16 dicembre 2009

LETTERA DI NATALE

Nell´imminenza del Natale ci sentiamo quasi in obbligo di fare gli auguri e scrivere parole buone: un obbligo che a volte diventa pesante, perché sembra troppo formale e suona anche un pó falso. Avendo ricevuto questo del monaco Padre Marcelo Barros agli amici che mi ha toccato profondamente, la faccio mia e la condivido con voi lettori del blog, affinché l´augurio dell´amico per me sia anche il mio per voi. Cosí, indirettamente, vi passo anche le notizie sulla salute del fratello Marcelo, che vive una situazione di estrema sofferenza. É un profeta e un pioniere della Chiesa-popolo di Dio e della liberazione degli oppressi. Soffre le conseguenze del suo impegno. Ricordiamolo nella preghiera.

"So che la fonte sgorga e zampilla
nonostante sia notte....
Non conosco la sua origine, oppure so che non ce l´ha.
Da essa nasce tutto ció che é fonte.
Questo lo so, nonostante sia notte.
I suoi torrenti sono abbondanti,
Irrigano la terra, il cielo e l´inferno
E pure i popoli e le persone,
nonostante sia notte".

San Giovanni della Croce.


La celebrazione del Natale non é il compleanno del bambino Gesú, a un evento pasquale che ci ricorda: l´umanitá continua a essere visitata da Dio per diventare, man mano, sempre piú divinizzata. In questo Natale, la nostra gioia é vedere che, in tutta l´America Latina, pur essendo ancora notte, comincia giá ad apparire l´alba di un nuovo giorno délla libertá e dell´unione continentale e bolivariana, che comincia da una nuova valorizzazione delle culture e dal rispetto per la dignitá di tutte le persone e perfino di ogni essere vivente, per mezzo del quale l´amore divino feconda l´universo.

Che la luce di questo amore cominci a rompere le nostre tenebre, delle strutture del mondo e delle Chiese, e ci rafforzi nell´impegno di essere persone di dialogo e comunione. Cosí, nel nostro piú profondo essere, scopriremo un presepio, nel quale riposa non piú il bambino Gesú ma il Cristo risorto, per le persone con le quali conviviamo e che incontriamo. Vi scrivo questo di cuore, come uno che si sente debole e povero, tuttavia col cuore gravido di tale speranza che esiste la fonte, ed essa é vicina e zampilla. Col desiderio immenso di ri-imparare il linguaggio del dialogo e dell´impegno di liberazione come cantico universale del Natale, vogliate accettare un abbraccio affettuoso del fratello irmão Marcelo Barros.


Aggiungo solo poche notiziole: la prima é che questa mattina ho ricevuto la visita ufficiale di una delegazione (che vedete nella foto) della comunitá San Francisco, il quartiere in cui abito, a partecipare alla loro novena di Natale. Andró stasera. Noi preti siamo pochi, e le comunitá di una parrocchia sono tante. Il risultato, purtroppo, é che volendo essere un pó presenti ovunque finiamo per non esserlo a sufficienza in nessun posto: nemmeno vicino a casa. Questo é il messaggio che mi hanno trasmesso, ed é la pura veritá. Si é parlato del modello dei presbiteri, che é stato il tema della loro seconda sera di novena, e mi hanno detto: "Forse il clero deve ripensare la sua organizzazione". Io ho risposto: "Il primo passo é che voi coordinatori di comunitá vi facciate carico del vostro sacerdozio battesimale: uniti in Cristo a tutti noi, prendetevi cura del vostro gruppo e fatevi "comunitá di discepoli di Gesú in comunione con tutti noi, e noi col Vescovo, ma prima con Cristo, naturalmente.

Interesserá a qualcuno che la conosce: abbiamo in visita Maria Helena Skovronski, che per molti anni fu l´apostola di questa comunitá San Francisco e di tante altre, soprattutto in campagna. Era venuta a Goiás dal Rio Grande del Sud come volontaria laica, dopo un´esperienza come novizia di una congregazione di suore. Ha lavorato dieci anni a Itapuranga e sei a Uruana come aiutante di Don Isacco. Negli anni novanta, dopo la partenza di don Isacco, le ho ceduto la mia casa ad Itaberaí perché continuasse la formazione di questa comunitá: io ero stato nominato parroco di Itapirapuã. Fece molto bene, e anche di piú: in molte comunitá rurali in cui passo per celebrare la messa, incontro ottimi animatori e animatrici che hanno ricevuto la prima formazione da Maria Helena. Ha lasciato il segno.

Ieri sera, sono andato a celebrare nella povera e debole comunitá rurale di Barreiro, in compagnia di una coppia di sposi che si sono presi come missione seguire quella comunitá. Ancora una volta abbiamo letto il profeta Sofonia. Al ritorno, mentre andavamo in macchina su una strada rovinata dalla pioggia e cosparsa di pozzanghere (manco a dirlo), João, il marito, commentava con le stesse parole di Marcelo (e del profeta Sofonia): "Noi laici siamo fortunati. Abbiamo la fonte a portata di mano, dobbiamo solo chiedere ai nostri preti che ci aiutino ad attingervi". Davanti a questa fede disarmante, cosa fareste voi? Come affermava la lettura della messa, abbiamo ancora in mezzo a noi tanti fanfaroni arroganti, ma ci sono anche gli umili e i poveri che accolgono davvero Gesú.

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