29 marzo 2012

SOFFERENZA E LIBERTÁ

Ho sentito in giro, l´omelia di Bento XVI a Cuba é piaciuto. Condanna del totalitarismo, del fanatismo, del marxismo, del capitalismo selvaggio. Proclamazione chiara e netta della libertá di coscienza quando animata dalla passione per la veritá. Sono parole promettenti e dense di significato. In un´epoca in cui la ricerca di un linguaggio di fede comprensibile al mondo moderno, la teologia avrá bisogno di riformulazioni importanti. E quando la dittatura dell´economia grava cosí esantemente sulla libertá dei popoli, e fondamentale che la Chiesa di un Gesú che si fece pane spezzato per la "fame" di tutti prenda le distanze dai fautori dell´esclusione.
Il Papa ha preso lo spunto dalle letture della messa del giorno. Le ho commentate anch´io, piú o meno alla stessa ora e con le stesse sottolineature, nella comunitá di Córrego Branco, tra le colline e i boschi. La differenza piú notevole é che alla mia messa c´erano solo poche persone, gente sincera e alla buona. Cosí ho potuto anche aggiungere che la veritá, scritta, detta o taciuta per ottenere favori o per non soffrire danni, non é piú veritá. Perció sono pochissimi gli innocenti. Mi dispiace, ma devo dirlo: rispetto alla veritá, se siamo vivi, é perché abbiamo peccato. Come scriveva Giovanni: "La luce venne nel mondo, ma il mondo non l´ha accolta". La veritá non abita in questo mondo, ne vediamo un barlume solo nei martiri. I giovani gettati da Nabucodonosor nella fornace erano liberi interiormente perché avevano giá accettato la morte per la coerenza. Esattamente come Gesú, che aveva giá accettato la passione e quindi aveva rotta l´ultima barriera per conquistare la libertá interiore: non esiste altra libertá che questa, nel mondo in cui viviamo. Per questo Gesú affermava nel Vangelo, e anche il Papa ha ripetuto: “La veritá vi fará liberi”.
La ruminante lattifera della foto di questo post, col suo pelo lucido e l´aspetto giovanile anche se un pó magretta, pascola avidamente e felicemente nei lotti ancora liberi del mio quartiere. Ora i pascoli sono verdi, le piogge frequenti, l´erba é appetitosa. Ma lei ha superato altre volte i deserti della fame e della sofferenza, e sa che tra pochi giorni tornerá il tempo della siccitá e di girovagare, triste e sfinita, alla ricerca di qualche rametto fresco da strappare agli arbusti poverelli del cerrado. Le vacche di questi posti diventano forti con la “resilienza”: come spiega il monaco Marcelo Barros, é la proprietá di rafforzarsi resistendo alle pressioni. É una qualitá dei metalli, ma anche delle vacche e di tutti i poveri. Non hanno paura e non perdono mai la speranza, perché sanno resistere.
La Pasqua, con il mistero della Vita, Passione, Morte e Risurrezione di Gesú Cristo, ci avvicina al tessuto fondamentale della nostra esistenza e di quella del creato. Gli scienziati, oggi, calcolano che l´Universo ha avuto origine 14 miliardi di anni fa da un´esplosione. Una particella di pura energia ha cominciato ad espandersi come una bolla di sapone! Dal suo centro come dal nulla emersero astri, pianeti, satelliti e galassie, e la bolla continua ancora oggi ad espandersi. Sessant´anni fa si contava una sola galassia, ora sono 140 miliardi. “Dal vuoto abissale spunta il creato e vive, si evolve, genera vita, si espande sempre piú. E mentre si espande, crea il tempo e lo spazio, perché fuori dalla bolla non esiste nulla. Questo é il nocciolo di alcune pagine che ho trovato in un bel libro di spiritualitá: Gesú, oggi – del domenicano africano Albert Nolan. Secondo lui la scienza ha abbandonato da molto tempo l´idea meccanicista che l´universo e la vita funzionino come una macchina, in tutto misurabile e calcolabile. Gli scienziati non parlano di Dio, ma riconoscono i misteri. L´universo é un mistero di vita, morte e nuovamente vita.
La nostra Bibbia, ben lontana dal metodo scientifico, ha colto la sostanza della creazione: la Forza Creatrice imprevedibile é Dio. “In lui viviamo, ci moviamo, e siamo” (Atti, 17, 28).“Poiché é il Signore nostro Dio che ha fatto i cieli” (salmo 95). Questo significa anche che l´umanitá é pazza a fare delle guerre tra scienza e fede, tra una formula di fede e l´altra, tra un credo religioso e l´altro. Spesso sono soltanto linguaggi diversi, provenienti da culture diverse. Di fatto dietro le guerre “religiose” si nascondono interessi personali e politici. E ancora oggi si uccide, si perseguita, si calpestano le culture. ...
Il mio piccolo mondo occupa una parte infinitesimale della bolla, ma vi si puó constatare l´azione di questo Dio-energia-intelligenza-creativitá-amore. Cose molto piccole, ma in unitá e armonia con l´universo. Luzia, Fatima, e parecchi altre e altri, visitano assiduamente gli ammalati del loro quartiere. Un gruppo rurale ha promosso una campagna per la difesa del nostro ambiente di “cerrado”. Gervasio, Regina e altri visitano i carcerati perché non si sentano abbandonati, e non si aspettano di guadagnarci qualcosa. Diversi gruppi, ad ogni incontro mettono insieme un poco di viveri e portano una “cesta” ad una famiglia in ristrettezze. La settimana scorsa una ragazzina di 13 anni, di quell´ambiente di famiglie disgregate di certa periferia, affermava con una luciditá e chiarezza stupefacente: “Sono cattiva: invidiosa, violenta, e quello che piú mi dá noia, bugiarda. Non voglio piú essere cosí”. Questo si ripete sempre piú frequentemente tra adulti e soprattutto giovani. Sono sbalordito dall´attenzione che la gente presta alle letture della messa e all´omelia, e da quanti, in seguito, manifestano la volontá di cominciare un percorso di vita nuova.
La modernitá o post-modernitá ha creato una massa consumata dal consumismo e dall´egocentrismo. Ieri c´era l´esame di patente in una sala accanto alla chiesa. Ho visto una marea di giovani. Da molto tempo non incontravo gente cosí maleducata: sprezzanti, sboccati, egocentrici. Pronti a prendere in mano una macchina o una moto e guidare da signori assoluti della strada. La macchina, da quando esiste, é la calamita dei giovani: l´abbiamo sperimentato anche noi. É uno dei simboli massimi dell´egocentrismo di massa. Simbolo dell´autosufficienza: andare dove voglio, non dipendere da nessuno, soddisfare tutti i desideri. E dopo, si rimane soli e schiavi di tutti i bisogni artificiali che ci siamo creati. E del proprio ego, che é il piú malefico dei tiranni.
Alcune chiese neopentecostali, senza nemmeno dissimulare, propongono una religione al servizio della soddisfazione di tutti i desideri. Dio ha promesso: “Chiedete e vi sará dato”. Perció che la gente vada in Chiesa, faccia una generosa offerta, e otterrá. Vuoi un fuoristrada? Avrai un fuoristrada. Dio vuole che tutti siano felici e soddisfatti. Se uno é povero, o lo é perché non ha abbastanza fede, o perché il demonio opera contro di lui. In tal caso ci vuole un esorcismo. E comincia la sceneggiata: pussa via, satanás! E giú botte da orbi sul quel poveretto posseduto. Sono chiese che costano caro, ma non chiedono nessun impegno morale. Non sei tu che devi metterti a disposizione di Dio: é Dio che si é messo a tua disposizione. (vedi post-scriptum).
PS – Questa critica non é per fare di ogni erba un fascio. Il teologo brasiliano Padre G.B. Libanio (professore dell´Universitá Cattolica di Belo Horizonte), ha pubblicato uno studio sugli attuali linguaggi religiosi, che mette in evidenza la netta distinzione tra tra le Chiese Evangeliche Storiche (Luterana, Calvinista, Avventista, Battista, Metodista, ecc.), le Chiese Evangeliche-Pentecostali figlie delle Chiese storiche (Assemblea di Dio, Congregazione Cristiana del Brasile, Dio é Amore, e tante altre), e la miriade di Chiese neopentecostali che stentano pure a farsi riconoscere come evangeliche. Queste ultime (notoriamente la Chiesa Universale del Regno ma tantissime altre) non hanno nemmeno un vero e proprio credo e mancano di punti di riferimento etici. Sembrano totalmente assimilate al mercato neo-liberale. Padre Libânio ci dá una buona notizia: il pullulare di queste chiese sta provocando un avvicinamento tra le Chiese storiche e le Chiese Evangeliche Pentecostali. É un buon auspicio per il futuro. Noi, Chiesa denominata “cattolica”, non possiamo rinunciare alla ricerca dell´unitá in Cristo, come ha indicato con chiarezza il Concilio Vaticano II di cui celebriamo il giubileo.
L´altra foto: l´orto dell´asilo, protetto dalla serra. Il primo raccolto di insalata (dopo 42 giorni) é giá stato venduto ed ora Sebastião é costretto a vendela in anticipo perché la richiesta supera la rapiditá della crescita. L´insalata di serra é piú bella e piú tenera. É concorrenziale. Ma la cisterna per l´acqua piovana é ancora nei sogni.

19 marzo 2012

LA VITA ETERNA

Foto: dama da noite. Questo fiore intelligente si apre solo di notte, perché ha bisogno di una farfalla che si muove solo al buio. É una "cripto-bellezza".
Il vangelo di ieri (Giovanni 3, 14-21) mi stupisce. A tal punto che metto da parte un post che avevo quasi pronto, e passo ai miei lettori una breve riflessione su questo brano, complicato ma impressionante. Si noti bene, non é farina del mio sacco. Utilizzo molto liberamente un articolo esegetico di Edmilson Schinelo, che pubblica su Cebi (non lo conosco, dal cognome sembrerebbe un turco, ma é della scuola di Carlos Mesters). Mi ha aperto gli occhi. Ero abituato a leggere la prima parte del dialogo di Gesú con Nicodemo fermandomi alla frase sulla vita nuova: per avere la vita eterna bisogna nascere di nuovo, dall´acqua e dallo Spirito Santo. Un magnifico spunto di riflessione sul battesimo. Il seguito, lo leggevo correndo, come la maggior parte delle riflessioni di Giovanni sul Padre, che sono sempre molto teologiche e a prima vista sembrano astratte.
Innanzitutto bisogna premettere che Gesú stava parlando con uno che era andato a trovarlo di notte per evitare problemi con la sua categoria religiosa. Parlare con Gesú poteva rovinargli la reputazione. É un episodio che gli altri evangelisti non raccontano. Quando Giovanni scrisse il suo vangelo, i cristiani erano giá molto perseguitati. Nelle comunitá esistevano i “cripto-cristiani”, una specie di cristiani clandestini, che nascondevano la loro fede per paura. Erano bersaglio di polemiche e contestazioni da parte degli integralisti. L´evangelista, probabilmente, tira fuori (anzi, sembra di capire che, per il mio autore, Giovanni se lo sarebbe inventato di sana pianta) questo Nicodemo per dire alle comunitá che Gesú non maltratta il pauroso Nicodemo. Gli dice solo che la “vita eterna” richiede un cambiamento radicale, come una nuova nascita. Bisogna vedere il mondo e la vita con occhi diversi, e agire di conseguenza.
Poi Gesú continua il discorso: “Dio ha tanto amato il mondo, da offrire il suo Figlio Unigenito”. I nostri libri di devozione, per secoli e qualcuno ancora oggi, hanno spaziato in lungo e in largo su frasi come questa. Dio Padre aveva bisogno di ricevere in offerta il sangue di suo Figlio, era l´unico modo per riparare l´offesa che l´umanitá aveva ereditato da Adamo piú tutti gli altri peccati avvenuti in seguito e quelli futuri. Esistono molteplici descrizioni di Gesú sofferente e grondante sangue, e ci sono anche molte pratiche di pietá per consolare Gesú prendendo parte, a piccole dosi, al suo patimento. Santa Teresina, ad esempio, ha passato alcuni anni della sua vita ad offrire i suoi dolori per stare vicina a Gesú in croce.
Non é possibile che il Padre di Gesú abbia fatto questo. Sarebbe un orrore. E non aveva raccomandato ad Abramo di non uccidere suo figlio ma, al massimo, immolare un montone? I profeti e lo stesso Gesú affermarono ripetutamente: “Non voglio sacrifici, ma misericordia”. Gesú non é finito in croce perché voleva immolarsi, né perché il Padre voleva il suo sangue, ma perché é stato fedele al Padre fino all´ultimo. Se avesse detto ai Farisei e ai Sacerdoti: “Ritiro la parola, sono pentito, d´ora in poi non cureró piú nessuno di sabato, aiuteró a lapidare le adultere, apriró anch´io un tavolo di cambiamonete nel Tempio”, non lo avrebbero crocefisso. Forse gli avrebbero anche assegnato una Sinagoga importante, per mettere a frutto le sue qualitá di maestro. Ma non ha rinnegato niente, anzi, ha sfidato i giudei: “Distruggete questo tempio ed io in tre giorni lo ricostruiró!” Parlava del suo corpo, commenta l´evangelista. Diceva: so che volete ammazzarmi, ma quel che é giusto é giusto. E il giusto non muore.
“Dio non ha mandato al mondo suo Figlio per condannare il mondo, ma per salvarlo. Chi crede in lui non é condannato, chi non crede é giá condannato, perché non ha creduto nel nome del Figlio unigenito”. Quí é chiaro che l´intenzione di Dio é soltanto di salvare. É quello che Gesú ha sempre fatto: perdonando i peccati, liberando i peccatori dalle loro angoscie e sensi di colpa, e i malati non solo dalla malattia ma anche dai complessi di inferioritá e dall´isolamento. “I tuoi peccati ti sono perdonati”, e il paralitico, improvvisamente, riusciva a camminare. “Va e non peccare piú”. E l´adultera era prosciolta dalla condanna alla lapidazione.
C´é una contraddizione: “Chi non crede é giá condannato”? La letteratura spirituale e la predicazione di certa tradizione, anche su questo, si é ampiamente diffusa. Ancora oggi i pastori di alcune Chiese pentecostali spaventano a morte i loro fedeli descrivendo le pene dell´inferno, il fuoco, l´eternitá . Ricordo un corso di esercizi spirituali in seminario – il predicatori disse che sulle porte dell´inferno erano scritte due parole: sempre e mai. Sempre dentro, mai fuori!. No, per Gesú la questione non é che il Padre sia offeso e arrabbiato e voglia, per senso di giustizia, la punizione: questo é una proiezione dei nostri criteri umani. Il problema é quello della luce e del buio. Chi non accoglie la luce e preferisce camminare al buio, prima o poi si fa male, batte la testa. “La luce é venuta al mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre, perché le loro azioni erano cattive. Chi pratica il male odia la luce e sta alla larga dalla luce”. Sceglie di vivere nell´odio, nell´egoismo, nella ricerca di denaro e potere, ed é una vita amara e piena di sofferenza, una vita che non é vita. Cammina nelle tenebre e si condanna da sé: non vedrá mai altro che tenebre.
“Ma chi agisce secondo la veritá si avvicina alla luce, affinché sia manifesto che le proprie azioni sono realizzate secondo il volere di Dio”. Questa frase conclusiva é l´apice del discorso al cripto-cristiano. “Tu sei una brava persona, le tue opere sono buone, perció non devi avere paura di avvicinarti alla Luce. Non hai niente da nascondere”.
Sembra facile. Non siamo tutti, oggi, dei cripto-cristiani? Quante volte noi (e mi ci metto in mezzo anch´io) cerchiamo di vivere onestamente e di seguire il Vangelo in privato, occultando i risvolti piú polemici della nostra scelta! Le regole del mondo sono dettate dalla ricerca del potere, del denaro, dell´uso della forza, dell´imposizione della paura, della sopraffazione dei piú forti che non permettono ai piú deboli nemmeno di parlare. Noi aderiamo alla via di Gesú ma non ci esponiamo ad un punto tale da rischiare ritorsioni. Se no ci si scontrerebbe continuamente.
Gesú voleva che tutti i suoi discepoli fossero profeti: “I vostri figli avranno sogni, e le vostre figlie visioni”. Ma speriamo che sia comprensivo come lo fu con Nicodemo. Dicono che fu Karl Rahner che scrisse, dopo il Concilio Vaticano II: “Futuramente il cristiano sará un profeta, o non sará”. Noi, invece, viviamo il Vangelo interiormente. Misuriamo le parole, evitiamo i conflitti talvolta necessari. La vita controcorrente é troppo dura, e poi, caso per caso, quante volte si puó essere sicuri di essere nel giusto? La Luce é vicina, ma il passo che manca é difficile da decidere. Rimandiamo a dopo la morte la vita eterna, che dovremmo cominciare a vivere quí, affrontando, se necessario, anche le croci. Un cristianesimo clandestino, nel quale il Vangelo é solo un condimento saporito per rendere meno indigesta l´ingiustizia e la malvagitá quotidiana.

9 marzo 2012

PER OMNIA SAECULA SAECULORUM

Foto: cascata nella chácara della parrocchia.
Questo é un post sull´eternitá, evidentemente. Un pó strano per me, ma in questi giori é il pensiero che mi ha "toccato".
Nessuno é insensibile al fascino di una cascata: evoca pensieri di eternitá. Per omnia saecula saeculorum. Noi ci sentiamo attratti, facciamo alcuni minuti di sosta a contemplarla. Poi ce ne andiamo, perché l´eternitá mette anche paura. Un altro pensiero che a volte mi coglie davanti a una cascata o a un fiume che scorre é che le creature umili lodano il Creatore semplicemente facendo quello che devono fare, senza tanti ragionamenti. “Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua - la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta”.
L´8 di marzo, giornata delle donne, ho benedetto i resti mortali di Angelina Anastácio. Era il giorno del suo 74º compleanno. Fu domestica nella nostra casa parrocchiale assieme a sua sorella Clarice, negli anni 70, quando ero ad Itaberaí assieme a don Isacco. La Liga Catolica, a cui era associata da una vita, l´ha onorata con una notte di veglia funebre. Anima splendida per la sua umiltá, ha passato la sua esistenza servendo gli altri nascosta nelle cucine. Sempre nascosta e bisbigliando, serviva tutti: l´autentica grandezza cristiana, che io dimentico spesso.
Essendo uno dei “cittadini” piú anziani di Itaberaí, sono destinato a dare l´ultimo saluto a molti della mia generazione, finché non toccherá a me riceverlo. Memore delle inimicizie che mi sono guadagnato quando aiutavo i lavoratori rurali ad organizzarsi, non considero impossibile che un giorno o l´altro qualche signore “fervente cattolico” si alzi a sedere nella sua bara e mi dica: “Pussa via, diavolo di un comunista!” Ma io sono pronto anche a questo. Li amo, e non ho mai ricambiato l´odio con odio. Forse peró, dopo la morte le ombre della mente sono illuminate da un´altra luce, e le anime vedono ció che non avevano mai visto prima.
La chácara é un´ereditá di don Eligio. Serve per incontri di gruppi di questa e di altre parrocchie. Talvolta vengono anche da lontano. Un pezzettino di terra coperto da bosco e molte piante da frutta, soprattutto manghi. É bagnata dal Rio das Pedras, il fiume che ha ispirato il nome di Itaberaí (in lingua”tupi” significa “fiume dalle pietre brillanti”). L´acqua é ricca di simbolismi dell´alleanza di Dio con le sue creature: le acque primordiali su cui il “soffio di Dio” spirava. Le acque del diluvio e l´arcobaleno con cui Dio rinnovó l´alleanza a Noé. Quelle del Nilo e del Mar Rosso, e per ultimo il battesimo. Ma agli italiani piace il vino. È altrettanto biblico e, in una visione di fede, é di-vino: come dice la parola stessa!
Nella chácara ho partecipato all´incontro della Fraternitá di Charles de Foucauld. C´é ogni mese, ma io ci vado poche volte. Cos´é? Un movimento internazionale di spiritualitá formato da gruppi che seguono la “piccola via”. Vanta (si fa per dire, non si vanta mai) l´ispirazione di San Giovanni della Croce (XVI secolo), Santa Teresina di Lisieux (secolo XIX), e nel secolo scorso René Voillaume (fondatore dei Piccola Fratelli di Gesú), Soer Madeleleine (fondatrice delle Piccole Sorelle), Carlo Carretto (dei Piccoli Fratelli del Vangelo). Secondo questi mistici, per tuffarsi e immedersimarsi nel grande mistero della salvezza é piú centrale l´umanitá di Gesú che la sua natura divina: sono quei quasi trent´anni vissuti lontano dai giornalisti e dai reporter della Rai.
Avvertimento - Il lettore osserverá: “Imitare Gesú nel periodo che non é descritto dai Vangeli, significa lavorare di fantasia!” Esattamente. Ma nella predicazione - ritiri, esercizi spirituali, omelie - la fantasia abbonda quasi sempre anche quando si usano i Vangeli – e chiamiamola creativitá! Guardate, per vostro sollazzo, questa citazione di un´omelia degli anni 30 (del secolo scorso). É di un francese, l´ho trovata nei giorni scorsi usata come esempio in un saggio sui “linguaggi religiosi”. Il predicatore commenta la cura della figlia di Jairo, Marco 5, 35:
“La bimba di 12 anni era sdraiata su una stuoia, il capo sollevato da cuscini. Nella stanza, a mala pena illuminata, quel corpo cosí fragile ridotto dalla morte sembrava, visto attraverso il fumo aromatico che saliva dalle brace della tazza di terracotta, tutta una piccola cosa bianca sperduta tra i pizzi e i fiori. Gesú le si avvicina. Dolcemente prende una delle mani della bambina, e con molta semplicitá come era solita fare anche la mamma di lei quando la svegliava al mattino: “Bimba – le dice – alzati!”. Pietro fissó nella memoria le due parole che Gesú aveva pronunciato in aramaico, sua lingua comune. Egli le trasmise a Marco. Grazie a lui noi le conosciamo – Talitha cumi, disse. Talita, cioé bimba che sta crescendo. Cumi, alzati. La bambina era in piedi e andava e veniva nella stanza”.
Perché rivolgersi ai mistici, che la nostra cultura quasi sempre considera inutili, oziosi e incapaci? Non c´é spazio per spiegarlo, e in effetti non é necessario. Moltissime persone umili e anonime hanno seguito e seguono fedelmente il Vangelo senza essere monitorate e senza concedere interviste. A volte c´é un pó di affettazione, nei nostri ritiri e incontri, nella ricerca di questi santi famosi da citare. Ma qualcosa si impara sempre, anche se poi si seguono molto alla larga. Cercano una via di imitazione di Cristo accessibile a tutti.
Fratel Carlo scriveva: “É impossibile imitare Gesú fino in fondo: ha preso l´ultimo posto, e nessuno glielo puó rubare”. Indovinate il resto. Alla mentalitá moderna che esalta l´ego individualista, fa bene soffermarsi sulla scelta di Gesú, di mettersi tra gli ultimi per reintegrare tutti. Ad una cultura esclusiva ed escludente, la “piccola via” contrappone l´inclusione e la comunione con tutti i popoli, le culture, le religioni, le situazioni sociali, eccetera. Anzi, non contrappone neanche: semplicemente va in un´altra direzione con chi ci vuole andare. Santa Teresa del Bambino Gesú, che pregava e soffriva tutto il giorno per i missionari, fu la prima a scrivere nel diario: “Quando voi arrivate tra la gente della selva Dio é giá arrivato prima di voi e li ha giá salvati” (la citazione é a senso). Forse era moderna senza saperlo. Ma é morta a 24 anni, con gli ultimi anni a soffrire orribilmente soffocata da un male ai polmoni. E a spasimare per raggiungere Gesú nel Regno, per l´eternitá. Misteri della vita.