29 settembre 2008

FESTA DI COMPLEANNO E DEI POPOLI

Sabato 27 abbiamo festeggiato il 48o compleanno del nostro parroco, Padre Severino da Silva, e i 27 anni di presbiterato di don Maurizio Setti. A tavola erano presenti (vedi la foto, scattata dal medesimo Padre Severino): Vicentina Bergamini, P. Luis Cardalda, Don Eligio, Maurizio, io e naturalmente Severino, che però non si vede perchè stava scattando lui la foto.

Notate la varietà: Vicentina è la donna di casa. E' discendente di italiani (delle parti di Cerea, Verona), nata però nello Stato di Minas Gerais, emigrata da piccola in Goiàs dove ha formato e cresciuto la sua famiglia: quindi goiana negli affetti e nella cultura. Padre Luis Cardalda, spagnolo purosangue della Galizia. (E' molto amico di Severino perchè sono stati insieme per alcuni anni in una missione del Mozambico. Poi parroco di Jussara, una delle nostre città e parrocchie più grandi e impegnative). Ora, Padre Luis ha rinunciato per limiti di età (76) e rimane a disposizione per incarichi meno pesanti). Padre Severino è nordestino di Recife. Ha studiato a Recife, ed è emigrato in Goiàs in seguito alla chiusura imposta al suo seminario negli anni ottanta. Ha ricevuto l'ordinazione da Mons. Tomàs Balduino negli anni novanta e, dopo sei anni di missione in Africa è stato parroco di Itapuranga. E' venuto a Itaberaì due anni fa, dopo il ritorno in Italia di don Eligio. Don Eligio Silvestri che ora si ritrova qui, provvisoriamente, come aiutante di prima categoria! Padre Maurizio sapete chi è, e l'altro sono io stesso.

In breve, una tavolata assai diversificata. Vari paesi, lingue, colori, razze, culture. Tanto più se si considera che poco prima del pranzo lo stesso Severino, assieme a Padre Eligio, era stato a celebrare alcuni battesimi nell'accampamento locale degli zingari, in periferia (vedi seconda foto). Insomma, il suo compleanno è stato un pò una giornata da "Festa dei popoli". In contro tendenza rispetto al mondo europeo: da quelle parti, infatti, tanti ci tengono a difendere anche con violenza il proprio diritto a non avere tra i piedi gente diversa! Del resto la Chiesa sembra il posto ideale per imparare a lavorare insieme in armonia, eliminando le barriere imposte dall'ignoranza e dai pregiudizi. E' solo questione di non considerarci padroni ma discepoli dello stesso Gesù Cristo.

Nella serata di sabato è accaduto di tutto. Il candidato sostenuto dalla potenza economica locale ha messo in scena una sfilata di centinaia di motociclette e 500 veicoli tra automobili, camions e trattori. Tutti a sbandierare. Hanno fatto un gran chiasso e congestionato il traffico per ore, per questo inutile sfoggio di potere acquisitivo. La gente che io ho interpellato ha detto: "Se perde gli sta bene, e se vince userà i nostri soldi per recuperare quello che ha speso!" Alcuni, dalla sfilata, agitavano le mani facendo il numero dell'avversario. Nostro Signore non ha detto nulla, ma sicuramente ci ha messo una mano perchè non è accaduto nessun incidente, nonostante la confusione e gli imbottigliamenti. Ad un tratto, però, è sopraggiunto un violento temporale a bagnare per bene gli incauti che si trovavano sui camion e sulle moto. Se qualcuno aveva la testa calda, sicuramente gli si è raffreddata.

Dopo il temporale, quando già era buio, ho preso il lampione a gas e sono andato a celebrare la messa nell'accampamento dei sem-terra chiamato Paulo Farias. Erano con me Eleusa, Vilmar e Zalmi, dell'equipe della pastorale della terra. Li abbiamo trovati già raccolti sotto la tenda delle riunioni, alla luce di un lampione a gas (a cui ho aggiunto il mio) e seduti tutto attorno su panche di bambù costruite da loro stessi. Il tavolo per la celebrazione era pronto, con fiori, candele e una statuina del Sacro Cuore, in mancanza della croce. Ci hanno raccontato della paura passata: il vento aveva minacciato di strappare qualche tenda. Ana Paula, una ragazza dell'accampamento (20 anni) ha fatto la lettura del Vangelo, l'equipe che era con me ha provveduto al canto. Una celebrazione così mi dà sempre la carica. C'è solo l'essenziale: un telone nero di plastica sulla testa, banchi rudimentali, la gente intorno a fare quadrato in forma di comunità e non di uditorio, la voglia di essere amici e la fede in Gesù Cristo. Mi ha impressionato quella ragazza che, alla preghiera dei fedeli, ha detto: "Ringrazio il Signore per la bella vita che mi ha dato". Detta in quelle condizioni di estrema povertà, vivendo sotto un telone ai margini della strada statale senza energia elettrica, telefono e acqua corrente (e col pozzo prossimo a seccare), la frase significa proprio che "non di solo pane vive l'uomo".

E ora una comunicazione tecnica: siccome ho visto che i gruppi di Modena stentano a organizzarsi per scrivere su questo blog, invito tutti i lettori a intervenire con le proprie osservazioni, commenti e approfondimenti o altre notizie dall'Italia. Per fare questo basterà cliccare in basso, sulla parola "comentarios". Si apre una finestra su cui scrivere il commento. Poi ci si registra (basta uno pseudonimo seguito dall'indirizzo di posta elettronica e dalla password, che però non saranno pubblicate - sul testo apparirà solo lo pseudonimo). Alla fine bisogna clissare sulla fascia rossa "pubblica il commento". Sarà certamente un arricchimento per il blog, che così diventa di tutti voi. Vi aspetto.

25 settembre 2008

IL VANGELO E' ANNUNCIATO AI POVERI

Piccola curiosità per chi non è abituato a convivere con evangelici-pentecostali: a Itaberaì si svolge, in questi giorni, il IV Congresso di Miracoli e Cure. C'è il pienone. Noi preti ironizziamo, ma la gente no. Forse perchè tutti, di tanto in tanto, hanno bisogno di un miracolo: e al momento buono un pò di fede viene fuori! Del resto, a pensarci bene, noi cattolici di tutto il mondo non accorriamo a Lourdes, Fatima e altri posti del genere? Voi mi direte: "I nostri sono luoghi di prodigi e di presenza soprannaturale comprovata da milioni di persone. Io la lascio lì come interrogativo, non oso affrontare il mistero. La cosa certa che anche i pentecostali, in massa, garantiscono che i loro miracoli sono veri, li hanno visti. Sono meno solenni, ma per dimostrarli ci sono migliaia di racconti di esperienze personali, fatti da persone di ogni classe sociale e grado di istruzione. E forse, altrettanti racconti per provare che sono falsi e per metterli in ridicolo.

Hanno democratizzato miracoli e cure, facendoli diventare eventi quotidiani! Sono anche assai più economici e a portata di mano. Mi fanno pensare alle comunità delle origini del cristianesimo. I Vangeli e tutto il Nuovo Testamento narrano miracoli strepitosi. Gesù faceva le cure, e gli apostoli pure. Che ne sappiamo, noi, se Dio non vuole continuare a premiare la fede della gente in questo modo? Gesù diceva: "La tua fede ti ha guarito". Probabilmente la fede, che secondo Gesù è in grado di spostare montagne, quando è forte continua ad avere la stessa efficacia che aveva in quei tempi remoti. Forse queste nuove comunità cristiane, a loro modo, attraversano lo stesso periodo di fervore entusiastico delle prime comunità cristiane.

Z.G., l'uomo considerato più ricco di Itaberaì e proprietario della Superfrango, nostra maggiore impresa (vedi foto e clicca su di essa per leggere), è evangelico pentecostale. All'entrata della sua fabbica esibisce a grandi lettere la frase di San Paolo: "Tutto posso in colui che mi dà forza". E sulla statale accanto ai cancelli un cartello ammonisce: "Il Signore è il mio pastore, nulla mi manca".
Lui, il suo miracolo lo ha già avuto: ha raggiunto un potere economico non indifferente. Nelle chiese pentecostali la prosperità è considerata un segno della benedizione divina.

Non manca di nulla? Pare che gli manchi ancora qualcosa, poichè in questi giorni sta finanziando la campagna milionaria di uno dei candidati a sindaco. I tempi stringono, perciò la propaganda non risparmia nè soldi nè colpi bassi e accuse pesanti all'avversario. Una religiosità esibita senza falsi pudori, talvolta va di pari passo con una determinazione spietata negli affari e in politica. In altre parole, tutto il mondo è paese: noi esseri umani cerchiamo di tirare Dio dalla nostra parte, ma non ci mettiamo dalla sua: o, magari, la sua parte la intendiamo nella maniera che ci fa più comodo. Sforzarci di pensare e agire con la stessa generosità di Dio? Neanche per sogno. Per questo già il profeta Ezechiele, che abbiamo letto in questi giorni, ai suoi tempi denunciava: "I miei pensieri non sono i vostri pensieri, e i miei progetti non sono i vostri progetti. Come il cielo dista dalla terra, così i miei pensieri distano dai vostri pensieri...."

Cambiamo argomento. Non so se è così anche da voi, ma in Brasile il mese di settembre è il mese della Bibbia. Sono sempre più sorpreso e ammirato del valore della Bibbia per i piccoli e umili partecipanti alle comunità ecclesiali di base. La lettura biblica fa crescere le persone. Se necessario, le cambia. Poco a poco, senza nemmeno rendersene conto, cominciano a pensarla come Dio. Quando posso, frequento le loro riunioni e li ascolto. Stanno leggendo la prima lettera ai corinti, che è abbastanza difficile. Sono aiutati da un librino che abbiamo preparato noi, in modo da fornire loro il "pasto" a piccole dosi, corredato da una breve introduzione e accompagnato da momenti di preghiera, canti e conversazione sui temi della lettura legandoli con la vita di tutti i giorni. A volte mi coglie il dubbio che solo gli umili, davvero, siano predisposti a cogliere l'essenziale della lettura biblica. Molti maestri di spiritualità, oggi, sostengono che la conversione a Gesù Cristo presuppone la conversione ai poveri e il loro ascolto:non avranno, forse, ragione?

Termino con una novità: il nostro vescovo, Mons. Rixen, è uno dei delegati eletti a rappresentare i vescovi brasiliani nel Sinodo di Roma, di ottobre prossimo. In questa occasione è previsto un suo passaggio per Modena. Il 10 (venerdì sera) sarà presente alla veglia di preghiera per le missioni, promossa dal Centro Missionario nella Chiesa Abbaziale di Nonantola. Se vi interessa conoscerlo, informatevi e partecipate.

19 settembre 2008

BARTIMEO CONDIVISO: MODENA-GOIAS


Cambiamento di stagione. Finalmente compaiono i primi temporali: sporadici, ma intensi. Stasera sono andato in un accampamento di senza-terra per provare come si vive in tenda sotto la pioggia. Non male: alla luce di un lampione a gas, con un un gruppetto seduto attorno a un tavolo, abbiamo passato due ore buone mentre la pioggia scrosciava sul telo di plastica. Ha tenuto!

Come molti sanno, il clima subtropicale di Goiàs divide l'anno in due parti uguali: la stagione secca e quella piovosa. Le quattro stagioni tipiche dei climi temperati ci sono, ma si notano meno. I primi acquazzoni di settembre sono il segnale della primavera, come l'arrivo delle rondini in Italia (tanto tempo fa). Con due sole ore di pioggia il paesaggio risecchito e sporco di polvere è già migliorato. Ed è maturata la jabuticaba (vedi foto sopra).

A partire da questo post, dovrebbe scattare un cambiamento anche nel blog di Bartimeo: al grido dei poveri di questa parte del mondo dovrebbe aggiungersi anche qualche voce italiana. Ho dato le chiavi di entrata ai redattori del ciclostilato modenese "Brasile informazione", perchè vi possano pubblicare i loro interventi. Spero che si facciano vivi presto, a rinvigorire queste pagine. A giudicare da ciò che si legge sui giornali, i bartimei che hanno motivi per gridare sono sempre più numerosi anche in Italia.

Altre notizie della settimana: é pronto il progetto per l'ampliamento dell'asilo. Ora dobbiamo sbrigare la burocrazia per i permessi del CREA (l'ordine degli ingegneri, che vuole una tassa anche se l'architetto ha fatto il progetto gratis) e del comune, che naturalmente riscuote la sua parte. La vicenda di Luìs, della Fazenda Santa Rosa, procede bene. La domanda di iscrizione di suo figlio per ottenere l'assegnamento della terra da cui suo padre è stato sfrattato, è stata fatta. Questa settimana i rappresentanti dell'Incra erano qui per verifiche, e mi sono sembrati ben disposti. Purtroppo ho avuto una brutta notizia: la famiglia dei più assidui animatori della comunità santa Rosa sembra irrimediabilmente spaccata. Temo proprio che il matrimonio salti. Questo benedetto matrimonio: la formula per farlo durare la conoscono in pochi, e tra quei pochi la maggioranza è gente che non si è sposata e non si sposerà mai. Come fare? Mistero.

Potente il nostro vescovo Eugenio Rixen (vedi foto), che ha scritto una bella lettera da leggere nelle chiese durante le messe di questo finale di settembre, per richiamare i fedeli alla responsabilità dell'esercizio della cittadinanza attiva, attraverso il voto e la pratica democratica. La democrazia è lo strumento moderno più forte che abbiamo a disposizione per mettere in pratica la parabola del samaritano. Oggi non è possibile salvare una ad una le vittime della violenza del sistema economico. Sono troppe. La democrazia ci permette di soccorrerci a vicenda con leggi che garantiscano la dignità e i diritti fondamentali di ogni essere umano. E, a livello comunale, un'amministrazione a favore non dei pochi privilegiati ma di tutti - cominciando dalle categorie più deboli (e più numerose). Bisogna però che la gente impari a usare questo strumento in modo responsabile, e non cedere alle svariate forme di populismo che i potenti propinano per addormentarci. Ecco, di seguito, la lettera del pastore:


"Il 5 settembre potremo, ancora una volta, esercitare la nostra cittadinanza nell'elezione dei nostri futuri sindaci e consiglieri comunali. Come cristiani e cristiane, dobbiamo superare gli interessi personali e vedere il bene comune, specialmente dei più poveri. Prima di tutto, bisogna che tu ti informi sulla vita dei candidati. Non votare in quelli o quelle che hanno conti aperti con la giustizia per delitti gravi, o che sono già stati condannati in prima istanza. Anzi, invito tutti i cattolici e le cattoliche a partecipare alla raccolta di firme per un nuovo progetto di legge di Iniziativa Popolare, che ha lo scopo di impedire la candidatura a persone corrotte e disoneste.

Gli eletti governeranno il nostro comune per quattro anni. Scegli persone con queste caratteristiche: 1) Persone che valorizzano la partecipazione popolare e i consigli comunitari e comunali, nell'amministrazione del comune. 2) Persone che danno priorità alla sanità pubblica al servizio dei più poveri. 3) Persone che investono nell'educazione dei nostri figli e figlie, pagando stipendi migliori ai nostri professori e professoresse e assicurando un trasporto scolastico di buona qualità. 4) Persone capaci di creare nuovi posti di lavoro in funzione di ciascuna realtà locale. 5) Persone che valorizzano l'agricoltura familiare e una migliore distrubuzione della terra. 6) Persone che si preoccupano con la preservazione ambientale, specialmente del "cerrado".

Non credere a candidati che fanno molte promesse, ma non hanno mai fatto nulla per la gente comune. Scegli candidati che abbiano una profonda storia di vita secondo i valori del Vangelo: giustizia, fraternità e solidarietà. Il tuo voto non ha prezzo, ma ha conseguenze. Non lasciarti comprare in cambio di favori immediati, poichè ben presto si dimenticheranno di te. Sogniamo un Brasile senza corruzione e più solidale coi poveri".


Dom Eugênio Rixen

Bispo de Goiás - Goiás – GO, 16 de setembro de 2008.

14 settembre 2008

DEMOCRAZIA, AMBIENTE, PACE: IN PRIMO PIANO


Infuria la campagna elettorale. Noi rimaniamo neutrali, naturalmente, anche se non manca chi vorrebbe farci esporre dalla sua parte. Come ha tentato di fare qualche candidato tirando in ballo don Eligio, per via della scuola che la precedente amministrazione ha costruito (con aiuti del comune di Fiorano) e intitolato al suo nome. Lui, a bassa voce, forse li manda a quel paese....ma non se la prende più di tanto, perchè sa che gli itaberini gli vogliono bene e lo conoscono abbastanza per non immischiarlo in queste faccende. Secondo questa foto (sicuramente autentica, no?) che mi è arrivata da qualche parte, tutti hanno bisogno di don Eligio. Anche Lula, benchè sia all'auge della sua popolarità.

Scherzi a parte, "cittadinanza attiva" è l'argomento affrontato sabato scorso dalla nostra Assemblea Parrocchiale. Infatti, i delegati delle comunità ecclesiali di base si sono posti il problema di come aiutare i cittadini a sentire la responsabilità della scelta (del voto) tra i candidati a sindaco e alla camera legislativa comunale. "Il voto è importante, e non può essere venduto. Ma altrettanto importante è seguire poi, passo a passo, il lavoro dei consiglieri affinchè votino un bilancio comunale che affronti i problemi più veri e urgenti dei cittadini, e che lo faccia eseguire senza piegarsi a ricatti e bustarelle. Imparare a pensare e agire democraticamente è un impegno del cristiano. La parrocchia ha un gruppo denominato "fede e politica", che si propone appunto di affrontare il duro e insidioso lavoro di spingere verso una politica veramente democratica, onesta, e attenta ai bisogno soprattutto delle fascie più deboli. Politica cristiana non è quella che finanzia le chiese (con tante chiese come abbiamo non saprebbe nemmeno come fare) ma quella che si mette veramente al servizio di tutti i cittadini.

Il Brasile è in preda all'euforia della crescita economica. L'Europa è afflitta dalla crisi della crescita. Tra l'uno e l'altro estremo, rimane il grosso problema di salvare il pianeta da un modello di sviluppo che ne esaurisce rapidamente le risorse e interviene in modo sempre più distruttivo sull'ambiente. A questo riguardo vi segnalo una iniziativa che è stata lanciata a Ronzano, attuale residenza di Padre Ettore Turrini, nativo di Montese (Maserno) e missionario in Brasile (Acre, in piena foresta amazzonica) per più di 50 anni. Dovendo restare in Italia per ragioni di salute, è ovvio che ora agita le acque lì! E' la FESTA DEI POPOLI 2008 - 19-20-21 settembre. La festa si svolgera presso l'Eremo di Ronzano, ed è intitolata: LA TERRA NON SARA' DISTRUTTA - L'UOMO INEDITO LA SALVERA'. Se vi interessa, informatevi presso i Servi di Maria di Bologna. (Trovate indicazioni su google, alla voce Ronzano, Bologna: la festa è organizzata in associazione con Pax Cristi, e conta sulla presenza, tra l'altro, di Mons. Bettazzi).

Infine, vi pubblico questo intervento che si trova sul sito dei saveriani: accusati di sincretismo e relativismo per l'uso della bandiera-arcobaleno, quelli di Giovaniemissione rispondono così.

“Egli è la nostra pace” (Ef 2,14): la nostra ricerca della pace attraverso il cammino lento e profetico della non violenza attiva ha le sue radici nella vita, nelle scelte, nell’utopia incarnata nella quotidianità dell’esistenza di Gesù di Nazareth.

Gesù era un uomo in strada, perennemente in cammino per incontrare l’umanità povera e sofferente nella marginalità della sua Galilea, uomo di relazioni autentiche, uomo accogliente, attento alla storia delle persone che incontrava. Chinato sulle ferite dei poveri ha insegnato in maniera molto concreta la compassione di Dio verso di loro e la rivoluzione di un amore disposto ad amare gratuitamente anche i nemici.

Gesù si propone come modello di pace (“vi do la mia pace”, Gv 14,27) non elaborando a tavolino una dottrina non violenta, ma praticando la non violenza attiva nell’incontro con la gente lì dove essa viveva; la prassi di Gesù provocava la liberazione delle persone che ne accoglievano l’abbraccio dalle catene del male personale e sociale. La CROCE fu la risposta violenta del Sistema imperiale, che volle assassinare chi in maniera assolutamente disarmata, dal basso, ne scardinava la logica.

10 settembre 2008

ELEZIONI ED ETICA ELETTORALE

Il 5 ottobre prossimo i cittadini brasiliani eleggeranno i nuovi sindaci. Anche a Itaberai sta esplodendo la campagna elettorale. Ad ogni incrocio c'è una squadra di portabandiere che divulgano il numero del loro candidato, e tutto il santo giorno gli altoparlanti martellano detti, slogan e canzoncine....l'afflato poetico, in queste occasioni, raggiunge livelli insospettabili. "Oi, oi, oi, come faccio a votar questo dottor?" Oppure: "Con Benedito - il progresso è più spedito!"


Per i più poveri è una buona occasione di fare "bico", cioè di guadagnare qualcosa con un lavoro precario: portare in giro bandiere, in moto o a piedi. Nella foto accanto, la signora ha preso con sè la sportina per il pranzo. Non è un lavoro facile, perchè si tratta di passare la giornata in piedi sotto il sole, che di questi tempi non scherza.

Il piazzale davanti alla Chiesa è letteralmente invaso da schieramenti di bandiere: perchè lì passa molta gente, e forse anche perchè ogni candidato si raccomanda a Dio. Sfido io! Con quello che spendono, se perdono si trovano in un bel guaio. Eppure qualcuno dovrà anche perdere! Negli incontri di formazione noi spieghiamo l'etica in politica: l'importanza, cioè, di non vendere il voto e di non votare sconsideratamente. Il sindaco è colui che amministra, a nome dei cittadini, il denaro pubblico. La "camera municipale" è il consiglio che delibera il bilancio comunale e ne controlla l'esecuzione corretta. Bisogna eleggere persone oneste e competenti. Ne va del bene comune. I cittadini devono imparare a esercitare la cittadinanza, che significa anche seguire e controllare il lavoro del sindaco e dei consiglieri comunali affinchè lavorino onestamente e a beneficio di tutti. La democrazia è una cosa bella e seria, ma difficile. Nonostante le istruzioni, qualcuno mormora che in queste elezioni il voto costa circa 100 reali (40 euro). Spero che non sia vero. Purtroppo sappiamo tutti come vanno le cose. Raramente ho visto una vittoria netta di chi fa politica solo con l'intenzione di servire al bene di tutti.

A questo proposito, devo correggere un'informazione sbagliata che ho dato in Italia, circa il mattatoio di polli di Itaberai che si chiama "super-frango". Non uccidono 200 mila polli al mese, come dicevo io, ma al giorno. Ce n'è per tutti, sono convinto che li stiate già mangiando anche voi italiani se comprate nei supermercati. A noi vengono i soldi per gli stipendi e tante altre cose, tra cui anche le spese di campagna elettorale di uno dei candidati a sindaco. Notoriamente, infatti, il proprietario della superfrango, la maggiore industria di Itaberai, appoggia il candidato n. 45.

A noi rimangono pure la puzza e le zanzare: infatti gli scarichi dell'industria sono, in buona parte, un pantano a cielo aperto a poche decine di metri dalle ultime case del paese. Di sera, quelli che abitano lì accanto possono raccogliere le zanzare con il mestolo, e non vi dico l'odore (che chiamano: "profumo di superfrango". Speriamo che chi vince le elezioni ci liberi da questo orrore. Lo faranno senza dubbio, perchè tra l'altro sono molto devoti: hanno chiesto insistentemente le preghiere dei cristiani di tutte le chiese.

5 settembre 2008

IL MIO DIARIO DI IERI: GLI ULTIMI SONO I MIGLIORI?


Nei miei progetti la prima pubblicazione di questo blog, dopo le ferie, doveva essere la più corta. E contenere solo saluti e ringraziamenti! Avrei dovuto anche attendere alcuni giorni, per rifarmi delle cinque ore perse col fuso orario. Invece, sorpresa! Nemmeno ho avuto il tempo di scendere del tutto dall'aereo che....è successa la storia che tenterò di raccontarvi in questa pagina un po’ avventurosa ma anche lunga e complicata! Comincio con una fotografia che ho scattato l’anno scorso, in piena stagione delle piogge: una stradina solitaria che si perde nella sterminata distesa di verde delle campagne di Itaberai. Essa attraversa tutta la Fazenda Santa Rosa, a una trentina di chilometri da Itaberai. Se voi la percorreste in questi giorni, supponiamo alle due del pomeriggio a oltre 30 gradi di temperatura, non vi farebbe una buona impressione. Sono chilometri di pura polvere rossa che si impasta col sudore della pelle, in un paesaggio risecchito e quasi desertico, salvo qualche vallata irrigata e la foresta in lontananza, sulle montagne tra cui va a perdersi.



Ieri giovedì 4 settembre, primo giorno dopo le vacanze, a poco più di 24 ore dal mio arrivo, sono stato costretto dalle circostanze a percorrere di corsa più volte questa strada in tali condizioni. Ero solo in casa, a mettere a posto le mie cose ammucchiate nelle valigie, quando ho ricevuto una telefonata dalla segreteria della parrocchia: "Padre, la Auxiliadora chiede urgentemente la presenza di un prete nella Fazenda Santa Rosa, vicino alla cappella". Auxiliadora è la principale animatrice di quella comunità rurale che, cosa rara, è dedicata ad una santa sudamericana (Santa Rosa da Lima: i contadini hanno fatto pure una canzone per lei). Io sono partito immediatamente, pensando: "Forse c'è un malato grave!" La cappella è a una trentina di chilometri da Itaberai. L'ho trovata deserta e chiusa. Attorno, nessuno: e sfido io, con il sole così a picco chi è che se ne va in giro nella via polverosa? Sono tornato indietro di un paio di chilometri, ed ecco finalmente una signora che chiedeva un passaggio. "Volentieri - ho detto io - solo che prima devi farmi scoprire dov'è l'Auxiliadora, che ha telefonato cercando aiuto". "Ah, padre - mi fa lei - l'Auxiliadora? Sì, lei telefona. Ha il cellulare attaccato all'antenna, ha messo l'antenna sopra la casa, infilata in una pertica! Oggi c'è molta polizia in giro, penso che lei abbia telefonato per questo. La gente è tutta a casa di Luìs, hanno chiamato con i mortaretti. Lo stanno sfrattando!". E così la buona Geraldina ha dimenticato dove doveva andare, mi ha accompagnato dove c'era la folla ed è rimasta là, a sostenere la protesta. Sì, perchè c'era uno sfratto e una manifestazione di protesta, roba da non credere, in questa landa sperduta. A questo punto, però, sono costretto a farmi indietro nella storia, perchè ci possiate capire qualcosa.


La Fazenda Santa Rosa è qualche migliaio di ettari di terra che, fino agli anni 90, appartenevano ad un unico proprietario. Poi, duecento famiglie (o più) del Movimento dei Sem-terra vi piantò un accampamento e, dopo diversi anni di sfratti violenti con periodi di lotta da spasimo, dopo tanto andare e venire di commissioni, di verifiche tecniche, affrontamenti con la polizia e i pistoleiros e altre afflizioni della fattispecie, ottennero la Riforma Agraria, la divisione in appezzamenti e l'assegnazione del terreno. Risultò che la fazenda non era produttiva e che il proprietario la sfruttava quasi esclusivamente per estrazione di legname. Ogni famiglia ottenne circa 10 ettari, e il resto (la montagna) fu trasformata in riserva forestale. Nel corso degli anni la maggior parte dei contadini vendette il suo appezzamento: molti, sicuramente, per circostanze di necessità, e altri solo per guadagnare un poco di soldi e accamparsi, magari, in un altro gruppo di sem-terra per rivendicare un altro podere. Non vi sto parlando di santi, infatti, ma di gente di questo mondo: se i ricchi fanno spesso i furbi, potete stare certi che talvolta (un pò meno) anche i poveri, nel loro piccolo, lo sanno fare. Circa 5 anni fa il governo Lula, dopo aver consultato (con parecchie riunioni) tutte le associazioni e organizzazioni pro-Riforma Agraria, fece una legge che proibisce la vendita e l'acquisto di appezzamenti ottenuti tramite l'Istituto Nazionale della Colonizzazione e Riforma Agraria (INCRA). A partire da quella data chi compra questi terreni dovrebbe essere subito sfrattato: ma così non avviene. I controlli non sono sufficienti, e bisogna pure ammettere che le situazioni concrete di bisogno in cui la gente viene a trovarsi sono infinitamente più numerose e complesse di quanto una legge scritta possa comprendere. Inoltre, esiste la corruzione. Si dice che spesso il funzionario chiuda gli occhi dopo aver ricevuto una bustarella sotto banco, e li spalanchi del tutto, invece, su chi lavora e si rifiuta di pagare ricatti. Accanto al podere di Luis, ad esempio, c'è un appezzamento che serve da luogo di riposo e divertimento per un proprietario che l'ha comprato in barba alla legge, abita nella capitale e viene con gli amici a passare qualche fine-settimana. In ultima analisi, i più abilitati a fare le verifiche e concedere o negare l'approvazione a una compravendita sarebbero le associazioni degli agricoltori che abitano sul posto: ma col tempo, le beghe interne e le divisioni hanno incrinato l’antica compattezza dei tempi in cui lottavano per ottenere la terra. Oggi anche i contadini della S. Rosa sono divisi in tutto, cominciando dalla religione.



Luìs, invece, ha comprato la terra 4 anni fa per lavorare, e lo si vede subito. Pure in piena stagione secca, lui ha il più bel campo di granoturco verde della zona. Ha bonificato il suolo e ha messo su un piccolo impianto di irrigazione. Vende pannocchie di granoturco verde in città durante tutto l'anno, assai ricercato per la preziosa pamonha che è il piatto (si fa per dire) più gradito dalla gente del Goiàs, come le crescentine sulle montagne modenesi. Luìs non ha pensato ai lussi e alle comodità: la sua casetta, dopo 4 anni, è ancora rudimentale, munita solo dell’essenziale e nemmeno intonacata. Però a lui, oggi, sono arrivate sulla porta di casa due macchine di polizia, una federale e l'altra statale. Con loro l'ufficiale giudiziario, il funzionario dell'Incra e due camionisti per caricargli tutta la roba e portarlo da qualsiasi parte lui preferisse. L'ordine era di eseguire immediatamente lo sfratto, sigillare e mettere sotto sequestro la casa, proibirgli di mettere piede sulla sua terra e distruggere la piantagione. La gente della comunità si è ribellata: "Portate via i compagni che lavorano e che fanno lavorare anche altri, e ci mandate dei raccomandati che non fanno niente e rubano, come è già accaduto altre volte!" Tra la folla ho sentito subito che gli uomini tergiversavano: "Ci dispiace, ma la legge è legge, cercheremo un accordo verbale, che gli lascino fare almeno il raccolto!" Le donne, invece, erano decise e inflessibili: "Finchè non ci danno una garanzia scritta e firmata che lui può ricorrere e che tutto quello che ha fatto è suo, non andiamo via!"


La discussione è andata avanti per ore. Le donne ora manifestavano a voce alta, e ora bisbigliavano contro i loro rappresentanti sospetti di cercare di parlottare privatamente con l’autorità dell’Incra. Il funzionario dell'Incra prometteva una cosa e poi ritrattava. "Perchè ha già promesso il podere a qualche suo protetto" - commentavano in giro. Luìs era disperato, non voleva cedere. Per gli altri era anche una questione di rispetto di sè: in fin dei conti la legge è legge ma la terra è fatta per produrre, e chi produce non può perdere il prodotto del suo lavoro. E’ un diritto umano fondamentale. "Abbiamo due associazioni in regola, e l'Incra ha l’obbligo di chiedere a noi chi è che merita o non merita di stare nel nostro gruppo perché ha comprato terra solo per fare speculazione! Se permettiamo che portino via Luis, a quanti altri toccherà?" Sono rimasto con loro alcune ore, mi hanno ammesso perfino alla riunione di vertice per un accordo, ma all'ultimo momento il responsabile si è rifiutato di firmare. Avevo bisogno di rinforzi. Ad un certo punto sono tornato ad Itaberaì a telefonare: al Vescovo, ai colleghi preti, alla Commissione di Pastorale della Terra, ad amici altolocati di Goiania. Al tramonto sono ripartito per il campo di “battaglia”, questa volta accompagnato da Don Eligio Silvestri e da alcuni della Commissione diocesana. In nottata l'accordo è stato raggiunto, scritto in belle lettere da un avvocato e firmato da tutte le parti in causa. Decisioni: Luìs esce, ma conserva il diritto al raccolto e a fare ricorso. Le sue cose sono state portate nella sede dell'associazione, dove c'è posto per accamparsi fino alla soluzione della questione. Suo figlio può rimanere a curare il podere. Sotto sotto si intravvede una scappatoia inventata per accontentare greci e troiani: lo sfratto di Luìs è compiuto (così la legge è salva e il giudice non perderà la faccia), ma l'Incra, tra alcuni mesi, assegnerà ufficialmente l'appezzamento a suo figlio. Io sono contento soprattutto perchè è stata superata quella mentalità burocratica che faceva mormorare ad alcuni: "A chi tocca tocca, io faccio il mio lavoro, se lei non sa dove andare sono affari suoi...."


Penso che sia una fortuna potere ancora risolvere le questioni in questo modo. E’ il vantaggio dei luoghi arretrati e di campagna solitaria, dove la gente è pacata e sa dialogare e il buon senso non è meno importante della legge. Quanti abusi e soprusi soffre, in nome della legge, una persona del mondo globalizzato? Senza appello e senza poter muovere un dito? Siamo nel mondo del "ciascuno per sè e Dio per tutti (che è poi, in realtà, per nessuno). Lo si voglia o no, invece, il mondo è una comunità. Quando si tratta del diritto e della dignità di un essere umano, nessuno può dire: "Questo non mi riguarda" (invece è proprio così che facciamo tutti). Se lasci fare, domani potranno schiacciare te. Se si mette qualcuno in condizioni di star male, si sta tutti peggio. Se si aiuta qualcuno a stare bene, si sta meglio tutti. Se si depreda il pianeta, il danno è comune. Tutti per uno, uno per tutti. Sono questi i pensieri che dovrebbero ispirare chi fa le leggi, chi è incaricato di applicarli, chi sta nelle poltrone e negli uffici, nelle banche.....e anche all'altare. Costruiamo un mondo in cui ci sia un posto decente per tutti, invece di rimpinzare qualcuno che poi si chiude nella sua villa milionaria, si circonda di muri e barriere, e rompe l'anima a chi è rimasto ai margini dicendogli: "Io sono qui perchè sono più furbo di te". Invece la mamma di Luis, presbiteriana, continuava a ripetere: "Meglio lasciar perdere. Se è arrivato lo sfratto, è segno che Dio voleva così. Io ho fiducia in Dio: quando Egli ci chiude una porta, ce ne apre quattro". Chi scrive queste righe è convinto che Dio non fa le cose che ha incaricato noi di fare. Semmai dobbiamo chiedergli che ci aiuti a non mollare.


Nel finale, raccontata la storia, posso fare i ringraziamenti che mi proponevo. Addio e grazie a voi, amici di Vignola, Modena, Rimini, Benedello, Fiorano, e soprattutto Maserno, Iola, Castelluccio, Montespecchio, San Giacomo, Bertocchi, Salto e Montese. Per l'affettuosa accoglienza, per le ore passate insieme e per l'amore concreto con cui avete contribuito in modo risolutivo ai lavori di ampliamento dell'Asilo San Francesco di Itaberaì e ad alcune adozioni a distanza di bambini. Che voi siate capaci di amare e donare a favore di bambini e famiglie che nemmeno conoscete, è un miracolo che promette molto bene per il futuro dell'umanità. Che lo abbiate fatto anche per affetto e fiducia nei miei confronti, mi riempie di orgoglio però mi fa anche tremare: sento che è una responsabilità. Compierò puntualmente, e al più presto, quanto ho promesso. Grazie di tutto e, come dicono i brasiliani, che Dio vi restituisca tutto raddoppiato! Ma chiediamoci pure, davanti alla corruzione e all'egoismo che ancora dilagano nel mondo:"Alla fine, vincerà l'amore o l'odio? Che futuro ci aspetta?"