8 novembre 2010

IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO

Foto: 1)Acerola coi frutti maturi; 2) Fiori di jambota, un altro frutto tropicale piú bello che saporito (gusto di cetriolo).

La sveglia del cellulare scatta alle sei e quindici. É ancora buio pesto con questo orario legale. L´allarme é una musica con molto ritmo ma una melodia sommessa e soave, accompagnata da una voce che sussurra "tam, tam, tam": fa piú da ninna nanna che da sveglia. Cosí poltrisco ancora per qualche minuto. Scatto alla strombazzata di clacson del pulmino che passa a raccogliere gli studenti per portarli a scuola. Le ramazze delle donne della nettezza urbana strisciano giá sull´asfalto della via per ammucchiare immondizie e foglie secche. Mentre faccio la doccia il mio cagnolino comincia a guaire sotto il portichetto, a bassa voce come se parlasse da solo. É la sua preghiera del mattino. Metto su il caffé e apro la porta per andargli a dare il cibo. Non prima che abbia terminato il suo rito di lode: fa alcuni inchini fino al pavimento, poi mi salta addosso ripetutamente mettendomi le zampine sporche sul petto e strofinando su di me il musetto che ha scavato nel fango. So che vorrebbe arrivarmi al viso, ma non glielo permetto. In seguito si butta in terra di schiena. Annaspa con le zampine in aria in attesa di una carezza. Infine, striscia col musino a terra fino ai miei sandali e mi morde affettuosamente con passione. Lo interrompo spingendolo lontano coi piedi e vado a riempire il suo piatto di mangime. A quel punto lui si tuffa nel cibo, ed io posso finalmente andarmi a sorbire il caffé davanti al computer, mentre dó un´occhiata ai giornali e alla posta elettronica.

Il mio cagnolino si chiama Vico. É un bastardo mescolato a una razza americana. Porta i colori della juventus. Gli ho affibbiato quel nome con l´intento di farne un filosofo, ma lui non ci sta. Della libertá di pensiero non gliene frega niente: per un barattolo di biscottini rinuncia a qualsiasi veritá (forse é un relativista?). Gli piace solo saltellare, scavare buchi, mangiare e dormire.

É arrivato un messaggio del teologo e storiografo Eduardo Hornaert, prete sposato, olandese ma residente in Brasile da 50 anni. C´é un sacco di gente che passa e ripassa gli articoli di queste persone. Spesso sono interessanti. Eduardo dice che gli esseri umani hanno una inclinazione letale a cambiare il destino e la qualitá delle proprie invenzioni e scoperte: da strumenti di vita in strumento di morte. Fu cosí - scrive - quando inventarono l´aereoplano. Erano tutti felici di poter finalmente volare, ma subito dopo si videro aerei sganciare bombe micidiali sulle cittá, massacrando cittadini inermi. Gli scienziati non avevano nemmeno finito di studiare la sfruttamento dell´immensa energia dell´atomo, che giá i cervelloni militari avevano bombe atomiche pronte. Le lanciarono sulle cittá giapponesi, provocando una strage mai vista prima. Ora é la volta di internet e del telefono cellulare. In teoria sono invenzioni meravigliose, che dovrebbero migliorare le relazioni umani e farci sentire un´unica comunitá sul pianeta. Invece sono usate per riempire le nostre poste elettroniche di messaggi negativi e mortiferi. Specialmente contro la Dilma, nella recente campagna elettorale, é stato usato di tutto. L´odio e la volontá di distruggere il "nemico" ha scatenato una guerra elettronica.

"Dalla cassetta elettronica sono usciti i demoni del maschilismo, del fanatismo religioso, delle bugie sfacciate, delle ironie di cattivo gusto e delle battute sciocche contro l´onore, delle insinuazioni cattiveriose, delle accuse infondate, delle invenzioni di fatti presunti, delle ingiurie dirette e, infine, delle grossolanitá di ogni tipo". "A un certo punto ho avuto vergogna di appartenere alla razza umana, che si mostra capace di simile bassezza. I messaggi mi sembravano un assalto a mano armata. Dietro le parole ho presentito persone disposte ad aggredirmi, nascoste dietro la maschera di internet, coperte (in parte) dal mantello dell´anonimato, hackers senza scrupoli che si sentono a loro agio per buttarmi in faccia tutti questi rifiuti".

Leggendo le notizie del Corriere mi viene questa specie di verso: "Noemí, Rubý, euro, regali e Perla". Sono gli ingredienti delle notti berlusconiane, ma io faccio finta che sia un passaggio dell´Orlando Furioso. Ai tempi di Ariosto queste cose accadevano nei sacri palazzi abitati da Alessandro VI, Giulio II e Leone X. Lí si esercitavano tutti e sette i vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia. Adesso accadono nei palazzi profani, che per fortuna appartengono a un potere repubblicano e democratico. Dico per fortuna perché si puó eseguire un cambio di guardia senza spargimento di sangue. I palazzi della Chiesa sono diventati piú seri, ma non mancano monsignori ed eminenze ammiccanti, sorridenti e indulgenti nei confronti di politici bestemmianti, impietosi verso i piú deboli, e debosciati. In cambio di che?

Giá nella Bibbia la corruzione era arcinota, e affliggeva il giusto di Javhé. Salmo 53: "Dice l´insensato nel suo cuore: Dio non esiste. Si sono corrotti, praticano azioni abominevoli". "Sará che i malfattori non si accorgono, essi che divorano il mio popolo come se mangiassero pane, e non invocano Dio?" Il testo del salmista, che noi leggiamo come preghiera, attribuisce la corruzione all´ateismo: ma non é piú cosí, se mai lo é stato. Ci sono atei molto onesti, e sedicenti cristiani marci fino alle radici. E non parliamo di Paolo apostolo, che ammonisce piú volte le comunitá a non accondiscendere ai costumi pagani, e scrive lunghe liste di vizi da non nominare neppure (nec nominentur in vobis, ripeteva il nostro professore di morale Mons.G. Pistoni): "fornicazione, impuritá, libertinaggio, idolatria, superstizione, odio, discordia, gelosia, invidia, ira, rivalitá, divisione, settarismo, invidia, ubriachezza, orgie, e altre cose del genere". (Lettera ai Galati, 5, 19). Lui peró scrive a comunitá di neo-battezzati e stimola a lasciarsi guidare dallo Spirito, non dal timore della "legge".

Obiettivamente, peró, il male non é tutto da una parte e il bene non é tutto dall´altra. Siamo nella stessa barca, e siamo tutti un pó contaminabili e contaminati. Sul piano personale l´unica distinzione possibile é tra due progetti di vita. Chi si consacra alla ricerca del potere, del denaro e del successo, apre il cuore alla corruzione e dá via libera a tutti gli istinti piú perversi. Chi si consacra a Cristo e prende sul serio il battesimo, si mette a disposizione dello Spirito per farsi aiutare a curare la propria umanitá dal male. Sul piano politico-sociale, da una parte ci sono strutture di ingiustizia e di morte, dall´altra tentativi di cambiamento: la lotta per una societá diversa é l´unica alternativa per non essere complici del male. Cristo é il nuovo fermento che aiuta gli esseri umani a risanarsi individualmente e costruire strutture sociali, politiche ed economiche sane al servizio della vita. E mettiamoci pure gli atei: quelli di loro che hanno la passione per l´uomo e perseguono la giustizia e la veritá, spesso ci danno una bella lezione. Per me sono della squadra di Cristo anche loro, ma non diciamoglielo, se no si offendono.

Penso queste cose mentre leggo i salmi del mattutino e delle lodi. Sono comodamente seduto su una sdraia di corde di nylon, e davanti ho il giardino (chiamiamolo cosí) splendente ed esultante sotto la pioggia. Il cielo é plumbeo. Ad un tratto battono le mani al cancello. É una donna coperta di stracci, tutta bagnata, che chiede aiuto "per dare il cibo a tre bambini!". "Qualsiasi cosa" - sussurra piagnucolando. "Ah, mi servirebbe pure qualche camicia vecchia per mio marito che lavora da manovale". Sará vero? Le dó quello che mi resta: una lattina di olio, due chili di riso, mezzo formaggio e due monete da un reale. In casa tengo poco perché vado quasi sempre a pranzo in canonica. Beati i poveri, beati gli afflitti" é il vangelo della festa di tutti i santi. Mi sono sempre fatto prendere di sorpresa da questo dubbio: Gesú ha detto che sono beati, ma loro lo sanno? Da noi cristiani no di certo, perché abbiamo cambiato le carte in tavola. Per noi sono beati quelli che hanno ottenuto un riconoscimento ufficiale, e i santi sono una collezione di statuette.

É meglio che faccia un salto a vedere come sta don Eligio. E a consultare l´agenda assieme a lui, perché Severino si é preso venti giorni di ferie e ci siamo solo noi due. Il nostro anziano si é un pó ripreso ed é giá al lavoro. Lo fermo appena in tempo perché sta giá mettendo in moto la macchina. Mi racconta che anche stanotte ha dormito poco bene. Ripassiamo insieme gli impegni della giornata, e io ne approfitto per bere un secondo caffé, quello della Vicentina, che due non fanno male. É da quando don Eligio ha dato segni di guarigione che non faccio piú esequie. Le assorbe tutte lui ed io non vengo manco a saperlo. Abbiamo ogni sera confessioni o prime comunioni, una comunitá per ciascuno. Mentre faccio un salto al quartiere del Lago Primavera, mi imbatto in un´ennesimo incidente di moto. Il traffico di Itaberaí é una strage. Non osservano il codice, fanno gli spericolati, e finiscono in ospedale o al cimitero prima del tempo. C´é un ragazzo sanguinante sdraiato sull´asfalto. Si lamenta forte. Ci sono giá i soccorritori, non mi posso nemmeno fermare per raccogliere notizie perché la via é intasata. Mi fanno imboccare una deviazione. Al Lago Primavera sto facendo costruire un piccolo Centro Comunitario, il primo di quella piccola comunitá ancora incipiente. Il quartiere é nuovo, con le vie ancora senza asfalto, e quella costruzione ci servirá per gli incontri serali di preghiera, la lettura biblica e le prime iniziative sociali quando ci saranno.

Ritorno in casa per spedire ai parroci, alle suore e ai laici della Regione Urú la relazione della nostra ultima assemblea. Abbiamo fatto una verifica condivisa su questo tema: "Che Chiesa siamo? Indicare le situazioni e contraddizioni che ci impediscono di essere una Chiesa come vorremmo essere!". É saltata fuori una lista in quindici punti. Vi cito i piú ripetuti: 1) La gente non conosce il progetto diocesano. 2) La vita é di corsa e rimane poco tempo per il Vangelo. 3) La Chiesa che possiede la midia trasmette un messaggio e un modello diversi. 4) I movimenti sono slegati dalla pastorale diocesana. 5) Ci sono preti, suore e laici che non aderiscono alle scelte pastorali della Diocesi. 6) Tendenza a valorizzare gli eventi invece di dare valore ai processi educativi meno appariscenti ma piú profondi. Sintetizzati cosí possono sembrare messaggi cifrati, ma non posso fare di piú. É la fotografia, purtroppo, della nostra realtá contraddittoria.

Questa é la cruda realtá, e c´é anche di peggio. Col tempo io mi sono convinto che é inutile pestare i piedi o invocare l´eroismo, il sorgere di profeti che si immolino per contrastare l´andazzo. Noi non siamo eroi, non siamo perfetti, e suppongo che abbiamo tutti, o quasi, qualche pecca che non vorremmo fosse messa in pasto al pubblico. Perció non abbiamo il diritto di esigere dagli altri ció che manca anche a noi. É meglio che ci mettiamo a lavorare, per essere fermento della trasformazione del mondo con la dolcezza e la persistenza nel seguire il Vangelo e testimoniarlo, pure senza eroismi. É coerente ed evangelico: "sale della terra", "luce del mondo", "pugno di lievito". Penso che nessuno si prenderá la briga di inchiodarci su una croce, ma la nostra croce l´abbiamo giá: é questa continua insoddisfazione, inquietudine e frustrazione per come vanno le cose del mondo.

Un amico modenese, che scrive ogni tanto sul sito di Padre Bergamaschi, sostiene che la Chiesa é incapace di cambiare il mondo perché é interclassista. Un briciolo di veritá c´é, mi pare, nel senso che siamo spesso conniventi con gli interessi dei pochi che si accaparrano potere e ricchezza solo per sé. Non credo, peró, che andremmo molto lontano adottando nella Chiesa la cosiddetta "scelta di classe". Le classi sociali ci sono, ma non sono una realtá fissa e immutabile: sono sempre in movimento, fasi di un processo. La nostra scelta di classe di un tempo ha dato un contributo, perché ha formato molti quadri sindacati e di partito, ma non ha avuto continuitá. I figli dei militanti di ieri, adesso cantano inni carismatici in Chiesa. La mappa dell´economia i trasforma continuamente, e se questo non bastasse ogni generazione ribalta il tavolo sul quale era stato disegnato un percorso di "liberazione". Parlo di cose di cui ho fatto esperienza abbastanza diretta. Pensate un pó come devono sentirsi, oggi, quei militanti di movimenti di liberazione della Colombia che scelsero la lotta armata per costruire un paese piú giusto e oggi sono identificati, almeno in parte, coi trafficanti di droga. No, credo che il cammino della Chiesa debba avere fondamenta piú stabili. Il Vangelo lo é, perché Gesú Cristo é per antonomasia l´affamato e assetato di giustizia, il perseguitato per la causa della giustizia umiliato e ucciso, risorto nella condizione piena di Figlio di Dio.

E poi non ci sono solo ombre, ma anche luci. Ci chiediamo: "Dov´é andato a finire lo spirito del Concilio Vaticano secondo?" Nelle comunitá della mia diocesi io lo trovo, ancora vivo e in pieno sviluppo. In questi giorni sono concentrate nella celebrazione di cresime, prime eucaristie e battesimi. Ci sono due o tre catechiste, approssimativamente, per ogni dieci o quindici ragazzi. Una é effettiva, le altre sono un pó aiutanti e un pó apprendiste. Ci mettono l´anima. Fanno incontri di formazione ogni mese e una settimana (6 sere) di corso catechistico una volta all´ anno. Hanno superato da tempo la smania adolescenziale di provare a fare le insegnanti come per gioco, e la tradizione del catechismo diviso per classi con la meta dei sacramenti come diploma finale. I ragazzi della prima comunione hanno dagli undici ai tredici anni, quelli della cresima almeno quindici. Esistono anche gruppi di adulti che fanno catechesi battesimale. Tutti fanno almeno due anni di preparazione. Quando la catechista o gli alunni stessi ritengono di non essere preparati, rimandano di qualche mese: ogni tanto accade anche questo. Alcuni ricevono il battesimo assieme alla comunione o alla cresima. Sono, complessivamente, ben preparati e consapevoli.

La confessione di pre-adolescenti é molto criticata oggi, e talvolta con argomenti forti (alcuni la considerano un abuso di potere). Ma se la prendiamo come un passaggio-parte di un processo educativo, é eccellente e utilissima. Fanno l´esame di coscienza seriamente, per la loro etá ed esperienza. Arrivano davanti al confessore con la voglia di raccontare i loro rimorsi e le situazioni il cui ricordo é sgradito e disturba. Spiegano anche il contesto, e talvolta mettono in luce sofferenze personali e familiari assai pesanti. Non recitano a memoria l´atto di dolore, ma si rivolgono al Padre chiedendo perdono con parole loro: alcuni, senza accorgersene, ripetono quasi piangendo, in questa preghiera, tutta la confessione, ed esprimono la volontá di impegnarsi. C´é una crescita che non si puó negare.

Dal racconto delle mie mattinate sono passato ad altro senza rendermene conto. Pazienza. Immaginate che ho giá spento il computer e sono andato dal muratore. Mi ha chiamato per ordinare materiale. Oppure sto visitando ammalati. Vado dal meccanico, dal barbiere o dal dentista. Taglio e rastrello l´erba dietro casa, per la gioia di Vico che vi scava enormi buchi. Le mattinate passano cosi, sempre un pó alla giornata e con molte sorprese. Spesso la segreteria parrocchiale chiama per un colloquio, per sbrigare una faccenda o per l´intervista a una coppia di fidanzati: loro fanno gli incartamenti, alcuni laici sposati seguono il corso di preparazione, ma alla fine é d´obbligo una seduta a quattr´occhi con un prete.

A proposito, i matrimoni sono il punto dolente qui da noi. Lo sono sempre stati e peggiorano ogni anno. Quí la "progressione" é indietro tutta. I fidanzati (o le famiglie, piú probabilmente), impongono il modello della telenovela: sfilate di un´ora prima di arrivare fino all´altare. Squadre di damine e testimoni. Il coro o i cantanti, invece, seguono il modello delle discoteche: volume da sballo, inni che stanno alla liturgia come io sto a una corsa di cavalli. Del tipo: "Io ti voglio, tu mi vuoi, il nostro amore é bello, che Dio ci benedica e ci basta". È ancora sacramento? Lo chiederemo alla Congregazione del culto.

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