28 dicembre 2007

LA FOLIA DE REIS



Ai cattolici itaberini piace molto la messa. Ci sono delle equipes di liturgia che le preparano qualche giorno prima assieme al prete, e tanti bravi cantori: anche se non abbiamo organi come da voi. Oggi ero in giro, e la gente che ho incontrato diceva meraviglie della nostra messa di vigilia natalizia! Io ho solo concelebrato e fatto l'omelia. Spero che ne abbiano colto il senso. Ho letto un brano dell'omelia inviatami da un mio amico di Modena (non ho chiesto l'autorizzazione quindi non posso rivelare il nome):

"Visitando e guardando i presepi delle nostre chiese e delle nostre case, dobbiamo fare tutti uno sforzo di vedere e guardare con attenzione il presepio reale della vita, della mia vita, della vita delle nostre comunità cristiane e del mondo intero. Parliamo giustamente di “incarnazione” riferendoci a Gesù Cristo. Ma possiamo anche dire che ogni persona umana, ognuno di noi è un po’ “incarnazione” di Dio. Ce lo dice Dio stesso: “Facciamo l’essere umano, uomo e donna, a nostra immagine e somiglianza”. Su questo si fonda la grandezza, la dignità e la sacralità della vita umana, di tutte le vite umane. Allora in questo presepio della vita tutti hanno diritto di esserci, tutti; Dio non esclude nessuno. Quelli che ci credono e quelli che non ci credono o credono poco. Quelli che si considerano buoni praticanti e quelli che praticano poco. Coloro che hanno perso la fiducia e la speranza nella vita. Quelli che cercano una patria, una casa e un lavoro; quelli che vivono soli, con un salario o una pensione insufficienti. I malati, i disabili, i tossici, le prostitute sfruttate nelle nostre città del benessere; i diversi che si sentono discriminati; le coppie “regolari” e le coppie in difficoltà o separate; gli stranieri e i clandestini. E ci siamo anche noi, ci sono anch’io, i sacerdoti, diaconi, vescovi, Papa, religiosi e religiose, anche noi con i nostri pregi e le nostre fragilità, come tutti gli altri.
Tutti insieme in questo in questo immenso presepio della vita, tutti bisognosi di amare e di essere amati da questo Dio bambino".

Certo che dovremmo, oltre a goderci le decorazioni luminose, le ninne nanne e i dolci messaggi natalizi, vedere anche le sofferenze e la miseria provocate dal nostro standard di vita troppo costoso. L'Europa ha appena firmato un altro contratto-capestro per i paesi africani che entrerà in vigore il primo gennaio 2008: vedi http://www.beati.org/
Padre Turrini e gli altri missionari dell'Acre hanno pubblicato ora un libro sulle distruzioni della foresta Amazzonica. Queste cose dobbiamo meditarle, per essere onesti con Gesù che vogliamo accogliere tra noi. Se no il Vangelo ci ripeterà: "La luce venne tra i suoi, ma i suoi non l'hanno accolta". Sappiamo di non avere la bacchetta magica per cambiare il mondo, ma una piccola forza ce la possiamo mettere tutti. Possiamo accontentarci dei beni essenziali e rinunciare agli sprechi? La povertà, intesa come vita morigerata, è una scelta fondamentale per i discepoli di Gesù. Bisogna farla finita con le guerre: ce ne sono una trentina nel mondo. La peggiore guerra, però, si fa oggi attraverso l'economia: quella è l'esercito distruttivo che l'occidente possiede per sottomettere tutti ai suoi interessi.

Ora cambiamo discorso e andiamo su un tema più leggero e gradevole: la tradizione popolare di Goiàs, per il periodo che va da Natale all'Epifania, è la Folia di Reis. Piccoli gruppi di persone, quasi dei "sacerdoti popolari", vanno di casa in casa a cantare la storia di Gesù e dei Re Magi e a raccogliere offerte. I Foleoes, come sono chiamati, sono gelosissimi del loro ruolo e se lo tramandano di generazione in generazione. Personaggi stravaganti come il "Pagliaccio", che rappresenta il diavolo, danno vita allo spettacolo che è qualcosa tra il rito religioso e il teatro musicale, e che va avanti per giorni e giorni. La gente ne è devotissima. Per la vostra curiosità, metto a disposizione un clip di "Folia de Reis" (Santos Reis è il nome dei Re Magi) di un gruppo di Lages, comune di Itapuranga, dove è stato parroco don Isacco Spinelli per una decina d'anni. Almeno ne potrete avere un'idea. Cliccando poi sullo stesso clip potete assisterne altri, ce ne sono a saturazione: tutta la riserva di video di you tube.


24 dicembre 2007

BUON NATALE!



I bambini dell'asilo San Francisco hanno già assaggiato il Natale, e un Natale coi fiocchi: con l'arrivo de Papai Noel, una camminata insieme a lui per strade del quartiere, i regali e un pranzo come gente grande, servito a tavola dalle loro maestre e dalla direttrice. Trovate una decina di foto dell'avvenimento, se ne avete voglia, nel blog fotografico: http://www.bartimeo.nafoto.net/
Gli auguri ce li siamo già fatti, ma sono rimasti coperti dagli ultimi post dedicati, per forza, al digiuno-protesta di Mons. Luis Cappio. Per rinfrescarli ho chiesto al "postino" il permesso, concesso, di usare la pagina quotidiana che egli invia agli iscritti alla sua "mailing-list": strannikster@gmail.com Così vi faccio conoscere anche questo personaggio che si firma "il postino". Un giorno vi dirò forse nome e cognome: per ora posso dirvi che è un professore di filosofia, milanese, che da venti anni almeno ha lasciato tutto e si è inserito tra la gente dei quartieri più poveri di Città di Goiàs, cercando di leggere il Vangelo attraverso i loro occhi e il loro cuore, e di viverlo.

Questa pagina del postino è molto importante perchè, oltre ad essere stata scritta alle soglie del Natale, ricorre nella data (22 dicembre) in cui fu ucciso Chico Mendes, un altro dei tanti che hanno consumato la vita e versato il sangue per la vita: in questo caso, quella dei "seringueiros" e della foresta amazzonica. Ecco il suo testo:

Carissimi,
Luciano ha vent’anni o poco più, Marcos trentuno. Eppure tutti e due non conoscevano il Natale. Dato che sono entrati nel mondo della droga che erano ancora bambini. Lo hanno sperimentato oggi, per la prima volta, alla Chácara Paraíso, (la casa diocesana di accoglienza per dipendenti di alcool e droga, ndr), in una celebrazione anticipata, che ha visti riuniti loro e gli altri amici con dom Eugenio (vescovo di Goiàs, ndr) e quanti, in modo diverso, lavorano in questa struttura di recupero. E di Natale, a noi, lo confessiamo, ogni anno, basterebbe anche solo questo. Per come è semplice e vero. Natale di chi rinasce alla vita. Natale di Dio in noi. In chi accoglie e in chi è accolto. In chi cura e in chi è curato. In chi ama di più e in chi di più è amato. Senza saper distinguere chiaramente chi sia chi e dove, ognuno di noi, per davvero, si trovi, se tra questi o quelli, se tra i primi o i secondi. O, forse, in entrambi.
Proprio oggi, scorrazzando su un libretto di dom Pedro Casaldáliga, “Sonetos neobíblicos, precisamente”, abbiamo trovato due sonetti che vi vogliamo girare. Il titolo del primo ci ha richiamato gli amici della Chácara Paraíso, il secondo ci ha rimandato alla memoria di oggi e all’atmosfera natalizia di questi giorni.

“Non aneliamo mangiare frutti vani. / Figli di argilla e libertà, noi, / nella comune desolazione umana / non vogliamo essere dèi, ma altri. // Vogliamo essere e fare figli e fratelli / su di una terra madre condivisa, / senza profitti e debiti tra le mani, / sciolti i fiumi chiari della vita. // Liberi da cherubini e da spade, / vogliamo coniugare i nostri sguardi, / uguali tutti in un nuovo Eden. // E nei silenzi della sera profonda / sentire il tuo passo amico sul fogliame / e l’alito della tua bocca sulle tempia.” // (Dom Pedro Casaldáliga, Il paradiso).

“Ci resta ancora la colomba / le acque dell’insania torneranno / nell’alveo della vita, e il profumo / della nostra pelle sarà di terra e pane. // Ci restano la colomba e la protesta / davanti alle seduzioni di Wall Street; / l’alleanza del giardino e la foresta; / i salmi e la fionda di David; // il riso disarmato dei bambini; / il vecchio catechismo della zappa; / il volto della pace e il suo contrario! ; // la mano che ti do, che tu mi tendi, / la voce di Rabbuní, il povero mio verso, / e il tuo cuore ferito, Chico Mendes!”// (Dom Pedro Casaldáliga, Dopo il diluvio).

Oggi, dunque, facciamo memoria di Chico Mendes, martire in difesa del medio ambiente.

Francisco Alves Mendes Filho era nato il 15 dicembre 1944 nel Seringal Cachoeira, in Acre, da una famiglia di raccoglitori di caucciù, originaria del Nordest del Brasile. Fin da bambino, sperimentò sulla sua pelle il lavoro duro e le condizioni di semischiavitù cui i seringueiros erano costretti. Poco più che adolescente, Chico conobbe un rifugiato politico, Euclides Fernando Távora, che gli insegnò a leggere e scrivere, ma soprattutto gli trasmise la passione per la giustizia e la volontà di lottare per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei suoi fratelli. Il primo obiettivo che il giovane si pose fu quello di organizzare corsi di alfabetizzazione per i seringueiros, per evitare che fossero troppo facilmente imbrogliati quando ricevevano le loro misere paghe. Negli anni successivi iniziò una vasta e sistematica opera di coscientizzazione tra i suoi compagni circa le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti e l´esigenza di migliorare il proprio stato sociale, identificando via via gli obiettivi (salvaguardia dell’occupazione, salari dignitosi, protezione dell’ambiente minacciato, convivenza pacifica con gli indios della regione) e gli strumenti atti a conseguirli (organizzazione sindacale e lotta non-violenta). Tutto questo, se gli valse riconoscimenti internazionali, gli attirò però l’odio dei latifondisti della zona e della loro famigerata organizzazione: l´Unione Democratica Ruralista (UDR) che, sistematicamente assoldava killer per assassinare sindacalisti o quanti a vario titolo si impegnavano nella lotta per la giustizia. Il 22 dicembre 1988, Chico Mendes, che aveva già ricevuto diverse minacce di morte, lasciò per alcuni istanti la sua guardia del corpo. Mentre stava nella veranda posteriore della sua casa, fu raggiunto da alcuni colpi partiti da alcuni cespugli lì vicino, morendo subito dopo. Nel 1990, i proprietari terrieri Darly Alves da Silva e suo figlio Darci furono condannati a 19 anni, rispettivamente, come mandante ed esecutore dell’omicidio. Fuggiti nel 1993, ricatturati nel 1996, a partire dal 1999, il primo sconta la pena a domicilio, il secondo in regime semi-aperto.
Noi ci congediamo qui. E dato che abbiamo dato ampio spazio a Dom Pedro Casaldáliga, facciamo di più: chiudiamo con lui. È una citazione implicitamente “natalizia”, che ci suggerisce come attendere il Regno che viene, come incarnare la novitá di Gesù. Ed è il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Non è sempre facile coniugare la contemplazione con la lotta, porre tenerezza servizievole nell’irritante realtà. Lo scoraggiamento facilmente insidia il cammino della nostra fedeltà quotidiana. Eppure, se a quanti hanno un cuore rivoluzionario pare “irreversibile la rivoluzione”, a maggior ragione è irreversibile il Regno per noi tutti che abbiamo la fede cristiana. E noi si è debitori verso il Regno. L’insurrezione evangelica ci impegna tutti, eccome!, nella sua triplice dimensione: personale, socio-politica, ecclesiale. Un popolo nuovo esige uomini e donne nuovi che vivano con coraggio la contemplazione abituale; la gratuità disinteressata; la povertà popolare, assunta evangelicamente; la libertà rivoluzionaria in Colui che “ci fa liberi” e “fa nuove tutte le cose”; la comunitarietà solidale, senza dispute, in una Chiesa una e plurale e talvolta conflittuale; la disponibilità al servizio, nel contempo tenera e battagliera; la storicità politica; la speranza pasquale. (Pedro Casaldáliga, Na procura do Reino).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro. Il postino.


21 dicembre 2007

TERMINA IL DIGIUNO, NON L'IMPEGNO

20/12/2007 ore 22:20:08
Dal sito http://www.umavidapelavida.com.br/

Dopo 23 giorni, sulla sedia a rotelle e attaccato alla flebo, il vescovo di Barra (BA) Mons. Luis Cappio, di anni 61, ieri sera ha annunciato la fine dello sciopero della fame contro la trasposizione del Rio S. Francisco.

L'annuncio è avvenuto durante la messa campale all'esterno della cappella di São Francisco, a Sobradinho (BA). La messa è stata celebrata dal vescovo di Juazeiro, d0m José Geraldo. Lo sciopero era arrivato oggi al 23mo. giorno. E' finito dopo che Mons. Cappio era svenuto ed era stato ricoverato la notte precedente nell'Ospedale Memoriale di Petrolina (PE). Si è sentito male dopo aver saputo la decisione del Supremo Tribunale Federale (STF) di liberare la ripresa delle opere di trasposizione del Rio São Francisco.

La fine dello sciopero della fame è stata annunciata per mezzo di una lettera letta da Adriano dos Santos Martins, del Coordinamento Ecumenico dei Servizi. Nella lettera, il vescovo scrive che interrompe il digiuno, ma continua la lotta per la preservazione del Rio São Francisco. "Metto fine al mio digiuno, ma non alla mia lotta, che è nostra".

Nel documento, egli chiede anche l'ampliamento del dibattito sulle opere di trasposizione.
"Bisogna che ampliamo il dibattito, diffondiamo l'informazione vera, facciamo crescere la mobilitazione fino a sconfiggere questo progetto di morte e conquistare il vero sviluppo del semi-arido (così è chiamata la regione nordestina più povera di piogge, ndt) del Rio S. Francisco. E' per voi, che avete lottato con me e percorrete la stessa strada, che chiudo il mio digiuno."

Edson Ruiz/del giornale Folha.
Dom Luiz Cappio, durante la messa a Sobral (BA), ha benedetto un cesto di sementi di girasole, che è poi stata distribuita alla popolazione che seguiva la messa, circa 500 persone. La messa è iniziata circa alle 20.00. Dopo la messa dom Cappio deve ritornare all'ospedale di Petrolina, dove continuerà le cure. Ha perduto almeno 9 chili durante il digiuno.

Al mattino, il presidente Lula aveva detto che non avrebbe ceduto agli appelli del vescovo per sospendere le opere. Lula aveva detto che il governo "non può cedere" allo sciopero della fame del religioso. "Se lo Stato cede, lo Stato finisce. E lo Stato ha bisogno di funzionare" aveva affermato. Lula aveva detto anche che sperava che le autorità della Chiesa Cattolica convincessero il vescovo a mettere fine al digiuno, seguendo l'esempio di ciò che egli stesso aveva fatto nella decada di 80 --quando, secondo il suo racconto, aveva realizzato uno sciopero della fame nel carcere di S. Paolo, ma aveva interrotto l'azione dopo essere stato convinto da Dom Claudio Hummes (all'epoca vescovo di Santo André e oggi "ministro" del papa in Vaticano). "Io ho appreso dai miei compagni della Chiesa Cattolica che solo Dio dà e toglie la vita. La Chiesa non si mette in questioni tecniche. Spero che lui (Cappio) abbia giudizio", ha detto.

Si chiude così un episodio drammatico che mi ha costretto a informare sui dolori di una lotta a pochi giorni da Natale, la festa che più richiama alla pace. Si chiude il digiuno, ma il problema resta: e non resta solo per il vescovo Luis Cappio, ma per tutti noi. Perchè non manca molto al giorno in cui le devastazioni prodotte dal nostro modo di vivere e di consumare, e dalla fame di affari lucrativi a qualunque costo, metteranno a rischio la vita sulla terra. "Pace in terra agli uomini di buona volontà", oggi più che mai, significa anche questo: costruire un modello di vita, di governo, di rapporto tra i popoli, che renda possibile sentirci un'unica comunità che gode dei beni offerti dal pianeta senza danneggiarlo. Un modello di sviluppo che sappia convivere con il creato (la natura) è, ai nostri giorni, improrogabile.



20 dicembre 2007

MONS. CAPPIO: NATALE DI PASSIONE



19/12/2007 21:24:52
Dom Luiz è stato ricoverato, si trova in stato di semi-incoscienza, ma NON HA INTERROTTO IL DIGIUNO.

Nota della CNBB: Dom Cappio è ricoverato all'ospedale di Petrolina.


Mercoledì 19 dicembre 2007.


Il vescovo di Barra (BA), dom fra Luìs Flavio Cappio è trasportato, in questo momento, in ambulanza per essere ricoverato nella Clinica Memoriale, a Petrolina (PE) a 50 Km da Sobradinho (BA), dove, da 23 giorni, egli fa digiuno contro la trasposizione del Rio Sao Francisco. Secondo Tomas Bauer, della CPT della Bahia, dom Cappio si trova semi-incosciente e ssoltanto dopo che ritornerà in stato di coscienza comunicherà se il digiuno sarà sospeso.

Nel pomeriggio, verso le 16 (ora di Brasilia), dom Cappio ha avuto uno svenimento. All'inizio della notte il medico che lo segue, frate Klaus Frankim, ha determinato il suo ricovero.

Dom Cappio è accompagnato dalla sua famiglia.
Purtroppo la notizia drammatica non ci giunge inattesa: in questi giorni una commissione della Conferenza dei Vescovi Brasiliani ha tentato in tutti i modi di mediare, ma il Presidente Lula non cede, e il vescovo nemmeno. Sui motivi addotti dall'una e dall'altra parte abbiamo già dato qualche informazione, e ne trovate in abbondanza in internet. In questo momento vi passo, nudo e crudo, il comunicato del movimento di appoggio al digiuno del vescovo DOM CAPPIO, e nello stesso tempo vi segnalo il loro sito http://www.umavidapelavida.com.br/ che viene aggiornato momento per momento (naturalmente è scritto in lingua portoghese).

17 dicembre 2007

AUGURI DI NATALE

Come augurio di Natale vi giro il messaggio che il Vescovo di Goiàs ha mandato a ciascuno di noi. Ciao. Chico (Caminheiro).

NATAL é tempo de partilha e acolhida! Desejo a todos/as os/as amigos/as um Natal com mais solidariedade e justiça! Dom Eugênio Rixen Bispo de Goiás (em nome da Diocese)


Natale è tempo de condivisione e accoglienza!
Auguro a tutti/e gli/le amici/amiche
un Natale con più solidarietà e giustizia.

13 dicembre 2007

SI SPOSTERA' LA MONTAGNA?




Oggi è uscito un bell'articolo sul Corriere della Sera, sezione esteri. Una chiacchierata del giornalista Rocco Cotroneo con il frate-vescovo che vedete nella foto qui accanto, e con i familiari e la gente che sta attorno a lui mentre digiuna da 18 giorni.
Non ci sarebbe bisogno, quindi, che io riprendessi l'argomento. Le notizie, ormai, arrivano sui vostri giornali!
Sennonchè ho ricevuto un messaggio dal mio vescovo, che invita al digiuno e a una veglia di preghiera in tutte le parrocchie della Diocesi.
E, allegata all'invito di Mons. Eugenio Rixen, c'è una lettera del Consiglio Pastorale della CNBB (la Cei brasiliana), che prende posizione sulla vicenda di Mons. Cappio. Siccome anche questa è una bella notizia per una situazione così drammatica (Mons. Cappio rischia davvero la vita!) e per una questione così dibattuta, ve la traduco quasi integralmente. Lo faccio senza commenti, ma devo pur dire che questa dichiarazione dei vescovi è di una forza sorprendente, che fa tornare alla memoria la CNBB dei tempi di maggiore impegno. Sorprendente, soprattutto, considerando la "stagione grigia e di mediocrità" che stiamo attraversando in tutti i campi: politico, sociale, intellettuale e anche religioso.

“Signore, concede la vita del mio popolo per il quale ti invoco” (cfr. Ester 7, 3).

Il digiuno e la preghiera di Mons. Luis Cappio, ofm, vescovo della diocesi di Barra-BA, sono motivati dal suo spirito di pastore che ama il suo popolo. Dom Luiz esprime il suo costante impegno in difesa del Rio São Francisco e della vita delle popolazioni delle rive - agricoltori, gente dei chilombo (antiche comunità di schiavi fuggiti dai padroni, ndt), popoli indigeni - e di altre aree. La sua presa di posizione rivela rispetto della dignità della persona e del creato e la sua convinzione che l'essere umano è capace di convivere in armonia e rispetto con l'ambiente.

Così, Mons. Luiz Cappio mette in luce lo scontro tra due modelli opposti di sviluppo: da un lato, il modello partecipativo e sostentabile, che valorizza l'agricoltura familiare e la preservazione della natura; e dall'altro, quello che preferisce l'agro-affare e l'idro-affare, con gravi danni ambientali e sociali, poichè sfrutta e distrugge i fiumi e le foreste. La sua lotta in difesa del Rio São Francisco é rafforzata da ciò che dice il documento dell'Assemblea di Aparecida: “La ricchezza naturale dei nostri paesi è sottoposta oggi ad uno sfruttamento irrazionale e lascia dietro di sè una scia di dilapidazione e perfino di morte in tutta la nostra regione. In tutto questo processo, ha una enorme responsabilità l'attuale modello economico, che privilegia l'affanno smisurato per la ricchezza, al di sopra della vita delle persone e dei popoli e del rispetto razionale per la natura" (Documento della quinta Assemblea latino-americana dei vescovi, par. 473).

La CNBB ha sostenuto, presso il governo e la società, la necessità di continuare un ampio dialogo sul progetto di trasposizione delle acque del Rio São Francisco. Ha segnalato pure l'importanza della rivitalizzazione del fiume e di garantire a tutta la popolazione l'accesso all'acqua di buona qualità come un diritto umano e un bene pubblico. Un governo democratico ha la responsabilità di interpretare le aspirazioni della società civile in vista del bene comune, di offrire ai cittadini la possibilità effettiva di partecipare alle decisioni, di accogliere e rispettare le determinazioni giudiziarie in un clima pacifico.

Riteniamo necessario considerare altre proposte alternative, socialmente adequate ed efficaci, presentate da enti governativi specializzati e da movimenti sociali, con costi minori e la possibilità di raggiungere un maggior numero di persone e di comuni. (....)

In questo tempo di Avvento, vivendo la speranza, invitiamo le comunità cristiane e le persone di buona volontà ad unirsi in digiuno e preghiera a Dom Luiz Cappio, per la
sua vita, la sua salute e in solidarietà alla causa da lui difesa. La speranza non delude (Rm 5,5).

Brasília, 12 de dezembro de 2007.
Festa de Nossa Senhora de Guadalupe.

DOM GERALDO LYRIO ROCHA
Arcebispo de Mariana
Presidente da CNBB

DOM LUIZ SOARES VIEIRA
Arcebispo de Manaus
Vice-Presidente da CNBB

DOM DIMAS LARA BARBOSA
Bispo Auxiliar do Rio de Janeiro
Secretário Geral da CNBB

10 dicembre 2007

LA VITA PER IL RIO S. FRANCISCO



Oggi il Vescovo Mons. Luis Cappio digiuna per il quattordicesimo giorno consecutivo. Il dibattito è aperto in tutto il paese. Milioni di persone lo hanno già dichiarato santo. Molte altre lo accusano, addirittura, di suicidio: è strano come ripetiamo spesso che Gesù scelse liberamente di morire per noi, poi lo dimentichiamo in fretta. Anche l'Episcopato è diviso. Ci sono manifestazioni di solidarietà in tutte le capitali. Questa sera se ne svolgerà una nella nostra capitale, Goiania: sarà nella Piazza Civica, perchè l'Arcivescovo di Goiania ha negato lo spazio della Cattedrale. Il nostro Vescovo di Goiàs invece è andato a visitare Mons. Cappio nei giorni scorsi assieme al Vescovo Emerito Mons. Tomàs Balduino, e ha parlato con lui. Poi ci ha inviato una lettera da leggere nelle chiese. Ve ne trascrivo solo alcune frasi.

"Mons. Luis è molto chiaro quando afferma che il suo gesto è profetico e vuole sensibilizzare l'opinione pubblica sulla "pazzia" di questa Trasposizione". "Egli non vuole morire ma è pronto a dare la vita per la gente del Vecchio Chico" (ndr: soprannome popolare, affettuso, del Rio S. Francisco). "Mons. Luis chiede alla Chiesa un grido a favore della vita. Chiede anche che la Chiesa sia meno diplomatica e più evangelica, non sottomessa al potere ma a Gesù Cristo". "C'è un grande desiderio di cambiamento dell'attuale sistema economico concentratore, escludente, devastatore delle persone e dell'ambiente".

Cosa scrive la stampa? Quella minore, perchè televisioni e giornali importanti tacciono in combutta coi potenti? Ecco alcune pennellate. Una piccola cappella coperta di eternit, un piccolo ventilatore, un materasso sul pavimento e un filtro di terracotta per l'acqua, compongono lo scenario dell'avvenimento che può lasciare un segno nella biografia di Lula, a seconda di come si concluderà. La scena si svolge lontano da Brasilia, nell'estremo nord della Bahia, a 554 chilometri da Salvador, nella città di Sobradinho, dove il Vescovo ha ricominciato il suo digiuno contro la trasposizione del Rio São Francisco dopo essersi sentito tradito dal governo. Dom Luis afferma che questa volta non ci sarà trattativa. Si dice pronto a consegnare la sua vita "per amore al fiume, amore al popolo delle sue rive e ai nordestini". "Il mio unico alimento solido sarà l'Ostia, e anche così un pezzettino assai piccolo", dice risolutamente e con voce decisa riafferma: "Non c'è più nulla da discutere, non c'è modo di dialogare. L'impasse è creato. Mi fermo solo dopo l'archiviamento della trasposizione". "Lula ha reagito in modo intempestivo e nervoso alla decisione di Mons. Luis. Visibilmente irritato, ha affermato: "Il Vescovo mi mette in una situazione complicata". La decisione del vescovo non è poi tanto sorprendente. "Egli stava da tempo avvisando che sarebbe arrivato il momento di fare questo" dice Roberto Malvezzi della Comissão Pastoral da Terra (CPT). Mons. Cappio sosteneva che Lula ha mentito al Brasile e rotto l'accordo realizzato in occasione del suo primo sciopero della fame. "Purtroppo il presidente Lula è divenuto ostaggio del capitale internazionale" sostiene il Vescovo.

Sempre secondo Roberto Malvezzi, il vescovo va fino in fondo. "Tutti quelli che conoscono Fra Luis sanno che non è uno dalle posizioni improvvisate. E' un uomo molto riflessivo, di preghiera e di decisione". Giovanni Cappio, uno dei fratelli del vescovo, dice emozionato che la famiglia è unita e pronta, in caso di necessità, a portare il corpo del fratello per essere sepolto a Barra (BA) come è suo desiderio, ma che "qualsiasi cosa accada a mio fratello sarà di responsabilità del presidente. Egli porterà questo dramma fino alla fine della sua vita". "L'iniziativa di Mons. Luís Cappio rimanda agli interrogativi sul modello scelto dal paese con le "grandi opere". In fondo l'azione del vescovo grida a favore della combinazione tra giustizia sociale ed ecologia. Lo schema su cui si basa la crescita brasiliana è la più corretta dal punto di vista della cura ambientale e dell'inclusione sociale? Opere come il Complesso Madeira, la Trasposizione del S.Francisco, e ancora l'espansione incontrollabile della canna da zucchero e della cellulosa, l'ampliamento del programma energetico e la liberazione senza freni dei transgenici sono azioni orientate dall'ossessione per la crescita economica e per l'inserimento competitivo nel mercato internazionale. Portano a successi nel programma economicista del governo. Però sono scelte che non prendono in considerazione la crisi ambientale e la giustizia sociale". Così è scritto nel blog della radio-agenzia NP di Brasilia.
Si avvicina il Natale, cominciano le vacanze estive, i bambini fanno la Prima Comunione, gli adolescenti ricevono la Cresima. E' tutta una messa in scena? L'avvento è solo una preparazione ai regali di Natale, alla porchetta, al cenone di fine anno? Leggiamo i sogni di Isaia: leoni, leopardi, serpenti velenosi che pascolano tranquillamente assieme ad agnelli, capretti, mucche e bimbi innocenti. La giustizia per gli umili e oppressi. La pace per tutti. Gesù è venuto a dare inizio alla realizzazione di questo sogno, e chiede a noi suoi discepoli di continuare la sua opera. La devastazione prodotta nell'universo intero negli ultimi cinquant'anni non è in sintonia col suo programma, ma non si accenna a un cambiamento. Si continuano a inventare guerre, alcune preventive e altre "di pace". Solo in Amazzonia, ogni anno si disboscano 11 mila chilometri quadrati di foresta: 11 mila. Metà Emilia Romagna! Dove vogliamo arrivare? Vogliamo farla finita col nostro pianeta? Accettiamo passivamente? Per questo il progresso ci ha offerto un sofà e una televisione, no? Mentre assistiamo tranquilli a Domenica in e, magari anche alla messa, qualcuno sta sfasciando il mondo. Giovanni Battista ci avverte: "La scure è già posta alla radice dell'albero. Convertitevi, e producete frutti di conversione".

8 dicembre 2007

CHI E' BARTIMEO



Nella foto: particolare di un incontro nella Vila Boa Esperança, una delle più povere della periferia di Itaberaì. Povera economicamente: ma ricca di ragazzi, di vita e di voglia di stare insieme.

Bartimeo è nome del sito, in ricordo di Padre Chico Cavazzuti, rimasto cieco in un agguato teso dagli amici del latifondo, nel 1987 (27 agosto). Lo potete vedere nella foto sul bordo del blog, al centro: col suo bastoncino cammina tra la folla della Romaria dos màrtires, celebrata dalla nostra Diocesi il 4 ottobre scorso in memoria del suo sacrificio e per salutarlo nell'imminenza del suo ritorno in Italia, a Carpi, la sua Diocesi di origine.

Questo blog, però, vuole essere anche uno spazio per tutti i Bartimeo grandi e piccoli che continuano a gridare ogni giorno. E per le comunità ecclesiali di base e i movimenti popolari che fanno proprio e amplificano il loro grido. Invece di farli tacere, come pretendevano i discepoli di Gesù dal cieco, gridano assieme a loro.

L'economia globalizzata li produce a milioni e li ammucchia nelle periferie. E' previsto circa un miliardo di favelados, nelle periferie del mondo intero, nei prossimi dieci anni.
Gli economisti non sanno, o fingono di non sapere, che se non ci fosse speranza per loro non ci sarebbe per nessuno. Il loro grido è la salvezza per tutti noi. Infatti Gesù è con loro. Loro sono Gesù sofferente oggi, che redime l'umanità.
C'è più luce e più vita nelle favelas che nei favolosi santuari moderni del denaro e del mercato.