Foto: due istantanee della riunione parrocchiale di preti e suore (ieri mattina). Il manifesto é del Centro Missionario di Reggio Emilia: lo pubblico un pó in ritardo, ma qualcuno fa ancora in tempo ad approfittare di alcuni momenti interessanti (CLICCA SULLA FOTO PER INGRANDIRE).
PS – Faccio notare che sul post dedicato a Don Carlo Bertacchini sono arrivati parecchi commenti significativi. Date una sbirciatina.
A richiesta di un´amica, comincio con la pubblicazione di otto punti di un testo (ormai pluridecennale) del nostro Direttorio Diocesano che descrive, riconosce e sancisce le Comunitá Ecclesiali di Base. E lascio da parte: i commenti brasiliani alla “rivoluzione” del nord Africa, che non dicono gran ché di nuovo. Le proposte per la rinascita di un movimento mondiale delle donne, ispirata dalla manifestazione di Milano che ha fatto colpo anche quí. Le proteste disperate degli sfrattati dai grandi progetti di dighe idro-elettriche, che ricevono indennizzi ridicoli (3500,00 reali per l´indennizzo di una casa, per esempio). La denuncia di Malvezzi, coordinatore della Pastorale della Terra nel nordest, che documenta come l´opera di deviazione del Rio São Francisco stia andando in malora ed é semi abbandonata, coperta di erbe e arbusti: non é altro, scrive Malvezzi, che un grande buco che é servito per la campagna elettorale di Lula e ora é un impaccio. Un grande buco anche economico, perché un´opera preventivata in 5 miliardi di reali e costruita solo a metá, ora é di nuovo preventivata in 7 miliardi e qualcuno dice che ce vorranno 20 per terminarla. Dopo tutte le sofferenze (ricordate lo sciopero della fame del vescovo Dom Luís Cappio? A propostito, ho saputo ora che il teologo ottantenne J. Comblin, di Recife, é andato a vivere con lui: comunitá di profeti). Trovate queste informazioni nel sito www.adital.com.br: se non sapete leggere c´é pure la versione in spagnolo e potete sempre usare il traduttore automatico (in questo caso fate prima il segno della croce). Ecco il testo annunciato:
1.La Chiesa di Goiás opta per essere una Chiesa di Comunitá Ecclesiali di Base. Esse sono la parte piú amata di questa Chiesa, quella che assomiglia di piú al Progetto di Gesú. Perció vogliamo far crescere le comunitá e diminuire tutto ció che impedisce alla Chiesa - alle Comunitá - di crescere.
2. La Comunitá Ecclesiale di Base é un modo di essere Chiesa - sacramento del Regno di Dio - in mezzo alla gente. Si ispira nella Bibbia, soprattutto nel Nuovo Testamento, e nei documenti del Vaticano II, Medellín (1968), Puebla (1979), Santo Domingo (1992) e nel Documento di Aparecida do Norte (2007). Il suo modello é quella della prima comunitá cristiana, descritta negli Atti degli Apostoli: "Erano perseveranti nell´ascolto degli insegnamenti degli apostoli, nella comunione fraterna, nello spartire il pane e nelle preghiere” (Atti 2, 42-47).
3. La Comunitá Ecclesiale di Base é la piccola comunitá di discepoli di Gesú che si forma a partire dall´ascolto della Parola di Dio, in cittá e in campagna. In alcune zone essa viene chiamata Gruppo di Vangelo. In essa, il popolo vive l´esperienza di Chiesa in tutti i suoi aspetti: la vita in comunitá, la condivisione, la liturgia e la preghiera, i sacramenti e principalmente la celebrazione dell´Eucaristia, la scuola biblica e la catechesi, il dialogo con le altre pastorali e movimenti, la solidarietá, la comunione dei ministeri e la collegialitá nelle decisioni.
4. É dalle comunitá Ecclesiali di Base che nasce la Chiesa locale. Un delegato di campagna che partecipava ad una Assemblea Diocesana, una volta spiegó le Comunitá ecclesiali di Base con questo paragone ben nello stile popolare: "Esse sono le piccole sorgenti di collina da cui zampilla un´acqua cristallina e pura; e che poco a poco si uniscono in piccoli ruscelli. I ruscelli sono le parrocchie che, a loro volta, si gettano nei fiumi delle regioni (ndt: le regioni corrispondono ai vicariati). Le regioni portano l´acqua fino al grande mare della Diocesi".
5. Nella Comunitá Ecclesiale di Base, il popolo sceglie o indica i propri ministri in funzione dei diversi servizi, e questi assumono il loro ministero a tempo determinato e sono rinnovati in nome della comunitá, in forma di collegiata.
6 - Il ministero piú importante della Comunitá Ecclesiale di Base é quello del Coordinamento: anch´esso deve essere esercitato in forma di collegiata, in equipe guidata da un coordinatore.
7 - Gli altri servizi sono definiti dalla stessa Comunitá a partire dalle necessitá. Generalmente tali servizi sono chiamati col nome di "pastorali". Le pastorali sono divise in due gruppi: pastorali religiose (interne alla Chiesa) e pastorali socio-trasformatrici orientate al servizio del mondo. In tal modo la Comunitá Ecclesiale agisce come fermento nella massa, sale della terra, per l´annuncio del Vangelo e la crescita del Regno di Dio nel mondo.
8 -. Dice il Documento di Aparecida (128): “Le Comunitá Ecclesiali di Base sono state scuole che hanno aiutato a formare cristiani impegnati con la propria fede, discepoli e missionari del Signore, come lo testimonia il dono generoso fino allo spargimento del sangue di molti dei loro membri”.
Altre notizie di ordinaria amministrazione: Il secondo incontro con la Commissione della Campagna della Fraternitá é stato vivace, ma abbiamo visto il numero dei partecipanti assai ridotto. Forse é un segno che la crisi é mondiale, e non solo italiana? Che cosa sta accadendo ai laici? Quando c´é un incontro di liturgia o di formazione per ministrare l´Eucaristia si fa il pieno. Quando, invece, si tratta di intervenire per una societá piú giusta e fraterna o per difendere il Pianeta Terra (come in questo caso), compaiono di solito le persone meno appassionate di tuniche e tovaglie dell´altare. E invece nel compito di mediare l´utopia del Vangelo del Regno dei cieli nelle politiche sociali, come la sanitá pubblica, la scuola, il lavoro, lo sport, le risorse ambientali ed altro, spetta proprio a loro il ruolo di protagonisti. Quindi ci troviamo in un empasse. Forza e coraggio!
Nel nostro incontro di preti e suore abbiamo riflettuto su questo fatto, ed é stato rilevato come l´entusiasmo per la liturgia, in ogni caso, sia dovuto al bisogno di un percorso di scoperta e di crescita nella conoscenza di Gesú Cristo e nello spirito del Vangelo. Per molti é anche il primo passo per superare le timidezze, presentarsi in pubblico e sentirsi parte del cammino della Chiesa. La Liturgia aiuta a uscire da sé stessi e assumere impegni. La religione e la pratica religiosa non sono la piena maturitá cristiana, ma sono l´unico spazio di libertá e di speranza, l´unico puntello per molte persone che vivono vite miserevoli, oppresse, carenti e sofferenti. Se togli loro questo appoggio cadono a terra. Resta la sfida di aiutarle a completare la liberazione scoprendo la dimensione cristiana del far regnare Dio su di noi, impegnandoci per un ordine diverso in cui la societá sia giusta e fraterna e nasca la “nuova creatura” che tutto il creato attende “in doglie di parto”.
A proposito, da quando ho cominciato a leggere il libro di Antonio Pagola, che tenta una approssimazione storica della figura di Gesú, mi sono reso conto che é alquanto improbabile che Gesú avesse scarso apprezzamento verso la religione o le religioni. La tesi che Gesú volesse “superare la religione”, che anch´io per molto tempo ho sostenuto, va quantomeno chiarita. Sicuramente Gesú predicava contro l´ipocrisia dei farisei e il tradimento dei sacerdoti che patteggiavano con l´oppressore romano e coi tiranni locali a danno dei poveri. Predicare una nuova religione non era la sua prioritá: la prioritá era “vivere l´esperienza del Regno dei cieli”. Ma a quale gente aveva scelto di predicare? Alle popolazioni della Galilea e dintorni fino a Gerusalemme! Per vivere con quelle persone e guadagnarsi la stima doveva essere un ebreo praticante schietto come l´acqua di sorgente, non uno che si adattava per strategia. Il Padre, a cui noi dedichiamo il culto religioso, vuole un nuovo ordine di pensieri, di comportamenti e di societá: questa fu la sua rivelazione profetica! La nostra acqua deve trasformarsi in vino. Ma non disprezziamo la religione, perché le moltitudini di oggi, come quelle del tempo di Gesú, arrivano spesso prima di chiunque altro all´intuizione del Regno attraverso il sentimento religioso.
Ho dovuto fare un viaggio a Goiania per un´analisi con gli ultrasuoni: i medici oggi sono scienziati, non filosofi: vogliono vederci dentro. Percorrere cento chilometri e tornare da soli comporta molto tempo di riflessione. Ritrovo una montagna di ricordi struggenti lungo questa strada: ad ogni albero, curva, casolare o laghetto. Poi, passando da una nostalgia all´altra, vengono in mente persone care che se ne sono andate per sempre, addii laceranti e tanti amici lontani, tanti momenti e incontri bellissimi che non tornano piú. Che roba, la memoria! Nessuno sa come funziona e quali sorprese ci riserva. Ti riporta d´improvviso a un passato che vorresti rivivere, o correggere, e principalmente condividere con tutti.
Goiania ha appena cinque anni piú di me. L´ho vista quando eravamo tutti e due giovani, aveva meno di duecentomila abitanti. Possedeva la grazia e l´incanto di una giovane. Ora é ingrassata, si é gonfiata, ha circa un milione e mezzo di abitanti e, periferia dopo periferia, la attraversi per quasi un´ora senza scorgere nulla che si distingua per bellezza o almeno che stimoli la curiositá. Tutto anonimo, come se attraversassi un grosso paese di campagna. E per strada un milione di moto: pare che ci siano piú moto che abitanti. Ovunque ti trovi fermo a un semaforo, sei rinchiuso a catenaccio da una ventina di motoqueiros. I ragazzi vengono quí a lavorare, per un raggio di cinquanta o piú chilometri, con questo mezzo. Quanto devono faticare questi ragazzi: cento chilometri in moto per lavorare otto, dieci o anche dodici ore. Altrettanti, o anche di piú, in vecchie corriere sgangherate, per quelli che vogliono frequentare una universitá serale. E ogni sera tornano a casa in meno: c´é sempre qualcuno che finisce la vita o va a ingrossare l´elenco dei mutilati sbattendo la testa sull´asfalto o spiaccicandosi contro un TIR. (Le statistiche di Goiania sono di 478 morti all´anno, 80% in motocicletta, 85% giovani tra 18 e 25 anni). Dall´altra parte dell´oceano si va dicendo che i brasiliani non lavorano, e passano il tempo a cantare e ballare!
Poi finalmente ti si para davanti la selva di grattacieli che formano il centro storico. Almeno quello ha uno stile. Tra i grattacieli ci sono splendide piazze verdi, decorate di fiori, e alcune vestigia della Goiania Bambina che nacque giá predisposta per essere la capitale e centro politico e culturale dello Stato di Goiás.
Il resto della cittá é un susseguirsi interminabile di centri commerciali, migliaia di uffici contabili e legali, laboratori e cliniche mediche, centri dentistici, cliniche per gli occhi e per chissá quante altre specialitá, concessionarie, rivendite di gomme o macchine utensili di ogni tipo, mercati mini, super e iper, shopping center, banche, palazzetti redidenziali, casette e casone. Chi piú ne ha piú ne metta. Alla rinfusa, in una sfilata monotona e senza grazia. Tu entri in un angusto laboratorio a pian terreno arrangiato alla meglio sotto l´ospedale urologico, ti trattano da dio perché hai un “plano de saúde”, ti fanno bere fino a scoppiare, poi fai l´esame e via di corsa, perché io in cittá grandi non ci posso stare. Ci sono tante di quelle cose da comprare che mi stordiscono, non riesco a scegliere, e vengo via in stato confusionale e compro a Itaberaí dove é quasi tutto piú caro. Ci fosse almeno qualcosa di nuovo da visitare in quella benedetta metropoli! Dicono che é stato costruito un bellissimo parco ecologico con una immensa esposizione di biodiversitá della regione ma, che ci vado da solo? Non c´é gusto! In solitudine preferisco casa mia, tra i libri, le piante e i pesciolini. Sennó a lavorare, che almeno si parla con la gente del proprio paese!
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