30 novembre 2010

NEL REGNO DELL´UTOPIA

Foto: una folla di Goiás.

Riguardo al mio ultimo post: un collega piú anziano, spagnolo, appena tornato da due anni di missione in Mozambico, mi avverte che il movimento carismatico non é piú tanto forte come lo si immagina. Pure i preti piú famosi delle "messe-show" - dice lui - stanno volando piú basso: chi per intervento di autoritá ecclesiastiche, e chi per malattia, depressione, forse ripensamento. L´entusiasmo popolare, secondo lui, é in calo, e il tempo si incaricherá di separare il grano dalla pula.

Nel frattempo siamo andati al Centro di Pastorale di Goiás per il tanto atteso incontro diocesano di coordinamento pastorale. I delegati si sono impegnati molto. Quanto ai risultati, vedremo! Tutti d´accordo, pare, nel denunciare che "viviamo immersi in un sistema economico neoliberale che promuove l´individualismo e l´esclusione e mette in primo piano come suo obiettivo il mercato, il lucro e il consumismo, relegando in secondo piano gli altri valori". E altrettanto nell´accusare "i mass media che servono questo sistema, lo diffondono e lo rafforzano". Effetti di questo mostro perverso sono la distruzione dell´ambiente, l´emigrazione forzata della popolazione, e lo scempio della famiglia con il capovolgimento dei valori, l´alcool e la droga. "Quando si tratta di dare la colpa agli altri - osserva la coordinatrice Carmen - ci troviamo facilmente in sintonia". A suo parere la condanna del sistema é tutta meritata, ma quella dei mass media é troppo unilaterale. Essi possono essere usati, e in parte lo sono, anche per creare una coscienza ambientale e tanti altri valori.

E noi, Chiesa di Goias, come siamo messi? La sintesi dei delegati non é stata lusinghiera: "poca coscienza politico-sociale, scarso senso della cittadinanza, non seguiamo l´operato dei candidati che abbiamo eletto e non ci manteniamo informati sulle politiche pubbliche. Al nostro interno abbiamo una montagna di attivitá suddivise in compartimenti, ogni pastorale é un cassetto - se ne apre uno e si chiude l´altro - con dispute di lideranza e una buona dose di individualismo". Verifica é il contrario di apologia. Non si puó cadere in depressione per questo tipo di analisi. Si dimenticano i lati positivi e si accentuano le magagne, nel tentativo di misurare la distanza tra il "sogno" (nel senso buono) e la realtá, per riprendere poi coraggio e andare avanti meglio.

Al ritorno ci ho ripensato, e mi sono chiesto: "Ci rendiamo conto della complessitá di quello che chiamiamo "sistema economico neo-liberale"? Di quanti fattori esso é composto? Noi ne parliamo "per summa capita", come se fosse un mostro diabolico, un complotto costruito da un gruppo ristretto di persone, gruppi di potere che si organizzano per accumulare a spese degli altri. C´é anche questo, ma c´é di piú. Il "sistema" é una tela inestricabile di interessi. É il "mercato". Dov´é che non arriva il mercato con i suoi vasi capillari e i suoi tentacoli?

Quella che denominiamo "opzione diocesana" é la scelta di camminare secondo il progetto del "Regno di Dio". É la nostra Utopia (non come vana chimera ma nel suo significato piú nobile, di progetto per un futuro possibile ma non a portata di mano). Non é nemmeno pensabile di realizzarla nel breve tempo della nostra vita. Cambiare il sistema é compito della societá civile. La Chiesa é fatta di cittadini che possono e devono stimolare e suggerire, ma non é un potere eletto e contrapposto. Non ne ha nemmeno la competenza. Basterebbe che i battezzati aprissero gli occhi e imparassero a proteggersi dall´ideologia del mercato che disarma le resistenze. E prendessero coscienza delle molteplici forme con le quali tale ideologia viene propinata attraverso l´infomazione, lo spettacolo, la scuola: e spesso, ben camuffata, anche per mezzo delle lezioni di morale e religione. Vale il tentativo di costituirci in una comunitá ecclesiale che pensi, agisca e viva l´ideologia del Regno dei cieli in contrapposizione all´ideologia del mercato. Questo é ció che si vuole ottenere da tutto il processo di preparazione e celebrazione della nostra 19a assemblea diocesana. Riuscirci sarebbe un successo.

Il ritorno in parrocchia é un atterraggio, perché qui questo progetto é recepito con gradi di intensitá e consapevolezza assai diversificati. Molti non sanno nemmeno che esista, altri ne hanno una vaga idea. C´é chi lo capisce bene e vi si ingaggia anima e corpo anche senza sforzi mentali. Adelaide (nome fittizio) é una lavoratrice domestica. Pochi studi e basso stipendio. É presente a tutte le riunioni e non interviene quasi mai. Ha imparato a leggere abbastanza bene, ma si esprime con scioltezza solo nei momenti di preghiera comunitaria. Tuttavia é sempre la prima a offrirsi per i servizi di pulizia, di cucina e di organizzazione della preghiera o degli incontri. La sua testimonianza é ammirata e compresa da tanti piú di qualsiasi intervento e discorso. Guai, peró, se non ci fosse chi fa gli interventi. Le persone come lei si alimentano della Parola di Dio che, pedagogicamente, ha bisogno dei nostri balbettii e dibattiti per arrivare al cuore di tutti.

Poi, come faccio sempre notare, in parrocchia c´é una miriade di chiese, gruppi religiosi e gente senza religione definitiva. A Itaberaí esistono vie con 5 chiese diverse, oltre quella cattolica. Per fare una bella liturgia ci bastiamo, ma l´Utopia del Regno é un processo che deve fare i conti con tutta la societá. Nelle religioni siamo degli inquadrati. Quanto piú abbiamo studiato la teologia o quanto piú siamo fedeli e devoti alla Chiesa, tanto piú siamo inquadrati. Come tali, abbiamo l´inclinazione a considerare fuori gioco quelli che non lo sono. Anche ai tempi di Gesú era cosí. In Israele c´erano centinaia di religioni e di idoli. Ogni popolo che in passato aveva invaso e soggiogato Israele vi aveva lasciato qualche idolo e qualche gruppo di devoti. "Niente é piú contrario alla veritá storica che immaginare un ambiente ebraico omogeneo, in Giudea o in Galilea" (André Charaqui, Iohanan, editora Imago). Gesú ci passava in mezzo e andava oltre. Nei Vangeli non si incontra nemmeno un intervento duro di Gesú contro il sincretismo o il pluralismo religioso. Lui si dirigeva ai pescatori, ai samaritani, ai pubblicani e perfino ai pagani. A quelli che erano fuori dalle inquadrature. Il cammino del Vangelo e del Regno oltrepassa di molto i confini delle singole Chiese o religioni.

Sono orizzonti lontani, speranze, mete che si scorgono soltanto con gli occhi della fede. Intanto, mentre si sogna il Regno, impariamo a vivere la fede nel mondo post-moderno, che é molto diverso da quello della mia infanzia e gioventú. Quando ero ragazzino, ogni mattina percorrevo 4 chilometri in bicicletta per andare a servire la messa. Sapevo a memoria tutte le risposte in latino, ma ero distratto. Il cappellano mi dava dell´oca e di tanto in tanto mi allungava anche un "cucco". Sono cose che non si fanno piú da molto tempo e oggi non sono nemmeno pensabili, ma la sensibilitá é ogni giorno piú esigente quanto alla coerenza. Se parliamo di amore e di comunitá, dobbiamo viverla ogni momento nei minimi dettagli. Al minimo sgarbo vero o presunto, le persone scompaiono per sempre. Non sentono nemmeno il bisogno di dirtelo. Hanno scoperto che la Chiesa di Cristo é molto piú grande della tua, o meglio, che si puó essere dentro alla tua Chiesa ed essere lontanissimi da quella di Cristo o essere fuori dalla tua e dentro a quella di Cristo. Stanno con noi a causa della fede in Cristo, e finché la sentono presente in mezzo a noi. Noi siamo costretti, per amore o per forza, a creare un clima fraterno e comunitario.

Forse i laici si fanno valere piú in questo modo che con il diritto di voto nei vari consigli di pastorale. Io rimango a bocca aperta per l´ammirazione di fronte allo stile evangelico che hanno imposto nelle nostre comunitá: accolgono la gente con abbracci e benedizioni. Appena arrivi, la coordinatrice di turno ti presenta la scaletta della celebrazione o della riunione: canti, letture, simboli, entrata solenne della Bibbia, eccetera. La gente ti saluta, ti benedice e chiede la benedizione: con sinceritá e spontaneitá, senza nessun indizio di formalismo, servilismo o bigottismo. Dopo, arrivano le espressioni di soddisfazione e i complimenti: se non dicono niente é segno che devi farti un´autocritica.

Il rapporto umano fraterno non solo tra i fedeli ma anche tra la gente e i preti, pur essendo fatto di piccolissimi gesti e parole, probabilmente é una delle conquiste piú belle e importanti e irreversibili (speriamo: ma gli imbonitori hanno molti canali televisivi, quindi non si sa mai!) del dopo-Concilio. Non ci incontriamo piú per osservare precetti o assolvere impegni ma per il piacere di vivere insieme il nostro cammino di fede. Non capisco come mai ci sia tanta gente che vuole ripristinare balaustre, tonache, proibizioni e separazioni. In uno dei nostri consigli é saltato fuori un seminarista che ha posto, con aria corrucciata, la grande questione: "Possono i laici leggere il Vangelo nella messa?" Ma non é che molti di loro hanno il libretto della liturgia quotidiana e si leggono le letture dei giorno ogni mattina prima del lavoro? E allora....!

22 novembre 2010

TRASGRESSORI SALVANO IL FUTURO?

Foto 1 e 2: la pianta di oiti che fa ombra davanti al mio cancello.

Il 20 novembre scorso era la "giornata della coscienza negra": una commemorazione nata dalle rivendicazioni di una delle tante culture oppresse. C´é un ampio movimento dei negri (cosí vogliono essere chiamati, per sottolineare l´orgoglio della razza contro le discriminazioni del colore della pelle sottinteso nell´aggettivo "pretos=neri") dietro di essa. La storia dei negri in Brasile é da strappare il cuore. Fu una delle schiavitú piú feroci della storia, cominciando dalla "tratta" e dalla commercializzazione che erano un autentico inferno, fino al 1884, l´anno della emancipazione ufficiale. E poi anche dopo, perché non avendo ricevuto dal governo nessun supporto per ricominciare una vita in libertá, molti si rassegnarono a continuare con gli stessi padroni di prima.

Come rivalsa essi hanno dato al Brasile la musica piú gioiosa del mondo, gli strumenti musicali e i ritmi seducenti (la musica popolare brasiliaina - MPB) diffusi ormai nei cinque continenti. Non é un mistero su cui dovremmo riflettere? Il Brasile ha adottato la loro cucina, la danza, il folklore, ed essi hanno influenzato profondamente la formazione della lingua, dello stile di vita, delle relazioni umane e della religione popolare. Sono un modello di resistenza: hanno risposto all´odio e alla crudeltá con le armi dell´amore. A Goiás la festa della Madonna del Rosario (in ottobre, per nove giorni di seguito), é l´occasione in cui essi possono presentare a un folto pubblico la loro ricchezza culturale e la faccia piú simpatica della loro umanitá. La cittá di Goiás fu per 50 anni (1725-75) una ricca miniera di oro, e lí si concentrava il maggiore traffico di schiavi. Il lavoro manuale delle miniere era tutto riservato a loro.

La devozione alla Madonna del Rosario fu introdotta in Brasile dagli schiavi tratti dalle coste dell´Africa, dove i domenicani li avevano iniziati a questo culto. La Chiesa missionaria fece poca opposizione al sistema schiavista, anzi, le Congregazioni religiose spesso si servirono di schiavi nei loro lavori manuali. Peró ebbe cura delle loro anime. Si racconta che il padre gesuita José Anchieta, una volta, camminó per 12 chilometri a piedi, di notte e sotto la pioggia, per portare l´unzione degli infermi a uno schiavo moribondo. Furono perfino dispensati dall´obbligo di sposarsi per avere figli, dal momento che l´indissolubilitá era in aperto conflitto con il "diritto" dei padroni di rompere le famiglie per venderli o comprarli singolarmente, e quindi era impraticabile. Nella nostra societá benestante e preoccupata per la sopravvivenza del proprio modello di vita é difficile che la gente si ricordi di come ha raggiunto l´attuale benessere e di quanto male ha fatto agli africani. Invece dovrebbe meditarvi sopra, per capire uno dei tanti motivi per cui tutto il sistema, oggi, traballa.

Come avevo giá annunciato, I responsabili della Diocesi di Goiás e delle sue comunitá di base, in questi giorni, sono concentrati nella preparazione della prossima Assemblea Diocesana prevista per sabato e domenica prossimi (27-28/11). Il Vescovo e il coordinatore diocesano di pastorale (il nostro Padre Severino), puntano a una verifica e una conferma dell´opzione fondamentale della Diocesi: essere una Chiesa Popolo di Dio secondo lo spirito del Vaticano II, in cammino verso il Regno, alla luce della Parola di Dio, ma con un impegno "samaritano" verso gli oppressi come parte essenziale dell´"essere discepoli di Gesú". Una Chiesa-rete di comunitá di base, quindi con uno stile e uno spirito laicale (non laicista) fondamentato nella essenziale vocazione battesimale a partecipare al sacerdozio di Cristo. Ma sono parole o fatti? Noi abbiamo questo dualismo da districare, mentre voi in Italia organizzate il Consiglio di Stato per decidere il destino di Berlusconi.

Non so se l´avete letto, ma nel post di alcuni giorni fa avevo segnalato che per mantenere viva la speranza bisogna leggere il nostro percorso e quello di tutta la Chiesa come un processo, e non come eventi singoli che si esauriscono nel momento in cui avvengono. L´avevo appena scritto, ed ecco che incontro un collega giovane che vive la passione delle nostre scelte pastorali, e mi dice: "Prepariamo un´Assemblea sognando di portare avanti una Chiesa cosí, ma non so se ci riusciremo, perché la nostra pratica conduce verso la direzione opposta". É vero anche questo: c´é un processo in una direzione, e un altro processo nella direzione opposta. C´é anche qui una fetta di Chiesa che si vuole occupare piú di preservare la struttura pré-conciliare che di seguire Gesú Cristo. Restringono lo spazio dei laici, sottolineano la separazione tra clero e laici, proibiscono la lettura liturgica alle donne, trascurano le pastorali sociali e centralizzano la vita della Chiesa nel Tempio. Et alia huiusmodi. Alcuni cominciano dal seminario a programmare la loro prossima collezione di stole, tuniche e arredi da sacra boutique. É l´aria che tira.

Esiste anche, tra noi, una nuova fattispecie di trionfalismo che si impone con il fervore religioso e una buona dose di eccitazione emotiva. La spettacolaritá delle sue messe attrae i giovani. Le sue reti televisive entrano in ogni casa e tengono compagnia alle donne affacendate e ai malati. In quale direzione stanno andando? Nessuno lo sa con sicurezza. La nostra "forma mentis" istituzionale ci fa credere che siano nostalgici della Chiesa preconciliare, ma non é detto! Sono molto diversi dagli integralisti dei secoli scorsi: non si alzano all´alba, non fanno penitenze e non si flagellano, amano un certo sfarzo nel culto, celebrano matrimoni da favola e predicano la "certezza che Dio ci perdona tutto". Le loro prioritá sono il canto e preghiera di lode e il "sentire" lo Spirito Santo quasi come loro proprietá privata e individuale. Esibiscono fortemente le loro conversioni, le esperienze di Dio personali e individuali, il ritrovamento del "senso" della vita.

É un movimento (mi pare) che non dialoga con la cultura del nostro tempo e non é in grado, né si cura, di "rendere ragione della nostra fede" (vedi prima lettera di Pietro) ai critici e agnostici di oggi. Peró condivide lo stesso spirito individualista, esibizionista e consumista. Ostenta senza patemi d´animo, una religiositá anti-moderna. E fa successo. Nello stesso tempo porta dentro alla Chiesa la ricerca dello spettacolare. Si muniscono di un corredo elegante e colorito per servire all´altare: una tunica per ogni colore del tempo liturgico. Sono ricercatissimi negli arredi e nelle decorazioni floreali. Dove possono, impongono l´annuncio del nome e cognome del lettore prima di ogni lettura della messa. "Chiediamo ai padrini di comprare un asciugamano ben ricamato, da passare sul capo del bambino dopo il battesimo" - insiste una coordinatrice della pastorale battesimale. E aggiunge: "In diverse parrocchie della capitale lo fanno giá!". Ma é pur sempre un movimento che riempie dei vuoti e va incontro a un sentimento o a un bisogno popolare.

Questo fenomeno é uno dei frutti del cambiamento epocale? É possibile. Gli equilibri del mondo sono instabili e il prossimo futuro si preannuncia sempre piú tempestoso. Come fa notare il giornalista brasiliano Boaventura de Souza Santos, abbiamo appena visto Obama, Presidente degli Stati Uniti, implorare la Cina e altri paesi emergenti di non utilizzare le barriere doganali e gli interventi sul cambio contro il suo paese - che ne ha sempre fatto uso contro gli altri - perché "un´economia americana forte serve a tutti". É il crepuscolo di una civiltá, affermano alcuni pensatori. Ed ecco che, mentre i teologi si sforzano di trovare formulazioni della fede comprensibili e accettabili per la societá attuale (post-moderna), ed altri si spaventano e cercano di restaurare ció che fu, si solleva un´onda anomala e trasgressiva che dá un calcio sia al presente che al passato. É difficile da inquadrare. Bisogna stare a vedere come si sviluppa. Spesso, nella storia, i trasgressori hanno salvato il futuro. L´apertura del Cristianesimo al mondo pagano fu opera di Paolo, un carismatico due volte trasgressore: passó dalla condizione di fariseo, cioé giudeo rigoroso, a quella di convertito alle prime comunitá giudaico-cristiane; e poi da quelle ad un nuovo tipo di comunitá formate da pagani che accettavano Gesú ma ignoravano e rifiutavano la legge mosaica.

Sperando di non scandalizzare, aggiungo che l´Antico Testamento ci offre una rassegna di trasgressori che salvarono il futuro. Ruth, figlia di Noemi che era rimasta vedova dopo avere emigrato in terra di Moab per sfuggire alla siccitá, seduce Booz, un proprietario terriero di Moab, parente del proprio defunto padre, per riscattare il seme di sua madre. Simbolicamente, va a spigolare nel suo campo di grano: vuole raccogliere i semi che lui ha lasciato indietro durante il raccolto. Poi lo ubriaca e si fa ingravidare sotto la tenda, accanto al faló. Si scopre poi che Booz era discendente di Farés, il figlio nato da Giuda in una unione trasgressiva con la nuora Tamar. Ruth, a sua volta, é discendente di Moab, figlio incestuoso di Lot con la sua figlia piú vecchia. Dall´unione dei due discenderá il re Davide, da cui discendono Maria e Gesú, il Messia. (Cfr. A Alma Imoral, di Nilton Bonder, editore Rocco, 1998).

"Il futuro si costruisce solo con ció che non c´é mai stato - la trasgressione di un presente o di un passato" (A alma imoral - Nilton Bonder).

"O que será será", ma di sicuro dovremo convivere con questa ed altre "nuove onde" per molto tempo. E dovremo amarci ugualmente da buoni fratelli pure nel conflitto, perché se vogliamo l´ecumenismo di tutte le fedi religiose non possiamo scannarci tra di noi. Dovremo farlo senza perdere di vista il cammino e la meta e migliorando sempre piú la fede, la consapevolezza, la pratica. Le situazioni conflittuali non sono novitá nel percorso cristiano. Il Nuovo Testamento ne é pieno. "É con la perseveranza che conquisterete la vita!" - affermava Luca nel brano di Vangelo di domenica scorsa (21, 19).

Questa sará la 19a Assemblea della nostra Diocesi. La prima fu nel 1968, per dare inizio al percorso post-conciliare. Per capire che cosa significhi l´Assemblea per noi, dovrei tradurvi tutta la storia che ho giá steso in un librino in portoghese e ho sintetizzato in alcune pagine del nostro Diretorio Diocesano. Vi risparmio perché é lunga anche la sintesi. Quí si tratta di fatti e di vite umane, non di tesi di teologia pastorale: perció a sintetizzare troppo si perde la sostanza, che é la passione (il pathos) della vita vissuta. Abbiamo attraversato serie difficoltá per amore al Vangelo, ai poveri e alla Chiesa e siamo qui. Abbiamo davanti alcuni frutti buoni del nostro lavoro, ma anche parecchie nuove sfide.

Il vescovo dom Demetrio Valentini scrive un articolo per avvertirci che a Roma si sta riunendo la Commissione Preparatoria del Sinodo delle Americhe. Non si sono ancora visti risultati forti di questi sinodi continentali, ma la loro ragione di essere é importantissima. La Chiesa ha bisogno di "inculturare la fede" nelle singole culture, diversissime da un continente all´altro e all´interno di ciascun continente. L´Europa si vanta di essere il frutto di una inculturazione del cristianesimo, nato nel giudaismo, dentro al mondo greco-romano: che ha dato frutti ricchissimi, pure con parecchi aspetti discutibili, in contraddizione con le sue radici evangeliche. In America, specialmente in quella latina, la fede é arrivata con tutto il suo bagaglio di culture europee. É arrivata con la croce accompagnata dalla spada. C´é stata una catechesi forzata. L´inculturazione, se c´é stata, é avvenuta nella religione popolare negra e cabocla, che non si é mai integrata e non é mai stata accettata pacificamente dal clero. Ora bisogna superare la fase infelice della colonizzazione, affinché questi popoli possano rivolgersi a Dio nel loro modo di essere.

Ma perché sto a scrivere queste cose? In certi momenti mi sembra tutto un sogno o un bla bla bla inutile. Stasera c´é un sereno smagliante, le stelle sono cosí vicine che si fa fatica a credere alle distanze di miliardi di anni luce. Poco fa ho visto un meteorite attraversare metá del cielo come un razzo. Il creato di Dio invita alla pace. La strada del vangelo, invece, é sempre turbolenta. Due ore fa, nella messa, il Vangelo di Luca raccontava di come Gesú affrontasse apertamente le autoritá per la loro falsa religiositá, e come quelli progettavano di ammazzarlo mentre la gente, invece, ne era entusiasta. Peró lo stesso Luca racconta poi che quando Gesú fu inchiodato sulla croce la gente rimase a guardarlo da lontano, senza farsi avanti a difenderlo. É cosí che vanno le cose. La gente normale pensa a cose piú semplici, ad apprezzare e godersi le bellezze che Dio ha creato. Le prime parole che mi sono state rivolte questa mattina appena alzato sono quelle di una donna delle pulizie del comune che, raccogliendo con la scopa i frutti di oiti caduti sull´asfalto guardava con ammirazione la bella pianta che ho davanti a casa e commentava: "Padre, immagini questo bell´albero nella foresta, dove ci sono pacas e altri animali selvatici che fanno festa con la sua frutta!".

E per finire, ho qui un articolo di Frei Beto (Adital) che ci racconta: la Russia ha soppiantato l´America nel primato di commercio di armi. Tutti i paesi ricchi si arricchiscono, oggi, vendendo armi ai paesi poveri. L´America Latina negli ultimi anni ha quadruplicato le spese militari. E il Brasile di Lula non é da meno: "Nel dicembre del 2002, quando Bush chiese a Lula il sostegno del Brasile nell´invasione dell´Irak, il presidente eletto rispose: "La nostra guerra non é per togliere vite ma per salvarle. Noi combatteremo la fame!" Peró, poi, destina 13 miliardi al riarmo e 12,5 miliardi alla lotta contro la fame. Noi cattolici (e i vescovi) dobbiamo difendere la vita anche contro queste spese militari e contro le guerre, e non limitarci alla difesa dei nascituri o dei moribondi - é ció che sostiene il frate domenicano scrittore e giornalista.

E il 20 novembre scorso era la giornata della memoria delle vittime della strada. Cito ancora da Frei Beto (Adital): "Secondo l´Organizzazione Mondiale della Sanitá (OMS), muoiono nel mondo di violenza nella circolazione stradale, ogni anno, circa 1 milione e 200 mila persone. I feriti e/o invalidi sono piú di 20 milioni". In Brasile i morti sono circa 45 mila ogni anno, e i feriti 200 mila. Si punta a un aumento di potenza delle macchine e delle moto, che fanno tirare l´economia. C´é da stare allegri!

16 novembre 2010

FESTA DELLA REPUBBLICA

Foto: 1) Rio attuale, Piazza della Repubblica; 2) La Repubblica di oggi; 3) La Piazza dei Tre Poteri disegnata da Niemeyer in Brasilia.

Alcune notizie terra terra. Il nostro Padre Severino é in ferie. Buon per lui. Mercoledí 10 ho portato don Eligio a Goiania per una pulitura alle pupille. Accusava cali di visione, nonostante avesse tolto le cateratte. Il medico ha lavorato parecchio col laser, e a suo dire non ha raggiunto perfettamente il suo scopo. Peró don Eligio ci vede bene: ha solo dei cali di vista ogni tanto. Io ho fatto una gran fatica nonostante il tempo clemente, perché Goiania é una cittá troppo grande con molto traffico e complicata.

Il Centro Biblico ha annunciato il tema della prossima Campagna della Fraternitá: "Fraternitá e vita del pianeta". Quindi dedicheremo le riflessioni di quaresima all´ecologia. Tema fondamentale, che tuttavia perde ogni giorno consistenza pratica di fronte alla distruzione che avanza. Io sono un pó sconsolato. Chi affronta l´imprenditoria che, in un momento di crisi, rivendica sempre maggiore libertá d´azione? E i lavoratori, che si lamentano e criticano sommessamente per non perdere il lavoro, e non si organizzano per far valere i propri diritti, non solo ambientali ma anche tutti gli altri. Temo che noi usiamo registri ormai superati, e le nuove generazioni (la stragrande maggioranza) si pongono altre prospettive o hanno altri problemi da risolvere prima.

Chi scoppia di salute (economica) é, invece, la Congregazione dei Redentoristi, che progetta (cosí corre voce) di costruire a Trindade (GO) un nuovo santuario al Divin Pai Eterno con una capienza di 700 mila fedeli, in sostituzione di quello attuale costruito pochi anni fa in sostituzione dell´antico. Cosí a Trindade avremo tre santuari. Tutto questo in decorrenza del successo (ben appoggiato sulla rete televisiva Santuario) di questo tipo di devozioni che rendono bene anche finanziariamente. Qualche volta in detrimento della coerenza con principi non negoziabili.

Il comune di Itaberaí ha indetto per domenica prossima le elezioni del Consiglio Tutelare per i minori. Tutte le entitá, parrocchia compresa, presentano i propri candidati. É uno strumento democratico per andare incontro ai tanti problemi di violenza sui minorenni, ed é fondamentale partecipare per evitare che il Consiglio sia solo un gruppo di stipendiati per dare fumo negli occhi.

15 novembre, festa civile: anniversario della Repubblica. Non é cambiato niente nella mia giornata, ma é pur sempre una festa importante: perché é la memoria di un passo avanti verso una comunitá di uguali.

La Repubblica Federale del Brasile é nata il 15 novembre1889. Pose fine alla sovranitá dell´Imperatore Dom Pedro II. Fu dichiarata solennemente nella piazza che poi divenne la bellissima Piazza della Repubblica, a Rio de Janeiro, che fino agli anni 60 é stata capitale del Brasile. Le repubbliche, nonostante il bellissimo nome (res publica = cosa pubblica), nascono come possono: spesso malamente, con un atto di forza di un gruppo ristretto. Questa é sorta da un colpo di stato militare, peró incruento, organizzato dalle logge massoniche. Prese il potere il maresciallo Deodoro da Fonseca, che depose l´imperatore e il Consiglio dei Ministri dell´Impero e li sostituí con un Governo provvisorio repubblicano, di cui fu "eletto" Presidente. I nuovi ministri furono scelti tra i personaggi di maggiore spicco della massoneria, ed erano tutti (o quasi tutti, non ne sono certo) militari. Qualche cosa di buono lo dobbiamo anche alla massoneria: ha aperto la strada a una visione piú aperta della societá e ai diritti dell´uomo e del cittadino, pur con tutti i limiti dell´epoca. Allora potevano votare solo gli uomini di sesso maschile (dei gay la storia non dá notizia) e possidenti. Il primo sindaco di Itaberaí fu eletto, un paio di anni dopo, da soli sei elettori.

Il vescovo Dom Demetrio Valentini, in un articolo (Adital), fa notare che la nostra settimana della repubblica termina con la festa di Cristo Re. "Repubblica e Regno - sembra perfino una cosa combinata" - osserva il vescovo. Poi spiega che le due cose non si escludono ma devono essere mantenute separate. Il Regno dei cieli é la pienezza della vita, che si cerca di concretizzare un poco ogni giorno ma sará completa solo nell´"ultimo giorno". É una promessa di Gesú Cristo a cui noi aderiamo liberamente, attraverso un atto di fede che non puó essere imposto da nessun potere e nessuna legge. La Repubblica, invece, é la cosa di tutti, anche di quelli che non hanno una fede. Essa riguarda la vita concreta di oggi, quí su questa terra, per la migliore convivenza e la maggiore felicitá possibili dei suoi cittadini. Ogni cristiano puó e deve contribuire da cittadino anche con la ricchezza del suo patrimonio di fede, ma in condizione di paritá con gli altri cittadini. Chi usa le prerogative o i "poteri" che gli provengono dalla fede per forzare le coscienze dei cittadini a votare candidati o leggi dello Stato Repubblicano "come obbligo di fede o morale cristiana", commette una violenta invasione di campo.

A questo proposito, continuano strascichi di malumore per la recente campagna elettorale: la partita non é ancora chiusa. Non certo per la vittoria di Dilma, che ora sta lavorando alla composizione del suo prossimo esecutivo e giá partecipa alle ultime decisioni di Lula; ma per gli interventi inopportuni di tre vescovi, e in particolare di uno che ha diffuso volantini calunniosi in cui diffidava i cattolici dal votarla come sostenitrice dell´aborto. Anche dom Tomás ha scritto un articolo in cui afferma che in questa campagna il Papa e la fede sono stati usati per manipolare gli elettori.

Di solito - osserva il teologo José Comblin in una lettera abbastanza veemente a un amico teologo (Adital) - quelli che fanno queste incursioni in nome della fede, si dicono difensori della vita e lottano contro la depenalizzazione dell´aborto. Si credono difensori della vita perché condannano l´aborto, e usano un linguaggio violento, di condanna. "Si dá il caso che la Chiesa condanni l´aborto da sempre e ha stabilito una scomunica per tutti quelli che vi partecipano. In Brasile c´é una legge che lo criminalizza. Nonostante questo, il Brasile é uno dei paesi con maggior numero di aborti. C´é chi afferma che ogni 5 donne, una ha giá praticato un aborto. É sempre un aborto clandestino, e naturalmente é compiuto nelle peggiori condizioni possibili per i poveri. Poiché per quelli che hanno condizioni di pagarle ci sono cliniche ben equipaggiate, conosciute ma mai denunciate nemmeno dalla Chiesa. Su queste cliniche il potere giudiziario chiude pudicamente gli occhi. Alla fine dei conti si tratta di persone importanti. La legge non ha nessun effetto. I difensori della vita non difendono niente: parlano, parlano, ma le loro parole non hanno alcun effetto. Condannano e condannano, ma il delitto viene compiuto nella massima indifferenza. Parlano, e non succede niente. Impediscono allo Stato di depenalizzare, ossia, sono difensori dell´aborto clandestino, che é la situazione attuale".

"Giá che il documento era firmato da vescovi - continua Comblin - mi aspettavo che spiegassero che cosa stanno facendo nella pastorale della loro diocesi per lottare contro l´aborto clandestino, e facessero proposte ai candidati con base nelle proprie esperienze pastorali. Ma non c´era niente di questo nel manifestino. Sarebbe stato interessante sapere come faceva la pastorale diocesana ad evitare gli aborti. Ma non c´era nulla. I vescovi gridavano, spaventavano, condannavano, ma non dicevano quello che facevano. Alcuni lettori hanno pensato: giá che non parlano della loro pastorale per evitare l´aborto, dev´essere perché questa pastorale non esiste. Parlano contro l´aborto, ma non fanno nulla per evitarlo. Condannano e basta".

"Invece potrebbero fare molte cose. Molte donne che vogliono abortire, sono angustiate, sperdute, disperate che si sentono in una situazione senza uscita. Molte vogliono l´aborto perché i loro genitori non accettano il parto. Altre sono costrette dall´uomo che le ha stuprate, e che puó essere il loro stesso padre, un fratello, uno zio, un patrigno. Altre sono disperate perché l´impresa in cui lavorano non permette loro di avere un bambino. Altre sono lavoratrici domestiche e la padrona non accetta che debbano occuparsi di un bambino. Dunque queste ragazze vivono nell´angoscia e non sanno cosa fare. Non ricevono cure mediche, non ricevono consigli, non ricevono sostegno morale né materiale, perché tutto é clandestino e non osano nemmeno parlarne ad altri se non alle amiche piú vicine. Non trovando alternative, controvoglia e con molta sofferenza ricorrono all´aborto. La Chiesa non le ha aiutate quando avevano bisogno di aiuto". "Siamo tutti colpevoli, tutti complici per omissione e, in primo luogo, dovremmo chiedere perdono per la nostra negligenza invece di accusare queste donne".

"Non ha senso dire che sono contro l´aborto e che sto difendendo la vita se non faccio nulla. Non sto difendendo nessuna vita e l´aborto sta lí, e non faccio niente. Il governo ha una legge che criminalizza l´aborto e questa legge non viene applicata. Serve solo a rendere clandestino l´aborto, cioé, a farlo praticare nelle peggiori condizioni fisiche e morali possibili, salvo per le persone di buona condizione. Questa legge non é applicabile e la Chiesa nemmeno osa chiedere che venga applicata. Sarebbe necessario costruire migliaia di penitenziarie e mettere in prigione forse un milione di donne. La Chiesa non chiede questo e si rassegna all´aborto clandestino. In pratica non fa nulla contro l´aborto clandestino".

"Esiste l´alternativa alla depenalizzazione, che per i nostri difensori della vita é la proposta di Satana. Il ricatto dei cosiddetti difensori della vita ha fatto sí che tutti condannino la depenalizzazione, come fa la Chiesa. Chi sono io per giudicare? I vescovi del Regionale Sud 1 ritengono che sia meglio l´aborto clandestino. Chi sono io per discutere? Tuttavia, avrei il diritto di chiedere piú discrezione e umiltá, perché alla fine dei conti siamo tutti complici per omissione se non facciamo niente per prevenire gli aborti cosí numerosi in Brasile. La condanna é inoperante. Ma una pastorale della famiglia o una pastorale specifica per questo problema potrebbe evitare che molte donne angustiate e disperate debbano ricorrere all´aborto che nessuna donna chiede senza piangere. Perché aspettare a sviluppare questa pastorale?"


E conclude: "Allora, quale testimonianza ha dato la Chiesa con questo volantino elettorale?" Firmato: José Comblin, grande peccatore e complice per omissione.

Commento mio, a mó di mediazione: la pastorale deve studiare una proposta di depenalizzazione che non risulti in una approvazione dell´aborto e non possa essere confusa con essa. Per esempio: le ragazze in situazione disperata possono presentarsi ad un "comitato famiglia", da istituirsi in ogni comune, senza essere denunciate e con diritto alla privacy. Il comitato provvederá ad assisterle nel parto e a trovare chi adotti il figlio, nel caso che la partoriente si trovi nell´impossibilitá di tenerlo con sé. La Chiesa, che ha chiesto di non sopprimere il feto, potrebbe fare la sua parte accogliendo i bambini nei palazzi vaticani o presso famiglie cattoliche e nei conventi di suore disponibili. É una cooperazione possibile tra la Repubblica e il Regno?

8 novembre 2010

IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO

Foto: 1)Acerola coi frutti maturi; 2) Fiori di jambota, un altro frutto tropicale piú bello che saporito (gusto di cetriolo).

La sveglia del cellulare scatta alle sei e quindici. É ancora buio pesto con questo orario legale. L´allarme é una musica con molto ritmo ma una melodia sommessa e soave, accompagnata da una voce che sussurra "tam, tam, tam": fa piú da ninna nanna che da sveglia. Cosí poltrisco ancora per qualche minuto. Scatto alla strombazzata di clacson del pulmino che passa a raccogliere gli studenti per portarli a scuola. Le ramazze delle donne della nettezza urbana strisciano giá sull´asfalto della via per ammucchiare immondizie e foglie secche. Mentre faccio la doccia il mio cagnolino comincia a guaire sotto il portichetto, a bassa voce come se parlasse da solo. É la sua preghiera del mattino. Metto su il caffé e apro la porta per andargli a dare il cibo. Non prima che abbia terminato il suo rito di lode: fa alcuni inchini fino al pavimento, poi mi salta addosso ripetutamente mettendomi le zampine sporche sul petto e strofinando su di me il musetto che ha scavato nel fango. So che vorrebbe arrivarmi al viso, ma non glielo permetto. In seguito si butta in terra di schiena. Annaspa con le zampine in aria in attesa di una carezza. Infine, striscia col musino a terra fino ai miei sandali e mi morde affettuosamente con passione. Lo interrompo spingendolo lontano coi piedi e vado a riempire il suo piatto di mangime. A quel punto lui si tuffa nel cibo, ed io posso finalmente andarmi a sorbire il caffé davanti al computer, mentre dó un´occhiata ai giornali e alla posta elettronica.

Il mio cagnolino si chiama Vico. É un bastardo mescolato a una razza americana. Porta i colori della juventus. Gli ho affibbiato quel nome con l´intento di farne un filosofo, ma lui non ci sta. Della libertá di pensiero non gliene frega niente: per un barattolo di biscottini rinuncia a qualsiasi veritá (forse é un relativista?). Gli piace solo saltellare, scavare buchi, mangiare e dormire.

É arrivato un messaggio del teologo e storiografo Eduardo Hornaert, prete sposato, olandese ma residente in Brasile da 50 anni. C´é un sacco di gente che passa e ripassa gli articoli di queste persone. Spesso sono interessanti. Eduardo dice che gli esseri umani hanno una inclinazione letale a cambiare il destino e la qualitá delle proprie invenzioni e scoperte: da strumenti di vita in strumento di morte. Fu cosí - scrive - quando inventarono l´aereoplano. Erano tutti felici di poter finalmente volare, ma subito dopo si videro aerei sganciare bombe micidiali sulle cittá, massacrando cittadini inermi. Gli scienziati non avevano nemmeno finito di studiare la sfruttamento dell´immensa energia dell´atomo, che giá i cervelloni militari avevano bombe atomiche pronte. Le lanciarono sulle cittá giapponesi, provocando una strage mai vista prima. Ora é la volta di internet e del telefono cellulare. In teoria sono invenzioni meravigliose, che dovrebbero migliorare le relazioni umani e farci sentire un´unica comunitá sul pianeta. Invece sono usate per riempire le nostre poste elettroniche di messaggi negativi e mortiferi. Specialmente contro la Dilma, nella recente campagna elettorale, é stato usato di tutto. L´odio e la volontá di distruggere il "nemico" ha scatenato una guerra elettronica.

"Dalla cassetta elettronica sono usciti i demoni del maschilismo, del fanatismo religioso, delle bugie sfacciate, delle ironie di cattivo gusto e delle battute sciocche contro l´onore, delle insinuazioni cattiveriose, delle accuse infondate, delle invenzioni di fatti presunti, delle ingiurie dirette e, infine, delle grossolanitá di ogni tipo". "A un certo punto ho avuto vergogna di appartenere alla razza umana, che si mostra capace di simile bassezza. I messaggi mi sembravano un assalto a mano armata. Dietro le parole ho presentito persone disposte ad aggredirmi, nascoste dietro la maschera di internet, coperte (in parte) dal mantello dell´anonimato, hackers senza scrupoli che si sentono a loro agio per buttarmi in faccia tutti questi rifiuti".

Leggendo le notizie del Corriere mi viene questa specie di verso: "Noemí, Rubý, euro, regali e Perla". Sono gli ingredienti delle notti berlusconiane, ma io faccio finta che sia un passaggio dell´Orlando Furioso. Ai tempi di Ariosto queste cose accadevano nei sacri palazzi abitati da Alessandro VI, Giulio II e Leone X. Lí si esercitavano tutti e sette i vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia. Adesso accadono nei palazzi profani, che per fortuna appartengono a un potere repubblicano e democratico. Dico per fortuna perché si puó eseguire un cambio di guardia senza spargimento di sangue. I palazzi della Chiesa sono diventati piú seri, ma non mancano monsignori ed eminenze ammiccanti, sorridenti e indulgenti nei confronti di politici bestemmianti, impietosi verso i piú deboli, e debosciati. In cambio di che?

Giá nella Bibbia la corruzione era arcinota, e affliggeva il giusto di Javhé. Salmo 53: "Dice l´insensato nel suo cuore: Dio non esiste. Si sono corrotti, praticano azioni abominevoli". "Sará che i malfattori non si accorgono, essi che divorano il mio popolo come se mangiassero pane, e non invocano Dio?" Il testo del salmista, che noi leggiamo come preghiera, attribuisce la corruzione all´ateismo: ma non é piú cosí, se mai lo é stato. Ci sono atei molto onesti, e sedicenti cristiani marci fino alle radici. E non parliamo di Paolo apostolo, che ammonisce piú volte le comunitá a non accondiscendere ai costumi pagani, e scrive lunghe liste di vizi da non nominare neppure (nec nominentur in vobis, ripeteva il nostro professore di morale Mons.G. Pistoni): "fornicazione, impuritá, libertinaggio, idolatria, superstizione, odio, discordia, gelosia, invidia, ira, rivalitá, divisione, settarismo, invidia, ubriachezza, orgie, e altre cose del genere". (Lettera ai Galati, 5, 19). Lui peró scrive a comunitá di neo-battezzati e stimola a lasciarsi guidare dallo Spirito, non dal timore della "legge".

Obiettivamente, peró, il male non é tutto da una parte e il bene non é tutto dall´altra. Siamo nella stessa barca, e siamo tutti un pó contaminabili e contaminati. Sul piano personale l´unica distinzione possibile é tra due progetti di vita. Chi si consacra alla ricerca del potere, del denaro e del successo, apre il cuore alla corruzione e dá via libera a tutti gli istinti piú perversi. Chi si consacra a Cristo e prende sul serio il battesimo, si mette a disposizione dello Spirito per farsi aiutare a curare la propria umanitá dal male. Sul piano politico-sociale, da una parte ci sono strutture di ingiustizia e di morte, dall´altra tentativi di cambiamento: la lotta per una societá diversa é l´unica alternativa per non essere complici del male. Cristo é il nuovo fermento che aiuta gli esseri umani a risanarsi individualmente e costruire strutture sociali, politiche ed economiche sane al servizio della vita. E mettiamoci pure gli atei: quelli di loro che hanno la passione per l´uomo e perseguono la giustizia e la veritá, spesso ci danno una bella lezione. Per me sono della squadra di Cristo anche loro, ma non diciamoglielo, se no si offendono.

Penso queste cose mentre leggo i salmi del mattutino e delle lodi. Sono comodamente seduto su una sdraia di corde di nylon, e davanti ho il giardino (chiamiamolo cosí) splendente ed esultante sotto la pioggia. Il cielo é plumbeo. Ad un tratto battono le mani al cancello. É una donna coperta di stracci, tutta bagnata, che chiede aiuto "per dare il cibo a tre bambini!". "Qualsiasi cosa" - sussurra piagnucolando. "Ah, mi servirebbe pure qualche camicia vecchia per mio marito che lavora da manovale". Sará vero? Le dó quello che mi resta: una lattina di olio, due chili di riso, mezzo formaggio e due monete da un reale. In casa tengo poco perché vado quasi sempre a pranzo in canonica. Beati i poveri, beati gli afflitti" é il vangelo della festa di tutti i santi. Mi sono sempre fatto prendere di sorpresa da questo dubbio: Gesú ha detto che sono beati, ma loro lo sanno? Da noi cristiani no di certo, perché abbiamo cambiato le carte in tavola. Per noi sono beati quelli che hanno ottenuto un riconoscimento ufficiale, e i santi sono una collezione di statuette.

É meglio che faccia un salto a vedere come sta don Eligio. E a consultare l´agenda assieme a lui, perché Severino si é preso venti giorni di ferie e ci siamo solo noi due. Il nostro anziano si é un pó ripreso ed é giá al lavoro. Lo fermo appena in tempo perché sta giá mettendo in moto la macchina. Mi racconta che anche stanotte ha dormito poco bene. Ripassiamo insieme gli impegni della giornata, e io ne approfitto per bere un secondo caffé, quello della Vicentina, che due non fanno male. É da quando don Eligio ha dato segni di guarigione che non faccio piú esequie. Le assorbe tutte lui ed io non vengo manco a saperlo. Abbiamo ogni sera confessioni o prime comunioni, una comunitá per ciascuno. Mentre faccio un salto al quartiere del Lago Primavera, mi imbatto in un´ennesimo incidente di moto. Il traffico di Itaberaí é una strage. Non osservano il codice, fanno gli spericolati, e finiscono in ospedale o al cimitero prima del tempo. C´é un ragazzo sanguinante sdraiato sull´asfalto. Si lamenta forte. Ci sono giá i soccorritori, non mi posso nemmeno fermare per raccogliere notizie perché la via é intasata. Mi fanno imboccare una deviazione. Al Lago Primavera sto facendo costruire un piccolo Centro Comunitario, il primo di quella piccola comunitá ancora incipiente. Il quartiere é nuovo, con le vie ancora senza asfalto, e quella costruzione ci servirá per gli incontri serali di preghiera, la lettura biblica e le prime iniziative sociali quando ci saranno.

Ritorno in casa per spedire ai parroci, alle suore e ai laici della Regione Urú la relazione della nostra ultima assemblea. Abbiamo fatto una verifica condivisa su questo tema: "Che Chiesa siamo? Indicare le situazioni e contraddizioni che ci impediscono di essere una Chiesa come vorremmo essere!". É saltata fuori una lista in quindici punti. Vi cito i piú ripetuti: 1) La gente non conosce il progetto diocesano. 2) La vita é di corsa e rimane poco tempo per il Vangelo. 3) La Chiesa che possiede la midia trasmette un messaggio e un modello diversi. 4) I movimenti sono slegati dalla pastorale diocesana. 5) Ci sono preti, suore e laici che non aderiscono alle scelte pastorali della Diocesi. 6) Tendenza a valorizzare gli eventi invece di dare valore ai processi educativi meno appariscenti ma piú profondi. Sintetizzati cosí possono sembrare messaggi cifrati, ma non posso fare di piú. É la fotografia, purtroppo, della nostra realtá contraddittoria.

Questa é la cruda realtá, e c´é anche di peggio. Col tempo io mi sono convinto che é inutile pestare i piedi o invocare l´eroismo, il sorgere di profeti che si immolino per contrastare l´andazzo. Noi non siamo eroi, non siamo perfetti, e suppongo che abbiamo tutti, o quasi, qualche pecca che non vorremmo fosse messa in pasto al pubblico. Perció non abbiamo il diritto di esigere dagli altri ció che manca anche a noi. É meglio che ci mettiamo a lavorare, per essere fermento della trasformazione del mondo con la dolcezza e la persistenza nel seguire il Vangelo e testimoniarlo, pure senza eroismi. É coerente ed evangelico: "sale della terra", "luce del mondo", "pugno di lievito". Penso che nessuno si prenderá la briga di inchiodarci su una croce, ma la nostra croce l´abbiamo giá: é questa continua insoddisfazione, inquietudine e frustrazione per come vanno le cose del mondo.

Un amico modenese, che scrive ogni tanto sul sito di Padre Bergamaschi, sostiene che la Chiesa é incapace di cambiare il mondo perché é interclassista. Un briciolo di veritá c´é, mi pare, nel senso che siamo spesso conniventi con gli interessi dei pochi che si accaparrano potere e ricchezza solo per sé. Non credo, peró, che andremmo molto lontano adottando nella Chiesa la cosiddetta "scelta di classe". Le classi sociali ci sono, ma non sono una realtá fissa e immutabile: sono sempre in movimento, fasi di un processo. La nostra scelta di classe di un tempo ha dato un contributo, perché ha formato molti quadri sindacati e di partito, ma non ha avuto continuitá. I figli dei militanti di ieri, adesso cantano inni carismatici in Chiesa. La mappa dell´economia i trasforma continuamente, e se questo non bastasse ogni generazione ribalta il tavolo sul quale era stato disegnato un percorso di "liberazione". Parlo di cose di cui ho fatto esperienza abbastanza diretta. Pensate un pó come devono sentirsi, oggi, quei militanti di movimenti di liberazione della Colombia che scelsero la lotta armata per costruire un paese piú giusto e oggi sono identificati, almeno in parte, coi trafficanti di droga. No, credo che il cammino della Chiesa debba avere fondamenta piú stabili. Il Vangelo lo é, perché Gesú Cristo é per antonomasia l´affamato e assetato di giustizia, il perseguitato per la causa della giustizia umiliato e ucciso, risorto nella condizione piena di Figlio di Dio.

E poi non ci sono solo ombre, ma anche luci. Ci chiediamo: "Dov´é andato a finire lo spirito del Concilio Vaticano secondo?" Nelle comunitá della mia diocesi io lo trovo, ancora vivo e in pieno sviluppo. In questi giorni sono concentrate nella celebrazione di cresime, prime eucaristie e battesimi. Ci sono due o tre catechiste, approssimativamente, per ogni dieci o quindici ragazzi. Una é effettiva, le altre sono un pó aiutanti e un pó apprendiste. Ci mettono l´anima. Fanno incontri di formazione ogni mese e una settimana (6 sere) di corso catechistico una volta all´ anno. Hanno superato da tempo la smania adolescenziale di provare a fare le insegnanti come per gioco, e la tradizione del catechismo diviso per classi con la meta dei sacramenti come diploma finale. I ragazzi della prima comunione hanno dagli undici ai tredici anni, quelli della cresima almeno quindici. Esistono anche gruppi di adulti che fanno catechesi battesimale. Tutti fanno almeno due anni di preparazione. Quando la catechista o gli alunni stessi ritengono di non essere preparati, rimandano di qualche mese: ogni tanto accade anche questo. Alcuni ricevono il battesimo assieme alla comunione o alla cresima. Sono, complessivamente, ben preparati e consapevoli.

La confessione di pre-adolescenti é molto criticata oggi, e talvolta con argomenti forti (alcuni la considerano un abuso di potere). Ma se la prendiamo come un passaggio-parte di un processo educativo, é eccellente e utilissima. Fanno l´esame di coscienza seriamente, per la loro etá ed esperienza. Arrivano davanti al confessore con la voglia di raccontare i loro rimorsi e le situazioni il cui ricordo é sgradito e disturba. Spiegano anche il contesto, e talvolta mettono in luce sofferenze personali e familiari assai pesanti. Non recitano a memoria l´atto di dolore, ma si rivolgono al Padre chiedendo perdono con parole loro: alcuni, senza accorgersene, ripetono quasi piangendo, in questa preghiera, tutta la confessione, ed esprimono la volontá di impegnarsi. C´é una crescita che non si puó negare.

Dal racconto delle mie mattinate sono passato ad altro senza rendermene conto. Pazienza. Immaginate che ho giá spento il computer e sono andato dal muratore. Mi ha chiamato per ordinare materiale. Oppure sto visitando ammalati. Vado dal meccanico, dal barbiere o dal dentista. Taglio e rastrello l´erba dietro casa, per la gioia di Vico che vi scava enormi buchi. Le mattinate passano cosi, sempre un pó alla giornata e con molte sorprese. Spesso la segreteria parrocchiale chiama per un colloquio, per sbrigare una faccenda o per l´intervista a una coppia di fidanzati: loro fanno gli incartamenti, alcuni laici sposati seguono il corso di preparazione, ma alla fine é d´obbligo una seduta a quattr´occhi con un prete.

A proposito, i matrimoni sono il punto dolente qui da noi. Lo sono sempre stati e peggiorano ogni anno. Quí la "progressione" é indietro tutta. I fidanzati (o le famiglie, piú probabilmente), impongono il modello della telenovela: sfilate di un´ora prima di arrivare fino all´altare. Squadre di damine e testimoni. Il coro o i cantanti, invece, seguono il modello delle discoteche: volume da sballo, inni che stanno alla liturgia come io sto a una corsa di cavalli. Del tipo: "Io ti voglio, tu mi vuoi, il nostro amore é bello, che Dio ci benedica e ci basta". È ancora sacramento? Lo chiederemo alla Congregazione del culto.

1 novembre 2010

PRESIDENTE DILMA ROUSSEF

Foto: 1 e 2 - la prima comunione in una comunitá di periferia (Santos Reis). 3 - frutti di jabuticaba

I goiani hanno votato il ballottaggio sotto una pioggia battente. Ha vinto la Dilma con un ampio margine. Il suo alleato candidato a governatore, Iris Resende, ha perso con una differenza di 6 punti. A Itaberaí ha vinto Dilma per la Presidenza, i due candidati a governatore hanno quasi impattato. Ha vinto Marconi, ma di poco, nonostante le spese ingenti in propaganda. Sono tutti e due poco affidabili, quindi a me che vinca l´uno o l´altro importa poco. Importa, invece, che la Presidente del Brasile ora é Dilma: 56 milioni di voti a suo favore, 44 milioni a favore di Serra (arrotondando). La prima ha un pó piú del 56,0%, il secondo un pó meno del 44%. Gli ultimi giorni di campagna hanno visto poche discussioni di politica e molte trovate piú o meno sciocche dei sostenitori dei candidati per mettere in cattiva luce l´avversario. Le televisioni e la stampa giocano un ruolo fondamentale nella manipolazione delle elezioni: in Italia lo sapete bene. Ambedue i candidati hanno dichiarato subito in TV la propria fedeltá alla Costituzione e al mandato ricevuto dagli elettori: Dilma al mandato di governare, Serra al mandato di fare opposizione. Una prassi normalissima in tutto il mondo, eccetto che in Italia dove i governanti si comportano come ai tempi dei Medici e di Lucrezia Borgia. La vittoria di Dilma é un´ennesima conferma del gradimento nei confronti del governo del PT, come mi spiegava un contadino dopo la messa, nei giorni scorsi: "In questa regione solo i fazendeiros ricchi votano Serra".

In questi ultimi quindici giorni siamo stati gratificati da piogge frequenti, con un´abbondanza insolita per il mese di ottobre. Il paesaggio ha cambiato subito colore: il giallo dei pascoli ha ceduto il posto a un verde intenso che allieta la vista. In Goiás la pioggia, di solito, cessa completamente da fine marzo ai primi di settembre, e continua a scarseggiare fino a novembre. Percíó tutti siamo felici quando arriva, come ora, copiosa e persistente. La gente ringrazia Dio nelle preghiere dei fedeli con la medesima frequenza con cui l´ha implorata nel periodo precedente. Si sottolinea sempre che é "mansa": perché la temperatura altissima dei pomeriggi di settembre e ottobre induce alla paura di tempeste di vento che sradicano piante, devastano tetti e scaricano sulla terra fulmini terrificanti. Mentre scrivo la pioggia sta ancora scrosciando, e noi la ascoltiamo con piacere come se fosse la nona sinfonia di Beethoven. La pioggia fa maturare i frutti del mango e della jabuticaba, delizie della stagione! Ma i ragazzi della nuova classe media trovano queste cose al supermercato e non amano la pioggia, che impedisce loro di andare a battere la testa e rompersi le ossa correndo sulla motocicletta.

É il periodo delle cresime e prime comunioni. I ragazzini dal sesto all´ottavo anno delle scuole di primo grado vengono a confessarsi dai preti "nonnini". É la loro prima esperienza di confessione, perció sono molto emozionati. Non sono, tuttavia, chiusi e timidi come eravamo noi alla loro etá: i tempi sono cambiati. Dicono subito a chiare lettere, e in modo disinvolto: "Ho un pó di vergogna e non so come cominciare". Per aiutarli si fa un pó di conversazione. "Che scuola frequenti? Come ti va a scuola? Quali sono le materie che ti piacciono?". Scopro, cosí, che parecchi frequentano la scuola privata "Aliança", di proprietá di un gruppo di evangelici, e che in quella scuola c´é gente con un´autentica vocazione all´educazione dei giovani. La fanno con competenza e rigore. "L´insegnante di lettere esige la lettura di un libro ogni settimana" - mi racconta una bambina del sesto anno della prima serie (la prima media dei miei tempi). "Quest´anno io ho giá letto 38 libri!" Sorprendente. Hanno comprato íl collegio che era delle suore francescane dell´Immacolata, una congregazione nata col carisma dell´educazione ma ora agonizzante per mancanza di vocazioni. Ne hanno fatto una scuola completa che va dal primo anno della prima serie fino all´universitá. Hanno contrattato i migliori professori, alcuni dei quali giá lavoravano con le suore. Non praticano né il proselitismo né il miracolismo. É un ambiente laico.

Pare che, almeno lí, l´ecumenismo sia una realtá vissuta. Gli evangelici hanno conquistato il Brasile, alcuni con il fanatismo e altri con una seria evangelizzazione. Noi li conosciamo poco o niente, e insistiamo di preferenza nei loro aspetti negativi. Contiamo con rammarico le chiese che sorgono vicino alle nostre cappelle. Loro non ci conoscono e non vogliono conoscerci. Hanno "convertito", in prevalenza, cattolici che andavano in chiesa per il battesimo e il matrimonio o la festa del patrono. Conviviamo pacificamente, ma non amichevolmente e fraternamente. Chissá quando saranno possibili un dialogo vero e una comunione fraterna tra cristiani credenti?

Alcune sere fa, nel gruppo di donne della "pastorale missionaria", formata in prevalenza da signore anziane quasi come me. Una di loro ha tirato fuori le storie di quando anch´io avevo 30 anni e seguivo i primi "gruppi di vangelo", che nascevano in prevalenza nelle campagne (a quei tempi la campagna era popolata). Noi anziani amiamo ricordare. Accompagnavo una quindicina di gruppi di base percorrendo, ogni sera, fino a un centinaio di chilometri. Era faticosissimo, perché non c´erano strade asfaltate, luce elettrica, acqua filtrata e affidabile. Talvolta mi trovavo all´estremo delle forze, con la voglia solo di tornare a casa. Nello stesso tempo, peró, era un´esperienza gratificante. Ci si riuniva in circolo e si parlava della vita alla luce di un brano di Vangelo. Ci si evangelizzava a vicenda. Nasceva nelle menti un progetto di societá diversa per cui lottare. I muti cominciavano a parlare, e non abbassavano piú il capo sussurrando "é lei che sa, io sono ignorante!", oppure "é la volontá di Dio!". I ciechi aprivano gli occhi. Per alcuni la sorpresa era tale che facevano belle canzoni diffuse poi in tutto il Brasile e che cantiamo ancora durante la messa. Boff e altri teologi vennero a passare qualche giorno con noi per vedere la teologia della liberazione in atto. Oggi tutto questo é un´epopea che i piú giovani non desiderano riascoltare per piú mezz´ora, e che spesso é oggetto di critiche. Sicuramente abbiamo commesso molti errori, e poi il mondo é cambiato e quell´esperienza non é ripetibile. I frutti, peró, sono evidenti. Se avessimo trascorso piú notti in preghiera sulla montagna come era solito fare Gesú (lo ricordava il brano di Vangelo di giovedí scorso), forse i frutti sarebbero stati anche migliori..

Adesso il contesto é cambiato radicalmente, e non affrontiamo piú quei disagi. Hanno quasi tutti la macchina o almeno la moto, c´é la luce elettrica, e un bicchiere di acqua fresca e buona si trova ovunque. Non c´é piú bisogno di prendere ogni sei mesi le pillole contro la verminosi. Tuttavia la gente non ha piú tempo. É come se il benessere raggiunto (e non rimpiango la miseria, perché é contro di essa che abbiamo lottato) fosse arrivata in forma di schiavitú. Arrivano alla sera stanchi. Schiavi del salario, della tivú, del supermercato, eccetera. Riunirsi, per molta gente, non é piú un piacere, ma un peso.

Di solito, per noi preti, l´unica occasione di incontrarci con le comunitá é la messa, che ai brasiliani piace. Quasi sempre la celebrano molto bene, ma in essa il rapporto tra le persone é diverso, piú formale. Messa e incontri di riflessione dovrebbero sempre completarsi a vicenda. La messa apre il cuore alla mistica, ad accogliere Cristo. La riflessione sul Vangelo aiuta a farlo entrare nella vita di tutti i giorni attraverso una pedagogia in cui ciascuno diventa soggetto dell´azione, del vivere concretamente una vita in Cristo esponendosi in prima persona. Frei Beto scrive che l´impegno politico dei cristiani, in Brasile, deve partire dal cuore prima che dalla testa, e la porta del loro cuore é la religione. Tuttavia per la crescita della coscienza e della consapevolezza é indispensabile un tempo di riflessione-azione fuori dalle barriere e dai recinti del sacro. Se no la gente si commuove e ammira passivamente, ma non si espone e non si assume come "protagonista" della comunitá. La capacitá di prendere parte alla riflessione invece di tirarsi in disparte per ascoltare, é il segno piú evidente del salto di qualitá col quale un "gruppo di preghiera" diventa "comunitá di base" che vuole cambiare la realtá e partorire un mondo nuovo.

"Stiamo tentando di mettere in pratica le scelte della diocesi - ci riusciamo solo in parte" - cosí hanno risposto le comunitá negli incontri di verifica di fine anno (come ho giá raccontato nel post precedente. Nell´incontro della nostra regione Urú, avvenuta sabato scorso 30 ottobre, abbiamo posto la domanda: "Quali sono le situazioni e gli ostacoli che incontriamo per essere fedeli al vangelo e alle nostre scelte ecclesiali?" É emersa una lunga lista di contraddizioni. Ora la Diocesi ha fissato la data dell´Assemblea Diocesana per la fine del 2011 (18-21 novembre), e dovremo affrontare la sfida di consultare la gente, una comunitá dopo l´altra, perché si assuma, assieme a noi, la responsabilitá di trovare le risposte a queste contraddizioni in modo che non ci impediscano la fedeltá a Cristo e la missione di una evangelizzazione liberatrice. Sotto l´aspetto teorico mi pare valida la riflessione di Carmen, una delle coordinatrici regionali delle Comunitá di Base: "In situazioni di contraddizione non si puó pretendere una scelta tra "bene" e "male": dobbiamo orientarci, invece, verso la scelta di un processo educativo e di crescita di consapevolezza che vada nella direzione del bene". Vi sta bene? Con questa, per oggi vi saluto.