19 marzo 2012

LA VITA ETERNA

Foto: dama da noite. Questo fiore intelligente si apre solo di notte, perché ha bisogno di una farfalla che si muove solo al buio. É una "cripto-bellezza".
Il vangelo di ieri (Giovanni 3, 14-21) mi stupisce. A tal punto che metto da parte un post che avevo quasi pronto, e passo ai miei lettori una breve riflessione su questo brano, complicato ma impressionante. Si noti bene, non é farina del mio sacco. Utilizzo molto liberamente un articolo esegetico di Edmilson Schinelo, che pubblica su Cebi (non lo conosco, dal cognome sembrerebbe un turco, ma é della scuola di Carlos Mesters). Mi ha aperto gli occhi. Ero abituato a leggere la prima parte del dialogo di Gesú con Nicodemo fermandomi alla frase sulla vita nuova: per avere la vita eterna bisogna nascere di nuovo, dall´acqua e dallo Spirito Santo. Un magnifico spunto di riflessione sul battesimo. Il seguito, lo leggevo correndo, come la maggior parte delle riflessioni di Giovanni sul Padre, che sono sempre molto teologiche e a prima vista sembrano astratte.
Innanzitutto bisogna premettere che Gesú stava parlando con uno che era andato a trovarlo di notte per evitare problemi con la sua categoria religiosa. Parlare con Gesú poteva rovinargli la reputazione. É un episodio che gli altri evangelisti non raccontano. Quando Giovanni scrisse il suo vangelo, i cristiani erano giá molto perseguitati. Nelle comunitá esistevano i “cripto-cristiani”, una specie di cristiani clandestini, che nascondevano la loro fede per paura. Erano bersaglio di polemiche e contestazioni da parte degli integralisti. L´evangelista, probabilmente, tira fuori (anzi, sembra di capire che, per il mio autore, Giovanni se lo sarebbe inventato di sana pianta) questo Nicodemo per dire alle comunitá che Gesú non maltratta il pauroso Nicodemo. Gli dice solo che la “vita eterna” richiede un cambiamento radicale, come una nuova nascita. Bisogna vedere il mondo e la vita con occhi diversi, e agire di conseguenza.
Poi Gesú continua il discorso: “Dio ha tanto amato il mondo, da offrire il suo Figlio Unigenito”. I nostri libri di devozione, per secoli e qualcuno ancora oggi, hanno spaziato in lungo e in largo su frasi come questa. Dio Padre aveva bisogno di ricevere in offerta il sangue di suo Figlio, era l´unico modo per riparare l´offesa che l´umanitá aveva ereditato da Adamo piú tutti gli altri peccati avvenuti in seguito e quelli futuri. Esistono molteplici descrizioni di Gesú sofferente e grondante sangue, e ci sono anche molte pratiche di pietá per consolare Gesú prendendo parte, a piccole dosi, al suo patimento. Santa Teresina, ad esempio, ha passato alcuni anni della sua vita ad offrire i suoi dolori per stare vicina a Gesú in croce.
Non é possibile che il Padre di Gesú abbia fatto questo. Sarebbe un orrore. E non aveva raccomandato ad Abramo di non uccidere suo figlio ma, al massimo, immolare un montone? I profeti e lo stesso Gesú affermarono ripetutamente: “Non voglio sacrifici, ma misericordia”. Gesú non é finito in croce perché voleva immolarsi, né perché il Padre voleva il suo sangue, ma perché é stato fedele al Padre fino all´ultimo. Se avesse detto ai Farisei e ai Sacerdoti: “Ritiro la parola, sono pentito, d´ora in poi non cureró piú nessuno di sabato, aiuteró a lapidare le adultere, apriró anch´io un tavolo di cambiamonete nel Tempio”, non lo avrebbero crocefisso. Forse gli avrebbero anche assegnato una Sinagoga importante, per mettere a frutto le sue qualitá di maestro. Ma non ha rinnegato niente, anzi, ha sfidato i giudei: “Distruggete questo tempio ed io in tre giorni lo ricostruiró!” Parlava del suo corpo, commenta l´evangelista. Diceva: so che volete ammazzarmi, ma quel che é giusto é giusto. E il giusto non muore.
“Dio non ha mandato al mondo suo Figlio per condannare il mondo, ma per salvarlo. Chi crede in lui non é condannato, chi non crede é giá condannato, perché non ha creduto nel nome del Figlio unigenito”. Quí é chiaro che l´intenzione di Dio é soltanto di salvare. É quello che Gesú ha sempre fatto: perdonando i peccati, liberando i peccatori dalle loro angoscie e sensi di colpa, e i malati non solo dalla malattia ma anche dai complessi di inferioritá e dall´isolamento. “I tuoi peccati ti sono perdonati”, e il paralitico, improvvisamente, riusciva a camminare. “Va e non peccare piú”. E l´adultera era prosciolta dalla condanna alla lapidazione.
C´é una contraddizione: “Chi non crede é giá condannato”? La letteratura spirituale e la predicazione di certa tradizione, anche su questo, si é ampiamente diffusa. Ancora oggi i pastori di alcune Chiese pentecostali spaventano a morte i loro fedeli descrivendo le pene dell´inferno, il fuoco, l´eternitá . Ricordo un corso di esercizi spirituali in seminario – il predicatori disse che sulle porte dell´inferno erano scritte due parole: sempre e mai. Sempre dentro, mai fuori!. No, per Gesú la questione non é che il Padre sia offeso e arrabbiato e voglia, per senso di giustizia, la punizione: questo é una proiezione dei nostri criteri umani. Il problema é quello della luce e del buio. Chi non accoglie la luce e preferisce camminare al buio, prima o poi si fa male, batte la testa. “La luce é venuta al mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre, perché le loro azioni erano cattive. Chi pratica il male odia la luce e sta alla larga dalla luce”. Sceglie di vivere nell´odio, nell´egoismo, nella ricerca di denaro e potere, ed é una vita amara e piena di sofferenza, una vita che non é vita. Cammina nelle tenebre e si condanna da sé: non vedrá mai altro che tenebre.
“Ma chi agisce secondo la veritá si avvicina alla luce, affinché sia manifesto che le proprie azioni sono realizzate secondo il volere di Dio”. Questa frase conclusiva é l´apice del discorso al cripto-cristiano. “Tu sei una brava persona, le tue opere sono buone, perció non devi avere paura di avvicinarti alla Luce. Non hai niente da nascondere”.
Sembra facile. Non siamo tutti, oggi, dei cripto-cristiani? Quante volte noi (e mi ci metto in mezzo anch´io) cerchiamo di vivere onestamente e di seguire il Vangelo in privato, occultando i risvolti piú polemici della nostra scelta! Le regole del mondo sono dettate dalla ricerca del potere, del denaro, dell´uso della forza, dell´imposizione della paura, della sopraffazione dei piú forti che non permettono ai piú deboli nemmeno di parlare. Noi aderiamo alla via di Gesú ma non ci esponiamo ad un punto tale da rischiare ritorsioni. Se no ci si scontrerebbe continuamente.
Gesú voleva che tutti i suoi discepoli fossero profeti: “I vostri figli avranno sogni, e le vostre figlie visioni”. Ma speriamo che sia comprensivo come lo fu con Nicodemo. Dicono che fu Karl Rahner che scrisse, dopo il Concilio Vaticano II: “Futuramente il cristiano sará un profeta, o non sará”. Noi, invece, viviamo il Vangelo interiormente. Misuriamo le parole, evitiamo i conflitti talvolta necessari. La vita controcorrente é troppo dura, e poi, caso per caso, quante volte si puó essere sicuri di essere nel giusto? La Luce é vicina, ma il passo che manca é difficile da decidere. Rimandiamo a dopo la morte la vita eterna, che dovremmo cominciare a vivere quí, affrontando, se necessario, anche le croci. Un cristianesimo clandestino, nel quale il Vangelo é solo un condimento saporito per rendere meno indigesta l´ingiustizia e la malvagitá quotidiana.

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