarsi troppo coinvolgere dalle pene altrui e senza rinunciare alla voglia di vivere, generalmente la gente ha conservato, a modo suo, la fedeltà a Dio attraverso le attenzioni al prossimo. Forse questo rispecchia il richiamo del profeta: non amo i vostri digiuni e sacrifici, non so che farmene delle vostre preghiere, voglio giustizia e non sacrifici. Però, permettetemi di dirlo: um’assenza cosi esplicita di preghiera e di conversazioni su Dio mi há fatto impressione e mi há suscitato perplessitá. Anche perchè di ingiustizia, disuguaglianza e disprezzo verso i poveri ne rimane ancora una quantità enorme e senza una attenzione più profonda alla Parola di Dio non so come il paese potrà fare il salto di qualità.

In Italia c´é una fetta di Chiesa che continua a "recitare" le preghiere e "ascoltare" o "assistere" la Messa per tradizione, ma non vuole cambiare niente per renderla piú vera e appetibile a chi non si sottomette al regime della "congregazione". In questo pezzo di Chiesa ci sono persone esemplari per molti aspetti, ma di solito i laici sono poco laici e il clero dá poco spazio ai laici. Un´altra fetta di Chiesa vive la fede per conto proprio. Un´altra ancora, forse quella piú altolocata (si fa per dire, perché nella Chiesa di Cristo abbiamo tutti la stessa altezza) sembra agire secondo la carne. Intendo dire che si preoccupa piú di assicurarsi un posto a tavola coi ricchi e potenti che di vivere da figli di Dio e lottare perché venga il suo Regno, cosí in terra come in cielo. Leggo sui giornali: i funerali del martire Mons. Luigi Padovese sono stati snobbati dalla dirigenza Cei e Vaticana. C´é chi dá la vita e chi...ci fa sopra i suoi conti? Speriamo di no. In un articolo si cita che Mussolini entró nella seconda guerra mondiale perché gli servivano alcune centinaia di cadaveri da gettare sul tavolo dei vincitori, per ottenere la sua parte di "merito".

Famiglia Cristiana, nel numero sopra citato, scriveva: "La questione morale agita il dibattito politico dal lontano 1981, da quando cioè – undici anni prima di Mani pulite – l’allora segretario del Pci, Enrico Berlinguer, ne parlò per primo. La Seconda Repubblica nacque giurando di non intascar tangenti, di rispettare il bene pubblico, di debellare malaffare e criminalità. Bastano tre cifre, invece, per dirci a che punto siamo arrivati. Nel nostro Paese, in un anno, l’evasione fiscale sottrae all’erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi e la corruzione brucia altri 50 miliardi, se non di più.

Il disastro etico è sotto gli occhi di tutti. Quel che stupisce è la rassegnazione generale. La mancata indignazione della gente comune. Un sintomo da non trascurare. Vuol dire che il male non riguarda solo il ceto politico. Ha tracimato, colpendo l’intera società. Prevale la “morale fai da te”: è bene solo quello che conviene a me, al mio gruppo, ai miei affiliati. Il “bene comune” è uscito di scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza".

A tutto questo, e al peccato, se é vero, di una parte di Chiesa che cerca amici tra i "fruitori finali" di questo andazzo, noi diciamo "no" e preghiamo: "Signore, perdonali, perché non sanno quello che fanno". Forse lo sanno, ma hanno perduto la capacitá di valutarne la gravitá. La Chiesa deve restare accanto ai poveri e sostenere le loro lotte. Ha il compito di svegliare gli italiani perché scendano in piazza non solo contro l´aborto e l´eutanasia, ma contro il massacro della giustizia e della moralitá. E noi, che siamo Chiesa, non dobbiamo solo brontolare ma organizzarci e organizzare lavoratori, immigrati e poveri di ogni specie per difendere e promuovere la vita, in tutti i suoi aspetti, ricordando che Gesú Cristo é venuto tra noi per aiutarci a vivere fino alla pienezza della vita. La salvezza cammina a partire dai poveri.