Don Eligio, con tutti i suoi 87 anni, ha accompagnato i miei amici-ospiti di Maserno sulla Serra Dourada. Guardatelo lì, tutto pimpante come un ragazzino! Accanto a lui, Paolo Romagnoli e Berbera (lei è olandese), che abitano a Monteforte. Hanno passato un mese qui con me, sopportandomi pazientemente. La Serra Dourada è una catena di montagne, la più alta della nostra regione. Altitudine massima 1080 metri, ma a salire si fa fatica ugualmente (si parte da quota 700 circa). Sulla cima c'è una specie di altipiano interrotto da numerosi speroni di rocce poste una sull'altra (clicca sulla foto per ingrandire), resti di cime dolomitiche erose dal tempo. Gli intenditori sostengono che queste sono le più antiche terre emerse del pianeta, in milioni di anni! La flora di questa montagna è ricca di varietà uniche al mondo.
A parte queste distrazioni, in questi giorni siamo stati indaffarati. La festa è ormai dimenticata. Don Maurizio, oltre a preparare la presentazione della Campagna della Fraternità per l'Assemblea delle comunità che faremo sabato prossimo, ha dovuto mettere in ordine la contabilità e sbrigare la burocrazia per la prossima riapertura del Reforço Escolar: perchè le vacanze estive sono alla fine. Io ho fatto la stessa cosa per l'Asilo del quartiere, e ho affrontato altre faccende riguardanti le pastorali sociali. Eligio e Severino erano impegnatissimi in affari per la chàcara: scambio di un pezzo di terreno, rogiti, noie con i cambiamenti di personale.
La mia più bella soddisfazione, oltre alle visite di amici, è stata la prima Messa in un quartiere nuovo in cui la comunità ha fatto appena i primi passi: si chiama Residencial Primavera, un nome di buon auspicio. Seguendo un'idea di Paolo, appassionato ricercatore di energie alternative, abbiamo montato anche un impianto per l'acqua a riscaldamento solare nell'asilo. Utilizzando alcuni prodotti già testati e in commercio nella capitale, il nostro tecnico è riuscito a montarlo in soli due giorni ed è già funzionante. Pensate che risparmio: 100 bambini che fanno il bagno due volte al giorno, e ogni doccia aveva una resistenza da 5 mila watts per scaldare l'acqua.
Alcuni affermano che le pastorali sociali non tirano più come alcuni anni fa, e forse è vero. A volte anche i più appassionati mi sembrano ormai un pò rassegnati. A volte dicono: "Purtroppo le ingiustizie esistono, che ci si può fare?" Credo che sia effetto del clima mondiale, civile ed ecclesiastico. Sono state chiuse delle porte, sono diminuiti gli stimoli a cercare la giustizia e l'uguaglianza. Se si diffonde l'idea che nemmeno Dio riesce a cambiare il mondo, le Utopie di un'umanità di fratelli che condividono i beni della vita cominciano a sembrare stupidità. Eppure sono nate dal sogno di Dio Padre che ha inviato Gesù al mondo per chiamarci a realizzarle! Perciò continueranno a scaldare molti cuori, e spero anche il mio, che so fare ben poco. Resisteranno nonostante le stupide guerre infinite, economiche-religiose o tribali, nonostante il razzismo, l'antisemitismo e ogni forma di discriminazione, nonostante i retrocessi dei cattolici che rivalutano le tonache, il latino, la messa celebrata voltati dall'altra parte e la comunione in bocca. (Certuni credono di avere le mani più sporche della bocca, dovrebbero informarsi meglio: ci sono milioni di microbi che ci mangiano perfino i denti, e passa di lì anche una gran parte della nostra malvagità).
Il mio collega Severino ha detto: "La più grossa sfida, nella Chiesa, è riuscire a iniziare un'autocritica parlando tra fratelli, senza provocare una reazione di difesa". Questo è il punto. Quando trattiamo come un nemico il fratello che avverte che siamo fuori strada e ci arrabbiamo o lo minacciamo, non solo siamo fuori strada ma ci rifiutiamo anche di riprendere il cammino giusto.
Una persona amica mi ha mandato un brano scritto dal Cardinale Martini che mi tocca profondamente, perchè mi trovo in sintonia. Ve lo riporto qui, come conclusione. Tra qualche giorno (il 7 febbraio) sarà il centenario della nascita del Vescovo Helder Camara, morto appena qualche anno fa. Quanto bene ha fatto quel grande profeta, quanta gente ha svegliato: fu uno dei cuori più appassionati e illuminati dallo Spirito Santo nel Concilio Vaticano II. Ricordarlo mi fa ancora bene alla salute.
Da "CONVERSAZIONI NOTTURNE A GERUSALEMME" - Sul rischio della fede - Pagg. 61-62
Un tempo avevo sogni sulla Chiesa.
Una Chiesa che procede per la sua strada in povertà e umiltà,
una Chiesa che non dipende dai poteri di questo mondo.
Sognavo che dà spazio alle persone capaci di pensare in modo più aperto.
Una Chiesa che infonde coraggio, soprattutto a coloro che si sentono piccoli peccatori. Sognavo una Chiesa giovane.
Oggi non ho più questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa. Guardo al futuro. Quando verrà il Regno di Dio, come sarà? Dopo la mia morte come incontrerò Cristo, il Risorto?
Mi ha sempre entusiasmato Teilhard de Chardin, che vede il mondo procedere verso il grande traguardo, dove Dio è tutto in tutto.
La sua utopia è un’unità che assegna a ciascuno il suo personale posto, trasparente e accettato da tutti gli altri.
Ciò che è personale rimane, ma in Dio siamo uno.
L’utopia è importante: solo quando hai una visione lo Spirito ti innalza al di sopra di meschini conflitti.”
28 gennaio 2009
23 gennaio 2009
ESAME DI COSCIENZA
La Benedita, segretaria del Consiglio Parrocchiale, ha introdotto la messa della festa di San Sebastiano con questa sintesi: "Durante la novena, sono stati sollevati diversi interrogativi: sulla pace, la giustizia e la Sicurezza Pubblica che è un diritto di tutti e ha come obiettivo la protezione dei Diritti Umani. Perciò dobbiamo prenderla come compito di tutta la società. Questo è fondamentale per migliorare la qualità di vita, promuovere uguaglianza e ampliare la cittadinanza. Fu questo l'atteggiamento di Gesù contro ogni tipo di oppressione, paura e mancanza di rispetto. Questa fu la presa di posizione anche dei martiri, quelli di oggi di cui avete letto i nomi nei cartelli (Padre Josimo Tavares, Suor Dorothy Stang, Mons. Oscar Romero, Chico Mendes) e tanti altri, compreso il nostro Patrono che testimoniò con la vita il suo amore per Cristo e la verità del suo insegnamento".
Severino, il parroco, ha concluso con una domanda molto simile a quella che mi ponevo io nella pagina di blog di alcuni giorni fa: "Dopo tante magnifiche celebrazioni cambierà qualcosa?" Certo, i problemi ci sono quindi bisogna parlarne, e noi lo abbiamo fatto, tentando di svegliare le coscienze. Non si possono ignorare le cause della violenza ed è inutile lamentarsi e piagnucolare se non si fa nulla per sradicarla, però non c'è motivo di illudersi. Tra i martiri (forse non del tutto santi) di questa festa di Itaberaì ci sono due uccisi a coltellate. Per una strana coincidenza tutti e due si chiamavano Sebastiao. Uno è stato accoltellato quasi davanti a casa mia, alcuni giorni prima dell'inizio della novena. L'altro, anche lui accoltellato e degolato nel suo letto, il giorno dopo la festa. Suppongo che il suo assassino non abbia partecipato alla novena!
Non avendo a disposizione nessuna foto aggiornata, illustro il mio post con quella del San Sebastiano di Riva di Biscia (Maserno), che è pur sempre un affresco del 1400. E' un pò sbiadito, se no non sarebbe del "pittore dei "santi pallidi": e della nostra chiesa parrocchiale, truccata per illustrare come sarà dopo i restauri che la commissione amministrativa ha progettato. (L'entrata del leilao, 50 mila reali =15 mila euro, dovrebbe servire anche a questo). Come ha detto la commentatrice, la messa della festa è stata dedicata ai martiri. Ha avuto inizio con una sfilata dietro la croce, di cartelli che portavano i nomi dei martiri brasiliani e latino-americani più recenti. Martiri per la giustizia, accolti dal canto: "Svegliati, America - è giunta l'ora di sollevarsi; - il sangue dei martiri ha sparso i semi. - In questi campi, queste pianure - in queste pampe e deserti - da queste radici intrecciate di incroci di etnie - è così il mio popolo, è la nostra America Latina. - Mio fratello indio - mio fratello afro - miei compagni latini - noi siamo vittime della dipendenza - di un impero straniero". Presiedeva don Maurizio.
Ieri, dopo un giorno di pausa, abbiamo rimesso i piedi nella dura realtà con una riflessione della nostra equipe di preti con le tre suore venezuelane che operano in periferia: Camen, Pacha e Katiusca. Quest'ultima faceva osservare: "I tagliatori di canna del nostro quartiere hanno avuto, in dicembre, un dissidio con la ditta per cui lavorano, che non ha pagato gli stipendi degli ultimi mesi. Pare che nessuno se ne siano accorto. Dov'è la nostra Commissione di Pastorale della Terra? Dove sono le Pastorali sociali?" Una parrocchia intera, intenta alle feste natalizie e poi alla sagra, è passata accanto a questi fratelli assaliti e derubati senza notarli e senza fermarsi a prestare soccorso e aiutarli nelle loro rivendicazioni. Gli appelli alla giustizia, le teologie e liturgie della liberazione, le denunce di violenze e ingiustizie, e alcuni aiuti assistenziali ai più bisognosi non mancano. Ma parliamo tra noi, e le vittime sono là sul ciglio della strada. Io sono responsabile della pastorale sociale, e mi sento abbastanza in colpa. A volte si ha l'impressione che questa Chiesa, cioè noi, ormai ci culliamo nelle parole che dovrebbero svegliarci ma che, invece, ci conciliano un sonno più tranquillo. Così non va bene!
19 gennaio 2009
RELIGIOSITA' E VITA REALE
I viaggiatori italiani mi hanno portato i tortellini preparati dalle donne di Maserno. Questa foto testimonia che li abbiamo fatti in brodo e mangiati in compagnia: in casa del mio vicino, perchè erano molti e non si potevano sprecare! Tante grazie alle buone signore e ai visitanti, che ora si preparano a tornare in patria dopo aver visitato anche le cascate di Iguassù e Brasilia. La nostra novena di San Sebastiano termina stasera. Nelle letture e omelie della messa abbiamo trattato questi temi: 1) Il battesimo (Don Eligio). 2) I beni materiali e la criminalità (Padre Luis Cardalda, missionario in partenza per il Mozambico). 3) La piramide sociale e la criminalità (Padre Eduardo Calandro). 4) L'impunità delle "alte sfere" del crimine (Padre Chico, cioè io). 5) I mezzi di comunicazione sociale e la criminalità (Dom Eugenio, vescovo). 6) La violenza del razzismo (Padre Mauro). 7) La violenza nelle strade (Don Maurizio Setti). 8) Lo sfruttamento sessuale (Padre Severino, parroco). 9) L'universo delle droghe (Padre Celismar). Argomenti molto forti, afflusso imponente. Le messe, mediamente, sono durate 90 minuti (come le partite di calcio).
Domani sarà la grande sagra. Considerando la partecipazione massiva di questi giorni alle messe della novena, ci possiamo aspettare un'apoteosi. Davvero tanti hanno preso parte alle riflessioni sui problemi gravi che ho elencato sopra, hanno cantato e pregato chiedendo perdono e facendo buoni propositi. La discrepanza tra l'intensa e sincera religiosità (almeno così sembra!) e la vita reale non mette un pò paura? Mi sembra che la maggior parte di chi viene in chiesa siano persone oneste, però c'è anche tanto sfoggio di ricchezza e strafottenza di alcuni, impunità delle alte sfere sociali, corruzione elettorale e politica, sfruttamento della prostituzione, violenza e indisciplina nella circolazione stradale, traffico di droga e alcoolismo, eccetera. Dopo tante magnifiche celebrazioni qualcosa cambierà?
Il Brasile ha negato all'Italia l'estradizione di Cesare Battisti. Credevo che fosse stato impiccato dagli austriaci nel 1916, per tradimento. Ora, invece, è accusato di 4 omicidi. Gli hanno concesso lo stato di rifugiato politico. Secondo la Giustizia brasiliana quei delitti sono stati di carattere politico e il colpevole, se ritorna in Italia, rischia di essere ucciso. Alcuni giornali hanno segnalato il fatto come "piccola crisi diplomatica", citando la frase di un politico italiano che, secondo i giornali, si appella a Lula affinchè cambi idea: "Noi non torturiamo e non abbiamo la pena di morte!" Lula ha risposto dando copertura al Ministro della Giustizia: "Il nostro Stato è sovrano, ciò che ha deciso dev'essere rispettato". Con la disoccupazione raddioppiata negli ultimi tre mesi, credo che l'Esecutivo brasiliano abbia abbastanza problemi più urgenti di cui preoccuparsi. E anche quello italiano.
17 gennaio 2009
FRATERNITA' E PUBBLICA SICUREZZA
Il tema di quest'anno della Campanha di Fraternità lanciato dalla Conferenza dei vescovi per la quaresima, quest'anno, è difficile e scabroso. Noi ne abbiamo anticipato alcuni aspetti nella novena della festa del patrono. Eduardo Calandro, prete novello della diocesi di Goiàs, ha predicato la terza sera di novena della festa del patrono. Il suo tema era la piramide sociale. Ha detto che la piramide esiste perchè noi abbiamo tolto a "Dio" la lettera "d" ed è rimasto solo "io". A causa di questo 400 mila bambini ogni anno muoiono di fame, 45 ogni ora. Che non si vota per costruire un paese giusto, e molti cristiani anche cattolici vendono il voto. Che anche se preghiamo per la pace non la otterremo, perchè non facciamo la nostra parte. Non condividiamo. Io ero seduto in fondo alla chiesa, e ho visto un uomo abbastanza giovane alzarsi e uscire sfilando tra la folla. Uno solo. Trent'anni fa, in circostanze di questo genere, uscivano a decine. I preti, a volte, cadevano in depressione, e su alcune questioni più scottanti c'è stato anche chi si è beccato fucilate. Quando si va ancora più a fondo escono anche oggi, ma la situazione è certamente migliorata. Quanto costa predicare il Vangelo, quando si commentano brani come quello che ha commentato Eduardo: "Ipocriti, pulite l'esterno del bicchiere ma dentro ci lasciate la sporcizia. Colate la pagliuzza, ma vi bevete il cammello. Pagate le decime del mentolo, ma non praticate la giustizia"!
13 gennaio 2009
LA FESTA DEGLI ANIMALI
Di ritorno da una pozzanghera ai bordi dell'asfalto, una mandria di buoi "nelore" si ferma incuriosita e gira il capo per osservare il fotografo. Queste bestie nascono predestinate a diventare bistecche, ma prima vivono dignitosamente. I pascoli sono immensi e pittoreschi, popolati da garzette, emas, curicacas e altri uccelli che amano la loro compagnia. I loro proprietari pongono rulli di sale e vasche d'acqua corrente lungo i loro percorsi, per rendere loro la vita più facile. Hanno dato loro anche un santo protettore: San Sebastiano, 20 dicembre. Ad Itaberaì questo santo è, addirittura, il patrono della parrocchia, come lo è dell'antica capitale del Brasile, Rio di Janeiro. Gli allevatori tengono da parte il vitello o il manzo più gagliardo per offrirglielo il giorno della festa. Il santo, da parte sua, riceve il dono e lo cede alla parrocchia, che lo mette all'asta affinchè altri allevatori facciano a gara a chi offre di più. Il ricavato sarà l'entrata più importante per sostenere le opere parrocchiali. Non so quando sia cominciato questo costume che trasforma in gioco un atto di devozione e una generosa donazione alla Chiesa, ma sicuramente chi lo ha inventato era furbetto. La novena che precede la festa è un'apoteosi. La chiesa è zeppa, c'è una messa solenne e, di seguito, l'asta in piazza. Non sono esposti solo vitelli, ma anche porci, galline, casse di frutta, torte, polli arrosto e ogni altro ben di Dio.
Fino a qualche anno fa vi abbondavano anche le bottiglie di cachaça, una specie di grappa distillata dalla canna da zucchero. Gli animi si esaltavano, e di tanto in tanto ci scappavano le coltellate e il morto. Se proponevi di bandire l'alcool, minacciavano di non collaborare, o di fare la festa per conto loro. Poi i tempi sono cambiati. Non tutto il bene è nel passato, e non tutto il male è nella modernità. Ora il Vescovo ha proibito gli alcoolici nelle feste religiose e i cattolici si sono adeguati. Anche i bevitori più incalliti, ormai, si vergognano a protestare. Non per nulla siamo circondati di chiese che bandiscono severamente gli alcoolici: gli evangelici convertono i cattolici. Inoltre, nessuno più ignora le numerose tragedie familiari moderne provocate dall'alcool e dalle droghe, e la gente è terrorizzata dal pensiero che i propri figli cadano nella spirale del vizio.
L'asinello modenese della foto può dirsi soddisfatto: avrà la sua parte di benedizione, perchè anche in Italia, in questi giorni, si festeggiano le bestie. Là il patrono è S. Antonio Abate, che qui si chiama Antao, e cade il 17 gennaio. A Castelluccio c'è ancora la tradizione di celebrare una messa per gli animali da stalla e da cortile. Dopo la messa, naturalmente, si va a mangiare insieme le zampanelle. E' una specie di comunione civile che tutti la possono fare, anche quelli che hanno dei peccati più grossi delle boasse. L'usanza di riunire le vacche da latte e gli asini e i muli in paese per una benedizione generale non esiste più, così come è finita quella del prete che va di stalla in stalla. Oggi si unisce la benedizione delle stalle (diventate, ormai, stalloni pieni zeppi di vacche, immigrati e tecnologia) assieme a quella delle case, così anche gli animali domestici partecipano, a modo loro, alla quaresima!
Sono feste pagane o cristiane? Immagino che il bisogno di festeggiare le bestie, dove esse sono il sostegno fondamentale dell'economia familiare, sia un modo indiretto di ringraziare Dio per il dono della vita. In tempi non tanto remoti era anche una supplica contro le pestilenze. Ringraziamento e propiziazione sono due atteggiamenti sostanzialmente buoni, nei quali è difficile distinguere tra paganesimo e cristianesimo perchè fanno parte di qualsiasi culto religioso. La modernità tende a spazzare via l'uno e l'altra. Attualmente le malattie del bestiame sono scongiurate con le vaccinazioni in massa e, di tanto in tanto, con un vero e proprio genocidio di milioni di poveri animali. Nella società dei consumi, la finalità degli allevamenti è più esplicita che nel passato: le bestie sono soldi per il produttore, bistecche e petti di pollo per il consumatore. In margine alla festa degli animali possono accadere anche le conversioni (o riconversioni). Ho incontrato in chiesa la Zulmira (nome fittizio), che era passata a una chiesa pentecostale e, quando mi ha visto, mi ha detto: "Padre, sono pentita. Oggi sono tornata a messa, ma non sono ancora pronta per la comunione: dovrò confessarmi per sentirmi a posto".
A scanso di equivoci abbiamo trasformato le messe della novena, frequentate in massa, in occasioni di evangelizzazione. Il tema di quest'anno è particolarmente duro, quasi provocatorio: "Fraternità e sicurezza pubblica". E' un anticipo dell'argomento proposto dai Vescovi per la quaresima. Vi cito alcuni sottotitoli: i beni materiali e la criminalità. La piramide sociale e la criminalità. L'impunità dei delitti dei colletti bianchi. La violenza del razzismo. La violenza del traffico stradale. Lo sfruttamento sessuale. L'universo delle droghe. Tutto per concludere che, se non abbiamo più bisogno di Dio per allevare gli animali, abbiamo però bisogno più che mai di seguire e vivere il Vangelo per restare umani e, anzi, camminare verso la pienezza di umanità, che è quella di Gesù. Naturalmente non illudiamoci, le ambiguità restano. Chi riesce ad affrontare di petto e a fondo questi temi nella predicazione di massa? Ci vorrebbe il coraggio e la forza di Gesù Cristo, che non per nulla è finito in croce. Noi ci accontentiamo di esporre a grandi linee, ed è già abbastanza difficile.
Fino a qualche anno fa vi abbondavano anche le bottiglie di cachaça, una specie di grappa distillata dalla canna da zucchero. Gli animi si esaltavano, e di tanto in tanto ci scappavano le coltellate e il morto. Se proponevi di bandire l'alcool, minacciavano di non collaborare, o di fare la festa per conto loro. Poi i tempi sono cambiati. Non tutto il bene è nel passato, e non tutto il male è nella modernità. Ora il Vescovo ha proibito gli alcoolici nelle feste religiose e i cattolici si sono adeguati. Anche i bevitori più incalliti, ormai, si vergognano a protestare. Non per nulla siamo circondati di chiese che bandiscono severamente gli alcoolici: gli evangelici convertono i cattolici. Inoltre, nessuno più ignora le numerose tragedie familiari moderne provocate dall'alcool e dalle droghe, e la gente è terrorizzata dal pensiero che i propri figli cadano nella spirale del vizio.
L'asinello modenese della foto può dirsi soddisfatto: avrà la sua parte di benedizione, perchè anche in Italia, in questi giorni, si festeggiano le bestie. Là il patrono è S. Antonio Abate, che qui si chiama Antao, e cade il 17 gennaio. A Castelluccio c'è ancora la tradizione di celebrare una messa per gli animali da stalla e da cortile. Dopo la messa, naturalmente, si va a mangiare insieme le zampanelle. E' una specie di comunione civile che tutti la possono fare, anche quelli che hanno dei peccati più grossi delle boasse. L'usanza di riunire le vacche da latte e gli asini e i muli in paese per una benedizione generale non esiste più, così come è finita quella del prete che va di stalla in stalla. Oggi si unisce la benedizione delle stalle (diventate, ormai, stalloni pieni zeppi di vacche, immigrati e tecnologia) assieme a quella delle case, così anche gli animali domestici partecipano, a modo loro, alla quaresima!
Sono feste pagane o cristiane? Immagino che il bisogno di festeggiare le bestie, dove esse sono il sostegno fondamentale dell'economia familiare, sia un modo indiretto di ringraziare Dio per il dono della vita. In tempi non tanto remoti era anche una supplica contro le pestilenze. Ringraziamento e propiziazione sono due atteggiamenti sostanzialmente buoni, nei quali è difficile distinguere tra paganesimo e cristianesimo perchè fanno parte di qualsiasi culto religioso. La modernità tende a spazzare via l'uno e l'altra. Attualmente le malattie del bestiame sono scongiurate con le vaccinazioni in massa e, di tanto in tanto, con un vero e proprio genocidio di milioni di poveri animali. Nella società dei consumi, la finalità degli allevamenti è più esplicita che nel passato: le bestie sono soldi per il produttore, bistecche e petti di pollo per il consumatore. In margine alla festa degli animali possono accadere anche le conversioni (o riconversioni). Ho incontrato in chiesa la Zulmira (nome fittizio), che era passata a una chiesa pentecostale e, quando mi ha visto, mi ha detto: "Padre, sono pentita. Oggi sono tornata a messa, ma non sono ancora pronta per la comunione: dovrò confessarmi per sentirmi a posto".
A scanso di equivoci abbiamo trasformato le messe della novena, frequentate in massa, in occasioni di evangelizzazione. Il tema di quest'anno è particolarmente duro, quasi provocatorio: "Fraternità e sicurezza pubblica". E' un anticipo dell'argomento proposto dai Vescovi per la quaresima. Vi cito alcuni sottotitoli: i beni materiali e la criminalità. La piramide sociale e la criminalità. L'impunità dei delitti dei colletti bianchi. La violenza del razzismo. La violenza del traffico stradale. Lo sfruttamento sessuale. L'universo delle droghe. Tutto per concludere che, se non abbiamo più bisogno di Dio per allevare gli animali, abbiamo però bisogno più che mai di seguire e vivere il Vangelo per restare umani e, anzi, camminare verso la pienezza di umanità, che è quella di Gesù. Naturalmente non illudiamoci, le ambiguità restano. Chi riesce ad affrontare di petto e a fondo questi temi nella predicazione di massa? Ci vorrebbe il coraggio e la forza di Gesù Cristo, che non per nulla è finito in croce. Noi ci accontentiamo di esporre a grandi linee, ed è già abbastanza difficile.
7 gennaio 2009
EPIFANIA: AVANTI O INDIETRO?
La Befana è la prima festività del nuovo anno. Per i cattolici è Epi-fania=manifestazione di Dio, cioè memoria viva dell'incontro di Gesù con "gli altri" popoli, rappresentati dai Magi: tutte le genti che prima non appartenevano al popolo eletto. Siccome conoscere Dio è un dono, per i bambini di alcuni paesi è diventata la festa della vecchietta che porta i dolcetti. Due italiani sono venuti con me a celebrare la messa dell'Epifania nell'accampamento Honestino, ai margini della statale Itaberai-Itapuranga. Questo è avvenuto la domenica 4, perchè in Brasile Epifania non è festa di precetto e, quando cade fra la settimana, si celebra la domenica precedente. Siccome la tenda delle riunioni era semidistrutta dalle pesanti piogge di questi giorni, ci siamo riuniti sotto quella della famiglia di Giusta, che vedete nella foto. E' una signora che parla ininterrottamente, ma a modo suo è una profetessa: frammezzate alle innumerevoli cose inutili che dice alcune, che splendono come stelle nella notte, sono Parola di Dio. Lei, fino ad alcuni anni fa, abitava nella periferia della capitale ed era una parrocchiana di don Arrigo. Poi si è unita ai "senza terra" sperando di ottenere un poderetto tramite la Riforma Agraria.
Abbiamo atteso a lungo. La gente non arrivava. Quelli della Fazenda Santa Rosa non venivano perchè il cielo era cupo e ogni quarto d'ora cadeva un diluvio. Molte famiglie di accampati, non trovando lavoro nelle campagne circostanti in questi giorni piovosi e con la scusa delle feste, erano ritornati nelle loro baracche o casupole delle varie città di provenienza, oppure in visita a parenti. Un gruppo notevole era appena uscito, ad accompagnare all'ospedale una compagna che, una mezz'ora prima del nostro arrivo, si era sentita male. Quando ho chiesto alle donne se volevano la messa ugualmente, la Giusta ha risposto citando il Vangelo: "Se lei deve celebrare nella chiesa di Itaberaì e arrivano solo tre persone, lei la sospende, la messa? E allora! Noi celebriamo, e "dove sono due o tre riuniti in nome mio io sono in mezzo a loro!" Io le ho risposto: "Sante parole!" e ho iniziato. C'erano tre ragazzini, la Giusta e altre tre donne, il prete, un signore che poi è arrivato in ritardo, e due italiani forse sbalorditi di questa esperienza mai vissuta prima: una messa sui bordi della strada asfaltata, sotto una tenda in mezzo al fango, attorno a un tavolo da cucina, nel frastuono di una pioggia torrenziale. Non ho lasciato nemmeno che i presenti partecipassero al commento delle letture, come sono solito fare quando si è in pochi: ho fatto l'omelia da solo. Temevo che la Giusta facesse troppe profezie!
Dopo tutto, non nascondo che ho provato molta soddisfazione e ho vissuto quella messa come un dono degno dell'Epifania! E come no? Non ho avuto il privilegio, immeritato, di andare alla capanna di Gesù Bambino come i Magi? Sentirsi nella Chiesa che comincia l'anno celebrando l'Eucaristia tra gente a cui il mondo non ha ancora dato un posto per vivere e nemmeno un vero tetto per ripararsi! La Chiesa tra i poveri mi sembra al posto giusto.Una giovane ex-parrocchiana che adesso lavora a Brasìlia in una struttura pubblica per i casi difficili, mi scrive: "Ho paura di noi...delle cose che facciamo, che tralasciamo o permettiamo.....Il governo mi ha messo nei turni di notte. L'obiettivo è occuparsi di quelli che usano il crack e altre droghe e non sanno dove cercare aiuto, sto lavorando vicino alla stazione delle corriere di Brasilia. Questa notte ho conosciuto 4 bambini, 7, 7, 8 e 9 anni.. mi hanno detto che usano il crack e sono vittime di abusi sessuali da parte di gente che passa in auto e li prendono su...penso di non riuscire più a gestire tutto questo con la tranquillità di prima. É tutto molto triste. Essi sono molto aggressivi e la gente li tratta come animali. La polizia dice che non c'è più soluzione e che essi stanno per morire e moriranno un giorno o l'altro. Quando ho dato un pongo al bambino per giocare in attesa di una macchina che lo portasse a un centro di assistenza, lui si è messo a giocare più tranquillo e il poliziotto ha detto: "A vederlo così sembra perfino un buon bambino!"
La Chiesa brasiliana ha rallentato? Forse sì, ma continua a guardare avanti. Altro che cercare la nostra identità cristiana nel passato non remoto, nelle tonache impeccabili o nelle celebrazioni in latino con la schiena rivolta verso i fedeli! Il passato non fu così bello come alcuni lo idealizzano, e in ogni caso non torna.
Il Regno di Dio non è nel passato, ma nel futuro. Non si può far ruotare il calendario all'indietro.
Tra qualche giorno cominceremo la festa del patrono di Itaberaì, San Sebastiano. Le messe della novena avranno un tema particolarmente duro e scabroso. E' quello della Campagna della Fraternità, che i vescovi hanno già stabilito per la prossima quaresima: "Fraternità e sicurezza sociale". E' l'analisi delle cause della violenza che fa sempre più paura, perchè avanza sulla società come l'onda di uno tsunami: per arrivare alla consapevolezza che siamo tutti coinvolti e che il problema non lo risolverà la polizia, ma il cambiamento degli stili di vita. Noi, spesso, siamo come il fratello maggiore del figlio prodigo: vorremmo semplicemente che il Papà mandasse al diavolo il fratellino che si è rovinato con le sue mani ed è diventato fastidioso. Invece il Papà lo ama, e sa che noi non cresceremo se non impareremo ad amarlo come lui.
Abbiamo atteso a lungo. La gente non arrivava. Quelli della Fazenda Santa Rosa non venivano perchè il cielo era cupo e ogni quarto d'ora cadeva un diluvio. Molte famiglie di accampati, non trovando lavoro nelle campagne circostanti in questi giorni piovosi e con la scusa delle feste, erano ritornati nelle loro baracche o casupole delle varie città di provenienza, oppure in visita a parenti. Un gruppo notevole era appena uscito, ad accompagnare all'ospedale una compagna che, una mezz'ora prima del nostro arrivo, si era sentita male. Quando ho chiesto alle donne se volevano la messa ugualmente, la Giusta ha risposto citando il Vangelo: "Se lei deve celebrare nella chiesa di Itaberaì e arrivano solo tre persone, lei la sospende, la messa? E allora! Noi celebriamo, e "dove sono due o tre riuniti in nome mio io sono in mezzo a loro!" Io le ho risposto: "Sante parole!" e ho iniziato. C'erano tre ragazzini, la Giusta e altre tre donne, il prete, un signore che poi è arrivato in ritardo, e due italiani forse sbalorditi di questa esperienza mai vissuta prima: una messa sui bordi della strada asfaltata, sotto una tenda in mezzo al fango, attorno a un tavolo da cucina, nel frastuono di una pioggia torrenziale. Non ho lasciato nemmeno che i presenti partecipassero al commento delle letture, come sono solito fare quando si è in pochi: ho fatto l'omelia da solo. Temevo che la Giusta facesse troppe profezie!
Dopo tutto, non nascondo che ho provato molta soddisfazione e ho vissuto quella messa come un dono degno dell'Epifania! E come no? Non ho avuto il privilegio, immeritato, di andare alla capanna di Gesù Bambino come i Magi? Sentirsi nella Chiesa che comincia l'anno celebrando l'Eucaristia tra gente a cui il mondo non ha ancora dato un posto per vivere e nemmeno un vero tetto per ripararsi! La Chiesa tra i poveri mi sembra al posto giusto.Una giovane ex-parrocchiana che adesso lavora a Brasìlia in una struttura pubblica per i casi difficili, mi scrive: "Ho paura di noi...delle cose che facciamo, che tralasciamo o permettiamo.....Il governo mi ha messo nei turni di notte. L'obiettivo è occuparsi di quelli che usano il crack e altre droghe e non sanno dove cercare aiuto, sto lavorando vicino alla stazione delle corriere di Brasilia. Questa notte ho conosciuto 4 bambini, 7, 7, 8 e 9 anni.. mi hanno detto che usano il crack e sono vittime di abusi sessuali da parte di gente che passa in auto e li prendono su...penso di non riuscire più a gestire tutto questo con la tranquillità di prima. É tutto molto triste. Essi sono molto aggressivi e la gente li tratta come animali. La polizia dice che non c'è più soluzione e che essi stanno per morire e moriranno un giorno o l'altro. Quando ho dato un pongo al bambino per giocare in attesa di una macchina che lo portasse a un centro di assistenza, lui si è messo a giocare più tranquillo e il poliziotto ha detto: "A vederlo così sembra perfino un buon bambino!"
La Chiesa brasiliana ha rallentato? Forse sì, ma continua a guardare avanti. Altro che cercare la nostra identità cristiana nel passato non remoto, nelle tonache impeccabili o nelle celebrazioni in latino con la schiena rivolta verso i fedeli! Il passato non fu così bello come alcuni lo idealizzano, e in ogni caso non torna.
Il Regno di Dio non è nel passato, ma nel futuro. Non si può far ruotare il calendario all'indietro.
Tra qualche giorno cominceremo la festa del patrono di Itaberaì, San Sebastiano. Le messe della novena avranno un tema particolarmente duro e scabroso. E' quello della Campagna della Fraternità, che i vescovi hanno già stabilito per la prossima quaresima: "Fraternità e sicurezza sociale". E' l'analisi delle cause della violenza che fa sempre più paura, perchè avanza sulla società come l'onda di uno tsunami: per arrivare alla consapevolezza che siamo tutti coinvolti e che il problema non lo risolverà la polizia, ma il cambiamento degli stili di vita. Noi, spesso, siamo come il fratello maggiore del figlio prodigo: vorremmo semplicemente che il Papà mandasse al diavolo il fratellino che si è rovinato con le sue mani ed è diventato fastidioso. Invece il Papà lo ama, e sa che noi non cresceremo se non impareremo ad amarlo come lui.
2 gennaio 2009
CAPODANNO: LA PACE SULLA CARTA E NELLA VITA
Un gruppo di montanari italiani è arrivato a casa mia. L'ultimo dell'anno ha scalato la Serra Dourada. E' alta solo 1200 metri, ma per salire con le temperature e il sole tropicali è quanto basta. Guardate questo ragazzo di Benedello: come è felice di aver raggiunto la cima! Il panorama, di lassù, è magnifico. Si sente un vincitore, lui che è abituato ad affrontare i calanchi.
Ogni primo giorno dell'anno rinnoviamo gli auguri di pace sulla terra e celebriamo la Giornata Mondiale della Pace. Il papa scrive un messaggio speciale. Il primo augurio di pace del cristianesimo fu fatto dagli angeli a Betlemme, due millenni orsono: "Pace in terra agli uomini (e donne) di buona volontà". Il papa Giovanni XXIII 45 anni fa scrisse la "Pacem in terris" . Si fa davvero qualche passo concreto ed efficace, o ci sentiamo a posto solo perchè abbiamo la Dottrina Sociale della Chiesa su un pezzo di carta?
Ci sono molti suggerimenti interessanti nel messaggio di Benedetto XVI di quest'anno. Dice che la miseria favorisce o aggrava i conflitti armati, e questi producono ancor più miseria. Perciò la costruzione della pace dipende da tutte quelle azioni, pubbliche e private, che diminuiscono le disparità tra classi ricche e classi povere, paesi ricchi e paesi poveri. Ce n'è per tutti. La politica e i politici sono chiamati a ridurre drasticamente le ingenti spese in armi e militarizzazione, e impegnare tali risorse per garantire a tutti i cittadini e a tutti i paesi il necessario per le necessità fondamentali della vita, che sono un diritto e non un favore! Ciascuno di noi ha il dovere di adottare uno stile di vita più sobrio e più solidale, per non sprecare risorse alla faccia di chi manca del necessario, e per non aggravare i danni ambientali che sono già a livelli critici.
Dice anche che, chi vuole essere veramente cristiano, vede Cristo nel volto dei fratelli. E tutti, comunque - se non vogliamo che gli auguri di pace all'inizio di ogni anno siano solo un rito privo di senso o un atto di pietismo ipocrita - dobbiamo imparare i principi fondamentali della responsabilità sociale e fratellanza umana. Negli ultimi decenni tutti i dati hanno indicato un aumento costante del fossato che separa ricchi e poveri. Questo vuol dire che di politiche veramente umane e cristiane non ne sono state fatte, ed è stato fatto il contrario. Regna e impera l'ipocrisia, e il dio dei potenti di questo mondo è il lucro che permette di togliere dalle tasche dei poveri per accumulare in quelle dei ricchi. L'etica, tanto invocata a favore della vita quando si tratta di cellule staminali, di infermi in stato vegetativo e altre cose del genere (forse solo per sembrare buoni cattolici?), è già morta e defunta sul piano dell'onestà economica, solidarietà sociale e civismo.
Poi cita Giovanni Paolo II: "Fedeli all'invito del loro Signore, le comunità cristiane non trascureranno di assicurare sostegno a tutta la famiglia umana con una solidarietà creativa, non solo condividendo il superfluo ma soprattutto alterando "gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società". Vi ho tradotto e riassunto brevemente il messaggio papale frammezzato con riflessioni mie personali non per distorcerne il senso (potete leggere l'originale se non vi fidate!), ma perchè mi era venuto un dubbio atroce: "Chi li legge questi messaggi?" Eppure sono profondi e ispirati al vangelo. Forse la gente aspetta altro. Vuole esempi pratici, o qualche gesto forte che la svegli. In pratica ci sono miliardi di persone che non hanno bisogno di modificare il loro stile di vita, perchè vivono già una sobrietà che sconfina nella miseria. Ce ne sono milioni che hanno fatto scelte personali coerenti, di fede cristiana o semplicemente di coerenza umana.
Cosa ci possiamo aspettare dai palazzi? Gli Erodi difendono i loro troni. Rivolgiamo lo sguardo alle stalle e catapecchie, o più semplicemente alle case e canoniche modeste del mondo, alle comunità di base e a tutti coloro che hanno consacrato la vita alla fraternità che è condivisione e costruisce la pace! Gesù vi rinasce ogni giorno. I pastori si riuniscono ad adorare ed escono glorificando Dio. La gente si meraviglia. Qualcuno, come Maria, pensa a questi avvenimenti e li conserva nel cuore. La Parola di Dio scende dall'alto, ma si incarna nelle persone di buona volontà e diventa vita nuova. Stamattina ho portato la comunione alla signora Argisa, una donna di 77 anni dell'estrema periferia che è stata colpita da un ictus e per qualche tempo non potrà più camminare. E' devota di San Francesco, ed era sempre la prima ad arrivare nella chiesina dedicata a lui nel quartiere, per la messa. La prima cosa che mi ha detto, iniziando la preghiera, è stata: "Preghiamo perchè finisca la violenza!"
Ogni primo giorno dell'anno rinnoviamo gli auguri di pace sulla terra e celebriamo la Giornata Mondiale della Pace. Il papa scrive un messaggio speciale. Il primo augurio di pace del cristianesimo fu fatto dagli angeli a Betlemme, due millenni orsono: "Pace in terra agli uomini (e donne) di buona volontà". Il papa Giovanni XXIII 45 anni fa scrisse la "Pacem in terris" . Si fa davvero qualche passo concreto ed efficace, o ci sentiamo a posto solo perchè abbiamo la Dottrina Sociale della Chiesa su un pezzo di carta?
Ci sono molti suggerimenti interessanti nel messaggio di Benedetto XVI di quest'anno. Dice che la miseria favorisce o aggrava i conflitti armati, e questi producono ancor più miseria. Perciò la costruzione della pace dipende da tutte quelle azioni, pubbliche e private, che diminuiscono le disparità tra classi ricche e classi povere, paesi ricchi e paesi poveri. Ce n'è per tutti. La politica e i politici sono chiamati a ridurre drasticamente le ingenti spese in armi e militarizzazione, e impegnare tali risorse per garantire a tutti i cittadini e a tutti i paesi il necessario per le necessità fondamentali della vita, che sono un diritto e non un favore! Ciascuno di noi ha il dovere di adottare uno stile di vita più sobrio e più solidale, per non sprecare risorse alla faccia di chi manca del necessario, e per non aggravare i danni ambientali che sono già a livelli critici.
Dice anche che, chi vuole essere veramente cristiano, vede Cristo nel volto dei fratelli. E tutti, comunque - se non vogliamo che gli auguri di pace all'inizio di ogni anno siano solo un rito privo di senso o un atto di pietismo ipocrita - dobbiamo imparare i principi fondamentali della responsabilità sociale e fratellanza umana. Negli ultimi decenni tutti i dati hanno indicato un aumento costante del fossato che separa ricchi e poveri. Questo vuol dire che di politiche veramente umane e cristiane non ne sono state fatte, ed è stato fatto il contrario. Regna e impera l'ipocrisia, e il dio dei potenti di questo mondo è il lucro che permette di togliere dalle tasche dei poveri per accumulare in quelle dei ricchi. L'etica, tanto invocata a favore della vita quando si tratta di cellule staminali, di infermi in stato vegetativo e altre cose del genere (forse solo per sembrare buoni cattolici?), è già morta e defunta sul piano dell'onestà economica, solidarietà sociale e civismo.
Poi cita Giovanni Paolo II: "Fedeli all'invito del loro Signore, le comunità cristiane non trascureranno di assicurare sostegno a tutta la famiglia umana con una solidarietà creativa, non solo condividendo il superfluo ma soprattutto alterando "gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società". Vi ho tradotto e riassunto brevemente il messaggio papale frammezzato con riflessioni mie personali non per distorcerne il senso (potete leggere l'originale se non vi fidate!), ma perchè mi era venuto un dubbio atroce: "Chi li legge questi messaggi?" Eppure sono profondi e ispirati al vangelo. Forse la gente aspetta altro. Vuole esempi pratici, o qualche gesto forte che la svegli. In pratica ci sono miliardi di persone che non hanno bisogno di modificare il loro stile di vita, perchè vivono già una sobrietà che sconfina nella miseria. Ce ne sono milioni che hanno fatto scelte personali coerenti, di fede cristiana o semplicemente di coerenza umana.
Cosa ci possiamo aspettare dai palazzi? Gli Erodi difendono i loro troni. Rivolgiamo lo sguardo alle stalle e catapecchie, o più semplicemente alle case e canoniche modeste del mondo, alle comunità di base e a tutti coloro che hanno consacrato la vita alla fraternità che è condivisione e costruisce la pace! Gesù vi rinasce ogni giorno. I pastori si riuniscono ad adorare ed escono glorificando Dio. La gente si meraviglia. Qualcuno, come Maria, pensa a questi avvenimenti e li conserva nel cuore. La Parola di Dio scende dall'alto, ma si incarna nelle persone di buona volontà e diventa vita nuova. Stamattina ho portato la comunione alla signora Argisa, una donna di 77 anni dell'estrema periferia che è stata colpita da un ictus e per qualche tempo non potrà più camminare. E' devota di San Francesco, ed era sempre la prima ad arrivare nella chiesina dedicata a lui nel quartiere, per la messa. La prima cosa che mi ha detto, iniziando la preghiera, è stata: "Preghiamo perchè finisca la violenza!"
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