L´analisi pubblicata in occasione della 16a riunione del Consiglio Episcopale di Pastorale (CONSEP) del Brasile (dal 16 al 20 agosto, cioé la settimana scorsa), contiene una pagina dedicata a fare il punto sul percorso del Presidente americano Obama. Le valutazioni ivi contenute non sono una posizione ufficiale dell´episcopato brasiliano, ma sono preparate da una commissione nominata da loro, quindi in grado di indicare con notevole approssimazione come i Vescovi vedono e che cosa sperano dal Presidente degli Stati Uniti. La loro osservazione e riflessione é soprattutto un ascolto: di "una serie di discorsi di Barack Obama in cui egli espone i grandi principi della sua politica estera e dal contrasto evidente tra i suoi pronunciamenti e quelli del predecessore Bush. "Un tono nuovo apre una nuova pagina", sottolinea il testo ufficioso della CNBB.
"Sono stati quattro i discorsi importanti: a Praga, al Cairo, a Mosca e ad Accra, a cui possiamo aggiungere il discorso di apertura della Conferenza Bilaterale EUA - China, a Washington (27/07). I tratti fondamentali sono quelli di un moralista che stimola ognuno a prendersi le sue responsabilitá e di un realista convinto che il rispetto della sovranitá degli Stati sia una questione-chiave dell´ordine internazionale. In questi primi 6 mesi di amministrazione, il Presidente Obama ha mostrato con chiarezza la sua intenzione di cambiare strada nella presenza del suo paese sulla scena internazionale. La sua proposta é "la lideranza morale é piú potente di qualsiasi arma". "E in ogni suo viaggio - enfatizzano i Vescovi, - il Presidente ha fatto questione di visitare un paese meno potente e si é rivolto ai giovani, per dire loro che i cambiamenti sono nelle loro mani". "Il futuro non appartiene a chi mette insieme eserciti in un campo di battaglia e sotterrano missili; il futuro appartiene ai giovani che si trovano armati di una educazione e immaginazione creativa".
"Per il Presidente Obama, la cooperazione deve sostituire le tensioni e i conflitti. "Nel 2009, una grande potenza non mostra la sua forza dominando o demonizzando altri paesi (....), il progresso dev´essere condiviso. A Praga (05/04), Obama ha fatto proposte concrete per un mondo senza armi nucleari, riconoscendo che questo obiettivo non sará facile da raggiungere, "forse non mentre io sono vivo". Ha avuto il coraggio di ammettere che gli USA sono l´unico paese che ha lanciato la bomba atomica". "E non ha avuto paura di parlare degli errori commessi dal suo paese nei campi della de-regolamentazione finanziaria e dell´inquinamento".
"Al Cairo (04/06), nell´universitá mussulmana di El Azhar, ha avuto parole significative". É bene leggere tutto il suo discorso - consigliano i Vescovi - perché é uno di quelli che il presidente ha lavorato piú personalmente". "Si tratta di ristabilire la fiducia tra Occidente e mondo mussulmano. Sono stati anni e decadi di diffidenza. "USA e Islam non sono esclusivi e non hanno bisogno di vivere in competizione". La proposta degli USA é di un "nuovo inizio", basato sull´interesse da parte a parte e sul rispetto reciproco". Accettando il rischio di essere considerato ingenuo e idealista, il presidente ha fatto un´analisi in sette punti: 1) la violenza estremista; 2) la guerra in Palestina; 3) le armi nucleari; 4) la democrazia; 5) la libertá di religione; 6) i diritti delle donne; 7) lo sviluppo economico e le opportunitá. Riconosce le responsabilitá del suo paese per l´incomprensione e la diffidenza che predominano nelle relazioni. (...) E chiede a Israele - e l´ha ripetuto in varie occasioni - di fermare la colonizzazione dei territori occupati e accettare la creazione di uno Stato Palestinese".
"A Mosca (07/07), davanti agli studenti della Nuova Scuola Economica, Obama ha difeso la fine dell´antagonismo USA-Russia, il ristabilimento della fiducia e il ritorno al punto zero nelle relazioni tra i due paesi. "Gli USA vogliono una Russia forte, pacifica e prospera". Anche qui, il presidente ha saputo riunire visione larga e pragmatismo. La Russia non pesa molto nell´economia mondializzata (meno del 2%), ma é una parte centrale nel complesso gioco geopolitico. L´obiettivo é stabilire rapporti con la Russia come partner e non avversario".
Il discorso agli africani, ad Accra (capitale del Gana, 11/07), ha entusiasmato quelli che vogliono contribuire alla trasformazione di quel continente. É stato un discorso di fiducia e speranza. Obama ha insistito sulle capacitá dell´Africa di farsi carico delle sue responsabilitá nei confronti del suo futuro. (....) "Secondo il Presidente, le scuse del colonialismo, del neo-colonialismo, dell´oppressione occidentale o del razzismo non giustificano tutta la situazione. "Credo fermamente che gli africani sono responsabili per l´Africa". (....) Ammette, tuttavia, l´influenza occidentale negativa sulle politiche commerciali e sullo sfruttamento delle ricchezze naturali. Oggi, deve aggiungere lo sfruttamento devastante della Cina. Invocando la "responsabilitá morale" dei paesi ricchi, Obama ha proposto un nuovo meccanismo di aiuto: "Creare condizioni che permettano di non aver bisogno di aiuto". Il progetto di 20 miliardi di dollari in 3 anni "si prefigge di dare un contributo agli agricoltori per costruire l´infra-struttura e commercializzare i loro prodotti". É una visione, indubbiamente, ottimista. Per superare i blocchi (debiti, accordi commerciali) il presidente invita a una maggiore trasparenze e cooperazione tra la societá civile e il settore privato".
"A Washington, il 27 luglio, nel vertice cinese-americano, il presidente Obama ha continuato a ridisegnare le linee della sua diplomazia. Mentre nel tempo di Bush le relazioni tese prendevano in considerazione solo l´economia, questa volta il menu dei negoziati é stato assai piú ampio: economia, riscaldamento climatico, proliferazione nucleare e minacce transnazionali (terrorismo, pirateria o epidemie). "Le relazioni tra USA e Cina modelleranno il secolo XXI", ha detto il presidente. Come al solito, Obama ha invitato a superare i nazionalismi. Ha tentato di convincere i dirigenti cinesi che la cooperazione é la migliore risposta alle sfide comuni. Ha chiamato a superare la "diffidenza" per fare di questo secolo quello della "cooperazione e non del confronto".
I vescovi concludono questa osservazione-ascolto, attento e apertissimo alla speranza, con un interrogativo: "In che misura gli interessi finanziari, economici, militari e ideologici permetteranno al nuovo presidente di trovare le strade per dare piú concretezza a questa nuova "filosofia diplomatica"?
La foto: i preti di Itaberaí e il visitante, don Paolo Boschini.
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