2 settembre 2009

CENE, FORTEZZE E TENDE

Sabato scorso era la memoria del martirio di San Giovanni Battista. Ho celebrato la messa nell´accampamento dei "sem terra" denominato Paulo Farias. In questi giorni ci sono almeno 80 tende, perché stanno riunendo le forze per entrare in una terra. C´era un sacco di gente, quasi tutti uomini. Immaginate la scena: la mensa eucaristica é allestita nella tenda delle riunioni, una capanna abbastanza grande coperta di plastica nera. La luce é quella di un lampione a gas´. Le panche sono grossi tronchi di bambú legati insieme. La fiammella delle due candeline liturgiche oscilla sotto la brezza e minaccia ad ogni momento di spegnersi. In un angolo quasi completamente buio si sono sistemati due abili "violeiros" decisi a dare spettacolo di bel canto. La gente sbuca dall´ombra della notte semi-illuminata dalla luna, cammina fino all´altare e posa, su un tavolino al lato, le bevande e le iguarie di manioca che ha portato per la condivisione che si fará dopo. É poco dire che c´é un clima di gioia: incontrarsi con Dio, ma anche con l´altra gente come loro, per i poveri é ancora una soddisfazione. Tutti salutano tutti con effusione. É venuta un pó di gente anche dalla borgata vicina (San Benedito), hanno tanti scherzi e cose serie da raccontarsi. Quando la coordinatrice intona il canto accompagnata dalle armoniose chitarre, comincia il rito: "Eccoci qui, Signore - siamo venuti da tutti i posti - portando un pó di ció che possiediamo - per condividere la nostra fede - portando le nostre lodi - un canto di allegria - e la nostra voglia - di vedere splendere un nuovo giorno.

Il Vangelo della messa ci ha descritto un banchetto ben diverso da quello che stavamo facendo: "Era il compleanno di Erode, ed egli fece un grande banchetto per i grandi della corte, gli ufficiali e i cittadini importanti della Galilea" (Marco, 6, 21). Nelle feste dei grandi si mangia e si beve molto, si perde la testa per una ragazza e si decide di tagliarla ai profeti. I senza-terra sanno bene come funzionano queste cose. Il 28 agosto di venticinque anni fa i "grandi" mandarono dei pistoleiros ad uccidere Sebastiaõ Rosa da Paz, un sindacalista di queste parti che proteggeva i tagliatori di canna: lo massacrarono di colpi dentro la sua baracca, davanti alla moglie e ai bimbi piccoli. Poco piú di un anno dopo, fecero la stessa cosa con Nativo da Natividade, difensore dei tagliatori di canna di Carmo do Rio Verde, quí vicino. Sollecitata da queste due memorie, i presenti cominciano a ricordare tante altre vittime del Vangelo e della giustizia: fino a Don Francesco Cavazzuti, che difendeva un gruppo di famiglie di "posseiros" (contadini di terre demaniali senza rogito), e fu vittima di un attentado nel 1987. La vicenda di Giovanni Battista continua a ripetersi oggi in diverse regioni del Brasile e del mondo: la morte violenta dei profeti é sempre di attualitá. Il 23 ottobre del prossimo anno celebreremo il 25o di morte (o di nascita al cielo) di Nativo, un martire della nostra Chiesa di Goiás, e li ricorderemo tutti. Qualcuno si é giá messo in moto per preparare una "romaria".

Tra i partecipanti c´erano persone che stanno affrontando discussioni dure con le organizzazioni sindacali e l´INCRA (Istituto Nazionale Colonizzazione e Riforma Agraria), perché le promesse sono tante ma gli espropri, la divisione della terra e i finanziamenti ritardano moltissimo. I loro movimenti e organizzazioni (MST e MLST) sono deboli di fronte al rullo compressore del potere giudiziario e dei ruralisti (l´organizzazione dei latifondisti) che cercano in tutti i modi di rallentare la Riforma Agraria. Perció il tema che li ha piú colpiti, e sul quale si sono soffermati nei loro interventi, é stato il coraggio dei profeti come era descritto nella prima lettura (Geremia, 1, 17-19): "Andiamo, vestiti e mettiti la cintura....: non avere paura, se no ti faró tremare alla loro presenza (uno ha tradotto cosí: "se no ti cagherai nei pantaloni"...). Io ti trasformeró in una fortezza, in una colonna di ferro, in un muro di bronzo contro tutti, di fronte ai re di Giuda e ai suoi principi, ai sacerdoti e ai proprietari della terra". E anche nella preghiera dei fedeli questo é stato l´argomento dominante: come trovare la forza per lottare e per resistere?

Noi borghesi, di solito, abbiamo paura di molto meno (a fare i profeti non ci pensiamo neanche per sogno!). Le societá moderne sono terrorizzate da gente che vaga per il mare su barconi alla mercé delle onde, che fugge da guerre e angherie, da popolazioni che vivono in tendoni sempre aperti come quelli dei nostri "senza terra" o in roulotte, scantinati, case diroccate e abbandonate. Temiamo i vicini di casa, i concittadini e soprattutto la gente diversa che passa per strada. È una paura egoista, contro la quale Dio non ci puó offrire nessun rimedio. Allora trasformiamo noi, da soli, le nostre case in fortezze, e costruiamo muri di cemento. Alimentiamo un prospero mercato di sistemi di allarme. Anche in Brasile, ormai, é comune circondare le casette a pian terreno con un muro di tre metri, spesso con il recinto elettrico sopra. Oltre che brutto, non serve a nulla se non a tenere fuori qualche ubriaco. Un vero delinquente non avrá molte difficoltá a scavalcare il muro, e una volta dentro é tranquillo e potrá fare ció che gli pare: chi lo vedrá piú? Chi ascolterá le grida di aiuto? Ci chiudiamo in una prigione con le nostre stesse mani e inutilmente. Che Dio abbia pietá di noi! Perché non cerchiamo di costruire la sicurezza nella giustizia e nella solidarietá?

Foto: un dettaglio dell´accampamento Paulo Farias.

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