10 dicembre 2007

LA VITA PER IL RIO S. FRANCISCO



Oggi il Vescovo Mons. Luis Cappio digiuna per il quattordicesimo giorno consecutivo. Il dibattito è aperto in tutto il paese. Milioni di persone lo hanno già dichiarato santo. Molte altre lo accusano, addirittura, di suicidio: è strano come ripetiamo spesso che Gesù scelse liberamente di morire per noi, poi lo dimentichiamo in fretta. Anche l'Episcopato è diviso. Ci sono manifestazioni di solidarietà in tutte le capitali. Questa sera se ne svolgerà una nella nostra capitale, Goiania: sarà nella Piazza Civica, perchè l'Arcivescovo di Goiania ha negato lo spazio della Cattedrale. Il nostro Vescovo di Goiàs invece è andato a visitare Mons. Cappio nei giorni scorsi assieme al Vescovo Emerito Mons. Tomàs Balduino, e ha parlato con lui. Poi ci ha inviato una lettera da leggere nelle chiese. Ve ne trascrivo solo alcune frasi.

"Mons. Luis è molto chiaro quando afferma che il suo gesto è profetico e vuole sensibilizzare l'opinione pubblica sulla "pazzia" di questa Trasposizione". "Egli non vuole morire ma è pronto a dare la vita per la gente del Vecchio Chico" (ndr: soprannome popolare, affettuso, del Rio S. Francisco). "Mons. Luis chiede alla Chiesa un grido a favore della vita. Chiede anche che la Chiesa sia meno diplomatica e più evangelica, non sottomessa al potere ma a Gesù Cristo". "C'è un grande desiderio di cambiamento dell'attuale sistema economico concentratore, escludente, devastatore delle persone e dell'ambiente".

Cosa scrive la stampa? Quella minore, perchè televisioni e giornali importanti tacciono in combutta coi potenti? Ecco alcune pennellate. Una piccola cappella coperta di eternit, un piccolo ventilatore, un materasso sul pavimento e un filtro di terracotta per l'acqua, compongono lo scenario dell'avvenimento che può lasciare un segno nella biografia di Lula, a seconda di come si concluderà. La scena si svolge lontano da Brasilia, nell'estremo nord della Bahia, a 554 chilometri da Salvador, nella città di Sobradinho, dove il Vescovo ha ricominciato il suo digiuno contro la trasposizione del Rio São Francisco dopo essersi sentito tradito dal governo. Dom Luis afferma che questa volta non ci sarà trattativa. Si dice pronto a consegnare la sua vita "per amore al fiume, amore al popolo delle sue rive e ai nordestini". "Il mio unico alimento solido sarà l'Ostia, e anche così un pezzettino assai piccolo", dice risolutamente e con voce decisa riafferma: "Non c'è più nulla da discutere, non c'è modo di dialogare. L'impasse è creato. Mi fermo solo dopo l'archiviamento della trasposizione". "Lula ha reagito in modo intempestivo e nervoso alla decisione di Mons. Luis. Visibilmente irritato, ha affermato: "Il Vescovo mi mette in una situazione complicata". La decisione del vescovo non è poi tanto sorprendente. "Egli stava da tempo avvisando che sarebbe arrivato il momento di fare questo" dice Roberto Malvezzi della Comissão Pastoral da Terra (CPT). Mons. Cappio sosteneva che Lula ha mentito al Brasile e rotto l'accordo realizzato in occasione del suo primo sciopero della fame. "Purtroppo il presidente Lula è divenuto ostaggio del capitale internazionale" sostiene il Vescovo.

Sempre secondo Roberto Malvezzi, il vescovo va fino in fondo. "Tutti quelli che conoscono Fra Luis sanno che non è uno dalle posizioni improvvisate. E' un uomo molto riflessivo, di preghiera e di decisione". Giovanni Cappio, uno dei fratelli del vescovo, dice emozionato che la famiglia è unita e pronta, in caso di necessità, a portare il corpo del fratello per essere sepolto a Barra (BA) come è suo desiderio, ma che "qualsiasi cosa accada a mio fratello sarà di responsabilità del presidente. Egli porterà questo dramma fino alla fine della sua vita". "L'iniziativa di Mons. Luís Cappio rimanda agli interrogativi sul modello scelto dal paese con le "grandi opere". In fondo l'azione del vescovo grida a favore della combinazione tra giustizia sociale ed ecologia. Lo schema su cui si basa la crescita brasiliana è la più corretta dal punto di vista della cura ambientale e dell'inclusione sociale? Opere come il Complesso Madeira, la Trasposizione del S.Francisco, e ancora l'espansione incontrollabile della canna da zucchero e della cellulosa, l'ampliamento del programma energetico e la liberazione senza freni dei transgenici sono azioni orientate dall'ossessione per la crescita economica e per l'inserimento competitivo nel mercato internazionale. Portano a successi nel programma economicista del governo. Però sono scelte che non prendono in considerazione la crisi ambientale e la giustizia sociale". Così è scritto nel blog della radio-agenzia NP di Brasilia.
Si avvicina il Natale, cominciano le vacanze estive, i bambini fanno la Prima Comunione, gli adolescenti ricevono la Cresima. E' tutta una messa in scena? L'avvento è solo una preparazione ai regali di Natale, alla porchetta, al cenone di fine anno? Leggiamo i sogni di Isaia: leoni, leopardi, serpenti velenosi che pascolano tranquillamente assieme ad agnelli, capretti, mucche e bimbi innocenti. La giustizia per gli umili e oppressi. La pace per tutti. Gesù è venuto a dare inizio alla realizzazione di questo sogno, e chiede a noi suoi discepoli di continuare la sua opera. La devastazione prodotta nell'universo intero negli ultimi cinquant'anni non è in sintonia col suo programma, ma non si accenna a un cambiamento. Si continuano a inventare guerre, alcune preventive e altre "di pace". Solo in Amazzonia, ogni anno si disboscano 11 mila chilometri quadrati di foresta: 11 mila. Metà Emilia Romagna! Dove vogliamo arrivare? Vogliamo farla finita col nostro pianeta? Accettiamo passivamente? Per questo il progresso ci ha offerto un sofà e una televisione, no? Mentre assistiamo tranquilli a Domenica in e, magari anche alla messa, qualcuno sta sfasciando il mondo. Giovanni Battista ci avverte: "La scure è già posta alla radice dell'albero. Convertitevi, e producete frutti di conversione".

Nessun commento:

Posta un commento