A Modena abbiamo, dunque, un nuovo vescovo: Mons. Antonio Lanfranchi, che viene da Cesena. Siamo contenti. É anche un vescovo-missionario. Lo abbiamo visto e ascoltato nella commissione di vescovi che seguono i Centri Missionari Diocesani e i missionari Fidei Donum. Auguri. E a proposito ho quí davanti l´invito all´ordinazione del nuovo vescovo ausiliare di Goiania, Dom Valdemar Passini Dalbello (in Brasile i vescovi, da sempre, hanno il titolo di dom, abbreviazione di "dominus": ma nell´invito hanno scritto monsignore: un titolo francese molto chic, é una novitá. Forse si riferiscono al fatto che giá ora non é un semplice prete qualunque. Nell´invito ai preti si chiede di portare con sé la mitra: io non so piú dove l´ho messa, dovrei fare senza. Ma non ci andró, perché noi siamo di un´altra diocesi. Sará ordinato il 19 marzo dall´arcivescovo emerito e cardinale di Brasilia Dom Falcão e dall´arcivescovo di fatto e futuro cardinale di Brasilia, Dom João Braz de Aviz. Celebrazione solenne in cattedrale e poi una cena lí accanto. Immagino che anche a Modena farete la stessa cosa, ma il 14 marzo.
Il tema centrale dell´incontro ha obbedito alle direttive di Benedetto XVI: una riflessione sul sacerdozio, e in particolare sul sacerdozio missionario. Abbiamo fatto un pó di ricerca biblica. Non vi trasmetto niente perché mi sembrano cose troppo complicate per chi non é avvezzo! La sostanza é che il nostro "sacerdozio" non segue il modello del sacerdozio del Tempio, perché Gesú ha cambiato radicalmente il sistema e si é rifatto a Mosé e ai profeti, che esercitavano un sacerdozio in mezzo al popolo, senza separazioni e senza esclusioni: ma la tentazione del Tempio, della casta e del potere ritornano sempre. Per il resto, il bello di questi incontri sono gli incontri stessi, per vivere la condivisione nella pratica. Si passa un pó di tempo insieme rinnovando le amicizie antiche e facendo nuove conoscenze. Si celebra in semplicitá, attorno a un tavolino, come se si fosse in una tenda o in aperta campagna.
In Mato Grosso siamo andati a visitare la fazenda di un torinese: un brav´uomo, accogliente, simpatico e alla mano. Ha ereditato la terra dal padre e, dopo la morte di lui, ha deciso di venire quí e sistemarla un poco e poi venderla. Invece é rimasto. Ha venduto metá della Fazenda e ha messo in produzione il resto. Sono quasi 10 mila ettari: ci alleva 6 mila capi di bestiame. Pensate quanti churrascos: se anche il bestiame non si riproducesse, potrebbe offrire un churrasco di un bue al giorno per 16 anni di seguito!) Il resto della terra lo sta trasformando in piantagione di canna da zucchero. É cattolicissimo, ha fatto una cappella accanto a casa e ci ha portato quadri d´autore da Torino. Da quel che ho potuto capire, padri salesiani e suore orsoline ne sono frequentatori abituali, e lui tratta molto bene i lavoratori ed é coscienzioso nei confronti dell´ambiente: rispetta rigorosamente la conservazione del 30 per cento della foresta naturale, come vuole la legge. Ha una coscienza cristiana! In societá con una una ditta marchigiana sta montando una "usina" (distilleria) per la produzione di bio-diesel, la cosiddetta energia rinnovabile (non pulita, come dicono alcuni, perché pulita non é): il progettó é enorme. Non vi dico i numeri perché ho paura di sbagliare, ma ho capito che calcolano giá quest´anno di riempire una autobotte da 6000 litri ogni dieci minuti: é possibile? Quello che é venuto in mente a me, mentre ascoltavo, é che le intenzioni sono di portare progresso e dare lavoro a molta gente, quindi di essere benefattori del Brasile (é il marchio dell´economia moderna), ma al di lá delle intenzioni, tra qualche tempo quella regione avrá almeno 40 mila nuovi abitanti, tutti dipendenti dall´economia di una sola azienda. Tutto l´indotto funzionerá finché l´impresa madre funziona. Come accade ad Itaberaí con la Superfrango: dipendiamo dal mercato dei polli (ma almeno quí sono rimasti in buon numero anche gli agricoltori piccoli e grandi). La poca agricoltura locale che c´é sparirá, lasciando il posto alle monoculture che servono per il bio-diesel: che sará prodotto con semi di girasole e di cotone, e con la canna da zucchero. La strada, che é di una sola pista di 6 metri, sará triplicata. L´energia sará rinnovabile, ma le ricchezze naturali del cerrado no, saranno perdute per sempre. E quando quell´industria andrá in crisi, la disperazione sará generale. Se facessero una Riforma Agraria seria, ci potrebbero lavorare 40 mila persone in piccole aziende familiari e metterebbero in movimento l´economia locale senza dipendere da una multinazionale che ha il suo comando non si sa dove.
Voglio chiudere questo post con un riassunto dell´intervento di Lula al Forum Sociale Mondiale di questi giorni, per farvi conoscere meglio lo spirito attuale della politica brasiliana: che speriamo, comunque, che duri. Pubblicato da Adital, lo ha scritto Renato Rovai, giornalista ed editore della rivista "Forum". Racconta il discorso cominciando dalla fine:
Lula si é detto molto orgoglioso di aver messo rappresentanti di tutti i movimenti sociali nel Palazzo del governo. E che al prossimo Forum Sociale Mondiale sará presente come ex-presidente. Poi ha parlato della Conferenza sulla comunicazione, e ha detto che alcuni impresari non ci sono andati. Ma quelli che sono andati hanno visto che lá "nessuno morde nessuno". Ha poi chiesto che questo Forum Sociale approvi come deliberazione un intero anno di solidarietá ad Haiti. E ha affermato che "non accetteremo piú che nessuno metta il suo dito sporco di nafta nel nostro combustibile pulito, per dirci che cosa dobbiamo fare. Nessuno ha bisogno di aiutarci a pulire la nostra sporcizia. Che ognuno si pulisca la sua". "Non é giusto che un paese che sta inquinando il mondo da 200 anni paghi la stessa somma di un altro che lo inquina da due anni".
Lula dice che la delegazione brasiliana a Copenhaguen é andata con la proposta piú seria di tutte. E ha preso di sorpresa i paesi ricchi. E che la solidarietá brasiliana non é solo per Haiti. Il Brasile ha, oggi, una politica diversa anche per l´Africa. Dice che é enorme il numero di brasiliani che vogliono andare come volontari ad Haiti, ma che la loro partenza non puó essere liberata per via della situazione. "Ad Haiti stiamo insegnando al mondo come deve attuare una forza di pace, senza ingerenza nel governo locale". E poi dice che va a Davos a dire che dopo il suo governo il paese non é piú debitore del FMI: al contrário, é il Fondo Monetario Internazionale che deve 14 miliardi al Brasile. E che Davos non é piú attraente, ma ci va perché ha qualcosa da dire loro.
Lula sostiene che per certa gente la democrazia é un patto di silenzio, e invece é un mezzo per ascoltare tutti. "Quanto piú noi facciamo, piú le persone rivendicano. Per alcuni questo é un male, io invece penso che questo é il nostro compito di governo". E infine, afferma che nel suo primo Forum Sociale Mondiale non lo sapeva, ma adesso sa che c´é una differenza grande tra il sogno possibile e ció che é possibile fare nel governo.
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