21 settembre 2009

SCENARI BRASILIANI

Avrete letto la notizia sui giornali: Dom Roberto, un prete fidei donum di Padova (uno dei piú giovani, ormai: 52 anni!) é stato ucciso nella periferia di Manaus, capitale dell´Amazzonia. Una rapina dentro casa. Era venuto in Brasile per l´evangelizzazione soprattutto della gioventú: una missione di pace, questa sí, assolutamente disarmata. L´ipotesi piú probabile é che i rapinatori fossero dei drogati che lo conoscevano bene, che forse lui aveva anche aiutati, e che volevano qualche banconota da cento reali. Puó succedere in qualsiasi posto del mondo, ma chi viene missionario nei quartieri di periferia del Brasile deve per forza mettere nel conto anche l´eventualitá di morire vittima di coloro che vuole salvare. Io ho sofferto una rapina del genere alcuni anni fa: dentro casa e in piena notte. Quella volta il rapinatore aveva solo un coltello. Penso di avere evitato il peggio perché lo aiutai a vincere la paura (mi stagliuzzó la gola di tanto che tremava). Se ne andó con i 150 reali che avevo nel portafoglio. La periferia é molto violenta. Le cause le sanno tutti: vuoto nella testa dei ragazzi, a cui non si dá una formazione umana (e non dico nemmeno cristiana!). Teste piene del pattume delle televisioni e la violenza della strada. Disuguaglianza sociale che provoca rabbia. Disorganizzazione sociale: i movimenti popolari sono stati sistematicamente bleffati. Il modello di sviluppo, che fa emigrare milioni di persone verso le cittá dietro la chimera del benessere che c´é solo per pochi: gli altri sono relegati, cinicamente, alla condizione di "riserva di manodopera". Il loro mondo é davvero un "paese di missione": il piú pericoloso, ma quello che merita di piú l´annuncio del vangelo. Del resto non sono cose solo dei nostri giorni: la storia ci conferma quanto fossero violente le cittá italiane nei secoli del cattolicesimo piú forte e della "societas cristiana": come ai tempi di San Francesco, per esempio.

In Brasile si preparano le candidature per la campagna presidenziale, che comincerá nella seconda metá del prossimo anno. Si sono giá fatti avanti G. Serra del PSDB, che fu l´avversario di Lula nelle precedenti elezioni, e Dilma del PT che é la candidata di Lula. Ed ora anche Marina Silva, del Partito Verde, giá ministra dell´ambiente nel governo Lula. Lúcio Flávio Pinto, in Adital, scrive: "La presenza della senatrice Marina Silva nella disputa per la presidenza fará bene al Brasile". "Ella é nordista, e nessun nordista é mai riuscito a essere presidente". "L´Amazzonia é l´unica regione brasiliana che non é stata ancora culla di un presidente. Confermare la sua candidatura sará giá un successo per Marina. É entrata di colpo nella storia in un paese di esclusioni regionali e sociali ancora drammatiche. Lei é negra, donna, senza bellezza fisica, é stata alfabetizzata da adulta e dal Mobral (Movimento Brasiliano di Alfabetizzazione, ndt), ha esercitato una professione disprezzata, quella di lavoratrice domestica, é stata raccoglitrice di caucciú e maestra (altra professione maltrattata in Brasile), era povera fino ad entrare in politica (nella quale non si é arricchita, al contrario della pratica comune), porta i segni di malattie che consumano (malaria, leishmaniose, contaminazione da metalli pesanti), la sua apparenza (a 51 anni, con 4 figli) é di fragilitá, ed é di sinistra. Alcuni di questi aspetti basterebbero, da soli, a bloccare la sua avanzata negli strati del potere, ma lei é salita fino a vicino alla cima con tutta questa combinazione e anche qualcosa in piú". Vedremo fin dove arriverá: é comunque una buona notizia. Per il momento il grande favorito nei sondaggi é Serra. Certamente la situazione cambierá di molto quando entrerá in campagna Lula a favore di Dilma. Per il momento, il Presidente commenta soddisfatto come di un successo suo: "Nelle prossime elezioni il Brasile non avrá nessun candidato troglodita".

"La cosa migliore e a cui non dobbiamo mai rinunciare - proclama Lula - é la democrazia". Io non sono politico, ma questo stile e spirito di fedeltá alla Costituzione, che afferma sempre con molta determinazione, mi piace. Del resto lui ne é stato uno degli autori. Se un paese é governato secondo le regole ferree della democrazia (che é la forma di governo piú lontana dall´anarchia) ci si guadagna tutti. Il vantaggio per l´evangelizzazione é evidente. Il nostro Vescovo di Goiás, in questi giorni, sta convocando i sindaci, vicesindaci e segretari comunali ad una riunione per il prossimo quindici ottobre. La lettera di invito spiega che il tema sará: fede e politica alla luce della Parola di Dio. E lo scopo é "per illuminare e dare forza ai responsabili del governo della cosa pubblica". Quando sai che non esiste, dietro le quinte, nessun accordo di favori reciproci tra Stato e Chiesa, puoi presentare i bisogni delle comunitá e le esigenze del Vangelo senza provocare paure di ingerenza. Lo Stato laico é una grande invenzione. I laici cattolici esercitino il loro ministero battesimale portando la luce di Cristo nelle realtá temporali e umane, come insegna il Concilio Vaticano II. É il "loro" ministero: di credenti adulti, che agiscono secondo coscienza alla luce del Vangelo ma tenendo conto delle necessitá concrete del bene comune, e non come marionette o sacrestani. Non sará facile nemmeno cosí, ma evitiamo di coinvolgere Dio in colossali errori e ingiustizie.

A parte queste cose molto serie, siamo nel tempo delle cicale e della fioritura di alcune bellissime piante. Sono rientrato ora da un viaggio di lavoro ad Heitoraí e Itapuranga, e per tutto il tempo ho avuto nelle orecchie il loro canto stridente: sono insetti enormi e fanno voli brevi ma veloci come saette. Alla luce dei fari si vedono i loro occhi rossi come braci. Mi é venuta in mente una canzone: "Cicale, cicale, cicale - e la formica - quella non ci cale mica". Pensiero profondo. Ma la vita é una cosa tremenda: al mio arrivo a Itaberaí la strada era sbarrata dalla polizia davanti all´industria Superfrango, e poi ho incontrato don Eligio e Maurizio che si stavano dirigendo lí perché il padre della Veneranda, una donna della comunitá Fernanda Park, é rimasto schiacciato sull´asfalto. Non occorre andare in Afganistan o a Manaus, né essere eroi, per morire stupidamente in una serata cosí piena di odori e suoni di vita. Lui era solo un modesto operaio di una industria che uccide e pela decine di migliaia di polli al giorno.

Foto: dal mio archivio, la nostra presenza al convegno dei preti Fidei Donum italiani a Manaus, lo scorso anno.

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