30 maggio 2008

LA NUOVA GENERAZIONE

Guardate che tipino! Che impressione vi fa? E' uno dei bambini del nostro asilo San Francisco. Come tutti gli altri, è nato da meno di cinque anni in questa città che è ancora a mezza via tra la civiltà rurale e quella urbana, ma che diventa ogni giorno più omologata al mondo globale. Probabilmente sarà questa nuova generazione a completare la metamorfosi. Per il momento ci accontentiamo di aiutarli a uscire dall'emergenza alimentare e a crescere come persone sociali. Tra qualche anno entrerà quasi certamente in uno dei numerosi branchi di ragazzi e adolescenti che già si aggirano per i quartieri provocando inquietudine tra gli anziani. Ragazzi continuamente esposti ai pericoli: motociclette, alcoolismo, droga, violenza, promiscuità sessuale. Apparentemente il futuro prossimo è così per tutti. In Brasile 80% della popolazione abita in città, ed è sempre più influenzata dalla mentalità che chiamiamo "globale", tanto per usare un nome. Nel mondo la media degli abitanti "urbani" è 70%, cioè più di 5 miliardi di persone. Esistono programmi pastorali per il mondo urbano post-moderno? Se ne parla molto nei documenti episcopali. Il più recente scritto dei vescovi latino-americani, quello dell'Assemblea di Aparecida dello scorso anno, osa perfino lanciare una campagna: "Discepoli di Gesù e missionari", cioè impegnati ad avvicinare la gente che non viene in chiesa, più che a curare l'ordinata amministrazione e i servizi religiosi delle parrocchie. La domanda è: "Siamo in grado, con le strutture ecclesiastiche attuali, di realizzare una simile missione?" Agli specialisti (e ai posteri) "l'ardua sentenza". Noi facciamo quello che sappiamo fare.


Ho l'impressione che gli adolescenti, nella nostra situazione, siano praticamente irraggiungibili. Solitari e timidi quando sono soli, spesso si trasformano nel branco in bulli spavaldi e qualche volta feroci. Pochi fanno sport, pochissimi vanno in chiesa, e si dice che la scuola che frequentano lasci molto a desiderare. Forse è un periodo intermedio insapore e incolore, perchè in effetti abbiamo poi le chiese piene di giovani tra i 20 e i 40 anni. Nell'insieme sono ugualmente una percentuale piccola, ma è segno che sono tornati. Hanno cercato il senso della vita per altre vie e alla fine lo hanno trovato nella messa e nel Vangelo. Qual'è il senso che hanno trovato? Tutto quello che sulla strada e nel posto di lavoro non possono trovare. La statura di Gesù. Un ideale bello, grande, nobile e pulito da vivere. Uno spazio di gratuità e libertà, in cui non si fa nulla per costrizione. Una comunità in cui si può esprimere il meglio di sè stessi e spontaneamente. Si può anche essere giovani: cantare, muoversi, danzare, parlare davanti a tutti, proclamare le proprie speranze e denunciare le porcherie. Questo è il clima delle comunità ecclesiali di base, che è nato e cresciuto (pur con molte resistenze) a partire dal Vaticano II, da Puebla e Medellin, dalla Teologia della liberazione. Imploro: non chiudete la strada a questo percorso per tornare alla "grande disciplina". Il Vaticano II è la risposta giusta ai bisogni del nostro tempo: è la grande occasione, per la Chiesa, di non allontanare un'altra generazione.


Un autore che si chiama Reinold Blanck scrive (in portoghese-brasiliano) che l'uomo di oggi vive nelle "tecno-metropoli" e ha fame e sete di trascendenza come l'umanità di qualunque epoca. Non rifiuta la religione: ma rifiuta le istituzioni religiose, perchè sospetta che gli vogliano imporre l'esperienza della sottomissione e togliergli la libertà. E' un uomo (o una donna) diffidente nei confronti delle grandi istituzioni religiose. Se invece gli viene offerto di partecipare a una comunità fraterna che tenta di seguire Gesù Cristo e il Vangelo senza dargli le risposte già pronte e le regole già definite a priori, è capace di rimanerne affascinato.
Lo stesso autore, giocando con la parola "pastorale", aggiunge: "Le pecore non vogliono più essere pecore": cioè vogliono essere trattate da persone, desiderano essere rispettate e magari aiutate a fare le loro scelte senza imposizioni e minacce. Io sono d'accordo con questo autore, perchè dice ciò che anch'io ho sempre riscontrato ogni volta che sono uscito dai ristretti circoli che si chiudono nelle sacristie, per andare in mezzo alla gente che ha lasciato la Chiesa o in Chiesa non è mai stata.


Cambiamo argomento. Ieri sera, in parrocchia, abbiamo fatto un incontro con le pastorali sociali e altre organizzazioni civili sul tema della difesa ambientale. Sono emersi dati interessanti. Itaberaì produce 28 tonnellate di rifiuti al giorno, e sono scaricati a cielo aperto senza nessuna selezione. Il fiume contiene già diversi componenti tossici e inquinanti. La raccolta è fatta sul bordo della strada senza cassonetti, in sacchi di plastica che rimangono esposti per intere notti all'attività dei cani e dei gatti che ne spargono in giro il contenuto. In campagna abbiamo più di 250 imprese agricole, e tutte usano agrotossici. Alcune (184) usano anche l'irrigazione tramite pozzi artesiani e pivot, che danneggiano severamente i fiumi vicini e le falde acquifere. Il comune è invaso soprattutto dalla canna da zucchero, che mortifica tutte le altre produzioni agricole. Ci sono 74 industrie, di cui alcune altamente inquinanti, e tutte scaricano nel fiume che passa per la città. Sono in arrivo un grande macello di bovini e una fabbrica di alcool per le automobili: quanto ai posti di lavoro che generano, siamo tutti contenti. Ma per l'inquinamento dell'aria e dell'acqua, che cosa si farà? Questo è il progresso! In ottobre realizzeremo un forum, invitando tutta la città, per trattare di questi problemi e decidere cosa si può fare.

26 maggio 2008

CORPUS DOMINI E LE ALTRE FESTE

Maggio e giugno sono due mesi di matrimoni e feste di patroni. L'ultima grande festa religiosa liturgica è stata quella del Corpus Domini, cioè dell'Eucaristia. Che in Italia avete celebrato domenica scorsa, e noi il giovedì precedente secondo le tradizioni.

L'Eucaristia è un dono che ci ha lasciato da Gesù: "Ogni volta che farete questo, lo farete in memoria di me". Mi piace molto celebrarla. Un pò meno nelle grandi Chiese Parrocchiali piene zeppe, dove si celebra generalmente in modo un pò formale osservati, spesso, da una folla eterogenea con la quale è difficile avere una "comunione" non solo spirituale ma anche di sentimenti manifesti. Tantissimo, invece, nelle piccole comunità di periferia e rurali, in cui ti senti tutt'uno con gli altri e il memoriale di Gesù Cristo si fa carne e sangue, vita condivisa, unione di cuori e di propositi.



Il mio amico POSTINO, a proposito di questa festa, scrive che è "il contrario del conte Ugolino. Che non avendo più cibo, si mangiò i suoi figli. Lui, invece, perché il mondo avesse vita, perché il mondo avesse vita, capite?, quel giorno e per sempre, disse: Mangiate me. E sperava che noi imparassimo a fare lo stesso". E aggiunge: "Noi, se si fosse il vostro governo (ma, forse anche altri, la maggioranza), la prima cosa che si farebbe sarebbe di abolire la festa di oggi e di mettere al bando l’Eucaristia e censurare nei Vangeli il racconto della Cena. Anzi, bruciarli tutti, i Vangeli, perché trasudano eucaristia in ogni loro pagina. Lo diciamo, perché la festa odierna, il racconto della Cena, i Vangeli, trasmettono la memoria sovversiva del Signore e vai a sapere se un giorno o l’altro – è già avvenuto qualche volta nel passato, anche recente – le chiese (cioè, i loro presunti fedeli) non la prendano sul serio e agiscano di conseguenza".


La "memoria sovversiva" a cui si riferisce il postino non è l'anarchia oppure la violenza armata, e non è neppure (tanto per intenderci) il principio egoistico per cui ciascuno di noi consuma molta energia ma vuole l'inquinamento e le centrali elettriche lontane da casa. Oppure produce rifiuti in abbondanza ma è disposto a fare la rivoluzione per evitare che gli mettano una discarica nella sua città. Il che vuol dire che "paga" affinchè il suo sudiciume se lo sorbiscano "gli altri".
La sovversione dell'Eucaristia è l'esatto contrario. Noi cattolici, che apprezziamo tanto "fare la comunione", prima o poi dovremo impararlo, ma pare che la lezione sia ancora lunga... Imparare che faccio davvero bene la comunione con Cristo se questa mi porta a trattare gli altri, tutti, come parte con me dello stesso "Corpo di Cristo". Naturalmente non impareremo mai finchè guarderemo le pratiche religiose come un aspetto della vita separato dagli altri aspetti: cattolici in Chiesa, e gente comune fuori, preoccupata solo dei propri bisogni e interessi. Mai come oggi il mondo ha bisogno della nostra testimonianza per non andare alla deriva, ma noi non sappiamo ancora darla! Il massimo che sappiamo fare, forse, è tentare di imporre con le leggi dello Stato alcune norme morali che nemmeno noi rispettiamo.Se è questo che facciamo, Gesù ci staffila: "Farisei ipocriti, caricate gli altri di pesi pesanti che voi non toccate nemmeno con un dito".


La mia parrocchia ha una ventina di cappelle, ognuna dotata di un Santo Patrono, e in questi due mesi sono parecchie quelle che celebrano la festa del Patrono. San Benedito (in Italia si chiama San Benito), Santa Rita, Madonna di Fatima, San Giuseppe (sarebbe in marzo, ma lo hanno spostato a maggio per evitare le piogge), San Pietro, Sant'Antonio....Ogni festa è preceduta da una novena. Il primo giorno di novena e il giorno della festa c'è la messa. Negli altri giorni c'è una Celebrazione della Parola, presieduta da laici. Dopo ogni celebrazione, c'è un intrattenimento: il comitato della festa (festeiros) offre un brodo di gallina con cipolle caldo, delizioso: a pagamento, naturalmente. E la quermesse, fatta in vari modi. Il principale è l'asta di polli, porcelli, frutta, torte, arrosti e perfino vitelli donati per il mantenimento della Chiesa. Chi ha inventato queste cose se ne intendeva, perchè la gente dona generosamente e si diverte un mondo.


E' importante mantenere queste tradizioni, pur con tutti i loro limiti, per impedire o almeno ritardare la "tabula rasa" che il mondo moderno (la globalizzazione) sta compiendo di tutte le culture e realtà locali. Appiattire l'umanità su un unico standard di stile di vita e su un pensiero unico è un percorso di morte. La gente rimane orfana e sbandata. Quelli che vivevano di piccole imprese produttive, rurali o artigianali, oltretutto, rischiano anche la fame. Il danno è già in fase molto avanzata, ma qualcosa di salvabile c'è ancora: e allora, cerchiamo di salvarlo. Nel mese di giugno celebraremo anche una "Festa dei raccolti", come si fa a Modena in Ottobre o Novembre. Quì sarà diocesana. Tutte le parrocchie si daranno convegno a Ceres, per celebrarla sotto la presidenza del Vescovo.


Il 26 luglio prossimo avremo, poi, la Romaria da Terra dello Stato di Goiàs. L'evento avrà luogo a Planaltina, Diocesi di Formoso, nel nord dello Stato. Noi stiamo già organizzando i pulmann per partecipare. Per darvi un'idea di come sono fatte queste romarias, vi posto l'unico video in italiano che ho trovato su questo argomento: quello della romaria dello scorso anno nello Stato nordestino di Alagoas.


19 maggio 2008

CHIESA CATTOLICA DICE CHE GLI INDIOS SONO MASSACRATI

"Bella novità" esclamerà il lettore, leggendo questo titolo! L'ho preso da un articolo di giornale brasiliano. Ma leggete il resto, per capirne il senso.



Ieri abbiamo celebrato la festa della Trinità. Un Dio unico in Tre persone è un mistero che il nostro intelletto non sopporta, se lo pensiamo come una teoria solo da credere. Noi non ci saremmo mai arrivati se Gesù di Nazaret, il Figlio di Maria, non ce lo avesse rivelato: "Mio Padre ha inviato me, affinchè tutti voi abbiate la vita, e la vita in abbondanza. E io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo, lo Spirito del Padre che è in me...e rimanete nel mio amore". Tre persone, un solo Dio: il Padre, Dio creatore. Il Figlio, Dio che si è incarnato e ha vissuto con noi un pezzo della nostra storia (più di 30 anni, fino all'esperienza della morte in croce)per insegnarci la via. Lo Spirito Santo, Dio in noi, che ci abita come in un Tempio e ci conduce....a creare tra gli uomini quella stessa relazione d'amore che è tra le Tre Persone di Dio. Nella messa noi cattolici preghiamo che l'Eucaristia ci trasformi e attraverso di noi trasformi il mondo fino a fare di tutti i popoli un solo popolo, unito dalla condivisione di ogni bene della vita: progetto che è di Gesù, e si chiama "Il Regno di Dio".


Ma i cattolici, almeno quelli che vanno in chiesa, lo hanno capito? A stare ai fatti che si vedono, sembra di no. O almeno, assai pochi. L'incoerenza e l'ipocrisia nella vita pratica sono sotto gli occhi di tutti. A Boa Vista (capitale di Roraima, uno degli Stati brasiliani dell'Amazzonia), la cattedrale è imbrattata di scritte offensive contro la Chiesa e contro il Governo federale, che tentano di proteggere quello che ancora resta dei popoli indigeni. I produttori di riso brasiliani, infatti, fanno a ruba per invadere le loro terre giovani, cioè deforestate da poco tempo, che offrono condizioni vantaggiose per la produzione. Gli indios si ribellano all'occupazione del loro territorio. "Qui è un massacro. Diversi capi indigeni sono già stati assassinati e le loro capanne sono state distrutte. E non c'è un solo fazendeiro che sia stato colpito da una freccia. Gli indios non fabbricano bombe, non hanno fatto esplodere nulla. Il massimo che gli indios hanno fatto è stato bloccare la strada, cosa che i produttori di riso già si sono stancati di fare" - afferma Mons. Roque Paloschi, vescovo della Diocesi di Roraima. Secondo lui la Chiesa è vittima di accuse senza fondamento da parte della società (ovviamente bianca e cristiana) di Roraima. "Il delitto che abbiamo commesso qui è stato quello di aiutare a promuovere la dignità degli indios come soggetti della propria storia. Non è stata la Chiesa a stabilire che gli indios hanno diritto alla loro terra".


Contemporaneamente, nel Parà (un altro Stato amazzonico del Brasile) tre vescovi sono minacciati di morte. Due per aver denunciato apertamente la distruzione indiscriminata e illegale della foresta. Un altro per il suo impegno contro il traffico di minorenni a scopi di prostituzione. In tutti questi casi, gli oppositori della Chiesa si professano, generalmente, buoni cattolici e pretendono solo che il clero si occupi di celebrare la Messa e le altre funzioni religiose, e stia zitto sui problemi ambientali e sociali o politici "che non sono di competenza della Chiesa". Del resto non bisogna andare molto lontano per accorgersi di questi atteggiamenti ipocriti e contraddittori. Anche a Itaberaì, quando muore una persona di certa distinzione nella società, per quanto miscredente o apertamente disonesta (che è assai peggio), riceviamo telefonate in continuazione da amici e parenti che vogliono assicurarsi un bel rito religioso. I poveri e umili, anche se fedelissimi alle pratiche religiose e di onestà indiscutibile, si accontentano di un rito molto semplice e talvolta, quando non c'è un prete disponibile, un ministro laico celebra le esequie. Nessuno protesta. La gente sa che abbiamo un prete ogni 15 mila abitanti e non si può essere presenti ovunque, ma il Signore ascolta ognuno dei suoi figli sinceri.



In Italia, ora, tira aria di aggressione contro i nomadi e gli immigrati clandestini. Non entro nel merito di chi è legittimamente arrabbiato per i furti e la delinquenza che è praticata nelle strade e nelle città: è evidente che lo Stato ha il dovere di fare rispettare le leggi e punire i delinquenti. Cosa che in Italia, terra di furbetti (ma quasi tutto il mondo lo è un poco), è molto trascurata. Poichè molti hanno inventato maniere per aggirare la legge, passare avanti nelle file, ottenere impieghi in cui si riceve lo stipendio senza bisogno di lavorare, eccetera. Molti italiani giustamente dicono: "Di illegalità ci basta la nostra, senza che ne importiamo anche dagli stranieri". Bene, non entro nel merito perchè non ho abbastanza informazioni. Ma posso ridere di quelli che pretendono di difendere l'identità cristiana e cattolica picchiando nomadi e immigrati? Dov'è l'identità cristiana nella violenza e nell'odio? Avete mai sospettato che "cristiano" significa "discepolo di Cristo", e cattolico significa "universale", cioè destinato a unire tutti i popoli in un solo popolo, come diciamo nella Messa?


Abbiamo fatto del cattolicesimo una religione annacquata e adattata ai nostri interessi. Sospendere la Messa una domenica, e invitare preti e cattolici davvero credenti a fare un gesto di protezione dei più deboli sarebbe considerato un atteggiamento troppo radicale, quasi rivoluzionario. Forse saremmo perseguitati come lo furono Gesù e gli Apostoli nel loro tempo. Il mondo vuole il cattolicesimo come ornamento e bandiera, ma non come scelta di vita - scelta spesso anche difficile e dolorosa, ma per costruire un mondo migliore, come progetta il Vangelo. Vogliamo il crocefisso e Cristo come marca e stemma da infilare nell'occhiello, ma non vogliamo Lui in persona. Eppure in questi giorni, a messa, leggevamo gli insegnamenti dell'Apostolo Paolo ai romani: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente” (Rm 12, 2). “La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi” (Rm 12, 9-16).


Decisamente, la via dei cristiani non è quella del "così fan tutti". E' una scelta scomoda. La Chiesa tace, porta pazienza, e forse c'è tra noi anche un quieto vivere perchè le strutture sono grandi e servono anche le offerte di chi non è proprio del tutto convinto di seguire il Vangelo! Ma prima o poi dovremo deciderci a celebrare Messa, Matrimoni Religiosi, Battesimi, Cresime, eccetera...non dico solo per chi è perfetto, che non ci arriveremo mai, ma almeno, solo per chi dimostra intenzioni serie e non apertamente contraddittorie. Osservare queste realtà aiuta a capire molto bene perchè il nostro Maestro, che faceva sul serio, è stato inchiodato in croce.

14 maggio 2008

IL CEPAMI DI ITAPIRAPUÃ


Di Aparecida Macedo Larindo, direttrice.

“Un sogno che si sogna da soli è appena un sogno – ma quando si sogna insieme diventa realtà”.

Il CEPAMI, Centro de Pastorale dei minori di Itapirapuã, é il risultato di questo sognare insieme e dell’ispirazione del Vangelo di Giovanni: “Chi accoglierà questo bambino in mio nome, accoglierà me” (9, 48a). All’inizio c’era solo la certezza della necessità di un locale per accogliere bambini e adolescenti a rischio sociale. L’equipe che diede inizio al progetto aveva, da offrire, molta fede e speranza di cominciare un progetto di vita che doveva durare, e molto amore da spartire con i bambini e adolescenti, oltre a fiducia nella solidarietà della comunità locale che contribuiva sempre con la merenda. Fu così che cominciò il sogno che, poco alla volta, crebbe, con grande difficoltà poiché oltre a non possedere mezzi finanziari, le attività socio-educative inizialmente si svolgevano sotto gli alberi o dentro alla Chiesa di San Sebastiano, e in seguito in un salone comunitario pure della chiesa, ceduto da Padre Francesco Capponi (a quel tempo parroco, ideatore e co-fondatore del Cepami).

In seguito (dal 2002 al 2006) fu costruita la sede propria, con l’aiuto solidale dell’Italia, per mezzo di una convenzione stretta tra l’Associazione Modena Terzo Mondo, il nostro Municipio e la comunità locale. Il lavoro era realizzato per mezzo di volontariato. Tutto ciò aiutava a rafforzare la fede dell’equipe e la certezza della grazia di Dio sempre presente.

Se analizziamo questa iniziativa nell’ottica capitalista, non riusciremo a capire la missione profetica del progetto, ossia l’azione umana del pastore che accoglie e si prende cura delle sue pecore, cercando di evitare che si perdano. Il Cepami è sorto nel 1996 e continua a lavorare in questa prospettiva di dimostrazione di affetto, accoglienza e lavoro collettivo, dove ciascuno possa dare il suo contributo agli altri per scoprirsi insieme come operatori nel quotidiano della famiglia e socio-educativo. Cerchiamo sempre di più di risvegliare nei bambini e adolescenti principalmente l’auto-stima perduta, spesso già nei primi anni dell’infanzia.

La maggior parte dei bambini e adolescenti che partecipano alle attività del Cepami, sono originarie di famiglie povere che lavorano tutto il giorno per sopravvivere. Altre sono disoccupate o lavorano lontano da casa, perciò rimangono fino a due settimane o un mese intero senza ritornare a casa. I figli, in questo caso, rimangono affidati alla responsabilità dei fratelli maggiori (anch’essi minorenni, a volte di 12 anni), oppure nonni, zii, o altri parenti. Esistono pure casi di madri con tre figli in cui il padre se n’è andato e la mamma si prende da sola le loro cure, affidandosi solo ai programmi assistenziali dei governi.

Itapirapuã non fa eccezione alla regola della maggioranza delle città brasiliane in cui non esistono programmi per generare posti di lavoro, e la mancanza di lavoro ha contribuito in modo impressionante allo sfascio familiare, provocando aumento di violenza verso i bambini e gli adolescenti sotto diverse forme: abbandono della famiglia, denutrizione, aggressioni fisiche e verbali, violenza sessuale (nella maggior parte dei casi accade dentro alla famiglia stessa). Tutto ciò ha elevato il numero di bambini e adolescenti che sopravvivono per strada, sottoposti alle intemperie che comporta questo tipo di vita. La violenza sui bambini aumenta in quantità ed accade in età sempre più precoce.

Il Cepami cerca di lottare contro le conseguenze di queste situazioni, prodotto di ingiustizie sociali, attraverso attività socio-educative e sportive. Stimola i bambini e gli adolescenti a cercare un Nuovo Cammino, per costruire una Nuova Realtà, insieme ai suoi familiari, basata sulla convivenza familiare e comunitaria, con molto dialogo e sforzo di aiutarli a comprendere la realtà in cui vivono.

Oltre alle attività sviluppate all’interno delle strutture del Cepami, l’ente cerca pure di inserire i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie nella comunità locale, facendoli partecipare alle celebrazioni della comunità, alle feste dei patroni e alle commemorazioni socio-culturali della città. Sfruttiamo ogni occasione che si presenta per farli mettere in mostra il loro talento, perchè, secondo noi, questo è il modo più efficace di aiutarli a credere in se stessi e a sentirsi cittadini. Il Cepami incentiva la loro partecipazione.

10 maggio 2008

GIORNATA DELLE MAMME NELL'ASILO SÃO FRANCISCO


L'asilo São Francisco ha celebrato un omaggio dei bambini alle mamme, allo scopo di riunire insieme tutte le mamme escluse dalla società. Sono madri che non hanno "nem vez nem voz", cioè appartengono alla categoria di quelli che non contano e che nessuno ascolta, sia nella Chiesa che nella società. Madre che lasciano i loro bimbi alle nostre cure per poter lavorare e aiutare nel bilancio domestico. Di molte di loro si può dire non che aiutano, ma che sono le uniche a provvedere al sostentamento della famiglia: questa è la realtà che viviamo con la maggioranza delle mamme dei nostri bambini. L'asilo ha preparato una colazione preceduta da una lettura biblica del testo di S. Luca in cui l'angelo Gabriele annuncia a Maria la missione di essere madre del nostro Salvatore. Maria, che è il volto più prossimo alle mamme assistite dall'asilo.


Abbiamo fatto con molto affetto un piccolo porta-ritratto con la foto del bambino (o dei bambini) di ciascuna, molte hanno pianto di emozione, un semplice ricordino che sentiamo quanto significato ha per loro. E' stato presente tra noi Padre Francisco Capponi, che ha pronunciato alcune parole e una benedizione, la sua presenza ha rafforzato la nostra colazione e riscaldato la fede dei nostri cuori.


Dedichiamo dunque a tutte le mamme, compagne e amiche, questa canzone-poesia di Rick e Renner. Silvia A.T.Scolaro - Gestora (Direttrice).



Mamma, oggi ho scoperto di essere cresciuto, è che ad un tratto mi sono visto
Così solo sulla strada
Mamma, oggi ho avuto bisogno di te, io non sapevo cosa fare, mi sono visto
Con le mani legate
Mamma, che cosa dobbiamo fare, quando il successo non ci porta la pace
Che noi cerchiamo
Mamma, oggi quì tutto solo ho pregato, quì nel mio angolo ho pianto,
E piangendo ho giurato
Giuro che d'ora in poi deciderò il mio tempo, rimarrò più vicino
Al tuo sentimento
Rimarrò vicino, mamma, al tuo amore, giuro che non lascierò mai

Che la mia ambizione
Sia più forte del mio cuore, perchè la mia ricchezza, mamma
E' il tuo amore.

Mamma, prendimi in braccio,
Mamma, donna che adoro,
Mamma, se esisto devo a te il mio respiro,
Mamma, amore di madre così puro
Che a volte non trovo parole per esprimerlo
Mamma, per te coniugo il verbo amare......mamma


Mamma, il tuo consiglio mi orienta, il tuo affetto mi alimenta,
Di pace, di amore, di speranza
Mamma, sono un uomo lo so
Ma le volte in cui ho pianto, non sono stato che un bambino
Mamma, che cosa dobbiamo fare, quando il successo non ci porta la pace
Che noi cerchiamo
Mamma, oggi quì tutto solo ho pregato, quì nel mio angolo ho pianto,
E piangendo ho giurato
Giuro che d'ora in poi deciderò il mio tempo, rimarrò più vicino
Al tuo sentimento
Rimarrò vicino, mamma, al tuo amore, giuro che non lascierò mai

Che la mia ambizione
Sia più forte del mio cuore, perchè la mia ricchezza, mamma
E' il tuo amore.

7 maggio 2008

IL NUOVO GOVERNO


Di questi tempi, in montagna è cominciata la raccolta dei prugnoli. Un amico di Maserno mi ha mandato una foto delle sue primizie. E' la notizia più bella che ho ricevuto dall'Italia. Sono stato un paio di giorni nella capitale per fare le analisi mediche di routine, mi sono ospitato nella "casa-seminario" dove risiedono i nostri candidati futuri preti, e nel frattempo i neo-eletti hanno formato il nuovo governo italiano. Per il mese di maggio, la rinascita della natura, i funghi e le convulsioni politiche, per gli italiani (e non solo loro) che si trincerano nelle loro paure e per quelli che le spargono in giro, dedico questa vecchia canzone di De Gregori.


Viva l' Italia, l' Italia liberata
l' Italia del valzer l' Italia del caffè.
L' Italia derubata e colpita al cuore
viva l' Italia l' Italia che non muore.
Viva l' Italia, presa a tradimento,
l' Italia assassinata dai giornali
e dal cemento,
l' Italia con gli occhi asciutti
nella notte scura
viva l' Italia. l' Italia che non ha paura.
Viva l' Italia, l' Italia che è in mezzo al mare
l' Italia dimenticata e l' Italia da dimenticare
l'Italia metà giardino e metà galera
viva l' Italia, l' Italia l' Italia tutta intera
Viva l' Italia, l' Italia che lavora,
l' Italia che si dispera, l' italia che s' innamora
l' Italia metà dovere e metà fortuna
viva l' Italia, l' Italia sulla luna.
Viva l' Italia l' Italia del 12 dicembre
l' Italia con le bandiere
l' Italia nuda come sempre
l' Italia con gli occhi aperti nella notte triste
viva l' Italia, l' Italia che resiste..

1 maggio 2008

PRIMO MAGGIO: FESTA DEI PICCOLI PRODUTTORI

Immagine della festa dei piccoli produttori agricoli di Itaberaì, l'associazione che promuove la fiera dei prodotti locali ogni giovedì pomeriggio, nella piazza della Chiesa parrocchiale. La festa, preceduta da una breve riunione-celebrazione a commento del brano di Vangelo della messa di oggi, si è svolta nella chacara della parrocchia (detta anche "chàcara di don Eligio" perchè da lui acquistata per mezzo di donazioni ed equipaggiata come centro di incontri).


L'associazione conta circa 70 famiglie iscritte, ma è assai più importante di quanto possano mostrare i numeri. Fino a qualche tempo fa molti sostenevano che era inutile distribuire terra perchè l'agricoltura di piccole dimensioni non si sostiene: prima o poi i piccoli proprietari sono costretti a venderla. Queste famiglie dimostrano il contrario: il loro problema grosso era la vendita dei prodotti a prezzi convenienti, e con la fiera libera lo hanno risolto. Vendono generi alimentari genuini, migliorano le proprie condizioni economiche e spesso i loro prezzi sono più bassi di quelli dei supermercati.


Chiudo qui la mia pagina perchè la festa non è ancora finita. Mi aspettano per mangiare la porchetta. Mi sacrificherò, in comunione con quelli di Maserno che fanno festa all'oratorio dei Bicocchi.
Nei prossimi giorni non aspettatevi molto da questo blog: sto incontrando difficoltà tecniche sul browser (si dice così?. Inoltre sono a casa da solo (il parroco è andato a visitare gli amici e don Maurizio è venuto in Italia). Sono in attesa di alcune pagine e foto della Silvia, direttrice dell'asilo San Francesco. Appena mi arriveranno ve le pubblicherò.