Poi abbiamo avuto la grande sagra del paese in onore (e onere) di Nossa Senhora da Abadia dal 6 al 15 agosto. Don Paolo Boschini ha potuto celebrare la messa di una delle novene, e ha fatto pure l´omelia. I temi erano tutti ispirati al sociale a partire da brani biblici: la pace é frutto della giustizia. La festa é un fenomeno. Porta dentro de sé la cultura e la forma di societá di tempi ormai lontani, ma resiste o addirittura cresce senza cambiare piú di tanto. La societá contadina non esiste piú; decine di culti diversi hanno cancellato la mentalitá coloniale, quando si era cattolici o non si era niente; siamo, como direbbe il papa, nell´era del relativismo. Nonostante questo, per dieci giorni la cittá é catalizzata dalla sua Madonna e una folla si é accalcata davanti alla sua chiesetta! Penso che la festa contenga, in piccolo, tutti gli aspetti di quella "pienezza di vita" che fu, almeno stando alle scritture, il progetto di Dio quando creó l´umanitá, e fu anche la sua promessa, lo scopo della Redenzione, una (sia pure assai modesta) anticipazione del "Regno dei cieli": riunirsi, condividere, essere felici insieme.
Peró, con tutte le contraddizioni, che sono davvero tante. Mercato di cose inutili, grande occasione per i borsaioli, sprechi consistenti (i fuochi d´artificio) alla faccia dei poveri. Dall´altare si moltiplicano gli appelli di Dio a ripartire dalla conversione a Cristo: credo che molti siano toccati profondamente dal messaggio, ma la limitatezza degli esseri umani é profonda e non é facile superarla. Ci sono le esclusioni. Poveri che non vanno alla festa perché bisogna essere ben vestiti o semplicemente perché si sentono fuori luogo. Il leilão (asta delle donazioni) é una gara tra i piú ricchi. Un cesto di frutta e un pollo arrosto possono essere aggiudicati a un prezzo quintuplo rispetto al prezzo di mercato, e ai poveri non rimane che stare lí a guardare e sorridere di chi vince la disputa. Nella festa si esibiscono le persone piú importanti e fortunate. Mi dice Elio: "I cantori vogliono dare spettacolo, i ministri si esibiscono al meglio, i lettori sono perfetti: ma io, a Messa, mi sento meglio nelle piccole e umili comunitá di campagna, dove c´é gente come me che canta malamente, si veste in modo normale e legge con qualche difficoltá". Purtroppo, in margine (e non certo per colpa della festa) sono accaduti perfino dei delitti. Un giovane é stato sequestrato e avvelenato, e uno dei tanti José nostri compaesani é stato sbudellato a coltellate. Tanto per ricordarci che cattiveria, odio, dolore e morte sono sempre dietro l´angolo.
Una delle letture della festa era la parabola di Lazzaro (Luca, 16, 19-31): "Tra noi e voi c´é un abisso": Riccardo, un giovane diocesano con appena due anni di prete, ha colto nel segno, conducendo la riflessione su questo punto. Quanti abissi o quanti muri dividono l´umanitá? Disuguaglianza tra paesi, lotta di classe, emarginazione, rifiuto degli immigranti e dei diversi, odio tra religioni, sfruttamento lavorativo e sessuale, schiavitú e fame. Colmare gli abissi e abbattere i muri é la maggiore sfida dell´evangelizzazione.
La Chiesa cammina in questo mondo reale, coi piedi per terra: se la volessimo fatta di gente perfetta, dicono, non esisterebbe. Celebrazioni, riti, ristrutturazione di chiese? Puó servire anche quello, se ci educa alla gratuitá e alla condivisione, o a gestire il denaro secondo i criteri di Gesú! Ma riconoscere Lazzaro é determinante per riconoscere Dio ed essere riconosciuti da Lui. Noi, uomini e donne, nella nostra umanitá istintiva ci troviamo giá "per natura" in un abisso. Solo in Dio possiamo salvarci, e se non riconosciamo Lazzaro (che equivale a riconoscere Dio) andiamo sempre piú a fondo. (Io penso cosí, ma le apparenze sono ben diverse: ad occhi umani va a fondo chi segue piú radicalmente il Vangelo. Le persone che ho piú ammirato e da cui ho imparato di piú, le vedo oggi invecchiare isolate e dimenticate: salde nella fede, certo, e "gioiosi" perché i loro occhi hanno giá visto la salvezza. Ma non per il mondo, che magari offre qualche placca di riconoscimento, inventa premi per loro, e gira alla larga).
Attenti a come trattiamo gli immigrati. Preoccupati con la nostra identitá? Se escludiamo Lazzaro, che é anche escludere Dio, non siamo niente. Ci sono buone ragioni di temere per i popoli, le societá e le istituzioni che, per preservare la propria identitá, fanno vista grossa sullo sterminio dei poveri.
Le sacre scritture ci dicono che il progetto divino, di fare di noi una "nuova creatura" e dell´umanitá un "popolo di Dio", esiste fin dalla creazione. Ma la trasformazione é un processo lentissimo ed aleatorio, perché dipende anche dalla volontá umana. L´esito finale positivo é sicuro solo dopo la risurrezione dei morti: questa é la fede cristiana. Ma in questo mondo? "Tutto il creato geme e soffre i dolori del parto fin´ora. Il creato aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio" (Romani 8, 22 e 19). Che cosa vorrá dire? Grande mistero. Per ora, forse, ci basta sapere che l´amore suscita amore, quindi ogni piccolo gesto tra di noi é un ponte per oltrepassare l´abisso.
La foto: i visitanti modenesi, in strada ad Itaberaí, vestiti da pagliaccio.
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