14 febbraio 2011

DOROTI: EROINA DEL VANGELO

Foto: opunzia in fiore, frutti di goiaba, pianta di lamponi.

La stagione delle piogge non é finita, ma rispetto a gennaio é tutta un´altra cosa. Abbiamo un clima di una bellezza eccezionale. Un´estate in mezzo al verde e un temporale quasi quotidiano che attenua la calura. Di tanto in tanto un acquazzone torrenziale, di breve durata e in area ristretta: domenica, improvvisamente, mi sono trovato in mezzo a un pantano sulla strada di Retiro: lí era diluviato, io non avevo preso nemmeno una goccia d´acqua. In alcune regioni di questo immenso paese esistono ancora localitá in stato di emergenza. Noi continuiamo a sentire le conseguenze delle piene. Le strade di campagna sono disastrose e raggiungere le comunitá é un´avventura. Nel territorio del comune sono caduti 18 ponti. In quello principale, all´uscita dalla cittá, si transita a sensi alternati sotto l´occhio dei militari. In certi orari c´é da attendere perfino un´ora nella fila.

I fatti domestici piú importanti di questi giorni sono: la Campagna della Fraternitá 2011, FRATERNITÁ E VITA SUL PIANETA, che ha nominato una commissione di circa 20 persone per la realizzazione nelle scuole e in cittá, e ha fissato l´inizio del lavori per lunedí 21 (per il momento sono solo progetti). Poi vengono i gruppi di ascolto in preparazione all´assemblea diocesana di ottobre, e anche questo é un progetto: come ti senti Chiesa? Cosa ti aspetti dalla Chiesa? Come vedi la societá? Il primo scopo é quello di verificare l´adesione della gente al progetto diocesano di una Chiesa piú “Popolo-di-Dio” immedesimata nel cammino verso il Regno e dalla parte degli ultimi, sui passi di Gesú. A volere essere proprio realisti, bisogna dire che non siamo ancora al top di questa adesione. Gesú lottava per il Regno, noi lavoriamo molto per il Tempio. Quel passettino in piú, che manca, fa la differenza.

La Pastorale della Gioventú di Itaberai (PJ) sta partecipando ad una Campagna Continentale CONTRO LO STERMINIO DI GIOVANI. Secondo studi realizzati dal Segretariato dei diritti umani della Presidenza della Repubblica, dal Fondo delle Nazioni Unite per l´Infanzia (Unicef) e dall´Osservatorio di Favelas, la stima del numero di adolescenti assassinati tra il 2007 e il 2013 é di quasi 33 mila. Giá gli studi di Informazione Tecnologica Latino-Americana sostengono che in Brasile muoiono assassinati, in media, 54 giovani al giorno (Fonte Adital). A stare ai dati del Ministero della Giustizia questa seconda cifra sembra piú vicina al vero, dal momento che si registrano complessivamente circa 40 mila omicidi all´anno, e l´80% circa é di giovani. C´é poco da stare allegri.

I commenti sulle rivoluzioni in atto in Egitto e Tunisia, e ormai anche in Algeria e altri paesi mussulmani: Frei Beto, voce dell´utopia cristiana che ad ogni piccolo segno rinnova la speranza del Regno di Dio imminente, in un articolo su Adital intitolato “il sogno di Nabucodonosor”, va a scomodare la Bibbia é insinua la possibilitá che queste sommosse possano avere un effetto valanga e mettere in scacco l´ipocrisia della politica imperialista:

“La Bibbia racconta che il profeta Daniele (2, 31-36) fu convocato per interpretare un sogno che inquietava molto il re Nabucodonosor, di Babilonia: "C´era una grande statua, alta e molto brillante. Essa si trovava ben di fronte a Vostra Maestá e aveva un´apparenza impressionante. La testa era d´oro massiccio; il petto e le braccia erano d´argento; la pancia e le coscie, di bronzo; le gambe di ferro e i piedi di ferro e argilla. Vostra Maestá contemplava la statua quando, senza che nessuno la lanciasse, cadde una pietra che andó a battere proprio sui piedi d´argilla e ferro della statua, rompendoli. In questione di secondi tutto crolló. Il ferro, l´argilla, il bronzo, l´argento e l´oro divennero come paglia sul cortile alla fine della trebbiatura, paglia che il vento porta via senza lasciare segno. Dopo, la pietra che aveva colpito la statua si trasformó in una montagna enorme che coprí tutto il mondo”.

“La pietra, - dice ancora Beto - nel caso del mondo arabo, é l´ansia popolare di democrazia intesa come giustizia sociale e pace. Che cosa pensa un iracheno vedendo il suo paese dominato da anni da truppe che trattano gli abitanti come scoria dell´umanitá?” E continua: Per i governi come gli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, il fatto che un dittatore come Hosni Mubarak abbia occupato per 30 anni il potere in Egitto, è di nessuna importanza, dal momento che serviva i suoi interessi geopolitici in una regione instabile. Mubarak vale per quello che John Foster Dulles diceva del dittatore Anastasio Somoza, Nicaragua: "E 'un figlio di p., ma è il nostro figlio di p."

Al social forum di Dakar, invece, hanno preso la parola due egiziani. Vi traduco un brano della relazione trasmessa al sito Adital:

“Uno dei membri delle organizzazioni sociali presenti, un egiziano, ha preso la parola per sollecitare il sostegno immediato delle forze popolari in tutto il mondo. "Quello che sta accadendo non è una cosa piccola. E 'un vero terremoto. Esattamente sei giorni fa io ero nel bel mezzo di mobilitazione in piazza Tahrir al Cairo. La gente cambierà il volto brutto delle dittature arabe. Il popolo egiziano ha fatto un buco nell'imperialismo, e ha dimostrato di avere il coraggio di pagare il prezzo della sua libertà”.

In seguito, l´intellettuale egiziano Samir Amin ha preso il pulpito per sostenere che la mobilitazione nel paese è una rivoluzione democratica. "Il popolo ha il diritto di trasformare il sistema economico, politico e sociale e di mantenere una politica estera indipendente", riferendosi all´allineamento di Mubarak con gli interessi degli Stati Uniti”.

Piú laico e tutt´altro che di sinistra, il giornale Folha de São Paulo non disdegna tuttavia di lasciare uno spiraglio all´utopia, parlando di un cambiamento di mentalitá provocato da questo periodo di lotta al Cairo e citando pure lui scrittori egiziani:

“Puó essere ingenuitá mia, ma questo cambiamento di mentalitá dona alla ribellione egiziana un´aria di utopia captata, del resto, da uno dei principali scrittori, Alaa El-Aswany. In un´intervista al giornale "Independent" britannico, dice che "un uomo veramente appassionato diventa una persona migliore", e aggiunge: "Una rivoluzione é qualcosa di simile: tutti quelli che vi partecipano sanno che tipo di gente erano prima di cominciare le manifestazioni e ora si sentono diversi".

Una seconda versione epico-idillica della rivolta appare nel testo di Assia Al-Atrouiss per "Al-Sabah" ("A Manhã", dell´Irak): "I popoli non accettano piú di morire in silenzio; aspirano a vivere con dignitá".

Il proverbio insegna: “non dire gatto....” – ma la passione per una crescita dell´umanitá non ci dispensa dal mantenere viva la speranza, perció speriamo: che diventino paesi democratici senza cadere in preda ai fondamentalisti. Speriamo anche che la democrazia li renda migliori.

Spesso, invece, la democrazia si corrompe e la gente diventa peggiore: corruptio optimi pessima. L´Italia lo dimostra. Le prime pagine dei giornali italiani sembrano la descrizione di una bolgia infernale. É solo una commedia all´Italiana? Nella piú famosa tra le commedie all´Italiana sta scritto: “Quivi sospiri, pianti e alti guai - risonavan per l´aere sanza stelle, - per ch´io al cominciar ne lagrimai”. - Diverse lingue, orribili favelle, - parole di dolore, accenti d´ira....“ (Divina Commedia, Dante, Inferno, canto 3º). Cari amici lettori, il nostro governo, a parte le "escort", é schierato decisamente contro i piú poveri e ha fatto diverse leggi pesanti a loro danno. Dispiace molto che alcune delle personalitá gerarchiche della nostra Chiesa, che noi vediamo per fede come successori degli Apostoli e per cui preghiamo ogni giorno nella santa messa, gli siano state per una ventina d´anni molto vicine e simpatizzanti e sembrino ancora indecise se mollarlo o no. É una situazione paradossale: le carezze e i finanziamenti del governo ai nostri Apostoli per perseguitare la Chiesa nei poveri (e noi pagati per stare zitti?). Invece la Chiesa di Gesú ha la missione di essere il segno della misericordia del Padre e della redenzione, in un Regno di giustizia e di pace al quale i poveri sono invitati a sedersi ai primi posti alla mensa della vita in pienezza. Come faranno gli afflitti, gli sfollati e i perseguitati a sentirsi garantiti da Gesú? Attacchiamoci a lui e chiediamo allo Spirito Santo che soffi forte per salvare la fede cristiana.

Per non finire con la bolgia, vi presento Doroti Alice Müller Schwade, una signora che ha dedicato tutta la sua vita agli ultimi del Brasile, che ora ha terminato la sua battaglia. Quando é morta? L´articolo non lo dice. Io l´ho vista lo scorso anno. Come Gesú Cristo, ha sofferto molte sconfitte ma ha tenuto in vita la speranza del Regno di Dio e della salvezza dell´umanitá (fonte Adital).

“Nata in una famiglia umile di Blumenau/SC (Brasile), ha tracciato la sua strada dal sud del Brasile verso il nord, sempre cercando di difendere il diritto degli esclusi e, in modo speciale, dei popoli indigeni, per finire i suoi giorni di percorso sulla terra come moltiplicatrice, costruttrice e stimolatrice di forme di agricoltura che rispettino la natura e la gente.”.

“Doro nacque l´8 maggio 1948. A 13 anni cominció a lavorare nel commercio della cittá per aiutare nelle finanze della famiglia. A 15 anni firmó il suo primo libretto di lavoro. Fece le elementari e il liceo scientifico nella scuola pubblica, e poi la facoltá di pedagogia. Fin da piccola si era proposta di dedicare la vita ai piú poveri, pensando all´inizio di andare come missionaria laica in Africa. Partecipó al movimento giovane della Chiesa Cattolica e fu scelta, nel 1973, tra un gruppo di giovani che rappresentó lo Stato di Santa Caterina in un incontro latino-americano in Paraguay.

Nel viaggio di ritorno conobbe Padre Renato Barth, che l´invitó a partecipare alla “Operação Anchieta” (OPAN), che oggi si chiama “Operação Amazônia Nativa”, con sede a Cuiabá (Mato Grosso). L´OPAN prepara giovani missionari laici per il lavoro con gli indios del Brasile e specialmente dell´Amazônia. Vedendo davanti a sé la realizzazione del suo sogno, non pensó due volte. Entró in contatto con la direzione dell´istituto e l´anno seguente partecipava giá al corso di preparazione a Caxias do Sul. Poi passó alla periferia di Porto Alegre dove fece lo stage di convivenza con le popolazioni povere.

All´inizio del 1975 Padre Gunter Kroemer della Prelatura di Diamantino/Mato Grosso la presentó alla comunitá di Novo Horizonte, oggi Comune di Novo Horizonte do Norte/Mato Grosso, ove insegnó per un anno nella scuola pubblica locale.

L´anno seguente l´OPAN la mandó in Acre, per lavorare assieme al CIMI-Amazônia Ocidental (Consiglio Indigenista Missionario) di recente creazione, che comprendeva Acre, Medio Purus e Medio Rio Madeira. Doroti fu eletta come prima coordinatrice di quel Regionale. A quei tempi nessuna prelatura di quella regione aveva una pastorale indigenista organizzata. Perció Doroti si addentró lungo i fiumi, unico accesso alle comunitá indigene e rurali, per localizzare i popoli indigeni rifugiati presso le sorgenti dei fiumi e ruscelli”. “Quando qualche Prelatura o Parrocchia non le dava alloggio, Doroti andava da sola su barche di pescatori o piccoli commercianti, i cosiddetti "marreteiros” (scambisti). Cosí scoprí comunitá che né la Chiesa né la FUNAI (ndt: ente statale per la difesa degli indios) conoscevano, e che affrontavano grandi difficoltá a causa dello sfruttamento da parte dei padroni del seringal (ndt: zona di raccolta del caucciú), dei conflitti con raccoglitori, e delle malattie portate agli indios dagli invasori che occupavano il loro territorio. Portó a casa le prime notizie di popoli isolati, come i Suruaha, localizzati presso un affluente del Rio Tapauá, i cui primi contatti furono poi realizzati da membri del CIMI e della OPAN.

Si sposó nel 1978 con Egydio Schwade, che era allora Segretario Esecutivo del CIMI Nazionale. La prima intenzione della coppia fu di continuare il lavoro di Doroti nella Prelatura di Lábrea, che consideravano una delle situazioni piú urgenti da affrontare. Ma il Vescovo di quella Prelatura si negó a riceverli. Finalmente dom Jorge, vescovo della Prelatura di Itacoatiara/Amazzonia, li invitó a lavorare con i Waimiri-Atroari. Era un compito doppiamente difficile. Primo, perché la dittatura militare manteneva il blocco su quel popolo. Secondo, perché Egydio, fin dal 74, aveva la proibizione da parte della stessa dittatura di penetrare nelle aree indigene del paese. Nonostante egli non abbia mai obbedito a quella proibizione, per lui il lavoro indigenista era diventato molto difficoltoso.

Si alloggiarono in un primo tempo nella sede della Prelatura di Itacoatiara. Poi, dopo alcuni contatti clandestini con i villaggi, si stabilirono a Presidente Figueiredo, ai margini della strada BR-174. Alla fine della Dittatura Militare furono invitati dagli indios e autorizzati dalla FUNAI a partecipare alla vita dei loro villaggi, e cominciarono la prima alfabetizzazione nella loro lingua materna. Per la prima volta il popolo Kiña ossia Waimiri-Atroari poté raccontare cosa era accaduto loro durante la Dittatura Militare.

“Ma in conseguenza di quelle rivelazioni fummo espulsi dalla regione nel dicembre del 1986 dal Presidente della FUNAI di allora, oggi senatore, Romero Jucá”.
Si stabilirono, allora, nella cittá di Presidente Figueiredo, dove aiutarono il Sindacato dei Lavoratori rurali e crearono il Partito dei Lavoratori (PT). Continuarono pure la lotta contro i nemici principali dei Waimiri-Atroari, i grandi progetti di minerazione e idroelettrici, ma che alla fine, nonostante la lotta di molti, furono installati dai governi della Nuova Repubblica in continuitá con la politica della dittatura militare.

Di fronte a questo, nel 1992 cambiarono la strategia di lotta. Invece di compattere i grandi progetti irreversibili per tutto lo Stato, decisero di contrapporsi con i loro piccoli progetti: una agricoltura nella sua biodiversitá amazzonica. E in questo nuovo contesto Doroti, nonostante fosse di origine urbana, divenne la principale responsabile degli investimenti sulla terra. In questo percorso li hanno accompagnati sempre, nelle gioie e nelle sofferenze, i figli Marcos Ajuri, Maurício Adu, Tiago Maiká e Luiz Augusto e la cara figlia Mayá Regina.
Casa da Cultura do Urubuí, 11.02.2011

Nessun commento:

Posta un commento