7 gennaio 2009

EPIFANIA: AVANTI O INDIETRO?

La Befana è la prima festività del nuovo anno. Per i cattolici è Epi-fania=manifestazione di Dio, cioè memoria viva dell'incontro di Gesù con "gli altri" popoli, rappresentati dai Magi: tutte le genti che prima non appartenevano al popolo eletto. Siccome conoscere Dio è un dono, per i bambini di alcuni paesi è diventata la festa della vecchietta che porta i dolcetti. Due italiani sono venuti con me a celebrare la messa dell'Epifania nell'accampamento Honestino, ai margini della statale Itaberai-Itapuranga. Questo è avvenuto la domenica 4, perchè in Brasile Epifania non è festa di precetto e, quando cade fra la settimana, si celebra la domenica precedente. Siccome la tenda delle riunioni era semidistrutta dalle pesanti piogge di questi giorni, ci siamo riuniti sotto quella della famiglia di Giusta, che vedete nella foto. E' una signora che parla ininterrottamente, ma a modo suo è una profetessa: frammezzate alle innumerevoli cose inutili che dice alcune, che splendono come stelle nella notte, sono Parola di Dio. Lei, fino ad alcuni anni fa, abitava nella periferia della capitale ed era una parrocchiana di don Arrigo. Poi si è unita ai "senza terra" sperando di ottenere un poderetto tramite la Riforma Agraria.

Abbiamo atteso a lungo. La gente non arrivava. Quelli della Fazenda Santa Rosa non venivano perchè il cielo era cupo e ogni quarto d'ora cadeva un diluvio. Molte famiglie di accampati, non trovando lavoro nelle campagne circostanti in questi giorni piovosi e con la scusa delle feste, erano ritornati nelle loro baracche o casupole delle varie città di provenienza, oppure in visita a parenti. Un gruppo notevole era appena uscito, ad accompagnare all'ospedale una compagna che, una mezz'ora prima del nostro arrivo, si era sentita male. Quando ho chiesto alle donne se volevano la messa ugualmente, la Giusta ha risposto citando il Vangelo: "Se lei deve celebrare nella chiesa di Itaberaì e arrivano solo tre persone, lei la sospende, la messa? E allora! Noi celebriamo, e "dove sono due o tre riuniti in nome mio io sono in mezzo a loro!" Io le ho risposto: "Sante parole!" e ho iniziato. C'erano tre ragazzini, la Giusta e altre tre donne, il prete, un signore che poi è arrivato in ritardo, e due italiani forse sbalorditi di questa esperienza mai vissuta prima: una messa sui bordi della strada asfaltata, sotto una tenda in mezzo al fango, attorno a un tavolo da cucina, nel frastuono di una pioggia torrenziale. Non ho lasciato nemmeno che i presenti partecipassero al commento delle letture, come sono solito fare quando si è in pochi: ho fatto l'omelia da solo. Temevo che la Giusta facesse troppe profezie!

Dopo tutto, non nascondo che ho provato molta soddisfazione e ho vissuto quella messa come un dono degno dell'Epifania! E come no? Non ho avuto il privilegio, immeritato, di andare alla capanna di Gesù Bambino come i Magi? Sentirsi nella Chiesa che comincia l'anno celebrando l'Eucaristia tra gente a cui il mondo non ha ancora dato un posto per vivere e nemmeno un vero tetto per ripararsi! La Chiesa tra i poveri mi sembra al posto giusto.Una giovane ex-parrocchiana che adesso lavora a Brasìlia in una struttura pubblica per i casi difficili, mi scrive: "Ho paura di noi...delle cose che facciamo, che tralasciamo o permettiamo.....Il governo mi ha messo nei turni di notte. L'obiettivo è occuparsi di quelli che usano il crack e altre droghe e non sanno dove cercare aiuto, sto lavorando vicino alla stazione delle corriere di Brasilia. Questa notte ho conosciuto 4 bambini, 7, 7, 8 e 9 anni.. mi hanno detto che usano il crack e sono vittime di abusi sessuali da parte di gente che passa in auto e li prendono su...penso di non riuscire più a gestire tutto questo con la tranquillità di prima. É tutto molto triste. Essi sono molto aggressivi e la gente li tratta come animali. La polizia dice che non c'è più soluzione e che essi stanno per morire e moriranno un giorno o l'altro. Quando ho dato un pongo al bambino per giocare in attesa di una macchina che lo portasse a un centro di assistenza, lui si è messo a giocare più tranquillo e il poliziotto ha detto: "A vederlo così sembra perfino un buon bambino!"

La Chiesa brasiliana ha rallentato? Forse sì, ma continua a guardare avanti. Altro che cercare la nostra identità cristiana nel passato non remoto, nelle tonache impeccabili o nelle celebrazioni in latino con la schiena rivolta verso i fedeli! Il passato non fu così bello come alcuni lo idealizzano, e in ogni caso non torna.
Il Regno di Dio non è nel passato, ma nel futuro. Non si può far ruotare il calendario all'indietro.

Tra qualche giorno cominceremo la festa del patrono di Itaberaì, San Sebastiano. Le messe della novena avranno un tema particolarmente duro e scabroso. E' quello della Campagna della Fraternità, che i vescovi hanno già stabilito per la prossima quaresima: "Fraternità e sicurezza sociale". E' l'analisi delle cause della violenza che fa sempre più paura, perchè avanza sulla società come l'onda di uno tsunami: per arrivare alla consapevolezza che siamo tutti coinvolti e che il problema non lo risolverà la polizia, ma il cambiamento degli stili di vita. Noi, spesso, siamo come il fratello maggiore del figlio prodigo: vorremmo semplicemente che il Papà mandasse al diavolo il fratellino che si è rovinato con le sue mani ed è diventato fastidioso. Invece il Papà lo ama, e sa che noi non cresceremo se non impareremo ad amarlo come lui.

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