Notizia di cronaca: é salito a 152 il numero dei morti nella cittá di Teresópolis in seguito alle forti piogge che hanno colpito una parte dello Stato di Rio negli ultimi giorni. Con queste, sono giá 294 i morti nella regione montagnosa. Altre cittá colpite sono Nova Friburgo, con 107 morti, e Petropolis con 35, secondo il Corpo dei Pompieri e la Difesa Civile statale. Nel caso di Nova Friburgo problemi di telefonia rendono difficile ancora l´aggiornamento dei numeri. A Teresópolis, il Comune informa che ci possono essere ancora centinaia di scomparsi. E ci sono pure 2500 persone sfollate - in casa di amici e parenti - e sloggiate, ossia, che dipendono da ripari pubblici. Dei morti della cittá, solo 40 erano stati identificati fino a questa mattina presto. Sono uomini, donne e bambini i cui corpo si trovano in sacchi di plastica per terra, sparsi nelle aree interne del distretto di polizia, dove funziona l´IML della cittá. Il delegato di polizia afferma che un´area di fronte al distretto, un portico vuoto che in passato ospitó una chiesa evangelica, funzionerá da funeraria per realizzare la veglia collettiva a partire dalle ore 11. I corpi saranno sepolti anche senza identificazione, 48 ore dopo il loro ritrovamento. Secondo il delegato, un forte puzzo ha giá invaso il distretto e non ci sono le condizioni per fare l´imbalsamazione. A Petropolis, invece, il comune informa che 105 uomini lavorano al riscatto dei corpi e altri 60 assistenti sociali sono mobilitati per aiutare i colpiti. Solo all´alba erano giá state aiutate 360 famiglie. (Dal giornale Folha de São Paulo).

Cronaca minore: Anche noi sotto la pioggia, ma lontani da queste tragedie: questa mattina ho portato all´aereoporto di Goiania i miei ospiti montesini che devono essere partiti alle ore 11 con un volo diretto a Bologna. Hanno passato un mese con me, hanno goduto un solo giorno intero di sole, quindi non verranno in Italia a dire che il Brasile é il paese del sole. E sbaglieranno, perché lo é: ma hanno avuto la fortuna di prendere il mese piú piovoso degli ultimi 30 anni.

"Il verbo greco morainein ha sempre significato "impazzire". Il significato di "diventare insipido" che i traduttori gli prestano non é mai stato dimostrato. Questo falso significato deriva da una associazione di idee sbagliata: il sale che evoca il sapore viene ricollegato al finale del versetto, facendogli dire ció che non dice. Nel pensiero di Gesú, il vero soggetto della frase non é il sale in sé, ma la comunitá dei suoi ascoltatori, che rappresentano Israele, popolo di Javhé. Se questo popolo impazzisce, chi eseguirá la missione di salvare il mondo? Israele non sará mai abbastanza forte per niente se non per essere buttato via e calpestato dagli uomini. É ció che accadrá effettivamente nel 70, quando le legioni romane distruggeranno la Patria e il Tempio di Israele, calpestando il popolo e buttando via i sopravvissuti, venduti come schiavi nei mercati dell´impero. Nessuno mette in dubbio, dunque, la pazzia degli ebrei in conflitto con l´oppressione e impazziti per causa di quella: il Talmud spiegherá lo schiacciamento di Israele e la sua distruzione da parte di Roma con l´odio gratuito che metteva in rotta di collisione l´una contro l´altra le molte sette giudaiche, e dentro ai partiti, ciascun uomo contro il fratello".

Sicuramente tutte le traduzioni bibliche contengono numerosi problemi di interpretazione, perché la "parola" é mutante di significati e si lascia piegare facilmente alle ideologie e agli obiettivi di chi la traduce. Possiamo quindi prendere per buona questa versione senza scartare le altre: é plausibile che il sale non indichi il sale ma un popolo; e che non si tratti di un popolo che é diventato insipido, ma che é impazzito. A voi la scelta: il popolo italiano é diventato insipido o é impazzito? E quello brasiliano? Del Popolo di Dio, che é la Chiesa; delle altre Chiese, e delle religioni in genere, che cosa possiamo dire?

Chi conosce la natura umana deve sapere che con questi parametri si possono criticare tutte le religioni, tutte le chiese, tutti i critici delle religioni e delle chiese. E possiamo (dobbiamo!) fare anche l´autocrítica! Ma per non impazzire anche noi riflettiamo su questo scritto del teologo di cristologia Jon Sobrino, di El Salvador: "Un´altra Chiesa é possibile...(...). Una Chiesa di Dio, simile a quella di queste citazioni: di Guamán Poma: "Dio non dimentica il minore dei suoi figli". Di Puebla: "Perché sono poveri, Dio li difende e li ama". Di Mons. Romero: "Magari, fratelli, che il frutto di questa predicazione fosse che ciascuno di noi si incontrasse con Dio e vivessimo la gioia della sua grandezza e della nostra piccolezza". Di Casaldaliga: "Tutto é relativo eccetto Dio e la fame". Facciamo diventare protagonisti della Chiesa tutti quelli che hanno fatto l´esperienza del dolore, e le Chiese e le religioni ritroveranno il centro che le accomuna e ritroveranno il giudizio.
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