28 dicembre 2009

BILANCI DI FINE ANNO

Foto: la festa in pizzeria con gli amici e i figli degli amici.

Abbiamo giá cominciato a festeggiare fine anno e capodanno: vedete nelle foto. Cogliendo l´occasione della visita di Maria Helena, che fu missionaria laica in questo quartiere e in diverse comunitá rurali, abbiamo organizzato un incontro in pizzeria con i piú anziani della "caminhada" e coi loro figli, alcuni dei quali hanno giá la "namorada". Maria Helena ha visitato le comunitá, ha partecipato alla novena di Natale con quella di São Francisco, e dopo Natale se n´é andata. La visita, l´incontro e la condivisione (mangiare insieme) sono l´essenza del piano di salvezza rivelato da Gesú. É un buon fine anno e un buon auspicio per quello che sta per cominciare.

Pessime notizie, invece, da Vignola. Ne sono sconvolto. Iniziammo il 2009 perplessi per tutto quello scomposto vociferare (e voci-ferire) sul dramma Englaro. Ora lo finiamo con un omicidio in casa nostra: quasi in sacrestia, si puó dire. Vignola é il mio paese adottivo. Conoscevo il prete solo di vista, ma me ne hanno sempre parlato con stima e simpatia. La signora era mia amica 50 anni fa, quando lei era catechista e io seminarista. Col marito avevo un buon rapporto, qualche volta abbiamo pranzato insieme. Cosa sará successo? Come púó accadere? Che cos´é che puó indurre una persona (un prete) a diventare un assassino? Credo che tutti se lo chiedano. Io stento ancora a crederci. Il massimo che riesco a pensare é quanto siano fragili i nostri pensieri e giudizi, e quanto siamo impastati di fango al punto da diventare disumani! Allora: che la legge cerchi il responsabile, giudichi, condanni e punisca ma, sia ben chiaro, sappiamo che solo la misericordia di Dio puó salvarci. "Siate misericordiosi, affinché Dio vi usi misericordia". San Paolo, a suo tempo, scriveva: "So che il bene non abita in me, cioé, nei miei istinti egoisti. In me c´é il volere il bene, ma non sono capace di farlo. Non faccio il bene che voglio, ma il male che non voglio". E insiste: "Me infelice, chi mi libererá da questo corpo di morte? Siano date grazie a Dio, per mezzo di Gesú Cristo, nostro Signore". (Romani, 7, 14-25).

A fine anno l´istinto ci spinge a fare bilanci, anche se é meno divertente che andare in pizzeria. Ci sono tanti modi di farli, e il ventaglio di componenti da prendere in considerazione é assai ampio. Ci sono bilanci di carattere generale, altri ristretti alle vicende personali, altri ancora limitati alle vittorie e alle sconfitte, ai passi avanti o indietro nel campo politico, economico, ecclesiale, ecologico, eccetera. Io, di solito, rifletto sulla mia crescita umana e spirituale, che é poi strettamente collegata alla soddisfazione o insoddisfazione circa lo scopo che piú mi preme: la fedeltá a Cristo e l´impegno per il Regno. Ma non sono pensieri da mettere in circolazione su un blog.

Meglio riferirvi il bilancio politico-economico di Dom Demetrio Valentini, Vescovo di Jales (SP) e Presidente della Caritas Brasiliana, pubblicato su Adital il 23 dicembre: che mette in risalto le maggiori sfide che il 2010 erediterá dal 2009. Ecco il testo:

"Era grande l´attesa per l´arrivo del duemila. Si era creato attorno ad esso un immaginario collettivo denso, nel quale non mancavano scenari apocalittici, proprii di contesti di millenarismo. La realtá ha mostrato che la natura continua col suo ritmo e la storia con la sua dinamica. Il nuovo millennio porta con sé l´ereditá di quello anteriore, e bisogna affrontare le sfide che abbiamo ricevuto.

Ora é giá passata la prima decada del nuovo secolo. Osservata con attenzione, puó servire da campione di ció che ci aspetta nel prossimo futuro. Alcuni fatti sono in risalto: l´attentato dell´undici settembre, la potenza economica della Cina, la crisi ambientale, tanto per prendere quelli piú in evidenza. La virulenza dell´abbattimento delle torri gemelle, l´11 settembre 2001, si rivestí della liturgia mediatica dei grandi spettacoli, ma trasmise un messaggio chiaro e incisivo. Le torri gemelle erano simbolo della scandalosa concentrazione economica, moralmente perversa, ecologicamente insostenibile. In un mondo sempre piú globalizzato, diventano sempre piú insopportabili le disuguaglianze sociali ingiuste, prodotte da un sistema economico sfruttatore ed escludente. Gli esclusi non tollerano piú i privilegi che escludono.


L´attentato dell´11 settembre presenta la sfida chiara di un nuovo ordine economico mondiale come compito di questo secolo, che non si puó rimandare. Solo cosí il mondo potrá coltivare una ragionevole speranza per il millennio. Se si continua cosí com´é, l´economia mondiale diventerá senza soluzione entro poco tempo.

Un fatto che si impone alla nostra attenzione, in questo nuovo secolo, é la sorprendente ascensione della Cina sullo scenario mondiale politico ed economico. La Cina sta squilibrando il mondo. É riuscita nella prodezza inaspettata di unire i due peggiori ingredienti prodotti dalle innovazioni degli ultimi due secoli, e metterli al servizio della sua crescita economica, a spese del vero sviluppo umano mondiale. Da una parte, continua ad avere un regime politico statizzante e dittatoriale, nell´esercizio di un comunismo radicale e intollerante. Dall´altra, ha adottato pratiche del peggiore dei liberalismi economici, sfruttando la manodopera a buon mercato delle centinaia di milioni di cinesi che sono nella fila dei disoccupati. Cosí la Cina riesce ad invadere il mondo con una gamma di prodotti ogni giorno piú ampia, frutto di una nuova forma di schiavitú, che viene ridistribuita al mondo intero, che si vede costretto a pagare meno gli operai per mantenere la competitivitá dei suoi prodotti. Il "fattore Cina" si fa presente in tutte le situazioni.

Una delle chiare sfide della politica mondiale, in questo inizio del secolo 21, é integrare la Cina nel convivio della democrazia, nel rispetto minimo dei diritti umani elementari.

Ma il campione piú evidente di questa prima decada del nuovo millennio arriva rivestito dai colori della crisi ambientale. All´inizio di questo millennio, si aprono gli occhi della coscienza ecologica. I segnali sono ogni giorno piú evidenti. Lo squilibrio si manifesta in molti modi. Il sintomo piú incontestabile é il rapido scioglimento dei ghiacciai, che sono la maggiore riserva di acqua dolce del pianeta. O l´umanitá inverte questo processo, o rischia di rendere impossibile la vita sul nostro pianeta.

Entriamo nel nuovo millennio con le spalle appesantite dalle conseguenze di equivoci accumulati negli ultimi secoli. Il vantaggio puó essere quello di essere consapevoli che é arrivata l´ora di affrontarli, con determinazione e coraggio. Il fallimento di Copenaghen mostra che non siamo ancora pronti. Cambieremo in tempo?"


Se avete finito di leggere l´analisi di Mons. Demetrio, vi passo ora un bilancio piú leggero e divertente, sotto la forma di "Lettera a Gesú Bambino". É di Beppe Severgnini, pubblicato su Corriere della Sera. Copio e incollo:

Caro Gesú Bambino: è nostro dovere avvertirti. Se quest'anno decidi di scendere nuovamente tra noi, lo fai a tuo rischio e pericolo. Non c'è Erode, questo è vero. Ma il momento è rissoso (in politica, in economia, sul web, alla stazione Centrale di Milano), e vedrai che proveranno a metterti in mezzo.

- per cominciare, cercheranno di arruolarti in un partito. Sotto Natale, improvvisamente, tutti cattolicissimi: gente che usa il crocefisso come un manganello, atei devoti e calcolatori, ministri preteschi e prelati ministeriali. Come hai detto? Ieri Di Pietro ti ha scritto, mettendoti in guardia dal diavolo? Uno di questi giorni ti suggerirà una frase: «Tu sei Di Pietro, e su questa pietra edificherò il mio partito». Non fidarti.

- alla Camera litigheranno per stabilire se Astro del ciel è di destra mentre Tu scendi dalle stelle è di sinistra. Al Senato Schifani griderà "Abbassiamo i toni!". Rutelli ti offrirà la tessera n.2 del suo nuovo partito (la n.1 se la tiene). La Santanché dirà che la cometa è ispirata a una sua pettinatura.

- rischierai di restare bloccato nella grotta, al freddo. Causa eccezionali precipitazioni di natura nevosa - oggi le nevicate si chiamano così - i trasporti non sono assicurati, il riscaldamento nemmeno. Il bue e l'asinello? Scòrdateli. Il primo è in sciopero contro il prezzo del latte alla stalla, per solidarietà bovina. L'asinello - detto anche somaro - è impegnato a discutere nei salotti TV.

- nella grotta arriverà una troupe del Tg4 in cerca di storie alternative di Natale ("Coppia hippy si rifugia con figlio neonato in una grotta - non sapeva che il Cavaliere ha abolito l'Ici sulla prima casa!"). E se tu dirai loro "Abbiate Fede!", quelli risponderanno "Ce l'abbiamo, ce l'abbiamo. Da diciotto anni... "

- rischierai di finire nella pubblicità del Pan di Stelle o di un pandoro. Ti chiederanno di esclamare "E' divino!" - e lassù Qualcuno potrebbe dispiacersi. Non solo: Lavazza e Nescafè stanno litigando per una pubblicità ambientata dalle tue parti - sì, in Paradiso. Se ti trovano, ti chiedono un arbitrato. Rischi di passare la notte di Capodanno con Bonolis, Clooney e la Canalis, scocciata perché tua mamma è più giovane e carina di lei.

- a proposito: Maria è meravigliosa, ma un po' fuori moda. Pensa che non ha nemmeno venduta l'esclusiva delle tue prime foto a Chi e non ha creato un gruppo Fan di Jesus su Facebook.

- Giuseppe, bravo artigiano e tuo papà in terra, verrà chiamato Pino, Pinuccio, Giusè, Puccio, Peppe e Beppe - te lo dice uno che se n'intende. "Da Pinuccio & Figlio snc - Infissi e porte blindate" (visti i tempi).

- qualcuno dirà che Babbo Natale - laico, casinista e sovrappeso - è più televisivo di te. Tutti possono interpretarlo: basta un cappello rosso e la barca bianca. Per imitarti, invece, dovremmo tornare umili. E questo, in Italia, non va più di moda.
Dimenticavo. Non aspettare i Re Magi. Sono extracomunitari senza visto e sono stati oggetto di respingimento.


Sempre a proposito di bilanci, ve ne propongo uno di poeta: Eugenio Montale. I poeti mi piacciono. Dopo i profeti biblici e i mistici cristiani, i poeti sono quelli che sanno trovare le parole piú suggestive per volare alto e non rimanere impantanati nella quotidianitá.

La Storia

La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.

La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.

La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.

La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.

La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.

22 dicembre 2009

CI FACCIAMO GLI AUGURI?

Le foto: 1) Le strade di campagna inondate dalla pioggia, visione notturna; 2) la confraternizzazione dopo la messa nella comunitá di Córrego Rico.

Il motto: "Se il mio dolore serve a salvare il paese, sono felice di soffrire".

Mi pare che in Italia andiate in ferie domani. Padre Mauro, il nostro pretino che studia a Roma, ci ha mandato un messagio e-mail per avvertirci che la facoltá ha chiuso il 19 e riaprirá il 5 gennaio (perché non il 7?). É a Modena, o meglio, a Castelnuovo, ospite di don Isacco. In questi giorni arrivano auguri da ogni parte: perfino dal Centro Missionario di Modena. E allora dái, perché non ci facciamo gli auguri anche noi? La settimana scorsa vi ho postato la lettera di Natale, e adesso...auguri e basta.

La piú bella novitá di questi giorni é che piove molto. Nonostante i gas serra, le delusioni del summit mondiale di Copenaghen, l´incapacitá dei popoli e dei loro governi di mettere un freno alla distruzione delle foreste, al consumismo e all´inquinamento, le piogge sembrano tornate come ai vecchi tempi. La natura resiste. Andare in campagna di notte a celebrare la messa quando piove forte, come ho fatto io venerdí scorso, puó creare qualche difficoltá: le strade sono allagate, come spero potiate vedere nella foto che ho scattato dalla macchina (era quasi mezzanotte, e non potevo uscire dalla macchina per non bagnarmi). La comunitá di Corrego Rico era un pó meno numerosa, ma parecchi si sono riuniti ugualmente nonostante abbiano dovuto fare una camminata a piedi, con l´ombrello e la torcia elettrica, in mezzo al fango e all´erba bagnata. E nessuno si é lamentato per la pioggia: quella é una benedizione, ringraziamo Dio che ce la manda. La costanza di questa gente agli incontri di comunitá, a volte mi sorprende. Abbiamo celebrato in un gazebo sotto i manghi, perché la coppia che ci ha ospitato é di giovani moderni, di quelli che non si negano i piaceri della vita. Dopo la messa hanno imbandito la tavola. Una breve confraternizzazione, e poi via. Per uscire da quel cortile abbiamo avuto bisogno di due o tre uomini a spingere, perché c´era una salita fangosa che non riuscivamo a superare. Abbiamo impiegato un´ora e mezza a tornare a casa.

Viene a proposito un testo pubblicato sul blog di Padre Dario, un comboniano in missione qui al nord, nel Maranhão, che commenta il Vangelo di domenica scorsa sottolineando l´importanza degli incontri di comunitá, il camminare, le visite. Ve lo passo, perché mi ha tolto le parole di bocca, e lo ha fatto in modo insuperabile. Vorrei anche segnalarvi un bell´articolo di Fra Benito Fusco, dei Servi di Maria di Bologna, pobblicato su Adista, ma credo che i miei lettori l´abbiano giá visto. Riguarda il Natale in Italia: Natale senza bambini e senza bambino. É molto triste, ma non é il caso di Itaberaí: quí di bambini ce n´é in abbondanza. Ieri il nuovo sindaco é venuto a trovare i preti in canonica per segnalarci la carenza che ha riscontrato nel settore dell´educazione del Comune: "Itaberaí cresce, e la richiesta di servizi educativi si fa pressante. Occorrre costruire d´urgenza almeno altre due scuole, una casa per minorenni di strada, e un´altra per i minori delinquenti, che attualmente sono rinchiusi nella prigione della vicina Heitoraí, in condizioni disumane". Complimenti per le sue buone intenzioni.

La bellezza dell'avvento é attendere, in una tensione viva verso ció che deve avvenire; la vita non dipende di noi per spuntare, ma spetta a noi riconoscerla e scommetterci, perché non passi inosservata e forse neanche piú torni.

I Vangeli dell'avvento mettono bene a fuoco questo compito: vigilanza, spirito di iniziativa, impegno, tempo da dedicare per preparare la nostra casa, cosí che Dio entrando vi si senta bene e rimanga con noi.
L'ultima domenica prima di Natale convoca due donne, sapienti nell'attesa, per darci gli ultimi consigli. Da Maria e Elisabetta impariamo tre lezioni: camminare, incontrarsi e sorprendersi.

Camminare: Maria cammina in fretta per visitare Elisabetta, cosí come la gente nordestina ama camminare e visitarsi. Come é bello andare per le strade della cittá e dei villaggi per cercare altra gente! E come é bello stare in casa aspettando questa visita!

É stata l'esperienza delle nostre ultime 'Missioni Popolari', nelle zone interne della parrocchia: il giorno intero camminando sotto il sole, con la sfida di non trascurare nessuna casa e visitare tutti. Cosí si ripete, anno dopo anno, una fecondazione di speranza per la nostra gente.

Il cammino di Maria assomiglia molto anche al cammino di dona Rosa: lei ogni mese percorre 13 Km per partecipare agli incontri del nostro gruppo di difesa dei diritti umani. Dona Rosa ha perso sua figlia, di 13 anni, travolta dal treno che trasporta il minerale di ferro e che corre calpestando i diritti della gente lungo la ferrovia.Il pellegrinaggio in cerca di giustizia di dona Rosa sta seminando vigore e fiducia nelle altre persone: per riconoscere la vita che viene, bisogna esse persistenti.

Incontrarsi: dev'essere stato un vuoto interiore, misto di paura e confusione, a spingere Maria in cammino verso Elisabetta. Anche oggi le persone, confuse e indebolite, hanno molto bisogno di incontrarsi. All'inizio sembra uno sforzo contro corrente, ma chi riesce a superare la resistenza dell'isolamento e dell'individualismo sente il gusto e la bellezza dell'incontro.
Durante tutto l'anno, la nostra gente si é incontrata nelle case molte volte, pregando e condividendo la Parola di Dio, in piccoli semplici gruppi biblici. Si é ripetuta, nella storia di oggi, l'irruzione dello Spirito Santo nelle case dei piú semplici.

Sorprendersi é lasciarsi stupire dalla bellezza inattesa e nascosta che scopriamo all'improvviso nei fatti della vita; é qualitá dei bambini, per i quali tutto é nuovo e speciale. E cosí, il bambino nel ventre di Elisabetta salta di gioia e ci invita a riconoscere i fatti di speranza quotidiana.

Quando, assieme alla gente, tentiamo riscattare i maggiori segnali degni di stupore, molti indicano la resistenza dei piccoli.

Selma ne é un esempio: lottando per settimane intere per un diritto che dovrebbe esserle garantito (l'emodialisi gratuita), al limite fisico della sopravvivenza, ha raccolto un gruppo di donne attorno a sé. Chi cucinava per lei, chi le lavava i vestiti... e chi alzava la voce in suo nome contro i servizi pubblici sordi e indifferenti.

La resistenza delle donne ha vinto l'ipocrisia del nostro sistema municipale di salute pubblica: sará Natale anche per Selma, sará Natale perché ancora bambini e sogni sobbalzano nel ventre dei piccoli, che camminano, si visitano e riscaldano la speranza!

Missione é: http://padredario.blogspot.com/

É graça divina começar bem. Graça maior persistir na caminhada certa. Mas graça das graças é não desistir nunca.
(D. Hélder Câmara)

16 dicembre 2009

LETTERA DI NATALE

Nell´imminenza del Natale ci sentiamo quasi in obbligo di fare gli auguri e scrivere parole buone: un obbligo che a volte diventa pesante, perché sembra troppo formale e suona anche un pó falso. Avendo ricevuto questo del monaco Padre Marcelo Barros agli amici che mi ha toccato profondamente, la faccio mia e la condivido con voi lettori del blog, affinché l´augurio dell´amico per me sia anche il mio per voi. Cosí, indirettamente, vi passo anche le notizie sulla salute del fratello Marcelo, che vive una situazione di estrema sofferenza. É un profeta e un pioniere della Chiesa-popolo di Dio e della liberazione degli oppressi. Soffre le conseguenze del suo impegno. Ricordiamolo nella preghiera.

"So che la fonte sgorga e zampilla
nonostante sia notte....
Non conosco la sua origine, oppure so che non ce l´ha.
Da essa nasce tutto ció che é fonte.
Questo lo so, nonostante sia notte.
I suoi torrenti sono abbondanti,
Irrigano la terra, il cielo e l´inferno
E pure i popoli e le persone,
nonostante sia notte".

San Giovanni della Croce.


La celebrazione del Natale non é il compleanno del bambino Gesú, a un evento pasquale che ci ricorda: l´umanitá continua a essere visitata da Dio per diventare, man mano, sempre piú divinizzata. In questo Natale, la nostra gioia é vedere che, in tutta l´America Latina, pur essendo ancora notte, comincia giá ad apparire l´alba di un nuovo giorno délla libertá e dell´unione continentale e bolivariana, che comincia da una nuova valorizzazione delle culture e dal rispetto per la dignitá di tutte le persone e perfino di ogni essere vivente, per mezzo del quale l´amore divino feconda l´universo.

Che la luce di questo amore cominci a rompere le nostre tenebre, delle strutture del mondo e delle Chiese, e ci rafforzi nell´impegno di essere persone di dialogo e comunione. Cosí, nel nostro piú profondo essere, scopriremo un presepio, nel quale riposa non piú il bambino Gesú ma il Cristo risorto, per le persone con le quali conviviamo e che incontriamo. Vi scrivo questo di cuore, come uno che si sente debole e povero, tuttavia col cuore gravido di tale speranza che esiste la fonte, ed essa é vicina e zampilla. Col desiderio immenso di ri-imparare il linguaggio del dialogo e dell´impegno di liberazione come cantico universale del Natale, vogliate accettare un abbraccio affettuoso del fratello irmão Marcelo Barros.


Aggiungo solo poche notiziole: la prima é che questa mattina ho ricevuto la visita ufficiale di una delegazione (che vedete nella foto) della comunitá San Francisco, il quartiere in cui abito, a partecipare alla loro novena di Natale. Andró stasera. Noi preti siamo pochi, e le comunitá di una parrocchia sono tante. Il risultato, purtroppo, é che volendo essere un pó presenti ovunque finiamo per non esserlo a sufficienza in nessun posto: nemmeno vicino a casa. Questo é il messaggio che mi hanno trasmesso, ed é la pura veritá. Si é parlato del modello dei presbiteri, che é stato il tema della loro seconda sera di novena, e mi hanno detto: "Forse il clero deve ripensare la sua organizzazione". Io ho risposto: "Il primo passo é che voi coordinatori di comunitá vi facciate carico del vostro sacerdozio battesimale: uniti in Cristo a tutti noi, prendetevi cura del vostro gruppo e fatevi "comunitá di discepoli di Gesú in comunione con tutti noi, e noi col Vescovo, ma prima con Cristo, naturalmente.

Interesserá a qualcuno che la conosce: abbiamo in visita Maria Helena Skovronski, che per molti anni fu l´apostola di questa comunitá San Francisco e di tante altre, soprattutto in campagna. Era venuta a Goiás dal Rio Grande del Sud come volontaria laica, dopo un´esperienza come novizia di una congregazione di suore. Ha lavorato dieci anni a Itapuranga e sei a Uruana come aiutante di Don Isacco. Negli anni novanta, dopo la partenza di don Isacco, le ho ceduto la mia casa ad Itaberaí perché continuasse la formazione di questa comunitá: io ero stato nominato parroco di Itapirapuã. Fece molto bene, e anche di piú: in molte comunitá rurali in cui passo per celebrare la messa, incontro ottimi animatori e animatrici che hanno ricevuto la prima formazione da Maria Helena. Ha lasciato il segno.

Ieri sera, sono andato a celebrare nella povera e debole comunitá rurale di Barreiro, in compagnia di una coppia di sposi che si sono presi come missione seguire quella comunitá. Ancora una volta abbiamo letto il profeta Sofonia. Al ritorno, mentre andavamo in macchina su una strada rovinata dalla pioggia e cosparsa di pozzanghere (manco a dirlo), João, il marito, commentava con le stesse parole di Marcelo (e del profeta Sofonia): "Noi laici siamo fortunati. Abbiamo la fonte a portata di mano, dobbiamo solo chiedere ai nostri preti che ci aiutino ad attingervi". Davanti a questa fede disarmante, cosa fareste voi? Come affermava la lettura della messa, abbiamo ancora in mezzo a noi tanti fanfaroni arroganti, ma ci sono anche gli umili e i poveri che accolgono davvero Gesú.

11 dicembre 2009

CARO DIARIO 3

Foto (che c´entrano col tema di Copenaghen): 1) il mio povero orticello; 2) La vicina Serra Dourada: erano montagne come le dolomiti, e in milioni di anni sono rimasti questi scheletri: quanto ci metteremo noi a distruggere il pianeta?

La stagione delle piogge regala una bizzarra sorpresa alle nostre celebrazioni eucaristiche notturne in campagna: sciami di insetti. Il piú sgradito l´abbiamo avuto dieci giorni fa nella cappella di Santa Rita. A frotte piccolissimi coleotteri a striscie bianhe e gialle hanno preso possesso della tovaglia bianca dell´altare e hanno continuato a svolazzare intorno per tutto il tempo. La gente del posto, simpaticamente ironica, lo chiama: "Maria fedida". Fedida significa puzzolente. Il nome Maria, se non mi inganno, é legato al fatto che é assai frequente... Si sono divertiti poco anche i fedeli, ma si sono confortati assistendo alla mia lotta per proteggere calice e teca con le ostie, e ad allontanare quelle che mi si fermavano sul naso. Immagino che queste bestioline siano convinte di essere profumate, perché prediligono fermarsi sul naso (oltre a girare attorno alle lampade e aggrapparsi voluttuosamente a tutto ció che é bianco). Ma la serata peggiore é stata ieri sera. Celebravo all´aperto, sotto un porticato, con un bel gruppo di gente. Intorno, la campagna tutta buia. Attratti dalla luce, gli insetti poco alla volta hanno invaso l´ambiente, cosí numerosi che ho dovuto spostare il corporale con tutte le cose della messa in un angolo buio, e poi continuare le preghiere e l´omelia stando alla larga dalle lampadine. A parte la scomoditá e il disturbo, é un autentico spettacolo osservare quanta vita c´é, quanti esseri viventi che normalmente noi neppure immaginiamo. Sono piccolissimi, spregevoli, li calpestiamo e uccidiamo, ma sono creature di Dio come noi. E forse che le nostre dimensioni e il nostro valore sono grandi in confronto all´universo che ci circonda? Chissá se il Signore non ha un piano di salvezza anche per loro?

Gli insetti sono intelligenti. Sanno esattamente fra quante ore o minuti pioverá. Quando sciamano, sta per piovere. Infatti ieri, appena finita la messa, é caduta acqua a catinelle. Se guardaste i pascoli quando é in arrivo un temporale, rimarreste sorpresi dalla nuvola che esce dalla terra e sale verso il cielo: sono le termiti, che per l´occasione mettono le ali e vanno a compiere, in mezzo alla pioggia, i loro riti di fecondazione e riproduzione. É la loro festa. Subito dopo, perdono le ali e continuano per poco tempo il loro viaggio a piedi, poi muoiono. Apparentemente, sono nate solo per questo. Ma che ne sappiamo noi? Un fatto curioso che ho osservato andando in macchina appena buio, é che a quell´ora i rospi sono tutti in mezzo alla strada, al pulito, e con la bocca aperta verso l´alto. Hanno una lingua velocissima con la quale afferrano le termiti in volo. Ne fanno il pieno. Se passate di lí dopo un paio d´ore, quando é finito il volo delle termiti, non vedete piú rospi. Si sono rintanati di nuovo in mezzo all´erba. Qualcuno, probabilmente, é servito da pasto ai serpenti: anch´essi, infatti, sanno dove andare a cercare il cibo. É una storia molto variegata e complessa, ci si potrebbe fare sopra una filosofata, oppure...un salmo.

Questa settimana é stata funestata da diversi lutti. É morta la signora Maria, la moglie di Arlindo. Ambedue, per molti anni, sono stati tra i piú impegnati nella nostra comunitá parrocchiale. Siamo sempre rimasti legati da una profonda amicizia. Sono anche i padrini di Silvio, il figlio di Peppino e Giovanna, una coppia di Varese che ha fatto volontariato a Itaberaí e continuano a mantenersi in contatto e fare visite (sono passati di qui l´estate scorsa). Arlindo era un dirigente di comunitá di base. Maria seguiva e partecipava agli incontri delle donne che si riunivano per lavori artigianali. In questi ultimi tempi si erano un pó ritirati, ma hanno seguito e aiutato moltissimo un accampamento di senza-terra. Il marito ha la mia etá, lei é piú giovane. É stata una morte prematura e inaspettata. É andata all´ospedale a Goiania serenamente, per una chirurgia alla vescicola, ma é sopravvenuta un´infezione per cui l´hanno dovuta operare di nuovo, e non ha resistito. Ho visto la sua bara scendere nella fossa, poi scomparire sotto le palozzate di terra rossa. Cosí finiamo, e di tutto il nostro parlare e movimentare rimangono solo affetti, ricordi e nostalgie: e davanti a Dio le opere buone. Cosí crediamo e speriamo.

É morta pure la signora Dalva, la mamma di Maria Alice, che fu una delle nostre catechiste. E poi l´ex-sindaco Carlos Mendonça, che é deceduto di infarto in seguito a una colluttazione con un ladro che era entrato, nottetempo, in casa sua. Per cui abbiamo avuto pure un giorno di lutto cittadino. Carlos ha la casa vicina a quella di Arlindo: era stato alla veglia funebre della signora Maria. Quando é rientrato, due ladri lo hanno seguito e quando hanno puntato le armi contro di lui e sua moglie, lui ha reagito lottando mentre i vicini chiamavano la polizia. A quel punto uno dei due é scappato, e l´altro é stato arrestato. L´ex-sindaco si é sentito poco bene, si é avviato a piedi verso l´ospedale vicino, e giá in ospedale, dopo circa mezz´ora, é stato colpito da infarto. In effetti era ancora giovane e forte, ma aveva diversi by-pass. La gente ha partecipato in massa al suo funerale, perché sono molti ad averne un buon ricordo. Curiosamente, nel momento della sepoltura gli hanno dedicato una raffica di mortaretti: pare che fosse stata una sua richiesta esplicita, perché era appassionato di fuochi.

Nel frattempo, durante la settimana scorsa abbiamo pure cambiato sindaco. Il precedente, che aveva vinto per pochi voti le elezioni, é stato condannato per compra di voti (corruzione elettorale). Per tutto l´hanno, mentre si svolgevano le diverse istanze del processo, le tensioni anche forti tra le diverse fazioni della cittá non sono mancate. Tutta la vicenda ha dei risvolti un pó oscuri e discutibili, ma si sa, in politica molta gente pensa che l´essenziale é vincere. É subentrato il suo avversario, il dottor Benedito. In pochi giorni ha giá licenziato tutti gli impiegati del primo e secondo scalone, come si usa fare da queste parti. Ora stanno setacciando i dipendenti degli scaloni inferiori. Quelli che sono stati assunti sulla fiducia, senza concorso né diplomi adeguati, se hanno partecipato alla campagna elettorale del suo rivale saranno dimessi (dicono che ci sia anche il problema di "asciugare la macchina", perché il comune ha troppi dipendenti. Don Eligio ed io siamo andati a trovarlo, perché abbiamo una convenzione col comune per la manutenzione e i salari dei dipendenti dell´asilo San Francisco, che deve essere rinnovato. Pare che non ci saranno problemi, ci ha rassicurati che rinnoverá il contratto. Il dottor Benedito é molto popolare ad Itaberaí, soprattutto per la sua professione di medico pediatra, che svolge da anni con molta attenzione e gentilezza. Le campagne elettorali accendono passioni e mettono in rilievo molte contraddizioni, ma penso che sará un buon amministratore.

Noi con queste beghe locali, mentre a Copenaghen hanno fatto la riunione sulle emissioni dei gas serra. Alla fine dei conti, hanno preso qualche misura efficace per il clima? Io ho seguito male, e non ci ho capito niente. Salveranno la terra? Proteggeranno le nostre vite, e quelle di chi verrá dopo di noi? Un amico italiano mi ha scritto: "Chico che delusione copenaghen ... quanti soldi e risorse sprecate quando sanno già che non raggiungono nulla di concreto ... sanno già che hanno posizioni divergenti e non soluzioni concrete e cosí faranno un accordo che non serve a nulla di facciata e non affrontano il problema???" Io spero che non sia vero. So che gli italiani sono sempre piuttosto pessimisti in queste faccende. Mi pare che i grandi abbiano destinato alcuni miliardi (due o tre) ai paesi poveri per la preservazione delle foreste e dei fiumi: certamente é assai poco, ma é anche vero che spesso gli aiuti sono impiegati malamente.

Mi rendo conto che questo é un post di cronaca molto locale, che a voi puó interessare assai poco. Avró difficoltá anche a trovare foto per illustrare questa pagina, perché sono indaffarato e non ho mai portato con me la macchina fotografica. Voi avete beghe assai piú grosse: ma coraggio, almeno siete governati da uno che ha le palle! Non vi consola? Se non vi basta, ritorniamo col pensiero all´Avvento, e alle promesse di Dio. Ieri sera Isaia ci diceva: "Io sono il Signore tuo Dio, che ti prendo per mano e ti dico: non temere, ti aiuteró. Non avere paura Giacobbe, povero verme, non abbiate paura uomini di Israele. Io vi aiuteró" (41, 14). E se non bastasse, ci sono le parole di Gesú: "In veritá vi dico, di tutti i nati nessuno é maggiore di Giovanni Battista. Tuttavia, il piú piccolo del regno dei cieli é maggiore di lui" (Matteo, 11, 11). Con Cristo siamo sicuri della salvezza, ma proprio per questo abbiamo il dovere di resistere e insistere nella difesa della vita.

5 dicembre 2009

AVVENTO: LA PAROLA É FORTE

Foto: un accampamento di senza terra prima della conquista: é la parola che ha creato cose nuove.

É un momento importante per il nostro futuro e quello del pianeta terra: i governi piú potenti del mondo stanno preparando la Conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici. Il risultato di quella Conferenza dovrebbe sostituire il Protocollo di Kyoto, del 1997, che aveva fissato la riduzione dei gas serra di 8%. Il governo brasiliano ha annunciato la sua proposta di mete. Definito come "Azioni per la mitigazione delle emissioni fino al 2020", il progetto del nostro governo federale chiede la riduzione tra il 36,1% e il 38,9% di emissioni di diossido di carbonio, uno dei gas responsabili dell´effetto serra. Assieme al governo, parteciperanno i lavoratori brasiliani rappresentati dalla CUT (Central Unica Trabalhadores), che aveva elaborato un documento assieme ad altre centrali sindacali in cui chiedeva la riduzione del 40%.

La segretaria della CUT per i problemi ambientali, Carmen Foro, ha giá presentato la proposta in un incontro di inizio dicembre a Barcellona. La dirigente, (sindacalista abbastanza incline a sviolinare Lula e ad autocompiacersi, come potrete notare), sostiene che la decisione del governo rappresenta un grande passo avanti. "La proposta brasiliana é molto coraggiosa, se si pensa che il Brasile non avrebbe l´obbligo di presentare mete a partire da Kyoto, poiché la sua industrializzazione é stata molto tardiva. Ma quando tu hai una societá che esige, partecipa, si manifesta, e un governo cosciente, responsabile, che prende in mano in timone, il risultato é questo. Il Brasile si sta costituendo nazionalmente e internazionalmente una capacitá di lideranza mai vista". "Un altro grande passo - afferma Carmen - é avvenuto il 26 agosto scorso, quando il Senato federale ha approvato il progetto che istituisce la Politica Nazionale sul Cambiamento Climatico (PNMC). Lo stesso giorno é stato creato il Fondo Nazionale sul Cambiamento del Clima, vincolato al Ministero Ambientale, con l´obiettivo di garantire il finanziamento di studi e programmi sul cambiamento climatico e il suo impatto sull´ambiente".

Dichiara ancora Carmen Foro: "Al contrario di quanto avevano annunciato inizialmente, gli Stati Uniti e la Cina, responsabili del 50% di emissione di gas sul pianeta, hanno annunciato che presenteranno una proposta di riduzione di emissioni. Il presidente Barack Obama dovrebbe annunciare l´intenzione di diminuire del 18% il CO2 prodotto dal suo paese. Il governo cinese é stato piú audace: deve ridurre tra 40% e 50% le emissioni". "Se non adottassero questo atteggiamento, EUA e Cina rimarrebbero isolati davanti al resto del mondo e questo non combina con ció che ci si aspetta dai lider mondiali. Sarebbe una delusione per il mondo e una vergogna per loro".

Queste notizie, tratte da un articolo pubblicato dalla CUT sul sito Adital, sembrano in sintonia con i testi dei profeti che leggiamo continuamente in Avvento: traboccanti di speranze e promesse. In Italia si usa ripetere, con amarezza e scetticismo: "Parole, solo parole". Ma la parola é importante, non bisogna sottovalutarne la forza. Soprattutto da quando "la Parola si fece carne e abitó fra noi". Oggi, ad esempio, Isaia proclamava che il Signore aprirá gli occhi dei ciechi perché vedano la sua opera, non si disperino e non si vergognino di credere. Noi, a Goiás, li cantiamo abbondantemente, quei testi profetici, negli inni di Natale. É importante, nei periodi brutti, alzare la testa e farsi coraggio: "Ecco che verranno giorni - dice il Signore - in cui susciteró a Davide un discendente giusto: un re regnerá e agirá con intelligenza, ed eserciterá sulla terra il diritto e la giustizia" (Geremia, 23, 5). "Dalla terra cosí secca sta sbocciando un fiore - che consola i pianti e le grida di dolore - catene si spezzano, i recinti cadono - nasce una nuova era della storia. - Dentro alla notte scura - della terra dura - del mio popolo - spunta una luce radiante - nel petto smarrito: é giá mattino" (inno della liturgia di Góiás). Se il popolo si sveglia e cammina anche i potenti, poco alla volta, dovranno seguirlo: il problema, per noi moderni, é non lasciarci addormentare dalla midia e dal mercato, ma anche dall´eccessiva fissazione sui fatti negativi.

La mia pagina di oggi potrebbe anche finire quí, ma vi racconteró anche che la Diocesi sta ri-pubblicando il suo "Diretorio" (un libriccino con le linee fondamentali per l´evangelizzazione, l´organigramma della struttura pastorale e le norme pratiche per i presbiteri, religiosi e laici che abbiamo discusso e votato nella riunione di coordinamento diocesano quindici giorni fa. É un lavoro di equipe, ed ora io ho il piacere e l´onore, per incarico del vescovo, di scrivere la redazione finale. In precedenza ho fatto la sintesi della storia della Diocesi e delle Assemblee. Mi sono venuti dei testi talmente buoni che li abbiamo usato per una veglia di preghiera con gli operatori e operatrici di pastorale. Mi vanto un pó, ma in realtá non é merito mio: se si va un pó indietro a mettere insieme tutto quello che é stato pensato e fatto in questa Diocesi, e gli avvenimenti che ne hanno scolpito il volto, si sente che lo Spirito Santo ci ha dato una buona mano e, alla luce della Parola e del Concilio Vaticano II, ci ha trasformati in una Chiesa viva, Popolo di Dio e piena di passione per il Vangelo: nonostante tutti i limiti che ci sono ancora. Per dirlo con le parole di Isaia, "i sordi hanno udito le parole del libro e gli occhi dei ciechi hanno visto in mezzo alle tenebre e alle ombre" (29, 18).

Vedere i segni del Regno di Dio, sentire Gesú, il salvatore, che viene, nonostante il buio e il male che sembrano dominare la terra: questo é il richiamo dell´Avvento. La parola apre gli occhi, trasforma. Una signora anziana, questa sera, chiacchierava durante la mia omelia e io sentivo quello che diceva. Era un commento al mio commento della lettura: "Quando ci cade addosso un dispiacere si comincia a vedere tutto nero, e se uno si lascia trascinare da questa onda non ne esce piú. Invece bisogna vedere anche tutto il bene che c´é, tutte le meraviglie che Dio continua ad offrirci". Aveva capito, ed era cosí contenta che aveva agganciato la sua compagna di banco e non la smetteva piú di parlare. Quando una ( o uno) parla cosí, sta accadendo qualcosa di nuovo in lei. Sta crescendo. Stamattina un giovanotto mi raccontava la sua storia di quando é uscito dalla droga (quasi due anni fa): "A me piaceva la droga. Sapevo che mi faceva male, e che sprofondavo sempre di piú, ma mi piaceva. Un giorno sono andato a messa, ho sentito Padre Severino che parlava di Gesú con tanta emozione, che ho detto a me stesso: devo smettere, e seguire Gesú Cristo. Al momento della comunione sono andato a ricevere l´Ostia, ho detto a Gesú: se mi dai una mano non mi ferma piú nessuno. Ultimamente sono i miei amici drogati che mi aiutano piú di tutti. Quando dico per scherzo: "fumiamo insieme un pó di erba" - mi dicono: "Non sarai mica matto? Tu che ne sei uscito, non puoi ricadere. Se vuoi tornare alla droga, non contare su di noi!". E ora io ripeto: "Signore, aiutami, e non mi ferma piú niente e nessuno".

La forza della parola agisce a sorpresa, nei momenti e nei luoghi piú impensabili, esattamente come osserviamo nei racconti dei Vangeli. Non per nulla qualcuno ha scritto che la nostra vita puó essere un quinto vangelo (credo che la frase sia di Charles de Foucalt). Ieri sono stato in campagna da mattino fino a tardo pomeriggio, a invitare gente ad una preghiera. La Commissione Pastorale della Terrra di Itaberaí ha deciso di fare una Veglia sul tema "Avvento, Riforma Agraria e Ambiente", e la coordinatrice (Eleusa) é venuta con me a combinare l´incontro tra i senza-terra giá accampati su un´area conquistata, e ad invitare la gente. Si é messo a piovere a tutta forza. Abbiamo letteralmente navigato tra le pozzanghere: il fango é arrivato fino al tetto della macchina. Le famiglie hanno piantato, sugli appezzamenti giá assegnati, le loro baracche di pali coperti da un telone di plastica nera. Sotto i teloni ci sono tamburi di plastica, di quelli che usano per il combustibile delle macchine agricole: riutilizzati per raccogliere l´acqua piovana....La prima signora che abbiamo visitato, Maria Lucia, ci ha accompagnati a visitare le altre famiglie. Il marito é rimasto in casa a prepararci il pranzo. Tutti ci hanno accolto bene, hanno risposto di sí all´invito, e ci hanno regalato le loro prime verdure prodotte sulla propria terra. Sono contenti, perché hanno giá in mano il progetto della casa che costruiranno. Quasi tutti stanno piantando gli alberi da frutta che vorranno avere vicino a casa. Verso l´una siamo andati a pranzo: c´é voluto del tempo, perché abbiamo dovuto cuocere alcune verdure da mescolare al riso e ai fagioli. Zé aveva cominciato anche un umido di pollo, ma non era ancora pronto. Nel pomeriggio abbiamo fatto altre visite, fin dove la strada lo permetteva. A un certo punto, infatti, il fango era cosí profondo che ho dovuto desistere per non rimanere piantato. L´ultimo ad essere visitato, Coró, ha offerto la sua casa per la veglia: era la sede della fazenda, quindi é una casa vera, giá pronta, con stanze grandi e la luce elettrica. Mi ha pure regalato uova e zucche. Le ho portate ai colleghi preti. Io vado matto per le zucche, ma erano tante, le mangeremo insieme. Per dire quanto sia forte la parola, che mette in movimento la gente in luoghi cosí solitari e difficili, in mezzo alla pioggia e al fango, perché ha bisogno di incontrarsi, di credere e lottare, per vivere.

Mi scrive un italiano che ha generosamente aiutato le nostre comunitá ed ha adottato dei bimbi di qui: "Chico una confidenza, fare del bene dovrebbe essere una cosa grata che facciamo con gioia e senza fatica ma nonostante fin da giovane ho ritenuto giusto impegnarmi per i meno fortunati e da un pò ho trovato questa forma molto calvinista della decima come impegno costante ... lo faccio credendo che sia giusto.... ritengo molto più serio che dare pochi spiccioli in chiesa la domenica.... anzi io ho sempre odiato la questua e l'abolirei... ma poi ogni volta che verso e destino dei soldi c'è sempre una vocina dentro di me che mi tira indietro,,, che mi fa pensare se non sono troppi... che mi fa tirare il culo indietro.... e so di essere molto distanti da voi che avete dato tutta la vostra vita agli altri... "don la realtà è che nonostante dica che noi occidentali sfruttiamo il terzo mondo e dobbiamo avere un senso di colpa, nonostante comprenda i poveri ( quando ero piccolo in casa mia da mangiare cene è sempre stato ma per la malattia di mio padre di soldi sempre pochi e il superfluo non sapevamo cosa era) ... so come sia umiliante per un bimbo quando gli altri possono avere anche solo una matita nuova e tu no ..ti tieni i ruoi mozziconi...
non sono ancora arrivato a donare con naturalezza e gioia... forse anche perchè ho toccato per mano come vengono usati i soldi donati in certe associazioni, forse perchè ..non lo so il perchè ma è sempre fatica". E io rispondo: "Non ti preoccupare e non fare mai piú du quello che ti senti. Tutti facciamo fatica a donare e donarci. Tuttavia la parola ci ci inquieta, ci fa agire contro il nostro istinto". Quando noi diciamo, leggendo la Bibbia, "Parola di Dio", a volte dimentichiamo che la Parola di Dio non c´é solo nessa Bibbia. Essa continua in noi, e ogni nostra parola, talvolta e inaspettatamente, puó diventare Parola di Dio.

Il mio amico Giuseppe Stoppiglia scrive (sul sito di Macondo) pensieri profondi sul valore della parola: "Il pensiero e la voce (non c’è voce senza pensiero) sono ormai l’ultima linea di resistenza per riprendere il percorso educativo. Quello di oggi è uno di quei momenti più difficili perché il confronto e lo scontro non avverranno, nonostante le apparenze, sul terreno dei mezzi militari e delle prove di forza materiali, ma sul possesso e sulla manipolazione della parola. Sto pensando a qualcosa di lento e di sotterraneo, a una specie di processo osmotico che valica frontiere e supera steccati, senza che quasi nessuno se ne accorga prima che sia avvenuto, a una sorta di penetrazione delle parole attraverso le barriere del fuoco e dell’acciaio da cui siamo ormai tutti circondati e imprigionati e che ci stanno dividendo al nostro interno gli uni dagli altri, in modo diverso e misura, ormai stranieri in patria. Lavorare sulla parola e per la parola è, quindi, il compito che ci sta davanti. Allargare e dilatare lo sguardo è l’imperativo etico che insieme alla memoria ci aiuta a ricostruire la storia e le storie. Ogni epoca storica chiama la fede e provoca le nostre dimensioni di vita più segrete. Se davvero sentiamo la frammentazione, l’oscurità del presente e le sofferenze che provocano, in noi si deve risvegliare la capacità di vedere un altro ordine del mondo. Vedere realmente non significa fissare qualcosa con lo sguardo e restare fermi, significa iniziare ad agire, perché la vera visione mette in cammino. La società, per diventare equa e armoniosa, deve essere intessuta, come dice Martin Buber, in “comunità di comunità”, cioè dentro una trama complessiva ricca di luoghi, di tradizioni e forme di relazione, dove nessuno è dichiarato ultimo o extracomunitario, perché invece ognuno è considerato come presenza preziosa, un valore vivente infinito, con un volto e una storia".