9 novembre 2013

PROBLEMI DI ATTUALITÁ

*** Oggi, 9 ottobre 2013, Itaberaí compie i 145 anni di storia come comune emancipato dello Stato di Goiás. Il compleanno é celebrato con un giorno di vacanza, una sfilata di scuole ed entitá pubbliche con le loro fanfare, e alcune iniziative culturali come il Recital “Roda de poesia”. La storia di Itaberaí ha avuto inizio dopo il 1750, quando c´era sul posto un “curral” (un recinto per bestiame) al servizio dei boiadeiros di passaggio, che vi rinchiudevano provvisoriamente le mandrie per passare la notte. Qualcuno vi costruí accanto un “boteco” dove i mandriani potevano mangiare, bere e acquistare gli equipaggiamenti necessari per il loro lavoro. Poco alla volta sorse un villaggio, che prese il nome di “Curralinho”. Oggi é una cittá di quasi 40 mila abitanti, ricco centro commerciale. Nel territorio del comune (1300 Kmq) si pratica in prevalenza la monocultura della soia, mais, sorgo, canna da zucchero ed eucalipto, ma non manca una consistente presenza di piccoli agricoltori che producono per il mercato locale, e vendono i loro prodotti nei vari mercatini improvvisati nelle piazze e incroci della cittá.
*** “In meno di due settimane una legge, un decreto e una “portaria” sono stati approvati e pubblicati per accelerare il processo di liberazione degli agrotossici non permessi nel paese” – avverte Leonardo Boff in un articolo pubblicato su Adital. Il motivo, gravissimo, é la comparsa, in Brasile, di un nuovo tipo di bruco, la Helicoverpa armigera, che nessuno dei veleni usati attualmente riesce ad estirpare. Per combatterla, il Ministero ha permesso l´importazione del benzoato di emamectina, che fin´ora era proibito. Il grave problema ci tocca da vicino, poiché questo insetto é giá largamente diffuso anche nelle nostre campagne di Itaberaí. Secondo un agricoltore del luogo che mi ha spiegato la situazione, viene diffuso da una farfalla notturna. Ogni insetto é in grado di consumare 250 piantine di soia nel breve tempo della sua vita. Un´autentica calamitá. Cosí dobbiamo aspettarci che nuovi veleni sempre piú potenti saranno spruzzati tra breve dagli aerei sulle vaste coltivazioni di soia. Ci verrá concesso gratuitamente di respirare la parte che volerá via col vento. É superfluo commentare il costo umano di questo tipo di agricoltura imposto dal mercato.
***Sono sempre piú indisposto verso questo “progresso”, ogni volta che visito la prigione e vedo sempre piú ragazzi al di sotto dei 25 anni presi per uso e traffico di droga, e per altri delitti ad esso connessi. Il crack fa strage di giovani. E ogni volta che passo vicino a un gruppo di ragazzetti e non posso parlare con nessuno, perché tutti stanno a testa bassa, in silenzio, ciascuno a “toccare” il suo smarth fone o il suo tablet. Ancora di piú quando leggo che l´industria elettronica consuma sempre piú minerali preziosi e rari, molti dei quali sono estratti in paesi poveri in cui i minatori, bambini e adulti, affrontano condizioni di lavoro terrificanti. Oppure intere comunitá vengono rimosse per fare spazio alla minerazione. Senza parlare dell´acqua e dell´inquinamento del suolo. In seguito questa materia prima si trasformerá in componenti elettronci montati con il supersfruttamento dei lavoratori cinesi, brasiliani, messicani. E con tutto questo, il mercato sará sempre piú in crisi, e produrrá in tutto il mondo governi corrotti e moltitudini di licenziati disoccupati.
***”I vescovi del continente africano, riuniti per l'assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali dell'Africa e Madagascar (Secam), a Kinshasa dal 9 al 14 luglio, hanno lanciato un accorato appello per la pace in Repubblica Centrafricana. Sono ormai migliaia le vittime e decine di migliaia le persone in fuga a seguito del colpo di Stato da parte dei guerriglieri Seleka del marzo 2013. Anche i vescovi del Centrafrica hanno denunciato, nella loro lettera “Mai più così”, la spaventosa situazione del paese: "Dovunque sono arrivate le milizie Seleka regnano terrore, torture, stupri, ruberie. Le popolazioni fuggono, sono prive di tutto, di cibo e medicinali. Il Centrafrica è diventato uno Stato fantasma e le grida e le lacrime della nostra popolazione ci trafiggono il cuore". Le Caritas africane, dal canto loro, si sono appellate a tutte le persone di buona volontà, ai governi europei e alla comunità internazionale, affinché non rimangano indifferenti a questa tragedia e intervengano rapidamente con ogni mezzo diplomatico, politico e di aiuto alla popolazione. Molti missionari e missionarie si chiedono il perché di tanta degenerazione, che li ha colpiti anche personalmente, in un paese dove i fedeli di credo diverso - su circa 4,6 milioni di abitanti, il 50% sono cristiani, il 15% musulmani, il resto segue le religioni tradizionali africane - coesistevano senza conflitti ed avevano avviato da tempo incontri interreligiosi per garantire una pacifica convivenza civile. Come mai continuano a sussistere le milizie Seleka, se il presidente Michel Djotodia le ha sciolte? Perché la Missione internazionale per la stabilizzazione del Centrafrica (Misca) dell'Unione Africana (Ua) non è intervenuta a dovere? Come si spiega il salto di qualità dei gruppi di autodifesa? Chi c'è dietro? Chi li arma? Insomma l'impressione è che in Centrafrica si stia giocando una partita che va ben oltre le forze in campo. Una partita che vede coinvolte sia potenze come la Francia, che aveva scaricato il presidente Francois Bozizé, al potere dal 2003, e dato via libera a Seleka per prendere il potere, sia forze dell'integralismo islamico - per la prima volta c'è un presidente, Djotodia, musulmano -, ma anche gli interessi delle potenze regionali come il Sudan e il Ciad che hanno fornito miliziani a Seleka.
“ Ma non c'entrano forse anche gli interessi delle potenze emergenti asiatiche e di quella continentale, cioè il Sudafrica che conta su un paese ricco di materie prime come il Centrafrica? Niente di nuovo sotto il sole per l'Africa dove le guerre di solito si fanno per procura e le forze locali sono solo comparse. I vescovi, seppure preoccupati degli effetti che questa terribile situazione ha sui rapporti interreligiosi, sottolineano che la crisi è politica e non religiosa e occorre evitare che il conflitto si connoti in questo senso. Per questo hanno fatto pressione sull'Onu e sull'Ua affinché procedano al disarmo degli uomini di Seleka e dei civili sia cristiani sia musulmani. Il lavoro più importante e delicato è quello di riconciliare gli animi, promuovere il perdono e la tolleranza. Nel frattempo le Chiese cattolica e protestante del paese hanno firmato L'Appello di Bangui, con il quale si invitano i fedeli cristiani alla pace e alla riconciliazione con i musulmani e si chiede alla comunità internazionale di intervenire per far uscire il paese dalla crisi. Quanto tempo dovrà passare prima che si prenda qualche misura concreta a livello internazionale per favorire la fine di quest'ennesima carneficina dimenticata?” (Articolo di Mario Menin, pubblicato su Missione Oggi di novembre).
***Il Papa Francesco ha pubblicato un questionario di quasi quaranta domande riguardanti il tema del matrimonio e della famiglia. L´iniziativa é in vista di raccogliere, attraverso i vescovi, il maggior numero di dati e opinioni su queste realtá, in preparazione del Sinodo che si svolgerá il prossimo anno su questo tema. Mi auguro che prendano in considerazione alcuni provvedimenti sul rito in chiesa, che da molto tempo soffre di un processo di perdita di senso religioso, di clima di preghiera e di attenzione ed enfasi sul valore del Sacramento. Sará difficile recuperarlo. Forse bisognerebbe tornare alle origini del cristianesimo, quando non esisteva un rito sacramentale specifico per il matrimonio.
“Durante i primi secoli della storia della chiesa, i cristiani hanno celebrato il loro matrimonio « come gli altri uomini » (A Diogneto V, 6), sotto la presidenza del padre di famiglia, attraverso i soli gesti e i riti domestici, come per esempio quello di unire le mani dei futuri sposi. Tuttavia, essi hanno sempre tenuto presenti « le leggi straordinarie e veramente paradossali della loro società spirituale » (A Diogneto V, 4). Hanno eliminato dalla loro liturgia domestica ogni aspetto della religione pagana. Hanno dato una importanza particolare alla procreazione e all’educazione dei figli (ibid., V, 6); hanno accettato che i vescovi esercitassero una vigilanza sui loro matrimoni (Ignazio di Antiochia, Lettera a Policarpo V, 2). Hanno espresso nel loro matrimonio una particolare sottomissione a Dio e un rapporto con la loro fede (Clemente di Alessandria, Stromata IV, 20). E a volte, in occasione del matrimonio, hanno partecipato alla celebrazione del sacrificio eucaristico e hanno ottenuto una particolare benedizione (Tertulliano, Lettera alla moglie II, 9)”. (Le citazioni sono di scrittori del 2º e 3º secolo il testo é di un documento della Commissione Teologica Internazionale, “La dottrina cattolica sul sacramento del matrimonio, 1977).
Con grande afflizione presiedo, da molti anni e sempre piú spesso, alla celebrazione di matrimoni religiosi in cui lo sfarzo, e l´ostentanzione prevalgono e l´attenzione alle letture e preghiere, la consapevolezza di stare realizzando un Sacramento, sembrano non interessare a nessuno. Il difetto é in radice. Il matrimonio religioso cattolico, molte volte (sempre meno in Europa) é cercato piú per il suo contorno esibizionistico che per il suo rapporto con la scelta di una vita di famiglia “in Cristo”. Cosí non é una cosa seria, e noi preti siamo lí solo in affitto. Sono contento che si cerchi di usare misericordia e accoglienza verso coloro che hanno alle spalle una storia di matrimonio finito malamente, ma bisognerebbe anche cercare di evitare la celebrazione solenne del Sacramento quando le persone non ne conoscono o non ne condividono il significato, e chiedono solo una sfilata e un rito formale fotogenico.

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