13 gennaio 2011

LA PIOGGIA (E IL SALE) IMPAZZITI

Foto: 1) I giovani che hanno animato la celebrazione della prima sera di novena; 2 e 3) Dopo la messa tutti si mangia.

Notizia di cronaca: é salito a 152 il numero dei morti nella cittá di Teresópolis in seguito alle forti piogge che hanno colpito una parte dello Stato di Rio negli ultimi giorni. Con queste, sono giá 294 i morti nella regione montagnosa. Altre cittá colpite sono Nova Friburgo, con 107 morti, e Petropolis con 35, secondo il Corpo dei Pompieri e la Difesa Civile statale. Nel caso di Nova Friburgo problemi di telefonia rendono difficile ancora l´aggiornamento dei numeri. A Teresópolis, il Comune informa che ci possono essere ancora centinaia di scomparsi. E ci sono pure 2500 persone sfollate - in casa di amici e parenti - e sloggiate, ossia, che dipendono da ripari pubblici. Dei morti della cittá, solo 40 erano stati identificati fino a questa mattina presto. Sono uomini, donne e bambini i cui corpo si trovano in sacchi di plastica per terra, sparsi nelle aree interne del distretto di polizia, dove funziona l´IML della cittá. Il delegato di polizia afferma che un´area di fronte al distretto, un portico vuoto che in passato ospitó una chiesa evangelica, funzionerá da funeraria per realizzare la veglia collettiva a partire dalle ore 11. I corpi saranno sepolti anche senza identificazione, 48 ore dopo il loro ritrovamento. Secondo il delegato, un forte puzzo ha giá invaso il distretto e non ci sono le condizioni per fare l´imbalsamazione. A Petropolis, invece, il comune informa che 105 uomini lavorano al riscatto dei corpi e altri 60 assistenti sociali sono mobilitati per aiutare i colpiti. Solo all´alba erano giá state aiutate 360 famiglie. (Dal giornale Folha de São Paulo).

Cosí anche questo paese, assieme ad Australia, Filippine, Stati Uniti e tanti altri, é vittima della pioggia che quest´anno ha perso il giudizio. Possiamo immaginare le sofferenze di queste famiglie? Intanto qui da noi hanno montato un ponte provvisorio di ferro, ma il traffico si intasa e si formano file interminabili. E c´é anche chi si diverte. Don Eligio stamattina ha preso la macchina e si é messo in fila per testare quanto si impiega ad andare e tornare attraversando questo ponte-passerella: "Un´ora e mezzo!", dice lui, ridendo di gusto. Se non é pazzia anche questa!

Cronaca minore: Anche noi sotto la pioggia, ma lontani da queste tragedie: questa mattina ho portato all´aereoporto di Goiania i miei ospiti montesini che devono essere partiti alle ore 11 con un volo diretto a Bologna. Hanno passato un mese con me, hanno goduto un solo giorno intero di sole, quindi non verranno in Italia a dire che il Brasile é il paese del sole. E sbaglieranno, perché lo é: ma hanno avuto la fortuna di prendere il mese piú piovoso degli ultimi 30 anni.

Abbiamo iniziato la novena di San Sebastiano, uno dei due patroni della parrocchia (l´altra é Nossa Senhora da Abadia). La religione vive di tradizioni piú che di vangelo, o vive di Vangelo condito di tradizioni che lo rendono piú consono alla nostra debolezza umana. La lettura scelta per la prima notte di novena é stata: "Voi siete il sale della terra: e se il sale diventa insipido, con che cosa lo si salerá?" (Matteo 5, 13). Commentata dal prete secondo le consuetudini della nostra predicazione. Secondo l´ebreo-algerino André Chouraqui (che ha tradotto la Bibbia tentando di riscattare i significati piú ebraici - quindi piú originali e autentici - di ciascuna parola) la comune traduzione di questa frase di Matteo é sbagliata, perché sottolinea fortemente l´utilitá del sale per dare sapore, e conduce a ignorare l´utilizzazione piú diffusa del sale nell´antichitá, che era quella di conservare e "salvare" dalla corruzione. Per questo, lui traduce: "Se il sale impazzisce, con che cosa lo saliamo?" Mi sembra che l´ambiguitá rimanga intatta, ma leggete qui la sua spiegazione:

"Il verbo greco morainein ha sempre significato "impazzire". Il significato di "diventare insipido" che i traduttori gli prestano non é mai stato dimostrato. Questo falso significato deriva da una associazione di idee sbagliata: il sale che evoca il sapore viene ricollegato al finale del versetto, facendogli dire ció che non dice. Nel pensiero di Gesú, il vero soggetto della frase non é il sale in sé, ma la comunitá dei suoi ascoltatori, che rappresentano Israele, popolo di Javhé. Se questo popolo impazzisce, chi eseguirá la missione di salvare il mondo? Israele non sará mai abbastanza forte per niente se non per essere buttato via e calpestato dagli uomini. É ció che accadrá effettivamente nel 70, quando le legioni romane distruggeranno la Patria e il Tempio di Israele, calpestando il popolo e buttando via i sopravvissuti, venduti come schiavi nei mercati dell´impero. Nessuno mette in dubbio, dunque, la pazzia degli ebrei in conflitto con l´oppressione e impazziti per causa di quella: il Talmud spiegherá lo schiacciamento di Israele e la sua distruzione da parte di Roma con l´odio gratuito che metteva in rotta di collisione l´una contro l´altra le molte sette giudaiche, e dentro ai partiti, ciascun uomo contro il fratello".


Sicuramente tutte le traduzioni bibliche contengono numerosi problemi di interpretazione, perché la "parola" é mutante di significati e si lascia piegare facilmente alle ideologie e agli obiettivi di chi la traduce. Possiamo quindi prendere per buona questa versione senza scartare le altre: é plausibile che il sale non indichi il sale ma un popolo; e che non si tratti di un popolo che é diventato insipido, ma che é impazzito. A voi la scelta: il popolo italiano é diventato insipido o é impazzito? E quello brasiliano? Del Popolo di Dio, che é la Chiesa; delle altre Chiese, e delle religioni in genere, che cosa possiamo dire?

Con le parole dello scrittore spagnolo José Antonio Marina (articolo su Agenda Latino-americana 2011), potremmo suggerire che le religioni e le chiese impazziscono quando danno piú valore alla disciplina ecclesiale che all´esperienza religiosa delle persone. Quando "nel cercare le proprie basi in una Scrittura considerata sacra" non sono piú capaci di "liberarsi da una interpretazione letterale". Quando utilizzano "sistemi di immunizzazione dogmatica che invalidano ogni critica e ogni esperienza nuova". Quando perdono "la purezza della loro trasmissione di fede" con "uso di mezzi impositivi, limitazione dell´informazione ai propri fedeli e della libertá di discussione, della paura come metodo di indottrinamento, e della mancanza di rispetto alle altre religioni" e anche quando non "si separano dal potere politico" e non "rifiutano la forza per imporre la fede".

Chi conosce la natura umana deve sapere che con questi parametri si possono criticare tutte le religioni, tutte le chiese, tutti i critici delle religioni e delle chiese. E possiamo (dobbiamo!) fare anche l´autocrítica! Ma per non impazzire anche noi riflettiamo su questo scritto del teologo di cristologia Jon Sobrino, di El Salvador: "Un´altra Chiesa é possibile...(...). Una Chiesa di Dio, simile a quella di queste citazioni: di Guamán Poma: "Dio non dimentica il minore dei suoi figli". Di Puebla: "Perché sono poveri, Dio li difende e li ama". Di Mons. Romero: "Magari, fratelli, che il frutto di questa predicazione fosse che ciascuno di noi si incontrasse con Dio e vivessimo la gioia della sua grandezza e della nostra piccolezza". Di Casaldaliga: "Tutto é relativo eccetto Dio e la fame". Facciamo diventare protagonisti della Chiesa tutti quelli che hanno fatto l´esperienza del dolore, e le Chiese e le religioni ritroveranno il centro che le accomuna e ritroveranno il giudizio.

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