22 maggio 2010

AVVISO

L´aggiornamento di questo blog riprenderá in agosto prossimo.

16 maggio 2010

TERRA E ACQUA.

Foto: un melograno nano, alto una spanna, che produce frutti sproporzionati.

1 - Nell´attuale clima brasiliano di pré-campagna elettorale continuano a proliferare veri e propri "inni a Lula" che enumerano ed esaltano i successi del governo: ed io, in diversi post, ve ne ho dato un saggio. Non cosí uno degli uomini che ha contribuito di piú alla democratizzazione del Brasile, al sorgere di movimenti e partiti dal basso, e indirettamente al percorso politico e al successo di Lula. Egli, in questo momento, non é disposto a celebrare! Sto parlando di Dom Tomás Balduino, mio ex-vescovo nella Diocesi di Goiás e attuale presidente nazionale della Commissione Pastorale della Terra. Pienamente lucido nei suoi 86 anni, non risparmia critiche all´attuale governo. In una recente intervista concessa in Svizzera l´8 maggio scorso al reporter Geraldo Hoffmann e pubblicata su Adital, afferma che "fin´ora, ció che esiste di Riforma Agraria in Brasile é la conquista della terra": che, in altre parole, significa: la Riforma Agraria é stata fatta solo dove i lavoratori hanno occupato e costretto il governo a espropriare e distribuire. E aggiunge che l´attuale riforma agraria del governo é una anti-riforma:"É una anti-riforma agraria perché mette in azione tutti i meccanismi che favoriscono il latifondo, il passaggio della terra in grande quantitá alle grandi imprese, soprattutto a quelle di esportazione dell´etanolo, cellulosi, soia, ecc....Il piano del governo ignora gli appelli di 5 milioni che vogliono la terra per vivere e lavorare".

Quando il reporter gli ricorda che "dall´inizio della ridemocratizzazione nel 1985 sono state sistemate 1 milione e 118 mila famiglie - secondo l´Incra, quasi la metá di questo totale tra il 2003 e il 2008", dom Tomás risponde:"la Riforma Agraria si fa, ma non da parte del governo. Il governo si trova davanti al fatto consumato. É una politica di compensazione, di andare lá dove esistono conflitti e cercare di risolverli attraverso i meccanismi di governo". Poi aggiunge: "Durante la campagna elettorale Lula chiese al Forum Nazionale chiese di chiudere un pó quella propaganda a favore dell´inclusione nella Costituzione dell´obbligo della funzione sociale della proprietá, con l´impegno di continuare, se fosse eletto, il progetto di mettere un limite alla proprietá della terra. Il Forum accettó, e Lula non ha mantenuto la promessa".

Segue il resto dell´intervista. "La Chiesa chiede la riforma agraria, ma essa metterebbe a disposizione le sue terre a questo scopo o lo ha giá fatto? - chiede il reporter. Dom Tomás Balduíno risponde: Nel 1996, la CNBB chiese al Ceris (Centro di Statistica Religiosa e Investigazioni Sociali) un sondaggio sulle terre della Chiesa per vedere che cosa c´era di terra disponibile - le chiese in passato avevano molta terra, tutte le diocesi erano latifondiste. Risultato: oggi non ne hanno. Sono 260 diocesi. Il totale che sarebbe disponibile é di circa 400 mila ettari. É quanto una fazenda dei Marchesi nella mia diocesi di Goiás ha in proprietá. Nella pubblicazione della ricerca i vescovi delle diocesi che avevano terra disponibile si impegnarono a consegnarla all´Incra per la riforma agraria".

Reporter: "Uno dei lider dell´MST, João Pedro Stédile, ha detto alla rivista Epoca che il progetto di riforma agraria difeso per 20 anni dall´MST si é esaurito, e che il Brasile ha perso diverse opportunitá storiche di fare la riforma agraria. I senza-terra lottano per una causa persa?

Dom Tomás: Ha perso dal punto di vista ufficiale, non dal punto di vista della lotta, che continua in diverse forme. Questo é un fatto che non retrocede nella politica dei movimenti. La riforma agraria nel senso di mettere la gente sulla terra, e poi dimenticarla senza infrastruttura di strada, ambulatorio medico e scuola, é forzare la gente alla "favelizzazione". La favelizzazione viene dall´alto al basso, imposta dal governo. É chiaro che ogni sistema sociale gigantesco, come la riforma agraria, suppone mezzi. Non é cosí che il governo alimenta con la Banca Nazionale per lo Sviluppo la cellulosi e l´etanolo? Vai a vedere i miliardi che mette a disposizione a favore di questo e le briciole che spende a favore della riforma agraria. Come puó non esserci la favela? Ma chi é l´autore della favela? L´autore si chiama Lula.

Reporter: Secondo uno studio dell´Universitá Statale Paolista, per ogni persona che entra nella terra attraverso i progetti di riforma agraria, due ne escono. Non avrebbe piú senso dare un posto di lavoro invece di terra ai senza-terra?

Dom Tomás Balduíno: Questo argomento é giá stato usato per risolvere il problema dei popoli indigeni. Mario Andreazza (ex-ministro dei trasporti responsabile della costruzione della Transamazzonica) propose di mettere gli indios in appartamenti e pagare loro uno stipendio invece di cercare terre per loro. Questa é una miopia. É guardare solo la soluzione del problema alla faccia di chi é affamato ed é trattato come sub-humano. La questione della riforma agraria é una questione di Progetto Brasile. La Terra é di piú che terra. Non é solo il pezzo di terra per viverci e lavorare. Terra é ecologia, salute dell´acqua, del suolo, del sottosuolo, dei micro-organismi. Questo é distrutto dall´agro-business. E il governo chiude gli occhi a questa distruzione.

Quando il reporter chiede: "Che cosa si aspetta dal governo dopo Lula, circa la riforma agraria?" - Dom Tomás Balduíno risponde: "Se la successione di Lula ripulirá il governo dalla presenza delle organizzazioni popolari ci sará un´avanzata brutale della grande destra. Allora finisce tutto, é tabula rasa. E il Brasile si trova in una posizione ottima per attirare l´ingordigia internazionale. É un buon affare per chi si trova al governo. Oggi il governo é il maggior capitalista del paese. É l´alleato di tutti i capitalisti. É il capo che ha la chiave della cassaforte. Mi sembra che la successione di Lula passi per la Dilma (Roussef). E le relazioni dei movimenti popolari con quella donna, quando era ministra delle Miniere ed Energia, non furono buone. In ogni caso non é il disastro che ci si aspetta se, per esempio, José serra sará eletto presidente della Repubblica.


2 - É accaduto ad Itaici (SP), il 12 maggio scorso, nell´Assemblea annuale della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani. I vescovi hanno approvato la pubblicazione di un documento di sostegno alle Comunitá Ecclesiali di Base (Cebs). Non vi pubblico il documento quí, perché é un pó lungo: ma vi traduco l´annuncio entusiastico che abbiamo ricevuto dall´assessore nazionale delle Cebs.

"Amici e amiche della "Caminhada", oggi, 12/05, é avvenuta la votazione finale del messaggio della CNBB sulle CEBs. Dopo aver analizzato circa 65 emendamenti e aver affrontato diverse modifiche al testo, siamo giunto a questa versione finale. Ma per arrivare a tanto i vescovi hanno dovuto rispondere, in votazione segreta, a questa domanda: "In conformitá con l´art. 75 del regolamento interno della CNBB, il messaggio al Popolo di Dio sulle Cebs puó essere approvato come un documento ufficiale della Conferenza Nazionale dei Vescovi Brasiliani? Su 266 votanti, il risultato é stato: sí 228; no 36; in bianco 2. Con questo, gente, il testo é sí un documento della CNBB. Quasi 30 anni dopo il documento 25 abbiamo ora un testo che puó dare animo ancora di piú alla "caminhada" delle comunitá ecclesiali di base in Brasile. Divulgatelo. Spandetelo per le comunitá! Leggetelo nelle celebrazioni! Riproducetelo a volontá! Mettetelo in Internet! Un forte abbraccio a tutti voi, Sérgio Coutinho - Assessore del settore CEBs-CNBB".

Condivido la gioia di Sergio Coutinho per questo riconoscimento, anche se non sono cosí sicuro dell´effetto. In ogni caso é una boccata d´aria, e bisogna avere fede.

Voglio dire che mi fa piacere che i vescovi insistano sul cammino delle Cebs, ma le Cebs sono nate come comunitá di poveri che guardano la vita sociale alla luce del Vangelo e si impegnano, come conseguenza logica della conversione personale a Cristo e della crescita della propria spiritualitá, alla trasformazione delle strutture ingiuste. Di tutto questo mi pare che non resti molto. É cresciuto l´impegno religioso (liturgico e cultuale, soprattutto: che é una cosa ottima ma non dev´essere una anestesia). Nel sociale fanno poco o niente. I movimenti popolari che sono nati dalle Cebs, oggi o continuano per proprio conto slegati dalla Chiesa o languiscono. Esistono ancora parecchie iniziative sociali nelle parrocchie, ma generalmente si limitano ad opere assistenziali e non sono piú svolte in forma di volontariato. In contropartita, in Brasile si stanno spandendo sempre piú organizzazioni (e televisioni) di un cattolicesimo di tipo pentecostale e integralista abbastanza aggressivo che, in via di massima, si occupa di moralizzazione: contro l´alcool, la droga e (almeno nelle intenzioni) e per il rafforzamento della famiglia. É lo spirito del tempo: si ha piú cura della salute, non si fuma, non si beve, e si cerca di convincersi a vivere una vita tutta casa e chiesa: costruire democrazia e cittadinanza ed una economia rispettosa della dignitá delle persone, le differenti culture e l´ambiente, non sembra appassionare molto i cattolici di oggi (per non parlare dei pentecostali evangelici). In altre parole, essi tendono a chiudersi nell´orizzonte religioso, e si rivolgono al mondo solo per portare qualcuno in piú in chiesa. Quale sará dunque il risultato del richiamo dei vescovi? Probabilmente dará un pó piú di coraggio a quelle chiese che praticano ancora la coscientizzazione tramite le omelie, gli incontri di formazione e le letture bibliche, oppure con eventi celebrativi come le "romarias": della terra, dei martiri. Come la nostra chiesa diocesana. Non sará una passeggiata: vedremo!

3 - É rispuntato Dom Luiz Flávio Cappio, il vescovo coraggioso che un paio di anni fa fece lo sciopero della fame contro la trasposizione del Rio São Francisco. In questi giorni é andato anche lui, come dom Tomás Balduino, a Berna, in occasione della consegna di un premio internazionale ad un attivista brasiliano e celebrazione dei 5 anni della firma della Dichiarazione Ecumenica dell´acqua come Diritto Umano e Bene Pubblico. Nel suo discorso ha salutato i partecipanti e ha letto:"Questa dichiarazione riconosce l´acqua come un bene fondamentale per la vita e che l´accesso ad essa é un diritto umano. Con questo, la dichiarazione esige che l´Acqua sia trattata come un bene pubblico e siano definite prioritá di legge per il suo uso. I firmatari si impegnano a "invitare tutte le comunitá ecclesiali, enti ecumenici e organizzazioni sociali a sostenere questa dichiarazione" ed esigono pure che i "paesi si impegnino a farsi carico del diritto umano all´acqua come un bene pubblico attraverso una legislazione adequata, e moltiplicare gli sforzi e impegnarsi per la creazione di una Convenzione Internazionale dell´Acqua in ambito ONU".

Ed ora vi passo abbondanti stralci del resto del discorso.

"Signore e signori, l´essere umano si trova in un momento storico mai vissuto prima. Questo pianeta azzurro dentro ad un universo divino, stella del firmamento, privilegiato in bellezze e ricchezze, che sempre ci ha offerto sostentamento e conforto, sta agonizzando da lunga data, di fronte all´insano sfruttamento umano. Il momento é grave e chiede la nostra riflessione con molta serietá e responsabilitá. Il momento esige coscienza per lottare contro la distruzione dei nostri fiumi, delle nostre foreste, della nostra gente e contro l´arroganza e l´aviditá di quelli che vogliono trasformare tutto in mercanzia e moneta di scambio a fini economici".
"Tutti i beni creati furono affidati dal Creatore al servizio e alle cure dell´essere umano. Dobbiamo servirci e avere cura di questi beni. Dell´aria pura, delle sorgenti, delle foreste, delle riserve minerali: con coscienza e rispetto. Inquinare l´aria col diossido di carbonio, tagliare i fiumi con dighe, distruggere foreste e inquinare le acque con scarichi e agrotossici, piantare per non produrre alimenti, sono stati compiti imposti come "necessari per lo sviluppo". Ma che sviluppe é questo? Sviluppo non sostenibile é un conetto sbagliato e superato. Il vero sviluppo dev´essere sostenibile socialmente ed ecologicamente, e richiede una correzione alle aggressioni giá commesse. Questa riflessione che condivido con voi, non la faccio da specialista ma da pastore delle rive del fiume. Vivo da quasi 40 anni in riva al Rio São Francisco, il Vecchio Chico. Ció che dico lo dico partendo da ció che vivo, insieme al povero e buon popolo dei margini, isole, lagune, allagamenti e foreste di questo fiume benedetto da Dio e rovinato da mani umane".

"Il São Francisco é il maggior fiume completamente brasiliano e storicamente il piú importante, chiamato "fiume dell´unitá nazionale", perché fu la strada dei colonizzatori per entrare all´interno dell´immenso territorio nazionale e lo collegó da nord a sud. Con quasi 3.000 km, il 18º fiume del mondo, é piú lungo del Danubio, piú del doppio in grandezza del Reno, e drena un bacino idrografico di 640 mila km2 (8% del territorio nazionale), piú della Francia e Portogallo messi insieme. In esso vivono circa 16 milioni di persone (9,6% della popolazione brasiliana). Sfruttato intensamente dagli anni 40 per la produzione di energia elettrica, irrigazione di frutta, grani e agrocombustibili (canna da zucchero per l´etanolo), allevamento di bestiame e rifornimento domestico e industriale, in poco tempo é diventato malato e moribondo. Disboscato, eroso, inquinato, la sua portata media che un tempo fu di 3.000 m3/s, nel 1929, quando cominció ad essere misurata, maggiore del Nilo, e ridotta a 2.000 m3 nella seconda metá del secolo, attualmente é di 600 m3/s. Studi recenti fatti da ricercatori degli Stati Uniti hanno concluso che la sua portata é caduta del 35% in questo mezzo secolo. Potrá perdere fino al 20% di quella che resta, secondo studi basati in ricerche dell´ONU sui cambiamenti climatici".

"Di fronte all´insensibilitá del governo brasiliano alle voci critiche della scienza, della Chiesa, della societá e dei movimenti e organizzazioni popolari, e per provocare la sospensione dei lavori (di trasposizione, ndt) e il dibattito e approfondimento degli studi in cerca della veritá sul fiume, ho fatto due digiuni: uno di 11 giorni nel 2005 e l´altro di 24 giorni nel 2007. Fu grande e perfino sorprendente il sostegno ricevuto, tra l´altro anche da qui, dalla Svizzera, a cui colgo l´occasione per ringraziare - Dio vi ripaghi! Ma non bastó a smuovere le autoritá e far retrocedere i piú potenti interessi dietro al progetto. Gesú diceva che certi tipi di demoni si cacciano solo col digiuno e la preghiera (Mt 17,21)....Dev´essere mancata la fede, perché non li abbiamo ancora cacciati".

"In realtá, il Progetto di Trasposizione del Rio São Francisco, le immense monoculture di eucalipto, e ora il terribile progetto della diga di Belo Monte in Amazônia non sono pensati per migliorare la vita delle popolazioni, ma progetti da furbastri per aumentare la fortuna dei piú ricchi, nonostante provochino la distruzione della natura, la disoccupazione, la miseria e la sete. Prendono vita dai sentimenti primitivi del "lupo" che abita in noi: avarizia, egoísmo, superbia. Produrre ricchezza a qualsiasi costo, pure causando danni alla natura e alle popolazioni".

"Secondo la Costituzione Brasiliana del 1988, la prioritá per gli investimenti pubblici in progetti idrici dev´essere il dissetamento umano e animale. E i mega-progetti di Trasposizione del Rio São Francisco e Barragem de Belo Monte nel Rio Xingu hanno come scopo la sicurezza idrica dei progetti di agro-business e la sicurezza energetica per i grandi progetti minerario-industriali dell´Amazzonia, oltre a violare i territori dei popoli tradizionali, indigeni, abitanti dei quilombos e contadini raccoglitori (di caucciú e mandorle del Pará, ndt). In questo senso i progetti sono incostituzionali e aggrediscono diritti fondamentali della popolazione".

"Questi progetti faraonici costringeranno il popolo, principalmente delle cittá, a sussidiare gli usi economici dell´acqua, come l´irrigazione di frutta nobile, allevamento di gamberetti in cattivitá, produzione di acciaio e le mega-monoculture per la produzione di combustibili. In Brasile il costo dell´energia é assai piú basso per le imprese e piú caro per il popolo. I progetti sono finanziati con denaro pubblico ed é la gente che paga il conto dell´uso da parte delle imprese. Di nuovo é il povero che imbandisce la tavola dei ricchi e si accontenta delle briciole che cadono da essa.Di fronte all´attuale crisi dell´acqua, sono certo che abbiamo l´opportunitá - forse l´ultima - di renderci conto del piú grave bivio dell´umanitá: la vita, di cui l´acqua é l´´ espressione piú completa, o la morte. Corro il rischio di dire che il futuro dipenderá da ció che faremo come soluzione per questa crisi, di ció che faremo con l´acqua".

"Il pianeta é questo campo immenso, la nostra casa. Il popolo, il grande gregge del Buon Pastore che, a sua volta, si trasforma in pastori e pastore per prendersi cura con amore di questa casa e di questa famiglia che ci sono state affidate. "Perché Dio - disse Bernanos - non ha altre mani per lavorare se non le nostre. Molte grazie. Pace e Bene".

9 maggio 2010

DENGUE, POLITICA, RELIGIONE, MISSIONE

Foto: il nuovo quartiere "Lago Primavera".

1) La dengue: é il fatto che mi tocca piú da vicino. Nel mio quartiere, infatti, uno dopo l´altro si finisce a letto con febbre alta, vomito e dolori tremendi in tutto il corpo. Il tempo minimo per uscirne é di sei giorni, qualcuno arriva anche ad un mese. I malati perdono il gusto del cibo: tutto quello che mettono in bocca é amaro. Cosí afferma Arcangelo, il piú vicino dei miei vicini, che per una settimana ha passato le notti dormendo poco e male e le giornate girovagando tristemente per casa sconsolato. Gli ha fatto compagnia suo figlio Francisco, pure lui ammalato. Ha 16 anni, é un appassionato di sport, frequenta una scuola di calcio nella capitale ed é solito giocare in strada con gli amici davanti a casa mia, ma la zanzaretta lo ha messo a terra ugualmente. Cosí pure é stata colpita la Grazia: non quella di Dio ma la Maria das Graças, che mi fa le pulizie e lava e stira. Cosí, fino ad ora io non ho avuto niente e sto bene (grazie), ma la casa é piuttosto sporchina.

Per la dengue non c´é cura. Si evita solo con la prevenzione. La gente dá la colpa a uno dei nostri vicini, che si é costruito una palazzina in mezzo alle nostre umili casette e ci ha fatto pure la piscina. Dicono che la trascura, non ci mette il cloro, e perció alleva le zanzare. Chi di voi ha la piscina dietro casa, pratichi una accurata profilassi settimanale. Gli specialisti sostengono che per allevare zanzare "aedes aegipti" ci vuole acqua ferma e pulita, come é il caso della piscina. Il mio piccolo deposito d´acqua non c´entra, perché ci sono i pesci. L´ho chiesto agli ufficiali sanitari del comune, e mi hanno assicurato che tutti i pesci sono ghiotti di larve di zanzara. Ci fanno una festa. A proposito, il comune sostiene che non c´é epidemia, e che fin´ora ci sono stati solo dei casi isolati: 16 in tutto ad Itaberaí, é stato pubblicato su un giornale. Di diverso parere, una dottoressa sostiene di averne accertati con esami di laboratorio, lei sola, 140. Ma basta guardare negli ospedali, che sono pieni di ricoverati con la dengue e ogni giorno hanno la coda di pazienti sospetti di contagio. Mi viene in mente il confronto tra la pubblicitá smisurata alla febbre suina e le spese enormi per vaccinare, mentre di questa che é cattiva davvero quasi non ne parlano, e nemmeno stanziano denaro per disinfettare la zona.

La zanzara aedes é piccolina, ma si vede e si riconosce dai colori. É a striscie bianche e nere come una piccola zebra. Molto piccola, peró furba e vigliacca. Lei non fa come le altre, che si attaccano alle pareti e si puó eliminarle con uno schiaffo. Si nascondono di preferenza sotto la sedia o il tavolino. Sfruttano bene l´informatica e il televisore. Si posano nelle vicinanze, e quando voi siete completamente assorti in internet o nel telegiornale ....zacchete, infilano il loro spillo, a tradimento, nelle parti scoperte. E vi succhiano. Di preferenza sul collo, in gola o intorno alle caviglie. E giá che sono in vena di descrivervi questa malattia, ecco cosa scrive un sito medico di internet a proposito di questa malattia: "La dengue, chiamata anche febbre delle ossa rotte, è una grave malattia infettiva tropicale, qualche volta mortale, causata da un virus che si trasmette da una persona all'altra attraverso zanzare del genere Aedes. E’ endemica in alcune zone dei tropici, soprattutto in Asia (dove sia il clima caldo che l’abitudine di conservare l’acqua dolce in serbatoi o in qualunque altro contenitore comportano il mantenimento di una vasta popolazione di zanzare Aedes aegypti), ma è comparsa in forma epidemica sia in paesi tropicali del Centro e Sud America che temperati". (Quindi siete in pericolo anche in Italia).

2 - In politica il Brasile é in stato di grazia. Vi traduco un testo (propagandistico e superficiale, ma abbastanza indicativo degli umori diffusi) che sta circolando in internet, cosí potrete confrontarlo con le notizie dei vostri giornali: mentre crolla la Grecia, tremano i paesi della UE e stanno male gli Stati Uniti, questo paese governato, per la prima volta nella sua storia di 500 anni, da un ex-elettricista di fabbrica, continua ad andare a gonfie vele, anzi accelera. Tutta fortuna, come dicono alcuni? Probabilmente no. Esiste la possibilitá che un governo nato dalla lotta di popolo stanco di oppressione e di prese in giro, sia meglio di un altro formato da politici di mestiere e votato distrattamente da annoiati spettatori televisivi e consumatori. Anche qui vale il principio de Edmundo (che citeró in seguito), che chi soffre pensa di piú e meglio. Dietro, ci sono sicuramente due visioni opposte: un popolo unito che guarda avanti e vuole costruire, sia pure in mezzo a tante contraddizioni; e un altro, non-popolo di individui rancorosi, spaventati dalla prospettiva di doversi scomodare per fare qualcosa insieme, e che rimpiangono un passato che, per diversi aspetti, é degno di essere dimenticato, ma che essi idealizzano come il paradiso perduto.

6 maggio 2001: a) Il Brasile vive la crisi drammatica dell´energia elettrica e attende il pronunciamento del Presidente Fernando Henrique Cardoso che annuncerá alla Nazione il razionamento.
b) Gionale Folha Online: "Oltre a soffrire per l´aumento delle bollette di energia elettrica, il brasiliano dovrá pure spendere di piú per accendere una candela, in caso di blak-out. Il prezzo sará riaggiustato a causa dell´aumento di 5,5% del costo della paraffina, venduta piú cara dalla Petrobras (ente nazionale del Petrolio, ndt) dall´ultimo primo di maggio.
c) Un incidente nella piattaforma P-36, che é esplosa e affondata nel Bacino di Campos il 20 marzo scorso, ha causato 11 morti e ha ridotto la produzione nazionale di petrolio ad 84.000 barili al giorno. L´Agenzia Nazionale del Petrolio afferma che l´incidente é stato provocato dalla "non conformitá nei procedimenti operazionali di manutenzione del progetto" da parte della Petrobras.


d) Folha On line: "Se gli aumenti delle bollette non basteranno a ridurre il consumo di energia elettrica, i brasiliani potranno rimanere senza energia fino a 4 ore al giorno al buio".

6 maggio 2010: a) Il governo annuncia il Plano Nacional da Banda Larga per garantire l´accesso all´alta velocitá di internet a 40 milioni di abitazioni entro il 2014; la statale Telebrás é capitalizzata per farsi carico del comando della rete di trasmissione.
b) Il governo crea la Eximbank per stimolare le esportazioni e definisce gli incentivi fiscali con restituzione rapida di contributi per spingere le vendite brasiliane all´estero.
c) L´industri di macchine ed equipaggiamenti registra il suo record storico in marzo, con un fatturamento di 7,2 miliardi di reali.
d) IBGE: la crescita del 18% della produzione industriale nel primo trimestre, rappresenta la maggiore espansione trimestrale dall´inizio di questa serie storica, nel 1991.
e) La Petrobrás si prepara a realizzare una mega-capitalizzazione destinata a investimenti dell´ordine di 174 miliardi di dollari nello sfruttamento delle riserve di petrolio brasiliane del pré-sale, la principale scoperta di petrolio del mondo degli ultimi decenni.
f) L´opposizione al Congresso boicotta la votazione di regole destinate a garantire la sovranitá nazionale nel controllo dei nuovi giacimenti.
g) José Serra, ex- ministro della Sanitá e della Pianificazione Economica durante il governo di FHC, si presenta di nuovo come candidato delle forze anti-Lula alla Presidenza della Repubblica, questa volta con una dimensione regionale: il tucano (affiliato al PSDB, ndt), afferma che il Mercosul é una farsa; vuole impedire l´adesione del Venezuela al blocco e mostra segni di ritorno alla diplomazia di FHC di allineamento con gli Stati Uniti d´America.

P.S: Un´altra notizia politica di questi giorni, che ci interessa, é il dibattito parlamentare sulla proposta "scheda pulita", per la quale due anni fa la Chiesa brasiliana fu promotrice di una campagna nazionale di firme (ne furono raccolte un milione e mezzo), e che ora i deputati e senatori stanno vanificando. Bisognerebbe andare tutti a Brasilia a fare sit-in davanti al Congresso, ma chi lo fa? Sono tempi di scarsa passione politica e democratica. La mania nazionale, adesso, é la camminata a piedi...per vivere piú a lungo! Anch´io mi sono adeguato, e la faccio un paio di volte la settimana.

3 - La Chiesa brasiliana celebra il Congresso Eucaristico Nazionale. Si svolgerá a Brasilia dal 13 al 16 maggio prossimo. Coincide con il cinquantesimo di fondazione della cittá di Brasilia. Il primo giorno sará dedicato alla "giornata sacerdotale", in osservanza dell´anno sacerdotale proclamato dal papa. Sono attesi almeno 5 mila preti. Parlerá il cardinale Dom Claudio Hummes, prefetto della Congregazione del clero, che é un brasiliano e di sicuro parlerá al clero anche di sacerdozio. Io non ci vado perché queste manifestazioni di massa mi stancano da morire: ma sul "sacerdozio" é ora di riflettere parecchio, nei congressi e anche collegialmente. La memoria delle virtú fondamentali del Curato d´Ars sono sempre valide, ma il mondo é cambiato e bisogna fare una rilettura del modello di prete per il nostro tempo.

Le letture della messa confermano questa vocazione della Chiesa alla collegialitá e a trovare le risposte ai problemi del proprio tempo. Basti pensare che stiamo scorrendo i vangeli del tempo pasquale, quei capitoli di Giovanni in cui Gesú insistentemente richiama i suoi discepoli ad immedesimarsi nel progetto del Padre, a fare della propria vita un dono totale e ad accettare un cammino tra conflitti e contraddizioni affidandosi allo Spirito del Padre e alla comunione fraterna: "amatevi come il Padre ha amato me ed io ho amato voi". "Lo Spirito vi insegnerá quello che dovete fare". E poi c´é il testo degli Atti degli Apostoli: sorge una conflitto nella comunitá di Antiochia, i giudaizzanti litigano coi pagani convertiti per via della circoncisione, e Pietro e Paolo riuniscono la comunitá a Gerusalemme e decidono: "abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi...." É un programma che richiede una Chiesa collegiale e un "sacerdozio" in cammino in mezzo alla gente, non chiuso nei suoi dogmi e autoritá di magistero. Attento allo Spirito e ai segni dei tempi, aperto alla conversione e al cambiamento dove e quanto ne risulti il bisogno. In definitiva, siamo chiamati a vivere e testimoniare l´amore, che é il "nuovo comandamento". Vi cito anche il postino, che lo descrive meglio di me:

"Vi do un comandamento nuovo, ultimo, definitivo: amatevi gli uni gli altri. Non in qualunque modo, ma “come io ho amato voi”. Nel dono quotidiano, fino ala morte. Così, ogni volta che qualcuno è portato a disperarsi per le sue infedeltá, ecco che gli torna all’udito del cuore l’invito: Ama, perdona, come io ti ho già perdonato. Giuda era appena uscito e, dice il Vangelo, era notte. La notte è quella del tradimento nostro nei confronti del significato di Gesù, quando lo svendiamo per racimolare le nostre trenta monete d’argento; chissà, qualche pezzo di potere, un beneficio o un finanziamento in più per la nostra chiesa, il nostro movimento, la nostra comunità, o anche solo, a livello personale, il nostro gustare una rivincita, coltivare un risentimento e crogiolarci in esso. Snaturando, così, la nostra fede e la testimonianza del Vangelo. Notte anche di Dio, abbandonato e angosciato, nell’abbandono e nell’angoscia dei suoi poveri. Notte, se lo vogliamo, della ritrovato intimità con Lui, che si dispone a rivelarci il suo segreto: la sua croce e la sua morte imminente come culmine della gloria di Dio. Momento, in cui tutto, anche il tradimento di Giuda, la durezza di cuore dei sacerdoti, la crudeltà di Pilato e dei soldati romani, la viltà dei discepoli, tutto cospira a farci conoscere Dio come è: assoluto e incondizionato amore. In quella notte Gesù ci affida questo comandamento, che in realtà è un dono: testimonare, nel nostro amore e perdono vicendevole, il “come è di Dio” il “come dovrebbe essere il mondo. Noi, lo vorremo deludere, scegliendo altro?"

É poca la gente che sa dire o scrivere queste cose, ma ci sono quelli che le sentono per intuizione o per istinto, e le vivono. Di solito sono i poveri e i sofferenti. Per questo motivo ci ricevono, spesso, come un dono dal cielo per aiutarli a risorgere dopo la "morte" del dolore, della perdita, o di una vita quotidiana dura o insignificante. Argelina (i nomi sono tutti fittizi) abita in campagna. Ha perduto una figlia sei mesi fa e un figlio, suicida trenta giorni fa. Lui ha bevuto una miscela di erbicida e veleno per formiche. Accogliendo la gente per la messa, che lei ha chiesto, in casa sua, ha detto: "Ringrazio il padre e tutti voi, é la prima volta che si celebra la messa da me, ed io sono felice, provo una grande gioia, un conforto che voi non immaginate nemmeno, dopo tutto quello che ho passato. Ho sentito il cuore pieno di tenebra e dolore, ma ora vedo una luce perché voi mi mostrate che esiste l´amore!" E un´altra giovane signora, che ha voluto accompagnare me e altre persone in una comunitá rurale per celebrare l´Eucaristia, afferma: "Mi piace la messa in campagna, é tutto cosí vero e cosí vicino a me!" Prima mi aveva raccontato che guadagna la vita vendendo iogurt di porta in porta, sempre a piedi, ad Itaberaí e nelle cittá vicine. "Facciamo cento vendite al giorno, o anche piú. Vendiamo a litri, un litro sono venti iogurt". Probabilmente non ha quasi mai tempo per andare a messa. Pensate un pó che vite, e quanto bisogno hanno di sentirsi amate da Dio.

E poi c´é Edmundo, un camionista che, di tanto in tanto, ha delle rivelazioni direttamente dallo Spirito Santo. Partecipa ad un incontro che noi chiamiamo "Scuola della fede", a cui partecipano pochissime persone (l´ultima volta erano quattro). Lui mi ha raccontato l´ultima lezione che ha avuto dallo Spirito: "Dio vuole perfezionare l´essere umano, ed é per questo che lo ha creato in mezzo alle difficoltá e gli ha messo accanto il male. Perché noi impariamo nel dolore e nella sofferenza. Siamo come le pietruzze, che sfregando tra di loro perdono dei frammenti e si arrotondano. Quando invece si trovano nella terra soffice o accanto al legno rimangono sempre piene di spigoli. Qualche volta Dio ha pietra di noi perché ci mettiamo a piangere e sgambettare, e ci libera da quella prova troppo dura: ma é un favore che si trasforma in un danno per noi, perché significa che non siamo ancora maturi per crescere forti come il suo Figlio Gesú".

4 - La missione: L´altra sera ero ad un incontro in un piccolo gruppo biblico di un quartiere ancora in formazione. Gli abitanti provengono da svariate localitá del paese, da aree agricole o da cittá vicine o lontane, mossi dall´unica ragione della ricerca di un posto per lavorare e di uno spazio per abitare. Si trovano raggruppati lí come per caso. L´integrazione é lenta. La panoramica e la posizione del quartiere sono bellissime, ma per il momento é un luogo desolato che non sembra nemmeno appartenere alla cittá. Le vie senza asfalto e scavate dalle pioggie riversano, ad ogni veicolo che passa, nuvole di polvere rossa sulle case e "dentro". Nel periodo delle pioggie diventano ruscelli o piste di fango. Di notte si ha una bella visione dall´alto di Itaberaí illuminata, ma l´area intorno é quasi buia per via degli ampi spazi ancora incolti tra l´uno e l´altro dei rari lampioni. La comunitá ecclesiale é incipiente. Si riuniscono al massimo quindi o venti persone, in maggioranza donne e ragazzetti. Con loro non si sa che linguaggio parlare e da quali temi partire perché hanno alle spalle esperienze di vita, situazioni, abitudini e culture diversissime anche dal punto di vista religioso.Quella sera erano solo dieci. Abbiamo letto un vangelo delle domeniche di Pasqua, quello di Luca 24, dove Gesú, dopo la risurrezione, mangia pane e pesce coi suoi discepoli sulle rive del lago. Sono rimasti per parecchi minuti in assoluto silenzio.

Oltre a pensare al brano di Vangelo, io li osservavo. C´era la Neusa, che immaginavo afflitta dal pensiero del marito che ha subito un trapianto di rene nei giorni scorsi ed é ancora in osservazione: e dei suoi ragazzi, 12 e 14 anni, ambedue minacciati dal diabete. Poi la Felicita che ha il marito in prigione perché, accecato dalla rabbia perché il genero picchiava sua figlia e la trattava come una bestia, lo ha ucciso a colpi di rivoltella. La Maria, sempre preoccupata perché il suo uomo é sempre in giro per le strade col camion, e lei sola e in ansia, a casa, ad occuparsi dei tre figli. La Joelma, piccola di statura e troppo magra per il peso che deve portare lavorando nelle pulizie dalle sei del mattino fino a tarda sera. E tutte le altre ognuna con la sua croce, perfino i ragazzi. Mi sono chiesto che cosa ci facevano quelle persone lí, e che cosa ci facevo io cosí lontano dal mio mondo? Il primo intervento é stato proprio di un ragazzino, Antonio, che ha commentato: "Mi piace quella frase "le reti non si spezzavano". Avevano preso 150 pesci grandi ma le reti non si sono spezzate. Proprio come noi, che portiamo grandi pesi nella vita ma resistiamo". La signora Neusa ha detto: "Io sono quí perché la comunitá é importante per me, ma non chiedetemi di dire cose sul Vangelo perché una volta ho parlato in una comunitá e quelli che credono di sapere tutto hanno riso di me". Un´altra ha spiegato che Gesú spezzava sempre il pane, gli piaceva mangiare assieme agli altri. La conversazione é caduta presto sulla situazione del quartiere, la gente che non si conosce, le coppie che non osano venire perché sono conviventi, quelli che si visitano e promettono di partecipare ma poi non vengono, chi é cattolico ma non sa nemmeno cosa siano Natale e Pasqua, chi non é stato battezzato, chi é evangelico, e chi non si sa cosa sia ma é sempre pronto ad aiutare il prossimo.

Non si capisce tutto, ma é molto chiaro perché quella gente, che é tornata dal lavoro alle sei di sera e ha fatto il bagno e cenato in fretta, trova poi tempo e forza per andare a leggere il Vangelo in comunitá. C´é un vuoto da colmare, una vita a cui dare un senso, e la ricerca del piacere di stare con gli altri, conoscere i vicini, non restare soli, e rinnovare la speranza e la gioia di vivere. E non é per aiutare questa gente a restare unita vivere nonostante tutto, che Gesú é venuto al mondo? É il senso del Vangelo e della missione.

É anche il senso della vita (la mia e di tanti altri) e della mia presenza qui. Di fatto, oltre all´anomalia di essere ritornato con il permesso dei due vescovi su mia richiesta ma senza un invito e un invio ufficiale, secondo la "logica e ingegneria ecclesiale" quí non c´é piú bisogno di missionari perché questa Chiesa é autosufficiente: ha una trentina di preti, che bastano a "coprire" tutte le parrocchie. (Anche se, dobbiamo dirlo, non sempre questa logica é aderente alla realtá, perché di fatto le comunitá hanno la messa, quando va bene, ogni due mesi e i preti, anche quelli come me che si sforzano di andare nei quartieri piú poveri, hanno pochissimo tempo per farlo). Peró mi sento in perfetta armonia e sintonia con l´invio che leggeremo sui vangeli nei prossimi giorni: "Andate in tutto il mondo. Il Vangelo sará predicato a tutte le nazioni. Lo Spirito Santo, che il Padre vi invierá, vi insegnerá cosa dovete fare".

La notte dopo quella riunione mi é tornato in mente il tempo del seminario, quando cominciai a sognare le missioni e ho provato una sensazione di compiacimento: ho sentito che mi trovavo esattamente in una delle situazioni che sognavo a quindici anni. A quei tempi leggevo libri sulle missioni, guardavo film, ascoltavo missionari che venivano a raccontarci le loro vicende e descriverci i loro popoli, e pensavo: "Seguire Gesú che va verso quelli che cercano la salvezza e che sentono e vivono di piú il bisogno di lui". L´essenza della missione é questa: quella di Cristo, della Chiesa, la nostra, sono per il mondo intero, per tutta l´umanitá. Quelle dieci persone sono state, quella sera, la mia parte nella missione. Anche se la visione di cinquanta anni fa era un pó diversa, e se la Chiesa non ha raggiunto l´obiettivo che si proponeva, di essere pienamente una comunitá "popolo di Dio", di vivere la collegialitá e lo stile evangelico, di incarnarsi nelle lotte dei poveri, di liberarsi dallo spirito mondano, dal carrierismo, dalle diplomazie e alleanze ingombranti coi poteri statali. E anche se, personalmente, ho attraversato diversi periodi di dubbio e ripensamenti, ringrazio lo Spirito Santo, perché a quanto pare mi ha mantenuto dentro ai parametri e al percorso sognato nella mia adolescenza, imparato in seminario e fondamentato nella vita, morte e risurrezione di Gesú Cristo.

5 - ANCORA MISSIONE: ora vi offro la traduzione dell´ultimo capitolo di Yung Mo Sung, che é davvero importante. Vale la pena leggerlo: anch´esso tratta, da un angolo diverso, il tema "missione".

Economia e Vida (XII): Fé, economia e formação - Jung Mo Sung - dal sito Adital.

In quest´ultimo articolo della serie "Economia e vita" voglio proporvi alcune riflessioni sui contributi che la fede cristiana e la teologia possono dare nella costruzione di un sistema socio-economico e socio-politico capace di rendere possibile una vita degna per tutte le persone.
In primo luogo, bisogna avere chiarezza sui limiti della fede e della teologia. La fede é, soprattutto, una scommessa su un modo di vivere e vedere la vita. Essa ci dá il senso al vivere e una prospettiva per capire la vita e il mondo. La Teologia cristiana é una riflessione critica e sistematica sulla vita e sul mondo a partire dalla fede che nella persona di Gesú di Nazaret ci é stato rivelato il "volto" di Dio. Nella misura in cui l´oggetto della riflessione teologica é la vita umana e il mondo - nella prospettiva di cui la fede si fa carico - siamo sempre tentati di trattare tutte le questioni con argomenti religiosi o teologici, senza necessitá di aiuto delle altre scienze. Questo si manifesta, tra gli altri casi, quando vediamo persone di fede che criticano o fanno proposte di economia usanto solo argomenti etici o teologici, senza mostrare un minimo di conoscenza delle scienze economiche. É come se l´economia potesse essere capita solo con il buon senso, le esperienze economiche della vita quotidiana e qualche conoscenza teologica.

Immaginiamo questo problema da un altro angolo. Se un gruppo di economisti emettesse opinioni sul cristianesimo basandosi solo sulle loro esperienze religiose quotidiane e il senso comune sulla religione, senza un minimo di conoscenza, per esempio, della differenza tra linguaggio analitico-descrittivo e linguaggio simbolico, di come la Bibbia fu scritta nel corso di mille anni e della complessa storia dei duemila anni del cristianesimo e altre cose del genere, la comunitá teologica non prenderebbe sul serio quel gruppo. Per capire la tradizione biblico-cristiana bisogna conoscere almeno un poco gli strumenti teorici che ci danno una visione adequata dell´argomento, al di lá della conoscenza immediata o del senso comune. La stessa cosa vale per l´economia.

Questo non significa che le persone di fede che non hanno conoscenza delle scienze economiche non possano o non debbano emettere nessun commento o giudizio sull´economia. Al contrario, La fede deve incidere su tutti gli aspetti della vita, anche in campo economico, e per questo essa deve spingerci a difendere i diritti e la giustizia a favore dei poveri. Mostrando cosí che il senso della vita consiste nel vivere in una comunitá in cui c´é posto per tutti e tutte, non nell´accumulazione delle ricchezze. É questo il contributo principale che possiamo dare. Peró, dobbiamo riconoscere che la fede ci dá lo spirito di questa lotta, ma non ci offre le strategie concrete o le risposte adeguate per le questioni operative dell´economia o della politica. Se non distinguiamo bene le specificitá della teologia e delle scienze economiche e sociali, corriamo il rischio di trasformare la teologia in una sociologia di seconda categoria. Per evitare questo rischio e anche per separare la fede e la teologia dai problemi concreti e reali delle persone e della societá, la teologia deve dialogare con l´economia e le altre scienze del sociale e della vita. Questo é il secondo punto.

In terzo luogo, affinché i leader cristiani, operatori pastorali e teologi/teologhe, possano esercitare in modo piú efficiente la missione di annunciare la buona novella ai poveri, abbiamo bisogno di superare la tendenza che esiste nell´area di formazione, di chiudersi "dentro" al campo religioso, per l´affermazione delle dottrine religiose (compresa la dottrina sociale) della Chiesa. Bisogna assumere la formazione teologica-pastorale come un mezzo (indispensabile, ndt) per la missione nel mondo. E per attuare e dialogare col mondo, lo studio delle scienze economiche e sociali deve far parte della formazione teologica-pastorale e dell´educazione permanente. Non per formare economisti o sociologi, ma per formare operatori pastorali e teologi-teologhe capaci di pratiche e di riflessioni teologiche rilevanti e pertinenti nel mondo di oggi.

In veritá, questa logica é giá esistente da molto tempo in altre aree della formazione teologica. Per capire la dottrina cattolica della transubstanziazione, che accade nella consacrazione eucaristica, gli studenti di teologia imparano anche il pensiero filosofico sulla sostanza e l´accidente, cosí come per studiare e praticare la direzione spirituale é necessario imparare le nozioni basiche della psicologia. La sfida posta dalla Campagna della Fraternitá di costruire un sistema economiche che renda possibile una vita degna per tutti e tutte non dev´essere una proposta in piú fra tante altre, che per il fatto di essere troppe finiscono per essere dimenticate o riposte in secondo piano. La vita é il piú grande dono che abbiamo ricevuto da Dio, e "la vita in abbondanza per tutti e tutte" é l´obiettivo piú importante della missione di Gesú e della sua Chiesa.



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2 maggio 2010

LA VITTORIA É CERTA

Foto: immagini delle piú recenti messe in due comunitá rurali (Corrego Branco e Pastinho).

"la vittoria é certa!"

Dicono che sia una frase del teologo tedesco Bonhoeffer. L´avrebbe scritta quando era rinchiuso in un campo di concentramento nazista. Parole che sono una esplosione di fede pasquale, ispirata dalla morte e resurrezione di Gesú Cristo, il Giusto, che sentiva vicino a sé in quella situazione apparentemente disperata. Equivalgono a quelle, parafrasate dal Libro della Sapienza, "il giusto é immortale", che ha titolato uno dei miei post anteriori. E rievocano la beatitudine: il perseguitato per la giustizia appartiene giá, fin d´ora, al Regno dei cieli. Le forze del male non vinceranno!

É uscito, fresco di stampa, il libretto di preparazione alla "Romaria dos Mártires" della Diocesi di Goiás, che avverrá il 23 ottobre prossimo nella cittá di Carmo do Rio Verde. Contiene una breve storia di Nativo da Natividade, che traduco per voi (é scritto un pó maluccio, ma avrete pazienza: i lavoratori rurali non sono tutti letterati!). É preceduta da una lista di quasi 60 vittime assassinate in questa Diocesi e nel resto dello Stato di Goiás, negli anni 70-80, per la causa della giustizia. Tre solo ad Itaberaí. Molti di loro, probabilmente, non avrebbero nemmeno saputo verbalizzare il loro sentimento di coraggio e il loro dono di sé che li identificava con Gesú crocefisso: non erano teologi come Bonhoeffer, ma lavoratori dei campi. Alcuni, puó darsi, non erano tanto sicuri della loro fede.Tuttavia le loro vite e le loro morti parlano, e l´annuncio é il medesimo, pasquale. Siamo ben lontani dall´atteggiamento passivo di tanti che predicano la rassegnazione: "Sopportate l´ingiustizia, questo mondo e le cose materiale non contano niente. Avrete un premio dopo, nell´altra vita!" Loro hanno sopportato sí, ma per cambiare questo mondo, questa vita, come ha fatto Gesú!

Ai critici e agnostici del nostro tempo non mancano di certo buone ragioni, o pretesti, per mettere in discussione il cristianesimo. Noi stessi, i cristiani, glieli forniamo. In molti ambienti é necessario, probabilmente, ricominciare quasi da capo l´evangelizzazione offrendo una rilettura del "mistero della salvezza" assai piú aderente alla vita reale e piú fedele al Nuovo Testamento. Intanto, peró, molti tra i "piccoli" del Vangelo hanno giá capito e accolto la "rivelazione" nel modo giusto. Non ci sono solo i martiri che versano il sangue. Ci sono i martiri della povertá, delle malattie, delle calamitá, della cattiveria umana. Noi non abbiamo idea di quante persone, quotidianamente, muoiono sopraffatte dal male e risuscitano per la forza di questa fede senza nemmeno rendersi conto di essere portatrici di un´esperienza pasquale. Ne incontro parecchie, quasi ogni giorno, e ogni volta rimango sorpreso della forza che puó dare la fede in Cristo. Se non fossero casi molto personali e delicati ve ne racconterei qualcuno da farvi andare in pelle d´oca. Ma passiamo al testo dei martiri di Goiás.

"Nativo da Natividade de Oliveira nacque a Doresopolis, Minas Gerais, il 20 novembre 1953. Figlio di Benedito Rodrigues de Oliveira e Laurita de Oliveira, fin dalla sua infanzia, Nativo era ammirato dai compagni per la sua capacitá di inventare e costruire i suoi scherzi. Nel 1961, la sua famiglia emigró in Goiás e si stabilí nella fazenda Rainha da Serra, nella zona rurale del comune di Carmo do Rio Verde. Nel 1967, a 14 anni, perdette la madre. Nel 1971 conobbe Maria di Fatima Marinelle, con cui si sposó nel 1972, nella Chiesa Parrocchiale di Uruana. Da questo matrimonio nacquero i suoi due figli: Luciene Rodrigues de Oliveira ed Eduardo Rodrigues de Oliveira.

Nel 1973, Nativo comincia il suo lavoro nelle Comunitá Ecclesiali di Base (Cebs), attuando come catechista nella preparazione dei giovani al sacramento della Cresima. Intorno al 1975, Nativo conosce Dom Tomás Balduino durante una delle celebrazioni del Primo Maggio in una comunitá rurale. Dom Tomás riconosce in Nativo la capacitá di leader e il desiderio di una societá piú giusta per tutti e lo convince a partecipare al movimento sindacale. Assumendo la lotta, egli aiuta nella fondazione del Sindacato dei lavoratori rurali di Uruana, nella forma voluta, in cui i lavoratori rurali erano quelli che comandavano il Sindacato.

Nel 1979, Nativo é costretto a lasciare i campi per la sua visione rivoluzionare e per la sua difesa della Riforma Agraria, e passa ad abitare nella cittá di Carmo do Rio Verde allo scopo di organizzare il movimento di lotta della classe lavoratrice nell´ambiente rurale. Insieme ad Adão Rosa e altri, lanciano la composizione elettorale di opposizione nel Sindacato dei Lavoratori Rurali del comune, che in quel tempo era considerato "pelego" (traditore dei lavoratori e alleato del governo e dei padroni). Senza esperienza e senza struttura, la loro composizione di opposizione é sconfitta. Tuttavia Nativo non desistette, e continuó nella lotta, sostenuto sempre da sua moglie. In quello stesso periodo egli perdette il padre.

All´inizio degli anni 80, insieme ad Adão Rosa e altri compagni, Nativo collaboró alla fondazione del Partido dos Trabalhadores (PT) in Goiás, e delle Conferenze della Classe Lavoratrice (CONCLAT), che divennero poi l´embrione della Centrale Unica dei Lavoratori (CUT), fondata tre anni dopo la nascita del PT, con Nativo nei suoi quadri di dirigenti in Goiás. Nativo non tralasciava la sua attivitá di lavoro nei campi e di muratore, col quale sostentava la famiglia, poiché il lavoro di militante era volontario. Sentendo la necessitá di aiutare nel reddito familiare, sua moglie cominció a lavorare come tagliatrice di canna da zucchero. In quel periodo Nativo conosce persone che piú tardi si metteranno in vista sulla scena nazionale, tra le quali Luís Inácio Lula da Silva, il "LULA", oggi presidente della Repubblica.

Nel 1981 Nativo e Adão Rosa lanciano di nuovo la composizione di opposizione nelle elezioni sindacali, questa volta con un´organizzazione migliore e con un lavoro ben fatto ottengono la vittoria, una vittoria dei lavoratori per i lavoratori. Nella sua presa di possesso, il sindacato é preso dai suoi amici e compagni, familiari e simpatizzanti con una festa che attraversó la notte. Le persone detentrici di prestigio e potere della cittá, assieme ai padroni di distillerie di alcool da canna da zucchero, si videro minacciati nei propri interessi e cominciano le persecuzioni, con l´obiettivo di scoraggiare la leadership di Nativo e indebolire il movimento.

Nel maggio del 1982, Nativo organizza la prima visita di Lula nello Stato di Goiás, con un passaggio a Carmo do Rio Verde e a Goiania. La visita di Lula aveva come scopo raccogliere firme per registrare formalmente il PT nello Stato di Goiás e fu vista come un affronto ai potenti, un segno di forza del movimento. Nelle due concentrazioni politiche a cui Lula prese parte, a Carmo e Goiania, Nativo e i suoi compagni erano disposti a difenderlo in tutte le forme possibili, affinché niente di male gli accadesse, se fosse stato necessario avrebbero dato la loro vita, tale fu la situazione grave che si trovarono ad affrontare. Quello stesso anno egli organizza il trasloco del suo piú recente amico e compagno Martinho, da Mossamedes a Carmo do Rio Verde.

L´ascensione di Nativo nel movimento sindacale e nel PT, cosí come la sua influenza sui lavoratori rurali, passó a dare fastidio ai potenti della cittá e della regione, che cominciarono a perseguitarlo. Durante una concentrazione pubblica dei lavoratori in sciopero, Nativo fu arrestato dalla polizia di Carmo do Rio Verde su ordine del delegato del momento, il Sig. José Terra, in obbedienza ai potenti locali. Le sorelle (suore, ndt) Paula Camata e Margarida (parroche della parrocchia di Nossa Senhora do Carmo), il Padre Antonio Mota, Henrique Mota, Adão Rosa e diversi lavoratori quella notte vegliarono alla porta della prigione per impedire che Nativo fosse torturato o addirittura minacciato di morte dai poliziotti.

Anche dopo questi fatti, Nativo non si lasció intimidare e continuó il lavoro di coscientizzazione e organizzazione dei lavoratori. Dopo questi avvenimenti i suoi amici si misero a prendere misure di cautela nei suoi confronti, evitando di lasciarlo solo e nascondendolo per qualche tempo. All´inizio dell´85, arrivano di nuovo le elezioni sindacati, e la composizione di Nativo, Adão Rosa e Martinho concorre alla rielezione contro il sig. João Olaia, lo stesso che avevano sconfitto nelle elezioni precedenti, e che era sostenuto dai fazendeiros. Allo scrutinio dei voti la composizione di Nativo vince con una maggioranza schiacciante, quasi del 70% dei voti. Si confermava lí la nascita di un leader che sognava un mondo senza oppressi e oppressori. Fu la goccia d´acqua per i potenti che si videro sconfitti, poiché sostenevano apertamente l´altro candidato.

Nativo e Adão componevano anche, e cantavano, canzoni di liberazione, e una di queste diceva: "Lavoratori che faticano lá nei campi - lavoratori che si arrabattano in cittá - facciamo tutti insieme un movimento - per ottenere libertá con la lotta". Una allusione al movimento delle "Diretas Já". (Ndt: a quei tempi governava la dittatura militare, i presidenti della Repubblica erano nominati dallo Stato Maggiore dell´esercito, e il movimento "diretas já" fu un movimento popolare di massa che costrinse l´Esercito a restituire il governo ai civili e alla democrazia). La nuova presa di possesso di Nativo fu nel giugno dell´85. Da allora in poi, insieme ai suoi amici, continuano il lavoro e cominciano ad essere esempio per i compagni di altre cittá, dove iniziano a formarsi opposizioni sindacali e a lottare per lo stesso scopo. Nativa partecipa in modo decisivo alle elezioni sindacali del Sindacato di Jussara, e anche lí l´opposizione sindacale riesce a vincere e sconfiggere i "pelegos".

Tutto si calma. Nativo cambia comportamento, sembrava che sapesse della sua fine. Senza minacce, tutto era calmo, molto calmo, fin troppo calmo, e dopo la calma arrivó la tempesta. Il giorno 23 ottobre 1985, verso le 19,30, Nativo, un sogno sognato da molti, é fucilato con 5 spari a bruciapelo da dentro di una maggiolino di fronte al Sindacato dei Lavoratori rurali di Carmo do Rio Verde, senza possibilitá di difesa. In quel momento Nativo era solo. Quando arrivó aiuto era giá tardi, non c´era ritorno. Nativo che aveva lottato tanto, in quel momento rimase indifeso e senza forze per reagire. Il suo sangue versato servirá di alimento per quelli che sognano e lottano per un mondo migliore".

(Scritto da Eduardo Rodrigues de Oliveira, 26 febbraio 2010).

Preghiera de martiri della "Caminhada" - di Mons. Pedro Casaldáliga, vescovo di São Félix.

Dio della vita e dell´amore, Santa Trinitá - in fratellanza con i martiri della "Caminhada" della nostra America - vi lodiamo e ringraziamo - per la forza che avete versato nei loro cuori - perché dessero la vita e la morte - per la vita, nell´Amore.

Come Gesú, furono fedeli fino alla fine - e diedero la prova maggiore. - Per lui e con lui - vinsero il peccato, la schiavitú e la morte - e vivono gloriosi, sono una pasqua nella Pasqua.

Versate pure in noi il vostro Spirito - di unitá, fortezza e gioia - affinché diamo totalmente le nostre vite - per la causa del vostro Regno.

Per questi molti fratelli e sorelle - testimoni pasquali. - Per Maria, la madre del Testimone fedele. - E per lo stesso Gesú Cristo - il Crocefisso Risorto - Primogenito vincitore della Morte. Amen, Axé, Awere, Alleluia!