26 ottobre 2009

GRANDI OPERE....E GRANDI DISASTRI?

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Cominciamo con gli auguri a DON ELIGIO SILVESTRI: ha compiuto felicemente 88 anni venerdí scorso, 23 ottobre. Sta bene. Non ha bisogno di alimentazione e idratazione artificiali, segno che l´aria di Itaberaí, che puzza di spennatura di pollo, non gli fa male. Non gradisce le feste di compleanno, ma alla nostra piccola commemorazione tra le mura domestiche ha reagito con educazione. Complimenti e auguri anche ALL´AFRICA, al termine del Secondo Sinodo per l´Africa (5-25/10) che si é concluso domenica. Vi hanno partecipato 244 padri sinodali e 49 uditori. Un motto evangelico sintetizza il messaggio finale: "Africa, alzati e cammina". Sí, e tu, Chiesa africana, Chiesa-sorella, esci dai palazzi e dalle cattedrali e cammina con gli africani. Teologia africana, liturgia africana, modo africano di seguire Gesú. Lasciati inventare dallo Spirito. L´altra mattina, nella preghiera di lode, mi ha colpito questa frase di Isaia: "Ecco dove rivolgo il mio sguardo - oracolo del Signore: al povero e all´oppresso, a colui che trema di fronte alla mia parola" (Isaia, 66, 2). Ci sta a pennello con l´Africa. Informatevi su Missione Oggi, cartacea o sito, che ha una rubrica tutta sul Sinodo.

Grandi opere: cosa ne sappiamo noi della centrale elettrica di Belo Monte, che sará la seconda maggior centrale del Brasile dopo quella di Itaipú, nello Stato di Paraná (confine col Paraguay)? Pensata inizialmente per un´area di 1.225 kmq con una produzione di 11 mila megawatt di energia elettrica, il progetto é stato approvato nei giorni scorsi per 400 kmq di invaso e 5 mila mgw di energia. Sorgerá nel comune di Altamira (Pará), utilizzando l´acqua del Rio Xingú e sloggiando 9 popolazioni indigene. L´inizio dei lavori é previsto per Natale di quest´anno: pare che il governo Lula e quello di Berlusconi col "ponte sullo stretto" abbiano aggiustato i loro orologi come fanno i soldati...nei film di guerra. Coincidono pure i costi. Il vescovo della regione, Dom Erwin Krautler, ha scritto al presidente dell´Istituto Brasiliano per l´Ambiente (IBAMA). Dopo aver criticato il modo formale e frettoloso di consultare le popolazioni interessate, il vescovo chiede alle autoritá di andare a parlare con gli indigeni e i contadini delle zone che saranno inondate, e non tenere conto solo delle ragioni tecniche.

E conclude: "Ho la certezza assoluta che sotto l´aspetto socio-ambientale gli studi elaborati lasciano molto a desiderare e richiedono un maggiore approfondimento, poiché non si tratta di macchine e dighe, di barriere di cemento e canali di derivazione, ma di persone umane in carne e ossa, che conosco, di donne e uomini, bambini, adulti e anziani, che soffriranno un impatto. Si tratta anche dell´ambiente, la casa che Dio ha creato per questi popoli, che ha giá cominciato a soccombere fatalmente agli attacchi senza scrupoli della distruzione e annientamento, diventando inabitabile e deserto come ho giá visto in altre zone dello Xingu. Ecco perché i movimenti sociali e i popoli indigeni hanno sollecitato l´IBAMA a fare 17 udienze pubbliche complementari"(Adital) . Ancora piú sconcertante é la questione sollevata dai tecnici ambientali che chiedono al governo: "Dove andrá a finire questo surplus di energia? Unicamente a industrie che estraggono e lavorano metalli da esportare. E allora, é meglio cambiare il nostro modello di sviluppo o distruggere per sempre le nostre preziose risorse ambientali"? Ma non facciamoci illusioni: con o senza Lula, la gente vuole queste cose! Possibilmente lontano da casa (ma non troppo). Quando pensiamo ai soldi non vediamo la gente, e la distruzione e la morte non ci commuovono. É per questo che nessuno riesce a fermare il mostro. Proprio in questi giorni Lula ha passato diversi giorni nel bacino del Rio São Francisco a fare pre-campagna elettorale. Lui stesso ha ammesso, alla faccia del vescovo Dom Luis Cappio, che i lavori di bonifica del fiume procedono molto in ritardo, mentre le opere di deviazione dell´acqua vanno a tutta birra.

Itaberaí puzza di pollo: fosse tutto lí il danno ambientale provocato dall´industria di allevamento e abbattimento. Il proprietario di una fazenda adiacente al macello (situata dall´altra parte del fiume e a poche centinaia di metri dal centro di Itaberai), mi racconta che da un paio di anni l´eccessivo inquinamento del corso d´acqua lo ha costretto ad abbandonare la coltivazione di pomodori e altri ortaggi. Ora produce soltanto fieno, che vende agli allevatori. Recentemente la presenza di grassi ha messo il tilt anche il suo impianto di irrigazione (pivot) che ora é fermo. Secondo lui, i filtri dell´impresa furono costruiti per il macello di 70 mila polli al giorno, mentre attualmente ne macellano piú di 200 mila. Mi ha consegnato fotografie e copie di una misurazione da lui ordinata a una ditta specializzata. Risulta che il 15 settembre scorso i grassi presenti nel fiume, tollerati fino a 60 unitá, erano a quota 3500. Il nitrogenio, ammesso fino a 20 unitá, era a 89,6. Chiede ai cittadini di intervenire, perché la faccenda riguarda la salute di tutti. Ma a chi ci rivolgiamo per controllare se le accuse sono fondate e per provvedere? Il sindaco, condannato in terza istanza per corruzione, é deposto. Quello che dovrebbe subentrare ha avuto la campagna elettorale sostenuta dall´impresa accusata di queste gravi irregolaritá. Egli ha affermato piú volte che non governerá agli ordini dei finanziatori della sua campagna, ma al servizio dei cittadini. Ora vedremo se é vero.

Oltre ai polli, quí c´é grave inquinamento da droga: nell´ultimo mese diverse le vittime di omicidio, presumibilmente da parte di trafficanti. Un ragazzo é stato accoltellato e abbandonato cadavere con un lucchetto infilato nelle labbra. La polizia ha raddoppiato le vetture di controllo in strada: 5 per il quartiere Fernanda Park (il piú contaminato dal traffico), e altre 5 per il resto della cittá. Le famiglie non sanno come fare per salvare i loro figli. Si bisbiglia, ma le iniziative sono poche e timide: solo la polizia non basta. Qualcuno mi ha raccontato che la droga é entrata tra i braccianti a giornata che lavorano nelle aziende di canna da zucchero e di pomodori. Il tagliatore di canna é pagato un tanto al metro: in un giorno ne taglia 5 metri cubi, ma con la droga raddoppia la produzione. É un´infezione che dilaga e non c´é tempo da perdere, ma chi é preparato? Ne abbiamo parlato nelle celebrazioni delle comunitá. La gente stenta a parlare apertamente del problema. Nell´ultima assemblea generale della parrocchia, sabato scorso, nessuno vi ha fatto cenno.

Non é venuta fuori nemmeno la "scelta preferenziale dei poveri". Si é parlato molto, invece, di formazione: principalmente biblica e liturgica. Cos´é, una fuga dalla realtá? Ci sará forse anche quello, perché siamo umani. Non abbiamo il coraggio di afferrare i tori per le corna. Anche come Chiesa locale abbiamo fatto due passi indietro e temo che si voglia farne altri. Ma cerchiamo di vedere il lato buono e non cadere nel pessimismo! Penso che questo sia un segno, una tacita ammissione che le ingiustizie e la violenza del mondo sono troppo grandi, la nostra volontá conta troppo poco, e bella grazia se riusciamo a mantenere la rotta nella sequela di Gesú e verso il Regno. Tra la gente la scelta preferenziale non é scomparsa. Viene a galla nelle conversazioni informali. In una comunitá rurale, l´altra sera, un ragazzone ha proclamato questa preghiera: "Preghiamo per i preti, affinché il Signore li sostenga e continuino a tenerci svegli e a mostrarci la direzione per sperare ancora nella salvezza". É chiaro che lui non si riferiva alle politiche ecclesiastiche, alle omissioni e ai compromessi che tradiscono i poveri, ma alla testimonianza e annuncio di Gesú Cristo. L´Eucaristia (Parola e Sacramento) é una luce nel cammino di tanti. Mi fido di questi doni che la Chiesa mi fa portare alla gente, nonostante le contraddizioni, i ritardi e le ipocrisie nell´azione concreta. Credo che, ancora una volta, l´umanitá stia affrontando le doglie del parto e lo Spirito Santo stia preparando la nascita di un mondo nuovo. Certo, un pó piú di disposizione alla profezia e al martirio ci vorrebbe, ma é dura.

A Bartimeo3 (domenica scorsa era l´onomastico del Blog, c´era il vangelo di Bartimeo) era sfuggita l´approvazione all´unanimitá da parte del Senato brasiliano, il 7 ottobre scorso, di un testo di Accordo con la Santa Sede che definisce lo Statuto giuridico della Chiesa cattolica in Brasile. In precedenza era stato approvato, dopo lunga discussione, dalla Camera. Ora seguirá l´Iter normale per entrare in vigore. Il fatto ha valore storico: dalla proclamazione della Repubblica (1889) non esisteva nella legislazione brasiliana uno strumento giuridico organico a cui fare riferimento. Fanno parte dell´Accordo: il riconoscimento immediato, da parte dello Stato, degli Istituti Ecclesiastici previsti dal Diritto canonico: Conferenza Nazionale dei Vescovi, le Diocesi, le Parrocchie e le Congregazioni religiose. Inoltre, le persone giuridiche "ecclesiastiche" finalizzate all´assistenza sociale, come le opere sociali, avranno diritto alle stesse esenzioni, immunitá e benefici attribuiti alle entitá civili dello stesso genere. Il patrimonio storico, artistico e culturale della Chiesa Cattolica sará considerato "patrimonio culturale brasiliano" e avrá diritto alla protezione e salvaguardia da parte dello Stato. I luoghi di culto, i simboli, le liturgie, le immagini e oggetti culturali della Chiesa Cattolica saranno protetti contro violazioni e mancanze di rispetto. I titoli accademici e le qualifiche ottenute in universitá della Chiesa potranno essere riconosciuti in Brasile. Ed é stata aperta la possibilitá di insegnamento religioso cattolico nelle scuole pubbliche (primo e secondo grado) con iscrizione facoltativa.

Non chiedete a me di commentare il testo perché non l´ho letto. Quelli che se ne intendono dicono che é utile perché compatta le norme che giá esistevano in ordine sparso, e fa chiarezza. Noi italiani guardiamoci dai paragoni: le relazioni tra Stato e Chiesa, e tra Stato e societá, sono diversissime da un paese all´altro. Penso che l´ultimo item sará quello che dará piú filo da torcere quando qualcuno lo vorrá realizzare. L´insegnamento religioso nelle scuole, in Brasile, c´é ed é facoltativo e pluralista. I professori sono di nomina statale o comunale (a seconda del tipo di scuola). C´é una traccia elaborata da commissioni ecumeniche e inter-religiose. Sappiamo che ci sono professori (soprattutto evangelici) che ne approfittano per catechizzare, ma in genere l´insegnamento é di cultura religiosa nel senso piú ampio del termine, sul filone di un cristianesimo molto annacquato anche se poggiato sulla Bibbia: e mi pare che a quasi tutti piaccia cosí. Relativismo puro, direbbe qualcuno. D´altra parte suppongo che si possa dire senza timore di smentita: il cristianesimo é assai piú che una religione. É farsi discepoli di Gesú e seguirlo sulla via indicata dal Vangelo. La scelta di trasformarlo in una religione da manuale scolastico presuppone l´abbandono della sua radicalitá e la sua "mondanizzazione". Diventa una norma di vita adattata a una fede paganeggiante, coi suoi valori e i suoi idoli. Un galateo spirituale per rendere il popolo governabile. Fu cosí anche nel IV secolo, ai tempi di Costantino, quando furono scritti i primi testi scolastici di religione cristiana. La conversione autentica avviene in altri modi sotto l´azione dello Spirito Santo, ed é collegata non alla scuola pubblica ma alla comunione con le comunitá cristiane che vivono l´Eucaristia.

Domenica scorsa, per la Pastorale del Brasile, era anche la "Giornata Nazionale della Gioventú". In lingua nostra é chiamato DNJ: si puó leggere anche Disastro Nazionale della Gioventú, perché la pastorale giovanile va malissimo. Le manifestazioni di questa giornata riuniscono parecchi giovani, perché si affitta un pulman e si scarrozzano i giovani gratuitamente. Molti vanno solo per fare una passeggiata. Perché sará che i gruppi organizzati di "pastorale della gioventú" sono in una crisi cosí profonda, mentre invece ci sono tanti giovani a messa e nelle diverse equipes di pastorale? Tanti sono i giovani che cercano Gesú Cristo e un cammino di fede,
e tanti quelli che lo trovano in un impegno concreto di comunitá. Sembra quasi che ci sia un mondo giovanile impenetrabile all´offerta della nostra pastorale: chi si inserisce nella Chiesa esce da quel mondo. Nemmeno i giovani piú impegnati nella parrocchia sono capaci di fare pastorale giovanile. Dove sta il problema, e qual´é la soluzione?

Scrive, in proposito, Dom Demetrio Valentini vescovo di Jales (SP) e coordinatore nazionale della Caritas: "Per quanto riguarda i giovani, sicuramente la maggioranza non ha nemmeno avuto notizia dell´iniziativa, e non sa che esiste un giorno nazionale della gioventú. Oggi la crisi di identitá che i giovani vivono é tale, che a loro interessa poco sapere se la societá si preoccupa per loro e dedica loro un giorno speciale. Non é facile capire che cosa sta accadendo alla gioventú. Non é facile avere a che fare coi giovani. Lo dicano i genitori, che guardano i loro figli con perplessitá, e sono spaventati dalla grande differenza tra generazioni. Lo dica la scuola, a cui vengono i brividi davanti ai problemi che i suoi alunni sollevano, e si sente incapace di offrire soluzioni. Lo dica la Chiesa, che ha perduto il contatto coi giovani e non sa piú come riallacciare il dialogo con loro".

Continua dom Demetrio: "´Del resto, siamo tutti d´accordo che viviamo un´epoca di cambiamenti allucinanti, tanto da farci dire che "non é un´epoca di cambiamenti ma un cambiamento di epoca", come ha riconosciuto recentemente la Conferenza di Aparecida. Ebbene, i cambiamenti incidono piú direttamente sui giovani. Essi si trovano allo sbaraglio senza rifugi di protezione, che possano attutire l´impatto delle rapide trasformazioni culturali in corso ai nostri giorni. Oltretutto, i giovani sono bersaglio scelto di chi sfrutta la situazione per fatturare sulla debolezza umana. I giovani diventano obiettivo di manovre dannose, che hanno la loro traduzione piú crudele e dannosa nella rapida disseminazione della droga". (....) Ebbene, questo é il mondo dei giovani. Davanti ad esso non é il caso di scoraggiarsi. Perché nonostante tutto, i giovani conservano il desiderio di vita, la sete di valori autentici. La cosa migliore é sfidarli a diventare essi stessi protagonisti della propria realizzazione". "Sfidare i giovani a farsi carico della loro missione" (Adital).

Foto: 1)inquinamento del Rio das Pedras. 2) 88mo compleanno di don Eligio.
3) Superfrango: l´industria di abbattimento dei polli. 3) La famiglia riunita.

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