29 giugno 2009

TRAGEDIE E FESTE DI FINE GIUGNO

Non finiscono proprio mai le tragedie di questo mese di giugno 2009: aerei che precipitano negli oceani, treni che esplodono in stazione. E poi il G8, dove G dovrebbe stare per "grandi", che invece sembrano sempre piú piccoli (e che, di fronte alla crisi, non ne azzeccano una tranne salvare i G capitalisti). Anche a Itaberaí accadono tragedie: ieri un motociclista ubriaco si é schiantato contro un palo di rovere: palo rotto, testa spaccata, morto sul colpo. E dire che giugno, per noi, é soprattutto "feste giunine": i grandi santi Antonio, Giovanni Battista, Pietro, sono soprattutto occasioni per accendere faló e ballare la quadriglia. L´asilo San Francesco appunto, oggi, conclude il mese e comincia le ferie di luglio con questo ballo tradizionale in cui anche i bimbi possono diventare star.

In America Centrale (Honduras) é in atto un colpo di Stato militare, che Lula stamattina ha definito "inaccettabile perché ci fa tornare a un passato che non vogliamo".


E il calanchoe, con una magnifica fioritura in pieno inverno, preannuncia la primavera.

22 giugno 2009

BUONE VACANZE ESTIVE!

A destra: Dom Tomás Balduino in mezzo al "biscione" della Festa del Raccolto, avvenuta il 13 giugno scorso nella fazenda "Assentamento Dom Tomás Balduino", dei Sem Terra.



A sinistra: Frei Paulo, parroco di Goiás, organizzatore della festa, in conversazione con le parrocchiane.





Le mie condoglianze ai tifosi della nazionale italiana. Sono cose che succedono. I "vecchietti" di Lippi non hanno funzionato.

A partire da oggi sospendo la pubblicazione nel blog, per una lunga pausa estiva. Non vado da nessuna parte, ma una pausa fa bene a tutti. Eventualmente aggiungeró qualche foto a questo post, tra le piú interessanti. Grazie per avermi seguito e arrivederci a dopo il ferragosto!

12 giugno 2009

PIANTE CATTIVE, PIANTE BUONE

Lachenalia aloides tricolor: ho coltivato (si fa per dire) questa pianta grassa davanti alla porta di casa (clicca sulla foto). Ogni volta che la guardo mi ricorda Vasco Rossi: lei ha una vita "esagerata"! Cresce tra le erbacce e perfino sulle pietre. Guardate che fioritura: con meno di un anno di etá e un solo stelo! In questo post parleró di erbe cattive, ed essa lo é, perció l´ho eletta a simbolo. "Le erbe cattive non muoiono mai", dice il proverbio. La lachenalia, se la lasciate in piena libertá, in pochi mesi vi invade tutta l´aiuola. Aveva pure delle bellissime foglie, ma le formiche rosse "cabeçudas" (dalla testa grossa), piú cattive di lei, gliele hanno fatte a pezzettini e divorate. Durante gli ultimi anni che ho passato in Italia ho ascoltato da ogni parte una costante predicazione contro il "buonismo". Ora, dalle notizie dei giornali, ho l´impressione che il popolo italiano abbia imparato la lezione: bisogna essere cattivi, perché i cattivi vincono e i buoni perdono sempre.

Le elezioni europee e italiane hanno dato, mi sembra, un triste spettacolo. La stampa brasiliana, che da anni quasi non parlava di Italia, ha ricominciato a parlarne. La gente legge e allibisce. Alcune sere fa un signore (chiamiamolo Zé Cornélio) religiosissimo, che mi accompagnava a celebrare una messa nelle campagne distanti, mi diceva: "Non capisco gli italiani. Noi conosciamo e ammiriamo l´Italia per la sua tradizione di buona educazione, civiltá, cultura, cattolicesimo. Ora votano quell´uomo dissoluto. Quella é mafia. Non riuscite a liberarvi dalla mafia, é sconfortante. Perfino il Vaticano che ci guida nella fede, nasconde dentro di sé collusioni con la mafia". Emerge soprattutto la litigiositá, la superbia e arroganza del potere, la pretesa di conquistarsi un´identitá mettendosi "tutti contro tutti".

Dispiace molto, ma bisogna anche farsene una ragione. Non giustifico i politici di professione che si sono accaparrati il potere e lavorano per ingannare gli elettori invece di educarli alla democrazia e alla cittadinanza. Sono tentato, invece, di giustificare la gente: almeno fino a un certo punto. I cambiamenti in corso sono tanti e ognuno li affronta come sa. La mente confusa e spaventata é piú sensibile ed esposta alla propaganda dell´odio, ai pregiudizi, alla paura. In politica bisognerebbe poter fare come nella vita quotidiana: in mezzo a tutte le difficoltá e diversitá, non perdere mai la pazienza di stare insieme e la gioia di essere un popolo con un comune destino. Nella mia via, verso sera quando cala il solleone, tutti si riversano in strada coi loro mezzi. Lí c´é un pó di tutto, buono e cattivo. Ci sono bimbi che vanno in carrozzella spinti dalle loro mamme o dai fratelli e sorelle piú grandi. Altri tentano i primi passi, cadono, piangono, la madre li soccorre. I piú grandicelli corrono in bicicletta o con il monopattino, e si esibiscono nelle acrobazie piú ardite per mettersi in mostra. Ho visto una bimba su un monociclo, che pedalava tranquillamente ma solo a metá, senza riuscire a spingere i pedali nel giro completo. Accadono liti, si urlano avvertimenti, si ride su chi fa un capitombolo, ma nel complesso tutti stanno al gioco e rimangono insieme in armonia. É un´ora di festa.

Paolo Farinella, prete di Genova, scrive, a proposito dell´atteggiamento verso gli immigrati : "Chiunque avesse visto il «Report» della Gabanelli di domenica 7 giugno 2009, se ne avesse avuto bisogno, si sarà reso conto che l’emigrazione è frutto delle politiche assassine dell’occidente: società come Eni e Agip hanno ucciso non solo la popolazione, ma anche la terra della Nigeria, del Sudan e degli altri paesi africani per i prossimi secoli: il gas e il petrolio ad ogni costo. Lo sfruttamento delle materie prime, letteralmente derubate, e le conseguenti scorie lasciate sul posto a carico di quei paesi e l’inquinamento irreversibile di acqua e terra, sono la causa prima dell’immigrazione clandestina. Chiunque accende un fornello o pigia un interruttore o accende il ventilatore, deve sapere che quel gesto è frutto del furto che l’Italia, per quanto ci riguarda, opera in Africa. Noi siamo complici di genocidi e abbiamo anche il coraggio di respingere i residuali sopravvissuti che vengono a chiedere le briciole che cadono dalla mensa del nostro benessere. Moralmente e giuridicamente, noi siamo condannati alla pena capitale senza appello e senza anestesia. Saremo travolti dalle nostre stesse scelte e paure, quando la «collera dei poveri» raggiungerà il punto critico e inizierà inarrestabile l’esodo dal sud del mondo, come aveva profetizzato Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio nel 1967 (42 anni or sono!!!!): «I ricchi … ostinandosi nella loro avarizia, non potranno che suscitare il giudizio di Dio e la collera dei poveri, con conseguenze imprevedibili. Chiudendosi dentro la corazza del proprio egoismo, le civiltà attualmente fiorenti finirebbero con l'attentare ai loro valori più alti, sacrificando la volontà di essere di più alla bramosia di avere di più. E sarebbe da applicare ad essi la parabola dell'uomo ricco, le cui terre avevano dato frutti copiosi e che non sapeva dove mettere al sicuro il suo raccolto: «Dio gli disse: “Insensato, questa notte stessa la tua anima ti sarà ritolta” (Lc 12,20» (Populorum Progressio, 49)".

Molti considerano ottima sorpresa l´elezione di Obama. Mi pare di sí, almeno per ora. Facciamo gli scongiuri. Alcuni anni fa l´America ci regaló due mandati di George Bush, che faceva il cattivo. Chi ricorda l´angoscia che si abbatté sul mondo intero? E la strage dell´11 settembre 2001? Per mesi e mesi non si parló d´altro che di vendetta, odio, terrorismo, scontro di civiltá, guerra. Ricordo Magdi Cristiano Allam, che ora gli italiani hanno promosso al Parlamento Europeo: andava nel salotto di Vespa davanti a una maquette dell´Iraq, e ad "Otto e mezzo" da Giuliano Ferrara, a descrivere l´ormai inevitabile scontro di civiltá. Mi faceva paura. Un giornale scrive: "Barack Obama e Hillary Clinton si contendevano la candidatura alla Presidenza nel mezzo della più intensa e incerta campagna elettorale che si ricordi. Oggi l’America si presenta con volto, parole, atti, stile di governo, profondamente mutati: legalità costituzionale, risparmio energetico, apertura al mondo islamico, nuove relazioni con Cuba, bando alla tortura, avvio di riforme sociali. Futile arroganza, uso della paura, miopia hanno ceduto il passo a serietà, calma, ascolto, sguardo verso orizzonti lontani. È scattato il meccanismo essenziale della democrazia: cambiare in modo pacifico una politica e un governo di cui il popolo è scontento". Speriamo che duri.

La cattiveria, negli Stati Uniti, prese il sopravvento prima che in Italia, e non ha dato buoni frutti. Selvino Heck, consigliere speciale della Presidenza della Repubblica brasiliana, nell´articolo "Chi vuol comprare", pubblicato su Adital, informa: "Il premio Nobel dell´Economia Paul Krugman, in un articolo di fine maggio, scriveva: "Si é detto molte volte che la California é dove il futuro accade prima. Ma sará ancora vero? Se fosse, allora Dio aiuti l´America. (...) Chi avrebbe mai pensato che il maggior Stato americano, la cui economia é maggiore di molte nazioni, poteva trasformarsi rapidamente in una repubblica delle banane?" Paul Krugman non sta parlando di un paese dell´America del Sud, o Centrale, o dell´Africa, ma della California che, se fosse una nazione a parte, sarebbe la nona (la quinta, secondo alcuni) economia del mondo. La recessione ha colpito con forza lo Stato d´Oro. La bolla immobiliaria é maggiore lá che in qualsiasi altro posto, e il fallimento pure. La percentuale di disoccupazione, dell´11%, é la quinta degli USA".

"Per questo motivo, la California é in vendita - continua Heck. "Come scrive un titolo del giornale "Stato di San Paulo", "California, uno Stato in liquidazione" (Internacional, A11, 08.06.09). Chi vuole, o ha i soldi, si puó fare avanti. Ecco le offerte ossia le cianfrusaglie: Saint Quentin Prison - prigione in cui si trova il corridoio della morte della California: US$ 2 miliardi. Los Angeles Memorial Coliseum - stadio dell´apertura e finale delle Olimpiadi del 1984: US$ 400 milioni. Del-Mar - Parco di esposizioni che riceve 1 milione e 200 mila visitanti ogni anno: US$ 650 milioni. Cal-Expo - Centro de esposizioni di 1,4 chilometri quadrati: US$ 80 milioni. Se non fosse da piangere, sarebbe da ridere. Ma c´é di piú. Quali sono le soluzioni che il governatore-attore Arnold Schwarzenegger propone, nel caso che non riesca a vendere tutto ció che offre? Tra le altre cose, il congelamento degli stipendi dei politici statali nell´eventualitá di un deficit di bilancio, la riduzione di programmi sociali come il servizio medico per 225 mila bambini, il licenziamento dei pompieri e professori, il taglio di posti all´Universitá, la liberazione di 38 mila carcerati. É stato in California che hanno organizzato accampamenti di senzatetto simili agli accampamenti dei senza-terra brasiliani all´inizio del 2009, che il governatore-attore, rapidamente, ha svuotato con l´aiuto della polizia. La situazione é giunta a un punto tale che lo scrittore George Will ha definito Schwarzenegger "il migliore governatore di tutti i tempi per gli Stati vicini alla California". Molta gente sta scappando dallo Stato. La California sta esportando talenti nel resto del paese e importando povertá dal Messico".


L´autore riporta questi dati per descrivere la gravitá dell´attuale crisi economica. Aggiunge anche che in Europa, "oltre alle conseguenze socio-economiche, la crisi spinge sul piano politico un´avanzata elettorale della destra e ultra-destra, che guadagnano spazio nel Parlamento europeo. Assieme a questa, spunta una messa in discussione della UE, la crescita di un nazionalismo esacerbato, l´espulsione di stranieri poveri e la radicalizzazione del razzismo. Per fortuna i venti latino-americani, con alcune oscillazioni e incertezze, soffiano in altra direzione. Cuba é appena stata reintegrata alla OEA, e i paesi dell´America del Sud e Centrale stanno soffrendo meno influenza dalla crisi economica per il fatto che sono piú orientati al mercato interno, all´integrazione regionale, allo sviluppo autonomo e sovrano, al dibattito e alla costruzione di un progetto di futuro alternativo".

La conclusione di Selvino Heck é speranzosa, anzi, da sogno: "Ogni giorno di piú - scrive - lo spirito di Porto Alegre (del Forum Sociale Mondiale, ndr), si scontra con lo spirito di Davos. Il neoliberalismo ha prodotto e continua a produrre disoccupazione, mercificazione di tutto, concentrazione di reddito, ricchezza e potere, distruzione ambientale, partendo dai valori dell´individualismo e della competizione. (.....) Non si risolve la crisi mettendo tutto in vendita, come ora in California. Bisogna cambiare lo spirito, il modello di sviluppo, di societá. Cosí si potranno salvare il mondo e l´umanitá". Proviamo a immaginare la bellezza di questo futuro prospettato da Selvino Heck, ma accadrá presto? Oppure é ancora molto lontano?

Nella Chiesa italiana i "buoni" (non buonisti!) sono ancora in maggioranza, ma in sordina crescono i legionari di Cristo e diversi altri tipi di Crociati che vogliono fare la guerra all´Islam, o la guerra ai peccatori. Poi ci sono quelli del "cristianesimo religione civile". Il giornalista Christian Albini commenta, sul suo sito in data 02/06/09, un dialogo tra Camillo Ruini ed Ernesto Galli della Loggia. I due si sarebbero trovati d´accordo (se é vero!), su queste idee: "Attraverso la legge naturale e il magistero, la religione cattolica offrirebbe così alle democrazie occidentali il "pacchetto" dei valori attorno ai quali strutturare la propria coesione, il "cemento" che "tiene insieme" l'edificio socio-politico. E il realismo è appunto l'istanza a cui si appella Ruini. Sì, nel vangelo Gesù insegna la pace più radicale, fino all'amore per i nemici, ma la chiesa gerarchica storicamente ha mediato questa principio senza perseguirlo nel suo significato più pieno". "Il vangelo va mediato non nelle modalità con cui comunicare il suo messaggio, come sosteneva il Concilio, ma nel contenuto del messaggio stesso per renderlo accettabile e non troppo scomodo. Chi opera questa mediazione è l'autorità ecclesiale il cui insegnamento e la cui interpretazione della legge naturale si pongono invece come punti di riferimento per l'etica e il diritto. Questo perché solo la gerarchia è l'autentico interprete della Parola di Dio". "La chiesa ha bisogno di essere indispensabile come istituzione e la politica ha bisogno di una religione civile che non le faccia mancare la terra sotto i piedi".

Un cristianesimo ridotto a religione civile e usato come "cemento sociale" equivale alle scorribande delle formiche rosse che hanno spogliato la mia lachenalia. Spoglierebbe il cristianesimo della sua parte migliore che é Gesú, il Vangelo, il progetto di "vivere in Cristo" e appartenere al "Regno di Dio". É una logica diversa da quella del governare, o di essere supporto al governare. Tutto ció che Dio ci ha dato come dono di amore si trasformerebbe in obbligo imposto da chi governa, e dalla Chiesa sua alleata. La redenzione diventerebbe oppressione. Dovremmo andare a messa coi musi lunghi, come a un obbligo imprescindibile compiuto soprattutto per "essere visti". Assomiglierebbe terribilmente alle figure minacciose immaginate dall´autore dell´Apocalisse: una seconda Bestia che addomestica la gente inducendola a servire la prima Bestia, e tutte e due le bestie a servizio del Drago, il nemico dell´umanitá. Noi battezzati, invece - sempre usando il linguaggio dell´Apocalisse - abbiamo giurato fedeltá all´Agnello. La Chiesa di Cristo non é una ristretta cerchia di predestinati da Dio per "mediare" e "governare" manipolando le masse, ma una comunitá "Popolo di Dio", nazione santa, sacerdozio profetico. Si nota l´incongruenza della proposta "teodem" e "teocon"?

Bisogna stare attenti. Ci sono due letture della Bibbia assai diverse, che portano a conclusioni opposte. Sto leggendo un bel libretto di Martin N. Dreher, un brasiliano della classe 45, pastore, dottore in Teologia e professore di storia. Il libro é intitolato "Bibbia" (Edizioni CEBI, 2006), e tratta delle diverse letture e interpretazioni della Bibbia nel corso della storia. A un certo punto cita un documento del 1513, conosciuto come "Requerimento" e diretto agli indios dell´America Centrale, che spiegava la Bibbia cosí (riassumendo): "Tutti discendiamo da Adamo ed Eva. Dopo quella prima coppia, la gente si disperse sulla terra in diverse direzioni. Allora Dio scelse un uomo di nome Pietro per fare da superiore a tutti, e determinó che tutti, di qualunque luogo, razza o religione, si sottomettessero a lui. Il successore di Pietro, che abitava a Roma, regaló le terre e isole degli indios al re di Spagna. Molta gente si sottomise, ricevette i missionari che insegnarono loro il vangelo, e divennero cristiani. Perció, in nome di Dio, del Papa e del Re di Spagna, invitiamo voi indigeni a sottomettervi. In caso contrario "vi assicuro - dice testualmente il documento - che con l´aiuto di Dio entreró contro di voi con potere, vi faró guerra da ogni parte e in ogni modo possibile, e vi sottometteró al giogo e all´obbedienza alla Chiesa e alle Loro Altezze, e prenderó le vostre persone e quelle delle vostre donne e figli e vi faró schiavi, e come tali disporró di voi come Sua Altezza comanderá, e prenderó i vostri beni e vi faró tutti i mali che potró".

Scrive Martin Dreher che nello stesso periodo Bartolomeu Las Casas, uno spagnolo che aveva partecipato all´invasione di Cuba, aveva 30 anni e possedeva una "encomienda". Ascoltando le denunce di un missionario contro i maltrattamenti agli indios, rinunció ai possedimenti e si fece prete. Constatava che la durezza della schiavitú a Cuba portava molti indios Tainos alla disperazione del suicidio e all´assassinio dei loro stessi figli. Si rese conto che giá nel 1508, dei 300 mila indios che vivevano ad Hispaniola (Cuba) nel 1492, ne erano rimasti solo 60 mila. Scrisse: "Cristo ha concesso agli apostoli solo la licenza e l´autoritá di predicare il Vangelo a quelli che volontariamente lo vogliono ascoltare, ma non quella di forzare o infliggere qualche male o cosa sgradita a quanti non lo volessero ascoltare". La sua lettura biblica era assai diversa da quella del "Requerimento", ed era ovviamente minoritaria. Ma fu quella che, alla fine, vinse. Morale della storia: lo Spirito guida i battezzati, e alla fine la veritá torna a galla.

Proprio la Pentecoste, la Festa della Santissima Trinitá e quella del Corpo di Cristo, sono la smentita del teorema paradossale che relativizza il vangelo e assolutizza l'istituzione ecclesiale. Con il battesimo noi siamo stati consacrati alla Trinitá: "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Siamo abitati dallo Spirito Santo, discepoli del Figlio, marcati dal "sigillo" del Padre, senza mediazioni. Bagnati in Cristo, siamo nuove creature. Sí, il cristiano é un sognatore, é questa la sua essenza. Come il suo Maestro Gesú Cristo: fedele al Padre fino alla morte di croce. Perché molti potranno anche pensare che i "buoni" sono eterni perdenti, ma noi crediamo che "chi perde la vita per amor mio la salverá". Qualsiasi religione puó fare da collante e da piedistallo al potere, ma la Chiesa no: diventerebbe scismatica, separata da Cristo. Il progetto di Gesú Cristo é il Regno di Dio, in cui tutti siamo uguali: "Lo Spirito assicura al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, eredi insieme a Cristo, poiché avendo partecipato alle sue sofferenze, parteciperemo anche alla sua gloria". (Romani, 8, 16-17).

6 giugno 2009

FESTA DEL RACCOLTO

La foto del giorno é rievocativa: preghiera comune nel corso di una occupazione di terra nel "lontano" 2001. In Goiás la lotta per la terra é stata sempre ispirata e sostenuta dalla fede nel Dio di Gesú Cristo che vuole pienezza di vita e dignitá per ogni essere umano, e ha creato la terra per la vita dei suoi figli e non per il potere e la speculazione di pochi.

In una giornata che per voi italiani é di grandi scelte - e speriamo non di grandi sconfitte a danno del vostro futuro - io vi pubblico un pó in fretta e furia una traduzione del manifesto della nostra prossima manifestazione-celebrazione. Me l´ha inviato direttamente l´autore. Rievoca un lungo percorso - in certo senso biblico - di lotte di liberazione di tutto un popolo. Ogni giorno dobbiamo scegliere se vivere di vita propria o andare a rimorchio. Se accettare la falsitá e l´ingiustizia o scommettere, a nostro rischio e pericolo, sulla vittoria della veritá e della giustizia - se pensare con la nostra testa o rinunciare, per calcolo o rassegnazione, alla prerogativa piú divina della nostra umanitá. E ogni giorno i cristiani - e le chiese - devono scegliere se salvare la propria vita strisciando davanti ai potenti o rischiarla e buttarla per seguire Gesú Cristo, testimoniarlo e annunciarlo. Lui che non si tiró mai indietro, e per questo é risorto.

A Festa da Colheita - CPT-GO - PUBLICADO EM Adital.com.br

C´é un tempo per ogni cosa: un tempo per piantare e un tempo per raccogliere (Ecclesiaste o Cohelet).

Il tempo é favorevole per celebrare la vita, festeggiare le conquiste, riscattare le esperienze delle organizzazioni e delle lotte popolari. É tempo di raccogliere e perseverare nella costruzione di un Altro Mondo Possibile.

La Festa del Raccolto dei frutti della terra e della vita é il momento di ricordare e commemorare tutto ció che é stato piantato e, oggi, puó essere raccolto. É necessario raccontare ai figli dei nostri figli che cosa é accaduto. Molte sementi sono state lanciate nella terra e nelle persone: la semente della lotta per la Riforma Agraria, della coscientizzazione ambientale, della lotta per i popoli dell´Amazzonia, della dignitá, della cittadinanza, del riso, del granturco, dei fagioli e della pace.


Festeggiare é segno di valorizzazione e condivisione delle esperienze delle comunitá rurali di piccoli agricoltori, da cui sbocciano e fioriscono progetti di speranza. Speranza di conquista di autonomia, sovranitá, cooperazione, rispetto per la natura e per la vita in pienezza. Viva il raccolto di tutti i frutti della terra e della vita!

La Diocesi di Goias con la sua attuazione pastorale coordinata da Dom Tomás fin dal 1968 e con la continuitá del lavoro garantita da Dom Eugenio, il nuovo vescovo, é diventata simbolo nazionale e internazionale di lotta per la Riforma Agraria.

Alleata dei contadini, la Chiesa di Goiás ha affrontato anche persecuzioni, poiché la sua parola era carica di profezia. Come era possibile tacere, se la parola dentro ardeva nel petto? Come non essere di sostegno a chi era sfruttato e sottomesso a una vita indegna? Non esisteva altra risposta se non quella di ri-trasmettere la Parola di Dio: "Ho visto l´oppressione del mio popolo, ho udito i suoi gemiti e sono sceso per liberarlo" (Esodo, 3).

Le lotte di posseiros, mezzadri e salariati, poco alla volta si fusero in una unica identitá con la storia di lotta e liberazione del popolo di Israele. In questo modo i contadini spezzarono le catene dell´ideologia latifondista e passarono a credere che la volontá di Dio era vederli con i loro diritti salvaguardati e la giustizia realizzata.

La lotta dei contadini del Córrego da Onça, a Itapuranga, che sfidó le oligarchie, e la creazione della tanto invocata opposizione sindacale, furono segno che i contadini si erano decisi ad organizzarsi per cambiare la traiettoria della loro storia. Ah! Come questi passi furono discussi, cantati, celebrati e pregati! E il Signore benediva il suo popolo e lo conduceva nella sua lotta per rompere l´oppressione.

Ma, con il giro di vite della dittatura militare e l´applicazione del modello "sviluppista", che forzó l´entrata del capitale nei campi cacciando milioni di contadini dalla terra e scombussolando l´economia e la cultura di questi eletti di Dio, la lotta per la conquista della terra diventó questione di vita per i lavoratori senza terra.

La conquista delle Fazendas Estiva e São João do Bugre, della Fazenda Mosquito e della Fazenda São Carlos, furono gesti di importanza storica che servirono come base per lanciare la vittoriosa lotta per la terra nel comune di Goiás e nella regione, poiché, qui, il volto geografico e culturale era il latifondo. Oggi il comune di Goiás e buona parte della regione sono ritagliati da insediamenti, che compongono la nuova fotografia geo-politico-culturale con 23 insediamenti (assentamentos), e pressapoco 1500 familie insediate.

I lavoratori hanno creato le proprie organizzazioni e hanno definito, come migliore cammino, la loro autonomia nei confronti della Commissione Pastorale della Terra (CPT) della Diocesi di Goiás e della loro stessa Chiesa. Questo modo di porsi dei Movimenti Contadini nella regione é stata salutare per tutti, principalmente per la CPT, che ha ripreso a impegnare i propri sforzi nell´animazione, formazione e articolazione dei contadini per aiutarli a rafforzare le loro organizzazioni e, tra l´altro, a far sorgere anche altre forme di organizzazione di questi stessi lavoratori.

Tutto questo percorso fatto dai campesinos ha conosciuto molte sofferenze e perdite. Ci furono assassinii di lavoratori, torture, persecuzioni.... La Chiesa di Goiás soffrí nei suoi stessi occhi una ferita provocata da spari di un fucile. Ma la fede in Gesú, il Cristo, impose la certezza che le piaghe non cancellano la luce della risurrezione né quella della conquista dei lavoratori dei campi.

Il movimento politico ed economico attuale presenta nuove sfide a ridefinizioni di strategie di azione in questo cammino profetico della CPT, e questo, sicuramente, sará oggetto di profonda riflessione e deliberazione in questo grande incontro.

É con questa speranza, con questa certezza, con questa fede, che la CPT e la Chiesa di Goiás, con i cuori aperti, invita tutti i contadini, le contadine e quelli che si stanno impegnando nella lotta per la Riforma Agraria, a partecipare alla VI Festa del Raccolto. Questo evento si realizzerá il 13 giugno 2009, nell´Assentamento (insediamento, ndt) Ferreirinha, intitolato a Dom Tomás Balduino, nel Comune di Cittá di Goiás. É la prima volta che una Festa del Raccolto é celebrata dentro a un insediamento della Riforma Agraria. Sará una grande festa con la partecipazione delle familie insediate e dei lavoratori dell´agricoltura familiare organizzati della regione. Scambio di informazioni sulla produzione di sementi e la questione dei transgenici. Momento di riflessione sulla politica agricola e agraria nazionale. Presentazioni culturali e, soprattutto, riscatto della produzione familiare come alternativa alla produzione dell´agro-business.

[Questo testo fa parte del documento ‘Valorização da Agricultura Familiar na Região de Goiás - VI Festa da Colheita’, inviato da Aguinel Lourenço, Coordinatore della CPT Diocesana e Coordinatore della VI Festa da Colheita]

2 giugno 2009

SERVE UNA CONFERENZA ONU?

Fino a trent´anni fa, gran parte della vita sociale di Itaberaí si svolgeva in questa piazza (vedi foto) e intorno. É chiamata "piazza della fonte luminosa". A due passi ci sono le banche e c´era una volta il cinema-teatro, centro della cultura itaberina: films western all´italiana ma anche esibizione di gruppi teatrali locali, show dei cantanti e comici piú popolari, festival della canzone in cui gareggiavano gli studenti e studentesse del paese. Oggi il cinema é diventato un supermercato. La sera del sabato e della domenica, magari dopo il film o la messa, i ragazzi sedevano o si riunivano in gruppi attorno alla fonte, che lanciava verso il cielo zampilli di vivaci colori. Le ragazze passeggiavano attorno, sul marciapiede della piazza, come se fosse una passerella. Era un rito. Mi riferisco ai giovani di classe media, naturalmente. Quelli di periferia non osavano arrivare fin qui: erano "descamisados".

C´erano anche allora le periferie, raggruppate in "bairros" e assai piú povere di adesso. Il quartiere di Catarrão era di capanne. Quello di Sant´Antonio era formato di casette di terra seccata al sole (adobe), che spesso, quando cominciavano le pioggie, si scioglievano come zollette di zucchero. Ricordo che nel 1970 facemmo una campagna contro la verminosi: la percentuale di contaminati da vermi intestinali superava il 90 per cento. Facemmo anche una campagna per promuovere la produzione di ortaggi, quasi del tutto assenti dalla dieta quotidiana del tempo. La situazione é cambiata come dalla notte al giorno. Adesso anche nei quartieri piú poveri c´é scuola, centro sportivo, luce elettrica, telefono, TV, la lavatrice, la motocicletta e spesso anche l´automobile. Per non dire altro. Quando si parla delle tante contraddizioni del nostro "progresso" bisogna tener conto di quanto la vita della maggior parte della gente sia migliorata! Peró sono tanti anche i veleni che minacciano di azzerare i vantaggi. Ne sapete qualcosa pure voi, in Europa e in Italia.

Non per niente il modello di sviluppo é andato in crisi. Il passato é ormai passato, la macchina dell´economia di mercato viaggia a velocitá folle, e se non ci si mette d´accordo sulle regole di guida potrá travolgere tutti. Dal 24 al 26 giugno prossimo, a New York, ci sará una Conferenza dell´Onu sulla crisi economica mondiale. É una riunione virtualmente importante, anche se potrá diventare un fiasco come spesso accade. Sappiamo bene quanti sono quelli che, dell´ONU, se ne fanno un baffo! C´é perfino chi é convinto che la crisi economica sia, piú che altro, una questione psicologica. Se fossimo ottimisti - dicono - la crisi svanirebbe. (No comment). Barbara Spinelli, in un editoriale del giornale La Stampa di domenica scorsa, faceva notare che "il mondo è cambiato". La giornalista afferma che abbiamo attraversato un´epoca di "vacuità della politica: il mercato la scavalcava impunemente, ignorando ogni regola; l’imprenditore-speculatore sembrava più lungimirante e realista del politico di professione. Il liberalismo dogmatico regnò per decenni. (....) Ma questo mondo giace oggi davanti a noi, squassato dalla crisi divampata nel 2008. La regola e la norma tornano a essere importanti, il realismo dei boss della finanza è screditato, la domanda di politica cresce".

Non so fino a che punto, in Italia e in Europa, ció che afferma Barbara Spinelli sia sentito e possa essere constatato. Sicuramente é molto chiaro che il mondo, anche davanti alla crisi, continua diviso nelle opinioni e nelle intenzioni. Ci sono quelli che vogliono uscire dalla crisi senza fare cambiamenti sostanziali: sono convinti che il mondo andava bene cosí com´era, e che la crisi é solo un incidente di percorso. Altri, al contrario, pensano che la crisi sia prodotta dalle radici marce dello stesso sistema economico e politico, e che per superarla siano necessarie chirurgie e riforme molto profonde. La spaccatura é trasversale. Io sono un povero bartimeo incompetente in questa materia, ma da ció che leggo e dalle corrispondenze ho notizia di organizzazioni che, anche in Italia e in Europa, affrontano la crisi come una opportunitá di cambiamento e stanno studiando proposte e percorsi concreti per correggere le aberrazioni dell´economia globalizzata. Se la gente fosse coesa e gli uni si addossassero i dolori degli altri, se cercassimo insieme il bene comune (come suggeriscono generosamente il papa e Napolitano, e io mi unisco al loro monito), sarebbe tutto risolto. Ma se i piú forti riusciranno a restaurare lo "status quo", i problemi di fondo rimarranno e si aggraveranno. Prima o poi dovremo pagare i danni.

Da questa parte dell´oceano questo secondo modo di sentire é assai diffuso. Le esternazioni di centinaia di politici, di organizzazioni cattoliche e di movimenti popolari lo manifestano. La crisi tartassa le fasce piú deboli della societá, ma nello stesso tempo fa nascere anche speranze. Per molti, essa é una opportunitá di cambiamenti radicali. A questo proposito il teologo Leonardo Boff, che recentemente ha scritto un libro intitolato "Ecologia, Mundialização e Espiritualidade", (editora Record, 2009), scrive su Adital: "192 capi di Stato o di governo sono convocati a Nuova York dall´ONU per discutere la crisi economico-finanziaria e il suo impatto sui diversi paesi, specialmente quelli poveri. Per preparare questa Assemblea, il Presidente Miguel D´Escoto ha creato una Commissione per la Riforma del Sistema Finanziario e Monetario Internazionale, costituita da 20 celebritá dell´economia e della politica, e coordinata dal premio Nobel dell´economia Joseph Stiglitz".

"I risultati della commissione - afferma Boff - sono giá stati consegnati, e si conoscono piú o meno i contenuti principali. Come segnale etico e umanistico, la Commissione suggerisce una Dichiarazione Universale del Bene Comune dell´umanitá e della Terra, che dovrebbe ispirare le nuove misure concrete: compito difficile, sostiene Boff, perché in questo campo non esiste nessuna tradizione giuridica e sociale. In seguito, raccomanda la creazione di un Consiglio Mondiale di Coordinamento Economico, parallelo al Consiglio di Sicurezza, suddiviso in due autoritá mondiali: una per il regolamento finanziario e l´altra per la concorrenza in economia. Suggerisce poi una riforma delle istituzioni di Bretton Woods (FMI e Banca Mondiale) e una regionalizzazione degli istituti finanziari che sostengono i processi di sviluppo. Chiede, inoltre, che una volta all´anno i capi di stato o di governo di tutto il mondo si incontrino per discutere lo stato della Terra e dell´Umanitá per prendere misure collettive".

"Il grande timore" - scrive ancora Leonardo Boff - "é che questa riunione mondiale sia svuotata dalle pressioni dei principali membri del G20, inviando solo rappresentanti diplomatici o ministri. Dietro tali pressioni ci sono le due modalitá diverse di affrontare la crisi attuale.

Una é quella del G-20 che si é riunito a Londra in aprile. Fondamentalmente si propone di salvare il sistema economico-finanziario imperante affinché, in fondo, tutto torni a funzionare come prima, con certi controlli ma con livelli ragionevoli di crescita, pur sacrificando l´equilibrio della Terra e perpetuando lo scandaloso fosso tra ricchi e poveri. Il proposito é lo stesso: come guadagnare di piú col minimo di investimento, competendo sul mercato e considerando lo stress della natura e la povertá come fatti esterni. L´altra, é quella dei gruppi altero-mondisti, presenti in tutti gli strati sociali del mondo e, in parte, fatta propria dalla Commissione ONU. Si tratta di situare la crisi economica nell´insieme delle altre crisi: quella energetica, quella alimentare, quella del riscaldamento globale, quella dell´insostentabilitá del pianeta (abbiamo oltrepassato del 40% la capacitá di riposizione delle risorse naturali), e quella sociale e umanitaria (quasi un miliardo di persone sotto la linea della povertá). Piú che di salvare il sistema si tratta di salvare l´umanitá, la vita minacciata e il pianeta in stato caotico. Il problema é garantire il benessere in armonia con gli altri e con la natura, producendo secondo i suoi cicli, con equitá sociale e con solidarietá generazionale".

Ancora su questo tema, vi segnalo una lettera firmata da una moltitudine di movimenti e commissioni latino-americane, riunite sotto la sigla jubileosur@wamani.apc.org , che si dirige ai capi di Stato e ai governi del Continente Latino-Americano e dei Caraibi in questi termini: "Ci rivolgiamo a voi, signore e signori, per insistere che diate a questa Conferenza la prioritá che essa merita e che partecipiate nella qualitá di Capi di Stato, portando con voi una delegazione di alto livello, compresa la partecipazione dei diversi ministeri coinvolti e le organizzazioni e movimenti della societá civile relativi all´impatto e alla costruzione di alternative di fronte alla crisi".

"La vostra presenza e la partecipazione attiva dei governi a questa Conferenza, che riunirá tutti i paesi integranti le Nazioni Unite - il "G192" -, sono necessarie affinché si trovino risposte urgenti, contundenti e coerenti davanti alla gravitá della crisi del sistema globale che l´umanitá affronta in questo momento. Una crisi scatenata al centro del sistema del potere economico e politico, il cui modello insostenibili e irresponsabile di consumo e di produzione continua ad afissiare l´intero pianeta, rendendo ogni giorno piú profonda la crisi sociale, climatica, alimentare ed energetica, con conseguenze incerte per milioni di persone, per la natura e per la vita stessa".

"Le risposte indicate fin´ora da gruppi escludenti, come il G7 e il G20, e dagli stessi Istituti Finanziari privati, statali o multilaterali, la cui responsabilitá nella generazione di questa crisi é flagrante e tuttavia impune, va nella direzione di salvare il sistema scaricando l´onere sugli stessi popoli e paesi che, da molto tempo, abbiamo visto pagare i costi della sua espansione. Per giungere a soluzioni globali, sono necessarie forza e legittimitá, raggiungibili solo con la partecipazione globale e con il rispetto della parola di tutti i paesi, in uguaglianza di condizioni. Per questo, questa Conferenza é importante in questo momento, affinché l´insieme della comunitá internazionale, attraverso l´ONU - i gioverni e noi, i popoli - possiamo occupare il posto che ci spetta, mettendoci d´accordo su risposte immediate che proteggano i diritti umani e ambientali contro un maggiore deterioramento; e che conducano, a media scadenza, alla costruzione di un nuovo paradigma di relazioni socio-economiche, finanziarie e ambientale, in ambito mondiale". (Pubblicato in lingua spagnola e portoghese nel sito www.adital.com.br )