18 gennaio 2015

TUTTO FINISCE E RICOMINCIA

Ho ricevuto ieri sera la notizia che l´Arcivescovo è stato ricoverato per gravi complicazioni. Sono in comunione con la preghiera.
Foto: alcune immagini della festa di São Sebastião a Itaberaí.
Anno nuovo vita nuova. Noi abbiamo preso questo proverbio alla lettera: a Itaberaí cambia tutto. Ci prepariamo a lasciare il nostro posto e ricominciare da capo altrove. Padre Severino e Padre Luís hanno giá messo i libri e le loro cose negli scatoloni, e li hanno portati a Ceres. Il 29 gennaio faremo un bel pranzo insieme e nel pomeriggio essi partiranno definitivamente con le loro valigie. Ormai la parrocchia di Ceres è l´argomento delle loro conversazioni. Mi fa un pó tristezza vedere le stanze che si vuotano e sentire la separazione che si avvicina, ma è una tristezza mescolata alla gioia del rinnovamento, di cominciare qualcosa di nuovo. Siamo missionari: tutto è transitorio e lo siamo anche noi. Pure io faró le valigie per tornare a Modena. Mi propongo di passare la mia terza giovinezza dove e con chi ho vissuto la prima. Spero che mi facciano fare qualcosa di buono al servizio del Vangelo e proporzionato alla fragilitá della mia etá! Chissá cosa ci riserva il futuro! Io ho aperto gli occhi in mezzo a una guerra, spero di non chiuderli in mezzo ad un´altra! Per il Brasile conserveró sempre un sentimento di immensa gratitudine per ció che mi ha dato e insegnato: tantissimo, anche in questi ultimi otto anni cosí ricchi di soddisfazioni! Queste comunitá sono perle preziose.
La midia mondiale ci ha riempito la settimana con quell´orribile strage al giornale Charlie di Parigi. In Brasile tutti condividono in pieno l´esecrazione degli omicidi a sangue freddo e sentono pietá per le vittime. Nulla giustifica il massacro. Ma pochi condividono che Charlie sia la bandiera della libertá di espressione e di stampa o della laicitá dello Stato. Molti hanno annunciato: “Io non sono Charlie”. Non ho mai letto quel giornale, quindi non ho una opinione approfondita: superficialmente sono d´accordo con loro. La satira è molto divertente quando colpisce gli altri. Mi dicono: “Pensi un pó, se noi cominciassimo a sfottere gli indios, i neri, i culti candomblé e macumba, gli spiritisti. Oppure se ognuna delle centinaia di Chiese pubblicasse battute offensive contro le altre. Sarebbe una guerra, un inferno”! La legge brasiliana prevede il carcere per chi offende e diffonde pubblicamente pregiudizi di razza, cultura e religione. Alcuni anni fa un pastore prese a calci, in TV, una statua della Madonna e ne seguí una polemica nazionale. Forse, peró, dietro l´attentato di Parigi ci sono trame ben piú losche che mirano a rafforzare gli estremismi e giustificare le armi e le guerre. Mentre l´Europa agnostica si riaggregava attorno a Charlie, in Africa facevano un massacro di migliaia di cristiani di ogni confessione. Che mondo!
Intanto celebriamo la novena e la sagra del patrono San Sebastiano. È cominciata il 9 e si concluderá questa sera 18 con la processione. Nelle messe trattiamo i temi della Campagna della Fraternitá di quest´anno. Titolo: Chiesa, societá e fraternitá. Motto: “Sono venuto per servire” (dal Vangelo). Come prima lettura, ogni sera, invece della Bibbia c´é un brano della “Evangelii Gaudium” di Francesco, il vescovo di Roma. Sono argomenti forti. La partecipazione è una marea di gente: moltissimi giovani. Si avvicendano a celebrare i preti della diocesi, ogni sera è uno diverso. Io ho presieduto domenica scorsa. Ho visto davanti a me tutti i banchi pieni e fino a metá chiesa persone in piedi: si puó calcolare duemila persone, perché solo i posti a sedere sono 970. Il meglio della festa è che tra equipes di liturgia, cantori, ministri della comunione, incaricati delle collette e decime, negli stand gastronomici e leilão, ci sono almeno 500 persone in piena attivitá per tutti i dieci giorni consecutivi. È la Chiesa popolo-di-Dio che cresce: non perfetta certo, ma molto felice di servire.
La nuova chiesa di San Sebastiano (è soltanto ristrutturata ma praticamente rifatta), in questa occasione si è rivelata davvero bellissima. Ha funzionato pure l´impianto sonoro! Padre Severino ha fatto il miracolo e rimarrá nella storia di Itaberaí. Hanno scelto materiali di prima qualitá, le vetrate con la via crucis a colori, decorazioni molto eleganti. I dipinti (in affresco) sono ispirati all´Apocalisse: segno dei tempi? L´Apocalisse mi fa pensare a veritá criptate, che non si possono dichiarare apertamente raccontando i fatti a cui si riferiscono. Infatti non c´è nulla della storia recente di Itaberaí: le lotte dei lavoratori, le comunitá ecclesiali di base, l´impegno sociale e politico, le manifestazioni, le violenze e i martiri. È tutto criptato in un dipinto sull´abside, che rappresenta 24 persone vestite di bianco che camminano verso l´Agnello. “Hanno lavato le loro vesti nel sangue dell´Agnello” racconta il sognatore dell´Apocalisse: inventando uno strano contrasto con la realtá, perché di solito il sangue non imbianca ma tinge.
A proposito, la Commissione Episcopale brasiliana che ha preparato il materiale della Campagna della Fraternitá, quest´anno ha fatto un bellissimo lavoro. Ci ha mandato 7 video molto belli, uno per ogni domenica di quaresima, sulle sfide e gli obiettivi della Campagna. Io li ho visti, perché devo prepararne la presentazione nella prossima assemblea parrocchiale, in febbraio. Mi hanno emozionato. Si sente una Chiesa che vuole aiutare a costruire una societá giusta e fraterna. Sembra, tuttavia, un´impresa impossibile: le potenze di questo mondo non vogliono una societá cosí, e hanno i mezzi (denaro, armi, potere, midia) per impedirla. Sanno anche su che cosa fare leva: sull´egoismo che è ancora dentro di noi. Non siamo abbastanza decisi. Siamo incoerenti. Pensando a questo, io mi ripeto spesso: “Se tu fossi stato coerente con ció che credi e vuoi, non saresti arrivato a questa etá vivo e senza lesioni fisiche”. Di fatto c´è tanta gente che va dietro a Gesú proprio per non avvilirsi in un mondo che segue per una brutta strada.
Papa Francesco ripete: “Tornare all´essenziale del Vangelo”. L´essenziale del Vangelo è il Regno di Dio. Le prime parole di Gesú furono: “Il Regno di Dio è vicino, è qui in mezzo a voi, tra di voi”. E poi spiegó: “Se vi dicono che il Regno dei cieli è quí o lá, non credete loro”. Il Regno non è un luogo. È un modo di sentire e di vivere, è un modo di comportarci tra di noi. È l´amore, la fraternitá. A Itaberaí non è mai stato annunciato il Vangelo con tanta forza come in questi ultimi anni, e non avevo mai visto tanta gente capirlo bene come ora. Tuttavia c´è ancora tanta strada da fare. “Ci sono molte religioni, molte chiese, molta religione e culto, ma poca fede” – afferma un mio collega. “Il Regno di Dio è giá tra noi quando marito e moglie, genitori e figli, ricchi e poveri, gente istruita e persone prive di istruzione, bianchi e neri, autoritá e cittadini, Chiesa e Chiese, religioni diverse, clero e fedeli….eccetera, riescono a parlarsi con amore abbattendo i muri di egoismo e pregiudizio che li separano. ”.

3 gennaio 2015

CON GLI AUGURI DI BUON ANNO

L´inizio di un nuovo anno ispira e provoca ogni volta sensazioni diverse: per esempio, l´immagine del tempo che scorre come l´acqua di un fiume, e non ritorna mai piú. La vita presente è effimera. Avvenimenti lieti e gioie che durano alcuni istanti e fuggono, talvolta diventando ricordi indimenticabili. Dolori, delusioni, difficoltá che ci lasciano la soddisfazione di averli superati, di essere ancora in piedi e piú forti di prima, oppure di avere imparato qualcosa. Il futuro, per noi, è inesistente: ma è anche un progetto, una utopia che volentieri portiamo con noi, perché dá senso alla nostra vita. Noi siamo piccolissimi se ci confrontiamo con il fenomeno dell´esistenza: siamo arrivati, dicono, dopo 14 miliardi e mezzo di anni dallo spuntare dell´Universo creato, come microbi quasi impercettibili nell´immensitá dello spazio e prigionieri del tempo. Ogni volta che mi soffermo e prendo le distanze per pensare come dall´esterno a questo fenomeno nel suo insieme, rimango confuso e sbalordito che dentro di noi ci sia una coscienza e un progetto al quale possiamo cooperare. Ma cosí é. Anche quest´anno, poco prima di entrare in un nuovo ciclo dei 365 giorni del sole, la liturgia cristiana ci ha ricordato che la Luce si è fatta carne ed è venuta ad abitare tra noi.
Il Giusto è piovuto dal cielo, per condurci a riscattare la dignitá di ogni essere umano Figlio di Dio, a fare regnare Dio in questo mondo; a soccorrerci e farci soccorrere gli smarriti nelle tenebre. I primi ad arrivare accanto a Gesú Bambino furono i piú umili, i pastori. È appena un suggerimento, ma chiaro e lampante, incontestabile: ci dice che non usciremo dalle tragiche crisi economiche e morali della nostra storia anche attuale seguendo i criteri e i percorsi del mondo. Per questa via i disastri sono inevitabili. Le letture del primo gennaio ci hanno detto: “Siate una benedizione per tutti coloro che incontrate sul vostro cammino”. Abbiamo un progetto che è una utopia, un grande poema per l´anno 2015. L´anno scorso solo la guerra di Siria ha ucciso 70 mila persone. La pace del Brasile ha ucciso 40 mila persone con armi da fuoco, e compiuto 70 mila stupri. Molte migliaia di persone sono morte nelle file degli ospedali per mancanza di cure e i deputati si sono aumentati lo stipendio. Miliardi di dollari sono stati guadagnati dall´esportazione di commodities: ma ampliando l´aggressione ambientale con l´agrobusiness, e di questo lucro accumulato molto poco sará distribuito per migliorare la qualitá di vita dei cittadini. Di buio, e di giustizia e pace da costruire ce n´è ancora tanta. Tuttavia in questo cielo grigio c´è sempre qualche squarcio di azzurro e qualche fascio di luce.
Anche papa Francesco scrive che nessuna interpretazione ecclesiale o ecclesiastica si puó permettere di indebolire o relativizzare il messaggio chiaro, diretto, semplice ed eloquente del Vangelo. Evangelii Gaudium, 191 e 192: “In ogni luogo e circostanza i cristiani, incoraggiati dai loro Pastori, sono chiamati ad ascoltare il grido dei poveri, come hanno affermato così bene i Vescovi del Brasile: « Desideriamo assumere, ogni giorno, le gioie e le speranze, le angosce e le tristezze del popolo brasiliano, specialmente delle popolazioni delle periferie urbane e delle zone rurali – senza terra, senza tetto, senza pane, senza salute – violate nei loro diritti. Vedendo le loro miserie, ascoltando le loro grida e conoscendo la loro sofferenza, ci scandalizza il fatto di sapere che esiste cibo sufficiente per tutti e che la fame si deve alla cattiva distribuzione dei beni e del reddito. Il problema si aggrava con la pratica generalizzata dello spreco ». “Desideriamo però ancora di più, il nostro sogno vola più alto. Non parliamo solamente di assicurare a tutti il cibo, o un « decoroso sostentamento », ma che possano avere « prosperità nei suoi molteplici aspetti ». “Questo implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria, e specialmente lavoro, perché nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l’accesso adeguato agli altri beni che sono destinati all’uso comune”.
Alcuni criticano il papa perché, dicono, non sembra un papa. Di fatto l´argentino ha un altro stile. Di solito i papi erano criticati per assomigliare troppo poco a Gesú e ai primi apostoli. Con Francesco accade il contrario, quindi la critica puó anche essere intesa come un elogio.
Sono tornato dopo tanti anni a Rio ad accompagnare una coppia di miei ex-parrocchiani di montagna. A Un taxista di Rio di Janeiro mi ha insegnato, mentre affrontava il traffico caotico di Rio a fine anno, e tra una risata e l´altra, come fare per non lasciarci mai stressare: “Bisogna che cambiamo la nostra mente: invece di pensare per conto nostro, dobbiamo pensare come Dio, amare ció che Dio ama e non dare valore alle cose a cui Dio non dá valore. Quando perdiamo o non riusciamo ad ottenere una cosa che per Dio non vale niente, dobbiamo fare una bella risata, non arrabbiarci. Perfino del dolore possiamo ridere, sapendo che stiamo con Lui e Lui sta vicino a noi”. In effetti, molto di ció per cui lottiamo e ci affanniamo nel vita non ha nessun valore: il valore è nella vita in sé. Nell´amare ed essere amati. Nel camminare verso il Regno di Dio e lavorare perché Dio regni nel mondo.