18 dicembre 2014

NOVENA DI NATALE

Un intervento ai denti mi ha costretto in casa tutto il giorno. Colgo l´occasione per mandare gli auguri come si fa sempre: dobbiamo farceli! Metto alcune foto della nostra ultima riunione diocesana dei presbiteri col vescovo, nel verde di Fazenda Nova.
In Goiás la novena di Natale ricompatta le comunitá. Si riuniscono a cantare e pregare nelle case, di sera o di pomeriggio. Seguono il libretto preparato dalla diocesi, La partecipazione è sempre numerosa. Sono soliti unire la solidarietá alla preghiera: per ciascun giorno di novena, ogni partecipante porta con sé qualche genere alimentare che mettono insieme per formare una “cesta basica” da offrire in aiuto a qualche famiglia molto povera. È la forma piú elementare e facile di aiuto fraterno, ma almeno mantiene viva un pó di attenzione ai poveri, che è il segno piú forte dello spirito del Natale.
La liturgia cristiana ha sempre collegato questo periodo ai testi dei profeti dell´Antico o Primo Testamento, specialmente a quelli di Isaia, che annunciano un Messia protettore dei poveri, speranza dei poveri, restituzione della dignitá umana a quanti sono stati calpestati e disprezzati. In questi giorni, ad esempio, abbiamo letto parole del profeta Sofonia che prometteva un Salvatore che “fará germogliare la giustizia sulla terra”. Penso che dovremmo prendere sul serio questi testi, per capire bene la festa della nascita di Gesú. La fede in Gesú deve trasformarci in costruttori di giustizia e pace. Un cristianesimo che non produce impegno concreto per i diritti e la dignitá dell´uomo, che non ci mette in allarme per il male che facciamo alla terra o che non difende i diritti dei piú deboli, diventa un culto religioso come tanti altri. Talvolta è forse un bla bla bla inconsistente che ha solo lo scopo di giustificare i panettoni e il consumismo. Quando penso a queste cose mi vengono in mente personaggi come Nelson Mandela, che ha sofferto decine di anni di carcere nella sua lotta contro l´apartheid e ha cambiato la mentalitá e la storia del Sudafrica e del mondo. Non è detto che possiamo essere tutti dei Nelson Mandela, ma una fede vera in Gesú dovrebbe provocarci a prendere coscienza e cambiare pensieri, azioni e stili di vita.
Le cose possono cambiare. Un mondo diverso è possibile. Cito da un mio amico una notizia che marca come storica la data di oggi: é uscita su tutti i giornali! Oggi, alle ore 15 di Brasilia, ore 12 di Washington, ore 13 di Havana e ore 18 italiane, é finito il periodo di guerra fredda che ha isolato Cuba durante 50 anni ed ha creato tanti problemi. In questo giorno il presidente degli USA e quello di Cuba hanno firmato un accordo per ristabilire le relazioni diplomatiche e mettere fine al blocco di Cuba. Per quanto riguarda il blocco economico solo il Congresso americano puó toglierlo, e il Congresso é dominato dai conservatori, quindi non sappiamo se lo fará, ma in ogni caso io faccio festa perché gli Stati Uniti hanno liberato i tre cubani prigionieri da tanti anni come spie, mentre invece stavano solo difendendo Cuba dal terrorismo dei gruppi radicali che usano Miami come base. Anche Cuba ha liberato due prigionieri americani. É un grande passo verso l´integrazione dei nostri paesi. Un segno che il Natale della pace é possibile e tocca a noi raggiungerlo. (Marcelo Barros).

30 novembre 2014

CI SVEGLIEREMO?

Alcune immagini della Chiesa Parrocchiale ristrutturata, che sará re-inaugurata domenica prossima.
Che bel mese di novembre abbiamo avuto in Goiás! Le piogge frequenti hanno mitigato il clima, dopo due mesi terribili sfiorando i 40 gradi. Le nostre belle campagne facevano paura di tanto riarse che erano diventate, dopo 6 mesi di secca: ed ora si sono rivestite di un verde fresco e rigoglioso. Si sta riprendendo perfino la metropoli di San Paolo che era rimasta senz´acqua. Il razionamento dell´acqua nelle cittá grandi è presagio di un futuro squallido, se i governi non corrono ai ripari con misure drastiche. Ci sono giá alcune ditte che hanno messo in vendita, per i condomini, rubinetti e bagni a tempo: si schiaccia un bottone e scende l´acqua per un minuto. Si puó schiacciarlo al massimo tre volte: una per bagnarsi, la seconda per insaponarsi, la terza per sciacquarsi! Il tempo in cui si lavavano con la gomma le macchine, i pavimenti delle case e i marciapiedi, come è ancora pratica comune a Itaberaí, nelle cittá grandi è un ricordo del passato.
L´agenda delle prossime settimane è piena di festeggiamenti. Festa (con novena) di Nossa Senhora das Graças, nel settore Fernanda Park. Memoria del decimo anniversario dell´asilo San Francesco. Riconsacrazione della chiesa parrocchiale ristrutturata – il 7 dicembre, in coincidenza con la festa dell´Immacolata. Festa di Santa Lucia nell´omonima cappella. Diverse prime comunioni e cresime. Novena di Natale. Festa di Nossa Senhora da Boa Esperança, nel quartiere omonimo. Eccetera. Poi Natale, cosí finiamo in gloria. La venuta di Gesú ha cambiato il mondo. Ce n´è per tutti i gusti. Ma la parte piú importante sono le domeniche di avvento. Cominciano oggi, con il Vangelo di Marco.
Commento di José Antonio Pagola: “Le prime generazioni cristiane erano ossessionate dal rapido ritorno di Gesú. Erano talmente attratti da lui che volevano incontrarlo il piú presto possibile. I problemi iniziarono quando videro che passava il tempo e la venuta del Signore tardava. Presto si resero conto che questo ritardo era un pericolo mortale. Il primo ardore poteva spegnersi. Con il passare del tempo, quelle piccole comunitá potevano cadere poco a poco nell´indifferenza e dimenticanza. Erano preoccupate di una cosa: «Che Cristo, quando arriva, ci trovi addormentati”. La vigilanza divenne la parola chiave. I Vangeli la ripetono costantemente: “Vegliate”, “state pronti”, “rimanete svegli”. Secondo Marco, l´ordine di Gesú non é solo per i discepoli che lo ascoltano. “Ció che vi dico lo dico a tutti: vegliate”. Sono passati 20 secoli di cristianesimo. Che ne é stato di questo comando di Gesú? Continuiamo svegli? La nostra fede si conserva, o si é spenta man mano nell´indifferenza e nella mediocritá? Non vediamo che la Chiesa ha bisogno di un cuore nuovo? Non sentiamo la necessitá di scuotere l´apatia e l´auto-inganno? Non ci mettiamo a risvegliare il meglio che c´é nella Chiesa? Come possiamo continuare a parlare, scrivere e discutere tanto su Cristo, senza che la sua persona ci appassioni e trasformi un pó di piú? Non ci accorgiamo che una Chiesa addormentata che Gesú non seduce e a cui non tocca il cuore, é una Chiesa senza futuro?”
Negli articoli degli analisti che analizzano tutto, si dice che la crisi dell´acqua è una conseguenza della privatizzazione. Nei decenni scorsi c´è stata un´onda crescente di proteste contro il servizio pubblico che rincarava i prezzi e funzionava male. Gli amministratori e i governi, un pó ovunque, hanno privatizzato l´erogazione dell´acqua. Si sa che le imprese private tendono a distribuire i danni e incassare i guadagni. L´impresa che ha comprato il servizio dell´acqua a San Paolo, in seguito è stata comprata da banche. Ora chiedono 3 miliardi e mezzo (di reali) al governo per ristrutturare tutto il servizio, per salvare i guadagni degli azionisti: una somma ingente. Ma tutti quei bar e ristoranti che hanno avuto danni (qualcuno, addirittura, è stato costretto a chiudere) perché riceveva acqua solo a singhiozzo, non saranno rimborsate. E nemmeno i cittadini, che hanno pagato caro per un servizio che c´è solo ogni tanto. Allora, esiste una soluzione? Credo di sí: sarebbe la gestione pubblica, con i dovuti controlli per evitare la corruzione, e con il concorso dei cittadini che dovrebbero sentirsi corresponsabili, vigilare ma anche collaborare al risparmio. Ci vuole una educazione alla responsabilitá per il bene comune. Ma non c´é. Si spreca, si arraffa il piú possibile, e si reclama. Per esempio noi in Goiás abbiamo acqua in abbondanza, peró in cittá comincia giá a scarseggiare. Alcuni fazendeiros si fanno i loro laghetti, monopolizzano fiumi e ruscelli, li avvelenano con i difensivi chimici immessi nell´impianto di irrigazione. Quando si rompe una diga, qualcuno paga i danni? Nemmeno per sogno. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato.
La Chiesa ha dichiarato il 2015 come “anno della vita consacrata”. Un invito a riflettere sulla vocazione religiosa. Ma dovremmo dichiararlo anche “anno dei diritti umani e della Madre Terra”, vista la gravitá e l´urgenza del problema ecologico. I diritti della terra sono anche i nostri diritti! Si calcola che in Brasile ogni cittadino mangia, ogni anno, circa 5 litri di veleno contenuto negli alimenti prodotti dalla nostra terra. Produzione finanziata dallo Stato e dalle Banche soprattutto per esportare commodities e importare valuta.

15 novembre 2014

PENSIERI DEL MOMENTO

1) Oggi è festa nazionale in Brasile. È la festa della Repubblica. Ci facciamo gli auguri. Sono anche giorni di gioia per la gente, perché ha cominciato a piovere con frequenza. I goiani ringraziano Dio in continuazione. La pioggia è una benedizione. In Italia pare che quest´anno non lo sia affatto. Siete vittime di alluvioni e frane? Ci sono anche quí, specialmente nelle grandi cittá. Peró bisognerebbe anche agire di conseguenza. Si costruisce spesso ignorando la forza della natura, pensando solo ai nostri interessi. La natura è la prima vittima. Non direi che sia vendicativa. É che ha le sue leggi, e se non le rispettiamo è un disastro.
2) Ormai è ufficiale. Il vescovo ha trasferito i miei colleghi di parrocchia, Padre Severino e Padre Luís. Il primo febbraio faranno l´ingresso nella parrocchia di Ceres. A me è stato concesso di rimanere qui in vista del mio prossimo rientro in diocesi di Modena. Sapevamo che doveva accadere prima o poi. Sono tempi di saluti, di omaggi e di qualche lamentela. Il distacco è quasi sempre un pó doloroso per il cuore e i sentimenti. Tuttavia questi cambiamenti fanno bene alle parrocchie. In Brasile sono frequenti: non esiste quasi piú la figura del parroco inamovibile. Le comunitá si rinnovano, prendono nuovo impulso, escono dall´abitudinario. La parabola del Vangelo di questa domenica calza a pennello con la disponibilitá ad affrontare questi scossoni. C´è un servo che ha ricevuto un talento e, preoccupandosi solo di evitare problemi e fare una vita tranquilla, lo va a seppellire per restituire poi il talento quando il padrone ritorna. Ma il padrone non è soddisfatto: voleva che il servo facesse produrre frutti a quel talento. La missione della Chiesa non è appena di conservare usanze, precetti e abitudini, ma di portare la testimonianza del Vangelo nelle situazioni sempre nuove, senza paura della provvisorietá. Alla fine non conterá se abbiamo conservato bene i doni di Dio, ma se li abbiamo fatti fruttare.
3) Sono entrato in una chiesa ed ho ascoltato l´omelia di un giovane prete brasiliano, che ha fatto un viaggio di due settimane in Italia. Per inciso, ha accennato alle impressioni del suo viaggio. Ha detto che in Europa le chiese sono deserte, hanno perso la fede: e il cristianesimo ora fiorisce qui. Le impressioni superficiali di un turista non è da prendere troppo sul serio, tuttavia questo tipo di opinioni si sta diffondendo. Secondo me sono corbellerie, ma diventano opinione pubblica. È vero: c´è un calo notevole di praticanti, le statistiche lo confermano ed è un dato visibile. Non c´è piú tanta gente a messa come un tempo. Peró non vi ho mai visto una chiesa deserta. Io sono convinto che oggi la fede sia piú forte che in tempi passati. Soprattutto piú sincera. Vanno a messa quelli che hanno fatto una scelta, e seguire Gesú è diventato il loro programma di vita. Quelli che andavano a messa per altre ragioni hanno scelto di impiegare la domenica diversamente. Inoltre, il non andare a messa non significa sempre un abbandono della fede. Molti hanno perduto la fiducia nella Chiesa, seguono il Vangelo per conto loro. Possiamo dire senz´altro che è una decisione rischiosa e incorretta, ma possono avere anche alcune buone ragioni. Nel caso che siano persone oneste, Io indicherei di giudicarli secondo il suggerimento di Gesú riportato dai Vangeli: “Chi non è contro di noi, è con noi”. Esiste pure la la situazione opposta: in questo brasile che pullula di chiese cattoliche ed evangeliche sempre zeppe di fedeli, risulta che avvengono ogni anno piú di 140 mila stupri. Una media di uno stupro ogni dieci minuti. Tanto per fare un esempio. La parabola evangelica della zizzania ci avverte che il bene e il male, in questo mondo, saranno sempre mescolati. Le persone devono fare una scelta interiore e rinnovarla ogni volta. Questo dimostra quanto è importante promuovere una adesione piú vera e sincera a Gesú Cristo.

1 novembre 2014

UN CUORE NUOVO

Foto: stagione del mango, una frutta di produzione abbondante senza potature e protezioni chimiche.
Oggi è la festa di tutti i santi. Qui in Brasile non è di precetto. Li metteremo tutti insieme, domani, nella giornata dedicata ai defunti. Quasi tutti i giorno Francesco, il papa, ci rinnova l´appello a tornare al Vangelo. Vale la pena leggere e rileggere almeno qualche brano dell´esortazione “Evangelii gaudium” (Allegria del Vangelo), da lui pubblicata un anno fa. Commento di José Antonio Pagola, in un suo nuovo libro in lingua spagnola, dal titolo “Volver a Jesus”: “Il papa non pensa appena ad un “aggiornamento¨ della Chiesa al tempo di oggi. Meno ancora si limita al ricupero dell´orizzonte, dello spirito e delle linee di forza del Vaticano II. Francesco ci chiama ad una conversione piú radicale: “Tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo” e tornare a Gesú Cristo, che “puó rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo rinchiuderlo e ci sorprende con la sua costante creativitá” (E.G. 11). Inoltre indica con molta fermezza la “opzione preferenziale per i poveri” come “una categoria teologica, piú che culturale, sociologica, politica o filosofica”. (EG. 197). E incita ad “ascoltare il clamore dei poveri come impegno essenziale di chi si fa discepolo di Gesú e vuol seguire la via del Vangelo. Scrive: “È un messaggio cosí chiaro, cosí diretto ed eloquente, che nessuna ermeneutica ecclesiale ha il diritto di relativizzarla” (E.G. 194). “Ogni cristiano e ogni comunitá sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione dei poveri, affinché essi possano integrarsi pienamente nella societá” (E.G. 187). È un testo vibrante, scitto con il cuore di apostolo.
Mi piace leggere queste parole che ora sono pronunciate dal papa. Questa è la strada che la Seconda Assemblea delle Chiese Latino-Americane (Medellin, 1968) indicarono, e che mi entusiasmó in gioventú, negli anni 70, quando, assieme al vescovo e all´Assemblea Diocesana, ci dedicammo all´ascolto del clamore dei poveri e iniziammo la “caminhada” dei Gruppi di Vangelo. Bisogna ricordare che Gesú, che ha aperto questa strada, fu crocifisso dai sacerdoti del Tempio, dai dottori della Legge e dalle autoritá romane. Come ai tempi di Gesú, anche per noi ci furono incomprensioni e sofferenze, e ce ne saranno anche per il papa. Oggi gli antichi Gruppi di Vangelo si chiamano Comunitá Ecclesiali di Base: tradotto in Cebs, una sigla incomprensibile per la maggior parte della gente. Oltre a questo nome tecnico e dottrinale, hanno ricevuto dall´alto piani pastorali farraginosi e complicati, in cui si impone molta organizzazione e si tende a dimenticare l´essenziale, che è avere un cuore nuovo trasformato dal Vangelo. Cosí le parrocchie diventano reti di comunitá ecclesiali di base esecutrici dei programmi elaborati dagli "specialisti" della Conferenza Episcopale Nazionale e continuano a dipendere dagli umori del parroco come galoppini. La gente dei quartieri ha bisogno di confrontarsi alla luce del Vangelo con le questioni della propria vita quotidiana per fare le proprie scelte. Per essere vere comunitá ecclesiali devono si agire insieme al parroco e lasciarsi coordinare, ma sentirsi Chiesa per scelta personale. Le parrocchie, anche in Brasile, complessivamente non parlano quasi piú di “scelta preferenziale per i poveri”, o ne parlano ma non la praticano. Come diceva un prete recentemente, “sono cose di altri tempi”. Tuttavia alcune comunitá si sforzano di vivere lo spirito del Vangelo, e solo grazie ad esso camminano ancora. Se no diventano gruppi di devoti individualisti oppure associazioni di filantropia.
Scrive José Antonio Pagola: “Abbiamo bisogno che nelle nostre parrocchie e comunitá si possa vivere una esperienza nuova di Gesú. Si tratta, concretamente, di camminare nei prossimi anni verso un livello nuovo di vita evangelica: passare a una nuova fase di cristianesimo piú ispirato e motivato da Gesú, meglio strutturato per annunciare la sua Buona Notizia, e collaborare con lui nell´aprire strade al Regno di Dio. La cosa decisiva è non rassegnarci a un cristianesimo senza conversione. Non importa la nostra etá, il luogo o la nostra responsabilitá all´interno della comunitá ecclesiale. Possiamo fare in modo che la Chiesa sia piú di Gesú e che abbia un volto piú simile al suo. Niente è piú forte di lui per trasformarci.” (J.A. Pagola, Volver a Jesus, 2014).

27 ottobre 2014

LA VITTORIA DEL PT

Per gli amici: posto alcune informazioni e commenti sulle elezioni di ieri. Le foto sono della nostra calda primavera.
Ieri, 26 ottobre, si é concluso il ballottaggio per la Presidenza del Brasile e per la maggior parte dei Governatori degli Stati brasiliani. Alla Presidenza è stata rieletta Dilma Roussef, con il 53,6% dei voti (quasi 54 milioni), contro Aécio Neves (poco piú di 51 milioni di voti). Quella di Dilma è una vittoria di stretta misura, dopo una campagna elettorale di secondo turno che si è capovolta a suo favore solo nell´ultima settimana. Il finale della campagna ha visto risorgere la militanza politica dei movimenti popolari, che ha operato il ribaltone a favore di Dilma. Dilma ha avuto sicuramente il voto dei poveri. Non degli sprovveduti, come hanno detto alcuni nei loro discorsi elettorali (facendo cosí perdere voti alla propria causa).
La stampa di tiratura nazionale, nettamente all´opposizione del governo Dilma, ora si affretta a commentare che il Paese è spaccato in due e Dilma si scontrerá con molte difficoltá per governare. Penso che ci sia del vero, ma non tutta la veritá. In Brasile ci sono 28 partiti, tutti di carattere nazionale perché non sono previsti, nella Costituzione, partiti a Statuto soltanto regionale. Quindi, dal punto di vista puramente politico, si puó affermare che il Paese non è spaccato in due, ma frammentato. Sará praticamente impossibile, per il Governo Dilma, mettere in atto il progetto di Riforma Politica ritoccando la Costituzione, dovendo trattare con tutti questi partiti (suddivisi in grandi, piccoli e nani). Tale Riforma, che riguarda in primis la legge elettorale e la rappresentativitá del Congresso Nazionale, si fará solo se ci sará una forte mobilitazione dei Movimenti Popolari. E quest´ultima è una possibilitá concreta, poiché giá il mese scorso è avvenuto un sostanzioso referendum di iniziativa popolare promosso da Movimenti e Chiese cattoliche ed evangeliche, che ha espresso una volontá precisa.
La spaccatura del Paese è un´idea, o forse anche una speranza, di certa parte dell´elite e degli impresari, che spesso si rifanno anche a vecchi pregiudizi. Per principio io non partecipo e non faccio propaganda elettorale, né in privato né dal pulpito. Peró mi piace ascoltare le ragioni di una parte e dell´altra, e spesso ho domandato a quelli della nostra classe medio-alta: "Perché sei cosí contrario alla Dilma e al PT? Dicono che Dilma è stata votata dai settori piú poveri e meno istruiti, basandosi sul fatto che la Presidente ha avuto la maggioranza in tutti gli Stati del Nordest. Non é vero. Ha vinto pure in Minas Gerais e a Rio de Janeiro, che sono tra gli Stati piú progrediti anche industrialmente. E Minas Gerais è lo Stato che aveva come Governatore il suo diretto oppositore, Aécio Neves. Il quale, pure perdendo l´elezione a Presidente nello Stato da lui governato, há ottenuto la vittoria nella elezione del suo successore al governo del suo Stato. Anche questo dimostra che non esiste una spaccatura cosí netta, e che gli elettori hanno saputo scegliere coscientemente, approvando il suo candidato a Governatore e rifiutando a lui la Presidenza della Repubblica.
È venuta a galla, durante la campagna elettorale, una notevole dose di rancore dell´elite contro la classe piú povera, beneficiaria di innumerevoli progetti sociali. Mi sono pure divertito ad ascoltare. Alcuni hanno preso l´iniziativa della lotta di classe che di solito accusano di “ideologizzazione” come se loro ne fossero esenti. Dicono che la Dilma ha fatto del paternalismo: "Perché la gente non lavora, invece di usare i finanziamenti del governo per farsi la casa propria, mandare i figli a scuola, entrare all´universitá?" Peró nessuno si lamenta che i governo abbia abbassato le tasse sulle macchine affinché tutti potessero comprarsi la macchina nuova. Si è manifestata pure una parte della Chiesa e delle Chiese evangeliche piú integraliste: ad esempio, tra noi cattolici, alcuni della Renovação Carismatica Católica hanno usato le loro televisioni e i pulpiti per autentici comizi contro Dilma e il PT, accusati di essere antireligiosi, divorzisti, comunisti. In effetti Aécio é piú devoto di Dilma, ma con l´onestá in politica questo c´entra poco, e ormai lo sanno tutti. Ha generato vasta polemica, ad esempio, un intervento molto pesante del famoso Padre Fabio de Mello. Eccessi della passione politica che sarebbe conveniente evitare, almeno perché la tonaca e la religione non dovrebbero essere usate per le campagne elettorali. Tra l´altro, come quasi sempre accade, queste prese di posizione si sono dimostrate controproducenti.
Ma una vera spaccatura del paese è fantasia. Non esiste né tra regione e regione, né tra le classi sociali. I due candidati hanno ricevuto votazioni abbastanza equilibrate in tutte le classi e in ogni singolo Stato. Le votazioni dei Governatori lo dimostrano. Il PMDB, ad esempio, attuale alleato del PT in parlamento, ha guadagnato terreno ottenendo l´elezione del proprio candidato in 12 Stati. Il PT in 5, il PSDB (partito di Aécio Neves) in 5, e altri partiti si sono aggiudicati il resto. La Dilma quindi, che ha il PMDB come alleato, ha rafforzato la propria posizione potendo contare con la maggioranza assoluta dei Governatori. In Parlamento e in Senato ha diminuito la sua maggioranza. Mentre invece il PSDB ha ottenuto alcuni seggi in piú. Sará una legislatura vivace e democratica (salvo le lobby, che non agiscono democraticamente).

18 ottobre 2014

LA CITTÁ E IL MONDO URBANO

Le foto sono della corsista Bernardete Mota di São José dos Campos, che ha un canale you tube in cui pubblica video: bernardete cebs
Sono rientrato ieri sera da Brasilia. La capitale, quest´anno, nonostante i mille metri di quota, è un braciere. Piú o meno come Itaberaí. Abbiamo l´estate (ed è solo primavera) piú calda degli ultimi 70 anni, dicono quelli della televisione. Figuratevi il viaggio di ritorno. In giro si vede solo roba secca. Da Brasilia a Goiania, 3 ore di corriera con aria condizionata. Abbiamo perduto un´altra ora per sostituire il pulmann. Un infelice passeggero, forse colto da disidratazione, ha utilizzato il gabinetto e dopo... non ci si stava piú! Poi, da Goiania ad Itaberaí, altre 3 ore senza aria condizionata.
L´incontro di studio è stato interessante soprattutto per gli incontri. Gente di tutto il Brasile e un gruppo di volontari missionari in arrivo dall´estero, una quarantina. Laici, suore e preti. Anche il volto della missione in Brasile è cambiato radicalmente. Pochi dall´Europa. Da Modena siamo quasi in chiusura. Arrivano a frotte dall´Asia e America Centrale (diversi coreani e indonesiani). Alta percentuale di giovani discendenti italiani provenienti dal Brasile del sud. Tema: “Come evangelizzare la cittá di oggi”. Un giorno di storia delle Comunitá ecclesiali di base” con il professore Sergio Coutinho, assessore della Conferenza dei Vescovi per il laicato. Nota 6: lezioni su cose risapute e interpretate su ordinazione. Il secondo giorno sulla parrocchia urbana, con Padre Manoel de Godoi, direttore dell´Istituto San Tommaso di Aquino dei Gesuiti di Belo Horizonte (ex collega del compianto italiano Padre Alberto Antoniazzi, che ci illuminava negli anni 80). Nota 10 con lode, denso e imperdibile. Alla fine della giornata molti corsisti erano sfiniti! Se avró tempo ve ne tradurró qualche pezzo nei prossimi post. Gli altri conferenzisti? Giovani preti in attivitá pastorale in aree importanti del Brasile. Dotati di entusiasmo ammirevole e progetti di apostolato laboriosissimi.
La parrocchia urbana formata da una rete di comunitá ecclesiali di base, come chiedono i vescovi: grande argomento di studio! Le nostre parrocchie sono territoriali, e il mondo urbano non rispetta confini territoriali. La gente va dove vuole. Una famiglia, attualmente, per battezzare fuori parrocchia deve prendere un lasciapassare del parroco: in tanti anni ho perso tempo e fiato per realizzare questa norma che si dimostra sempre piú ridicola. La parola “parrocchia”, dal greco, significa una casa che ospita quelli che sono per strada, i forestieri senza fissa dimora. Lo spirito evangelico della parrocchia dovrebbe condurci ad accogliere tutti quelli che cercano Dio e il suo Regno. La parrocchia non indica stabilitá e ordine rigido, ma provvisorietá. La “rete” non dovrebbe essere quella del ragno, che tesse per catturare, ma quella delle tessitrici che uniscono tanti ritagli e ne formano un unico tappeto.
Ai nostri giorni, quando si parla di ambiente urbano, si parla di tutto. Anche la campagna, oggi, è urbana, almeno qui da noi: il mondo rurale di un tempo non esiste piú. Io sono fissato, penso che l´unica maniera che rende possibile l´evangelizzazione in questo contesto è aderire sempre piú al Vangelo e a Gesú Cristo, alla speranza viva nel Regno di Dio. I quattro vangeli, le lettere di San Paolo, Pietro, Giovanni e Giacomo, l´Apocalisse, sono libri che rispecchiano le origini dell´evangelizzazione, che avvenne in ambiente urbano: Corinto, Efeso, Filippi, Roma, Antiochia, Gerusalemme… Quindi gli organizzatori di questa settimana di studio hanno lasciato in secondo piano la cosa piú importante: studiare il nesso strettissimo tra i presupposti fondamentali ed essenziali della Parola di Dio e l´azione evangelizzatrice. Si percepisce, nell´episcopato, nel clero e nel laicato piú impegnato, una certa ansietá. Cominciamo a sentirci in minoranza e cerchiamo affannosamente nuove tecniche per riprendere quota. Per i primi cristiani essere in minoranza era la situazione normale. Sceglievano di vivere il Vangelo e formare comunitá cristiane solo perché credevano in Gesú. Era l´unica proposta che dava senso alla loro vita. Non speravano di prevalere e diventare maggioranza o unica religione: anzi, affrontavano la persecuzione e la morte. Del resto noi, in Brasile, siamo eredi di un cristianesimo che era maggioranza solo di battezzati. La pratica di solito non arrivava oltre il dieci per cento. Adesso gli evangelici pentecostali sono quasi il 30 per cento, e in mezzo a loro c´è un pó di tutto. Il loro denominatore comune, che li unisce, è di non essere cattolici. Sta diventando la religione dominante, come il cattolicesimo nel passato. Piú che altro una religione di mercato, poiché oggi il dominio è del mercato. E diversi settori cattolici perseguono lo stesso obiettivo, cercando di entrare in questo mercato.
Gli evangelizzatori di oggi si guardano attorno, e in ogni via di ogni quartiere vedono sorgere nuove chiese evangelico-pentecostali zeppe di fedeli entusiasti. In preda all´ansia, i nostri si lanciano in attivitá frenetiche. Forse lo Spirito Santo li sta animando, come pensano, o forse Lui sta realizzando un progetto tutto suo a nostra insaputa. Le Chiese, anche le nostre, sono zeppe di fedeli, è vero: fedeli, tuttavia, che si commuovono, si divertono, chiedono le loro grazie, poi tornano a casa per i fatti loro senza conservare nessun legame con quella Chiesa. Oggi il Brasile è un paese di cristiani di passaggio: una chiesa vale l´altra. Io cerco di immedesimarmi il piú possibile nel suggerimento di Francesco papa: vivere la gioia del Vangelo: la gioia della povertá, del perdono, della misericordia, di una vita onesta e di amicizie sincere. Con la fiducia in Dio che la mia vita possa trasmettere ció che non si trasmette solo con tecniche e organigrammi.

13 ottobre 2014

FATTI DI QUESTI GIORNI

Vi posto alcune foto della festa dei bambini dell´asilo São Francisco: che quest´anno fará pure la commemorazione ufficiale dei suoi dieci anni di attivitá. E viva quelli che hanno aiutato la Comunitá São Francisco a costruirlo, cioé Modena Terzo Mondo, Arci-Uisp, don Eligio, Maurizio, eccetera.
In questo momento mi trovo a Brasilia. Sono venuto stamattina, in corriera, per una settimana di studio sulla pastorale urbana. Sono dignitosamente ospitato in una cameretta del POM, Pontificie Opere Missionarie. Camera singola, con bagno. Un abbeveratoio di acqua fresca nel corridoio accanto: perché fa caldo pure quí, un caldo secco che puó provocare disidratazione. Il corso si svolge nell´edificio quí accanto, di proprietá del CCM (Centro Culturale Missionario): sono servizi missionari nazionali di responsabilitá della Conferenza dei Vescovi. Abbiamo avuto il primo incontro stasera, i partecipanti sono quasi un centinaio ed è un gruppo vivace e simpatico. Si cercheranno di capire le caratteristiche del mondo urbano moderno e come trasmettere ad esso la gioia del Vangelo. Sono forse un pó vecchiotto per corsi di aggiornamento, ma di fatto sono curioso di sapere cosa si dice su questo mondo moderno cosí cambiato (ORMAI perfino il mondo rurale è diventato urbano). Per esempio ieri, 12 ottobre, era Festa Nazionale della Patrona del Brasile, Nossa Senhora Aparecida, una solennitá sia civile che religiosa a cui è stata aggiunta la “giornata dei bambini”: c´era la tradizione di dedicare, in questa giornata, un incontro speciale coi bimbi. Fino a pochi anni fa si riunivano i bimbi in parrocchia o in piazza. Quando ero parroco di Itapirapuã le catechiste preparavano per loro una bella e grande torta nel salone parrocchiale. Era un´occasione per farsi aiutare anche dai papá e dalle mamme, e passare alcuni giorni insieme per allestire ogni dettaglio. Si faceva un teatrino, i bambini cantavano…. I produttori agricoli arrivavano coi bidoni di latte fresco, i bambini di famiglie povere se lo portavano a casa con le loro bottiglie. Era una festa della comunitá, abbinata alla devozione mariana e al patriottismo della “festa nazionale”. Oggi vediamo che non è piú cosí: la parte che riguarda i bambini è diventata, quasi ovunque, una delle solite feste consumiste pubblicizzate dai commercianti per vendere i regali….
Invece la devozione a Nossa Senhora Aparecida si è conservata intatta e oserei dire che oggi è in piena ripresa. Stranamente il mondo moderno urbano sembra sentire il bisogno di queste cose all´antica. Non sto a spiegare le origini e la portata di questa che è la massima manifestazione della religiositá brasiliana, formatasi intorno a una immagine della Madonna pescata nel fiume nel 1700. Se cercate voi stessi su internet trovate tutto. É un culto favoloso, impressionante, farcito di arte e cultura popolare. Nel santuario maggiore, di Aparecida do Norte, partecipano alla festivitá milioni di persone convenute da tutto il paese. Piú in piccolo, avviene lo stesso nelle centinaia di chiese, cappelle e santuari sparsi per il paese. Nonostante la crescita di tantissime chiese evangeliche e pentecostali che disprezzano la venerazione di madonne, santi e immagini sacre, questa devozione continua a diffondersi e a rafforzarsi. La gente, quando si trova di fronte a una grave difficoltá, fa un voto alla Senhora Aparecida e durante la novena o la festa lo va a pagare… Quí ad Itaberaí ci sono due chiese dedicate a lei, i fedeli vanno a piedi, alcuni camminando in ginocchio. Altri fanno la “carreata”, che consiste nel pellegrinaggio con l´antico carro tirato da alcune paia di buoi: il carro tutto di legno ha le ruote che “suonano”: come un lungo lamento. I compositori improvvisano canzoni struggenti sulla musica del carro di buoi raccontando le storie di come la Madonna li ha salvati dalla malattia o dalla disperazione.
Io ho avuto l´onore di celebrare la prima messa, alle 6 del mattino, nel villaggio di Areias, vicino a Goiás, dove c´è il santuario piú importante di questa regione. Tantissimi sono arrivati a piedi da Itaberaí, camminando tutta la notte per superare i 24 chilometri di strada. Ancora piú numerosi i fedeli della cittá di Goiás, per i quali è quasi un obbligo morale alzarsi all´alba e camminare per 16 chilometri. Durante la messa una giovane mi ha chiesto il microfono per raccontare una breve testimonianza. Ha detto che fa questa camminata fin dall´etá di 13 anni, e l´anno scorso ha avuto un incidente domestico, è caduta da una scala, si è rotta il femore e il medico le ha proibito di camminare. Lei ha tanto pregato, ed è guarita: quest´anno è tornata fin quí a piedi. Alla fine è scoppiata in pianto, e ha fatto piangere l´intera platea, che era di diverse centinaia di persone sotto il telone davanti al santuario (che è troppo piccolo, per cui si celebra all´aperto: per passare dentro al santuario fanno la fila tutto il giorno). Mi sono commosso pure io, perché queste storie rivelano una fede simile a quella di tante pagine dei vangeli. Alla fine della messa mi hanno ordinato di benedite i ricordini che la gente compra, ed io ho passato mezz´ora a spruzzare acqua benedetta sulla gente che passava in processione davanti a me. Quí non si accontentano di due o tre spruzzate a distanza: vogliono sentire e vedere l´acqua cadere sui loro volti, mani e sugli oggetti che porteranno a casa.
Tuttavia, in un paese in cui il popolo sente con tale forza la presenza e la tenerezza di Dio ed esprime tanta riconosenza, talvolta si alimentano pure violenza, ingiustizia, pregiudizi, odio di classe e di razza, noncuranza e disprezzo per le difficoltá dei piú deboli. Come mai? Non é sconertante trovare un grande amore a Dio e cosí poco ai poveri? Il mese scorso, nel nostro ospedale, un bambino di 8 anni è morto di meningite, e la gente racconta che ci sia stata una evidente negligenza del medico... La mamma del bimbo, di una famiglia povera di Fernanda Park, sarebbe corsa in ospedale ripetutamente e insistentemente, tentando di far capire al medico che la situazione era grave. Per ultimo, il medico le avrebbe detto: “Quí il medico sono io!” Lei, non rassegnata, è corsa ad un laboratorio privato, decisa a spendere pur di tentare di tutto. Il laboratorio, raccontano, avrebbe allora diagnosticato la malattia e a questo punto si sarebbe attivata pure l´ambulanza e l´ospedale pubblico. Una medica ha deciso di portarla di corsa a Goiania. Purtroppo il bimbo è morto durante il viaggio. E pare che il virus si sia diffuso nell´ospedale stesso. Infatti nei giorni seguenti una medica si ammalata ed è morta, e ora c´è un´altra medica gravemente ammalata e sotto osservazione. Naturalmente dovranno studiare attentamente per essere sicuri che ci sia un legame tra questi fatti. Ma anche se si dovesse constatare che si tratta di coincidenze casuali, la triste storia di morte é passata pure in televisione e rimarrá nella memoria.
Nella messa di ieri, abbiamo letto il Vangelo delle nozze di Cana, che calza a pennello con queste situazioni. Maria e Gesú erano a una festa di nozze. Mancava il vino. La festa era rovinata e diventava triste. Maria dice a Gesú: “Non hanno piú vino”. E Gesú provvede a trasformare in vino l´acqua delle giare. Il simbolo è chiaro: la festa è quella della vita umana allietata dal vino della fedeltá e dell´amore: “Ama Dio con tutto il cuore, e il prossimo come te stesso”. Il vino era il combustibile dell´allegria: senza vino non c´era festa. Nella societá di oggi, perfino nella religione e nelle chiese, manca il combustibile della gioia: l´amore, l´apertura di ciascuno verso gli altri. Nel mondo questo vino è venuto spesso a mancare, e oggi piú che mai. Siamo pieni di odio, pregiudizi, egoismi, violenze che rattristano la vita. “Fate tutto quello che Lui vi dirá”. Bisogna avvicinarsi alla Parola di Gesú, all´essenziale del Vangelo, per ritrovare di nuovo la gioia di vivere. Non basta la crescita economica…. Il Papa ha detto: “Spesso la ricchezza produce una grande povertá spirituale nella vita delle persone”.

8 ottobre 2014

RIAPERTURA DE BARTIMEO

Foto: la chiesa di Itaberaí ristrutturata (quella di pietre morte, non quella di pietre vive).
Dopo quasi tre mesi riapre Bartimeo: per commentare le elezioni di domenica scorsa. Per la Presidenza della Repubblica Federativa del Brasile. Dilma Roussef, attuale presidente, ha ottenuto il 42% dei voti. Aécio Neves il 34/%. Quindi ci sará il ballottaggio, domenica 26 ottobre prossimo. La terza votata, con il 22% dei voti, Marina Silva, ha dichiarato il sostegno ad Aécio Neves, cosí come altri candidati (ad esempio il pastore Everaldo). Salvo sorprese (che sono sempre possibili, perché non si puó mai essere sicuri che i voti di Marina siano...agli ordini di Marina), Aécio Neves dovrebbe ottenere facilmente la maggioranza nel ballottaggio.
É stata una campagna elettorale con diversi cambiamenti di scena perché Marina Silva, rimasta candidata del suo partito dopo la morte del candidato di cui lei avrebbe dovuto essere vice, a un certo punto aveva aumentato rapidamenti la sua percentuale nei sondaggi, fino a raggiungere Dilma. Non per molto tempo. Infatti ben presto la gente ha capito che stava improvvisando un programma che non aveva! Senza un partito forte e senza programma, é cadu Negli ultimi 10 giorni di campagna ha invece perduto molto terreno, mentre sono saliti i consensi a Dilma e Aécio. Attualmente non ci sono sondaggi, ma dall´aria che tira in giro direi che Aécio Neves é davanti di parecchio: forse sará Aécio 55 Dilma 45? Vedremo. Questo risultato finale, e quello che verrá, sono frutto principalmente di una partecipazione pesantissima dei principali mezzi di comunicazione nella campagna elettorale. La midia ha investito forte per togliere di mezzo Dilma e il PT, e continua a farlo ora, anche a costo di spacciare notizie non vere nei telegiornali (come, ad esempio) l´insinuazione che il Brasile, con la cattiva politica del PT, sarebbe rimasto l´ultimo paese del mondo in crescita del PIL proprio ora che la tendenza di tutti i paesi SAREBBE una ripresa dell´economia).
NB - Al contrario di quanto era stato annunciato in un primo momento, la candidata Marina é stata correttissima nelle sue dichiarazioni!
Che differenza fa se vince Dilma o vince Aécio? Il punto forte di Dilma é il pacchetto consistente di progetti a favore delle famiglie e delle piccole imprese rurali e urbane: sostegni per mandare i figli a scuola, per gli studenti, per ottenere la casa propria, per montare una piccola azienda, eccetera. Quelli che hanno ancora bisogno di aiuto, sicuramente perderanno molto con la sua sconfitta. E quelli che oggi sono usciti dalla situazione di miseria, forse se ne sono giá dimenticati.....A parte questo, forse le grandi decisioni dell´economia saranno piú o meno uguali, perché sono imposte dal mercato e non scelte da chi governa. Certo che nel programma di Aécio ci sono la prioritá alle privatizzazioni e una maggiore indipendenza delle banche riducendo o togliendo i controlli della Banca Centrale: non sembrano proposte di buon auspicio per i cittadini. Speriamo che questi se ne accorgano....
A favore della campagna della Dilma c´é l´appoggio massiccio del Nordest, e quello dei lavoratori in generale. Anche ad Itaberaí é facile notare che i lavoratori sono preoccupati per la probabile sconfitta del PT. Mentre invece i giovani sono radicalmente contro il PT e perfino con odio: e in questo si rivelano in piena sintonia con la midia e con l´elite del paese, a cui sembra non interessare tanti chi vince. L´importante, per loro, é sconfiggere il PT e mandare a casa la Dilma. Mi rattrista che un popolo cosí religioso come questo, che tra l´altro ha fatto la Campagna della fraternitá centrata sulla lotta contro il traffico di persone umane, dimostri poi tanta insensibilitá verso le situazioni disumane che ancora vivono tanti nostri concittadini. Per esempio, i miei compaesani di Itaberaí, cristiani di molteplici confessioni che ogni sera riempiono le loro chiesi di lodi al Signore, hanno eletto senatore a pieni voti il maggiore nemico della Riforma Agraria e il maggior sostenitore della riduzione delle foreste fluviali. Vedi notizia seguente: non i cristiani, ma indú e mussulmani vincono il Premio Nobel per la pace. Impariamo la lezione?
10/10/2014 - Oggi il Comitato del Nobel ha comunicato la attribuzione del premio Nobel per la Pace di quest´anno a Kailash Satyarthi e Malala Yousafzay, per la lotta di entrambi a favore dei diritti fondamentali dei giovani e dei bambini. "I bambini devono frequentare la scuola e non essere sfruttati finanziariamente" - ha detto la presidente del Comitê norvegese del Nobel, Thorbjoern Jagland.

19 luglio 2014

CHIUSO PER FERIE !

Per i brasiliani i mondiali di calcio sono stati un grande successo . Hanno mostrato al mondo un paese bello, accogliente, e hanno smentito ogni previsione catastrofica: gli aereoporti, la logistica, il traffico urbano hanno funzionato, e le manifestazioni violente che ponevano in dubbio la sospensione dei giochi si sono dileguate dopo la prima partita. Gli stranieri sono rimasti affascinati. Molti hanno giá programmato ferie nei luoghi piú incantevoli: Pantanal, Salvador da Bahia, Rio, Recife, Foz de Iguassú, Manaus, eccetera. Invece é andata malissimo sul campo, con le ultime due partite disastrose della nazionale. Le sconfitte cosí nette, 7-1 e 3-0, hanno letteralmente rotto l´incantesimo. Perduta la speranza di vincere la coppa, i tifosi hanno dovuto scegliere o la Germania che li ha umiliati, oppure l´Argentina, eterna rivale sudamericana del Brasile. E bisogna riconoscere che l´hanno fatto sportivamente, sia pure con il cuore ferito.
Alla fine dei conti, il calcio é solo un gioco. Tragedia vera, invece, é la guerra. É terribile assistere di nuovo all´esplosione dell´odio tra Israele e la Palestina nella Striscia di Gaza: la violenza allucinante, l´invasione, la sequela di morti, feriti, case distrutte. Non riusciremo mai a capire come la Terra Santa di tre religioni possa continuare ad essere la terra dell´odio e dei massacri. Fin dai tempi di Mosé, Giosué, i Giudici, quando il popolo d´Israele si prese la terra di Canaan. Del resto noi, che ancora usiamo i salmi come preghiera, dobbiamo fare uno sforzo di rielaborazione ogni volta che leggiamo versi cosí: “Signore, tu hai scacciato le nazioni con le tue mani – e hai piantato i nostri padri al loro posto; - per farli crescere hai abbattuto altri popoli” (salmo 43). Ci sono dei salmi bellissimi, ma forse dovremmo lasciarne indietro alcuni come questo, dove sembra che il salmista faccia fare a Javhé “l´inchino” agli interessi del suo “popolo eletto”. Proprio come i calabresi inchinano le statue della Madonna davanti alle case dei capi-mafia, altro fatto di cronaca di questi giorni.
Questo é uno dei punti sensibili tra religione e ateismo. Noi esseri umani abbiamo bisogno di Dio, ma bisogna che impariamo a lasciarci trasformare e non usarlo come copertura per i nostri egoismi. Ogni re o imperatore, grande o piccolino, sentí il bisogno di avere un Tempio e una casta di sacerdoti che gli facessero l´inchino. La Bibbia, complessivamente, rivela un Dio che si pone sempre a difesa degli infelici e libera gli oppressi. É tutto un filone che va dall´Antico Testamento fino a Gesú: “Signore, chi puó assomigliarti, poiché tu liberi l´infelice dal prepotente e il misero dall´oppressore?” (salmo 34). Ma purtroppo c´é anche il filone della religione del Tempio e del Re, che adora Dio come giustificazione del potere e delle sue angherie: “Disse il Signore al mio signore: siedi alla mia destra, ed io faró dei tuoi nemici uno sgabello per i tuoi piedi.....ammucchierá cadaveri e schiaccierá teste per tutta l´immensitá della terra” (salmo 110). Era un salmo da cantare, probabilmente, il giorno dell´incoronazione del re oppure nelle feste di compleanno. La complicitá tra potere e religione, tra potere e sacerdozio, ha inquinato pure la missione della Chiesa. Bisogna imparare a distinguere tra il Dio del potere economico-politico e il Padre di Gesú, che ci vuole tutti fratelli.
Dopo questo post, Bartimeo chiude per ferie e puó anche darsi che non riapra piú. In settembre decideremo. Posteró qui alcune foto delle festicciole che mi hanno offerto il mese scorso, per non lasciarmi solo a ricordare i 50 anni trascorsi! In queste celebrazioni la gente diventa piú misericordiosa e generosa del solito. Perdona molto e riesce a inventare meriti che non sono mai esistiti. Ma questo mi ha fatto ricordare che Dio ci ha giá fatto, fin dalla nascita, due regali meravigliosi: la vita e l´amicizia. Perció ho fatto il proposito di chiedergli meno e ringraziarlo di piú.

28 giugno 2014

COSE DELLA VITA

Cinquant´anni fa, alle sei del pomeriggio di questo giorno, nella Chiesa Parrocchiale di Vignola, l´arcivescovo Mons. Giuseppe Amici mi impose le mani. Era stata una bella giornata estiva, ma durante la celebrazione scoppió un violento temporale con tuoni e fulmini. Mentre ero prostrato sulle mattonelle del presbitero e il coro cantava su di me le litanie dei santi, udii un tale frastuono di pioggia e grandine sul tetto, che cominciai a farmi l´idea di essere una specie di Mosé sul Monte Sinai, quando ricevette le tavole della Legge. Illusioni di pivello un pó gassato: ero, invece, un giovincello immaturo, poco preparato anche intellettualmente, ingenuo e presuntuoso. Il rettore del seminario, il carissimo (e santo, almeno per me) Mons. Medardo Odorici mi accompagnó sui gradini dell´altare per ricevere l´unzione delle mani e, mentre scendevamo, mi sussurró all´orecchio: “Sei un bravo ragazzo e farai del bene, ma attento a quella tua linguaccia, perché potrebbe procurarti molti dispiaceri”. Infatti, nonostante mi sia abbastanza sforzato, in questi cinquant´anni la lingua mi é sfuggita piú di una volta. Mi dispiace non tanto per il pensiero di essermi rovinato la carriera, se mai per caso ne avessi avuto la possibilitá (e giuro che non me la sono mai cercata); ma perché molte volte questo mi ha portato a ferire persone umili che non se lo meritavano. Tendiamo ad essere coraggiosi e a volte arroganti coi piú deboli, e diventare invece umili e troppo arrendevoli davanti ai piú potenti. Questo é il peccato di cui provo piú vergogna; anche perché posso chiedere perdono a Dio, ma non mi é piú possibile chiederlo ai diretti interessati. Che pena!
Il giorno dopo.................................................... E va bene, mi ha fatto piacere ricordare il giorno della consacrazione. Ma quando si fanno retrospettive come quella che avevo scritto ieri su questo post, sono riletture di carattere molto personale dettate, in buona parte, dall´emozione del momento. Oggi l´ho riletta e non mi ha soddisfatto. L´ho cancellata e la tengo solo sul mio diario privato. I miei amici hanno organizzato delle celebrazioni, ieri sera una messa di ringraziamento solo con la comunitá del quartiere, nella chiesina di San Francesco. I miei confratelli preti hanno concelebrato con me, bontá loro. C´erano una settantina di persone. Dopo la messa abbiamo mangiato insieme un piatto delizioso di penne alla bolognese preparato dal cuoco Vittorio Spinelli, poi ho distribuito la torta. Durante la messa alcuni hanno ricordato il passato, solo le cose buone. Grazie a Dio per questi cinquant´anni. Nelle rievocazioni appare chiaramente che noi facciamo cose e lo Spirito Santo le usa a modo suo. Si scopre che una persona ha ricevuto una parola o un gesto fatto da noi casualmente e poi dimenticato, e quella persona ne é rimasta toccata, ha fatto il suo percorso di vita a partire da quell´episodio. Sia lodato Dio! Io peró voglio ringraziare solo Lui, il Signore, e affidarmi alla sua misericordia per gli errori che ho commesso. Che la luce del Vangelo continui a guidarci, e Gesú di Nazaret sia il nostro maestro: che io possa continuare, come ho fatto fin´ora. Come un cieco che ogni tanto riesce ad aprire gli occhi e a vedere la strada.

14 giugno 2014

MONDIALI: POLEMICHE E COMMENTI

All´apertura dei mondiali, il 12 giugno scorso, nello stadio di São Paulo, prima della partita Brasile-Croazia, un gruppetto di politici presenti all´inaugurazione al seguito della Presidente Dilma, l´hanno pesantemente ingiuriato davanti a tutto lo stadio. Questo episodio conferma quanto ho scritto, con molta moderazione, nel post precedente. La Presidente ha risposto con pacatezza. “Non mi lascieró turbare da aggressioni verbali. Non mi lascieró intimidire da ingiurie che non possono nemmeno essere ascoltate dai bambini e dalle famiglie. Ho giá sopportato altre volte aggressori che non furono verbali, ma aggressioni fisiche, quasi insopportabili. Niente mi distolse dai miei impegni, né dal cammino che mi sono tracciata. Il popolo brasiliano non agisce cosí. Il popolo brasiliano non la pensa cosí, e soprattutto, il popolo brasiliano non la sente nella maniera in cui queste ingiurie si esprimono”.
Ecco, di seguito, alcuni commenti sull´episodio che sono stati pubblicati su Facebook (con traduzione mia):
“Il PSDB ha governato durante 8 anni, não ci fu la Coppa nel loro governo, e nemmeno le Olimpiadi, né la Coppa delle Confederazioni, non fecero nemmeno una sola Universitá, né Ospedali, né Scuole, né Ferrovie, né Cantieri, né Ponti sul Rio delle Amazzoni, né Strade, né Ristrutturazioni di Aeroporti, non comprarono Caccia per la Forza Aerea, non pagarono il debito al FMI, non aumentarono il Salario Minimo d´accordo con l´Inflazione, non fecero il PROUNI, il FIES, il progetto Mia Casa Mia Vita, nemmeno la Borsa Famiglia, né quello Scienze senza Frontiere, né la Trasposizione del Rio São Francisco, né quello Pré-sale, né nessuna altra cosa! Ahhhh! Qualcosa lo fecero, sí! Vendettero tutto quello che riuscirono a vendere e intascarono il denaro” (Gilvan Curvelo).
“Fecero sí, crearono il Proer, che destinó piú di 8 miliardi di reali alle banche fallite: BANERG, BANESPA, CITBANC, COMARCA, BANESTADO, ETC.. valore, questo, che corrisponde a tutta la spesa degli stadi della coppa del mondo, se qualcuno lo ha dimenticato, io non l´ho dimenticato!!!!!! (Anonimo).
Por Lino Bocchini Carta Capital “Tutti l´hanno visto. Letteralmente, tutto il mondo. Centinaia di milioni hanno assistito in diretta uno stadio con 62 mila persone gridare: “Dilma, vaffa......” Scusare se scrivo la parolaccia, ma é necessario mostrare la gravitá di ció che é accaduto. Nella trasmissione della Globo il coro ha invaso l´audio almeno tre volte. (....) É stata una monumentale grossolaneria made in Brasil. Una mancanza di educazione abissale e carica di simbolismo. La platea che ha pagato 990 reali per trovarsi lí a ingiuriare Dilma, e i piú ricchi e famosi che non hanno pagato niente. Zero. Si trovavano lí, come per esempio Angelica e Luciano Huck, nell´area VIP. E come l´ha presa Dilma, che cosa avrá pensato prima di dormire? Difficile sapere come Dilma ha registrato questa aggressione, ma spero che ne tragga una lezione da ció che ha presenziato nello stadio Itaquera. Non ha nessunissimo senso continuare a governare prioritariamente per queste persone. E non é una questione di “gratitudine”, affatto. Dilma, é chiaro, é la Presidente di tutti i brasiliani. Ma non si giustifica il numero di concessioni e gradimenti che ella si costringe a fare ai potenti in generale, siano essi quelli dell´agrobusiness, o gli evangelici fondamentalisti, o i banchieri o i padroni di reti televisive.
Jean Wylys Sì, ho sentito vergogna per l'insulto alla Presidente Dilma nella partita inaugurale della Coppa del mondo. Sì, la vergogna era maggiore perché le persone che hanno tirato i fischi si considerano considerato "fine, colte e gentili" e vivono chiamando "rudi, grezze e senza educazione" coloro che non hanno il loro colore, il loro reddito o i loro privilegi (compreso il potere di acquisire il costoso biglietto in gradinata). Sì, rudi, grossolane sono quelle persone, prive di educazione, poco abituate alla civiltà, non hanno il senso dell'opportunità né sanno fare opposizione politica senza scivolare nel pattume. Sì, i manifestanti che domandano, con ragione, Coppa e costi che sono le vere ragioni per perdere la testa in relazione alle politiche del Presidente (politiche che hanno beneficiato proprio coloro che erano in tribuna e nell'area VIP dell'arena) senza cadere nella bassezza dell'insulto personale alla Rousseff, anche se sono comunemente denominate "Vandali" e "Teppisti" da coloro che hanno insultato il Presidente mentre bevevano birra fredda. Sì, facciamo opposizione (sinistra!) alla Presidente Dilma, ma opponrsi non significa insultarla in modo vigliacco. Sì, io faccio (a sinistra) dell'opposizione alla Presidente, ma l'opposizione è non cadere in attacchi personali, ma piuttosto fare critica delle politiche che ha implementate. Sì, c'è un po' di misoginia e maschilismo odioso nell´insulto pubblico pronunciato da bianco e benestante contro la Rousseff. Sì, io stesso che sono, ogni giorno, vittima di simili insulti motivati da omofobia, posso capire il dolore che il Presidente ha sentito dopo aver sentito l'insulto in coro. Sì, la dignità di Dilma (e la sua dignità esiste nonostante i suoi atteggiamenti politici fuorviati ed errori di gestione!) è la migliore risposta all'infamia della gente che ha insultato lei. Sì, Presidente Dilma, hai la mia più profonda solidarietà. Sì, grande coraggio è essere in grado di dire "Sì"!
"La verità è che prima che il PT arrivasse, qui in Brasile avevamo una classe al potere da 500 anni e questo paese era diventato un paesuccio del del quinto mondo. Siamo entrati nella decada di 80 continuando ad essere una Repubblica delle banane, governato da ridicoli generali senza votazione, dittatori e assassini truffatori ignoranti, che "preferivano annusare l'odore di cavallo a quello della gente". Finalmente arriva un partito che porta il Brasile avanti, toglie il nostro collare dagli Stati Uniti, dá un calcio nel sedere al FMI, porta il paese ad essere la 6a economia mondiale facendo fare il salto al PIL da 1 a più di 2,4 trilioni in un decennio, toglie 50 milioni di brasiliani dalla povertà, crea una nuova classe media di più di 100 milioni con lavoro, reddito, ufficialmente registrato e conto in banca. Comunque, straordinari risultati in un decennio. Ma i media, conservatori e repressi, sabotano e creano un clima da siamo "sull'orlo dell'abisso". E ci sono persone che la seguono e non ricordano il nostro passato mediocre." - Chico Buarque

10 giugno 2014

MONDIALI DI CALCIO E PENTECOSTE

Stiamo entrando nel clima di mondiali di calcio, peró molti brasiliani si sono accorti che ci sono cose piú importanti del titolo di “exacampioni”. Le manifestazioni mettono in rischio la festa. E non mancano le buone ragioni: 50 miliardi spesi per avere il campionato in casa, rimandando tanti altri investimenti piú urgenti e piú doverosi da parte dello Stato nella Sanitá, Educazione, Agricoltura, Casa, Riforma agraria e agricola, sicurezza. E soldi anche spesi male, perché in realtá il piano era che tutte le infrastrutture fossero a spese di imprese private, invece é accaduto esattamente il contrario: lo Stato ha pagato appalti ai privati e, con tutte le mazzette che ormai fanno parte del costume, le grandi imprese di costruzione hanno munto e le spese sono state assai piú del previsto. Questo, peró, si sapeva giá da prima! Solo che, allora, a protestare erano in pochi: la midia, l´opposizione politica, l´opinione pubblica, consideravano importante ospitare la Coppa del mondo, come la chiamano quí. E Lula avrebbe perduto molti consensi se avesse rifiutato questa occasione.
La veritá é che Lula cedette all´andazzo. Soprattutto, dicono gli intenditori (io il calcio lo seguo poco), si é arreso a tutte le imposizioni della FIFA, che ha presentato una lista di esigenze megalattiche, pretendendo la costruzione di grandi arene in cittá che hanno squadre di seconda categoria. Investimenti per i mondiali senza tenere in considerazione il ritorno, la funzionalitá delle opere in seguito, per il bene della popolazione. Ora il Governo Dilma sta pagando il conto. La sua popolaritá é scesa al 36%, secondo i sondaggi. La midia soffia sul fuoco, perché questo é anno di elezioni (a ottobre) e da molti fronti vogliono disfarsi di questo governo del PT (al quale, peraltro, hanno strappato concessioni in quasi tutti i campi). Come é risaputo, la midia é capace di cambiare l´opinione pubblica. L´ipocrisia sfrutta l´ignoranza e l´incoscienza. Da sempre sappiamo e diciamo che le folli spese che si fanno per il calcio dovrebbero investite per costruire una societá migliore. Chi ha ascoltato? Per il circo non si bada a spese. PS del 12/06/2014 - ore 15 - Ma tranquilli: la festa di popolo é giá iniziata. Il Brasile non si smentisce. Da mezzogiorno negozi, uffici e banche, scuole, tutto é chiuso! Due ore prima della partita le strade sono deserte, poche macchine e moto passano a tutta velocitá come se fossero in attesa del terremoto, e sventolano bandiere ovunque!
L´insoddisfazione della gente io la capisco, soprattutto a Rio e San Paolo, le due maggiori megalopoli. Il Brasile é stato trasformato, tante cose sono migliorate: per esempio, oggi le universitá sono piene di giovani delle classi piú umili, mentre solo 30 anni fa un figlio di operai e contadini era molto se riusciva a imparare lettura e scrittura. Tuttavia dev´essere difficile essere felici in cittá in cui, per andare al lavoro, si deve affrontare mediamente piú di un´ora di traffico. Dove si puó essere assaltati in qualsiasi momento e luogo: in auto ai semafori, sugli autobus, mentre si guida un camion, per strada e in spiaggia. E dove ogni pioggia diventa una calamitá naturale. La passione per il calcio non basta a coprire il malessere delle enormi disuguaglianze e della mancanza di politiche pubbliche per migliorare la qualitá della vita. Per esempio, questo paese é campione mondiale anche di omicidi: circa 47 mila ogni anno, con una media di oltre 21 ogni 100 mila abitanti (piú che nei paesi in guerra). Il problema é che se buttano giú il PT, che ha fatto troppo poco per i poveri, andranno al potere altri che forse non faranno quasi niente, come é accaduto per secoli. La gente dovrá scegliere, e sará una scelta difficile perché l´informazione dipende in massima parte dalle televisioni, che a loro volta dipendono dalle lobby.
Cinquant´anni fa, in questo periodo, é partito da Modena il primo gruppo di preti in “missione” a Itaberaí. Un bel gruppo, di cinque, ben preparati e ben dotati, entusiasti e brillanti. Li ricordo nel giorno di Pentecoste, che é la festa per eccellenza della “missione”, intesa come evangelizzazione. Un pensierino di affetto se lo meritano, ma poi bisogna guardare indietro solo per andare avanti. Il primo missionario é stato Gesú, poi gli Apostoli. É opera di Dio. Secondo me, celebrando la Pentecoste, la cosa piú importante in questo mondo che corre dietro al denaro, al potere e al successo usando ogni mezzo (perfino la religione), é riscoprire il valore della vita interiore. Lo sviluppo economico del Brasile non ha forse ancora intaccato gravemente la religiositá, ma la sta trasformando sempre piú in un complemento del benessere e una espressione di esterioritá: chiese piú ricche, paramenti, celebrazioni spettacolo, traffico di miracoli e di immagini sacre. Lo Spirito Santo é Dio in noi. Spesso viviamo la vita superficialmente, la riempiamo di frivolezze. Quando mi dedico ad ascoltare lo Spirito (e lo faccio poco) sento che mi trasforma. É una grande gioia. Siamo piú di tre miliardi di cristiani, discepoli di Gesú almeno a parole. Se lo fossimo davvero, avremmo giá fatto di questa umanitá una bellezza. Non é accaduto, perché siamo spesso degli imballaggi con la marca ma quasi vuoti dentro. La fede vera agisce dal di dentro. É per fare regnare Dio su di noi che Gesú ci ha offerto il Vangelo e sé stesso.

28 maggio 2014

DOGMI E IDOLATRIA

Foto 1: Il 20 maggio scorso é stata inaugurata una ristrutturazione del Centro (doposcuola) Fernanda Park - la sala di informatica della scuola é stata intitolata a don Maurizio Setti, fondatore e promotore. In mancanza di foto dell´evento, vi pubblico una foto di repertorio. Foto 2 e 3: istantanee di una messa in campagna. Foto 4: immagine a ricordo della romaria da terra di Itaberaí, nel 2000 (il parroco era don Eligio).
Stamattina é arrivato il freddo: siamo scesi a 14 gradi. Un vento gelido direttamente dalla Siberia (o forse dalla catena Andina?) ha fischiato tra le piante del mio giardino. É durato poche ore. Sono andato in centro a comprare una giacca a vento, perché l´ultima l´ho dimenticata parecchio tempo fa da qualche parte. Roba di marca, ho speso la bella somma di 67 reali, circa 20 euro. Al ritorno non era piú freddo.
Poi ho visitato i miei nuovi vicini di casa: una famiglia di zingari. Hanno comprato il lotto quí accanto, l´hanno allestito e vi abitano giá. Sotto un ampio telone, dopo aver spianato il terreno, hanno sistemato la cucina, i giacigli, alcuni mobili indispensabili, il frigo e la televisione. Ora, stanno facendo l´unica costruzione in mattoni: gabinetti moderni, ampi e comodi. Sono zingari nostrani: raccontano di essere discendenti di una tribú di zingari egiziani. Da quando conosco Itaberaí hanno avuto sempre quí alcuni dei loro accampamenti, pur conservando le loro tradizioni di nomadi. Amano vivere in tenda, una vita estremamente semplice, e viaggiare. I viaggi sono pure la loro attivitá economica, e per questo hanno una scuderia di camionette e suv fiammanti, di ultima generazione. Sono simpatici e accoglienti. Per i matrimoni e i battesimi festeggiano una settimana intera, invitando i loro parenti sparsi per tutto il Brasile in piccoli accampamenti simili a questo.
É stato bello, in questi giorni, seguire le elezioni europee e il viaggio del papa in Terra Santa. Francesco ci ha offerto ancora una volta i suoi gesti simbolici. Piccole cose, ma molto significative dal punto di vista evangelico: il primo sbarco, le soste al muro palestinese e al muro del pianto, i reiterati inviti alla pace e l´insistenza sulla formazione di due Stati. La mia impressione é che lui é realmente latino-americano, e per questo riesce a passare in modo molto naturale dalla dimensione religioso-spirituale a quella politica senza traumi e senza aggredire la laicitá dello Stato, sacro principio della modernitá. Interpella i politici non a partire da principi e dottrine religiose teoriche, ma a partire da valori universali, ormai patrimonio di tutti i popoli e tutte le religioni: il diritto alla vita, alla dignitá umana, alla pace e alla libertá. In questo modo gli Stati non devono rendere conto ad una istituzione confessionale, ma alla coscienza comune che é fondamento della stessa democrazia: la Chiesa (il papa) chiede agli Stati di lavorare per la felicitá della gente. Per lo stesso motivo io sono contento dell´esito delle elezioni europee in Italia. I risultati hanno promosso chi fa politica partendo dalla prioritá di risolvere i problemi piú gravi e urgenti dei cittadini. E ha messo all´angolo (non eliminato) quelli che si limitano ad aggredire: “Tutto il potere a noi, o non si fa niente”. Ora, anche loro dovranno agire politicamente, o scomparire.
Tornando al papa Francesco, lui va oltre i dogmi moderni. Scrive il teologo brasiliano Yung Mo Sung, uno dei teologi della liberazione (teologia della morale economica): “Il papa Francesco rompe la linea di pensiero che ha predominato nelle ultime decadi nella Chiesa Cattolica: che il mondo moderno é ateo, secolarizzato e fondato sulla ragione e che la teologia deve tradurre il messaggio della fede nella mentalitá razionale e “adulta” della modernitá. Cioé, bisogna mostrare ai moderni che vale ancora la pena credere in Dio. Per il papa – cosí come per diversi teologi della liberazione – la modernitá non é atea, ma idolatra. Il vitello d´oro si presenta ai nostri giorni nella forma del feticismo e idolatria del denaro e di una dittatura di un´economia senza volto” (cfr. n. 55 della Evangelii Gaudium). Quindi gli Stati, se vogliono essere davvero “laici”, devono liberarsi da questa idolatria e ripartire da quella che é la funzione specifica di ogni Stato democratico: promuovere la pace e la felicitá dei cittadini. Non si chiede agli Stati un´appartenenza confessionale, ma di essere pienamente laici e abbandonare la religione di un dio-mostro come é il Mercato, con tutti i suoi dogmi che seminano disuguaglianza, miseria, oppressione e morte.

16 maggio 2014

LA MORTE VERRÁ ALL´IMPROVVISO

Dom Tomás Balduino, vescovo emérito di Goiás, é morto venerdí scorso, alle 23,30 circa, di trombo-embolia polmonare. Dicono che é rimasto lucido fino all´ultimo. Poco prima di morire ha chiesto notizie di diversi amici e manifestava l´intenzione di mandare un messaggio all´Assemblea Nazionale de Vescovi riunita Aparecida do Norte (si concluderá il 10/05) . Aveva compiuto 91 anni nel dicembre scorso. É stato vegliato nella Chiesa dei domenicani di Goiania (São Judas e Tadeu), fino a mezzogiorno di domenica. Poi l´hanno trasferito a Goiás, in cattedrale, dove é stato sepolto verso le 13 di lunedí. Alla veglia, nella notte tra domenica e lunedí, indios di diverse etnie hanno pregato, pianto e celebrato secondo i loro rituali. Rappresentanti dei vari movimenti e gruppi organizzati di lavoratori rurali hanno manifestato il loro cordoglio. E anche noi della diocesi di Goiás, naturalmente! Abbiamo gremito la cattedrale soprattutto alla messa delle 10, seguita da una lunga serie di testimonianze. Poi le esequie e la sepoltura nella cattedrale stessa. É stata una celebrazione di doppio segno: di lutto per la scomparsa del profeta coraggioso e illuminato, e di gioia pasquale perché crediamo che ¨continuerá vivo tra noi¨.
É stato vescovo di Goiás per 31 anni, dal 1967 al 1998. Per gli indios, a cui era legato come fondatore del CIMI (Consiglio Indigenista Missionario), é stato come un padre. Ha dato loro una voce. Ha insegnato ai missionari ad evangelizzare senza colonizzare. Ha organizzato gli indios per la riconquista dei loro diritti e dignitá di persone umane. Co-fondatore e consigliere della CPT (Commissione Pastorale della Terra), ha promosso le organizzazioni pro Riforma Agraria e Agricola e le ha sostenute con la forza del Vangelo contro nemici potenti e armati. In diocesi ci ha guidati nella realizzazione del Concilio Vaticano II, e principalmente nella formazione di laici-soggetti della Chiesa ed evangelizzatori, consapevoli del loro “sacerdozio battesimale”. Testimone della povertá e umiltá evangelica, non ha accumulato ricchezze né cercato carriere. Al termine del suo mandato é rientrato in convento, tra i suoi confratelli domenicani, a vivere la vita da semplice frate.
E domenica 11 é morto pure dom Celso Queiros, vescovo emerito di Porto Nacional, confratello domenicano di dom Tomás, appena un pó piú giovane (86 anni). Erano amici, e il lunedí precedente dom Celso era al funerale dell´amico. Io mi limito a questa breve notizia per i lettori del blog che lo hanno conosciuto. Chi vuole sapere di piú, troverá certo molti articoli sulla stampa e nel web. “La morte dei giusti – scrisse l´autore della Sapienza - agli occhi degli insensati sembra una disgrazia. Ma essi stanno in pace”. Quindi cerchiamo di non essere insensati. Noi non ci pensiamo, ma la morte non cessa nemmeno per un istante di camminare tra noi e raccogliere qualcuno. Attorno al defunto si innalza un breve frastuono di pianti e grida di dolore, poi tutto ricade nel silenzio della normalitá. Non siamo fatti per durare sempre nel nostro corpo. Dobbiamo lasciare il posto a quelli che stanno nascendo, e affidarci alla misericordia del Padre. Peró dobbiamo lottare perché i vivi possano vivere pienamente, nella pace della veritá, giustizia e amore. In centinaia e migliaia di posti di questo mondo non c´é mai un attimo di pace neppure per i bambini, le donne, gli anziani. Sono sempre minacciati dalla violenza, dalla fame, dalla guerra, dai pregiudizi e dalla schiavitú. Di questo dobbiamo preoccuparci.