In questo momento storico triste per noi come italiani e come credenti, vi presento una pagina del libro che sto leggendo. É un libro di Teologia, ma in Spagna ha giá venduto piú di 50 mila copie. Questo é di conforto: nel sottofondo del marciume e apostasia generale, sta rinascendo l´aspirazione ad una fede cristiana piú autentica e vera. Io ve lo traduco dall´edizione brasiliana. E aggiungo due articoli che voi sicuramente giá conoscete, perché usciti in Italia: io li riporto, perché valga come una sottoscrizione, dal sito degli amici di Padre Bergamaschi.
"Una domanda affiora in coloro che cercano di mettersi in sintonia con Gesú: qual´é la cosa piú importante per lui, il centro della sua vita, la causa a cui si é dedicato interamente, la sua prioritá assoluta? La risposta non lascia dubbi: Gesú vive per il regno di Dio. Questa é la sua vera passione. Per questa causa si manifesta e lotta; per questa causa é perseguitato ed esecutato. Per Gesú, "solo il regno di Dio é assoluto; tutto il resto é relativo".
Ció che occupa il posto centrale nella vita di Gesú non é semplicemente Dio, ma Dio con il suo progetto sulla storia umana. Gesú non parla di Dio semplicemente, ma di Dio e del suo regno di pace, compassione e giustizia. Non chiama le persone a fare penitenza davanti a Dio, ma ad "entrare" nel suo regno. Non invita, semplicemente, a cercare il regno di Dio, ma a "cercare il regno di Dio e la sua giustizia". Quando organizza un movimento di seguaci che continuino la sua missione, non li invia a organizzare una nuova religione, ma ad annunciare e promuovere il regno di Dio.
Come sarebbe la vita se tutti noi assomigliassimo un pó di piú a Dio? É questa il grande anelito di Gesú: costruire la vita tale e quale Dio la vuole. Sará necessario fare molte cose, ma ci sono compiti che Gesú sottolinea in modo preferenziale: introdurre nel mondo la compassione di Dio; portare l´umanitá a guardare verso gli ultimi; costruire un mondo piú giusto, cominciando dai dimenticati; seminare gesti di bontá per alleviare le sofferenze; insegnare a vivere con fiducia in Dio Padre, che vuole una vita felice per i suoi figli e figlie.
Purtroppo, il regno di Dio a volte é una realtá dimenticata per non pochi cristiani. Molti non hanno udito parlare di questo progetto di Dio; non sanno che é l´unico compito della Chiesa e dei cristiani. Ignorano che, per guardare la vita con gli occhi di Gesú, bisogna guardarla dalla prospettiva del regno di Dio; per vivere come lui, bisogna vivere con la sua passione per il regno di Dio.
Che cosa ci puó essere di piú importante per i seguaci di Gesú in questo momento, se non di impegnarsi in una conversione reale del cristianesimo al regno di Dio? Questo progetto di Dio é il nostro primo obiettivo. A partire da esso ci si rivela la fede cristiana nella sua veritá ultima: anare Dio é avere fame e sete di giustizia come lui ebbe; seguire Gesú é vivere per il Regno di Dio come egli ha vissuto; appartenere alla Chiesa é impegnarsi per un mondo piú giusto". (José Antonio Pagoda, Jesus, Aproximação Histórica, pgg. 568-569, Editora Vozes).
«Vittime» della società non sono solo quelle volute dai poteri perversi, e sono tante, ma ben più numerose sono quelle che io chiamerei le «vittime originarie», quegli esseri umani che nascono per venire protetti ed educati nel cammino della vita e della salvezza, e invece si sentono abbandonati. Sono i «poveri credenti» e tutti gli uomini sono poveri credenti, che cercano ancora con ardore la Chiesa del Vangelo di Gesù.
Nella società attuale si è introdotta una forma di imbonimento, malsano e gratificatorio, che intontisce e soprattutto lusinga le persone: una corruzione a tutti i livelli della vita economica, civile, politica, ma anche culturale e religiosa. Una diffusa mafiosità dei comportamenti, che sembra ormai una conquista di civiltà del nostro tempo. Il «tutto è lecito» è il valore d'oggi, gloria della coscienza umana, finalmente autonoma e libera. Il tragico è che questa vita senza morale rende «interrotti i sentieri» dei giovani, frantumando gli orizzonti e i destini della loro vita. Il potere esplosivo e rigeneratore della società è la Chiesa di Cristo.
La Chiesa può essere non accettata dalla società. Ma essa, per mandato di Cristo, a costo di qualsiasi persecuzione, si trova sempre in mezzo agli uomini. Che dire allora di una Chiesa che tace e talora si compiace del qualunquismo imperante? La volontà del Padre è diversa da quella del capriccio umano. E se la Chiesa compie certi gesti di incontinenza, Dio si scandalizza di essa. Come è possibile che uomini di Chiesa «importanti» facciano la barzelletta del peccato? Si può «contestualizzare la bestemmia», «la trasgressione pubblica della pratica sacramentale» perché al capo si devono concedere tutte le licenze?
Noi rimaniamo nello sgomento più doloroso vedendo i gesti farisaici delle autorità civili e religiose, che riescono ad approdare a tutti i giochi del male, dichiarando di usare una pratica delle virtù più moderna e liberatoria. È del tutto sconveniente, poi, che per comperare i favori di un gruppo politico, di professione pagano, si dica che esso è portatore genuino di valori cristiani, come è avvenuto per la Lega. La Chiesa non reca salvezza se rimane collegata agli interessi di classe, di razza e di Stato. Non porta salvezza se è complice dell'ingiustizia e della violenza istituzionali. La Chiesa non può rimanere in rapporto con i poteri oppressivi, col rischio di diventare egoista e indifferente, priva di amore e vergognosamente timorosa.
Noi cerchiamo la Chiesa di Cristo, che mette in movimento tutte le forze portatrici della salvezza dell'uomo (1 Cor 12). Noi cerchiamo una Chiesa, che agisca da catalizzatore per l'opera di redenzione di Dio nel mondo, una Chiesa che non sia solo luogo di rifugio per privilegiati, ma una comunità di persone a servizio di tutti gli uomini nell'amore di Cristo. La Chiesa può sbagliare solo per amore dell'amore. Buona parte del nostro popolo pensa che la corruzione e il malcostume che oggi affliggono l'Italia vengono assecondati dall'attuale governo. La Chiesa, perciò, non può tenere rapporti di amicizia con esso. (Mons. Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta - da: “la Repubblica”25 gennaio 2011)
"Dice il Qoelet c’è un tempo per parlare e un tempo per tacere. E quando il credente rovescia i tempi, significa solamente che il suo silenzio e la sua parola sono al servizio del suo peccato e del suo rapporto con il potere. Secondo il detto del vecchio parroco di don Milani perdono ma non dimentico, é bene ricordare chi ha parlato quando doveva stare zitto e oggi fa silenzio, mentre dovrebbe parlare. Nel 2007 il cardinal Ruini aprì il conflitto con il governo Prodi sui cosiddetti principi non negoziabili, innalzando un muro sulla questione dei Dico, disegno di legge elaborato dai ministri Bindi e Pollastrini sulle coppie di fatto. Non solo non si voleva discutere una legge, ma si rifiutava ogni accordo con il governo Prodi, nella convinzione che il centro destra sarebbe stato assolutamente generoso, ben oltre i desideri di ciascuno. I temi della vita, della scuola, della famiglia avrebbero trovato una soluzione conforme agli interessi anche economici della Chiesa.
La Cei e la segreteria di Stato individuavano nel centro destra l’interlocutore privilegiato per la politica ecclesiastica sul paese. Il family day, promosso dalle associazioni laicali e diretto dai vescovi, riempì piazza San Giovanni di folle cristiane felici e obbedienti. Finalmente i principi non negoziabili avrebbero trovato piena e perfetta applicazione. Così promettevano i vescovi e la Cei. Finalmente un governo amico, a cui consegnare la cristianizzazione del paese. Associazioni e movimenti si sono adeguati a questa operazione, senza porsi il problema del futuro della fede, senza riflettere sul fatto che questo legami con il potere avrebbero velato la fede e il vangelo.
L’affermazione dei principi irrinunciabili nascondeva comportamenti personali, che contraddicevano questi principi, soprattutto sulla famiglia. Erano difensori della unità della famiglia leader politici, che esibivano più famiglie. In questo modo si negava la coerenza evangelica dei credenti, in cambio della retorica dei principi.
Abbiamo ascoltato vescovi, che, per non dispiacere il principe, contestualizzavano anche le bestemmie o davano pubblicamente i sacramenti, in modo da distruggere l’appello alla conversione evangelica. E si ha l’impressione che tutto questo non sia avvenuto gratis. Ultimamente si e’ usata la stabilità di governo come principio evangelico, in questa corsa dissennata a difendere il Cesare amico della chiesa. Posizione maturata in cene e banchetti, che non avremmo mai voluto vedere. Dopo tre anni, il bilancio é catastrofico: nessuna politica familiare, nessun principio non negoziabile, e al tempo stesso un continuo assorbimento nelle sabbie mobili di una politica violenta, che distrugge l’etica e ancor più il vangelo.
Dice il vangelo: è necessario che gli scandali avvengano. E oggi tutto si é disvelato in un modo, che sgomenta e che mostra un paese sfiancato e devastato da un terremoto morale, che ha il suo epicentro nel capo del governo, ma che trova le sue complicità pesanti e paludose in chi dovrebbe ogni giorno annunciare la parola della conversione per sè e per tutti.
Questo terremoto può travolgere vescovi e credenti, se con coraggio non si riconosce il nostro peccato. Un peccato di connivenza con chi vive la politica come ricatto, e la vita come delirio di onnipotenza del tutto e’ permesso e del tutto è lecito. C’é ancora un giudice, che ci ricorda che non tutto é permesso e non tutto é lecito, e che esiste ancora una Costituzione, a cui tutti sono sottomessi. Quella Costituzione, che é l’unico progetto culturale che i cattolici hanno espresso in questo paese, senza seguire ordini ambigui, affidandosi alla fecondità storica del vangelo. (Massimo Toschi - da: "Il Tirreno", 19 gennaio 2011).
Nessun commento:
Posta un commento