30 gennaio 2010

INCONTRO DEL CUM - E POI LULA

Le foto: 1)la rodovia; 2) Il Rio Araguaia accanto alla nostra sede (quí il fiume é piccolo, perché é all´inizio del suo percorso). 3) Il gruppo dei missionari (manca qualcuno, peró Maurizio c´é tutto).

A Modena abbiamo, dunque, un nuovo vescovo: Mons. Antonio Lanfranchi, che viene da Cesena. Siamo contenti. É anche un vescovo-missionario. Lo abbiamo visto e ascoltato nella commissione di vescovi che seguono i Centri Missionari Diocesani e i missionari Fidei Donum. Auguri. E a proposito ho quí davanti l´invito all´ordinazione del nuovo vescovo ausiliare di Goiania, Dom Valdemar Passini Dalbello (in Brasile i vescovi, da sempre, hanno il titolo di dom, abbreviazione di "dominus": ma nell´invito hanno scritto monsignore: un titolo francese molto chic, é una novitá. Forse si riferiscono al fatto che giá ora non é un semplice prete qualunque. Nell´invito ai preti si chiede di portare con sé la mitra: io non so piú dove l´ho messa, dovrei fare senza. Ma non ci andró, perché noi siamo di un´altra diocesi. Sará ordinato il 19 marzo dall´arcivescovo emerito e cardinale di Brasilia Dom Falcão e dall´arcivescovo di fatto e futuro cardinale di Brasilia, Dom João Braz de Aviz. Celebrazione solenne in cattedrale e poi una cena lí accanto. Immagino che anche a Modena farete la stessa cosa, ma il 14 marzo.

L´incontro dei missionari italiani del Brasile-Centro Ovest - che vi avevo annunciato giorni fa - é terminato ieri. La partecipazione non é stata numerosa (24 presenze), ma ha superato il numero delle altre regioni brasiliane. Queste riunioni italiane del CUM (Centro Unione Missionari, con sede a Verona) perdono attrattiva, a quanto pare. Vi partecipano in buona quantitá i preti Fidei Donum e alcuni laici e laiche, pochissime le suore e quasi zero i religiosi (che invece sono la maggioranza nel totale dei missionari). Aragarças é una cittá goiana sulle rive dell´Araguaia, ma dalla parte opposta del fiume continua con Barra do Garça, che appartiene allo Stato di Mato Grosso. Il fuso orario é diverso da quello di Brasilia: lá non applicano l´ora estiva. É un luogo simpatico ma caldissimo. Ritornando a Itaberaí, ieri sera, ho sentito freddo tutta notte. La regione (Mato Grosso goiano) é quasi piatta, e vi spuntano ad ogni passo ruscelli, laghetti, stagni e fiumi (Rio Claro e Rio Caiapó, due grandi fiumi affluenti dell´Araguaia). Una immensa distesa di cerrado che poco a poco viene trasformato in monoculture di soia e granoturco. Il latifondo ingloba quasi tutto, quasi non vi si vedono case di contadini. La bella sorpresa é che la strada per arrivarci, 280 chilometri, é ottima (l´ultimo tratto é stato asfaltato da poco) e vi si arriva in tre ore o poco piú. Ogni quarto d´ora, circa, si incontra un´altra macchina. Fa parte della rodovia federale BR 60, chiamata Brasilia-Cuiabá. Vi avevo promesso belle foto e le ho fatte, ma poi guardando su google earth mi sono acconto che ce ne sono delle migliori.

Il tema centrale dell´incontro ha obbedito alle direttive di Benedetto XVI: una riflessione sul sacerdozio, e in particolare sul sacerdozio missionario. Abbiamo fatto un pó di ricerca biblica. Non vi trasmetto niente perché mi sembrano cose troppo complicate per chi non é avvezzo! La sostanza é che il nostro "sacerdozio" non segue il modello del sacerdozio del Tempio, perché Gesú ha cambiato radicalmente il sistema e si é rifatto a Mosé e ai profeti, che esercitavano un sacerdozio in mezzo al popolo, senza separazioni e senza esclusioni: ma la tentazione del Tempio, della casta e del potere ritornano sempre. Per il resto, il bello di questi incontri sono gli incontri stessi, per vivere la condivisione nella pratica. Si passa un pó di tempo insieme rinnovando le amicizie antiche e facendo nuove conoscenze. Si celebra in semplicitá, attorno a un tavolino, come se si fosse in una tenda o in aperta campagna.

In Mato Grosso siamo andati a visitare la fazenda di un torinese: un brav´uomo, accogliente, simpatico e alla mano. Ha ereditato la terra dal padre e, dopo la morte di lui, ha deciso di venire quí e sistemarla un poco e poi venderla. Invece é rimasto. Ha venduto metá della Fazenda e ha messo in produzione il resto. Sono quasi 10 mila ettari: ci alleva 6 mila capi di bestiame. Pensate quanti churrascos: se anche il bestiame non si riproducesse, potrebbe offrire un churrasco di un bue al giorno per 16 anni di seguito!) Il resto della terra lo sta trasformando in piantagione di canna da zucchero. É cattolicissimo, ha fatto una cappella accanto a casa e ci ha portato quadri d´autore da Torino. Da quel che ho potuto capire, padri salesiani e suore orsoline ne sono frequentatori abituali, e lui tratta molto bene i lavoratori ed é coscienzioso nei confronti dell´ambiente: rispetta rigorosamente la conservazione del 30 per cento della foresta naturale, come vuole la legge. Ha una coscienza cristiana! In societá con una una ditta marchigiana sta montando una "usina" (distilleria) per la produzione di bio-diesel, la cosiddetta energia rinnovabile (non pulita, come dicono alcuni, perché pulita non é): il progettó é enorme. Non vi dico i numeri perché ho paura di sbagliare, ma ho capito che calcolano giá quest´anno di riempire una autobotte da 6000 litri ogni dieci minuti: é possibile? Quello che é venuto in mente a me, mentre ascoltavo, é che le intenzioni sono di portare progresso e dare lavoro a molta gente, quindi di essere benefattori del Brasile (é il marchio dell´economia moderna), ma al di lá delle intenzioni, tra qualche tempo quella regione avrá almeno 40 mila nuovi abitanti, tutti dipendenti dall´economia di una sola azienda. Tutto l´indotto funzionerá finché l´impresa madre funziona. Come accade ad Itaberaí con la Superfrango: dipendiamo dal mercato dei polli (ma almeno quí sono rimasti in buon numero anche gli agricoltori piccoli e grandi). La poca agricoltura locale che c´é sparirá, lasciando il posto alle monoculture che servono per il bio-diesel: che sará prodotto con semi di girasole e di cotone, e con la canna da zucchero. La strada, che é di una sola pista di 6 metri, sará triplicata. L´energia sará rinnovabile, ma le ricchezze naturali del cerrado no, saranno perdute per sempre. E quando quell´industria andrá in crisi, la disperazione sará generale. Se facessero una Riforma Agraria seria, ci potrebbero lavorare 40 mila persone in piccole aziende familiari e metterebbero in movimento l´economia locale senza dipendere da una multinazionale che ha il suo comando non si sa dove.

Il capitalismo é razionale, il massimo della razionalitá, al punto da diventare irrazionale. Cerca il massimo rendimento con il minimo di spesa, e nel migliore dei casi cerca di risolvere i problemi della gente senza farla partecipare alle decisioni. Quando fallisce dice che é stata una fatalitá! Questo é, peró, il nostro progresso. Noi cerchiamo uno sviluppo di cui la gente sia soggetto e protagonista, ma per il momento é un´utopia! Nel frattempo, anche noi viviamo di questo, e io, che non sono tra gli esclusi, non posso lamentarmi tanto.

Voglio chiudere questo post con un riassunto dell´intervento di Lula al Forum Sociale Mondiale di questi giorni, per farvi conoscere meglio lo spirito attuale della politica brasiliana: che speriamo, comunque, che duri. Pubblicato da Adital, lo ha scritto Renato Rovai, giornalista ed editore della rivista "Forum". Racconta il discorso cominciando dalla fine:

"Lula ha finito il discorso ringraziando il movimento sociale per la solidarietá che ha avuto verso di lui e il suo governo. Ha detto che il Forum deve continuare a lottare per l´utopia dell´impossibile, perché l´unica cosa impossibile per chi crede in Dio é che Lui abbia peccato. Ha detto che trasformerá in legge il processo delle conferenze "perché la societá continui ad essere ascoltata. Perché ci sono dei politici che sembrano avere tre bocche e un solo orecchio. Non vogliono ascoltare la societá. Ha ricordato quando ricevette i malati di lebbra e dell´emozione che provó nel baciarli uno per uno, tutti e cento quelli che erano lá.

Lula si é detto molto orgoglioso di aver messo rappresentanti di tutti i movimenti sociali nel Palazzo del governo. E che al prossimo Forum Sociale Mondiale sará presente come ex-presidente. Poi ha parlato della Conferenza sulla comunicazione, e ha detto che alcuni impresari non ci sono andati. Ma quelli che sono andati hanno visto che lá "nessuno morde nessuno". Ha poi chiesto che questo Forum Sociale approvi come deliberazione un intero anno di solidarietá ad Haiti. E ha affermato che "non accetteremo piú che nessuno metta il suo dito sporco di nafta nel nostro combustibile pulito, per dirci che cosa dobbiamo fare. Nessuno ha bisogno di aiutarci a pulire la nostra sporcizia. Che ognuno si pulisca la sua". "Non é giusto che un paese che sta inquinando il mondo da 200 anni paghi la stessa somma di un altro che lo inquina da due anni".

Lula dice che la delegazione brasiliana a Copenhaguen é andata con la proposta piú seria di tutte. E ha preso di sorpresa i paesi ricchi. E che la solidarietá brasiliana non é solo per Haiti. Il Brasile ha, oggi, una politica diversa anche per l´Africa. Dice che é enorme il numero di brasiliani che vogliono andare come volontari ad Haiti, ma che la loro partenza non puó essere liberata per via della situazione. "Ad Haiti stiamo insegnando al mondo come deve attuare una forza di pace, senza ingerenza nel governo locale". E poi dice che va a Davos a dire che dopo il suo governo il paese non é piú debitore del FMI: al contrário, é il Fondo Monetario Internazionale che deve 14 miliardi al Brasile. E che Davos non é piú attraente, ma ci va perché ha qualcosa da dire loro.

Lula sostiene che per certa gente la democrazia é un patto di silenzio, e invece é un mezzo per ascoltare tutti. "Quanto piú noi facciamo, piú le persone rivendicano. Per alcuni questo é un male, io invece penso che questo é il nostro compito di governo". E infine, afferma che nel suo primo Forum Sociale Mondiale non lo sapeva, ma adesso sa che c´é una differenza grande tra il sogno possibile e ció che é possibile fare nel governo.

23 gennaio 2010

ECONOMIA E VITA

Foto: due immagini di epiphillum, che i brasiliani chiamano "dama da noite" - scattate la notte scorsa nel mio giardino. Fioriscono solo di notte e durano al massimo due notti.

La settimana prossima (da lunedí) avremo l´incontro degli italiani (laici e laiche, religiosi e preti). Si svolgerá ad Aragarças, un paesino sulle rive dell´Araguaia, che é uno dei grandi fiumi del Brasile assieme al Rio delle Amazzoni, Tocantins, Rio São Francisco e Paraná. É qui vicino. Spero di portarvi qualche bella fotografia e che l´incontro sia piacevole e fruttuoso. Per oggi vi "posto" soltanto il contenuto della Campagna della fraternitá. Il testo che vi traduco é lo schema che ho preparato ed esposto stamattina nell´incontro parrocchiale delle Comunitá urbane e rurali, ad Itaberaí. É abbastanza asciutto, ma suppongo che suggerisca molte riflessioni e susciti interrogativi sul nostro modo di essere cristiani-testimoni di Gesú redentore e liberatore degli oppressi, che é la nostra vocazione battesimale.

Penso che anche per i miei pochi lettori questo testo sia duro da digerire, cosí come é stata una sfida complicata parlare di questi argomenti con i nostri fedeli cattolici, abbastanza ricettivi ma abituati ad una religiositá dolce e a cercare nella fede motivi di vaga speranza in un intervento diretto di Dio, piú che in una lotta per eseguire ció che Dio chiede ai suoi. Ma sono questioni gravissime e urgenti. Giá nel 1973, Hugo Assman scriveva: "Se la situazione storica di dipendenza e dominio di due terzi dell´umanitá, con i suoi 30 milioni di morti di fame e denutrizione ogni anno, non diventa il punto di partenza di qualsiasi teologia cristiana oggi anche nei paesi ricchi e dominatori, la teologia non potrá situare e realizzare i suoi temi fondamentali. Le sue domande non saranno domande reali. Passeranno di fianco all´uomo reale. Per questo, come osservava un partecipante dell´incontro di Buenos Aires, "é necessario salvare la teologia dal suo cinismo". Perché davvero, di fronte ai problemi del mondo di oggi, molti scritti di teologia non sono altro che una forma di cinismo". (Assmann, Hugo, Teologia desde a práxis de la liberación", ed. Salamanca, 1976, p. 40).

- ECONOMIA E VITA - CAMPAGNA DELLA FRATERNITÁ 2010

La Campagna della fraternitá di quest´anno é ecumenica. É sottoscritta e presentata da tutte le Chiese del Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane del Brasile (Conic). Il tema é: Economia e vita. Il motto: "Voi non potete servire a Dio e al denaro" (Mateus, 6, 24).

Obiettivo della Campagna: collaborare alla promozione di un´economia al servizio della vita, per il bene comune.

Il Bene Comune comprende tutti i beni indispensabili per lo sviluppo di ogni persona - affinché questi beni siano prodotti e messi a disposizione di tutti. Non si tratta solo, perció, dell´interesse generale. Il Bene Comune non é appena il Bene Collettivo: che in certi casi significa che alcuni devono sacrificarsi per far stare bene gli altri - e in tal modo si trasformano in esclusi! Bene comune significa: 1) Ció di cui tutti hanno bisogno; 2) Da cui nessuno puó essere escluso; 3) A cui nessuno é dispensato di cooperare.

La Campagna coincide con la Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua, perché é il modo ormai usuale, in Brasile, di celebrare la Quaresima che é tempo di Preghiera, Digiuno ed Elemosina. Sappiamo che Dio disse: "Voglio la misericordia, non sacrifici". Perció, il modo migliore di fare quaresima é aiutare a costruire nuove relazioni tra le persone: tra le altre cose, per mezzo di una economia piú giusta e fraterna.

Prima parte: la realtá della nostra economia. La parola Economia viene dal greco "Oicos", che significa: la casa. É il governo del mondo come famiglia comune. Il mondo attuale é governato attraverso l´economia capitalista, chiamata anche Economia di Mercato. In essa, i beni non sono considerati doni di Dio ma prodotti che si comprano e si vendono. É meccanica: esclude i sentimenti della gratitudine e della solidarietá. Se possiedo, é perché ho pagato. Se l´altro ne é privo, é un problema suo. Nell´economia capitalista l´essere umano non é un Figlio di Dio, un essere umano, un fratello, o cose del genere: é un produttore (che investe e corre dei rischi per guadagnarne un lucro), o un lavoratore (manodopera che si compra sul mercato al prezzo corrente), o un consumatore che bisogna convincere a spendere.

Nell´economia di mercato l´ambiente (la natura) non é la casa di tutti, il giardino che Dio ha fatto per la vita degli esseri umani, ma é soltanto materia prima per gli affari (investimenti, produzione, consumo, lucro). Perfino l´acqua, bene indispensabile per la vita (e che secondo il Vangelo non si nega a nessuno), in diversi paesi oggi viene privatizzata per essere usata in questo mercato. Alcune delle conseguenze di questo modo di intendere e vivere l´economia sono: 1) Un miliardo di persone nell´indigenza nel mondo, e 10,7 milioni in Brasile. 2) Generalmente le persone indigenti non riescono piú ad uscire dalla loro situazione, che diventa un circolo vizioso: sono rimaste fuori dal mercato e non hanno i mezzi umani, intellettuali, psicologici, culturali ed economici per riprendersi. 3) Si salveranno solo se la societá si organizzerá in altro modo. 4) La crisi mondiale sta portando altri 100 milioni di persone a questa situazione. 5) Questo, secondo l´ONU, genera una disuguaglianza che attualmente é il maggiore rischio per la pace mondiale.

La maggiore sfida é che per salvare i piú poveri dall´indigenza non basta l´elemosina. É necessario valorizzarli come persone umane, in modo che riacquistino fiducia in sé e nella vita. La mentalitá capitalista, che giudica le persone secondo il parametro della professione e del conto in banca o delle proprietá che possiedono, li respinge nella marginalitá ed esclusione. Un altro grave problema di questa economia é il consumismo: noi finiamo per trasformarci in semplici consumatori, sollecitati dalla pubblicitá a soddisfare tutti i nostri desideri senza distinguere tra ció che é necessario e ció che é superfluo, ció che é piú importante o meno importante. Questo modo di agire crea uno sviluppo squilibrato: molti prodotti inutili, e quelli che sono indispensabili costano troppo.

Effetti ecologici (ambientali): la natura é trattata semplicemente come materia prima e soffre una costante e violenta aggressione che la distrugge oltre il necessario: Si noti in particolare: 1) emissione di gas che producono l´effetto serra, surriscaldando l´atmosfera (il Brasile é giá classificato al quarto posto, soprattutto a causa del fuoco nella foresta amazzonica). 2) eccesso di rifiuti; 3) concentrazione della terra in mano a poche imprese transnazionali che producono in funzione del mercato globale. 4) Eccessivo sfruttamento del suolo e sottosuolo per produrre energia ed estrarre minerali. Va aggiunta l´aggressione ai fiumi, con lo scarico illegale di fogne e sostanze inquinanti, e con gli interventi colossali per la produzione di energia e l´agricoltura intensiva.

Seconda parte: l´economia secondo il progetto di Dio. Nell´ambito sociale, i profeti denunciarono i potenti che arricchivano a spese dei poveri ed esploravano quelli che avrebbero dovuto servire. Isaia 3, 13-15: "Voi avete divorato la vigna e tutto ció che é stato rubato ai poveri si trova nelle vostre case". Amos, 3, 10: "Non sanno vivere onestamente - oracolo di Javé - quelli che nei loro palazzi accumulano tesori frutto di violenza e oppressione". Ezechiele, 34, 2-4: Áhi per i pastori di Israele, che pascolano sé stessi. I pastori non dovrebbero prendersi cura del gregge? Voi non avete cercato di sostenere le pecore deboli, non date medicine a quelle malate, non curate quelle che si sono ferite, non riportate a casa le smarrite e non cercate quelle che hanno perso la strada. Voi bevete il latte, vi vestite di lana, uccidete le pecore grasse, ma non vi prendete cura del gregge".

In ambito personale, ciascuno é chiamato a non praticare la corruzione e a vivere l´amore fraterno e la condivisione. Nell´ambito ecclesiale Dio rifiuta la pratica religiosa non accompagnata dalla pratica della giustizia. Amos, 5, 21-27: "Anche se voi mi offriste sacrifici, le vostre offerte non mi saranno gradite; le vostre offerte grasse non le guarderó nemmeno. Lontano da me il chiasso dei vostri inni, non voglio nemmeno udire la musica delle vostre lire. Io voglio, questo sí, vedere scaturire il diritto come acqua e scorrere la giustizia come un ruscello che non si secca". Rispetto al bene comune, Dio aveva istituito nell´Antico Testamento l´anno sabbatico. Deuteronomio 15, 1: "Ogni sette anni farai il perdono dei debiti. Non ci saranno poveri in mezzo a te". Levitico 25, 8-17: "Ogni 50 anni, chi avrá perduto la sua terra potrá ritornarne in possesso".

Riguardo alla natura, Genesi 1-3 ci ricorda che l´uomo e la donna furono creati a immagine e somiglianza di Dio perché si prendessero cura della terra e di tutto ció che vi é sopra, come esseri creatori e non devastatori. L´anno sabbatico del Levítico era destinato anche ad essere un anno di riposo per la terra (levitico 5, 1-6). Le ricchezze della terra non sono inesauribili, ed essa ha bisogno di riposo per rinnovarsi.

Rispetto alla giustizia verso gli esclusi, i deboli, i migranti e gli stranieri, Dio non accetta chiacchiere: Isaia, 1, 17-18: "Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, richiamate alla ragione colui che spoglia: fate giustizia all´orfano, difendete la vedova. E poi venite, e discutiamo, dice il Signore". Nei Vangeli, Gesú é venuto per liberare gli oppressi: Luca, 4, 16-20. Predica le beatitudini: Matteo, 5, 1-12 "Beati i perseguitati per la causa della giustizia". Insegna il perdono dei debiti: Matteo, 6, 7-15, il Padre Nostro. Insegna a non accumulare ricchezze: Matteo, 6, 10-24 e a praticare l´economia della condivisione: Matteo 15, 32-39, con l´episodio della divisione del pane. Minaccia il ricco epulone: Luca, 16, 19-31.

Terza parte: cosa possiamo fare come risposta alla Campagna della Fraternitá: 1) Partecipazione politica. 2) Informazione e presa di posizione su quello che accade in cittá, nel paese e nel mondo. 3) Sostegno e partecipazione alle pastorali sociali. 4) Sostegno ai sindacati dei lavoratori. 5) Accoglienza ai migranti. 6) Visita ai malati e ai carcerati. 7) Sostegno ai gruppi per il recupero di alcolizzati e drogati (Amor exigente, Seréia). 8) Sostegno alla pastorale della terra, promozione sociale itaberina, doposcuola e asilo. 9) Educarci ed educare alla solidarietá. 10) Lavorare in equipe, evitando l´individualismo. 11) Sostenere le economie solidali e i piccoli produttori agricoli: cooperative, mercatini dei prodotti agricoli locali.

17 gennaio 2010

TERREMOTO E TERREMOTI

Foto: 1) La Chiesa di Itaberaí prima della ristrutturazione; 2) Come dovrá essere a lavori finiti.

La dottoressa Zilda Arns, sorella del Cardinale Evaristo Arns che fu arcivescovo della cittá di San Paulo del Brasile, é morta nella capitale di Haiti sepolta dal terremoto dei giorni scorsi. Io vi trasmetto la nota della Conferenza Nazionale dei Vescovi Brasiliani - CNBB - pubblicata dal sito adital. Lo stesso sito pubblica, in portoghese, la conferenza che Dona Zilda stava facendo in una chiesa di Porto Principe, nel contesto della riunione della Conferenza Nazionale dei Religiosi di Haiti, quando é stata sorpresa dalle scosse che hanno provocato la strage che tutti sappiamo. Per chi sa leggere il portoghese é interessante, perché tra le altre cose fa la storia di come é nata e cresciuta la Pastoral da criança.

"Chi accoglie in mio nome un bambino, accoglie me" (Mt. 18, 4-5)
La Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile - CNBB - ha ricevuto, con profondo dolore, la notizia della morte della dottoressa Zilda Arns, medica pediatra, fondatrice della Pastorale dell´Infanzia e degli Anziani, accaduta martedí scorso, 12 gennaio, vittima del tragico terremoto che si é abbattuto su Haiti. La dottoressa Zilda si devotó, con amore appassionato, alla difesa della vita, della famiglia e, in modo molto speciale, alla cura dei bambini impoveriti. Cittadina impegnata, la dottoressa Zilda conquistó rispetto e credibilitá presso la societá brasiliana e internazionale, per le sue prese di posizione chiare e decise a favore di politiche sociali, specialmente quelle della sanitá. Fu anche una della sanitariste piú rispettate e impegnate col movimento di riforma sanitaria brasiliano, che é culminato nella consolidazione del Sistema Unico di Sanitá (SUS).

L´opera da lei fondata, ispirata nella fede cristiana, dovrá continuare nel lavoro generoso di oltre 260 mila lider che, ogni giorno, si dedicano alla causa dell´infanzia e degli anziani. In missione ad Haiti, su invito della Conferenza dei Religiosi e di autoritá civili di quel paese, la dottoressa Zilda se n´é andata nel pieno esercizio della causa in cui ha sempre creduto. Ella ha sempre cercato di mettere in pratica la missione di Gesú: "Sono venuto affinché tutti abbiano la vita e l´abbiano in abbondanza" (Giovanni 10,10). La CNBB ringrazia Dio per aver avuto, nei suoi quadri, questa personalitá cosí virtuosa che ha fatto molto onore alla Chiesa in Brasile. E si unisce al caro Cardinale Dom Paulo Evaristo Arns, suo fratello, agli altri fratelli, nipoti, e altri familiari e amici, nella preghiera solidale e nella certezza che a lei sará dato godere le gioie eterne, riservate a tutti quelli che, in questa vita, hanno saputo amare Dio al servizio dei fratelli.


Brasília-DF, 13 de Janeiro de 2010
Dom Geraldo Lyrio Rocha Arcebispo de Mariana - Presidente da CNBB - Dom Luiz Soares Vieira - Arcebispo de Manaus - Vice-presidente da CNBB - Dom Dimas Lara Barbosa - Bispo auxiliar do Rio de Janeiro - Secretário-geral da CNBB.

Sul tema ambientale c´é un bellissimo articolo di Leonardo Boff nel sito Adital. É intitolato "miséria na cultura: decepção e depressão". A chi legge il portoghese e lo capisce, consiglio di leggerlo. É sempre un pó catastrofista (come direbbe Berlusconi), ma é una buona riflessione, almeno per quanto riguardi i nostri comportamenti. Parla dei terremoti economici ed ecologici che stanno accadendo e conclude: "A che cosa andiamo incontro? Nessuno lo sa. Sappiamo solo che dobbiamo cambiare se vogliamo continuare. Ma giá si notano da ogni parte emergenze che rappresentano i valori perenni della "condizione umana". Bisogna fare la cosa giusta: il matrimonio con amore, il sesso con affetto, l´attenzione alla natura, la ricerca della qualitá di vita, basi della felicitá che oggi é frutto della semplicitá volontaria e del volere aver meno per essere di piú. Questo fa sperare. In questa direzione bisogna continuare".

Un certo Padre Arnaldo missionario in Brasile, che io non conosco ma scrive all´amico Padre Claudio Giambelli che conosco bene (lavora nella regione dello Xingu, Mato Grosso, dove ci sono gli indios Caiapó), divulga una riflessione sulle chiese evangeliche, che sono un altro terremoto che sta accadendo tra i cristiani di questo continente, e non solo. Il suo articolo me l´ha mandato un amico di Modena chiedendomi se é cosí anche qui da noi, in Goiás. Io ho risposto: "Certo che é cosí". Ve lo pubblico di seguito in questo post, affinché vi facciate un´idea piú precisa di quanto sia forte l´impulso proselitista delle nuove chiese evangeliche. Che un prete si sia deciso a studiare il problema é una da apprezzare e da farne tesoro. É un terremoto anche questo.

Nel frattempo noi di Itaberaí continuiamo la novena di San Sebastiano. Da lunedí 11, si sono succeduto come celebranti i preti delle parrocchie vicine. Sabato scorso (ieri) ha celebrato don Maurizio, stasera don Eligio, domani sera é il mio turno, e martedí sará la volta di Padre Severino, il parroco. Il 20 celebreremo la messa della festa, che sará presieduta dal vescovo. La partecipazione é numerosissima. Le funzioni si svolgono nella piazza della Chiesa, sotto immensi tendoni in cui sono stati disposti i banchi della chiesa: perché questa é scoperchiata per una ristrutturazione generale, inizialmente provocata dalla necessitá (il tetto non teneva piú), ma che poi ha portato a modificare anche il alcuni aspetti architettonici. É un lavoro in grande! I temi delle omelie sono quelli della Campagna della Fraternitá della prossima quaresima: economia e vita, "non potete servire a Dio e al denaro". Stasera io parleró di "economia e ambiente".

La festa mi suggerisce questa osservazione: anche se le nuove chiese evangeliche pentecostali sono in espansione, non é detto che la risposta giusta sia preoccuparsi e fare concorrenza. Noi siamo diversi e non vogliamo diventare come loro. Certo, ci sono alcuni aspetti nei quali possiamo imparare qualcosa, ma il nostro obiettivo é il Regno di Dio e la fedeltá al Vangelo, non riempire le nostre chiese di qualsiasi tipo di fedeli cristiani e a qualunque costo. Quelli che vengono nella nostra chiesa, vengono perché la vogliono cosí! E non sono pochi. Da quando conosco Itaberaí, il numero delle altre chiese e dei fedeli che le frequentano é sempre aumentato, ma anche noi siamo aumentati. E le nostre comunitá oggi sono piú vive e hanno laici piú attuanti. La Chiesa, per noi, non é un impero clericale né finanziario: é una comunitá di discepoli di Gesú e basta.

Segue il lungo articolo di padre Arnaldo.


LE NUOVE CHIESE EVANGELICHE

Introduzione

Sul tema delle chiese evangeliche che mi assilla, si potrebbe dire: la lingua batte dove il dente duole.

Certo, un prete non può non allarmarsi quando vede i suoi fedeli lasciare la sua chiesa in bando.

Ma io non sono un chierico geloso o allarmista, né mi vedo come un impresario che prima aveva l’intero mercato religioso e ora si ritrova d’improvviso con un solo stand o una baracca del mercato.

Però la moltiplicazione delle chiese evangeliche pare tsunami o epidemia.

Per farvi un’idea, immaginate se Treviso, mia città natale, di 85 mila abitanti, fosse invasa da centinaia di pastori con gravatta e auto-stima a tutta prova, che aprono oltre cento luoghi di culto dai nomi più fantasiosi e, pur ignorandosi tra di loro, attraggono metà della popolazione che passa a vestire differente, venerare la Bibbia, riunirsi quasi ogni sera... Dovete convenire che Treviso diven-terebbe strana, assurda come una Matrix. Ma è quello che sta avvenendo nella mia area missionaria. Temo e... mi auguro che si arrivi alla metastasi da un momento all’altro.

Mi assale il dubbio che in tutto ciò il popolo sia imbrogliato. E mi sento sfidato a capire la pervasione delle chiese evangeliche nella loro complessità e nei risvolti culturali. Rivolgo l’invito a qualche universitario a venire qui per farne una tesi di laurea di sociologia religiosa.

La tesi dovrebbe cominciare col distinguere due tipi di chiesa dentro alla “galassia evangelica”; e mi spiego ricorrendo all’esperienza di Paolo di Tarso. Paolo era giudeo educato alla scuola di Gamaliele, un fariseo ligio alla legge, meticoloso dal punto di vista etico-morale, abituato alla vita comunitaria di piccoli centri, dove la comunità religiosa, coordinata dagli anziani, controllava i suoi membri. Quando è approdato in Grecia, Paolo ha trovato una situazione ben differente: in città non ci sono persone unite in comunità; ci sono individui che confluiscono nei “no logo” a formare una massa assembleare. Paolo ha accettato la sfida della città e ha sviluppato una teologia urbana: ha sostitito l’esigenza rigida dei comandamenti con l’influsso gratificante dei carismi; il cammino di Gesù col soffio dello Spirito; la centralità della Pasqua con la Pentecoste (cf. 1Lettera ai Corinti). Così abbiamo in Paolo due tipi di chiesa: la moralista e la pentecostale. Si noti però che Paolo nelle sue ultime lettere corregge il tiro e dice che più importanti dei carismi sono i ministeri: il carisma è dono personale, il ministero è servizio comunitario (cf. Lettera agli Efesini).

Semplificando, potrei dire che a Manaus ci sono chiese sia nella linea giudaica-moralista che in quella greca-pentecostale. Ma con una modifica evidente: la pentecostale si assomiglia ad un “supermercato religioso” e ha preso il sopravvento sulla moralista, influenzandola.

Delle seconde chiese, quelle “pentecostali-mercato”, per cominciare, vorrei dire cosa non sono.



Le nuove chiese evangeliche non sono...

* Le chiese evangeliche non sono sette chiuse, fondamentaliste che si segreghino o facciano un lavaggio cerebrale sul tipo di Becky Fisher coi suoi Jesus Camp. Qui non c’è l’ossessione di intruppare le persone per una guerra santa, sul tipo dei bambini islamici preparati per morire come kamikaze. Anche le chiese evangeliche di ieri, pur moraliste, non arrivavano ad essere un ghetto.

* Neppure si tratta di chiese mandate e comandate dall’estero. Sappiamo, per esempio, che R. Reagan in vista della sua re-elezione alla presidenza degli Stati Uniti, aveva fatto ricorso ad una équipe di experts, specialmente sociologi, che studiassero la situazione del continente americano e elaborassero una strategia di politica estera; l’équipe aveva stilato il Documento di Santa Fé dove si afferma che gli Stati Uniti avrebbero avuto buon gioco nel continente solo rompendo il monolitismo della chiesa cattolica in America Latina. Reagan non esitò a foraggiare alcune chiese evangeliche, sia pentecostali che fondamentaliste, perché invadissero l’A.L., soprattutto il Brasile. Ma è storia passata. Gli Stati Uniti “consumisti” non sono più così devoti delle chiese evangeliche... che consumano solo Bibbia e qualche metro in più di stoffa per giacche e gonne castigate. Oggi le chiese evangeliche sono, nella quasi totalità, autonome, autosufficienti e nazionali.

* Oserei dire che non si tratta neppure di vere chiese protestanti, almeno non di quelle classiche. Basti ricordare le tesi 93-95 di Lutero che dicono:

“Benvenuti tutti quei profeti che dicono al popolo di Cristo: Croce, croce!, mentre croce non c’è.

Si devono esortare i cristiani a sforzarsi di seguire il loro capo, il Cristo, attraverso le pene, le morti, gli inferni. E ad entrare nel cielo attraverso molte tribolazioni (Atti 14,22) piuttosto che confidarsi nella sicurezza di una falsa pace”.

Le nuove chiese sono semmai nella linea della new-age/next-age. Non croce ma adrenalina.

* Le chiese evangeliche non sono figlie del secolarismo. Secolarismo, materialismo pratico e relativismo svuotano le chiese cattoliche nel primo mondo. Ma qui la crisi cattolica (e protestante) s’accompagna a una rivincita del sacro. Semplicemente i cattolici sono invitati con insistenza a frequentare altre chiese e finiscono per accettare.

* Le chiese evangeliche non si originano dal conflitto tra tradizionalisti e profeti. Qui non c’è un protesto verso la chiesa cattolica perché tradizionale, o verso la politica “invadente e oscurantista” del Vaticano su temi sociali fondamentali. Qui nessuno chiede lo “sbattezzo”, anzi molti si battezzano una seconda volta nelle chiese evangeliche. Semmai c’è una critica alla chiesa cattolica, perché impegnata nel sociale con la teologia della liberazione... a scapito del bene spirituale delle anime. Ma in genere oggi il proselitismo delle chiese rifugge dal confronto. C’è ancora qualche chiesa che denigra la chiesa cattolica e si presenta come l’unica capace di salvare, ma la pubblicità evangelica oggi è piuttosto “ecumenica” e competitiva: ogni chiesa vende il suo pesce, invitando tutti - i cattolici in particolare - a participare alle celebrazioni evangeliche.

* Chiese né dogmatiche né anti-dogmatiche. Dicono i sociologi che in un mondo di cultura di massa come il nostro, il popolo vuole un’identità chiara, fatta di pochi precetti indiscutibili. La religione che più cresce oggi è l’islam perché con i cinque pilastri meglio risponde a questa esigenza dogmatica; tra le chiese cristiane crescono quelle fondamentaliste; e dentro al cattolicesimo crescono i movimenti integralisti.

Ci sono poi persone che preferiscono l’estremo opposto, di assenza di dogmi: tutto è relativo. La dottrina che meglio vi corrisponde è il buddhismo: non una tegola sopra il capo, non una zolla di terra sotto i piedi. Si va alla deriva, senza traumi. Anche il buddhismo è in crescita. Nella linea dell’anti-dogmatismo c’è il pentecostalismo, lui pure in espansione.

Dicono i sociologi che la chiesa cattolica perde terreno perché preferisce il centro, prendendo le distanze dal dogmatismo radicale e dal relativismo.

Sarebbero le nuove chiese evangeliche dogmatiche? Esse hanno il precetto sacrosanto delle decime e dell’astensione dall’alcool, ma su altri punti transigono parecchio, senza però cadere nel relativismo. Si tenga anche presente che l’islam e il buddhismo qui sono irrilevanti, senza adepti.



Le nuove chiese evangeliche sono...

Dicendo cosa le nuove chiese evangeliche non sono, emerge l’interrogativo su che cosa esse siano. Naturalmente c’è una gamma di tipi differenti di chiese, sia nel gruppo delle chiese moralistiche, che in quello delle chiese supermercato; ma incontriamo più di un elemento comune a tutte.

Per cominciare, c’è la centralità della predicazione: i pastori partono da una pagina della Bibbia e fanno la loro esegesi, a volte con buona base, più spesso tra istrionismo e apocalittica sadomaso. Altro elemento è la localizzazione degli ambienti di celebrazione: prevalgono i saloni aperti sulle vie principali; in trecento metri di “avenida”, sui due lati, ho contato nove di questi saloni. Altro denominatore è la preghiera di supplica per ottenere miracoli; e ci sono le testimonianze dei miracolati, cioè di persone che hanno risolto tutti i loro gravissimi problemi dopo essere entrati a far parte di quella specifica chiesa. In campo etico si chiede di accettare Gesù nella propria vita, ma questo non significa pentimento dei propri peccati e obbligo a una morale personale, famigliare, sociale. Come già dissi, su una cosa non si ammette eccezione: pagare le decime; esse sono condizione di benedizione o maledizione da parte di Dio; alle decime vanno aggiunte le offerte. Altri elementi comuni sono: la frequenza delle celebrazioni (quasi ogni sera, per due ore); la participazione maschile (il marito con la sposa); il vestito, quasi un’uniforme; il ruolo del canto e di una participazione elementare con “amen, alleluia”; l’uso di parole bibbliche (quasi nominate invano) sia nei nomi di edifici, sia nella conversazione e nel commercio; il supporto della televisione...

Non mancano aspetti interessanti: di solito, chi “si converte” abbandona alcool, fumo e prostituzione; dovendo pagare le decime, comincia a organizzare la sua economia per poter essere fedele; sostituisce la Madonna e i santi con la Bibbia; passa a credere molto nei miracoli; compra CD e DVD di musica religiosa; diventa “Jesus freak”, (cioé Gesù-dipendente, drogato di Gesù)...





Il segreto della riuscita

(La parte che segue è frutto di ricerca recente sulle chiese). Scoprire i segreti della riuscita del modello delle nuove chiese evangeliche può aiutare a completare il quadro della loro identità.

* Le celebrazioni delle chiese evangeliche sono “show”. Un evangelico mi disse: “Chiesa è come squadra di calcio: a uno piace la squadra che è tifoso...”. L’uomo comune va nella chiesa che gli piace, come il tifoso va ad uno stadio, senza porsi nessun problema rispetto alla verità.

Si tenga presente che gli abitanti di Manaus nella quasi totalità vengono dall’interno della foresta o da altre regioni dove vivevano una vita “mansa”, cioè rilassata, seduti sull’argine del fiume o sotto un albero... Venendo a Manaus, hanno accettato gli orari di lavoro del PI (Polo Industriale) della zona franca di Manaus; ma di sera, a fine settimana e in tempo di ferie siedono sul marciapiede davanti a casa (a vederli dà una stretta al cuore), dove spesso improvvisano un piccolo bar. Col passar del tempo e con l’incentivo della televisione, sentono la necessità del divertimento. In città però i teatri e i cinema sono pochi: ecco allora che le chiese offrono quasi ogni sera lo show religioso. Si tratta praticamente di monologo di uno o più pastori. La formula funziona perché la cultura amazzonica è orale e non scritta; e la parola di Dio ha un fascino irresistibile su tutti, uomini e donne. Raramente c’è qualcosa di piú teatrale: il corridoio della liberazione formato da 70 pastori, la distribuzione del fazzoletto unto, il battesimo sul fiume...

Quanto alla chiesa cattolica, non pochi la vorrebbero “carismatica”, così mostrerebbe che a fare show non è seconda a nessuno. Eviterebbe così il salasso di fedeli che l’affligge.

* Insieme con lo show va “l’alienazione”. La colonizzazione ha re-culturato gli indios e le popolazioni meticce; ha minato la participazione e stabilito un meccanismo di dominazione politica autoritaria che concentra la ricchezza e il potere nella mani di pochi e garantisce l’esclusione della maggioranza. La mancanza di vere esperienze di democrazia riflette ancor oggi nella vita religiosa, oltre che nella politica. Le CEBs (Comunità Ecclesiali di Base) che propongono una chiesa ministeriale dove responsabilità e ruoli sono distribuiti democraticamente, hanno vita difficile perché vanno controcorrente. La CNBB (Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile), specialmente ieri ma anche oggi, dà direttrici per coscientizzare le persone, abbinare salvezza e liberazione, aprire gli occhi dei fedeli, in particolare nelle elezioni. Ma la lotta della CNBB per la giustizia e la censura ai candidati corrotti è criticata dagli evangelici, come ingerenza politica anti-biblica. Da parte loro, i pastori evangelici trescano con politici corrotti; formano “feudi elettorali” di partiti di destra per poi averne favori; si presentano anche come candidati, non facendo mistero che se eletti favoriranno la loro chiesa... Insomma, il popolo, assuefatto all’esclusione, preferisce participare non alle CEBs, ma a celebrazioni alienanti, dove ascolta, agita le braccia, dice “amen e alleluia”, talvolta prega in lingue, talvolta dà la sua testimonianza guidata e strumentalizzata, ma continua separando la fede dalla vita.

Se il mio esame della situazione corrisponde, dobbiamo dire che siamo all’opposto dell’obiettivo della religione che, a detta di A.J. Heschel, “dev’essere quello di contrastare... la banalizzazione dell’esistenza umana”. Siamo anche all’opposto della tradizione ebraico-cristiana: il popolo di Dio aveva ben presente la questione sociale, la giustizia, l’attenzione al bene comune, i diritti dei poveri. E Paolo non esita a dire che “il Regno di Dio è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rom 14,17). Coincidenza non casuale: le nuove chiese evangeliche si diffondono in un periodo in cui la giustizia è in ribasso nel pianeta (da 20 anni a questa parte) ed esse rinforzano una cultura di esclusione e manipolazione invece di costruire participazione critica e cultura democratica.

* Basilare nelle chiese è la “strategia delle decime” (=10% del salario o dell’attivo di un mese di attività). È innegabile che i pastori hanno studiato bene la strategia. Essi hanno deciso di limitare il ministero alle celebrazioni serali, escludendo iniziative sociali che richiederebbero tempo, strutture, risorse umane ed economiche, controlli statali e comunali. I pastori, in maggioranza, sono liberi professionisti che arrotondano lo stipendio con le prediche serali. Quanto arrotondino e chi li paghi, ce lo svela Malachia (3,8-10).

Può un uomo frodare Dio? Eppure voi mi frodate e andate dicendo: «Come ti abbiamo frodato?». Nelle decime e nelle primizie.

Siete gia stati colpiti dalla maledizione e andate ancora frodandomi, voi, la nazione tutta!

Portate le decime intere nel tesoro del tempio, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi pure alla prova in questo, - dice il Signore degli eserciti - se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi benedizioni sovrabbondanti!

Malachia è stato l’unico profeta che andava a bracetto con i sacerdoti del tempio. È il preferito dei pastori che nella loro predicazione ripetono: Chi paga le decime è benedetto da Dio con l’abbondan

za materiale, chi non paga le decime è maledetto. Dio stesso dice che è solo provare per credere!

Diventa di somma importanza la testimonianza di fedeli che hanno provato e hanno ricevuto il centuplo. È già capitato che la moglie del pastore abbia testimoniato... truccata da popolana.

Ogni dieci persone assalariate che paghino le decime, è un salario per il pastore; ogni cinquanta, sono cinque salari: è matematica. Inoltre, nella Bibbia si parla anche di offerte: i pastori studiano meccanismi per avere offerte quanto e più delle decime.

Ricorrere a 3 versetti di Malachia, presi alla lettera, prescindendo dal contesto di tutto il passo e del tempo in cui fu scritto, è terrorismo religioso a scopo di estorsione. Al tempo di Malachia, la pratica delle decime rispondeva alla struttura di una società teocratica con sovrastruttura religiosa pesante e che attendeva ad alcune attività anche sociali. Già al tempo di Gesù la pratica era differente e lui diede non il 10%, ma il 100%: Il mio corpo è vero cibo: chi lo mangia vivrà per sempre (cfr Gv 6).

Una cosa che sorprende è vedere come le persone, salvo eccezioni, accettano di pagare le decime e si ritengono perfino onorate a farlo. La cosa si spiega, forse, culturalmente (oltre che col terrorismo religioso cui accennavo): gli amazzonensi hanno una spiccata religiosità e pagare le decime è dare a Dio quel che è di Dio; essi hanno anche uno iato tra lavoro e ricchezza, infatti per gli indios tutto è dono (di madre natura) e per i negri il lavoro non dava ricchezza allo schiavo ma al suo padrone. Lo “iato” continua in un’economia quotidiana senza calcoli, col denaro fluido: qui si chiede, si presta, si spende, si dona molto facilmente.

Ma così i pastori diventano i furbetti del quartiere. Faccio solo un esempio, reale. L’Apostolo Valdemiro Santiago per giorni e giorni alla televisione ripete che ha ricevuto da Dio la missione di arrivare in 3 anni a un milione di dizimistas (fedeli che pagano le decime). Se ci riesce, intascherà l’equivalente di centomila salari al mese!

NB. Nell’Italia agricola la chiesa aveva stabilito il “quartese”: uno per quarata, o 2,5%. Le decime sono quattro volte il quartese! La chiesa cattolica in Brasile incoraggia il cattolico a pagare una mensalità, ma è il fedele stesso che ne decide il valore, e la comunità che raccoglie le mensalità deve presentare il bilancio di quanto è entrato e come viene speso, pratica questa estranea alle chiese evangeliche, dove il pastore intasca le decime senza nessun rendiconto.

* Continuando sul tema della strategia dobbiamo parlare di “azzardo”. I fedeli sono sollecitati a versare offerte, oltre alle decime. Anche qui sorprende l’entità delle offerte, al cui confronto quelle dei cattolici sono ridicole. Ma forse la cosa si spiega dicendo (chiedo venia) che le chiese sono “casinò religiosi” dove si può giocare e vincere. Chi sta al banco è Dio che è generoso e non imbroglia. La posta in gioco è sempre alta: la salute per un malato grave; la ripresa economica di chi è in fallimento; il superamento di vizi o altri problemi per chi non vede luce in fondo al tunnel: veri miracoli! Con la posta in gioco alta, anche l’offerta dev’essere alta. Si dà il caso di persone che donano tutto alla loro chiesa, perfino la casa, in vista del miracolo. Se il miracolo non viene non ci sarà nessuna restituzione/risarcimento, il fedele non ne ha diritto perché egli stesso ha alienato volontariamente i suoi beni (come il giocatore al casinò).

Il miracolo dell’arricchimento non avviene mai per i poveri, da quel che mi risulta. Ma si dà il caso di industriali o commercianti in fallimento che sono stati aiutati a rissollevarsi con prestiti di denaro (perfino con lavaggio di denaro sporco).

* Per completare la strategia, c’è la “franchia”. Ci sono chiese che hanno saputo organizzarsi meglio e con più coraggio, perfino con spregiudicatezza, come la Chiesa Universale del Regno di Dio del “vescovo” Edir Macedo e la Chiesa Universale della Grazia del “missionario” R.R. Soares. Si tratta di chiese “elettroniche e supermercato” con filiali ovunque, anche all’estero; padrone di canali televisivi e di imperi economico-religiosi. Esse oggi preferiscono clonarsi con la franchia: concedono il marchio a un pastore che ne faccia richiesta, in cambio di una percentuale sul guadagno. Dirigere una chiesa evangelica è un affare lucrativo e di modico investimento. In tempo di crisi, la carriera come predicatori è una possibile soluzione per operai e professionisti disoccupati o in difficoltà economica. Questo è l’iter che l’aspirante pastore deve seguire: frequentare un corso di formazione per pastori; prendere in affitto un salone; acquistare un centinaio di sedie di plastica (bianche, da giardino, per intenderci); comprare a rate una cassa acustica con microfono, entrare in contatto con R.R. Soares della Chiesa Universale della Grazia e aprire la filiale R.R. Soares. Dovrà pagare fino a 60% di franchia, ma c’è possibilità di guadagnare ben più di quanto guadagnava di salario. Se gli va male, il debito non sarà alto e, chissà, sarà trattato col rispetto che si deve a un religioso.

* Mettendo insieme i vari elementi presentati fin qui si capisce che le nuove chiese evangeliche sono “un affare per i pastori e una moda per i fedeli”. Moda non nel senso peggiorativo, quanto nel senso che andare a sera ad una celebrazione è “in” ed è pratica molto diffusa. C’è nei fedeli delle chiese evangeliche anche il senso di “conversione” da cattolici-non-partecipanti in evangelici-fervorosi, decisi a coltivarsi spiritualmente attraverso la parola di Dio. Sono uomini che durante il giorno lavorano in condizioni spesso disagiate, umilianti, ma a sera vestono dignitosamente, prendono la Bibbia sotto il braccio e si incamminano ad un salone-chiesa. Ma vi incontrano una spiritualità non originale, bensì importata e alienante. Io ritengo che essi meriterebbero di più!



Conclusione

Penso a quei versi di Paul Valery: Il vento si alza, bisogna tentare di vivere! I fedeli evangelici si sono alzati, ma per quale livello di vita? Credo che Gesù ne avrebbe pena: manca loro quella umanità di pranzare con Matteo e trasformare in vino l’acqua di Cana (a Manaus sta diventando difficile trovare una pizzeria che serva la birra, tanto gli evangelici fan guerra agli alcoolici: si sta forzando una cultura analcolica!). A Manaus un uomo a sera, dopo un giorno duro o va alla chiesa evangelica, o continua ad andare al pub per beverci su. Mi domando: perché non alle Comunità di Base o a riunioni civiche o in casa con i suoi?

L’invasione delle chiese evangeliche - mi dicono - è fenomeno tipico di tutto il terzo mondo: quindi dev’essere studiato con la stessa serietà che lo sono il colonialismo e neo-colonialismo. I “signori evangelici” sono le nuove elite locali che hanno imparato in fretta la lezione dell’uomo bianco di sfruttare e plagiare i suoi simili.

Alla finestra, mentre tramonta il sole - alle diciotto come ogni giorno dei dodici mesi -, mi domando: Se siamo nel cuore dell’Amazzonia, dov’è il canto dell’acqua? Dove il fremito degli alberi della foresta? Il jamburee dei papagalli? E sogno la storia che vorremmo e dovremmo costruire. Come contrapporre all’alienazione l’identità; al metodo dell’esclusione, quello della participazione... Per cominciare, occorre conoscere e riconoscere le differenze culturali, coperte dalla cenere della colonizzazione. E non solo affermarle, come anche sceglierne i valori in libertà per una costruzione dinamica, con i piedi a terra, in vista di una identità da terzo millennio. È la convivialità delle differenze, che sta anche all’orizzonte del primo mondo popolato di migranti. Ma qui in particolare si tratta di ascoltare le voci dell’indio e della foresta che si condizionano mutuamente e si parlano: una lezione di vita per i problemi ambientali. Ci sono poi le culture meticce, come la cabocla-rivierasca, fatta di cameratismo, solidarietà, generosità, incline alla festa, lontana dall’ambizione e dall’accumulazione... Indios e caboclos hanno una fede in Dio non discorsiva, ma fatta di esperienza, vita, spiritualità del quotidiano; come viandanti la cui orma leggera non ferisce la Madre Terra e il destino è nei pascoli eterni...



Intanto il sole è tramontato, è bene che prenda il mio breviario e reciti la compieta. (p. Arnaldo)

11 gennaio 2010

SAVANA BRASILIANA

Nelle foto: momento di preghiera e animazione nell´incontro di Goiania - i due professori - Anna Maria Melini e la sua assistente Edilene, che mi hanno ospitato e hanno partecipato con me. Il tempo passa anche per l´Anna, ma ha ancora un buon spirito.

Vi assicuro che in questo momento sta piovendo il finimondo. Il portichetto di casa mia é diventato un lago. Sembra quasi che non ci sia nemmeno il tetto. Eppure ieri é stata una domenica di sole con un cielo splendido, e alla sera ho celebrato a Taquaral, ai piedi della Serra Brandão, che é uno scenario divino. Questa é l´ora dei mattutino dei monaci, non sono solito alzarmi cosí presto, ma sono stato svegliato da una raffica di tuoni e lampi incredibile. Non potevo perdere questo spettacolo! Assai migliore e piú autentico della raffica di mortaretti che comincerá tra un paio d´ore in centro cittá, per dare inizio alla novena del patrono San Sebastiano, con quella sveglia mattutina tradizionale che si chiama "alvorada". Mi sono detto: "A rischio di bruciare il modem con tutti questi fulmini, stamattina faccio la pagina del blog".

Come promesso, ho fatto la settimana di studio ambientale, offerta dal teologo-biblista Sandro Gallazzi e dal professore di Altair Sales. Titolo: "Il cerrado: dalla resistenza scaturisce la vita". Non ve ne faró una sintesi ora, perché l´ho appena terminato e devo ruminarlo un poco per cogliere il meglio della sostanza. Posso anticiparvi che il tema centrale é stato il "cerrado", che é l´ambiente biologico della nostra regione e della maggior parte del Brasile (va dal Piauí nel Nordest fino ai confini del Paraguay nel sud-ovest|). La traduzione italiana di "cerrado" piú vicina al vero é "savana". Il punto focale dello studio é stato quello della "resistenza", perché era destinado a persone impegnate in gruppi di difesa ambientale. Dal punto di vista scientifico Altair, che conduce da molti anni ricerche in questo campo, ha situato il problema cosí: il cerrado é una modalitá ambientale (un bioma, come dice lui), che si é formata in milioni di anni ed é sostanzialmente invariata da 65 milioni di anni. Negli ultimi 50 anni ne é stato distrutto, vertiginosamente, intorno al 95 per cento. L´eliminazione del cerrado, nelle forme in cui viene fatta, minaccia il rifornimento delle sorgenti dei fiumi di gran parte dell´America del Sud: perché esso é situato in tutto l´altipiano centrale e il suo lenzuolo freatico distribuisce l´acqua a fiumi come São Francisco, Araguaia, Tocantins e Paraná, che portano l´acqua nelle varie direzioni. La dura realtá é che quest´opera di distruzione é il risultato dell´economia capitalista che considera la natura appena come materia prima per la produzione, finalizzata al lucro. Quí "capitalista" non va letto nella chiave destra-sinistra, o capitalismo-socialismo: infatti ambedue i sistemi, per quanto riguarda le questioni ambientali, fanno uso dello stesso pensiero.

Piú complicato il lavoro dello spettacolare Sandro Gallazzi, che doveva trovare nella Bibbia fondamenti teologici a favore dell´acqua, della terra e delle piante e animali e motivi per stimolare la resistenza. Nella Bibbia c´é tutto e il contrario di tutto. Ci sono i testi di Isaia che annunciano la distruzione ambientale frutto dell´infedeltá a Dio e le fontane che scaturiscono e i fiori che sbocciano nel deserto come opera di Dio che viene incontro al suo popolo. C´é il cammino dal deserto alla terra ove scorre latte e miele. Vi é il testo della creazione, in cui Dio affida all´uomo la cura del giardino. Ma ci sono pure le celebrazioni a Javhé in cui si uccidono 300 mila buoi in una festa, e l´altare degli olocausti con un braciere che dev´essere alimentato tutto l´anno perché non deve mai spegnersi. Il maestro si é soffermato sul tema della resistenza, e ha citato testi di Giuditta, Cohelet, Cantico dei Cantici, Ruth, eccetera. Chi resiste é sempre il popolo con la sua cultura: musica, teatro, cucina, agricoltura familiare e, in sintesi, voglia di vivere. Leggendo la Bibbia, si capisce che anche in materia ambientale, come in tante altre, non c´é da aspettarsi molto di buono dalle istituzioni, né civili né religiose. Possiamo avere fiducia solo in Dio e nella nostra forza di resistere, anche nella sofferenza.

Durante il corso ho comprato tre libri di Gallazzi (non tutti sull´ambiente) e uno l´ho letto. É affascinante. Ve ne cito uno che cade bene con l´argomento: "Agar, la schiava egiziana, cacciata via due volte dalla tenda di Abramo per la gelosia di Sara, é mandata nel deserto, verso la morte: lei e Ismaele, - suo figlio e nostro mezzo-fratello, pure - Ismaele padre degli arabi, dei beduini e dei palestinesi, che continuano a soffrire l´espulsione e allontanamento nella loro interminabile disputa coi figli di Sara. A Cades, prima, poi a Bersabea, all´estremo sud, sull´orlo del deserto del Negheb, dove Israele comincia e finisce, Agar scopre la veritá centrale di tutta la memoria biblica, condensata simbolicamente nel nome di Ismaele, il bambino reietto: "Gli darai il nome di Ismaele, poiché Javhé ha udito la tua afflizione". Il pozzo di Cades si chiamerá El-Roi, il Dio che mi vede. A Bersabea Agar scopre, ancora una volta, che "Dio ha udito le grida del bambino che piange". Il pianto che Agar non sopportava piú, fa scendere l´Angelo di Javhé liberatore, ad indicare il pozzo garanzia di vita, acqua che calmerá il pianto del piccolo. Questi stessi pozzi, domani, saranno presi da Isacco e Ismaele dovrá allontanarsi un altro pí. La memoria di chi é il nostro Dio, tuttavia, rimarrá sempre".

La resistenza, dice Gallazzi a voce, l´ha organizzata Gesú celebrando l´Eucaristia: una casa, una tavola, un gruppo di amici che credono e vogliono il Regno di Dio a qualunque costo, ed ecco pronto lo strumento per rinnovare ogni volta, in memoria di Lui, la forza resistente. Peccato che la gente ha la mania di trasformare tutto in scalata al potere.

Per oggi basta cosí: se volete di piú andate a leggervi la storia di Agar nel libro della Genesi (cap. 21) e i libri di Ruth e Giuditta, per conoscere i metodi ma anche la libertá di spirito dei nostri antecessori, che non erano imbranati e imbavagliati come noi dal benessere. Gallazzi (uno dei suoi libri) mi ha pure fatto scoprire un secondo libro dell´Esodo, a cui non avevo mai dato importanza. Provate a osservare anche voi: fino al capitolo 23 c´é una storia dell´Esodo in cui Mosé parlava direttamente con Dio e Dio con lui, e almeno in un´occasione diede pure il permesso a una settantina di giovani di prendere la parola nella Tenda Santuario, lá nel deserto. Dal capitolo 24 in poi, la storia é rifatta in tutt´altro modo. Mosé non puó piú vedere Dio né entrare nella Tenda, perché la gloria di Dio fa un fumo tale che occupa tutto lo spazio. D´ora in poi solo Aronne e i suoi potranno rivolgersi a Dio per il popolo: faranno da intermediari, e bisognerá pagarli saporitamente. Pare ovvio che l´Esodo ha subito una aggiunta postuma. Probabilmente Esdra e Neemia, dopo il ritorno dall´esilio, hanno ritoccato i vecchi racconti del deserto che parlavano dell´amore di Dio e del suo affetto per Israele, e vi hanno aggiunto quanto bastava per giustificare l´esclusiva dei sacerdoti istituiti. Una bella meditazione per l´anno sacerdotale.

Leggete pure "Palaveggio anni 40", che ho offerto ai lettori del blog come strenna delle feste natalizie. Il link lo trovate nella lista in calce al blog. Sorvolando l´aspetto personale e autobiografico, che assomiglia probabilmente a quello di molti, ci trovate come un essere umano viene al mondo in mezzo a una guerra e a tante difficoltá, e sostanzialmente si dedica a una sola cosa: vivere, ignaro del problemi del bene e del male che sono in azione, scatenati. Ma il male c´é, per i piccoli e per i grandi, perché siamo una famiglia e quello che ciascuno fa si riflette su tutti gli altri. "Prega per noi peccatori, adesso e nell´ora della nostra morte. Amen".

3 gennaio 2010

PER IL FUTURO DELLA TERRA

Grazie a Dio, abbiamo raggiunto il 2010! Avete stappato lo spumante? Avete mangiato l´uva? Molto sobriamente, io ho celebrato la messa in un villaggio alle nove, poi ho declinato tutti gli inviti e sono andato a letto. A mezzanotte mi sono svegliato coi botti: non tantissimi, per la veritá. Devono averli consumati tutti nelle dispute tra i due sindaci: nei giorni dei processi, ognuna delle due parti andava in giro con i camion a sparare mortaretti per celebrare la vittoria del suo candidato...

Dicono, giustamente, che per essere testimoni del Vangelo, bisogna stare in mezzo alla gente. Gesú andava a cena coi pubblicani. Le feste hanno il pregio di farci incontrare e confraternizzare, in esse condividiamo i momenti importanti dell´anno e della vita. Io peró non ho piú l´etá di Gesú, e a parte questo vi dico sinceramente: sono sempre piú allergico a queste feste rituali. Mi stancano. Con tutti i pregi, sono anche sempre piú contaminate dal consumismo sfrenato.

Come simbolo di prosperitá qui mi pare che non usino la papaya, che sarebbe la frutta piú adatta perché ce n´é in abbondanza. Io ve ne metto una foto sul blog: é una delle due piante cresciute spontaneamente accanto al muro di casa. L´unico lavoro che mi hanno richiesto é stato di gettare un pugno di sementi in terra e poi togliere, man mano, le piantine piú deboli e lasciare solo le piú forti. Hanno l´etá di un anno.

Di ambiente abbiamo parlato nell´omelia, perché il papa stesso ha inserito l´argomento nel suo messaggio di fine anno sulla pace. É un tema molto sensibile, e merita un allarme generale anche se a Copenaghen i grandi hanno dato l´impressione che si possano ancora rimandare i provvedimenti all´infinito. Una parte consistente dell´attuale crescita economica del Brasile é merito, se cosí si puó chiamare, di una smisurata tolleranza verso le imprese che inquinano terra, aria e fiumi e che producono alimenti che noi consumiamo perché non sappiamo come vengono preparati. Nei paesi ricchi questo problema non c´é: lá é giá tutto inquinato. Ma c´é la ricerca, mi pare, di fonti alternative di energia: un problema che il governo brasiliano snobba, perché aspetta a breve scadenza i 300 milioni di barili di petrolio del pré-sale, e spera che continui la crescita vertiginosa del settore automobili per venderli a caro prezzo.

La settimana prossima resteró tutta la settimana a Goiania per il corso estivo di aggiornamento, che quest´anno avrá come tema l´ambiente. I professori sono due: Sandro Gallazzi per l´aspetto biblico e di fede, Altair Sales Barbosa per quello piú strettamente scientifico. Altair é professore dell´Universitá Cattolica di Goiás, nella capitale, dottore in archeologia. Gallazzi é dottore in teologia biblica. Sará messo a fuoco, secondo il programma, soprattutto il bioma del cerrado, che si definisce: "Una foresta a rovescio, con i due terzi sotterranei, é un tipo unico di vegetazione dotata di un complesso sistema di radici responsabile del trattenimento del 70% dell´acqua piovana che alimenta la falda freatica da cui scaturiscono le sorgenti del Rio São Francisco, dell´Araguaia, del Tocantins e del Paraná.

Per quest´oggi vi lascio quí. E non aspettatevi altri post per qualche tempo. C´é il corso (saró ospite dell´Anna Maria Melini), poi c´é la novena del patrono di Itaberaí, San Sebastiano, nella quale lanceremo il tema della prossima Campagna della Fraternitá: Economia e Vita. Non so se avró tempo e argomenti. Nel frattempo distraetevi, se volete, cliccando sulla link Palaveggio anni 40, che trovate in fondo in fondo a questo blog. C´é una retrospettiva divertente degli anni della seconda guerra mondiale vista coi miei occhi da bambino. L´ho corretta in questi giorni e la condivido: ai vecchi piace ricordare e raccontare.