28 marzo 2011

J0SÉ COMBLIN

Foto: 1) José Comblin; 2) Exploit di un automobilista che, con la sua gol tutta sporca, passa col rosso nel centro della capitale: Goiania. Fotografato a tradimento, ha ricevuto la foto a casa al modico prezzo di 155 reali (70 euro circa).

Comincio con un avviso giunto da Modena: “Sarà presentato giovedì 14 aprile 2011, alle ore 18, nell’Aula magna del Liceo scientifico “Spallanzani” (via Franchetti 3, Reggio Emilia), il libro di P. Lombardini,Cuore di Dio, cuore dell’uomo. La presentazione vedrà gli interventi di d. Giuseppe Dossetti jr, parroco (nella parrocchia nella quale Lombardini ha svolto il suo ministero negli ultimi anni prima della malattia) e docente di S. Scrittura, di Brunetto Salvarani, docente di teologia alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna e amico di Lombardini da lunga data, e di d. Daniele Gianotti, curatore del volume. Presiederà l’incontro, per conto dell’Associazione DialogaRe, la prof. Marisa Angilletta”.

Il Vangelo di domenica si prestava per un dialogo con la gente: “Di che cosa abbiamo sete?” La Calista (naturalmente il nome é fittizio, e non é nemmeno una che estirpa i calli), presente alla messa della casa di riposo per anziani, quando ha sentito che la Samaritana aveva giá avuto tutti quei mariti, ha esclamato a voce alta: “Divin Pai Eterno!” – che é una forte esclamazione di ripudio. A parte questo, ecco le risposte: abbiamo sete di rispetto, dignitá, giustizia, affetti, felicitá”. “E se uno ti umilia e offende, di che cosa ti viene sete?” “Di vendetta!” dice una signora della comunitá di Santa Rita (in campagna). “E se sei stata tu ad offendere?” Di perdono!” Un´altra signora: “L´acqua che Gesú offre a noi é lui stesso!”

Domenica scorsa, in effetti, ho celebrato solo in periferia e campagna. E soltanto due messe: un´eccezione, perché di solito sono tre, nonostante tutti i tentativi dei liturgisti di limitare le messe domenicali di ciascun prete a due. Per buoni motivi. In Italia sentivo il peso di tre messe tutte di fila, e con l´obbligo di restare entro un massimo di 50 minuti. Quí si sente meno, perché sono piú distanziate una dall´altra e sono celebrate senza fretta: la partecipazione della gente é maggiore, c´é molto canto, e di solito si arriva a un´ora e venti o anche piú senza nemmeno accorgersene. Inoltre noi siamo in tre e ci alterniamo, per cui raramente si celebra sempre nello stesso luogo e con la stessa comunitá. É davvero un momento prezioso anche per la nostra spiritualitá personale.

Ultime notizie: “Il teologo padre José Comblin, di 88 anni, é morto nella mattinata di questa domenica 27 marzo, all´interno dello Stato di Bahia, dove stava seguendo lo studio di un gruppo di base. Secondo padre José Oscar Beozzo, padre Comblin si é alzato presto, ha fatto il bagno, si é preparato, ma non é apparso alla preghiera del mattino. L´hanno cercato e l´hanno trovato seduto nella sua stanza e giá morto.

“Abbiamo perduto un maestro e una guida inquieta ed esigente come gli antichi profeti, che denunciava sempre le nostre incoerenze nella fedeltá ai preferiti di Dio: il povero, l´orfano, la vedova, lo straniero. Ha lavorato per una Chiesa profetica al servizio di questi ultimi delle nostre societá”, lamenta padre Beozzo.

Nato a Bruxelles, in Belgio, nel 1923, Comblin fu ordinato prete nel 1947. Fece il dottorato in teologia nell´Universitá Cattolica di Lovanio e giunse in Brasile nel 1958. A Recife, su invito di dom Helder Câmara, fu professore nell´Istituto di Teologia di Recife. Espulso dal Brasile nel 1971 dal regime militare, padre Comblin si esilió in Cile per otto anni, e fu espulso anche di lá nel 1980, dal generale Pinochet. Tornato in Brasile, passó ad abitare nella Paraiba, a Serra Redonda. É autore di una vasta opera. Attualmente Padre Comblin abitava a Barra, in Bahia. “Comblin ha dedicato praticamente tutta la sua vita al popolo e alla Chiesa dell´America Latina, in Brasile, in Cile, in Equador e in centinaia di assistenze ad incontri in tutti i paesi”, ricorda padre Beozzo. (Fonte; sito della CNBB)”.

Ho letto su un giornale: il presidente di una associazione italiana di ricercatori scientifici, dice che la tragedia del Giappone é un castigo di Dio, e si giustifica: “Non parlo come scienziato ma come cattolico”. Naturalmente lui é convinto che questa sia la dottrina cattolica, ma non é cosí. Pensate che figura ci farebbe Dio, se cosí fosse. Quanti delinquenti e filibustieri se la passano bene e quante persone oneste, invece, nascono e crescono perseguitate da malattie, incidenti, situazioni di ingiustizia e disgrazie di ogni genere? Infatti nell´antichitá diverse religioni temevano gli déu come i peggiori tiranni, e offrivano sacrifici, talvolta di fanciulle o di neonati, per appagare la loro sete di sangue e tenerli lontani dalla loro casa.

Anche se diversi passi della Bibbia possono trarre in inganno, giá nell´Antico Testamento il popolo d´Israele aveva intravisto Dio come un Padre che, ben lungi dal mandare disgrazie, é solidale con le vittime. Il nome stesso con cui chiamavano Dio lo rivela: Javé, che possiamo tradurre: “colui che c´é”. Nel momento in cui ti senti abbandonato da tutti, lui é lí, accanto a te, e sta dalla tua parte. Gesú illuminó ulteriormente questa convinzione quando disse: “Il Padre dei cieli fa splendere il sole ugualmente sui buoni e sui cattivi”. Nel capitolo 13 del Vangelo di Luca, si narra che alcuni arrivarono portando al gruppo di Gesú e dei discepoli notizie su una strage di galilei compiuta da Pilato nel Tempio di Gerusalemme, durante un sacrificio. E qualcuno aggiunse che 18 persone erano morte sepolte dalla caduta della torre di Siloé. Il commento di Gesú fu questo: “Credete che queste persone fossero piú cariche di colpe di tutti gli altri abitanti di Gerusalemme? No, vi dico...” L´idea del castigo appartiene al nostro ordine umano: quello di Dio é solo amore e misericordia.

In quel brano piuttosto misterioso Gesú disse anche: “Se non vi convertirete perirete tutti come quei poveretti”. Puó sembrare anche questo un annuncio di castigo, ma é piú probabile che volesse dire che siamo giá condannati alle disgrazie per la nostra stessa condizione umana che non ci permette di dominare completamente le forze della natura. L´autore dell´Apocalisse scriveva: “Chi deve morire morirá” – essere fedeli a Cristo non ci dá l´esenzione dalla morte. Ci salviamo solo con la conversione al Regno dei cieli, che ci garantisce la vita eterna in un altro ordine.Perché mai sia accaduto quel terribile terremoto in Giappone e non vicino a casa mia, é un fatto che appartiene alle leggi della natura sempre in movimento. Il sole splende anche per i farabutti, e il cancro uccide tutti, anche le brave persone. Perfino i bambini ancora innocenti.

Con un significato ben diverso i brasiliani, in questi giorni come in altre occasioni, commentano con soddisfazione: “Il terremoto del Giappone é una nuova conferma che il Brasile é un paese benedetto da Dio!” Non si riferiscono all´idea di essere premiati da Dio perché buoni, ma alla necessitá che sentono di essere grati al Signore per come li tratta bene. “In questo paese non si sono mai visti cataclismi veri e propri: terremoti spaventosi, guerre in grande stile, uragani e cicloni, tsunami, eccetera”. Tutto vero, almeno in parte. Bisogna aggiungere, tuttavia, che una natura benigna puó favorire l´abitudine all´imprevidenza, alla faciloneria e all´improvvisazione. A lungo andare questi atteggiamenti possono diventare il nostro cataclisma quotidiano. Altro non sono le migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati delle pioggie di quest´anno: dovuti al fatto che si costruiscono case e intere cittá senza previsione delle esigenze normali della fisica e delle scienze della natura e del clima. Una pioggia di due giorni in metropoli come San Paolo, basta per provocare un buon numero di vittime nelle strade, che si trasformano improvvisamente in fiumi. Forse basterebbe guardare le vie malandate della nostra piccola Itaberaí: un piccolo tsunami é passato anche di qui, e come! Noi peró abbiamo uno spirito latino e con queste cose non ci formalizziamo: anzi, ci divertiamo parecchio.

Abbiamo finito gli incontri di “conversa e escuta”: la sintesi é piuttosto sconfortante. La nostra epoca non é generosa verso chi lavora sognando un popolo unito in tante piccole comunitá che si sforzano di vivere i valori del Regno dei cieli. C´é molto marketing religioso, concorrenza tra chiese, movimenti religiosi esaltati e sensazionalisti, poca serietá. Le relazioni e i rapporti sullo stato delle chiese sono crudeli e suggeriscono avvilimento. Sono convinto, tuttavia, che sia meglio non lasciarsi influenzare troppo da queste “sintesi” e pregare con il salmista (salmo 105): “Visitami, Signore, con la tua salvezza – affinché io veda il benessere del tuo popolo – ed esulti nella gioia degli eletti – e mi senta glorioso con quelli che sono la tua ereditá”. Per quanto male vadano le cose, il cammino del Regno é sempre presente in un piccolo resto che mantiene viva la speranza. Da parte nostra credo che non si possa fare di meglio, e guai a cadere in preda alla tristezza.

Alcuni dei libri di Padre Comblin:
a. Le Pouvoir Militaire en Amérique Latine. L'Idéologie de la Securité National. Paris, Éditions Jean Pierre Delarge, 1977.
b. Théologie de la Révolution. Paris, Universitaires, 1970.
c. Teologia da Libertação, Teologia Neoconservadora e Teologia Liberal. trad. port., Petrópolis, Editora Vozes, 1985.
d. Teologia da Reconciliação. Ideologia ou Reforço da Libertação. trad. port., Petrópolis, Editora Vozes, 1986.
e. Curso básico para animadores de comunidades de base. São Paulo: Editora Paulus, 1997.
f. Cristãos rumo ao século XXI - Nova caminhada de libertação. São Paulo: Editora Paulus, 1997.
g. O povo de Deus, São Paulo: Editora Paulus, 2002.
h. Quais os desafios dos temas teológicos atuais?. São Paulo: Editora Paulus,2005.

22 marzo 2011

LA PIENA DI SAN GIUSEPPE

Non posso dimenticare l´anniversário del martirio di Mons. Oscar Romero. Erano le 7 di sera del 24 marzo 1980. Durante la messa, nel momento della consacrazione, un cecchino appostato accanto alla porta della chiesa gli sparó in volto. "Che questo corpo immolato e questo sangue sacrificato per nutrire l'umanità faccia anche noi dare al nostro corpo e il nostro sangue alla sofferenza e dolore, come Cristo, non per sé, ma per dare concetti di giustizia e di pace al nostro popolo". Con queste parole, secondo lo scrittore Eduardo Gonzalez Viana (Vedi nel sito Adital),Mons. Romero aveva introdotto la preghiera eucaristica.

Oggi non vi pubblico nessun commento al Vangelo, nessun predicozzo. Silenzio. Ho fatto l´esperienza personale e ho constatato: cado anch´io nelle insidie dell´incoerenza. Diciamo sempre che per avere il diritto di parlare bisogna vivere: rendersi conto che non sempre si vive secondo quello che si dice, é una umiliazione grande!

Quí da noi é tradizione la piena di San Giuseppe: quest´anno le piene sono state molte, perció speravo che San Giuseppe si sarebbe risparmiato il suo regalo. Invece é stato puntuale all´appuntamento, e abbondante. Il Rio das Pedras é ritornato ai massimi e ha distrutto buona parte del lavoro di ricostruzione del ponte, che era giá a buon punto. Adesso scendo a fare una foto e poi ve la passo qui sul blog. (Fatto: la piena é giá in calo e c´é una novitá per chi conosce Itaberaí: il ponte nuovo sará molto piú alto, in modo da fissare i piloni nella terraferma lontano dall´acqua corrente. E sará a due piste...).

Nei giorni scorsi il fatto piú importante del Brasile é stato la visita del Presidente degli Stati Uniti. Un gruppo di organizzazioni di base gli ha consegnato questo messaggio, che vi traduco.

Sottoscrizione DEL POPOLO BRASILIANO A BARACK OBAMA.

Al Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama

Il Presidente Lula fu perentorio: quando ci rivolgiamo a V. Eccellenza non ci sembra di parlare col rappresentante di un potere imperiale, ma con un brasiliano come tutti noi. La sua elezione ci ha portato molta ammirazione e molta speranza per la gente brasiliana e per tutta l´America Latina. Tuttavia, dobbiamo confessarle che ora ci troviamo profondamente delusi.

Noi abbiamo creduto nelle promesse della campagna. Tra quelle, speravamo che il suo governo portasse la pace e la giustizia per la nostra cara Isola Cubana che, come tutti sanno, nonostante il blocco di oltre 50 anni, é riuscita a occupare un posto di rilievo nel mondo con progressi significativi nelle aree di biotecnologia, educazione e salute pubblica. Nonostante la campagna diffamatoria e la propaganda violenta, Cuba resiste a tutte le aggressioni e intemperie con dignitá. Non occorre citare a V. Eccellenza tutte le ingiustizie contro Cuba, con le piú svariate scusanti. Cosí fu la Baia de Porcos; cosí fu la promessa di disattivare Guantánamo; cosí l´incarceramento dei Cinque Cubani in prigioni statunitensi, con processi privi di ogni criterio etico e giustizia; cosí fu firmato, piú di 50 anni fa, un blocco economico crudele e disumano.

La stessa cosa é accaduta contro Honduras, Venezuela, Bolívia, África, senza citare il sostegno e il lavoro delle agenzie di intelligenza contro i paesi sud-americani nelle decadi di 60 e 70 del secolo scorso.

Queste aggressioni sono incontabili. Lei é arrivato come speranza di crescita dell´essere umano in tutte le sfere. É venuto da una classe media diversa; porta nelle vene l´ereditá dei suoi avi, gli stessi che hanno costruito l´economia del suo paese. Sappiamo dei suoi interessi per la grandiositá del Brasile, che va oltre l´immaginazione: pré-sale, ricchezze inesauribili di energia, biodiversitá, mano d´opera a buon mercato, sono solo alcuni esempi.

Signor Presidente Barack Obama, il nostro commercio é grande, ma il nostro affetto verso il popolo nord-americano é assai piú forte dei contrasti.

Vogliamo cogliere l´occasione per una riflessione necessaria: la generositá, la solidarietá, il rispetto della sovranitá di ciascun paese e, principalmente, mettere a segno le nostre potenzialitá per trasformare il caos in cui viviamo in un mondo migliore.

Metta la parola fine sul blocco economico a Cuba e dia la libertá ai Cinque Eroi Cubani, in nome di una reale integrazione tra i popoli.

Rede das Redes em Defesa da Humanidade – Capítulo Brasileiro
Oscar Niemeyer – Presidente de Honra
Marília Guimarães – Presidente do Capitulo Brasil
Os signatários

La sottoscrizione del Popolo Brasiliano a BARAK OBAMA é stato creato dalla comunitá Redes das redes in difesa dell´umanitá - Capitolo brasileiro.

E poi un´altra cosa: intanto che vi decidete se fate la guerra o no, leggete questo bellissimo salmo (146):

Alleluia.
Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.
Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.
Esala lo spirito e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.
Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,
creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.
Egli è fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri,
il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.

15 marzo 2011

ESODO BIBLICO

Foto: 1)il nostro predicatore Frei Carlos Mesters, che sta completando gli 80 anni. 2)In mezzo ai partecipanti Padre Zé Dall´Asta, di Parma, che lavora a Goiania e non vediamo quasi mai.

In questi giorni. di nuovo, un cataclisma di grandi proporzioni. In queste occasioni io mi sento piú piccolo, e voi? Quando le forze della natura si scatenano... “Che cosa é l´essere umano, per occuparti di lui?” – si chiedeva il salmista (salmo 8).

Sto facendo una settimana di esercizi spirituali. Il predicatore é eccezionale: Carlos Mesters, il piú preparato e creativo tra i biblisti brasiliani (di origine olandese, religioso carmelitano). Ne avevo bisogno, perché la vita quotidiana é spesso disorganizzata e fa perdere la bussola. La bestia, che cova sempre dentro di noi, se ne approfitta. Il tema degli esercizi é l´Esodo: il cammino di Israele attraverso il deserto, dalla schiavitú egiziana verso la libertá della terra promessa. É il paradigma di ogni liberazione: anche quella interiore, dalle nostre schiavitú personali.Il testo é quello dei capitoli 15-18 dell´esodo, ma Frei Carlos fa tutti i collegamenti con il resto della Bibbia, soprattutto coi salmi e il Vangelo.Vi trasmetto solo alcune frasi e narrative salienti:

1) L´esodo non é un fatto storico del passato: é la storia di persone e di popoli. É soprattutto una raccolta di storie che la gente si raccontó per secoli nelle famiglie e nei gruppi, con aggiornamenti successivi (dal 1250 al 600 A.C. pressapoco), e che furono poi redatte quando si riorganizzó Israele dopo l´esilio. Quindi, storie di vita raccontata tra la gente, senza nessun intento di storia scientifica.

2) La preghiera: o produci ogni volta la tua preghiera, o cadi nella routine. É importante che legga il salmo, ma che tu produca il “tuo salmo”.
3) Silenzio: la giustizia si coltiva nel silenzio: quando non esiste piú silenzio, é inutile anche parlare perché non ascolti nessuno e nessuno ti ascolta.
4) Pazienza: é duro sopportare il ritardo di Dio (Ecclesiastico).
5) Salmo 27: svuotati davanti a Dio e resisti.
6) I nostri occhi siano come quelli di uno schiavo rivolti alle mani del suo padrone.
7) Lamentazioni 3: é buono aspettare in silenzio.

8) Il Regno di Dio accade ad ogni momento: non é teoria, é vita. Una signora che partecipava a un corso biblico raccontó che la sua vicina la insultava ogni mattina, al primo incontro. E lei, fedele al Vangelo, perdonava. Un giorno la sua vicina non si alzó, e la signora chiese al marito cosa le fosse accaduto. “É a letto con la febbre alta, ha preso il tetano” – disse il marito. La signora, che si intendeva di medicina tradizionale, si fece preparare del fango bello pulito e la assistette per una settimana, finché questa guarí. “Dopo la guarigione, é cambiata? – chiesero i colleghi del corso biblico. “No, ha continuato a insultarmi ogni mattina!” – rispose. “E tu?” vollero sapere. “Io ho continuato a perdonare. Non posso fare altro!” – Situazioni di questo genere sono frequenti, é il Regno di Dio che accade!

9) Dio vede, ascolta, conosce la sofferenza del suo popolo, scende, invia Mosé a Faraone perché faccia salire il suo popolo verso la libertá (Esodo 3).
10) Dio sta facendo ogni momento cose nuove.
11) Gesú non é venuto ad annunciare il catechismo o il codice di diritto canonico, ma il Regno di Dio.
12) Dio disse a Mosé, quando si trovarono col mare davanti e gli egiziani dietro, e rimasero ghiacciati dalla paura: “Ordina che facciano un passo avanti”. Lo fecero, e il mare si aprí.
13) La fede dell´esodo, come quella di Gesú, é fede nella possibilitá di recupero dell´umanitá.

14 - In Egitto avevano conosciuto gli déi padroni, quelli che legittimavano il faraone, l´élite, la schiavitú. Mosé fa conoscere al popolo un Dio che si chiama: "Io ci sono". Sottinteso: quando stai male, quando sei disperato, io ci sono e cammino con te". La gente cominció a insorgere, ad organizzarsi, e a camminare nel deserto. Dopo 400 anni di schiavitú nel sistema dei Faraoni, aveva bisogno di rieducarsi nel sistema del nuovo Dio. Poi nacque Israele, e vennero i re che ristabilirono il sistema di Faraone. Gesú, tanti anni dopo scese a fare la stessa cosa: rivelare il vero volto del vero Dio, che é amore e misericordia. E oggi c´é bisogno di fare di nuovo questo percorso.

9 marzo 2011

QUARESIMA

Foto: immagini delle rive dell´Araguaia.E notate il bar sotto il ristorante rosso, invaso dal fiume: non si vede piú.

LA QUARESIMA: “Usiamo con sobrietá le parole, la bevanda, il pane, il sonno e il riso” – cosí si canta nell´inno del mattutino di quaresima. Scherzi a parte, la quaresima é bella. Non é una penitenza, ma un dono. Colui che l´ha inventata era ispirato. Se non l´avesse fatto lui, dovremmo farlo noi. Con la scusa che il nostro impegno deve durare tutto l´anno e non a periodi, si finisce che non ci si sveglia mai. Invece ci vogliono delle date che ci scuotano e obbligandoci a disciplinare la mente e il corpo. Tra l´altro, le ceneri ottenute bruciando i rami benedetti della Pasqua scorsa, secondo alcuni, sono un´ottima medicina. Parecchie donne, questa sera, ne faranno scorta: noi ne abbiamo un secchio pieno. Un cucchiaino di ceneri in un bicchiere d´acqua tutte le mattine a digiuno, curano tutti i malanni.

IL CARNEVALE é finito. A Rio ha vinto la scuola Vai-vai a São Paulo. La Beija flor a Rio, con la partecipazione di Roberto Carlos. Interessa a qualcuno? Il mio vicino di casa é andato via a fare il carnevale, e i ladri sono entrati e gli hanno rubato il computer portatile, quello che da noi tutti chiamano “noti buchi”. Lunedí e martedí pure io sono fuggito, all´Araguaia, ospite di amici di gioventú. Frustrato, perché il fiume era in piena da far paura e trascinava le barche. Un pó per questo, e un pó perché da Vignola qualcuno mi aveva informato che i pesci soffrono mentre noi ci divertiamo, ho rinunciato a pescare. Sono rimasto su una sedia a sdraio a leggere e chiacchierare con la famiglia ospitante. L´immagine di questi due giorni che mi é rimasta piú impressa é quella di una famigliola che ho oltrepassato lungo la strada: una famiglia di campagna, che non ho potuto fotografare.

Lui, sui quarant´anni, alto e magro, coi baffetti. Lei un pó sbilenca come le donne consumate dalle fatiche. E tre bimbi in scaletta, sugli 8-10-12 anni. Camminavano in riga, ai margini dell´asfalto. Devono abitare in una tra le tante di quelle casette col tetto di paglia invisibili nel sertão, perché scompaiono dietro la vegetazione. Forse non seguono la CAMPAGNA DELLA FRATERNITÁ, “fraternitá e vita nel pianeta”, ma vanno a piedi e vivono integrati nel pianeta senza farsi notare. Liberano nell´atmosfera solo il CO2 del proprio fiato. Io ho giá fatto due o tre conferenze sul tema e ho scritto una pagina sul bollettino, ma ho percorso quasi 500 chilometri per vedere l´Araguaia, da solo. Ho trasformato in biossido di carbonio circa 40 litri di carburante. Forse é per questo che il Regno di Dio appartiene ai poveri.

LA “RODA DE CONVERSA” (circolo di conversazione-inchiesta) in preparazione all´Assemblea Diocesana di Ottobre, che giá vi avevo annunciato, sta accadendo pian piano in tutti i gruppi. “Come ti senti nella tua Comunitá e nella Chiesa?” “E come ti senti nella societá locale, nella nostra cittá e comune?” Queste le due domande fondamentali.

MI SENTO BENE NEL CAMMINO DELLA CHIESA. É il luogo in cui incontro sostegno, e trovo le persone che sono la mia famiglia. Trovo la forza”. “Mi sento bene negli incontri, nelle visite missionarie alle case e agli ammalati. Prego anche in casa, ai piedi del letto, e per tutti: ma nella Chiesa respiro lo Spirito Santo, il Vangelo. É molto bello. Ci si sente piú uguali nella Chiesa e nelle pastorali”. “Amo la pastorale, la Chiesa e la Comunitá. Ho piú amicizia nella Chiesa e nella pastorale missionaria che fuori”. “La Comunitá é la famiglia unita, talvolta piú della mia famiglia. Non é solo per pregare, ma anche parlare, ridere insieme, divertirsi, tutto aiuta”. “Nella societá di Itaberaí la cosa piú brutta é la discriminazione: a scuola le mamme ricche sono ricevute con molta attenzione e sorrisi, quelle povere le lasciano in un angolo ad aspettare. Negli ambulatori privati é la stessa cosa, come se i soldi dei poveri valessero meno di quelli dei ricchi. Ma é cosí anche in quelli pubblici: arriva la persona ricca o importante, e le fanno scavalcare la fila. Perfino nei negozi, se devono fare uno sconto lo fanno al ricco, non al povero”.

Queste risposte sono del gruppo della “PASTORALE MISSIONARIA”, un gruppo piccolo (15), di quasi sole donne, e dei piú identificati con la scelta dei poveri. Trovano nella fede una forza smisurata. Per questo, nel post della settimana scorsa, scrissi in difesa della religione. Cristianesimo – quando é solo religione - lo diceva anche il Vangelo di domenica scorsa - é una casa costruita sulla sabbia. La religione non ha il monopolio del Regno di Dio e non apre e chiude la porta per entrarvi. Ma questa gente delle comunitá unisce fede e vita, e non fa distinzioni tra religione e fede. La loro casa é costruita sulla roccia, Cristo. Perció meritano rispetto da chi fa le distinzioni. Dio regna su di loro, ed é da loro che bisogna ricominciare se si vuole costruire un ordine secondo il vangelo.

MAI UNA RELIGIONE SARÁ BENEDETTA DA DIO se non si mette al servizio della giustizia per loro (i poveri)”, scrive José Antonio Pagola commentando la parabola di Epulone e Lazzaro. Tante volte per noi, (e lo scrivo senza nessun orgoglio e con molto dolore e umiltá perché anch´io ho la mia parte di privilegi), per il clero, specialmente per quelli che vivono in un palazzo circondati da lecchini e si vestono di tessuti fini come faceva l´epulone (ma anche per molti laici che circolano nelle sacrestie), i poveri sono trasparenti o sono un fastidio. Abbiamo costruito un muro tra noi e loro affinché non ci infastidiscano. Un muro che, nella suddetta parabola, si trasforma poi un abisso intrasponibile: “Tra noi e voi c´é un grande abisso, cosicché quelli che vogliono passare da qui a lí non possono farlo, e nemmeno di lí possono passare fino a noi” (Luca, 16, 19-31).

Secondo il medesimo scrittore, Pagola, GESÚ NON PARLAVA DI COSE FUTURE, ma della terribile disuguaglianza che regnava in Galilea e che condannava i poveri a una vita breve e sofferente. Dio non poteva regnare in quella societá. Lo stesso vale per noi, per come vanno la societá e la Chiesa. “Il Regno di Dio non é una buona notizia per tutti, ma solo per i poveri”. Per noi, che abbiamo condannato i poveri a vivere nel PIL (Prodotto Intestinale Lordo), é una cattiva notizia. Per questo Gesú insegnava, tenendo conto della difficoltá di scegliere una vita come quella degli ultimi, di farsi almeno loro amici: “Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne”. Significa: “Se questa tragedia che é la vita degli esclusi (affamati, assetati, nudi, carcerati, migranti) durerá ancora a lungo, e non sei in grado di diventare uno di loro, almeno diventa il loro migliore amico e lotta con loro per la libertá e la giustizia – perché il Regno di Dio appartiene a loro”.

ALTRI TESTI DI RIFLESSIONE: Chi ha voglia di leggere un bel discorso episcopale sulla situazione italiana (emergenza immigrazione dall´Africa), vada su questo sito di don Giorgio: http://www.dongiorgio.it/pagine.php?id=2404&nome=prima – é l´arcivescovo di Agrigento ai suoi fedeli diocesani. Qualcuno che parla chiaro esiste ancora. E se volete leggere cose brasiliane usando il traduttore automatico, suggerisco il sito www.cebi.org.br . C´é un bel commento di Martin Lutero sul Padre Nostro, tanto per ricordarci che un pó di riforma protestante non farebbe male nemmeno a noi cattolici. E un´analisi dello stato attuale della Chiesa del teólogo J. Comblin, e la bella risposta di un vescovo: "Crepuscolo di un profeta". Comblin, attualmente, si é ritirato sulle rive del Rio São Francisco in comunitá con il vescovo Dom Luís Cappio, quello che fece lo sciopero della fame per 25 giorni contro il progetto di trasposizione del fiume.

E adesso avanti, convertiamoci tutti e facciamo penitenza.

4 marzo 2011

GOIANIA, CAPITALE

Foto: due istantanee della riunione parrocchiale di preti e suore (ieri mattina). Il manifesto é del Centro Missionario di Reggio Emilia: lo pubblico un pó in ritardo, ma qualcuno fa ancora in tempo ad approfittare di alcuni momenti interessanti (CLICCA SULLA FOTO PER INGRANDIRE).

PS – Faccio notare che sul post dedicato a Don Carlo Bertacchini sono arrivati parecchi commenti significativi. Date una sbirciatina.

A richiesta di un´amica, comincio con la pubblicazione di otto punti di un testo (ormai pluridecennale) del nostro Direttorio Diocesano che descrive, riconosce e sancisce le Comunitá Ecclesiali di Base. E lascio da parte: i commenti brasiliani alla “rivoluzione” del nord Africa, che non dicono gran ché di nuovo. Le proposte per la rinascita di un movimento mondiale delle donne, ispirata dalla manifestazione di Milano che ha fatto colpo anche quí. Le proteste disperate degli sfrattati dai grandi progetti di dighe idro-elettriche, che ricevono indennizzi ridicoli (3500,00 reali per l´indennizzo di una casa, per esempio). La denuncia di Malvezzi, coordinatore della Pastorale della Terra nel nordest, che documenta come l´opera di deviazione del Rio São Francisco stia andando in malora ed é semi abbandonata, coperta di erbe e arbusti: non é altro, scrive Malvezzi, che un grande buco che é servito per la campagna elettorale di Lula e ora é un impaccio. Un grande buco anche economico, perché un´opera preventivata in 5 miliardi di reali e costruita solo a metá, ora é di nuovo preventivata in 7 miliardi e qualcuno dice che ce vorranno 20 per terminarla. Dopo tutte le sofferenze (ricordate lo sciopero della fame del vescovo Dom Luís Cappio? A propostito, ho saputo ora che il teologo ottantenne J. Comblin, di Recife, é andato a vivere con lui: comunitá di profeti). Trovate queste informazioni nel sito www.adital.com.br: se non sapete leggere c´é pure la versione in spagnolo e potete sempre usare il traduttore automatico (in questo caso fate prima il segno della croce). Ecco il testo annunciato:


1.La Chiesa di Goiás opta per essere una Chiesa di Comunitá Ecclesiali di Base. Esse sono la parte piú amata di questa Chiesa, quella che assomiglia di piú al Progetto di Gesú. Perció vogliamo far crescere le comunitá e diminuire tutto ció che impedisce alla Chiesa - alle Comunitá - di crescere.

2. La Comunitá Ecclesiale di Base é un modo di essere Chiesa - sacramento del Regno di Dio - in mezzo alla gente. Si ispira nella Bibbia, soprattutto nel Nuovo Testamento, e nei documenti del Vaticano II, Medellín (1968), Puebla (1979), Santo Domingo (1992) e nel Documento di Aparecida do Norte (2007). Il suo modello é quella della prima comunitá cristiana, descritta negli Atti degli Apostoli: "Erano perseveranti nell´ascolto degli insegnamenti degli apostoli, nella comunione fraterna, nello spartire il pane e nelle preghiere” (Atti 2, 42-47).

3. La Comunitá Ecclesiale di Base é la piccola comunitá di discepoli di Gesú che si forma a partire dall´ascolto della Parola di Dio, in cittá e in campagna. In alcune zone essa viene chiamata Gruppo di Vangelo. In essa, il popolo vive l´esperienza di Chiesa in tutti i suoi aspetti: la vita in comunitá, la condivisione, la liturgia e la preghiera, i sacramenti e principalmente la celebrazione dell´Eucaristia, la scuola biblica e la catechesi, il dialogo con le altre pastorali e movimenti, la solidarietá, la comunione dei ministeri e la collegialitá nelle decisioni.

4. É dalle comunitá Ecclesiali di Base che nasce la Chiesa locale. Un delegato di campagna che partecipava ad una Assemblea Diocesana, una volta spiegó le Comunitá ecclesiali di Base con questo paragone ben nello stile popolare: "Esse sono le piccole sorgenti di collina da cui zampilla un´acqua cristallina e pura; e che poco a poco si uniscono in piccoli ruscelli. I ruscelli sono le parrocchie che, a loro volta, si gettano nei fiumi delle regioni (ndt: le regioni corrispondono ai vicariati). Le regioni portano l´acqua fino al grande mare della Diocesi".

5. Nella Comunitá Ecclesiale di Base, il popolo sceglie o indica i propri ministri in funzione dei diversi servizi, e questi assumono il loro ministero a tempo determinato e sono rinnovati in nome della comunitá, in forma di collegiata.

6 - Il ministero piú importante della Comunitá Ecclesiale di Base é quello del Coordinamento: anch´esso deve essere esercitato in forma di collegiata, in equipe guidata da un coordinatore.

7 - Gli altri servizi sono definiti dalla stessa Comunitá a partire dalle necessitá. Generalmente tali servizi sono chiamati col nome di "pastorali". Le pastorali sono divise in due gruppi: pastorali religiose (interne alla Chiesa) e pastorali socio-trasformatrici orientate al servizio del mondo. In tal modo la Comunitá Ecclesiale agisce come fermento nella massa, sale della terra, per l´annuncio del Vangelo e la crescita del Regno di Dio nel mondo.

8 -. Dice il Documento di Aparecida (128): “Le Comunitá Ecclesiali di Base sono state scuole che hanno aiutato a formare cristiani impegnati con la propria fede, discepoli e missionari del Signore, come lo testimonia il dono generoso fino allo spargimento del sangue di molti dei loro membri”.

Altre notizie di ordinaria amministrazione: Il secondo incontro con la Commissione della Campagna della Fraternitá é stato vivace, ma abbiamo visto il numero dei partecipanti assai ridotto. Forse é un segno che la crisi é mondiale, e non solo italiana? Che cosa sta accadendo ai laici? Quando c´é un incontro di liturgia o di formazione per ministrare l´Eucaristia si fa il pieno. Quando, invece, si tratta di intervenire per una societá piú giusta e fraterna o per difendere il Pianeta Terra (come in questo caso), compaiono di solito le persone meno appassionate di tuniche e tovaglie dell´altare. E invece nel compito di mediare l´utopia del Vangelo del Regno dei cieli nelle politiche sociali, come la sanitá pubblica, la scuola, il lavoro, lo sport, le risorse ambientali ed altro, spetta proprio a loro il ruolo di protagonisti. Quindi ci troviamo in un empasse. Forza e coraggio!

Nel nostro incontro di preti e suore abbiamo riflettuto su questo fatto, ed é stato rilevato come l´entusiasmo per la liturgia, in ogni caso, sia dovuto al bisogno di un percorso di scoperta e di crescita nella conoscenza di Gesú Cristo e nello spirito del Vangelo. Per molti é anche il primo passo per superare le timidezze, presentarsi in pubblico e sentirsi parte del cammino della Chiesa. La Liturgia aiuta a uscire da sé stessi e assumere impegni. La religione e la pratica religiosa non sono la piena maturitá cristiana, ma sono l´unico spazio di libertá e di speranza, l´unico puntello per molte persone che vivono vite miserevoli, oppresse, carenti e sofferenti. Se togli loro questo appoggio cadono a terra. Resta la sfida di aiutarle a completare la liberazione scoprendo la dimensione cristiana del far regnare Dio su di noi, impegnandoci per un ordine diverso in cui la societá sia giusta e fraterna e nasca la “nuova creatura” che tutto il creato attende “in doglie di parto”.

A proposito, da quando ho cominciato a leggere il libro di Antonio Pagola, che tenta una approssimazione storica della figura di Gesú, mi sono reso conto che é alquanto improbabile che Gesú avesse scarso apprezzamento verso la religione o le religioni. La tesi che Gesú volesse “superare la religione”, che anch´io per molto tempo ho sostenuto, va quantomeno chiarita. Sicuramente Gesú predicava contro l´ipocrisia dei farisei e il tradimento dei sacerdoti che patteggiavano con l´oppressore romano e coi tiranni locali a danno dei poveri. Predicare una nuova religione non era la sua prioritá: la prioritá era “vivere l´esperienza del Regno dei cieli”. Ma a quale gente aveva scelto di predicare? Alle popolazioni della Galilea e dintorni fino a Gerusalemme! Per vivere con quelle persone e guadagnarsi la stima doveva essere un ebreo praticante schietto come l´acqua di sorgente, non uno che si adattava per strategia. Il Padre, a cui noi dedichiamo il culto religioso, vuole un nuovo ordine di pensieri, di comportamenti e di societá: questa fu la sua rivelazione profetica! La nostra acqua deve trasformarsi in vino. Ma non disprezziamo la religione, perché le moltitudini di oggi, come quelle del tempo di Gesú, arrivano spesso prima di chiunque altro all´intuizione del Regno attraverso il sentimento religioso.

Ho dovuto fare un viaggio a Goiania per un´analisi con gli ultrasuoni: i medici oggi sono scienziati, non filosofi: vogliono vederci dentro. Percorrere cento chilometri e tornare da soli comporta molto tempo di riflessione. Ritrovo una montagna di ricordi struggenti lungo questa strada: ad ogni albero, curva, casolare o laghetto. Poi, passando da una nostalgia all´altra, vengono in mente persone care che se ne sono andate per sempre, addii laceranti e tanti amici lontani, tanti momenti e incontri bellissimi che non tornano piú. Che roba, la memoria! Nessuno sa come funziona e quali sorprese ci riserva. Ti riporta d´improvviso a un passato che vorresti rivivere, o correggere, e principalmente condividere con tutti.

Goiania ha appena cinque anni piú di me. L´ho vista quando eravamo tutti e due giovani, aveva meno di duecentomila abitanti. Possedeva la grazia e l´incanto di una giovane. Ora é ingrassata, si é gonfiata, ha circa un milione e mezzo di abitanti e, periferia dopo periferia, la attraversi per quasi un´ora senza scorgere nulla che si distingua per bellezza o almeno che stimoli la curiositá. Tutto anonimo, come se attraversassi un grosso paese di campagna. E per strada un milione di moto: pare che ci siano piú moto che abitanti. Ovunque ti trovi fermo a un semaforo, sei rinchiuso a catenaccio da una ventina di motoqueiros. I ragazzi vengono quí a lavorare, per un raggio di cinquanta o piú chilometri, con questo mezzo. Quanto devono faticare questi ragazzi: cento chilometri in moto per lavorare otto, dieci o anche dodici ore. Altrettanti, o anche di piú, in vecchie corriere sgangherate, per quelli che vogliono frequentare una universitá serale. E ogni sera tornano a casa in meno: c´é sempre qualcuno che finisce la vita o va a ingrossare l´elenco dei mutilati sbattendo la testa sull´asfalto o spiaccicandosi contro un TIR. (Le statistiche di Goiania sono di 478 morti all´anno, 80% in motocicletta, 85% giovani tra 18 e 25 anni). Dall´altra parte dell´oceano si va dicendo che i brasiliani non lavorano, e passano il tempo a cantare e ballare!

Poi finalmente ti si para davanti la selva di grattacieli che formano il centro storico. Almeno quello ha uno stile. Tra i grattacieli ci sono splendide piazze verdi, decorate di fiori, e alcune vestigia della Goiania Bambina che nacque giá predisposta per essere la capitale e centro politico e culturale dello Stato di Goiás.

Il resto della cittá é un susseguirsi interminabile di centri commerciali, migliaia di uffici contabili e legali, laboratori e cliniche mediche, centri dentistici, cliniche per gli occhi e per chissá quante altre specialitá, concessionarie, rivendite di gomme o macchine utensili di ogni tipo, mercati mini, super e iper, shopping center, banche, palazzetti redidenziali, casette e casone. Chi piú ne ha piú ne metta. Alla rinfusa, in una sfilata monotona e senza grazia. Tu entri in un angusto laboratorio a pian terreno arrangiato alla meglio sotto l´ospedale urologico, ti trattano da dio perché hai un “plano de saúde”, ti fanno bere fino a scoppiare, poi fai l´esame e via di corsa, perché io in cittá grandi non ci posso stare. Ci sono tante di quelle cose da comprare che mi stordiscono, non riesco a scegliere, e vengo via in stato confusionale e compro a Itaberaí dove é quasi tutto piú caro. Ci fosse almeno qualcosa di nuovo da visitare in quella benedetta metropoli! Dicono che é stato costruito un bellissimo parco ecologico con una immensa esposizione di biodiversitá della regione ma, che ci vado da solo? Non c´é gusto! In solitudine preferisco casa mia, tra i libri, le piante e i pesciolini. Sennó a lavorare, che almeno si parla con la gente del proprio paese!