Foto: una famiglia contro-corrente. Vive di lavori umili e abita in una casa vecchiotta. Risiede in cittá, ma dietro la cucina ha un terreno ancora boschivo: con una laguna alimentata da acqua sorgente in cui crescono pesci di 5 o sei chili e anche piú. Hanno due figli. La ragazzina, ormai sedicenne, sogna di sposare qualcuno che abbia un pezzetto di terra e ami l´agricoltura....perché lei la “adora”!
Lunedí 21 scorso abbiamo fatto la prima riunione della Commissione della Campagna della Fraternitá 2011, “Fraternitá e vita nel Pianeta”. Sottotitolo: “Il creato geme per le doglie del parto” (Romani, 8, 22). Una bella gatta da pelare. Il nostro comune, nello Stato di Goiás, é uno tra i piú accelerati nella forma standard di crescita economica, calcolata in base al Pil (Pib, in Brasile): industria e allevamento di pollame (la Superfrango dá lavoro ai circa diecimila famiglie); monoculture della soia, canna da zucchero, eucaliptus, granoturco e pomodori. Conseguentemente aumento del livello di consumi: energia elettrica, uso di elettrodomestici, case nuove con tutti i confort moderni, crescita vertiginosa del traffico di moto, automobili e suv di ultimo modello, villette sulle rive dei fiumi principali con relativo disboscamento e degradazione dei margini, laghetti artificiali per l´irrigazione, distruzione completa di ció che rimane delle foreste per fare posto all´agricoltura, supermercati e shopping affollati che distribuiscono sportine di plastica come noccioline. Lo sanno tutti che questo produce inquinamento, esaurimento del lenzuolo freatico e surriscaldamento dell´atmosfera, quindi nubifragi, siccitá e slavine disastrose. Tanto piú che abbiamo appena assistito ai disastri di Rio con mille morti, e ai nostri: é appurato che i nostri ponti sono caduti perché molte dighe di irrigazione sono franate di colpo. Ma come cambiare?
Bisogna vedere se si riesce a scuotere una cittá di 35 mila abitanti entusiasmata dal´ideologia del progresso, per impegnarla in campagne per il controllo dei comportamenti, delle attivitá e delle opere che danneggiano l´ambiente. Oltrettutto le grandi televisioni, alla chetichella (tra un reportage a favore della foresta e uno in difesa dei fiumi) fanno controinformazione: “Gli scienziati hanno riscontrato che nei prossimi 50 anni ci sará sempre piú scarsitá di alimenti, e il mondo aspetta principalmente dalla Cina e dal Brasile una superproduzione per alimentare il resto del mondo”. Oppure: “Le piante di eucaliptus salvano il lenzuolo freatico danneggiato dal disboscamento”. Frasi televisive che ho sentito ripetere appena due o tre giorni fa, nelle chiacchiere dopo la messa. Si sa che la grande massa della gente si informa solo sui canali TV nazionali, e abbocca. Ció che dice la televisione é dogma. Gli ambientalisti, invece, sono scienziati: non sono mai sicuri in modo assoluto perché si basano su ricerche, non su dogmi di fede.
Secondo i Vescovi della CNBB che hanno lanciato la campagna (e secondo noi), la difesa del Pianeta deve nascere dall´amore di Dio Padre, del creato che ci ha messo a disposizione, e del prossimo. Una umanitá riconciliata con sé stessa e con la natura é quella parte di Regno dei Cieli che dev´essere vissuta giá in mezzo a noi. Ma sappiamo bene che molti cattolici aspettano il Regno di Dio alla fine del mondo: per questa vita, sono giá rassegnati a prendere il buon tempo e sopportare il cattivo come una fatalitá.
Sul versante della politica sono interessanti le ripercussioni dell´approvazione, in parlamento, del nuovo salario minimo (aumentato da 516 a 545 reali). La Presidente Dilma Roussef ha ottenuto una vittoria schiacciante, ma pochi tra coloro che l´hanno sostenuta nella campagna elettorale sono soddisfatti della sua decisione. Vi riporto alcuni stralci (quasi tutto, in veritá) di un articolo che Ivo Poletto, in tempi lontani mio collega come agente di pastorale quí a Goiás e oggi segretario generale della Caritas brasiliana, ha pubblicato su Adital. Con il titolo “Fin dove arriverá il cinismo”?
“Nessuno ignora che il salario minimo ha relativamente recuperato il potere d´acquisto negli ultimi anni. Niente di molto significativo, tuttavia. In fin dei conti esso continua molto lontano da come sarebbe se fosse applicato ció che la Costituzione Federale determina in questa materia. Quí sta il primo cinismo: quando la decisione riguarda i piú poveri, che ricevono un salario minimo per il loro lavoro oppure un valore uguale nella pensione, le elites, i governi e i grandi mass media fanno finta di non conoscere la Costituzione, ma la sanno a memoria e dettagliatamente ogni volta che qualche loro privilegio ancora presente nella Costituzione come se fosse un “diritto” viene messo in discussione! Basta ricordare come i deputati la conoscono e la applicano quando si tratta di aumentare i loro stipendi e come, oltre a loro, anche praticamente tutti i giudici sono sempre pronti a difendere i grandi proprietari, molti dei quali semplici trafugatori di terra, per applicare la Costituzione che, a nostro disonore, non stabilisce nemmeno un limite massimo per le proprietá terriere e un numero massimo di proprietá che ciascun riccone puó possedere!
Fino alla fine dell´anno scorso, il potere acquisitivo delle mal-denominate “classi C e D” e la loro voglia di comprare dicevano che fosse uno dei fattori che aiutarono ad affrontare la crisi internazionale, riducendola ad una “piccola onda”, secondo le parole dell´ex presidente Lula. Ora, dopo alcuni mesi e con un nuovo governo giá all´opera, la continuitá del miglioramento del potere d´acquisto delle stesse “classi”, rimunerate in base al salario minimo, non puó piú accadere, perché provocherebbe uno squilibrio nei conti pubblici e sarebbe fonte di aumento dell´inflazione. Come interpretare questo gioco di argomenti senza capire che si tratta di sfacciato cinismo?
Nella storia reale, i poveri non hanno causato nessuna crisi finanziaria internazionale e nazionale. Essa fu causata dalle pazzie dei padroni e degli esecutivi delle grandi banche e dalla mancanza completa di controllo dei governi su tali sregolatezze. Nonostante questo, a coloro che hanno causato la propria crisi sono stati erogati circa 20 trilioni di dollari per evitare il loro fallimento, perché sarebbero "troppo grandi" e il loro fallimento provocherebbe un fallimento a catena e generalizzato. Io domando: sará possibile trovare argomenti e pratiche piú ciniche di queste?
Se perfino giornalisti conservatori riconoscono che non si arriverá alla fine della crisi finanziaria internazionale finché non si sará riscossa la restituzione di ció che é stato trasferito a loro erroneamente e senza che i governi controllino il funzionamento del capitale finanziario, abbiamo il dovere di chiederci: fino a quando i nostri governanti continueranno a decidere con argomenti cinici delle politiche che hanno a che vedere con la sopravvivenza di milioni di brasiliani e brasiliane, dando l´impressione di farlo con serietá e responsabilitá mentre, invece, nascondono le responsabilitá e amplificano i privilegi delle elites economiche, facendo in modo che il Brasile continui ad essere il settimo paese al mondo con maggiore disuguaglianza sociale, che é l´altra faccia della concentrazione della ricchezza e del reddito in poche e, per il momento, potenti mani?
C´é un altro argomento eminentemente cinico: quello di dire che bisogna evitare il controllo dei prezzi dei prodotti agricoli, che sono esplosi perché vengono usati per la speculazione mondiale e hanno giá portato alla miseria piú di 40 milioni di persone, affinché il Brasile possa continuare avvantaggiato nel suo bilancio commerciale. Ma questo é argomento per una prossima riflessione critica”.
Il dibattito sugli stipendi dei lavoratori é eterno. La giustizia é ancora lontana da venire. Anche perché la chiave di lettura dell´esistenza dei lavoratori é la stessa di quella dei loro datori di lavoro e di tutti noi. La Haëring, una grande impresa di confezioni del Rio Grande del Sud, sta firmando un contratto con il Comune di Itaberaí per organizzare lavoro di confezionamento a cottimo, a domicilio. Tutti sappiamo quale tipo di lavoro: donne, ragazze e talvolta anche ragazzi, sottopagati, che passano notte e giorni seduti alla macchina da cucire per pagare le rate del frigo, televisione ad alta definizione, elettrodomestici in genere, vestiti, eccetera eccetera. Fanno concorrenza ai cinesi. Non vivono piú se non qualche ora di tanto in tanto. E sono sostanzialmente contenti, salvo qualche lamentela per non poter comprare qualcosa in piú. Questo é progresso, e non si reclama. E se noi fossimo al loro posto, cosa faremmo? Forse non é nemmeno una questione di giustizi. Bisogna realizzare un nuovo ordine di cose, di pensieri, di concetto di vita e felicitá. La nostra evoluzione va a rilento.
Si fanno piani per il futuro, e nel frattempo ci sorprende quella che sembra essere una rivoluzione inimmaginabile nei paesi del nord-Africa, e che accenna ad estendersi a tutto l´Oriente: in situazioni assai diversificate, ma tutte nel segno del rifiuto alla tirannia. Le stragi, purtroppo, prolungheranno i tempi della riconciliazione. La storia di questo millennio é solo agli inizi. Coraggio: Berlusconi, la Lega, non sono niente di fronte agli uragani che ci attendono. Forse saremo tutti spazzati via.
“Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. Secca l'erba, il fiore appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi. Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre” (Isaia, 40, 1-11).
25 febbraio 2011
19 febbraio 2011
IL REGNO DI DIO E IL SALARIO MINIMO
Foto: il Centro Comunitario Lago Primavera in fase di completamento.
Nella vita c´é sempre da imparare. Gesú era un giovanotto proveniente da una famiglia di Nazaret, piccolo villaggio della Galilea. Era conosciuto come artigiano che andava per le case e i villaggi per guadagnarsi da vivere con piccoli servizi domestici: riparare sedie, aggiustare un tetto, e cose del genere. Doveva essere considerato un pó strano, perché non si era mai sposato e non aveva figli. Questo modo di vivere non era ben visto né dai parenti né dalla gente. Era riprovevole: la famiglia é tutto, e lui la lasció! A 28 anni era fu affascinato dalla figura di Giovanni Battista, che predicava la conversione e prospettava il Regno di Dio giá in arrivo. Andó a farsi battezzare e a passare un periodo con lui. Si era innamorato di questa idea: il Regno dei cieli. Ma poi scelse un´altra strada per annunciarlo e realizzarlo: non la via delle minaccie come Giovanni, ma la via dell´amore. E si mise subito all´opera: andó ad abitare a Cafarnaum in casa di Simone e Andrea, due amici che aveva conosciuto al seguito di Giovanni Battista, e cominció a percorrere cittá e villaggi della Galilea. Ripeteva la stessa parola del Battista: “Convertitevi”. Ma aggiungeva: “Il Regno di Dio é giá in mezzo a voi”. Non spiegava cos´era questo Regno di Dio, ma curava tutte le infermitá e un giorno, commentando Isaia dove dice che i ciechi vedono, i sordi odono, gli storpi camminano, i lebbrosi sono mondati e ai poveri é annunciata una buona notizia”, egli dichiaró: “Questo passaggio delle Scritture oggi é giá una realtá in mezzo a voi!”
José Antonio Pagola, l´autore che sto leggendo, racconta la vita di Gesú in questo modo, e mi ha stregato. Scrive: “Gesú sorprese tutti con questa dichiarazione: “Il Regno di Dio é giá arrivato”. La sua sicurezza deve aver causato un vero e proprio impatto. Il suo atteggiamento era troppo audace: Israele non continuava dominato dai romani? I contadini non continuavano oppressi dalle classi potenti? Il mondo non era pieno di corruzione e ingiustizia? Gesú, tuttavia, parla e attua mosso da una convinzione sorprendente: Dio é giá qui, ed opera in maniera nuova. Il suo regno ha cominciato ad aprirsi un cammino in questi villaggi della Galilea. La forza salvatrice di Dio é giá in marcia. Gesú sta sperimentando questo e vuole comunicarlo a tutti. Questo intervento decisivo di Dio che tutto il popolo sta aspettando non é affatto un sogno distante; é qualcosa di reale che si puó captare giá fin d´ora. Dio comincia a farsi sentire. Nel piú profondo della vita si puó giá percepire la sua presenza salvatrice”. (José Antonio Pagola, Jesus, approximação histórica, editora vozes, 2011, 2ª edizione brasiliana).
Nonostante Gesú, dopo duemila anni continuano le disuguaglianze e le ingiustizie tra i figli di Dio Padre. L´organizzazione del mondo é una macchina complicata. Ognuno ha il suo ruolo, scelto e agognato oppure accettato per mancanza di alternative: e le persone, normalmente, lo svolgono il meglio possibile, per la propria sopravvivenza, per goderne i vantaggi, per fare carriera. Il ruolo dei farisei, quello di Erode Antipa, quello di Pilato, di Caifa e degli altri sacerdoti che lavorano per il Tempio e non per il Regno, quello dell´imperatore Tiberio. Cosí funzionano le cose: e ora che siamo quasi 7 miliardi esse sono ancora piú complicate. Grazie a Gesú, tuttavia, molti poveri e umili schiacciati e sballottati dal sistema, gli ultimi che nessuno vuole tra i piedi (nemmeno chi si fa una carriera in loro nome), continuano a sentire che la salvezza é in atto e il Padre dei cieli é presente.
Parole di uomini e donne dell´assentamento dom Fernando, giovedí scorso, dopo la lettura del vangelo delle beatitudini: “Siamo poveri di denaro e di molte altre cose ma ricchi della presenza di Dio. Noi non abbiamo la luce elettrica e viviamo in baracche di paglia. Abbiamo paura che il temporale porti via la nostra capanna. Le autoritá ci perseguitano e discriminano, minacciano di togliere la terra ad alcuni di noi, ritardano i finanziamenti per la casa e la piantagione. Non siamo ricchi, perché i ricchi non vivono nel buio e in mezzo al fango, ma abbiamo ottenuto una terra buona e il raccolto promette bene. Abbiamo il sufficiente per vivere con dignitá. Con maggiore forza di spirito possiamo migliorare ancora molto: ci vuole solo piú comprensione e unione”.
E ora, un pó di notizie brasiliane:
Folha de São Paulo: “La presidente Dilma Rousseff ha ottenuto la sua prima vittoria nel legislativo mantenendo il valore di R$ 545 per il salario minimo. Nell´ultima votazione, che bocció la proposta di R$ 560, furono 361 voto contrari, 120 favorevoli e 11 astenuti. Quel valore fu appoggiato dalle centrali sindacali e dall´opposizione. Nella votazione anteriore, dell´emendamento presentato dal PSDB di R$ 600, furono 106 voti a favore, 376 contrari e 7 astenuti. Il testo approvato questa notte (ndt: mercoledí 16) stabilisce anche la politica di valorizzazione del salario fino al 2015, con base nella regola di applicare il valore dell´inflazione piú l´indice di crescita dell´economia di due anni prima. Secondo il governo 47,7 milioni di persone ricevono il salario minimo, tra lavoratori formali e informali (questi sono 29,1 milioni) e beneficiari della Previdenza sociale (18,6 milioni). Secondo questa regola il Ministero prevede il minimo di R$ 616 nel 2012”.
PS: il valore precedente del salario minimo era di R$ 540. I deputati, nel dicembre scorso, si sono dati un aumento del 61% che, a conti fatti, é risultato in quasi 2 mila reali in piú sul loro salari, che ora oltrepassa i 19 mila reali al mese. La giornalista Raquel Julia, su Adital, informa che il valore del salario minimo secondo i criteri stabiliti dalla Costituzione, cioé il soddisfacimento delle necessitá primarie dei cittadini brasiliano, dovrebbe essere di 2.194,76 reali. La differenza é di “soli” R$ 1.649,76.
PS2 – Il prezzo dell´etanolo é salito da 1,49 reali a 1,85. I prezzi degli alimentari sono quasi raddoppiati. Sará effetto del dissesto cambiale provocato dalla crisi dei ricchi? O che le associazioni dei produttori, mentre sostenevano la “campagna in difesa della vita” di alcuni vescovi di S. Paulo, hanno approfittato della distrazione per alzare i loro ricavi? Lula, a fine anno, era distratto dalle innumerevoli feste di addio che gli hanno allestito, e piangeva il pianto dell´eroe costretto ad andare in pensione.
AFROPRESS (Fonte Adital): Nella prima intervista esclusiva concessa ad Afropress la nuova ministra del SEPPIR, la sociologa Luiza Barros, ha detto che sfrutterá il fatto che il 2011 é dichiarato dall´ONU l´Anno degli Afrodiscendenti per proporre alle banche, alle imprese di sicurezza, agli shopping e alle centrali sindacali che facciano uno sforzo per combattere il razzismo istituzionale e reprimere le situazioni di discriminazione sempre piú frequenti in relazione al consumo. Il caso piú recente é accaduto a un bambino negro – T., - portato in una stanzetta da guardie dell´Ipermercato Extra, della Marginale Tietê, Zona Est di São Paolo, dove fu sottoposto a umiliazioni e minacce, secondo la denuncia della famiglia. "Noi siamo inadequati per le banche, per i supermercati, siamo inadequati per qualsiasi tipo di posto nel quale, storicamente, la presenza bianca é stata predominante” ha affermato, aggiungendo che l´appello sará affinché questi settori “si mettano nel posto in cui devono mettersi, che é quello di impedire questo tipo di comportamento dei loro funzionari, dei dipendenti, che agiscono secondo quello che noi chiamiamo razzismo istituzionale".
Temi dell´analisi di Congiuntura della 25ª Conferenza Episcopale Brasiliana – 15-17 febbraio scorsi - elaborata dal Prof. Daniel Seidel dell´Universitá cattolica di brasilia (non é documento ufficiale ma viene presentato ai vescovi perché abbiano presente la situazione reale nei loro dibattiti di carattere pastorale):
- A livello internazionale, si percepisce lo svuotamento del Forum Economico Mondiale di Davos, mentre fiorisce il Forum Sociale Mondial – FSM.
- La 11ª versione del FSM accade a Dacar nell´Africa del Nord con la partecipazione di 50 mila militanti, che affrontano le sfide di non costruire solo un discorso anti-capitalista, ma una nuova pratica per un mondo diverso.
- In Medio Oriente si assiste alla caduta, per opera di intense manifestazioni popolare nelle strade, di dittature che sono durate pressapoco tre decadi con il sostegno di potenze mondiali come Stati Uniti e Francia.
- Questi movimenti libertari a favore della dignitá e del diritto saranno capaci di far cadere dittature prive di legittimazione senza cadere nelle mani di partiti mussulmani fondamentalisti?
-Qual´é il significato della persecuzione ai cristiani in quello spazio geografico? É una questione religiosa o politica?
-Un anno dopo la tragedia di Haiti, si vede la missione di ricostruzione incompiuta. Qual´é la responsabilitá delle nazioni in questo processo?
- La condanna del Brasile da parte della Corte Interamericana dei Diritti Umani per l´azione dello Stato Nazionale durante la "Guerrilha do Araguaia”.
- Con il disastro ecologico sulle montagne dello Stato di Rio de Janeiro, riceviamo lezioni a lunga e media scadenza per la politica e la cultura brasileira.
- Le conseguenze della crisi finanziaria internazionale sul dissesto cambiale e la dis-industrializzazione settoriale del paese.
- Gli annunci iniziali sul Piano di Sradicamento della Povertá Estrema nel nuovo governo della presidente Dilma, a partire dal messaggio al Congresso Nacionale.
-Nella prospettiva dei movimenti la resistenza popolare contro la costruzione della Idroelettrica di Belo Monte e gli impatti socio-ambientali irreparabili del piano di nuove dighe in Amazzonia, che mettono in discussione i valori che sono alla base di questo modello di sviluppo.
- Le notizie del Congresso Nazionale contengono i principali appuntamenti proposti all´inizio della legislatura, dal punto di vista del Governo e dell´opposizione, come:
- La riforma politica e la riforma tributaria
- Sicurezza, Educazione, Ambiente, Occupazione irregolare del suolo e la polemica tra il Supremo Tribunale Federale e il Congresso sull´insediamento dei supplenti.
Altri temi in agenda:
- definizione del nuovo salario minimo;
- criminalizzazione dell´omofobia;
- statuto della gioventú;
- statuto dei portatori di deficienze;
- regolamentazione dell´emendamento 29;
- e i risultati di una mappa iniziale delle opinioni dei deputati sui temi polemici che sono stati presenti nel dibattito elettorale.
Nella vita c´é sempre da imparare. Gesú era un giovanotto proveniente da una famiglia di Nazaret, piccolo villaggio della Galilea. Era conosciuto come artigiano che andava per le case e i villaggi per guadagnarsi da vivere con piccoli servizi domestici: riparare sedie, aggiustare un tetto, e cose del genere. Doveva essere considerato un pó strano, perché non si era mai sposato e non aveva figli. Questo modo di vivere non era ben visto né dai parenti né dalla gente. Era riprovevole: la famiglia é tutto, e lui la lasció! A 28 anni era fu affascinato dalla figura di Giovanni Battista, che predicava la conversione e prospettava il Regno di Dio giá in arrivo. Andó a farsi battezzare e a passare un periodo con lui. Si era innamorato di questa idea: il Regno dei cieli. Ma poi scelse un´altra strada per annunciarlo e realizzarlo: non la via delle minaccie come Giovanni, ma la via dell´amore. E si mise subito all´opera: andó ad abitare a Cafarnaum in casa di Simone e Andrea, due amici che aveva conosciuto al seguito di Giovanni Battista, e cominció a percorrere cittá e villaggi della Galilea. Ripeteva la stessa parola del Battista: “Convertitevi”. Ma aggiungeva: “Il Regno di Dio é giá in mezzo a voi”. Non spiegava cos´era questo Regno di Dio, ma curava tutte le infermitá e un giorno, commentando Isaia dove dice che i ciechi vedono, i sordi odono, gli storpi camminano, i lebbrosi sono mondati e ai poveri é annunciata una buona notizia”, egli dichiaró: “Questo passaggio delle Scritture oggi é giá una realtá in mezzo a voi!”
José Antonio Pagola, l´autore che sto leggendo, racconta la vita di Gesú in questo modo, e mi ha stregato. Scrive: “Gesú sorprese tutti con questa dichiarazione: “Il Regno di Dio é giá arrivato”. La sua sicurezza deve aver causato un vero e proprio impatto. Il suo atteggiamento era troppo audace: Israele non continuava dominato dai romani? I contadini non continuavano oppressi dalle classi potenti? Il mondo non era pieno di corruzione e ingiustizia? Gesú, tuttavia, parla e attua mosso da una convinzione sorprendente: Dio é giá qui, ed opera in maniera nuova. Il suo regno ha cominciato ad aprirsi un cammino in questi villaggi della Galilea. La forza salvatrice di Dio é giá in marcia. Gesú sta sperimentando questo e vuole comunicarlo a tutti. Questo intervento decisivo di Dio che tutto il popolo sta aspettando non é affatto un sogno distante; é qualcosa di reale che si puó captare giá fin d´ora. Dio comincia a farsi sentire. Nel piú profondo della vita si puó giá percepire la sua presenza salvatrice”. (José Antonio Pagola, Jesus, approximação histórica, editora vozes, 2011, 2ª edizione brasiliana).
Nonostante Gesú, dopo duemila anni continuano le disuguaglianze e le ingiustizie tra i figli di Dio Padre. L´organizzazione del mondo é una macchina complicata. Ognuno ha il suo ruolo, scelto e agognato oppure accettato per mancanza di alternative: e le persone, normalmente, lo svolgono il meglio possibile, per la propria sopravvivenza, per goderne i vantaggi, per fare carriera. Il ruolo dei farisei, quello di Erode Antipa, quello di Pilato, di Caifa e degli altri sacerdoti che lavorano per il Tempio e non per il Regno, quello dell´imperatore Tiberio. Cosí funzionano le cose: e ora che siamo quasi 7 miliardi esse sono ancora piú complicate. Grazie a Gesú, tuttavia, molti poveri e umili schiacciati e sballottati dal sistema, gli ultimi che nessuno vuole tra i piedi (nemmeno chi si fa una carriera in loro nome), continuano a sentire che la salvezza é in atto e il Padre dei cieli é presente.
Parole di uomini e donne dell´assentamento dom Fernando, giovedí scorso, dopo la lettura del vangelo delle beatitudini: “Siamo poveri di denaro e di molte altre cose ma ricchi della presenza di Dio. Noi non abbiamo la luce elettrica e viviamo in baracche di paglia. Abbiamo paura che il temporale porti via la nostra capanna. Le autoritá ci perseguitano e discriminano, minacciano di togliere la terra ad alcuni di noi, ritardano i finanziamenti per la casa e la piantagione. Non siamo ricchi, perché i ricchi non vivono nel buio e in mezzo al fango, ma abbiamo ottenuto una terra buona e il raccolto promette bene. Abbiamo il sufficiente per vivere con dignitá. Con maggiore forza di spirito possiamo migliorare ancora molto: ci vuole solo piú comprensione e unione”.
E ora, un pó di notizie brasiliane:
Folha de São Paulo: “La presidente Dilma Rousseff ha ottenuto la sua prima vittoria nel legislativo mantenendo il valore di R$ 545 per il salario minimo. Nell´ultima votazione, che bocció la proposta di R$ 560, furono 361 voto contrari, 120 favorevoli e 11 astenuti. Quel valore fu appoggiato dalle centrali sindacali e dall´opposizione. Nella votazione anteriore, dell´emendamento presentato dal PSDB di R$ 600, furono 106 voti a favore, 376 contrari e 7 astenuti. Il testo approvato questa notte (ndt: mercoledí 16) stabilisce anche la politica di valorizzazione del salario fino al 2015, con base nella regola di applicare il valore dell´inflazione piú l´indice di crescita dell´economia di due anni prima. Secondo il governo 47,7 milioni di persone ricevono il salario minimo, tra lavoratori formali e informali (questi sono 29,1 milioni) e beneficiari della Previdenza sociale (18,6 milioni). Secondo questa regola il Ministero prevede il minimo di R$ 616 nel 2012”.
PS: il valore precedente del salario minimo era di R$ 540. I deputati, nel dicembre scorso, si sono dati un aumento del 61% che, a conti fatti, é risultato in quasi 2 mila reali in piú sul loro salari, che ora oltrepassa i 19 mila reali al mese. La giornalista Raquel Julia, su Adital, informa che il valore del salario minimo secondo i criteri stabiliti dalla Costituzione, cioé il soddisfacimento delle necessitá primarie dei cittadini brasiliano, dovrebbe essere di 2.194,76 reali. La differenza é di “soli” R$ 1.649,76.
PS2 – Il prezzo dell´etanolo é salito da 1,49 reali a 1,85. I prezzi degli alimentari sono quasi raddoppiati. Sará effetto del dissesto cambiale provocato dalla crisi dei ricchi? O che le associazioni dei produttori, mentre sostenevano la “campagna in difesa della vita” di alcuni vescovi di S. Paulo, hanno approfittato della distrazione per alzare i loro ricavi? Lula, a fine anno, era distratto dalle innumerevoli feste di addio che gli hanno allestito, e piangeva il pianto dell´eroe costretto ad andare in pensione.
AFROPRESS (Fonte Adital): Nella prima intervista esclusiva concessa ad Afropress la nuova ministra del SEPPIR, la sociologa Luiza Barros, ha detto che sfrutterá il fatto che il 2011 é dichiarato dall´ONU l´Anno degli Afrodiscendenti per proporre alle banche, alle imprese di sicurezza, agli shopping e alle centrali sindacali che facciano uno sforzo per combattere il razzismo istituzionale e reprimere le situazioni di discriminazione sempre piú frequenti in relazione al consumo. Il caso piú recente é accaduto a un bambino negro – T., - portato in una stanzetta da guardie dell´Ipermercato Extra, della Marginale Tietê, Zona Est di São Paolo, dove fu sottoposto a umiliazioni e minacce, secondo la denuncia della famiglia. "Noi siamo inadequati per le banche, per i supermercati, siamo inadequati per qualsiasi tipo di posto nel quale, storicamente, la presenza bianca é stata predominante” ha affermato, aggiungendo che l´appello sará affinché questi settori “si mettano nel posto in cui devono mettersi, che é quello di impedire questo tipo di comportamento dei loro funzionari, dei dipendenti, che agiscono secondo quello che noi chiamiamo razzismo istituzionale".
Temi dell´analisi di Congiuntura della 25ª Conferenza Episcopale Brasiliana – 15-17 febbraio scorsi - elaborata dal Prof. Daniel Seidel dell´Universitá cattolica di brasilia (non é documento ufficiale ma viene presentato ai vescovi perché abbiano presente la situazione reale nei loro dibattiti di carattere pastorale):
- A livello internazionale, si percepisce lo svuotamento del Forum Economico Mondiale di Davos, mentre fiorisce il Forum Sociale Mondial – FSM.
- La 11ª versione del FSM accade a Dacar nell´Africa del Nord con la partecipazione di 50 mila militanti, che affrontano le sfide di non costruire solo un discorso anti-capitalista, ma una nuova pratica per un mondo diverso.
- In Medio Oriente si assiste alla caduta, per opera di intense manifestazioni popolare nelle strade, di dittature che sono durate pressapoco tre decadi con il sostegno di potenze mondiali come Stati Uniti e Francia.
- Questi movimenti libertari a favore della dignitá e del diritto saranno capaci di far cadere dittature prive di legittimazione senza cadere nelle mani di partiti mussulmani fondamentalisti?
-Qual´é il significato della persecuzione ai cristiani in quello spazio geografico? É una questione religiosa o politica?
-Un anno dopo la tragedia di Haiti, si vede la missione di ricostruzione incompiuta. Qual´é la responsabilitá delle nazioni in questo processo?
- La condanna del Brasile da parte della Corte Interamericana dei Diritti Umani per l´azione dello Stato Nazionale durante la "Guerrilha do Araguaia”.
- Con il disastro ecologico sulle montagne dello Stato di Rio de Janeiro, riceviamo lezioni a lunga e media scadenza per la politica e la cultura brasileira.
- Le conseguenze della crisi finanziaria internazionale sul dissesto cambiale e la dis-industrializzazione settoriale del paese.
- Gli annunci iniziali sul Piano di Sradicamento della Povertá Estrema nel nuovo governo della presidente Dilma, a partire dal messaggio al Congresso Nacionale.
-Nella prospettiva dei movimenti la resistenza popolare contro la costruzione della Idroelettrica di Belo Monte e gli impatti socio-ambientali irreparabili del piano di nuove dighe in Amazzonia, che mettono in discussione i valori che sono alla base di questo modello di sviluppo.
- Le notizie del Congresso Nazionale contengono i principali appuntamenti proposti all´inizio della legislatura, dal punto di vista del Governo e dell´opposizione, come:
- La riforma politica e la riforma tributaria
- Sicurezza, Educazione, Ambiente, Occupazione irregolare del suolo e la polemica tra il Supremo Tribunale Federale e il Congresso sull´insediamento dei supplenti.
Altri temi in agenda:
- definizione del nuovo salario minimo;
- criminalizzazione dell´omofobia;
- statuto della gioventú;
- statuto dei portatori di deficienze;
- regolamentazione dell´emendamento 29;
- e i risultati di una mappa iniziale delle opinioni dei deputati sui temi polemici che sono stati presenti nel dibattito elettorale.
14 febbraio 2011
DOROTI: EROINA DEL VANGELO
Foto: opunzia in fiore, frutti di goiaba, pianta di lamponi.
La stagione delle piogge non é finita, ma rispetto a gennaio é tutta un´altra cosa. Abbiamo un clima di una bellezza eccezionale. Un´estate in mezzo al verde e un temporale quasi quotidiano che attenua la calura. Di tanto in tanto un acquazzone torrenziale, di breve durata e in area ristretta: domenica, improvvisamente, mi sono trovato in mezzo a un pantano sulla strada di Retiro: lí era diluviato, io non avevo preso nemmeno una goccia d´acqua. In alcune regioni di questo immenso paese esistono ancora localitá in stato di emergenza. Noi continuiamo a sentire le conseguenze delle piene. Le strade di campagna sono disastrose e raggiungere le comunitá é un´avventura. Nel territorio del comune sono caduti 18 ponti. In quello principale, all´uscita dalla cittá, si transita a sensi alternati sotto l´occhio dei militari. In certi orari c´é da attendere perfino un´ora nella fila.
I fatti domestici piú importanti di questi giorni sono: la Campagna della Fraternitá 2011, FRATERNITÁ E VITA SUL PIANETA, che ha nominato una commissione di circa 20 persone per la realizzazione nelle scuole e in cittá, e ha fissato l´inizio del lavori per lunedí 21 (per il momento sono solo progetti). Poi vengono i gruppi di ascolto in preparazione all´assemblea diocesana di ottobre, e anche questo é un progetto: come ti senti Chiesa? Cosa ti aspetti dalla Chiesa? Come vedi la societá? Il primo scopo é quello di verificare l´adesione della gente al progetto diocesano di una Chiesa piú “Popolo-di-Dio” immedesimata nel cammino verso il Regno e dalla parte degli ultimi, sui passi di Gesú. A volere essere proprio realisti, bisogna dire che non siamo ancora al top di questa adesione. Gesú lottava per il Regno, noi lavoriamo molto per il Tempio. Quel passettino in piú, che manca, fa la differenza.
La Pastorale della Gioventú di Itaberai (PJ) sta partecipando ad una Campagna Continentale CONTRO LO STERMINIO DI GIOVANI. Secondo studi realizzati dal Segretariato dei diritti umani della Presidenza della Repubblica, dal Fondo delle Nazioni Unite per l´Infanzia (Unicef) e dall´Osservatorio di Favelas, la stima del numero di adolescenti assassinati tra il 2007 e il 2013 é di quasi 33 mila. Giá gli studi di Informazione Tecnologica Latino-Americana sostengono che in Brasile muoiono assassinati, in media, 54 giovani al giorno (Fonte Adital). A stare ai dati del Ministero della Giustizia questa seconda cifra sembra piú vicina al vero, dal momento che si registrano complessivamente circa 40 mila omicidi all´anno, e l´80% circa é di giovani. C´é poco da stare allegri.
I commenti sulle rivoluzioni in atto in Egitto e Tunisia, e ormai anche in Algeria e altri paesi mussulmani: Frei Beto, voce dell´utopia cristiana che ad ogni piccolo segno rinnova la speranza del Regno di Dio imminente, in un articolo su Adital intitolato “il sogno di Nabucodonosor”, va a scomodare la Bibbia é insinua la possibilitá che queste sommosse possano avere un effetto valanga e mettere in scacco l´ipocrisia della politica imperialista:
“La Bibbia racconta che il profeta Daniele (2, 31-36) fu convocato per interpretare un sogno che inquietava molto il re Nabucodonosor, di Babilonia: "C´era una grande statua, alta e molto brillante. Essa si trovava ben di fronte a Vostra Maestá e aveva un´apparenza impressionante. La testa era d´oro massiccio; il petto e le braccia erano d´argento; la pancia e le coscie, di bronzo; le gambe di ferro e i piedi di ferro e argilla. Vostra Maestá contemplava la statua quando, senza che nessuno la lanciasse, cadde una pietra che andó a battere proprio sui piedi d´argilla e ferro della statua, rompendoli. In questione di secondi tutto crolló. Il ferro, l´argilla, il bronzo, l´argento e l´oro divennero come paglia sul cortile alla fine della trebbiatura, paglia che il vento porta via senza lasciare segno. Dopo, la pietra che aveva colpito la statua si trasformó in una montagna enorme che coprí tutto il mondo”.
“La pietra, - dice ancora Beto - nel caso del mondo arabo, é l´ansia popolare di democrazia intesa come giustizia sociale e pace. Che cosa pensa un iracheno vedendo il suo paese dominato da anni da truppe che trattano gli abitanti come scoria dell´umanitá?” E continua: Per i governi come gli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, il fatto che un dittatore come Hosni Mubarak abbia occupato per 30 anni il potere in Egitto, è di nessuna importanza, dal momento che serviva i suoi interessi geopolitici in una regione instabile. Mubarak vale per quello che John Foster Dulles diceva del dittatore Anastasio Somoza, Nicaragua: "E 'un figlio di p., ma è il nostro figlio di p."
Al social forum di Dakar, invece, hanno preso la parola due egiziani. Vi traduco un brano della relazione trasmessa al sito Adital:
“Uno dei membri delle organizzazioni sociali presenti, un egiziano, ha preso la parola per sollecitare il sostegno immediato delle forze popolari in tutto il mondo. "Quello che sta accadendo non è una cosa piccola. E 'un vero terremoto. Esattamente sei giorni fa io ero nel bel mezzo di mobilitazione in piazza Tahrir al Cairo. La gente cambierà il volto brutto delle dittature arabe. Il popolo egiziano ha fatto un buco nell'imperialismo, e ha dimostrato di avere il coraggio di pagare il prezzo della sua libertà”.
In seguito, l´intellettuale egiziano Samir Amin ha preso il pulpito per sostenere che la mobilitazione nel paese è una rivoluzione democratica. "Il popolo ha il diritto di trasformare il sistema economico, politico e sociale e di mantenere una politica estera indipendente", riferendosi all´allineamento di Mubarak con gli interessi degli Stati Uniti”.
Piú laico e tutt´altro che di sinistra, il giornale Folha de São Paulo non disdegna tuttavia di lasciare uno spiraglio all´utopia, parlando di un cambiamento di mentalitá provocato da questo periodo di lotta al Cairo e citando pure lui scrittori egiziani:
“Puó essere ingenuitá mia, ma questo cambiamento di mentalitá dona alla ribellione egiziana un´aria di utopia captata, del resto, da uno dei principali scrittori, Alaa El-Aswany. In un´intervista al giornale "Independent" britannico, dice che "un uomo veramente appassionato diventa una persona migliore", e aggiunge: "Una rivoluzione é qualcosa di simile: tutti quelli che vi partecipano sanno che tipo di gente erano prima di cominciare le manifestazioni e ora si sentono diversi".
Una seconda versione epico-idillica della rivolta appare nel testo di Assia Al-Atrouiss per "Al-Sabah" ("A Manhã", dell´Irak): "I popoli non accettano piú di morire in silenzio; aspirano a vivere con dignitá".
Il proverbio insegna: “non dire gatto....” – ma la passione per una crescita dell´umanitá non ci dispensa dal mantenere viva la speranza, perció speriamo: che diventino paesi democratici senza cadere in preda ai fondamentalisti. Speriamo anche che la democrazia li renda migliori.
Spesso, invece, la democrazia si corrompe e la gente diventa peggiore: corruptio optimi pessima. L´Italia lo dimostra. Le prime pagine dei giornali italiani sembrano la descrizione di una bolgia infernale. É solo una commedia all´Italiana? Nella piú famosa tra le commedie all´Italiana sta scritto: “Quivi sospiri, pianti e alti guai - risonavan per l´aere sanza stelle, - per ch´io al cominciar ne lagrimai”. - Diverse lingue, orribili favelle, - parole di dolore, accenti d´ira....“ (Divina Commedia, Dante, Inferno, canto 3º). Cari amici lettori, il nostro governo, a parte le "escort", é schierato decisamente contro i piú poveri e ha fatto diverse leggi pesanti a loro danno. Dispiace molto che alcune delle personalitá gerarchiche della nostra Chiesa, che noi vediamo per fede come successori degli Apostoli e per cui preghiamo ogni giorno nella santa messa, gli siano state per una ventina d´anni molto vicine e simpatizzanti e sembrino ancora indecise se mollarlo o no. É una situazione paradossale: le carezze e i finanziamenti del governo ai nostri Apostoli per perseguitare la Chiesa nei poveri (e noi pagati per stare zitti?). Invece la Chiesa di Gesú ha la missione di essere il segno della misericordia del Padre e della redenzione, in un Regno di giustizia e di pace al quale i poveri sono invitati a sedersi ai primi posti alla mensa della vita in pienezza. Come faranno gli afflitti, gli sfollati e i perseguitati a sentirsi garantiti da Gesú? Attacchiamoci a lui e chiediamo allo Spirito Santo che soffi forte per salvare la fede cristiana.
Per non finire con la bolgia, vi presento Doroti Alice Müller Schwade, una signora che ha dedicato tutta la sua vita agli ultimi del Brasile, che ora ha terminato la sua battaglia. Quando é morta? L´articolo non lo dice. Io l´ho vista lo scorso anno. Come Gesú Cristo, ha sofferto molte sconfitte ma ha tenuto in vita la speranza del Regno di Dio e della salvezza dell´umanitá (fonte Adital).
“Nata in una famiglia umile di Blumenau/SC (Brasile), ha tracciato la sua strada dal sud del Brasile verso il nord, sempre cercando di difendere il diritto degli esclusi e, in modo speciale, dei popoli indigeni, per finire i suoi giorni di percorso sulla terra come moltiplicatrice, costruttrice e stimolatrice di forme di agricoltura che rispettino la natura e la gente.”.
“Doro nacque l´8 maggio 1948. A 13 anni cominció a lavorare nel commercio della cittá per aiutare nelle finanze della famiglia. A 15 anni firmó il suo primo libretto di lavoro. Fece le elementari e il liceo scientifico nella scuola pubblica, e poi la facoltá di pedagogia. Fin da piccola si era proposta di dedicare la vita ai piú poveri, pensando all´inizio di andare come missionaria laica in Africa. Partecipó al movimento giovane della Chiesa Cattolica e fu scelta, nel 1973, tra un gruppo di giovani che rappresentó lo Stato di Santa Caterina in un incontro latino-americano in Paraguay.
Nel viaggio di ritorno conobbe Padre Renato Barth, che l´invitó a partecipare alla “Operação Anchieta” (OPAN), che oggi si chiama “Operação Amazônia Nativa”, con sede a Cuiabá (Mato Grosso). L´OPAN prepara giovani missionari laici per il lavoro con gli indios del Brasile e specialmente dell´Amazônia. Vedendo davanti a sé la realizzazione del suo sogno, non pensó due volte. Entró in contatto con la direzione dell´istituto e l´anno seguente partecipava giá al corso di preparazione a Caxias do Sul. Poi passó alla periferia di Porto Alegre dove fece lo stage di convivenza con le popolazioni povere.
All´inizio del 1975 Padre Gunter Kroemer della Prelatura di Diamantino/Mato Grosso la presentó alla comunitá di Novo Horizonte, oggi Comune di Novo Horizonte do Norte/Mato Grosso, ove insegnó per un anno nella scuola pubblica locale.
L´anno seguente l´OPAN la mandó in Acre, per lavorare assieme al CIMI-Amazônia Ocidental (Consiglio Indigenista Missionario) di recente creazione, che comprendeva Acre, Medio Purus e Medio Rio Madeira. Doroti fu eletta come prima coordinatrice di quel Regionale. A quei tempi nessuna prelatura di quella regione aveva una pastorale indigenista organizzata. Perció Doroti si addentró lungo i fiumi, unico accesso alle comunitá indigene e rurali, per localizzare i popoli indigeni rifugiati presso le sorgenti dei fiumi e ruscelli”. “Quando qualche Prelatura o Parrocchia non le dava alloggio, Doroti andava da sola su barche di pescatori o piccoli commercianti, i cosiddetti "marreteiros” (scambisti). Cosí scoprí comunitá che né la Chiesa né la FUNAI (ndt: ente statale per la difesa degli indios) conoscevano, e che affrontavano grandi difficoltá a causa dello sfruttamento da parte dei padroni del seringal (ndt: zona di raccolta del caucciú), dei conflitti con raccoglitori, e delle malattie portate agli indios dagli invasori che occupavano il loro territorio. Portó a casa le prime notizie di popoli isolati, come i Suruaha, localizzati presso un affluente del Rio Tapauá, i cui primi contatti furono poi realizzati da membri del CIMI e della OPAN.
Si sposó nel 1978 con Egydio Schwade, che era allora Segretario Esecutivo del CIMI Nazionale. La prima intenzione della coppia fu di continuare il lavoro di Doroti nella Prelatura di Lábrea, che consideravano una delle situazioni piú urgenti da affrontare. Ma il Vescovo di quella Prelatura si negó a riceverli. Finalmente dom Jorge, vescovo della Prelatura di Itacoatiara/Amazzonia, li invitó a lavorare con i Waimiri-Atroari. Era un compito doppiamente difficile. Primo, perché la dittatura militare manteneva il blocco su quel popolo. Secondo, perché Egydio, fin dal 74, aveva la proibizione da parte della stessa dittatura di penetrare nelle aree indigene del paese. Nonostante egli non abbia mai obbedito a quella proibizione, per lui il lavoro indigenista era diventato molto difficoltoso.
Si alloggiarono in un primo tempo nella sede della Prelatura di Itacoatiara. Poi, dopo alcuni contatti clandestini con i villaggi, si stabilirono a Presidente Figueiredo, ai margini della strada BR-174. Alla fine della Dittatura Militare furono invitati dagli indios e autorizzati dalla FUNAI a partecipare alla vita dei loro villaggi, e cominciarono la prima alfabetizzazione nella loro lingua materna. Per la prima volta il popolo Kiña ossia Waimiri-Atroari poté raccontare cosa era accaduto loro durante la Dittatura Militare.
“Ma in conseguenza di quelle rivelazioni fummo espulsi dalla regione nel dicembre del 1986 dal Presidente della FUNAI di allora, oggi senatore, Romero Jucá”.
Si stabilirono, allora, nella cittá di Presidente Figueiredo, dove aiutarono il Sindacato dei Lavoratori rurali e crearono il Partito dei Lavoratori (PT). Continuarono pure la lotta contro i nemici principali dei Waimiri-Atroari, i grandi progetti di minerazione e idroelettrici, ma che alla fine, nonostante la lotta di molti, furono installati dai governi della Nuova Repubblica in continuitá con la politica della dittatura militare.
Di fronte a questo, nel 1992 cambiarono la strategia di lotta. Invece di compattere i grandi progetti irreversibili per tutto lo Stato, decisero di contrapporsi con i loro piccoli progetti: una agricoltura nella sua biodiversitá amazzonica. E in questo nuovo contesto Doroti, nonostante fosse di origine urbana, divenne la principale responsabile degli investimenti sulla terra. In questo percorso li hanno accompagnati sempre, nelle gioie e nelle sofferenze, i figli Marcos Ajuri, Maurício Adu, Tiago Maiká e Luiz Augusto e la cara figlia Mayá Regina.
Casa da Cultura do Urubuí, 11.02.2011
La stagione delle piogge non é finita, ma rispetto a gennaio é tutta un´altra cosa. Abbiamo un clima di una bellezza eccezionale. Un´estate in mezzo al verde e un temporale quasi quotidiano che attenua la calura. Di tanto in tanto un acquazzone torrenziale, di breve durata e in area ristretta: domenica, improvvisamente, mi sono trovato in mezzo a un pantano sulla strada di Retiro: lí era diluviato, io non avevo preso nemmeno una goccia d´acqua. In alcune regioni di questo immenso paese esistono ancora localitá in stato di emergenza. Noi continuiamo a sentire le conseguenze delle piene. Le strade di campagna sono disastrose e raggiungere le comunitá é un´avventura. Nel territorio del comune sono caduti 18 ponti. In quello principale, all´uscita dalla cittá, si transita a sensi alternati sotto l´occhio dei militari. In certi orari c´é da attendere perfino un´ora nella fila.
I fatti domestici piú importanti di questi giorni sono: la Campagna della Fraternitá 2011, FRATERNITÁ E VITA SUL PIANETA, che ha nominato una commissione di circa 20 persone per la realizzazione nelle scuole e in cittá, e ha fissato l´inizio del lavori per lunedí 21 (per il momento sono solo progetti). Poi vengono i gruppi di ascolto in preparazione all´assemblea diocesana di ottobre, e anche questo é un progetto: come ti senti Chiesa? Cosa ti aspetti dalla Chiesa? Come vedi la societá? Il primo scopo é quello di verificare l´adesione della gente al progetto diocesano di una Chiesa piú “Popolo-di-Dio” immedesimata nel cammino verso il Regno e dalla parte degli ultimi, sui passi di Gesú. A volere essere proprio realisti, bisogna dire che non siamo ancora al top di questa adesione. Gesú lottava per il Regno, noi lavoriamo molto per il Tempio. Quel passettino in piú, che manca, fa la differenza.
La Pastorale della Gioventú di Itaberai (PJ) sta partecipando ad una Campagna Continentale CONTRO LO STERMINIO DI GIOVANI. Secondo studi realizzati dal Segretariato dei diritti umani della Presidenza della Repubblica, dal Fondo delle Nazioni Unite per l´Infanzia (Unicef) e dall´Osservatorio di Favelas, la stima del numero di adolescenti assassinati tra il 2007 e il 2013 é di quasi 33 mila. Giá gli studi di Informazione Tecnologica Latino-Americana sostengono che in Brasile muoiono assassinati, in media, 54 giovani al giorno (Fonte Adital). A stare ai dati del Ministero della Giustizia questa seconda cifra sembra piú vicina al vero, dal momento che si registrano complessivamente circa 40 mila omicidi all´anno, e l´80% circa é di giovani. C´é poco da stare allegri.
I commenti sulle rivoluzioni in atto in Egitto e Tunisia, e ormai anche in Algeria e altri paesi mussulmani: Frei Beto, voce dell´utopia cristiana che ad ogni piccolo segno rinnova la speranza del Regno di Dio imminente, in un articolo su Adital intitolato “il sogno di Nabucodonosor”, va a scomodare la Bibbia é insinua la possibilitá che queste sommosse possano avere un effetto valanga e mettere in scacco l´ipocrisia della politica imperialista:
“La Bibbia racconta che il profeta Daniele (2, 31-36) fu convocato per interpretare un sogno che inquietava molto il re Nabucodonosor, di Babilonia: "C´era una grande statua, alta e molto brillante. Essa si trovava ben di fronte a Vostra Maestá e aveva un´apparenza impressionante. La testa era d´oro massiccio; il petto e le braccia erano d´argento; la pancia e le coscie, di bronzo; le gambe di ferro e i piedi di ferro e argilla. Vostra Maestá contemplava la statua quando, senza che nessuno la lanciasse, cadde una pietra che andó a battere proprio sui piedi d´argilla e ferro della statua, rompendoli. In questione di secondi tutto crolló. Il ferro, l´argilla, il bronzo, l´argento e l´oro divennero come paglia sul cortile alla fine della trebbiatura, paglia che il vento porta via senza lasciare segno. Dopo, la pietra che aveva colpito la statua si trasformó in una montagna enorme che coprí tutto il mondo”.
“La pietra, - dice ancora Beto - nel caso del mondo arabo, é l´ansia popolare di democrazia intesa come giustizia sociale e pace. Che cosa pensa un iracheno vedendo il suo paese dominato da anni da truppe che trattano gli abitanti come scoria dell´umanitá?” E continua: Per i governi come gli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, il fatto che un dittatore come Hosni Mubarak abbia occupato per 30 anni il potere in Egitto, è di nessuna importanza, dal momento che serviva i suoi interessi geopolitici in una regione instabile. Mubarak vale per quello che John Foster Dulles diceva del dittatore Anastasio Somoza, Nicaragua: "E 'un figlio di p., ma è il nostro figlio di p."
Al social forum di Dakar, invece, hanno preso la parola due egiziani. Vi traduco un brano della relazione trasmessa al sito Adital:
“Uno dei membri delle organizzazioni sociali presenti, un egiziano, ha preso la parola per sollecitare il sostegno immediato delle forze popolari in tutto il mondo. "Quello che sta accadendo non è una cosa piccola. E 'un vero terremoto. Esattamente sei giorni fa io ero nel bel mezzo di mobilitazione in piazza Tahrir al Cairo. La gente cambierà il volto brutto delle dittature arabe. Il popolo egiziano ha fatto un buco nell'imperialismo, e ha dimostrato di avere il coraggio di pagare il prezzo della sua libertà”.
In seguito, l´intellettuale egiziano Samir Amin ha preso il pulpito per sostenere che la mobilitazione nel paese è una rivoluzione democratica. "Il popolo ha il diritto di trasformare il sistema economico, politico e sociale e di mantenere una politica estera indipendente", riferendosi all´allineamento di Mubarak con gli interessi degli Stati Uniti”.
Piú laico e tutt´altro che di sinistra, il giornale Folha de São Paulo non disdegna tuttavia di lasciare uno spiraglio all´utopia, parlando di un cambiamento di mentalitá provocato da questo periodo di lotta al Cairo e citando pure lui scrittori egiziani:
“Puó essere ingenuitá mia, ma questo cambiamento di mentalitá dona alla ribellione egiziana un´aria di utopia captata, del resto, da uno dei principali scrittori, Alaa El-Aswany. In un´intervista al giornale "Independent" britannico, dice che "un uomo veramente appassionato diventa una persona migliore", e aggiunge: "Una rivoluzione é qualcosa di simile: tutti quelli che vi partecipano sanno che tipo di gente erano prima di cominciare le manifestazioni e ora si sentono diversi".
Una seconda versione epico-idillica della rivolta appare nel testo di Assia Al-Atrouiss per "Al-Sabah" ("A Manhã", dell´Irak): "I popoli non accettano piú di morire in silenzio; aspirano a vivere con dignitá".
Il proverbio insegna: “non dire gatto....” – ma la passione per una crescita dell´umanitá non ci dispensa dal mantenere viva la speranza, perció speriamo: che diventino paesi democratici senza cadere in preda ai fondamentalisti. Speriamo anche che la democrazia li renda migliori.
Spesso, invece, la democrazia si corrompe e la gente diventa peggiore: corruptio optimi pessima. L´Italia lo dimostra. Le prime pagine dei giornali italiani sembrano la descrizione di una bolgia infernale. É solo una commedia all´Italiana? Nella piú famosa tra le commedie all´Italiana sta scritto: “Quivi sospiri, pianti e alti guai - risonavan per l´aere sanza stelle, - per ch´io al cominciar ne lagrimai”. - Diverse lingue, orribili favelle, - parole di dolore, accenti d´ira....“ (Divina Commedia, Dante, Inferno, canto 3º). Cari amici lettori, il nostro governo, a parte le "escort", é schierato decisamente contro i piú poveri e ha fatto diverse leggi pesanti a loro danno. Dispiace molto che alcune delle personalitá gerarchiche della nostra Chiesa, che noi vediamo per fede come successori degli Apostoli e per cui preghiamo ogni giorno nella santa messa, gli siano state per una ventina d´anni molto vicine e simpatizzanti e sembrino ancora indecise se mollarlo o no. É una situazione paradossale: le carezze e i finanziamenti del governo ai nostri Apostoli per perseguitare la Chiesa nei poveri (e noi pagati per stare zitti?). Invece la Chiesa di Gesú ha la missione di essere il segno della misericordia del Padre e della redenzione, in un Regno di giustizia e di pace al quale i poveri sono invitati a sedersi ai primi posti alla mensa della vita in pienezza. Come faranno gli afflitti, gli sfollati e i perseguitati a sentirsi garantiti da Gesú? Attacchiamoci a lui e chiediamo allo Spirito Santo che soffi forte per salvare la fede cristiana.
Per non finire con la bolgia, vi presento Doroti Alice Müller Schwade, una signora che ha dedicato tutta la sua vita agli ultimi del Brasile, che ora ha terminato la sua battaglia. Quando é morta? L´articolo non lo dice. Io l´ho vista lo scorso anno. Come Gesú Cristo, ha sofferto molte sconfitte ma ha tenuto in vita la speranza del Regno di Dio e della salvezza dell´umanitá (fonte Adital).
“Nata in una famiglia umile di Blumenau/SC (Brasile), ha tracciato la sua strada dal sud del Brasile verso il nord, sempre cercando di difendere il diritto degli esclusi e, in modo speciale, dei popoli indigeni, per finire i suoi giorni di percorso sulla terra come moltiplicatrice, costruttrice e stimolatrice di forme di agricoltura che rispettino la natura e la gente.”.
“Doro nacque l´8 maggio 1948. A 13 anni cominció a lavorare nel commercio della cittá per aiutare nelle finanze della famiglia. A 15 anni firmó il suo primo libretto di lavoro. Fece le elementari e il liceo scientifico nella scuola pubblica, e poi la facoltá di pedagogia. Fin da piccola si era proposta di dedicare la vita ai piú poveri, pensando all´inizio di andare come missionaria laica in Africa. Partecipó al movimento giovane della Chiesa Cattolica e fu scelta, nel 1973, tra un gruppo di giovani che rappresentó lo Stato di Santa Caterina in un incontro latino-americano in Paraguay.
Nel viaggio di ritorno conobbe Padre Renato Barth, che l´invitó a partecipare alla “Operação Anchieta” (OPAN), che oggi si chiama “Operação Amazônia Nativa”, con sede a Cuiabá (Mato Grosso). L´OPAN prepara giovani missionari laici per il lavoro con gli indios del Brasile e specialmente dell´Amazônia. Vedendo davanti a sé la realizzazione del suo sogno, non pensó due volte. Entró in contatto con la direzione dell´istituto e l´anno seguente partecipava giá al corso di preparazione a Caxias do Sul. Poi passó alla periferia di Porto Alegre dove fece lo stage di convivenza con le popolazioni povere.
All´inizio del 1975 Padre Gunter Kroemer della Prelatura di Diamantino/Mato Grosso la presentó alla comunitá di Novo Horizonte, oggi Comune di Novo Horizonte do Norte/Mato Grosso, ove insegnó per un anno nella scuola pubblica locale.
L´anno seguente l´OPAN la mandó in Acre, per lavorare assieme al CIMI-Amazônia Ocidental (Consiglio Indigenista Missionario) di recente creazione, che comprendeva Acre, Medio Purus e Medio Rio Madeira. Doroti fu eletta come prima coordinatrice di quel Regionale. A quei tempi nessuna prelatura di quella regione aveva una pastorale indigenista organizzata. Perció Doroti si addentró lungo i fiumi, unico accesso alle comunitá indigene e rurali, per localizzare i popoli indigeni rifugiati presso le sorgenti dei fiumi e ruscelli”. “Quando qualche Prelatura o Parrocchia non le dava alloggio, Doroti andava da sola su barche di pescatori o piccoli commercianti, i cosiddetti "marreteiros” (scambisti). Cosí scoprí comunitá che né la Chiesa né la FUNAI (ndt: ente statale per la difesa degli indios) conoscevano, e che affrontavano grandi difficoltá a causa dello sfruttamento da parte dei padroni del seringal (ndt: zona di raccolta del caucciú), dei conflitti con raccoglitori, e delle malattie portate agli indios dagli invasori che occupavano il loro territorio. Portó a casa le prime notizie di popoli isolati, come i Suruaha, localizzati presso un affluente del Rio Tapauá, i cui primi contatti furono poi realizzati da membri del CIMI e della OPAN.
Si sposó nel 1978 con Egydio Schwade, che era allora Segretario Esecutivo del CIMI Nazionale. La prima intenzione della coppia fu di continuare il lavoro di Doroti nella Prelatura di Lábrea, che consideravano una delle situazioni piú urgenti da affrontare. Ma il Vescovo di quella Prelatura si negó a riceverli. Finalmente dom Jorge, vescovo della Prelatura di Itacoatiara/Amazzonia, li invitó a lavorare con i Waimiri-Atroari. Era un compito doppiamente difficile. Primo, perché la dittatura militare manteneva il blocco su quel popolo. Secondo, perché Egydio, fin dal 74, aveva la proibizione da parte della stessa dittatura di penetrare nelle aree indigene del paese. Nonostante egli non abbia mai obbedito a quella proibizione, per lui il lavoro indigenista era diventato molto difficoltoso.
Si alloggiarono in un primo tempo nella sede della Prelatura di Itacoatiara. Poi, dopo alcuni contatti clandestini con i villaggi, si stabilirono a Presidente Figueiredo, ai margini della strada BR-174. Alla fine della Dittatura Militare furono invitati dagli indios e autorizzati dalla FUNAI a partecipare alla vita dei loro villaggi, e cominciarono la prima alfabetizzazione nella loro lingua materna. Per la prima volta il popolo Kiña ossia Waimiri-Atroari poté raccontare cosa era accaduto loro durante la Dittatura Militare.
“Ma in conseguenza di quelle rivelazioni fummo espulsi dalla regione nel dicembre del 1986 dal Presidente della FUNAI di allora, oggi senatore, Romero Jucá”.
Si stabilirono, allora, nella cittá di Presidente Figueiredo, dove aiutarono il Sindacato dei Lavoratori rurali e crearono il Partito dei Lavoratori (PT). Continuarono pure la lotta contro i nemici principali dei Waimiri-Atroari, i grandi progetti di minerazione e idroelettrici, ma che alla fine, nonostante la lotta di molti, furono installati dai governi della Nuova Repubblica in continuitá con la politica della dittatura militare.
Di fronte a questo, nel 1992 cambiarono la strategia di lotta. Invece di compattere i grandi progetti irreversibili per tutto lo Stato, decisero di contrapporsi con i loro piccoli progetti: una agricoltura nella sua biodiversitá amazzonica. E in questo nuovo contesto Doroti, nonostante fosse di origine urbana, divenne la principale responsabile degli investimenti sulla terra. In questo percorso li hanno accompagnati sempre, nelle gioie e nelle sofferenze, i figli Marcos Ajuri, Maurício Adu, Tiago Maiká e Luiz Augusto e la cara figlia Mayá Regina.
Casa da Cultura do Urubuí, 11.02.2011
9 febbraio 2011
SOLO IL REGNO DI DIO É ASSOLUTO E INNEGOZIABILE
In questo momento storico triste per noi come italiani e come credenti, vi presento una pagina del libro che sto leggendo. É un libro di Teologia, ma in Spagna ha giá venduto piú di 50 mila copie. Questo é di conforto: nel sottofondo del marciume e apostasia generale, sta rinascendo l´aspirazione ad una fede cristiana piú autentica e vera. Io ve lo traduco dall´edizione brasiliana. E aggiungo due articoli che voi sicuramente giá conoscete, perché usciti in Italia: io li riporto, perché valga come una sottoscrizione, dal sito degli amici di Padre Bergamaschi.
"Una domanda affiora in coloro che cercano di mettersi in sintonia con Gesú: qual´é la cosa piú importante per lui, il centro della sua vita, la causa a cui si é dedicato interamente, la sua prioritá assoluta? La risposta non lascia dubbi: Gesú vive per il regno di Dio. Questa é la sua vera passione. Per questa causa si manifesta e lotta; per questa causa é perseguitato ed esecutato. Per Gesú, "solo il regno di Dio é assoluto; tutto il resto é relativo".
Ció che occupa il posto centrale nella vita di Gesú non é semplicemente Dio, ma Dio con il suo progetto sulla storia umana. Gesú non parla di Dio semplicemente, ma di Dio e del suo regno di pace, compassione e giustizia. Non chiama le persone a fare penitenza davanti a Dio, ma ad "entrare" nel suo regno. Non invita, semplicemente, a cercare il regno di Dio, ma a "cercare il regno di Dio e la sua giustizia". Quando organizza un movimento di seguaci che continuino la sua missione, non li invia a organizzare una nuova religione, ma ad annunciare e promuovere il regno di Dio.
Come sarebbe la vita se tutti noi assomigliassimo un pó di piú a Dio? É questa il grande anelito di Gesú: costruire la vita tale e quale Dio la vuole. Sará necessario fare molte cose, ma ci sono compiti che Gesú sottolinea in modo preferenziale: introdurre nel mondo la compassione di Dio; portare l´umanitá a guardare verso gli ultimi; costruire un mondo piú giusto, cominciando dai dimenticati; seminare gesti di bontá per alleviare le sofferenze; insegnare a vivere con fiducia in Dio Padre, che vuole una vita felice per i suoi figli e figlie.
Purtroppo, il regno di Dio a volte é una realtá dimenticata per non pochi cristiani. Molti non hanno udito parlare di questo progetto di Dio; non sanno che é l´unico compito della Chiesa e dei cristiani. Ignorano che, per guardare la vita con gli occhi di Gesú, bisogna guardarla dalla prospettiva del regno di Dio; per vivere come lui, bisogna vivere con la sua passione per il regno di Dio.
Che cosa ci puó essere di piú importante per i seguaci di Gesú in questo momento, se non di impegnarsi in una conversione reale del cristianesimo al regno di Dio? Questo progetto di Dio é il nostro primo obiettivo. A partire da esso ci si rivela la fede cristiana nella sua veritá ultima: anare Dio é avere fame e sete di giustizia come lui ebbe; seguire Gesú é vivere per il Regno di Dio come egli ha vissuto; appartenere alla Chiesa é impegnarsi per un mondo piú giusto". (José Antonio Pagoda, Jesus, Aproximação Histórica, pgg. 568-569, Editora Vozes).
«Vittime» della società non sono solo quelle volute dai poteri perversi, e sono tante, ma ben più numerose sono quelle che io chiamerei le «vittime originarie», quegli esseri umani che nascono per venire protetti ed educati nel cammino della vita e della salvezza, e invece si sentono abbandonati. Sono i «poveri credenti» e tutti gli uomini sono poveri credenti, che cercano ancora con ardore la Chiesa del Vangelo di Gesù.
Nella società attuale si è introdotta una forma di imbonimento, malsano e gratificatorio, che intontisce e soprattutto lusinga le persone: una corruzione a tutti i livelli della vita economica, civile, politica, ma anche culturale e religiosa. Una diffusa mafiosità dei comportamenti, che sembra ormai una conquista di civiltà del nostro tempo. Il «tutto è lecito» è il valore d'oggi, gloria della coscienza umana, finalmente autonoma e libera. Il tragico è che questa vita senza morale rende «interrotti i sentieri» dei giovani, frantumando gli orizzonti e i destini della loro vita. Il potere esplosivo e rigeneratore della società è la Chiesa di Cristo.
La Chiesa può essere non accettata dalla società. Ma essa, per mandato di Cristo, a costo di qualsiasi persecuzione, si trova sempre in mezzo agli uomini. Che dire allora di una Chiesa che tace e talora si compiace del qualunquismo imperante? La volontà del Padre è diversa da quella del capriccio umano. E se la Chiesa compie certi gesti di incontinenza, Dio si scandalizza di essa. Come è possibile che uomini di Chiesa «importanti» facciano la barzelletta del peccato? Si può «contestualizzare la bestemmia», «la trasgressione pubblica della pratica sacramentale» perché al capo si devono concedere tutte le licenze?
Noi rimaniamo nello sgomento più doloroso vedendo i gesti farisaici delle autorità civili e religiose, che riescono ad approdare a tutti i giochi del male, dichiarando di usare una pratica delle virtù più moderna e liberatoria. È del tutto sconveniente, poi, che per comperare i favori di un gruppo politico, di professione pagano, si dica che esso è portatore genuino di valori cristiani, come è avvenuto per la Lega. La Chiesa non reca salvezza se rimane collegata agli interessi di classe, di razza e di Stato. Non porta salvezza se è complice dell'ingiustizia e della violenza istituzionali. La Chiesa non può rimanere in rapporto con i poteri oppressivi, col rischio di diventare egoista e indifferente, priva di amore e vergognosamente timorosa.
Noi cerchiamo la Chiesa di Cristo, che mette in movimento tutte le forze portatrici della salvezza dell'uomo (1 Cor 12). Noi cerchiamo una Chiesa, che agisca da catalizzatore per l'opera di redenzione di Dio nel mondo, una Chiesa che non sia solo luogo di rifugio per privilegiati, ma una comunità di persone a servizio di tutti gli uomini nell'amore di Cristo. La Chiesa può sbagliare solo per amore dell'amore. Buona parte del nostro popolo pensa che la corruzione e il malcostume che oggi affliggono l'Italia vengono assecondati dall'attuale governo. La Chiesa, perciò, non può tenere rapporti di amicizia con esso. (Mons. Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta - da: “la Repubblica”25 gennaio 2011)
"Dice il Qoelet c’è un tempo per parlare e un tempo per tacere. E quando il credente rovescia i tempi, significa solamente che il suo silenzio e la sua parola sono al servizio del suo peccato e del suo rapporto con il potere. Secondo il detto del vecchio parroco di don Milani perdono ma non dimentico, é bene ricordare chi ha parlato quando doveva stare zitto e oggi fa silenzio, mentre dovrebbe parlare. Nel 2007 il cardinal Ruini aprì il conflitto con il governo Prodi sui cosiddetti principi non negoziabili, innalzando un muro sulla questione dei Dico, disegno di legge elaborato dai ministri Bindi e Pollastrini sulle coppie di fatto. Non solo non si voleva discutere una legge, ma si rifiutava ogni accordo con il governo Prodi, nella convinzione che il centro destra sarebbe stato assolutamente generoso, ben oltre i desideri di ciascuno. I temi della vita, della scuola, della famiglia avrebbero trovato una soluzione conforme agli interessi anche economici della Chiesa.
La Cei e la segreteria di Stato individuavano nel centro destra l’interlocutore privilegiato per la politica ecclesiastica sul paese. Il family day, promosso dalle associazioni laicali e diretto dai vescovi, riempì piazza San Giovanni di folle cristiane felici e obbedienti. Finalmente i principi non negoziabili avrebbero trovato piena e perfetta applicazione. Così promettevano i vescovi e la Cei. Finalmente un governo amico, a cui consegnare la cristianizzazione del paese. Associazioni e movimenti si sono adeguati a questa operazione, senza porsi il problema del futuro della fede, senza riflettere sul fatto che questo legami con il potere avrebbero velato la fede e il vangelo.
L’affermazione dei principi irrinunciabili nascondeva comportamenti personali, che contraddicevano questi principi, soprattutto sulla famiglia. Erano difensori della unità della famiglia leader politici, che esibivano più famiglie. In questo modo si negava la coerenza evangelica dei credenti, in cambio della retorica dei principi.
Abbiamo ascoltato vescovi, che, per non dispiacere il principe, contestualizzavano anche le bestemmie o davano pubblicamente i sacramenti, in modo da distruggere l’appello alla conversione evangelica. E si ha l’impressione che tutto questo non sia avvenuto gratis. Ultimamente si e’ usata la stabilità di governo come principio evangelico, in questa corsa dissennata a difendere il Cesare amico della chiesa. Posizione maturata in cene e banchetti, che non avremmo mai voluto vedere. Dopo tre anni, il bilancio é catastrofico: nessuna politica familiare, nessun principio non negoziabile, e al tempo stesso un continuo assorbimento nelle sabbie mobili di una politica violenta, che distrugge l’etica e ancor più il vangelo.
Dice il vangelo: è necessario che gli scandali avvengano. E oggi tutto si é disvelato in un modo, che sgomenta e che mostra un paese sfiancato e devastato da un terremoto morale, che ha il suo epicentro nel capo del governo, ma che trova le sue complicità pesanti e paludose in chi dovrebbe ogni giorno annunciare la parola della conversione per sè e per tutti.
Questo terremoto può travolgere vescovi e credenti, se con coraggio non si riconosce il nostro peccato. Un peccato di connivenza con chi vive la politica come ricatto, e la vita come delirio di onnipotenza del tutto e’ permesso e del tutto è lecito. C’é ancora un giudice, che ci ricorda che non tutto é permesso e non tutto é lecito, e che esiste ancora una Costituzione, a cui tutti sono sottomessi. Quella Costituzione, che é l’unico progetto culturale che i cattolici hanno espresso in questo paese, senza seguire ordini ambigui, affidandosi alla fecondità storica del vangelo. (Massimo Toschi - da: "Il Tirreno", 19 gennaio 2011).
"Una domanda affiora in coloro che cercano di mettersi in sintonia con Gesú: qual´é la cosa piú importante per lui, il centro della sua vita, la causa a cui si é dedicato interamente, la sua prioritá assoluta? La risposta non lascia dubbi: Gesú vive per il regno di Dio. Questa é la sua vera passione. Per questa causa si manifesta e lotta; per questa causa é perseguitato ed esecutato. Per Gesú, "solo il regno di Dio é assoluto; tutto il resto é relativo".
Ció che occupa il posto centrale nella vita di Gesú non é semplicemente Dio, ma Dio con il suo progetto sulla storia umana. Gesú non parla di Dio semplicemente, ma di Dio e del suo regno di pace, compassione e giustizia. Non chiama le persone a fare penitenza davanti a Dio, ma ad "entrare" nel suo regno. Non invita, semplicemente, a cercare il regno di Dio, ma a "cercare il regno di Dio e la sua giustizia". Quando organizza un movimento di seguaci che continuino la sua missione, non li invia a organizzare una nuova religione, ma ad annunciare e promuovere il regno di Dio.
Come sarebbe la vita se tutti noi assomigliassimo un pó di piú a Dio? É questa il grande anelito di Gesú: costruire la vita tale e quale Dio la vuole. Sará necessario fare molte cose, ma ci sono compiti che Gesú sottolinea in modo preferenziale: introdurre nel mondo la compassione di Dio; portare l´umanitá a guardare verso gli ultimi; costruire un mondo piú giusto, cominciando dai dimenticati; seminare gesti di bontá per alleviare le sofferenze; insegnare a vivere con fiducia in Dio Padre, che vuole una vita felice per i suoi figli e figlie.
Purtroppo, il regno di Dio a volte é una realtá dimenticata per non pochi cristiani. Molti non hanno udito parlare di questo progetto di Dio; non sanno che é l´unico compito della Chiesa e dei cristiani. Ignorano che, per guardare la vita con gli occhi di Gesú, bisogna guardarla dalla prospettiva del regno di Dio; per vivere come lui, bisogna vivere con la sua passione per il regno di Dio.
Che cosa ci puó essere di piú importante per i seguaci di Gesú in questo momento, se non di impegnarsi in una conversione reale del cristianesimo al regno di Dio? Questo progetto di Dio é il nostro primo obiettivo. A partire da esso ci si rivela la fede cristiana nella sua veritá ultima: anare Dio é avere fame e sete di giustizia come lui ebbe; seguire Gesú é vivere per il Regno di Dio come egli ha vissuto; appartenere alla Chiesa é impegnarsi per un mondo piú giusto". (José Antonio Pagoda, Jesus, Aproximação Histórica, pgg. 568-569, Editora Vozes).
«Vittime» della società non sono solo quelle volute dai poteri perversi, e sono tante, ma ben più numerose sono quelle che io chiamerei le «vittime originarie», quegli esseri umani che nascono per venire protetti ed educati nel cammino della vita e della salvezza, e invece si sentono abbandonati. Sono i «poveri credenti» e tutti gli uomini sono poveri credenti, che cercano ancora con ardore la Chiesa del Vangelo di Gesù.
Nella società attuale si è introdotta una forma di imbonimento, malsano e gratificatorio, che intontisce e soprattutto lusinga le persone: una corruzione a tutti i livelli della vita economica, civile, politica, ma anche culturale e religiosa. Una diffusa mafiosità dei comportamenti, che sembra ormai una conquista di civiltà del nostro tempo. Il «tutto è lecito» è il valore d'oggi, gloria della coscienza umana, finalmente autonoma e libera. Il tragico è che questa vita senza morale rende «interrotti i sentieri» dei giovani, frantumando gli orizzonti e i destini della loro vita. Il potere esplosivo e rigeneratore della società è la Chiesa di Cristo.
La Chiesa può essere non accettata dalla società. Ma essa, per mandato di Cristo, a costo di qualsiasi persecuzione, si trova sempre in mezzo agli uomini. Che dire allora di una Chiesa che tace e talora si compiace del qualunquismo imperante? La volontà del Padre è diversa da quella del capriccio umano. E se la Chiesa compie certi gesti di incontinenza, Dio si scandalizza di essa. Come è possibile che uomini di Chiesa «importanti» facciano la barzelletta del peccato? Si può «contestualizzare la bestemmia», «la trasgressione pubblica della pratica sacramentale» perché al capo si devono concedere tutte le licenze?
Noi rimaniamo nello sgomento più doloroso vedendo i gesti farisaici delle autorità civili e religiose, che riescono ad approdare a tutti i giochi del male, dichiarando di usare una pratica delle virtù più moderna e liberatoria. È del tutto sconveniente, poi, che per comperare i favori di un gruppo politico, di professione pagano, si dica che esso è portatore genuino di valori cristiani, come è avvenuto per la Lega. La Chiesa non reca salvezza se rimane collegata agli interessi di classe, di razza e di Stato. Non porta salvezza se è complice dell'ingiustizia e della violenza istituzionali. La Chiesa non può rimanere in rapporto con i poteri oppressivi, col rischio di diventare egoista e indifferente, priva di amore e vergognosamente timorosa.
Noi cerchiamo la Chiesa di Cristo, che mette in movimento tutte le forze portatrici della salvezza dell'uomo (1 Cor 12). Noi cerchiamo una Chiesa, che agisca da catalizzatore per l'opera di redenzione di Dio nel mondo, una Chiesa che non sia solo luogo di rifugio per privilegiati, ma una comunità di persone a servizio di tutti gli uomini nell'amore di Cristo. La Chiesa può sbagliare solo per amore dell'amore. Buona parte del nostro popolo pensa che la corruzione e il malcostume che oggi affliggono l'Italia vengono assecondati dall'attuale governo. La Chiesa, perciò, non può tenere rapporti di amicizia con esso. (Mons. Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta - da: “la Repubblica”25 gennaio 2011)
"Dice il Qoelet c’è un tempo per parlare e un tempo per tacere. E quando il credente rovescia i tempi, significa solamente che il suo silenzio e la sua parola sono al servizio del suo peccato e del suo rapporto con il potere. Secondo il detto del vecchio parroco di don Milani perdono ma non dimentico, é bene ricordare chi ha parlato quando doveva stare zitto e oggi fa silenzio, mentre dovrebbe parlare. Nel 2007 il cardinal Ruini aprì il conflitto con il governo Prodi sui cosiddetti principi non negoziabili, innalzando un muro sulla questione dei Dico, disegno di legge elaborato dai ministri Bindi e Pollastrini sulle coppie di fatto. Non solo non si voleva discutere una legge, ma si rifiutava ogni accordo con il governo Prodi, nella convinzione che il centro destra sarebbe stato assolutamente generoso, ben oltre i desideri di ciascuno. I temi della vita, della scuola, della famiglia avrebbero trovato una soluzione conforme agli interessi anche economici della Chiesa.
La Cei e la segreteria di Stato individuavano nel centro destra l’interlocutore privilegiato per la politica ecclesiastica sul paese. Il family day, promosso dalle associazioni laicali e diretto dai vescovi, riempì piazza San Giovanni di folle cristiane felici e obbedienti. Finalmente i principi non negoziabili avrebbero trovato piena e perfetta applicazione. Così promettevano i vescovi e la Cei. Finalmente un governo amico, a cui consegnare la cristianizzazione del paese. Associazioni e movimenti si sono adeguati a questa operazione, senza porsi il problema del futuro della fede, senza riflettere sul fatto che questo legami con il potere avrebbero velato la fede e il vangelo.
L’affermazione dei principi irrinunciabili nascondeva comportamenti personali, che contraddicevano questi principi, soprattutto sulla famiglia. Erano difensori della unità della famiglia leader politici, che esibivano più famiglie. In questo modo si negava la coerenza evangelica dei credenti, in cambio della retorica dei principi.
Abbiamo ascoltato vescovi, che, per non dispiacere il principe, contestualizzavano anche le bestemmie o davano pubblicamente i sacramenti, in modo da distruggere l’appello alla conversione evangelica. E si ha l’impressione che tutto questo non sia avvenuto gratis. Ultimamente si e’ usata la stabilità di governo come principio evangelico, in questa corsa dissennata a difendere il Cesare amico della chiesa. Posizione maturata in cene e banchetti, che non avremmo mai voluto vedere. Dopo tre anni, il bilancio é catastrofico: nessuna politica familiare, nessun principio non negoziabile, e al tempo stesso un continuo assorbimento nelle sabbie mobili di una politica violenta, che distrugge l’etica e ancor più il vangelo.
Dice il vangelo: è necessario che gli scandali avvengano. E oggi tutto si é disvelato in un modo, che sgomenta e che mostra un paese sfiancato e devastato da un terremoto morale, che ha il suo epicentro nel capo del governo, ma che trova le sue complicità pesanti e paludose in chi dovrebbe ogni giorno annunciare la parola della conversione per sè e per tutti.
Questo terremoto può travolgere vescovi e credenti, se con coraggio non si riconosce il nostro peccato. Un peccato di connivenza con chi vive la politica come ricatto, e la vita come delirio di onnipotenza del tutto e’ permesso e del tutto è lecito. C’é ancora un giudice, che ci ricorda che non tutto é permesso e non tutto é lecito, e che esiste ancora una Costituzione, a cui tutti sono sottomessi. Quella Costituzione, che é l’unico progetto culturale che i cattolici hanno espresso in questo paese, senza seguire ordini ambigui, affidandosi alla fecondità storica del vangelo. (Massimo Toschi - da: "Il Tirreno", 19 gennaio 2011).
6 febbraio 2011
DON CARLO BERTACCHINI
Domattina, a Cognento, sará celebrato il funerale di Don Carlo Bertacchini. Pur non essendo notizia brasiliana, per l´amicizia che ci ha legati, e per la testimonianza che ha dato, lo presento ai lettori del mio blog che ancora, eventualmente, non lo conoscessero. Lo faccio con il testo scritto e pubblicato da Beppe Manni su Gazzetta di Modena.
Biografia
Ieri alla ore 10 è morto, all’ospedale di Formigine all’età di 77 anni, don Carlo Bertacchini parroco di Morano.
Don Carlo era nato a Cognento nel 1933. Andò in seminario all’età di 11 anni a Nonantola. Ordinato prete dal vescovo Cesare Boccoleri nel 1956, fece il cappellano a Formigine, Collegara e Vignola. Diventò parroco di Cassano e poi di Morano che resse come arciprete per 47 anni. Fu toccato da tragedie familiari: suo fratello Livio morì a 45 anni e sua sorella Vera a 42. Ma ciò che lo faceva soffrire maggiormente era stata una certa incomprensione dei suoi confratelli preti, che non capirono pienamente le sue parole e scelte legate alla parola del vangelo.
Da qualche anno era ammalato, era così tornato nel suo paese natale ospite della Casa del Clero di Cognento. La sua lunga via crucis è terminata dopo essere stato tre mesi all’ospedale di Baggiovara.
La sua formazione teologica era stata caratterizzata dalla tradizionale dottrina del Concilio di Trento. Il Concilio Vaticano II rinnovò profondamente il suo impianto tradizionale teologico. La sua vita di prete e parroco pian piano cambiò. Carlo datava la sua seconda conversione all’età di 50 anni. Diventò così un testimone della radicalità del vangelo. Le sue parole e le sue scelte crearono qualche imbarazzo tra i preti e tra i cattolici più tradizionalisti della sua parrocchia. Diceva che amava la madre chiesa ma proprio per amore voleva “darle uno strattone” perché si risvegliasse e fosse fedele al Vangelo. La Religione doveva trasformarsi in Fede e ‘la dimensione verticale’ la liturgia e le preghiere, doveva diventare ‘dimensione orizzontale’ ossia amore per i poveri e capace di trasformare la società. La canonica era il luogo dove si incontravano ragazzi, giovani e adulti. Aveva organizzato un incontro mensile a cui partecipavano non solo i moranesi ma “amici-discepoli” da Modena, Sassuolo, Formigine, Reggio e Sassuolo. Lo seguivano e lo aiutavano insieme ai parrocchiani specialmente nell’annuale raccolta per i lebbrosi del Brasile che affidava all’amico prete don Arrigo Malavolti. Sono rimasti impressi nella mente dei ragazzi e degli adulti, i cartelloni che scriveva e appendeva davanti alla chiesa e davanti all’altare, sulla pace e sulla fraternità. Le feste tematiche sulla pace e la povertà. Ma specialmente i corsi di catechesi biblica per i ragazzi, per gli sposi, per gli adulti, perchè diventassero cristiani adulti e consapevoli.
Don Carlo è stato un buon pastore; la canonica era aperta a chiunque voleva fermarsi, tutto quello che aveva e riceveva lo condivideva. E’ stato un umile testimone della fede e della parola del vangelo nella povertà, nell’amore e nella sofferenza. Ha creduto all’utopia insegnata da Cristo.
Amò il paese di Morano, sperduto villaggio della montagna. Organizzò le feste paesane, il carnevale a tema per i ragazzi, costruì un piccolo capannone per ospitare incontri e feste. Per anni girò con il pulmino a raccogliere i bambini per il catechismo. Come altri parroci della montagna, per trattenere i montanari dall’esodo, aveva allestito un piccolo laboratorio per fabbricare ceramiche artistiche. Lui stesso dotato di genialità artistica le disegnava e le costruiva, insieme a collaboratori locali.
Nel suo testamento che ha consegnato ai familiari e a un gruppo di amici, aveva lasciato dettagliate disposizioni per il suo funerale. Si era già fatto costruire la cassa che teneva in casa, da un falegname suo amico: all’interno c’erano i vestiti in borghese coi quali voleva essere rivestito dopo la sua morte, il cristo da tenere tra le mani al posto del classico rosario e duecento copie del suo testamento spirituale che saranno distribuiti al suo funerale. Desiderava una messa celebrata nella sala riunione la sera prima e poi chiedeva provocatoriamente un “funerale civile” cioè in mezzo alla sua gente senza più passare dalla chiesa per annunciare questa sua ultima verità: la chiesa, i vescovi e i preti devono stare in mezzo al popolo.
Il suo funerale, anche se non corrisponderà in pieno alle sue intenzioni espresse nel testamento, avrà queste tappe: messa nella chiesa di Cognento alle ore ***poi a Morano circa alle ore 10 una liturgia della parola d’addio sul piazzale della chiesa tra il suo popolo e i suoi amici che potranno esprimere un loro ricordo nella preghiera. E poi sarà sepolto nel tranquillo cimitero di Morano tra sua sorella Vera suo fratello Livio.
Alla fine della messa diceva “La messa non è finita. Andate come portatori di pace non violenta”
Epitaffio scritto da don Carlo nel suo testamento per essere esposto nelle parrocchie dove è passato
Oggi *** è tornato al Padre
9-12-2010
che saluta e ringrazia tutti
chiede perdono dei peccati di omissione a tutti
e dice a tutti, sulla parola di Gesù
ARRIVEDERCI
E il più tardi possibile perché la vita
È un dono MERAVIGLIOSO
Il funerale civile avrà luogo….
Testamento Pastorale di don Fortunato Provvisorio
Nel 1998 don Carlo Bertacchini aveva pubblicato il ‘Testamento Pastorale di un parroco di montagna’ e ‘Ave Maria di un parroco di montagna’ (Gabrielli Editore, si trova alla Tarantola di Modena). Si firma Don Fortunato Provvisorio per ricordare che si sente fortunato per aver scoperto briciole di verità, ma la verità è ancora provvisoria in attesa della Verità con la maiuscola. Immagina che sia una lunga lettera dall’aldilà quando finalmente tutte le cose sono più chiare. Don Carlo ripercorre la sua vita, sottolinea le contraddizioni nelle quali spesso è caduta la chiesa. “A 40 anni ho fortunatamente trovato la triplice chiave della mia vita: conversione permanente, primato della Parola e filo a piombo cioè non essere in contraddizione con la coscienza” e ancora “La chiesa non forma uomini di fede, ma cattolici solo ‘informati’ e religiosi, cioè che conoscono dogmi e precetti, dei consumatori di riti, preghiere e sacramenti”. “Amo il papa, i vescovi e i cardinali come fratelli…ma il mio dissenso globale e profondo sta nel fatto che come maestri di fede …non abbiano dato e non danno il primato alla Parola (del vangelo) ma alle tradizioni” “Pazienza che sia un asino di campagna (come me) ma che siano proprio i cavalli di razza., laureati e plurilaureati, vestiti di bianco rosso e paonazzo o in clergyman, a frenare la carretta del Regno di Dio non riesco a digerirlo. E’ questo il mio magone”.
La sua teologia e la sua pastorale la si può riassumere in questi punti
1- La chiesa dopo Costantino e Teodosio (Secolo IV) è diventata una religione di stato; si è alleata con il potere e allontanata dal pensiero di Gesù che voleva una comunità povera e impegnata per i poveri. Per essere credibile deve rinunciare ai privilegi, allo stato e alle ambasciate.
2- La chiesa non deve essere solo ‘verticale’ (preghiera e liturgia) ma ‘orizzontale’ impegnata cioè, nel sociale tra gli uomini: i religiosi ‘contemplativi’ dovrebbero sì pregare, ma spendere metà del loro tempo in mezzo alle sofferenze del mondo.
3- La chiesa e i cristiani devono impegnarsi per la pace e la difesa non violenta. Condannare tutte le guerre e gli armamenti. I Cappellani militari sono in contraddizione con le parole di Gesù.
4- Bisogna ritornare come la chiesa primitiva a battezzare solo adulti ‘consapevoli’ come dice Gesù: “Andate e predicate chi crederà allora sarà battezzato”. Don Carlo considerava una violenza il battesimo ai bambini; si dichiarava obiettore di coscienza. Non battezzava da anni i bambini della parrocchia. Se le famiglie lo chiedevano, lui chiamava altri sacerdoti. La cosa più giusta era che i genitori ‘presentassero’ i neonati alla chiesa e aspettare che decidessero poi loro divenuti adulti.
5- La conversione del cattolico avviene attraverso il passaggio dalla religione alla fede.
6- Maria la madre di Gesù è santa non perché è una statua da venerare nelle chiese, ma perché ha applicato le umili parole di Gesù.
7- E’ urgente cambiare “…il metodo della tradizionale pastorale è fallimentare” ad esempio le tradizionali pratiche cattoliche: Candele, processioni, benedizioni, liturgie, preghiera del rosario ecc. La notte di pasqua veniva consegnata ai capofamiglia della parrocchia una boccettina di acqua battesimale: dovevano essere loro a benedire la casa “Io quando vado nelle famiglie, scrive, vado a benedire con la Parola di Dio, per evitare il sacro commercio delle buste che è tanto redditizio specie nelle ricche parrocchie della città”.
Don Carlo nella sua “lettera dall’aldilà” rimprovera amabilmente i così detti dottori della Chiesa come S. Agostino, S. Tomaso, per le loro teorie della guerra giusta e del battesimo ai bambini e a Santa Teresina del Bambin Gesù contesta la validità di una vita passata tutta in convento. Anche papa Papa Voitila per le sue alleanze con i potenti, ha avuto un comportamento ambiguo da “polacco tradizionalista integralista”.
Nel suo testamento avrebbe voluto addirittura un “funerale civile” che non significava irreligioso. Era “ una piccola provocazione profetica”. Don Carlo infatti ha vissuto da uomo di fede e da buon prete parroco. Ha amato la chiesa e proprio per questo vorrebbe ‘dare uno strattone’ alla madre chiesa per svegliarla dal suo letargo. “Ora perdonatemi un’esclamazione spontanea di un parroco matto-morto: coraggio cara madre chiesa, svegliati dal tuo sonno plurisecolaree predica l’amore vero…nel sociale”. Dopo la messa nella sala della parrocchia il giorno del funerale vorrebbe andare direttamente al cimitero quasi per sottrarsi alle maglie delle liturgie, delle benedizioni e degli incensi ed essere consegnato solo alla sua gente, alla sua famiglia e alla nuda terra di Morano che lui ha veramente amato. Senza fiori ma solo la croce verde della speranza e un’offerta nella cesta per i lebbrosi di Goiania.
Lettere: Ogni settimana don Carlo spediva una lettera raccomandata da Morano, al Presidente della Repubblica e al Papa (segretario di Stato Vaticano) due lettere raccomandate, firmate da lui e dal Movimento Pace di Morano. Oggetto ‘Richiesta disarmo atomico-chimico-batteriologico’ era un documento che aveva già spedito alla corte internazionale dell’Aia. “Lo faccio per amore dell’umanità - scriveva don Carlo - che si trova a un bivio: in futuro il pianeta sarà un giardino o un deserto (Giovanni Paolo VI)” e chiedeva: “Una confederazione democratica mondiale di tutti gli stati…la difesa popolare non violenta organizzata dei popoli…disarmo universale controllato… nucleare, chimico e batteriologico… riconversione bellica mondiale… eserciti civili mondiali… economia di giustizia globale… autodeterminazione dei gruppi umani…una lingua unica, l’esperanto, perché gli uomini possano comunicare”. E nella conclusione accusava presso la corte dell’Aia di reato colposo internazionale contro la Pace e l’Umanità, gli stati che possiedono armamenti nucleari, chimici e batteriologici.
Nel 1995 aveva scritto una lettera aperta all’ordinario militare, il vescovo dei militari. Denunciava, la logica antievangelica degli eserciti e della presenza in essi dei cappellani e dei vescovi militari. Denunciava in particolare la mancata decisa condanna delle gerarchie degli armamenti nucleari e il silenzio sulla prassi della non violenza che deriva dalle parole di Gesù dell’amore verso il nemico e del non uccidere.
Biografia
Ieri alla ore 10 è morto, all’ospedale di Formigine all’età di 77 anni, don Carlo Bertacchini parroco di Morano.
Don Carlo era nato a Cognento nel 1933. Andò in seminario all’età di 11 anni a Nonantola. Ordinato prete dal vescovo Cesare Boccoleri nel 1956, fece il cappellano a Formigine, Collegara e Vignola. Diventò parroco di Cassano e poi di Morano che resse come arciprete per 47 anni. Fu toccato da tragedie familiari: suo fratello Livio morì a 45 anni e sua sorella Vera a 42. Ma ciò che lo faceva soffrire maggiormente era stata una certa incomprensione dei suoi confratelli preti, che non capirono pienamente le sue parole e scelte legate alla parola del vangelo.
Da qualche anno era ammalato, era così tornato nel suo paese natale ospite della Casa del Clero di Cognento. La sua lunga via crucis è terminata dopo essere stato tre mesi all’ospedale di Baggiovara.
La sua formazione teologica era stata caratterizzata dalla tradizionale dottrina del Concilio di Trento. Il Concilio Vaticano II rinnovò profondamente il suo impianto tradizionale teologico. La sua vita di prete e parroco pian piano cambiò. Carlo datava la sua seconda conversione all’età di 50 anni. Diventò così un testimone della radicalità del vangelo. Le sue parole e le sue scelte crearono qualche imbarazzo tra i preti e tra i cattolici più tradizionalisti della sua parrocchia. Diceva che amava la madre chiesa ma proprio per amore voleva “darle uno strattone” perché si risvegliasse e fosse fedele al Vangelo. La Religione doveva trasformarsi in Fede e ‘la dimensione verticale’ la liturgia e le preghiere, doveva diventare ‘dimensione orizzontale’ ossia amore per i poveri e capace di trasformare la società. La canonica era il luogo dove si incontravano ragazzi, giovani e adulti. Aveva organizzato un incontro mensile a cui partecipavano non solo i moranesi ma “amici-discepoli” da Modena, Sassuolo, Formigine, Reggio e Sassuolo. Lo seguivano e lo aiutavano insieme ai parrocchiani specialmente nell’annuale raccolta per i lebbrosi del Brasile che affidava all’amico prete don Arrigo Malavolti. Sono rimasti impressi nella mente dei ragazzi e degli adulti, i cartelloni che scriveva e appendeva davanti alla chiesa e davanti all’altare, sulla pace e sulla fraternità. Le feste tematiche sulla pace e la povertà. Ma specialmente i corsi di catechesi biblica per i ragazzi, per gli sposi, per gli adulti, perchè diventassero cristiani adulti e consapevoli.
Don Carlo è stato un buon pastore; la canonica era aperta a chiunque voleva fermarsi, tutto quello che aveva e riceveva lo condivideva. E’ stato un umile testimone della fede e della parola del vangelo nella povertà, nell’amore e nella sofferenza. Ha creduto all’utopia insegnata da Cristo.
Amò il paese di Morano, sperduto villaggio della montagna. Organizzò le feste paesane, il carnevale a tema per i ragazzi, costruì un piccolo capannone per ospitare incontri e feste. Per anni girò con il pulmino a raccogliere i bambini per il catechismo. Come altri parroci della montagna, per trattenere i montanari dall’esodo, aveva allestito un piccolo laboratorio per fabbricare ceramiche artistiche. Lui stesso dotato di genialità artistica le disegnava e le costruiva, insieme a collaboratori locali.
Nel suo testamento che ha consegnato ai familiari e a un gruppo di amici, aveva lasciato dettagliate disposizioni per il suo funerale. Si era già fatto costruire la cassa che teneva in casa, da un falegname suo amico: all’interno c’erano i vestiti in borghese coi quali voleva essere rivestito dopo la sua morte, il cristo da tenere tra le mani al posto del classico rosario e duecento copie del suo testamento spirituale che saranno distribuiti al suo funerale. Desiderava una messa celebrata nella sala riunione la sera prima e poi chiedeva provocatoriamente un “funerale civile” cioè in mezzo alla sua gente senza più passare dalla chiesa per annunciare questa sua ultima verità: la chiesa, i vescovi e i preti devono stare in mezzo al popolo.
Il suo funerale, anche se non corrisponderà in pieno alle sue intenzioni espresse nel testamento, avrà queste tappe: messa nella chiesa di Cognento alle ore ***poi a Morano circa alle ore 10 una liturgia della parola d’addio sul piazzale della chiesa tra il suo popolo e i suoi amici che potranno esprimere un loro ricordo nella preghiera. E poi sarà sepolto nel tranquillo cimitero di Morano tra sua sorella Vera suo fratello Livio.
Alla fine della messa diceva “La messa non è finita. Andate come portatori di pace non violenta”
Epitaffio scritto da don Carlo nel suo testamento per essere esposto nelle parrocchie dove è passato
Oggi *** è tornato al Padre
9-12-2010
che saluta e ringrazia tutti
chiede perdono dei peccati di omissione a tutti
e dice a tutti, sulla parola di Gesù
ARRIVEDERCI
E il più tardi possibile perché la vita
È un dono MERAVIGLIOSO
Il funerale civile avrà luogo….
Testamento Pastorale di don Fortunato Provvisorio
Nel 1998 don Carlo Bertacchini aveva pubblicato il ‘Testamento Pastorale di un parroco di montagna’ e ‘Ave Maria di un parroco di montagna’ (Gabrielli Editore, si trova alla Tarantola di Modena). Si firma Don Fortunato Provvisorio per ricordare che si sente fortunato per aver scoperto briciole di verità, ma la verità è ancora provvisoria in attesa della Verità con la maiuscola. Immagina che sia una lunga lettera dall’aldilà quando finalmente tutte le cose sono più chiare. Don Carlo ripercorre la sua vita, sottolinea le contraddizioni nelle quali spesso è caduta la chiesa. “A 40 anni ho fortunatamente trovato la triplice chiave della mia vita: conversione permanente, primato della Parola e filo a piombo cioè non essere in contraddizione con la coscienza” e ancora “La chiesa non forma uomini di fede, ma cattolici solo ‘informati’ e religiosi, cioè che conoscono dogmi e precetti, dei consumatori di riti, preghiere e sacramenti”. “Amo il papa, i vescovi e i cardinali come fratelli…ma il mio dissenso globale e profondo sta nel fatto che come maestri di fede …non abbiano dato e non danno il primato alla Parola (del vangelo) ma alle tradizioni” “Pazienza che sia un asino di campagna (come me) ma che siano proprio i cavalli di razza., laureati e plurilaureati, vestiti di bianco rosso e paonazzo o in clergyman, a frenare la carretta del Regno di Dio non riesco a digerirlo. E’ questo il mio magone”.
La sua teologia e la sua pastorale la si può riassumere in questi punti
1- La chiesa dopo Costantino e Teodosio (Secolo IV) è diventata una religione di stato; si è alleata con il potere e allontanata dal pensiero di Gesù che voleva una comunità povera e impegnata per i poveri. Per essere credibile deve rinunciare ai privilegi, allo stato e alle ambasciate.
2- La chiesa non deve essere solo ‘verticale’ (preghiera e liturgia) ma ‘orizzontale’ impegnata cioè, nel sociale tra gli uomini: i religiosi ‘contemplativi’ dovrebbero sì pregare, ma spendere metà del loro tempo in mezzo alle sofferenze del mondo.
3- La chiesa e i cristiani devono impegnarsi per la pace e la difesa non violenta. Condannare tutte le guerre e gli armamenti. I Cappellani militari sono in contraddizione con le parole di Gesù.
4- Bisogna ritornare come la chiesa primitiva a battezzare solo adulti ‘consapevoli’ come dice Gesù: “Andate e predicate chi crederà allora sarà battezzato”. Don Carlo considerava una violenza il battesimo ai bambini; si dichiarava obiettore di coscienza. Non battezzava da anni i bambini della parrocchia. Se le famiglie lo chiedevano, lui chiamava altri sacerdoti. La cosa più giusta era che i genitori ‘presentassero’ i neonati alla chiesa e aspettare che decidessero poi loro divenuti adulti.
5- La conversione del cattolico avviene attraverso il passaggio dalla religione alla fede.
6- Maria la madre di Gesù è santa non perché è una statua da venerare nelle chiese, ma perché ha applicato le umili parole di Gesù.
7- E’ urgente cambiare “…il metodo della tradizionale pastorale è fallimentare” ad esempio le tradizionali pratiche cattoliche: Candele, processioni, benedizioni, liturgie, preghiera del rosario ecc. La notte di pasqua veniva consegnata ai capofamiglia della parrocchia una boccettina di acqua battesimale: dovevano essere loro a benedire la casa “Io quando vado nelle famiglie, scrive, vado a benedire con la Parola di Dio, per evitare il sacro commercio delle buste che è tanto redditizio specie nelle ricche parrocchie della città”.
Don Carlo nella sua “lettera dall’aldilà” rimprovera amabilmente i così detti dottori della Chiesa come S. Agostino, S. Tomaso, per le loro teorie della guerra giusta e del battesimo ai bambini e a Santa Teresina del Bambin Gesù contesta la validità di una vita passata tutta in convento. Anche papa Papa Voitila per le sue alleanze con i potenti, ha avuto un comportamento ambiguo da “polacco tradizionalista integralista”.
Nel suo testamento avrebbe voluto addirittura un “funerale civile” che non significava irreligioso. Era “ una piccola provocazione profetica”. Don Carlo infatti ha vissuto da uomo di fede e da buon prete parroco. Ha amato la chiesa e proprio per questo vorrebbe ‘dare uno strattone’ alla madre chiesa per svegliarla dal suo letargo. “Ora perdonatemi un’esclamazione spontanea di un parroco matto-morto: coraggio cara madre chiesa, svegliati dal tuo sonno plurisecolaree predica l’amore vero…nel sociale”. Dopo la messa nella sala della parrocchia il giorno del funerale vorrebbe andare direttamente al cimitero quasi per sottrarsi alle maglie delle liturgie, delle benedizioni e degli incensi ed essere consegnato solo alla sua gente, alla sua famiglia e alla nuda terra di Morano che lui ha veramente amato. Senza fiori ma solo la croce verde della speranza e un’offerta nella cesta per i lebbrosi di Goiania.
Lettere: Ogni settimana don Carlo spediva una lettera raccomandata da Morano, al Presidente della Repubblica e al Papa (segretario di Stato Vaticano) due lettere raccomandate, firmate da lui e dal Movimento Pace di Morano. Oggetto ‘Richiesta disarmo atomico-chimico-batteriologico’ era un documento che aveva già spedito alla corte internazionale dell’Aia. “Lo faccio per amore dell’umanità - scriveva don Carlo - che si trova a un bivio: in futuro il pianeta sarà un giardino o un deserto (Giovanni Paolo VI)” e chiedeva: “Una confederazione democratica mondiale di tutti gli stati…la difesa popolare non violenta organizzata dei popoli…disarmo universale controllato… nucleare, chimico e batteriologico… riconversione bellica mondiale… eserciti civili mondiali… economia di giustizia globale… autodeterminazione dei gruppi umani…una lingua unica, l’esperanto, perché gli uomini possano comunicare”. E nella conclusione accusava presso la corte dell’Aia di reato colposo internazionale contro la Pace e l’Umanità, gli stati che possiedono armamenti nucleari, chimici e batteriologici.
Nel 1995 aveva scritto una lettera aperta all’ordinario militare, il vescovo dei militari. Denunciava, la logica antievangelica degli eserciti e della presenza in essi dei cappellani e dei vescovi militari. Denunciava in particolare la mancata decisa condanna delle gerarchie degli armamenti nucleari e il silenzio sulla prassi della non violenza che deriva dalle parole di Gesù dell’amore verso il nemico e del non uccidere.
2 febbraio 2011
IN MARCIA!
Foto: 1) Foglia di una pianta del nostro cerrado; 2) Frei Carlos Mesters; 3) Corno alle Scale.
A Blumenau, cittá dello Stato di Santa Catarina (nel sud), forti piogge provocano altri disastri, smottamenti, morti. Un anziano é stato portato via dalla corrente che si era formata in strada, ed é morto affogato. La cosa piú impressionante é che ora i cittadini sono rimasti senz´acqua: la stazione di filtraggio é rimasta coperta dal fango. Cosí, In Brasile le vittime delle piogge torrenziali rasentano giá quota mille. Cosí é la vita moderna. Ma pensiamo a quel poveretto, trascinato dalla violenza dell´acqua!
Secondo il giornale Folha de São Paulo, il governatore Geraldo Alkmin sabato scorso (29/01) ha annunciato che lo Stato ha chiuso l´anno 2010 con l´indice di omicidi piú basso dal 1999: 10,47 ogni 100 mila abitanti. Nel 1999 fu di 35,27, perció da allora ad oggi ci sarebbe stato un calo progressivo, complessivamente, di 70,3%. L´indice attuale é meno della metá della media nazionale, di 24,5. Sempre secondo il governatore, il numero di omicidi ´dell´anno scorso é di 4.320, contro i 4.564 del 2009, con una riduzione del 5,35%. Dobbiamo credere al governatore? E al giornale? Se questi numeri sono veri possiamo festeggiare, perché l´omicidio per molto tempo é rimasto la terza tra le piú frequenti cause di morte, dopo le malattie di cuore e il cancro.
Il 29 scorso, in parrocchia, abbiamo lanciato nell´Assemblea Parrocchiale la Campagna della Fraternitá 2011. É ancora presto, perché comincerá in quaresima: ma bisogna preparare un programma e delle persone che si facciano carico di svolgerlo. Ed é questo che abbiamo fatto. Dopo una sintetica presentazione mia degli aspetti e obiettivi piú rilevanti della Campagna, Padre Severino ha diviso i partecipanti delle comunitá e delle pastorali in gruppi, chiedendo loro di fare proposte si lavoro e di nomi per formare un Coordinamento Esecutivo. Mi pare di avervi giá scritto su questo blog, in precedenza, che il tema della Campagna é “Fraternitá e vita sul pianeta” e il motto é biblico: “Il creato geme in doglie di parto” (Romani, 8, 8). La risposta é andata oltre le aspettative: hanno suggerito conferenze nelle scuole e nelle comunitá urbane e rurali e per il gruppo di coordinamento si sono presentati piú di dieci volontari, promettendo di pensare anche ad iniziative concrete assieme al comune e alla popolazione della cittá.
Il creato geme in attesa della rivelazione dei figli di Dio, spiega S. Paolo. Se no il creato é perduto! Dio agisce attraverso i suoi figli. Noi siamo le sue mani, i suoi piedi e la sua bocca. Se non facciamo lui non fa. Queste affermazioni sollevano una discussione teologica senza fine. Perché Dio non agisce per conto proprio e direttamente? Dove va a finire la suaOnnipotenza? E la sua Provvidenza, la sua infinita misericordia? Mistero!
La Bibbia usa un linguaggio antropomorfico e simbolico, non scientifico. Dio assomiglia a noi: si arrabbia, a volte interviene, altre volte lascia morire o addirittura fa una strage, eccetera. Fra Carlos Mesters, il piú amato e popolare biblista brasiliano (di origine belga), spiega che il primo libro da leggere per conoscere Dio é l´Universo, e che la Bibbia é il secondo libro della Parola di Dio, che serve per capire il primo. Scrive:
“In tutta la storia dell´umanitá non c´é mai stata un´epoca con tanti cambiamenti in tanti livelli diversi e in cosí poco tempo come in questi ultimi cent´anni. La scienza sta rivelando cose nuove nell´Universo, nel Primo Libro di Dio; cose che né i nostri antenati né S. Agostino avrebbero potuto immaginare né sospettare. Per questo, la concezione che abbiamo oggi dell´Universo é radicalmente diversa, per esempio, dal tempo in cui fu fatta la descrizione della creazione nel libro della Genesi.
Anticamente, pensavamo che la Terra fosse il centro dell´Universo. Oggi scopriamo attraverso la scienza che la Terra non é che un granello di sabbia in mezzo a montagne immense, una goccia d´acqua in mezzo all´oceano. Il sole non é altro che una piccola stella sperduta nella periferia della nostra galassia. Oggi, cosí pare, chi ci sta aiutando di piú a conoscere meglio le cose di Dio nel libro della Natura non é piú la Bibbia, come insegnava Agostino, ma la ricerca scientifica. Perció, molta gente domanda: “E allora, cosa dobbiamo fare della Bibbia con la sua cosmovisione oltrepassata? Com´é che essa puó aiutarci a interpretare questo Universo immenso che la scienza spalanca davanti a noi?”
Molti non riescono piú a leggere la Bibbia e credere a ció che dice. Ogni volta che leggono un brano della Bibbia, viene loro la domanda scomoda: “Sará accaduto proprio cosí? Sará vero?”
Qui vale la pena riprendere una parola di Clemente di Alessandria (del secolo IV) che diceva: “Dio salvó i giudei giudaicamente; i greci grecamente; i barbari, barbaramente”. E noi possiamo continuare: “Gli argentini, argentinamente; i brasiliani, brasilianamente; i latini, latinamente”, eccetera. Cosí come i giudei, i greci e i barbari, ognuno nel suo tempo e nella sua cultura, con la cocciutaggine della propria fede e in mezzo alle molte crisi della loro storia, furono capaci di scoprire i segnali della presenza amorevole di Dio nelle loro vite, anche noi oggi siamo sfidati a scoprire la stessa presenza divina dentro alla nuova situazione in cui la storia e la scienza ci hanno posti. Dal momento che la scienza in questi ultimi cento anni ci ha aiutato a leggere meglio il Libro della Natura, dobbiamo usare la scienza anche per leggere e interpretare la Bibbia”.
Ma se chiedete a persone di campagna quí in Goiás se Dio fa ancora miracoli come ai tempi di Gesú (io l´ho chiesto ieri sera nella messa), quasi tutti rispondono di sí. Una signora ha detto con entusiasmo: “Eh, la mia vita é stata piena dei suoi miracoli!” Per chi non usa il linguaggio scientifico, il rapporto con Dio é diverso. La Bibbia parlava (e parla ancora) a questo tipo di persone che vedono splendere il volto di Dio e camminano nella sua luce senza l´interferenza di informazioni scientifiche.
Una visione piú nitida del volto di Dio e di come agisce ce la dá Gesú: “Chi vede me vede il Padre” (Giovanni, 14, 9). Domenica scorsa c´era il Vangelo delle “beatitudini”. “Beati quelli che soffrono, i poveri, gli afflitti, i miti, gli affamati di giustizia, i puri di cuore, i promotori di pace, i misericordiosi, i perseguitati. Ma chi lo proclama oggi, cioé un pó anche noi, spesso non é nessuno di questi o se lo é si schiera, comunque, dall´altra parte.
In proposito uno studioso di cui vi ho giá parlato (André Chouraqui) traduce la parola “beati” con l´esclamazione: “In marcia!” Egli sostiene che “beati” é una traduzione che conduce su una pista falsa. In effetti, dice lui, il greco usa la parola “makarioi” che significa “beati”, ma Gesú parlava ebraico e probabilmente usó la parola ebraica “ashréi“, prima parola dei salmi 1 e 119 e che é ripetuta 43 volte nella Bibbia ebraica Il primo signicafo di questa parola é “andare, marciare”. In senso poetico, “ashar” é il piede dell´uomo. Cosí dobbiamo interpretare che la “beatitudine” sta nella fine delle frasi, nel Regno dei cieli: ma per antecipazione é beato chi marcia, chi cammina nella via retta verso il Regno senza arrendersi alle difficoltá e senza deviare per altre strade.
Scrive Chouraqui: “Gesú non é cosí crudele da dichiarare “felici” la moltitudine dei diseredati, degli oppositori condannati dalle legioni romane, per qualunque cosa dicano, al supplizio della croce o, nella migliore delle ipotesi, alla schiavitú nelle galere o nei bordelli dell´Impero. Non si chiamano “felici” gli esseri umani inviati alle torture, ai massacri o ai genocidi di questo mondo. Gesú, ad esempio del salmista, invita queste persone a mettersi “in marcia” nella direzione del Regno di Dio, del quale egli porta loro la speranza e apre la porta, introducendo nei loro cuori l´esigenza e la dinamica della salvezza universale” ((André Chouraqui, Matyah – O Evangelho de Mateus – edizioni Imago, Brasil).
PS: Vedo spesso risplendere il volto di Dio nella natura e in tante belle persone che ci sono, specialmente fra gli umili della terra. Non, invece, nell´attuale politica italiana. Nemmeno nelle faccende ecclesiastiche, stando alle notizie che mi arrivano: e mi dispiace molto. Ho amici che mi mandano critiche molto pepate circa l´imbarazzo della gerarchia ecclesiastica, che non puó tacere ma non riesce a parlare: “cominciano ma non riescono ad andare avanti, e ripetono all´infinito la prima sillaba”. Se questa situazione di afflizione durerá ancora a lungo, molti faranno ricadere la colpa anche sulla Chiesa. Ironia a parte, ci sono innumerevoli laici, religiosi, religiose e preti che spendono la loro vita per togliere ragazzi e ragazze dalla droga, dall´alcool, dalla schiavitú sessuale e dalla strada. Essi si aspettano un “sí-sí, no-no” evangelico, non un florilegio di diplomazia. L´esempio di Giovanni Battista davanti ad Erode e di Gesú Cristo non dice niente?
Un´amica mi ha mandato questa frase di C.M.Martini che faccio mia: “Non mi resta che pregare per la mia chiesa”.
A Blumenau, cittá dello Stato di Santa Catarina (nel sud), forti piogge provocano altri disastri, smottamenti, morti. Un anziano é stato portato via dalla corrente che si era formata in strada, ed é morto affogato. La cosa piú impressionante é che ora i cittadini sono rimasti senz´acqua: la stazione di filtraggio é rimasta coperta dal fango. Cosí, In Brasile le vittime delle piogge torrenziali rasentano giá quota mille. Cosí é la vita moderna. Ma pensiamo a quel poveretto, trascinato dalla violenza dell´acqua!
Secondo il giornale Folha de São Paulo, il governatore Geraldo Alkmin sabato scorso (29/01) ha annunciato che lo Stato ha chiuso l´anno 2010 con l´indice di omicidi piú basso dal 1999: 10,47 ogni 100 mila abitanti. Nel 1999 fu di 35,27, perció da allora ad oggi ci sarebbe stato un calo progressivo, complessivamente, di 70,3%. L´indice attuale é meno della metá della media nazionale, di 24,5. Sempre secondo il governatore, il numero di omicidi ´dell´anno scorso é di 4.320, contro i 4.564 del 2009, con una riduzione del 5,35%. Dobbiamo credere al governatore? E al giornale? Se questi numeri sono veri possiamo festeggiare, perché l´omicidio per molto tempo é rimasto la terza tra le piú frequenti cause di morte, dopo le malattie di cuore e il cancro.
Il 29 scorso, in parrocchia, abbiamo lanciato nell´Assemblea Parrocchiale la Campagna della Fraternitá 2011. É ancora presto, perché comincerá in quaresima: ma bisogna preparare un programma e delle persone che si facciano carico di svolgerlo. Ed é questo che abbiamo fatto. Dopo una sintetica presentazione mia degli aspetti e obiettivi piú rilevanti della Campagna, Padre Severino ha diviso i partecipanti delle comunitá e delle pastorali in gruppi, chiedendo loro di fare proposte si lavoro e di nomi per formare un Coordinamento Esecutivo. Mi pare di avervi giá scritto su questo blog, in precedenza, che il tema della Campagna é “Fraternitá e vita sul pianeta” e il motto é biblico: “Il creato geme in doglie di parto” (Romani, 8, 8). La risposta é andata oltre le aspettative: hanno suggerito conferenze nelle scuole e nelle comunitá urbane e rurali e per il gruppo di coordinamento si sono presentati piú di dieci volontari, promettendo di pensare anche ad iniziative concrete assieme al comune e alla popolazione della cittá.
Il creato geme in attesa della rivelazione dei figli di Dio, spiega S. Paolo. Se no il creato é perduto! Dio agisce attraverso i suoi figli. Noi siamo le sue mani, i suoi piedi e la sua bocca. Se non facciamo lui non fa. Queste affermazioni sollevano una discussione teologica senza fine. Perché Dio non agisce per conto proprio e direttamente? Dove va a finire la suaOnnipotenza? E la sua Provvidenza, la sua infinita misericordia? Mistero!
La Bibbia usa un linguaggio antropomorfico e simbolico, non scientifico. Dio assomiglia a noi: si arrabbia, a volte interviene, altre volte lascia morire o addirittura fa una strage, eccetera. Fra Carlos Mesters, il piú amato e popolare biblista brasiliano (di origine belga), spiega che il primo libro da leggere per conoscere Dio é l´Universo, e che la Bibbia é il secondo libro della Parola di Dio, che serve per capire il primo. Scrive:
“In tutta la storia dell´umanitá non c´é mai stata un´epoca con tanti cambiamenti in tanti livelli diversi e in cosí poco tempo come in questi ultimi cent´anni. La scienza sta rivelando cose nuove nell´Universo, nel Primo Libro di Dio; cose che né i nostri antenati né S. Agostino avrebbero potuto immaginare né sospettare. Per questo, la concezione che abbiamo oggi dell´Universo é radicalmente diversa, per esempio, dal tempo in cui fu fatta la descrizione della creazione nel libro della Genesi.
Anticamente, pensavamo che la Terra fosse il centro dell´Universo. Oggi scopriamo attraverso la scienza che la Terra non é che un granello di sabbia in mezzo a montagne immense, una goccia d´acqua in mezzo all´oceano. Il sole non é altro che una piccola stella sperduta nella periferia della nostra galassia. Oggi, cosí pare, chi ci sta aiutando di piú a conoscere meglio le cose di Dio nel libro della Natura non é piú la Bibbia, come insegnava Agostino, ma la ricerca scientifica. Perció, molta gente domanda: “E allora, cosa dobbiamo fare della Bibbia con la sua cosmovisione oltrepassata? Com´é che essa puó aiutarci a interpretare questo Universo immenso che la scienza spalanca davanti a noi?”
Molti non riescono piú a leggere la Bibbia e credere a ció che dice. Ogni volta che leggono un brano della Bibbia, viene loro la domanda scomoda: “Sará accaduto proprio cosí? Sará vero?”
Qui vale la pena riprendere una parola di Clemente di Alessandria (del secolo IV) che diceva: “Dio salvó i giudei giudaicamente; i greci grecamente; i barbari, barbaramente”. E noi possiamo continuare: “Gli argentini, argentinamente; i brasiliani, brasilianamente; i latini, latinamente”, eccetera. Cosí come i giudei, i greci e i barbari, ognuno nel suo tempo e nella sua cultura, con la cocciutaggine della propria fede e in mezzo alle molte crisi della loro storia, furono capaci di scoprire i segnali della presenza amorevole di Dio nelle loro vite, anche noi oggi siamo sfidati a scoprire la stessa presenza divina dentro alla nuova situazione in cui la storia e la scienza ci hanno posti. Dal momento che la scienza in questi ultimi cento anni ci ha aiutato a leggere meglio il Libro della Natura, dobbiamo usare la scienza anche per leggere e interpretare la Bibbia”.
Ma se chiedete a persone di campagna quí in Goiás se Dio fa ancora miracoli come ai tempi di Gesú (io l´ho chiesto ieri sera nella messa), quasi tutti rispondono di sí. Una signora ha detto con entusiasmo: “Eh, la mia vita é stata piena dei suoi miracoli!” Per chi non usa il linguaggio scientifico, il rapporto con Dio é diverso. La Bibbia parlava (e parla ancora) a questo tipo di persone che vedono splendere il volto di Dio e camminano nella sua luce senza l´interferenza di informazioni scientifiche.
Una visione piú nitida del volto di Dio e di come agisce ce la dá Gesú: “Chi vede me vede il Padre” (Giovanni, 14, 9). Domenica scorsa c´era il Vangelo delle “beatitudini”. “Beati quelli che soffrono, i poveri, gli afflitti, i miti, gli affamati di giustizia, i puri di cuore, i promotori di pace, i misericordiosi, i perseguitati. Ma chi lo proclama oggi, cioé un pó anche noi, spesso non é nessuno di questi o se lo é si schiera, comunque, dall´altra parte.
In proposito uno studioso di cui vi ho giá parlato (André Chouraqui) traduce la parola “beati” con l´esclamazione: “In marcia!” Egli sostiene che “beati” é una traduzione che conduce su una pista falsa. In effetti, dice lui, il greco usa la parola “makarioi” che significa “beati”, ma Gesú parlava ebraico e probabilmente usó la parola ebraica “ashréi“, prima parola dei salmi 1 e 119 e che é ripetuta 43 volte nella Bibbia ebraica Il primo signicafo di questa parola é “andare, marciare”. In senso poetico, “ashar” é il piede dell´uomo. Cosí dobbiamo interpretare che la “beatitudine” sta nella fine delle frasi, nel Regno dei cieli: ma per antecipazione é beato chi marcia, chi cammina nella via retta verso il Regno senza arrendersi alle difficoltá e senza deviare per altre strade.
Scrive Chouraqui: “Gesú non é cosí crudele da dichiarare “felici” la moltitudine dei diseredati, degli oppositori condannati dalle legioni romane, per qualunque cosa dicano, al supplizio della croce o, nella migliore delle ipotesi, alla schiavitú nelle galere o nei bordelli dell´Impero. Non si chiamano “felici” gli esseri umani inviati alle torture, ai massacri o ai genocidi di questo mondo. Gesú, ad esempio del salmista, invita queste persone a mettersi “in marcia” nella direzione del Regno di Dio, del quale egli porta loro la speranza e apre la porta, introducendo nei loro cuori l´esigenza e la dinamica della salvezza universale” ((André Chouraqui, Matyah – O Evangelho de Mateus – edizioni Imago, Brasil).
PS: Vedo spesso risplendere il volto di Dio nella natura e in tante belle persone che ci sono, specialmente fra gli umili della terra. Non, invece, nell´attuale politica italiana. Nemmeno nelle faccende ecclesiastiche, stando alle notizie che mi arrivano: e mi dispiace molto. Ho amici che mi mandano critiche molto pepate circa l´imbarazzo della gerarchia ecclesiastica, che non puó tacere ma non riesce a parlare: “cominciano ma non riescono ad andare avanti, e ripetono all´infinito la prima sillaba”. Se questa situazione di afflizione durerá ancora a lungo, molti faranno ricadere la colpa anche sulla Chiesa. Ironia a parte, ci sono innumerevoli laici, religiosi, religiose e preti che spendono la loro vita per togliere ragazzi e ragazze dalla droga, dall´alcool, dalla schiavitú sessuale e dalla strada. Essi si aspettano un “sí-sí, no-no” evangelico, non un florilegio di diplomazia. L´esempio di Giovanni Battista davanti ad Erode e di Gesú Cristo non dice niente?
Un´amica mi ha mandato questa frase di C.M.Martini che faccio mia: “Non mi resta che pregare per la mia chiesa”.
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