3 novembre 2009

REQUIEM - DE PROFUNDIS

Foto: paesaggio nordestino della regione semi-arida.

Il titolo non é per via della giornata di ieri, dedicata ai morti. Dom Tomás Balduino, in occasione della visita di Lula alla regione nordestina del Rio São Francisco (di cui vi ho dato notizia il mese scorso) ha pubblicato questo articolo intitolato: "Requiem per la trasposizione del Rio São Francisco". Non contento di segnalarvelo, lo copio e traduco per voi dal sito ADITAL. Per chi non ne fosse informato, la deviazione delle acque del grande fiume provocó, negli ultimi anni, un duro conflitto col governo Lula da parte dell´associazione di abitanti delle rive sostenuta addirittura dal Vescovo, Dom Luís Cappio, che contro quest´opera faraonica e giudicata da molti inutile e dannosa, corse il rischio di due lunghi scioperi della fame.

É naturale che i capi di Stato sognino di legare la propria memoria ad una grande opera perenne. Brasília é il monumento che ha immortalato Juscelino Kubitschek. Immagino che Lula, nordestino che ha sofferto la sete nella regione semiarida e ha portato anfore d´acqua sulla testa, stia sognando di stabilire un legame personale col nordestino fiume São Francisco, simbolo di integrazione nazionale, trasformando il grande sertão della siccitá in un´oasi benedetta, grazie a un gigantesco progetto di trasposizione delle sue acque. Il progetto non avrebbe nulla da invidiare alla Transamazônica e nemmeno a Itaipu. Questo spiega, chissá, la sua appassionata cocciutaggine nel volere portare avanti quest´opera nonostante le innumerevoli reazioni contrarie da parte del Potere Giudiziario, del Ministero Pubblico, dei midia, di scienziati, dell´episcopato cattolico, di organizzazioni sociali, dei colpiti dalle opere: contadini, abitanti dei quilombos, gruppi indigeni.

Nella sua escursione lungo il canale progettato, portando sulla tribuna Ciro Gomes (suo avversario politico, ndt), oltre alla sua candidata Dilma Rousseff, non é mancato, da parte del presidente, l´iroso messaggio riguardo a quelli che lui considera gli ostacoli alla trasposizione. Nel frattempo, l´attenzione di molti é stata attratta dal gesto del vescovo di Barra, dom Luiz Cappio, che ha fatto suonare le campane a morto nella cattedrale mentre Lula passeggiava per quella cittá. Le campane sono il secolare e inconfondibile contrassegno della cultura cristiana nei templi delle grandi metropoli e nelle piccole cappelle dell´interno. Accompagnano le gioie e le speranze, le tristezze e le angustie della comunitá nei maggiori eventi locali o annunciano, col loro rintocco lugubre, la morte di persone care e il Giorno dei Morti.

Conoscendo personalmente i sentimenti di quell´uomo, che non ha esitato a mettere la sua vita a disposizione del popolo della riva e della rivitalizzazione del fiume, posso dire che quel gesto, di suonare le campane, cosí come quello del digiuno, hanno il peso di una profezia. Questi simboli vogliono dire che la trasposizione del São Francisco non terminerá. Morirá. Riposerá in pace. Perció, requiem per lei! Molta gente é convinta che il mega-progetto non é realizzabile. Ecco le ragioni. La trasposizione pretende sollevare in modo continuo, con un dislivello di 300 metri, 2,1 miliardi di metri cubi dell´acqua piú cara del mondo verso il Nordest, che per conto suo accumula giá 37 miliardi di m3 a costo zero. Se il problema della siccitá del Nordest non si risolve con questi 37 miliardi di metri cubi immagazzinati, sará risolto con i 2,1 miliardi di metri cubi della trasposizione?

Una certezza che hanno in molti: i 70 mila laghetti artificiali del Nordest costruiti in questi cento anni dimostrano che lá non c´é mancanza di acqua. Ció che manca é la distribuzione di quest´acqua. Basta impiantare un vigoroso sistema di condutture, come é stato proposto dall´Agência Nacional de Águas per mezzo dell´"Atlante del Nordest"che é stato ridotto al silenzio dal governo. Si tratta di portare l´acqua, per mezzo di una maglia di tubi e condotti, a tutta la popolazione sparsa del semi-arido, per il rifornimento umano, senza la trasposizione. Mentre la trasposizione servirebbe 12 milioni di persone in quattro Stati, secondo dati ufficiali, il progetto alternativo ne rifornirebbe 44 milioni in dieci Stati. Costo: la metá del prezzo della trasposizione. Nel mezzo di questo intreccio di conflitti, esiste un rintocco di campane foriero di speranza.


Mentre da un lato prevale l´industria della siccitá (la trasposizione ne fa parte), che rende una fortuna ai politici e impresari e mantiene il popolo nella situazione di disastrato e migrante, secondo l´espressione lirica di Luis Gonzaga (cantautore famoso per le sue popolarissime canzoni sulle vittime dei periodi di siccitá del nordest, ndt), di Portinari (pittore famoso per i quadri sullo stesso tema, ndt), di Graciliano Ramos (scrittore famoso per il romanzo "Vite Secche", ndt.), di João Cabral de Melo Neto (autore del poema "Morte e vita Severina" ambientato in quella regione, ndt.), eccetera, dall´altra parte sta nascendo una nuova coscienza nelle comunitá popolari carica di speranza liberatrice.

Si tratta di convivere col semi-arido. Come i popoli del ghiaccio, delle isole e del deserto vivono bene convivendo col loro habitat, cosí questo popolo comincia a scoprire la straordinaria ricchezza della vita nel Nordest. La questione non é "farla finita con la siccitá", ma adattarsi all´ambiente in modo intelligente. Su questo percorso, un muratore del Sergipe ha inventato la tecnologia rivoluzionaria delle chiamate cisterne familiari di captazione dell´acqua della pioggia per il consumo umano. Sta arrivando, perció, la trasfigurazione del popolo e della terra costruita dal basso verso l´alto, nel rispetto della convivenza, liberandosi dai progetti faraonici devastatori, imposti autoritariamente dall´alto al basso. Questo umile rintocco di campane, allegro e festivo, giá puó essere udito con nitidezza, poiché questo cambiamento, pieno di vita e speranza, é un fatto compiuto nel grande sertão nordestino
.

D. Tomás Balduino

Per gli amanti della poesia (che capiscono la lingua) segue un piccolo brano del poeta nordestino João Cabral de Melo Neto.

O RETIRANTE EXPLICA AO LEITOR QUEM É E A QUE VAI

— O meu nome é Severino,
como não tenho outro de pia.
Como há muitos Severinos,
que é santo de romaria,
deram então de me chamar
Severino de Maria
como há muitos Severinos
com mães chamadas Maria,
fiquei sendo o da Maria
do finado Zacarias.

Mas isso ainda diz pouco:
há muitos na freguesia,
por causa de um coronel
que se chamou Zacarias
e que foi o mais antigo
senhor desta sesmaria.

Como então dizer quem falo
ora a Vossas Senhorias?
Vejamos: é o Severino
da Maria do Zacarias,
lá da serra da Costela,
limites da Paraíba.

Mas isso ainda diz pouco:
se ao menos mais cinco havia
com nome de Severino
filhos de tantas Marias
mulheres de outros tantos,
já finados, Zacarias,
vivendo na mesma serra
magra e ossuda em que eu vivia.

Somos muitos Severinos
iguais em tudo na vida:
na mesma cabeça grande
que a custo é que se equilibra,
no mesmo ventre crescido
sobre as mesmas pernas finas
e iguais também porque o sangue,
que usamos tem pouca tinta.

E se somos Severinos
iguais em tudo na vida,
morremos de morte igual,
mesma morte severina:
que é a morte de que se morre
de velhice antes dos trinta,
de emboscada antes dos vinte
de fome um pouco por dia
(de fraqueza e de doença
é que a morte severina
ataca em qualquer idade,
e até gente não nascida).

Traduzione in prosa: "LO SFOLLATO DELLA SECCA SPIEGA AL LETTORE CHI É E VERSO CHE COSA CAMMINA" - Il mio nome é Severino - non ne ho altri di battesimo - e siccome ci sono molti Severino - che é un santo da pellegrinaggi - si sono messi a chiamarmi - Severino della Maria - e poiché ci sono molti severini - con madri chiamate Maria - sono diventato quello della Maria - del defunto Zaccaria.
Ma questo dice ancora poco - perché ce n´erano almeno altri cinque - con nome di Severino - figli di altrettante marie - mogli di altrettanti - giá defunti Zaccaria - che vivevano sulla stessa collina - magra e scheletrita in cui io vivevo. - Siamo molti Severino - uguali in tutto nella vita: - con la stessa testa grande - che a stenta si mantiene in equilibrio - con la stessa pancia gonfia - sulle stesse gambe sottili - e uguali anche perché il sangue - che usiamo ha poco colore.
E se siamo Severini - uguali in tutto nella vita - moriamo della stessa morte - stessa morte severina: - che é la morte di cui si muore - di vecchiaia prima dei trenta - di imboscata prima dei venti - di fame un pó tutti i giorni - (di debolezza e malattia - é che la morte severina - attacca a qualsiasi etá - e perfino gente non nata).

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