23 maggio 2013

UNITÁ DEI CRISTIANI: COME?

La foto é Marco Lanzoni, design - Modenese in visita a casa mia.
Brutta notizia per quelli che lo conoscono: la settimana scorsa Nello Bononi, novantenne, abitante a Itapuranga, mentre andava in bicicletta é stato investito da un motorino guidato da una ragazza. Impatto non molto forte, che lui sul momento ha preso come cosa banale. Non sentiva molto dolore. Condotto all´ospedale, ai primi esami non risultava nessuna frattura. Non ha voluto assolutamente rimanere in ospedale per l´accompagnamento medico. In seguito, peró, ha accusato un forte dolore alla schiena, con difficoltá perfino di alzarsi a sedere sul letto. Io l´ho visitato venerdí sera, ho portato una pizza e una lattina di birra per mangiare insieme, e l´ho trovato assolutamente lucido ma molto dolorante. Lo assisteva la figlia. In seguito mi hanno telefonato per dirmi che un medico nostro amico lo ha visitato, gli ha dato un sedativo e l´ha portato all´ospedale per altri esami. É risultato che ha una frattura alla colonna vertebrale, che in condizioni normali sarebbe operabile e guarirebbe, ma il chirurgo dice che a quell´etá l´operazione é troppo rischiosa. Senza la chirurgia, secondo i medici non potrá mai piú alzarsi e camminare. L´Associazione di San Vincenzo di Itapuranga si é messa a disposizione per ricoverarlo nel proprio istituto, dargli assistenza e permettere anche l´accesso della figlia per la dovuta assistenza. PS – Mi informano ora che un altro medico, chiamato dalla San Vincenzo, ha esaminato le lastre e non ha riscontrato fratture alla colonna.
Domenica scorsa era Pentecoste, una festa fondamentale per i credenti in Cristo. Abbiamo celebrato con un triduo la settimana di preghiera per l´unitá dei cristiani. Nelle letture della messa c´é il racconto dello Spirito Santo che scende sugli apostoli, poi il brano del Vangelo di Gesú che raccomanda la pratica del perdono, e quella di San Paolo che insiste sull´unitá: i credenti in Gesú Cristo formano un solo Corpo con molte membra e doni diversificati. É molto complicato per tutti vivere in questo spirito. La nostra epoca é imbevuta di individualismo, particolarismo e spirito di competizione. Tra gli evangelici, giá da molti anni, hanno preso il sopravvento i gruppi pentecostali che si chiudono in sé stessi e guardano i cattolici come avversari. Tra noi cattolici l´atteggiamento piú comune é ancora di accogliere e trattare come fratelli di fede, pur rispettando le differenze e non rinunciando al proprio modo di essere. Ma, in genere, la fiducia nell´ecumenismo é molto scarsa, e l´ostilitá é forte soprattutto perché gli evangelici rompono i rapporti familiari mettono in difficoltá genitori o fratelli cattolici. Come a Retiro, dove la gente presente a messa mi ha detto con un accento triste: “Siamo rimasti solo in sei o sette famiglie cattoliche. Gli altri o sono cattolici indifferenti o evangelici. Noi, quando ci invitavano al culto, ci andavamo, ma loro no. Cosí abbiamo smesso anche noi”.
Inoltre, si afferma sempre di piú il movimento carismatico cattolico, che si propone come antagonista dei pentecostali imitando il loro tipo di proselitismo, e di spirito ecumenico ha ben poco o niente. Il loro stile é parlare con esaltazione, come posseduti dallo Spirito Santo. Lo chiamano: “Parlare con unzione!”. Ha un piano pastorale proprio, che spesso si impone nella parrocchia come se fosse una “parrocchia parallela”. I loro cori, con gli amplificatori sempre alla massima potenza, devono provocare uno stato di estasi nei presenti e scuotere il quartiere. I discorsi devono essere gridati ed eccitanti. Usano continuamente parole come “entusiasmo, vittoria, gloria”. Non c´é bisogno di ragionare, ma vibrare, lasciarsi pervedere dalle emozioni, aderire. Con questo sistema riescono a far cambiare vita ad alcuni giovani e a dare loro uno scopo nella vita, togliendoli dal pantano. Ma per loro le nostre celebrazioni sono spente, tiepide e prive di gioia. Qualche volta sará anche vero, ma temo che confondano gioia con rumore. Non riconoscono la felicitá del riflettere in silenzio, parlare pacatamente, discorrere di Vangelo usando il cervello. Ma che si puó fare? Se vogliamo essere ecumenici, dobbiamo esserlo per forza anche con questi fratelli che sono cattolici come noi.
I carismatici piacciono a molti: fanno tendenza. Anche se non li seguono in tutto, vanno ai loro raduni di tanti in tanto e li imitano, in parte, negli incontri e celebrazioni normali. Altri, invece, li sopportano malvolentieri perché si sentono “trattati come bambini”. Parlando con giovani carismatici (e anche non piú giovani) mi é sembrato di capire che hanno molta paura di questo mondo. Sono ossessionati dalla potenza della droga, dell´alcool, del sessualismo: per loro é tutto o niente. “Guai a toccare una lattina di birra: é l´inizio, poi si scivola nell´abisso”. Per sfuggire a questo, hanno bisogno dell´infatuazione del contrario. C´é anche da dire che le persone hanno la loro vita e storia spirituale, per cui anche facendo parte di un movimento non sono mai completamente omologate ed é una ricchezza da condividere.
I carismatici, col loro entusiasmo, rivolgono tutta la loro fede verso il cielo. Forse é anche una reazione alla fase precendente, in cui i movimenti popolari a volte si occupavano della societá e della politica trascurando la mistica. Sotto questo aspetto, forse sono un buon segnale anche per la Chiesa: meglio fissarsi sul cielo che sul proprio ombelico. La terra senza il cielo non avanza verso la sua pienezza, ma sprofonda nell´abisso del consumismo insensato. Peró guardiamo il cielo per trarne la luce per illuminare e costruire la terra. Lo Spirito Santo fu inviato agli apostoli perché portassero a tutta la terra la Buona Notizia di un mondo nuovo. “Tuttavia, la speranza cristiana consiste precisamente nel cercare e sperare la pienezza totale di questa terra. Credere nel cielo é cercare di essere fedeli a questa terra fino all´ultimo, senza defraudare né disperare di nessuna aspirazione veramente umana” (J. Antonio Pagola, Il cammino aperto da Gesú).

10 maggio 2013

COME RINNOVARE LA CHIESA?

Scrivo dopo aver celebrato l´apertura della novena di Santa Rita, nel villaggio di Santa Rita. Ho visto gente serena. La prima sera prevale la gente che cerca Dio piú che i divertimenti, il mangiare e il bere. Poi, man mano, aumentano le bancherelle e il chiasso intorno alla chiesina dá alla festa della patrona un carattere piú mondano: tutto il mondo é paese! Abbiamo un bel mese di maggio. Autunno, ma anche un miscuglio di stagioni, con le mattinate a 16 gradi e i pomeriggi caldi. Niente piú pioggie. Alcune nubi appaiono solo verso sera, per indicare la direzione del vento. La paineira, che é il nostro baobab brasiliano, fiorisce. Le colline sono ancora verdi, ma l´erba dei prati va in semente e poco alla volta ingiallisce. Alcuni hanno raccolto il granoturco e l´hanno giá piantato di nuovo, affidandosi all´irrigazione o a qualche santo in paradiso. Si nota anche qui qualche sintomo ci cambiamento del clima, ma il ciclo della natura funziona ancora. Terremoti e tornados, che stanno sconquassando le primavere dell´Emilia Romagna, non sembrano avere intenzione di tormentarci. Andiamo bene, insomma: e il paesaggio di Goiás é ancora piú bello in questo inizio di “secca”, perché la luminositá del giorno aumenta notevolmente. Per questo vi metto quí qualche foto aggiornata.
Voi invece, nonostante il tornado, avete la fioritura e la primavera in pieno. Un pó di primavera, qualche segno di rinnovamento, arriva anche da Roma. Lo stile di papa Francesco piace ed entusiasma quasi tutti. Stimola le speranze. I vescovi brasiliani rilanciano il rinnovamento della parrocchia e della pastorale (da quanti anni e quante volte le stanno rilanciando?). I teologi sperano di vedere riforme importanti soprattutto nella collegialitá e il “recuperare la libertá e creativitá della teologia” (Andrés Queiruga). In effetti le riforme piú importanti sono giá state fatte da un pezzo, almeno sulla carta. La visione di Chiesa-Popolo di Dio, la collegialitá, la povertá, la centralitá della Parola di Dio, eccetera. Hanno trovato forti venti contrari, ma nelle comunitá é cresciuta una nuova mentalitá e nuove maniere di vivere la fede.
La settimana prossima é dedicata alla preghiera per l´Unitá dei cristiani. Questa usanza é nata cento anni fa. Come scrive Marcelo Barros nel suo blog, non ci é dato misurare quanti risultati ha dato fin´ora, solo Dio possiede lo strumento di misura. Nelle parrocchie l´ecumenismo é ignorato e c´é, invece, molta competizione. Questa sarebbe una riforma da fare, e che dipende piú da noi che dal papa: almeno cercare di conoscersi meglio. Quí da noi c´é una trentina di chiese: con le ultime arrivate il dialogo é praticamente impossibile, anche perché i loro adepti sono in gran parte ex-cattolici (almeno di nome), che si considerano convertiti e credono di avere abbandonato l´errore. Si fanno celebrazione dette “ecumeniche”, nelle feste di anniversario o di consegna dei diplomi, per fare un piacere a gruppi di universitari o famiglie di diverse appartenenze. In realtá sono cerimonie decorative. Di ecumenico c´é ben poco: ogni pastore o prete fa la sua lettura biblica e il suo discorsino, e il rito e programmato da un cerimoniere contrattato dalla famiglia o dalla classe.
Se ci sono tante resistenze e insensibilitá, come si fa a rinnovare la Chiesa? “Il rinnovamento della Chiesa esige da noi, oggi, di smettere di essere comunitá formate in maggioranza da “adepti” e diventare comunitá di “discepoli” e “seguaci” di Gesú. Abbiamo bisogno di questo per imparare a vivere identificati con il suo progetto, meno schiavi di un passato non sempre fedele al Vangelo e piú liberi da paure e servitú che possono impedirci di ascoltare la chiamata alla conversione” (José Antonio Pagola, Il cammino aperto da Gesú”. Noi in Diocesi abbiamo giá pronto da un pezzo il piano pastorale in sintonia coi programmi di rinnovamento proposti dal Concilio, da Medellin, Puebla, eccetera. Ma prima dei piani pastorali, é importante questa conversione, ed é forse questo il cammino che il nuovo Papa vuole indicare coi sui gesti e segni.
La visita a una favela e al santuario de N. S. Aparecida sono gli eventi principali previsti durante la visita del papa Francesco al Brasile, dal 22 al 29 luglio, in occasione della Giornata Mondiale dela Gioventú a Río de Janeiro. Inoltre visiterá una favela (la famosa Varginha, una delle piú pericolose di Rio), si riunirá con dirigenti impresariali, pranzerá con giovani e si incontrerá con un gruppo di carcerati. Conforterá i malati di aids, celebrerá una messa di moltitudine (sono attesi diversi milioni di giovani) nel "Campus Fidei" di Guaratiba, fará la Via Crucis a Copacabana e pregherá davanti alla vergine di Aparecida, patrona del Brasile. Fará una visita di cortesia alla presidente Dilma nel Palazzo di Guanabara, a Rio. Questo é quanto ha comunicato l´ufficio stampa del Vaticano (fonte Religión digital).