28 giugno 2014
COSE DELLA VITA
Cinquant´anni fa, alle sei del pomeriggio di questo giorno, nella Chiesa Parrocchiale di Vignola, l´arcivescovo Mons. Giuseppe Amici mi impose le mani. Era stata una bella giornata estiva, ma durante la celebrazione scoppió un violento temporale con tuoni e fulmini. Mentre ero prostrato sulle mattonelle del presbitero e il coro cantava su di me le litanie dei santi, udii un tale frastuono di pioggia e grandine sul tetto, che cominciai a farmi l´idea di essere una specie di Mosé sul Monte Sinai, quando ricevette le tavole della Legge. Illusioni di pivello un pó gassato: ero, invece, un giovincello immaturo, poco preparato anche intellettualmente, ingenuo e presuntuoso. Il rettore del seminario, il carissimo (e santo, almeno per me) Mons. Medardo Odorici mi accompagnó sui gradini dell´altare per ricevere l´unzione delle mani e, mentre scendevamo, mi sussurró all´orecchio: “Sei un bravo ragazzo e farai del bene, ma attento a quella tua linguaccia, perché potrebbe procurarti molti dispiaceri”. Infatti, nonostante mi sia abbastanza sforzato, in questi cinquant´anni la lingua mi é sfuggita piú di una volta. Mi dispiace non tanto per il pensiero di essermi rovinato la carriera, se mai per caso ne avessi avuto la possibilitá (e giuro che non me la sono mai cercata); ma perché molte volte questo mi ha portato a ferire persone umili che non se lo meritavano. Tendiamo ad essere coraggiosi e a volte arroganti coi piú deboli, e diventare invece umili e troppo arrendevoli davanti ai piú potenti. Questo é il peccato di cui provo piú vergogna; anche perché posso chiedere perdono a Dio, ma non mi é piú possibile chiederlo ai diretti interessati. Che pena!
Il giorno dopo....................................................
E va bene, mi ha fatto piacere ricordare il giorno della consacrazione. Ma quando si fanno retrospettive come quella che avevo scritto ieri su questo post, sono riletture di carattere molto personale dettate, in buona parte, dall´emozione del momento. Oggi l´ho riletta e non mi ha soddisfatto. L´ho cancellata e la tengo solo sul mio diario privato. I miei amici hanno organizzato delle celebrazioni, ieri sera una messa di ringraziamento solo con la comunitá del quartiere, nella chiesina di San Francesco. I miei confratelli preti hanno concelebrato con me, bontá loro. C´erano una settantina di persone. Dopo la messa abbiamo mangiato insieme un piatto delizioso di penne alla bolognese preparato dal cuoco Vittorio Spinelli, poi ho distribuito la torta. Durante la messa alcuni hanno ricordato il passato, solo le cose buone. Grazie a Dio per questi cinquant´anni. Nelle rievocazioni appare chiaramente che noi facciamo cose e lo Spirito Santo le usa a modo suo. Si scopre che una persona ha ricevuto una parola o un gesto fatto da noi casualmente e poi dimenticato, e quella persona ne é rimasta toccata, ha fatto il suo percorso di vita a partire da quell´episodio. Sia lodato Dio! Io peró voglio ringraziare solo Lui, il Signore, e affidarmi alla sua misericordia per gli errori che ho commesso. Che la luce del Vangelo continui a guidarci, e Gesú di Nazaret sia il nostro maestro: che io possa continuare, come ho fatto fin´ora. Come un cieco che ogni tanto riesce ad aprire gli occhi e a vedere la strada.
14 giugno 2014
MONDIALI: POLEMICHE E COMMENTI
All´apertura dei mondiali, il 12 giugno scorso, nello stadio di São Paulo, prima della partita Brasile-Croazia, un gruppetto di politici presenti all´inaugurazione al seguito della Presidente Dilma, l´hanno pesantemente ingiuriato davanti a tutto lo stadio. Questo episodio conferma quanto ho scritto, con molta moderazione, nel post precedente. La Presidente ha risposto con pacatezza.
“Non mi lascieró turbare da aggressioni verbali. Non mi lascieró intimidire da ingiurie che non possono nemmeno essere ascoltate dai bambini e dalle famiglie. Ho giá sopportato altre volte aggressori che non furono verbali, ma aggressioni fisiche, quasi insopportabili. Niente mi distolse dai miei impegni, né dal cammino che mi sono tracciata. Il popolo brasiliano non agisce cosí. Il popolo brasiliano non la pensa cosí, e soprattutto, il popolo brasiliano non la sente nella maniera in cui queste ingiurie si esprimono”.
Ecco, di seguito, alcuni commenti sull´episodio che sono stati pubblicati su Facebook (con traduzione mia):
“Il PSDB ha governato durante 8 anni, não ci fu la Coppa nel loro governo, e nemmeno le Olimpiadi, né la Coppa delle Confederazioni, non fecero nemmeno una sola Universitá, né Ospedali, né Scuole, né Ferrovie, né Cantieri, né Ponti sul Rio delle Amazzoni, né Strade, né Ristrutturazioni di Aeroporti, non comprarono Caccia per la Forza Aerea, non pagarono il debito al FMI, non aumentarono il Salario Minimo d´accordo con l´Inflazione, non fecero il PROUNI, il FIES, il progetto Mia Casa Mia Vita, nemmeno la Borsa Famiglia, né quello Scienze senza Frontiere, né la Trasposizione del Rio São Francisco, né quello Pré-sale, né nessuna altra cosa! Ahhhh! Qualcosa lo fecero, sí! Vendettero tutto quello che riuscirono a vendere e intascarono il denaro” (Gilvan Curvelo).
“Fecero sí, crearono il Proer, che destinó piú di 8 miliardi di reali alle banche fallite: BANERG, BANESPA, CITBANC, COMARCA, BANESTADO, ETC.. valore, questo, che corrisponde a tutta la spesa degli stadi della coppa del mondo, se qualcuno lo ha dimenticato, io non l´ho dimenticato!!!!!! (Anonimo).
Por Lino Bocchini
Carta Capital
“Tutti l´hanno visto. Letteralmente, tutto il mondo. Centinaia di milioni hanno assistito in diretta uno stadio con 62 mila persone gridare: “Dilma, vaffa......” Scusare se scrivo la parolaccia, ma é necessario mostrare la gravitá di ció che é accaduto. Nella trasmissione della Globo il coro ha invaso l´audio almeno tre volte. (....) É stata una monumentale grossolaneria made in Brasil. Una mancanza di educazione abissale e carica di simbolismo. La platea che ha pagato 990 reali per trovarsi lí a ingiuriare Dilma, e i piú ricchi e famosi che non hanno pagato niente. Zero. Si trovavano lí, come per esempio Angelica e Luciano Huck, nell´area VIP. E come l´ha presa Dilma, che cosa avrá pensato prima di dormire? Difficile sapere come Dilma ha registrato questa aggressione, ma spero che ne tragga una lezione da ció che ha presenziato nello stadio Itaquera. Non ha nessunissimo senso continuare a governare prioritariamente per queste persone. E non é una questione di “gratitudine”, affatto. Dilma, é chiaro, é la Presidente di tutti i brasiliani. Ma non si giustifica il numero di concessioni e gradimenti che ella si costringe a fare ai potenti in generale, siano essi quelli dell´agrobusiness, o gli evangelici fondamentalisti, o i banchieri o i padroni di reti televisive.
Jean Wylys
Sì, ho sentito vergogna per l'insulto alla Presidente Dilma nella partita inaugurale della Coppa del mondo. Sì, la vergogna era maggiore perché le persone che hanno tirato i fischi si considerano considerato "fine, colte e gentili" e vivono chiamando "rudi, grezze e senza educazione" coloro che non hanno il loro colore, il loro reddito o i loro privilegi (compreso il potere di acquisire il costoso biglietto in gradinata). Sì, rudi, grossolane sono quelle persone, prive di educazione, poco abituate alla civiltà, non hanno il senso dell'opportunità né sanno fare opposizione politica senza scivolare nel pattume. Sì, i manifestanti che domandano, con ragione, Coppa e costi che sono le vere ragioni per perdere la testa in relazione alle politiche del Presidente (politiche che hanno beneficiato proprio coloro che erano in tribuna e nell'area VIP dell'arena) senza cadere nella bassezza dell'insulto personale alla Rousseff, anche se sono comunemente denominate "Vandali" e "Teppisti" da coloro che hanno insultato il Presidente mentre bevevano birra fredda. Sì, facciamo opposizione (sinistra!) alla Presidente Dilma, ma opponrsi non significa insultarla in modo vigliacco. Sì, io faccio (a sinistra) dell'opposizione alla Presidente, ma l'opposizione è non cadere in attacchi personali, ma piuttosto fare critica delle politiche che ha implementate. Sì, c'è un po' di misoginia e maschilismo odioso nell´insulto pubblico pronunciato da bianco e benestante contro la Rousseff. Sì, io stesso che sono, ogni giorno, vittima di simili insulti motivati da omofobia, posso capire il dolore che il Presidente ha sentito dopo aver sentito l'insulto in coro. Sì, la dignità di Dilma (e la sua dignità esiste nonostante i suoi atteggiamenti politici fuorviati ed errori di gestione!) è la migliore risposta all'infamia della gente che ha insultato lei. Sì, Presidente Dilma, hai la mia più profonda solidarietà. Sì, grande coraggio è essere in grado di dire "Sì"!
"La verità è che prima che il PT arrivasse, qui in Brasile avevamo una classe al potere da 500 anni e questo paese era diventato un paesuccio del del quinto mondo.
Siamo entrati nella decada di 80 continuando ad essere una Repubblica delle banane, governato da ridicoli generali senza votazione, dittatori e assassini truffatori ignoranti, che "preferivano annusare l'odore di cavallo a quello della gente".
Finalmente arriva un partito che porta il Brasile avanti, toglie il nostro collare dagli Stati Uniti, dá un calcio nel sedere al FMI, porta il paese ad essere la 6a economia mondiale facendo fare il salto al PIL da 1 a più di 2,4 trilioni in un decennio, toglie 50 milioni di brasiliani dalla povertà, crea una nuova classe media di più di 100 milioni con lavoro, reddito, ufficialmente registrato e conto in banca. Comunque, straordinari risultati in un decennio.
Ma i media, conservatori e repressi, sabotano e creano un clima da siamo "sull'orlo dell'abisso". E ci sono persone che la seguono e non ricordano il nostro passato mediocre." - Chico Buarque
10 giugno 2014
MONDIALI DI CALCIO E PENTECOSTE
Stiamo entrando nel clima di mondiali di calcio, peró molti brasiliani si sono accorti che ci sono cose piú importanti del titolo di “exacampioni”. Le manifestazioni mettono in rischio la festa. E non mancano le buone ragioni: 50 miliardi spesi per avere il campionato in casa, rimandando tanti altri investimenti piú urgenti e piú doverosi da parte dello Stato nella Sanitá, Educazione, Agricoltura, Casa, Riforma agraria e agricola, sicurezza. E soldi anche spesi male, perché in realtá il piano era che tutte le infrastrutture fossero a spese di imprese private, invece é accaduto esattamente il contrario: lo Stato ha pagato appalti ai privati e, con tutte le mazzette che ormai fanno parte del costume, le grandi imprese di costruzione hanno munto e le spese sono state assai piú del previsto. Questo, peró, si sapeva giá da prima! Solo che, allora, a protestare erano in pochi: la midia, l´opposizione politica, l´opinione pubblica, consideravano importante ospitare la Coppa del mondo, come la chiamano quí. E Lula avrebbe perduto molti consensi se avesse rifiutato questa occasione.
La veritá é che Lula cedette all´andazzo. Soprattutto, dicono gli intenditori (io il calcio lo seguo poco), si é arreso a tutte le imposizioni della FIFA, che ha presentato una lista di esigenze megalattiche, pretendendo la costruzione di grandi arene in cittá che hanno squadre di seconda categoria. Investimenti per i mondiali senza tenere in considerazione il ritorno, la funzionalitá delle opere in seguito, per il bene della popolazione. Ora il Governo Dilma sta pagando il conto. La sua popolaritá é scesa al 36%, secondo i sondaggi. La midia soffia sul fuoco, perché questo é anno di elezioni (a ottobre) e da molti fronti vogliono disfarsi di questo governo del PT (al quale, peraltro, hanno strappato concessioni in quasi tutti i campi). Come é risaputo, la midia é capace di cambiare l´opinione pubblica. L´ipocrisia sfrutta l´ignoranza e l´incoscienza. Da sempre sappiamo e diciamo che le folli spese che si fanno per il calcio dovrebbero investite per costruire una societá migliore. Chi ha ascoltato? Per il circo non si bada a spese.
PS del 12/06/2014 - ore 15 - Ma tranquilli: la festa di popolo é giá iniziata. Il Brasile non si smentisce. Da mezzogiorno negozi, uffici e banche, scuole, tutto é chiuso! Due ore prima della partita le strade sono deserte, poche macchine e moto passano a tutta velocitá come se fossero in attesa del terremoto, e sventolano bandiere ovunque!
L´insoddisfazione della gente io la capisco, soprattutto a Rio e San Paolo, le due maggiori megalopoli. Il Brasile é stato trasformato, tante cose sono migliorate: per esempio, oggi le universitá sono piene di giovani delle classi piú umili, mentre solo 30 anni fa un figlio di operai e contadini era molto se riusciva a imparare lettura e scrittura. Tuttavia dev´essere difficile essere felici in cittá in cui, per andare al lavoro, si deve affrontare mediamente piú di un´ora di traffico. Dove si puó essere assaltati in qualsiasi momento e luogo: in auto ai semafori, sugli autobus, mentre si guida un camion, per strada e in spiaggia. E dove ogni pioggia diventa una calamitá naturale. La passione per il calcio non basta a coprire il malessere delle enormi disuguaglianze e della mancanza di politiche pubbliche per migliorare la qualitá della vita. Per esempio, questo paese é campione mondiale anche di omicidi: circa 47 mila ogni anno, con una media di oltre 21 ogni 100 mila abitanti (piú che nei paesi in guerra). Il problema é che se buttano giú il PT, che ha fatto troppo poco per i poveri, andranno al potere altri che forse non faranno quasi niente, come é accaduto per secoli. La gente dovrá scegliere, e sará una scelta difficile perché l´informazione dipende in massima parte dalle televisioni, che a loro volta dipendono dalle lobby.
Cinquant´anni fa, in questo periodo, é partito da Modena il primo gruppo di preti in “missione” a Itaberaí. Un bel gruppo, di cinque, ben preparati e ben dotati, entusiasti e brillanti. Li ricordo nel giorno di Pentecoste, che é la festa per eccellenza della “missione”, intesa come evangelizzazione. Un pensierino di affetto se lo meritano, ma poi bisogna guardare indietro solo per andare avanti. Il primo missionario é stato Gesú, poi gli Apostoli. É opera di Dio. Secondo me, celebrando la Pentecoste, la cosa piú importante in questo mondo che corre dietro al denaro, al potere e al successo usando ogni mezzo (perfino la religione), é riscoprire il valore della vita interiore. Lo sviluppo economico del Brasile non ha forse ancora intaccato gravemente la religiositá, ma la sta trasformando sempre piú in un complemento del benessere e una espressione di esterioritá: chiese piú ricche, paramenti, celebrazioni spettacolo, traffico di miracoli e di immagini sacre. Lo Spirito Santo é Dio in noi. Spesso viviamo la vita superficialmente, la riempiamo di frivolezze. Quando mi dedico ad ascoltare lo Spirito (e lo faccio poco) sento che mi trasforma. É una grande gioia. Siamo piú di tre miliardi di cristiani, discepoli di Gesú almeno a parole. Se lo fossimo davvero, avremmo giá fatto di questa umanitá una bellezza. Non é accaduto, perché siamo spesso degli imballaggi con la marca ma quasi vuoti dentro. La fede vera agisce dal di dentro. É per fare regnare Dio su di noi che Gesú ci ha offerto il Vangelo e sé stesso.
28 maggio 2014
DOGMI E IDOLATRIA
Foto 1: Il 20 maggio scorso é stata inaugurata una ristrutturazione del Centro (doposcuola) Fernanda Park - la sala di informatica della scuola é stata intitolata a don Maurizio Setti, fondatore e promotore. In mancanza di foto dell´evento, vi pubblico una foto di repertorio. Foto 2 e 3: istantanee di una messa in campagna. Foto 4: immagine a ricordo della romaria da terra di Itaberaí, nel 2000 (il parroco era don Eligio).
Stamattina é arrivato il freddo: siamo scesi a 14 gradi. Un vento gelido direttamente dalla Siberia (o forse dalla catena Andina?) ha fischiato tra le piante del mio giardino. É durato poche ore. Sono andato in centro a comprare una giacca a vento, perché l´ultima l´ho dimenticata parecchio tempo fa da qualche parte. Roba di marca, ho speso la bella somma di 67 reali, circa 20 euro. Al ritorno non era piú freddo.
Poi ho visitato i miei nuovi vicini di casa: una famiglia di zingari. Hanno comprato il lotto quí accanto, l´hanno allestito e vi abitano giá. Sotto un ampio telone, dopo aver spianato il terreno, hanno sistemato la cucina, i giacigli, alcuni mobili indispensabili, il frigo e la televisione. Ora, stanno facendo l´unica costruzione in mattoni: gabinetti moderni, ampi e comodi. Sono zingari nostrani: raccontano di essere discendenti di una tribú di zingari egiziani. Da quando conosco Itaberaí hanno avuto sempre quí alcuni dei loro accampamenti, pur conservando le loro tradizioni di nomadi. Amano vivere in tenda, una vita estremamente semplice, e viaggiare. I viaggi sono pure la loro attivitá economica, e per questo hanno una scuderia di camionette e suv fiammanti, di ultima generazione. Sono simpatici e accoglienti. Per i matrimoni e i battesimi festeggiano una settimana intera, invitando i loro parenti sparsi per tutto il Brasile in piccoli accampamenti simili a questo.
É stato bello, in questi giorni, seguire le elezioni europee e il viaggio del papa in Terra Santa. Francesco ci ha offerto ancora una volta i suoi gesti simbolici. Piccole cose, ma molto significative dal punto di vista evangelico: il primo sbarco, le soste al muro palestinese e al muro del pianto, i reiterati inviti alla pace e l´insistenza sulla formazione di due Stati. La mia impressione é che lui é realmente latino-americano, e per questo riesce a passare in modo molto naturale dalla dimensione religioso-spirituale a quella politica senza traumi e senza aggredire la laicitá dello Stato, sacro principio della modernitá. Interpella i politici non a partire da principi e dottrine religiose teoriche, ma a partire da valori universali, ormai patrimonio di tutti i popoli e tutte le religioni: il diritto alla vita, alla dignitá umana, alla pace e alla libertá. In questo modo gli Stati non devono rendere conto ad una istituzione confessionale, ma alla coscienza comune che é fondamento della stessa democrazia: la Chiesa (il papa) chiede agli Stati di lavorare per la felicitá della gente. Per lo stesso motivo io sono contento dell´esito delle elezioni europee in Italia. I risultati hanno promosso chi fa politica partendo dalla prioritá di risolvere i problemi piú gravi e urgenti dei cittadini. E ha messo all´angolo (non eliminato) quelli che si limitano ad aggredire: “Tutto il potere a noi, o non si fa niente”. Ora, anche loro dovranno agire politicamente, o scomparire.
Tornando al papa Francesco, lui va oltre i dogmi moderni. Scrive il teologo brasiliano Yung Mo Sung, uno dei teologi della liberazione (teologia della morale economica): “Il papa Francesco rompe la linea di pensiero che ha predominato nelle ultime decadi nella Chiesa Cattolica: che il mondo moderno é ateo, secolarizzato e fondato sulla ragione e che la teologia deve tradurre il messaggio della fede nella mentalitá razionale e “adulta” della modernitá. Cioé, bisogna mostrare ai moderni che vale ancora la pena credere in Dio. Per il papa – cosí come per diversi teologi della liberazione – la modernitá non é atea, ma idolatra. Il vitello d´oro si presenta ai nostri giorni nella forma del feticismo e idolatria del denaro e di una dittatura di un´economia senza volto” (cfr. n. 55 della Evangelii Gaudium). Quindi gli Stati, se vogliono essere davvero “laici”, devono liberarsi da questa idolatria e ripartire da quella che é la funzione specifica di ogni Stato democratico: promuovere la pace e la felicitá dei cittadini. Non si chiede agli Stati un´appartenenza confessionale, ma di essere pienamente laici e abbandonare la religione di un dio-mostro come é il Mercato, con tutti i suoi dogmi che seminano disuguaglianza, miseria, oppressione e morte.
16 maggio 2014
LA MORTE VERRÁ ALL´IMPROVVISO
Dom Tomás Balduino, vescovo emérito di Goiás, é morto venerdí scorso, alle 23,30 circa, di trombo-embolia polmonare. Dicono che é rimasto lucido fino all´ultimo. Poco prima di morire ha chiesto notizie di diversi amici e manifestava l´intenzione di mandare un messaggio all´Assemblea Nazionale de Vescovi riunita Aparecida do Norte (si concluderá il 10/05) . Aveva compiuto 91 anni nel dicembre scorso. É stato vegliato nella Chiesa dei domenicani di Goiania (São Judas e Tadeu), fino a mezzogiorno di domenica. Poi l´hanno trasferito a Goiás, in cattedrale, dove é stato sepolto verso le 13 di lunedí. Alla veglia, nella notte tra domenica e lunedí, indios di diverse etnie hanno pregato, pianto e celebrato secondo i loro rituali. Rappresentanti dei vari movimenti e gruppi organizzati di lavoratori rurali hanno manifestato il loro cordoglio. E anche noi della diocesi di Goiás, naturalmente! Abbiamo gremito la cattedrale soprattutto alla messa delle 10, seguita da una lunga serie di testimonianze. Poi le esequie e la sepoltura nella cattedrale stessa. É stata una celebrazione di doppio segno: di lutto per la scomparsa del profeta coraggioso e illuminato, e di gioia pasquale perché crediamo che ¨continuerá vivo tra noi¨.
É stato vescovo di Goiás per 31 anni, dal 1967 al 1998. Per gli indios, a cui era legato come fondatore del CIMI (Consiglio Indigenista Missionario), é stato come un padre. Ha dato loro una voce. Ha insegnato ai missionari ad evangelizzare senza colonizzare. Ha organizzato gli indios per la riconquista dei loro diritti e dignitá di persone umane. Co-fondatore e consigliere della CPT (Commissione Pastorale della Terra), ha promosso le organizzazioni pro Riforma Agraria e Agricola e le ha sostenute con la forza del Vangelo contro nemici potenti e armati. In diocesi ci ha guidati nella realizzazione del Concilio Vaticano II, e principalmente nella formazione di laici-soggetti della Chiesa ed evangelizzatori, consapevoli del loro “sacerdozio battesimale”. Testimone della povertá e umiltá evangelica, non ha accumulato ricchezze né cercato carriere. Al termine del suo mandato é rientrato in convento, tra i suoi confratelli domenicani, a vivere la vita da semplice frate.
E domenica 11 é morto pure dom Celso Queiros, vescovo emerito di Porto Nacional, confratello domenicano di dom Tomás, appena un pó piú giovane (86 anni). Erano amici, e il lunedí precedente dom Celso era al funerale dell´amico. Io mi limito a questa breve notizia per i lettori del blog che lo hanno conosciuto. Chi vuole sapere di piú, troverá certo molti articoli sulla stampa e nel web. “La morte dei giusti – scrisse l´autore della Sapienza - agli occhi degli insensati sembra una disgrazia. Ma essi stanno in pace”. Quindi cerchiamo di non essere insensati. Noi non ci pensiamo, ma la morte non cessa nemmeno per un istante di camminare tra noi e raccogliere qualcuno. Attorno al defunto si innalza un breve frastuono di pianti e grida di dolore, poi tutto ricade nel silenzio della normalitá. Non siamo fatti per durare sempre nel nostro corpo. Dobbiamo lasciare il posto a quelli che stanno nascendo, e affidarci alla misericordia del Padre. Peró dobbiamo lottare perché i vivi possano vivere pienamente, nella pace della veritá, giustizia e amore. In centinaia e migliaia di posti di questo mondo non c´é mai un attimo di pace neppure per i bambini, le donne, gli anziani. Sono sempre minacciati dalla violenza, dalla fame, dalla guerra, dai pregiudizi e dalla schiavitú. Di questo dobbiamo preoccuparci.
1 maggio 2014
SAN DIMAS
L´evangelista Luca ci racconta che molti insultavano Gesú sulla croce: i capi dei giudei, i soldati, e perfino uno dei ladroni crocefissi accanto a lui. Dicevano: “Se sei il Figlio di Dio, perché non scendi dalla croce? Facci vedere di che cosa sei capace!” Il popolo osservava a distanza, senza prendere posizione. Soltanto l´altro ladrone lo riconobbe: “Gesú, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno”. Doveva essere uno di quei ragazzi cresciuti senza una vera famiglia, come ce ne sono tanti anche qui. Senza affetti, in miseria, costretto a fare la faccia cattiva e a rubare e rapinare. É documentato che nelle favelas e nei quartieri poveri i piú “cattivi” sono gli eroi presi come modello da molti bambini. Tanti ragazzi tristi e spavaldi, che avanzano nella vita con la parte peggiore di sé e non riescono a pensare ad altro che arraffare un denaro inutile che non li sazia mai. Con un immenso vuoto nel cuore, e davanti a sé la via della schiavitú, la droga, il traffico, la prostituzione e il crimine. Il buon ladrone era venuto su cosí, senza ottenere rispetto e gesti d´amore da nessuno. Aveva sentito dire che Gesú annunciava un Regno tutto diverso, di poveri felici, trattati con dignitá e preferiti da Dio. Forse aveva avuto pure l´occasione di ascoltare alcuni dei discorsi di Gesú. Avrá pensato: “Questo profeta, che predicava la giustizia e annunciava la felicitá per i poveri dannati come me, é inchiodato quí accanto, e soffre le stesse ingiurie che soffro io. Ma lui non ha fatto male a nessuno, e l´hanno crocefisso solo perché ha avuto il coraggio di non rinnegare ció che aveva detto. Se é cosí calmo e forte, dev´essere perché conosce una veritá che io ignoro. Lui é la mia unica speranza: chissá che non possa ottenere da lui quella felicitá che ho sempre sognato?”
A quel ladrone, la tradizione ha affibbiato il titolo di santo e il nome di San Dimas, senza canonizzazioni ufficiali e concorso dei potenti come accade ai santi dei nostri giorni. Vi sembrerá strano, ma in Brasile San Dimas é abbastanza venerato. C´é perfino una cattedrale dedicata a lui, nella diocesi di São José dos Campos, Stato di San Paolo. Ad Itaberaí c´é una cappella di São Dimas, nel quartiere omonimo che fino a poco tempo fa era uno dei piú poveri della cittá. Alla fine degli anni sessanta vi sorse una comunitá di base, fiorente e ricchissima di iniziative sociali, che fu la prima di questa diocesi di Goiás. Fu opera soprattutto di don Antonio Cappi, che integrava la nostra equipe di preti modenesi. Una comunitá ultimamente un pó spenta ma ancora viva, che ogni anno organizza la festa del santo: la prima festa dopo la Pasqua. Io ho avuto il piacere e l´onore di celebrarvi due messe, all´inizio del triduo e il giorno della festa, la settimana scorsa. Che piacere trovarmi, finalmente, in mezzo ad una folla che ricorda un santo della categoria piú umile e piú umiliata, che ha riconosciuto Gesú proprio nel momento e nella situazione in cui nessuno, nemmeno ai nostri giorni, lo riconosce. Tutti amiamo Gesú Risorto e trionfante, ma Gesú continua ad essere ingiuriato e crocefisso “fuori dalle mura”, nelle discariche e nei “centri di accoglienza” di oggi.
Oggi, primo maggio. Bella mattinata, piuttosto fredda. L´inverno, poco a poco, si avvicina. La cittá é sonnacchiosa. Sono andato a salutare la partenza di una corrierina di parrocchiani che vanno a fare una giornata di studio del Vangelo di Matteo. Le vie sono quasi deserte, salvo qualche ritardatario che va a fare la scampagnata. La gente é andata a pescare, oppure a fare churrasco in fazendas o in riva a un fiume. Ne ho visti partire molti, ieri. Intere famiglie, coi camioncini o le auto col carrettino. Hanno portato con sé casse di birra, il computer portatile, il televisore e l´antenna parabolica. Tempi da consumismo. Non c´é traccia dell´antica Festa dei Lavoratori. E nemmeno di quella di San Giuseppe operaio, che qui in Brasile non ha mai fatto presa. In parrocchia non c´é nemmeno la messa. Io la celebreró questa sera a Laranjeira Seca, dove c´é una grande croce di legno piantata in mezzo a un pascolo. Fu collocata, tanti anni fa, dal contadino che aveva fatto un voto, e gli eredi ne conservano gelosamente la memoria. Lí, come é ormai tradizione, si riunirá una piccola folla di contadini dei dintorni, a fare la Festa della Santa Croce. In aperta campagna, sotto un ampio telone bene illuminato, preparano la mensa eucaristica ornata di fiori e ramoscelli, e una grande tavola imbandita di specialitá della cucina locale: pamonha, broa, torte di granoturco, biscoitos di manioca e pão de queijo, tortelli di carne e l´immancabile brodo di pollo con foglie di cipolla tritate. Non manca mai un paio di chitarre. La messa, poi mangiare e bere, e il ballo. La celebrazione é come una messa cantata, non secondo il rito antico ma con molti inni dall´inizio alla fine. Ci sará pure una lunga omelia, nonostante che il papa Francesco insegni a tenerla corta, perché io in queste occasioni mi lascio un pó andare. Vedo che ai contadini piace sentire una bella riflessione sulle letture del giorno. Meno male che ci sono ancora posti di campagna dove si puó parlare e la gente non ha fretta. Anzi, uno di questi giorni interruppi l´omelia dicendo: “ora mi fermo, perché immagino che sarete giá stanchi” e mi hanno risposto: “Padre, quí l´unico che ha fretta é lei. Noi abbiamo tutta la notte libera”.
Peró anche in campagna i ragazzi cominciano a passare il tempo a testa bassa suoi loro telefonini, smart e altre diavolerie, senza parlare nemmeno tra loro. Come é cambiato il mondo! Siamo in tempi di comunicazione virtuale. Non ci capisco molto, peró mi adeguo. Anche il Vangelo viene annunciato su facebook e i social network. Non c´é nemmeno piú bisogno di preti, ci pensano i giovani della carismatica. Una ragazza di Itaberaí pubblica l´Ave Maria e scrive sotto: “Se hai pregato insieme a me, digita l´amen finale”. Segue una fila di sottoscrizioni: amen, amen, amen, firmati con nome e cognome. Altri tre o quattro, compresa una suora, nei giorni scorsi ha messo su facebook un fotomontaggio con quattro papi (tutti vivi o tutti fantasmi, dipende dai punti di vista) vestiti da papa che attraversano una strada deserta, passando sulle striscie pedonali, in mezzo a un parco o un bosco di folta vegetazione, con il Colosseo sullo sfondo e nessun commento. Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Chissá cosa volevano dire? Questi quattro papi della recente canonizzazione hanno attraversato la strada a qualcuno? In quel modo ci poteva stare pure San Pietro, vivo e vestito da papa. Abbiamo conosciuto la realtá della vita, per secoli, distinta in naturale e trascendentale. Ora ci si é cacciato in mezzo una via di mezzo: la realtá virtuale, che puó risuscitare i morti e far morire i vivi senza nessun sforzo, solo seduti a tavolino, con dei clik. Signore, illuminaci tu.
14 aprile 2014
BUONA PASQUA 2014
Per cogliere il vero valore della Pasqua bisogna rifarsi alle origini. A Gesú Cristo. É il mistero della vita, morte e risurrezione di Gesú. Ed é sempre attuale. Egli continua a caricarsi sulle spalle la croce nella persona di tutti coloro che sono umiliati, calpestati, sballottati quá e la per il mondo, esclusi da una vita degna fin dalla nascita, torturati e uccisi ingiustamente. In lui si é realizzata la vittoria della vita sulla morte. “Dov´é, o morte, la tua vittoria?” Secondo il Nuovo Testamento, lo scopo di Gesú era formare “l´uomo nuovo” che cambia il mondo. Io credo che la vittoria della vita sulla morte continua ad accadere ogni volta che qualcuno decide di seguire Gesú fino in fondo, senza ipocrisie, compromessi e omertá. I piú antichi padri della Chiesa insegnavano che ci si prepara a vivere la Pasqua praticando il perdono e la caritá. Non basta darsi il titolo di cristiani, o di cattolici. Da duemila anni in qua, noi seguiamo quasi sempre i nostri piccoli interessi e ambizioni: carriera, visibilitá, una posizione dignitosa nella societá, il successo mediatico, la sicurezza economica, le comoditá e anche cose peggiori. La via maestra per comprendere la Pasqua é descritta, piú chiaramente che da ogni altro, da Paolo nella lettera ai Filippesi, 2, 5-8: Cristo, essendo Dio, non esitó a spogliarsi della divinitá e se ne svuotó, facendosi servo, simile a ognuno di noi. Seguí per questa via fino in fondo, fino alla morte in croce. Per questo il Padre lo risuscitó.
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