23 gennaio 2009

ESAME DI COSCIENZA


La Benedita, segretaria del Consiglio Parrocchiale, ha introdotto la messa della festa di San Sebastiano con questa sintesi: "Durante la novena, sono stati sollevati diversi interrogativi: sulla pace, la giustizia e la Sicurezza Pubblica che è un diritto di tutti e ha come obiettivo la protezione dei Diritti Umani. Perciò dobbiamo prenderla come compito di tutta la società. Questo è fondamentale per migliorare la qualità di vita, promuovere uguaglianza e ampliare la cittadinanza. Fu questo l'atteggiamento di Gesù contro ogni tipo di oppressione, paura e mancanza di rispetto. Questa fu la presa di posizione anche dei martiri, quelli di oggi di cui avete letto i nomi nei cartelli (Padre Josimo Tavares, Suor Dorothy Stang, Mons. Oscar Romero, Chico Mendes) e tanti altri, compreso il nostro Patrono che testimoniò con la vita il suo amore per Cristo e la verità del suo insegnamento".

Severino, il parroco, ha concluso con una domanda molto simile a quella che mi ponevo io nella pagina di blog di alcuni giorni fa: "Dopo tante magnifiche celebrazioni cambierà qualcosa?" Certo, i problemi ci sono quindi bisogna parlarne, e noi lo abbiamo fatto, tentando di svegliare le coscienze. Non si possono ignorare le cause della violenza ed è inutile lamentarsi e piagnucolare se non si fa nulla per sradicarla, però non c'è motivo di illudersi. Tra i martiri (forse non del tutto santi) di questa festa di Itaberaì ci sono due uccisi a coltellate. Per una strana coincidenza tutti e due si chiamavano Sebastiao. Uno è stato accoltellato quasi davanti a casa mia, alcuni giorni prima dell'inizio della novena. L'altro, anche lui accoltellato e degolato nel suo letto, il giorno dopo la festa. Suppongo che il suo assassino non abbia partecipato alla novena!

Non avendo a disposizione nessuna foto aggiornata, illustro il mio post con quella del San Sebastiano di Riva di Biscia (Maserno), che è pur sempre un affresco del 1400. E' un pò sbiadito, se no non sarebbe del "pittore dei "santi pallidi": e della nostra chiesa parrocchiale, truccata per illustrare come sarà dopo i restauri che la commissione amministrativa ha progettato. (L'entrata del leilao, 50 mila reali =15 mila euro, dovrebbe servire anche a questo). Come ha detto la commentatrice, la messa della festa è stata dedicata ai martiri. Ha avuto inizio con una sfilata dietro la croce, di cartelli che portavano i nomi dei martiri brasiliani e latino-americani più recenti. Martiri per la giustizia, accolti dal canto: "Svegliati, America - è giunta l'ora di sollevarsi; - il sangue dei martiri ha sparso i semi. - In questi campi, queste pianure - in queste pampe e deserti - da queste radici intrecciate di incroci di etnie - è così il mio popolo, è la nostra America Latina. - Mio fratello indio - mio fratello afro - miei compagni latini - noi siamo vittime della dipendenza - di un impero straniero". Presiedeva don Maurizio.

Ieri, dopo un giorno di pausa, abbiamo rimesso i piedi nella dura realtà con una riflessione della nostra equipe di preti con le tre suore venezuelane che operano in periferia: Camen, Pacha e Katiusca. Quest'ultima faceva osservare: "I tagliatori di canna del nostro quartiere hanno avuto, in dicembre, un dissidio con la ditta per cui lavorano, che non ha pagato gli stipendi degli ultimi mesi. Pare che nessuno se ne siano accorto. Dov'è la nostra Commissione di Pastorale della Terra? Dove sono le Pastorali sociali?" Una parrocchia intera, intenta alle feste natalizie e poi alla sagra, è passata accanto a questi fratelli assaliti e derubati senza notarli e senza fermarsi a prestare soccorso e aiutarli nelle loro rivendicazioni. Gli appelli alla giustizia, le teologie e liturgie della liberazione, le denunce di violenze e ingiustizie, e alcuni aiuti assistenziali ai più bisognosi non mancano. Ma parliamo tra noi, e le vittime sono là sul ciglio della strada. Io sono responsabile della pastorale sociale, e mi sento abbastanza in colpa. A volte si ha l'impressione che questa Chiesa, cioè noi, ormai ci culliamo nelle parole che dovrebbero svegliarci ma che, invece, ci conciliano un sonno più tranquillo. Così non va bene!

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