24 dicembre 2007

BUON NATALE!



I bambini dell'asilo San Francisco hanno già assaggiato il Natale, e un Natale coi fiocchi: con l'arrivo de Papai Noel, una camminata insieme a lui per strade del quartiere, i regali e un pranzo come gente grande, servito a tavola dalle loro maestre e dalla direttrice. Trovate una decina di foto dell'avvenimento, se ne avete voglia, nel blog fotografico: http://www.bartimeo.nafoto.net/
Gli auguri ce li siamo già fatti, ma sono rimasti coperti dagli ultimi post dedicati, per forza, al digiuno-protesta di Mons. Luis Cappio. Per rinfrescarli ho chiesto al "postino" il permesso, concesso, di usare la pagina quotidiana che egli invia agli iscritti alla sua "mailing-list": strannikster@gmail.com Così vi faccio conoscere anche questo personaggio che si firma "il postino". Un giorno vi dirò forse nome e cognome: per ora posso dirvi che è un professore di filosofia, milanese, che da venti anni almeno ha lasciato tutto e si è inserito tra la gente dei quartieri più poveri di Città di Goiàs, cercando di leggere il Vangelo attraverso i loro occhi e il loro cuore, e di viverlo.

Questa pagina del postino è molto importante perchè, oltre ad essere stata scritta alle soglie del Natale, ricorre nella data (22 dicembre) in cui fu ucciso Chico Mendes, un altro dei tanti che hanno consumato la vita e versato il sangue per la vita: in questo caso, quella dei "seringueiros" e della foresta amazzonica. Ecco il suo testo:

Carissimi,
Luciano ha vent’anni o poco più, Marcos trentuno. Eppure tutti e due non conoscevano il Natale. Dato che sono entrati nel mondo della droga che erano ancora bambini. Lo hanno sperimentato oggi, per la prima volta, alla Chácara Paraíso, (la casa diocesana di accoglienza per dipendenti di alcool e droga, ndr), in una celebrazione anticipata, che ha visti riuniti loro e gli altri amici con dom Eugenio (vescovo di Goiàs, ndr) e quanti, in modo diverso, lavorano in questa struttura di recupero. E di Natale, a noi, lo confessiamo, ogni anno, basterebbe anche solo questo. Per come è semplice e vero. Natale di chi rinasce alla vita. Natale di Dio in noi. In chi accoglie e in chi è accolto. In chi cura e in chi è curato. In chi ama di più e in chi di più è amato. Senza saper distinguere chiaramente chi sia chi e dove, ognuno di noi, per davvero, si trovi, se tra questi o quelli, se tra i primi o i secondi. O, forse, in entrambi.
Proprio oggi, scorrazzando su un libretto di dom Pedro Casaldáliga, “Sonetos neobíblicos, precisamente”, abbiamo trovato due sonetti che vi vogliamo girare. Il titolo del primo ci ha richiamato gli amici della Chácara Paraíso, il secondo ci ha rimandato alla memoria di oggi e all’atmosfera natalizia di questi giorni.

“Non aneliamo mangiare frutti vani. / Figli di argilla e libertà, noi, / nella comune desolazione umana / non vogliamo essere dèi, ma altri. // Vogliamo essere e fare figli e fratelli / su di una terra madre condivisa, / senza profitti e debiti tra le mani, / sciolti i fiumi chiari della vita. // Liberi da cherubini e da spade, / vogliamo coniugare i nostri sguardi, / uguali tutti in un nuovo Eden. // E nei silenzi della sera profonda / sentire il tuo passo amico sul fogliame / e l’alito della tua bocca sulle tempia.” // (Dom Pedro Casaldáliga, Il paradiso).

“Ci resta ancora la colomba / le acque dell’insania torneranno / nell’alveo della vita, e il profumo / della nostra pelle sarà di terra e pane. // Ci restano la colomba e la protesta / davanti alle seduzioni di Wall Street; / l’alleanza del giardino e la foresta; / i salmi e la fionda di David; // il riso disarmato dei bambini; / il vecchio catechismo della zappa; / il volto della pace e il suo contrario! ; // la mano che ti do, che tu mi tendi, / la voce di Rabbuní, il povero mio verso, / e il tuo cuore ferito, Chico Mendes!”// (Dom Pedro Casaldáliga, Dopo il diluvio).

Oggi, dunque, facciamo memoria di Chico Mendes, martire in difesa del medio ambiente.

Francisco Alves Mendes Filho era nato il 15 dicembre 1944 nel Seringal Cachoeira, in Acre, da una famiglia di raccoglitori di caucciù, originaria del Nordest del Brasile. Fin da bambino, sperimentò sulla sua pelle il lavoro duro e le condizioni di semischiavitù cui i seringueiros erano costretti. Poco più che adolescente, Chico conobbe un rifugiato politico, Euclides Fernando Távora, che gli insegnò a leggere e scrivere, ma soprattutto gli trasmise la passione per la giustizia e la volontà di lottare per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei suoi fratelli. Il primo obiettivo che il giovane si pose fu quello di organizzare corsi di alfabetizzazione per i seringueiros, per evitare che fossero troppo facilmente imbrogliati quando ricevevano le loro misere paghe. Negli anni successivi iniziò una vasta e sistematica opera di coscientizzazione tra i suoi compagni circa le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti e l´esigenza di migliorare il proprio stato sociale, identificando via via gli obiettivi (salvaguardia dell’occupazione, salari dignitosi, protezione dell’ambiente minacciato, convivenza pacifica con gli indios della regione) e gli strumenti atti a conseguirli (organizzazione sindacale e lotta non-violenta). Tutto questo, se gli valse riconoscimenti internazionali, gli attirò però l’odio dei latifondisti della zona e della loro famigerata organizzazione: l´Unione Democratica Ruralista (UDR) che, sistematicamente assoldava killer per assassinare sindacalisti o quanti a vario titolo si impegnavano nella lotta per la giustizia. Il 22 dicembre 1988, Chico Mendes, che aveva già ricevuto diverse minacce di morte, lasciò per alcuni istanti la sua guardia del corpo. Mentre stava nella veranda posteriore della sua casa, fu raggiunto da alcuni colpi partiti da alcuni cespugli lì vicino, morendo subito dopo. Nel 1990, i proprietari terrieri Darly Alves da Silva e suo figlio Darci furono condannati a 19 anni, rispettivamente, come mandante ed esecutore dell’omicidio. Fuggiti nel 1993, ricatturati nel 1996, a partire dal 1999, il primo sconta la pena a domicilio, il secondo in regime semi-aperto.
Noi ci congediamo qui. E dato che abbiamo dato ampio spazio a Dom Pedro Casaldáliga, facciamo di più: chiudiamo con lui. È una citazione implicitamente “natalizia”, che ci suggerisce come attendere il Regno che viene, come incarnare la novitá di Gesù. Ed è il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Non è sempre facile coniugare la contemplazione con la lotta, porre tenerezza servizievole nell’irritante realtà. Lo scoraggiamento facilmente insidia il cammino della nostra fedeltà quotidiana. Eppure, se a quanti hanno un cuore rivoluzionario pare “irreversibile la rivoluzione”, a maggior ragione è irreversibile il Regno per noi tutti che abbiamo la fede cristiana. E noi si è debitori verso il Regno. L’insurrezione evangelica ci impegna tutti, eccome!, nella sua triplice dimensione: personale, socio-politica, ecclesiale. Un popolo nuovo esige uomini e donne nuovi che vivano con coraggio la contemplazione abituale; la gratuità disinteressata; la povertà popolare, assunta evangelicamente; la libertà rivoluzionaria in Colui che “ci fa liberi” e “fa nuove tutte le cose”; la comunitarietà solidale, senza dispute, in una Chiesa una e plurale e talvolta conflittuale; la disponibilità al servizio, nel contempo tenera e battagliera; la storicità politica; la speranza pasquale. (Pedro Casaldáliga, Na procura do Reino).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro. Il postino.


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