19 novembre 2009

POVERI E LIBERI?

Foto: 1 e 2)Hemerocallis del mio giardino; 3) Un dettaglio dell´incontro diocesano dei sindaci e consiglieri comunali.

Riprendiamo dalla notizia dell´ultimo post: "Una chiesa «povera e libera», «così dev'essere la comunità ecclesiale, per riuscire a parlare all'umanità contemporanea» ed essere vicina alle sfide di oggi: crisi economica, immigrazione, educazione dei giovani. Lo ha detto papa Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata nel Duomo di Brescia, culmine di una sua visita pastorale nella diocesi. (ANSA)". É vero, ma é complicato, no? La Chiesa é una istituzione molto grande, fortemente centralizzata. É quasi un impero: religioso, s´intende. Retta da un ordine sacerdotale che é come un esercito, e costa molto. Ha bisogno di molto denaro per far funzionare tutte le sue strutture. Come si fa a predicare in piena libertá il vangelo che denuncia l´oppressione sistematica dei potenti sui poveri, quando si dipende dal loro finanziamento? E la gente é disposta a sopportare una Chiesa povera e che sta dalla parte dei poveri?

Giá negli anni 60, durante il Vaticano II, dom Helder Câmara assieme a un nutrito gruppo di vescovi (circa 300), aveva fatto proposte concrete per un percorso di conversione della Chiesa alla povertá. Nel 64, dom Helder scrisse in una lettera: "Ho mostrato che piú grave ancora del trovarsi coinvolti dall´ingranaggio del denaro, é di essere prigionieri dell´ingranaggio del prestigio e della forza" (da "As noites de um profeta - Dom Helder Camara no Vaticano II, di José de Broucker, pag. 91, Paulus).

Mi fa venire in mente una vecchia canzone italiana il cui testo era: "E allora dái, e allora dái - le cose giuste tu le sai - e allora dái - e allora dái - dimmi perché tu non le fai?" Un amico mi ha mandato, dall´Appennino modenese, un testo sulla questione del crocefisso (in Italia c´é pure una questione del crocefisso), in cui conclude: "Tocca a tutti noi, ma in particolare tocca a voi, “colonne della chiesa”, mettervi alla testa del Popolo di Dio. Fate un bel passo indietro e datevi da fare ( demosi da far), come disse Giovanni Paolo secondo, scherzando in romanesco. Non c’è tanto da scherzare. Datevi da fare sul serio. Tocca a voi. Non so come, ma so con esattezza che c’è un modo solo: quello di quel tal Francesco da Assisi, Patrono d’Europa, che non volle mai far parte del clero del suo tempo. Fate in fretta prima che anche il suo ordine sia intaccato dal tarlo delle ricchezze. Non dite più che la chiesa è dei poveri: dimostratelo con la vita, e vedrete che mai nessuno metterà più in discussione il Cristo nelle scuole. Pace e bene a tutti!"

Lasciamo perdere, almeno per il momento, e occupiamoci di cose piú facili. Domenica scorsa sono andato a celebrare la messa a Calcilandia, tra le montagne, in un paesaggio da idillio. Una signora mi ha fatto notare quella meraviglia: davanti a una finestra della cappella isolata in mezzo alla steppa, un´immensa distesa verde con il bestiame intento a pascolare, e sullo sfondo le montagne della Serra Dourada, suggestive, che si innalzano fino ai mille metri di quota. Faceva un caldo terribile, ed io sudavo e sudavo. Ad un tratto, durante il canto, ho pensato bene di sedermi per un pó, per riprendere fiato. Immediatamente una signora mi ha portato un bicchiere di acqua fresca. In quell´istante mi sono reso conto di quanto siano cambiati i tempi. In quel posto alla fine del mondo, fino a poco tempo fa non avevano nemmeno l´energia elettrica. Ho costruito io il primo rustico di quella chiesina, quasi 40 anni or sono. Si celebrava la messa alle tre del pomeriggio, e si moriva di caldo. I bambini erano molti, allora, e di solito piangevano in coro. Se mi fossi seduto a quel modo, probabilmente mi avrebbero preso per un frocio. Ora che si celebra di sera, i bambini sono pochi e ben nutriti, la gente ha installato in chiesa una macchinetta che fornisce acqua naturale e acqua fresca: e me la portano all´altare.

Calcilandia mi ricorda don Graziano Botti. Prima di me, nel 67, era lui a celebrare in quel paese che, a quei tempi, di chiamava Caiera (é il nome popolare per designare una cava di pietra da calce). Gli uomini lavoravano alla cava. Lavoro infame, e molti erano fuggitivi della giustizia di altri Stati del Brasile. Quello che guadagnavano, finiva quasi tutto in favolose bevute di "cachaça". Non c´era la cappella, e la messa era nell´unica sala grande della scuola elementare, al centro della borgata. Di fronte c´erano due o tre "botecos", botteghe in cui si vendeva di tutto e che servivano anche da bar. Gli uomini arrivavano a messa con il "macete" alla cintura. C´era uno che quando era ubriaco piangeva come un bimbo e voleva confessarsi: veniva da me, e io non sapevo come trattarlo. Guardavo quel macete alla sua cintura, e proferivo parole amichevoli. Mi raccontavano che don Graziano, una volta, dovette scappare in uno stanzino perché cominció una sparatoria intorno alla piazza mentre celebrava, e i fedeli si sparpagliarono da ogni parte. Adesso io critico il progresso che distrugge l´ambiente, il capitalismo che ha sconvolto la cultura contadina: e la gente sta attenta, molti sono d´accordo. Ma lo possiamo fare perché c´é stato il progresso. Me la chiarite, voi, questa contraddizione?

Un episodio molto simile mi é accaduto martedí sera, nella Fazenda Maria Alves, assai piú vicina e meno impervia. Confessioni dei cresimandi (tutti adulti) in una cappella nuovissima, ampia e confortata da grandi ventilatori. Intorno, aranceti bellissimi e piantagioni di soia, irrigati da un impianto centrale a pivot. La serata era afosa e la chiesina era un forno, nonostante la ventilazione artificiale. Ad un certo punto entra un giovanotto per confessarsi e mi fa: "Padre, lei quí muore dal caldo. Bisognerá che montiamo un condizionatore, se no uccidiamo i nostri preti!". Io, che non ho mai amato l´aria condizionata, gli ho fatto notare: "Hai mai pensato che cosa accadrebbe se la gente, in tutti i posti caldi del mondo, installasse un condizionatore? Quanta energia bisognerebbe produrre? Quanto inquinamento e devastazione ambientale in piú? Non é meglio sopportare un pó di caldo?" Ci ha pensato un pó, e poi mi ha risposto: "Ha ragione. Nei vostri paesi c´é giá questo problema. É meglio il caldo, tanto tra poco cade la pioggia".

Sono aneddoti banali, ma rivelano un problema assai reale e importante: la tecnologia e il nuovo modo di vivere avanzano alla velocitá della luce. Dove ci portano? Non si torna indietro, non ci si ferma. L´unica alternativa é formare una coscienza nuova per i tempi nuovi: in caso contrario il futuro, se c´é, sará un inferno. Pensate se dovessimo affrontare il futuro mondializzato che si prospetta, con la mentalitá di quel comune italiano che, se é vero ció che ho letto su un quotidiano, ha organizzato l´operazione Bianco Natale: "Vigili casa per casa per togliere la residenza a chi non è in regola. L'assessore: "Natale non è la festa dell'accoglienza, ma della nostra identità cristiana" (di SANDRO DE RICCARDIS). Proprio il Natale dovevano scegliere, per combattere l´accoglienza: "Ella lo fasció e lo pose nella mangiatoia, poiché non c´era posto per loro dentro casa" - Luca, 2, 7). Siamo indietro con la coscienza planetaria! Per questo anche la Chiesa Brasiliana ha sentito il bisogno di lanciare una riflessione sull´economia nella prossima Campagna della Fraternitá. Vi trascrivo in anteprima la presentazione della campagna della Conferenza Nazionale dei Vescovi (CNBB).

"La Campagna della Fraternitá del 2010, la terza campagna ecumenica, ha come tema “Economia e Vita” e come motto “Voi non potete servire a Dio e al denaro". Una frase ricorrente nel testo base riassume bene il suo messaggio: una economia al servizio della vita. Creare un´economia al servizio della vita, questo é un enorme programma di conversione, individuale e collettivo, locale e regionale, nazionale e internazionale, planetario. L´obiettivo é immenso: si tratta nientemeno che della salvezza, ben concretamente. E la sfida non é da meno: spingere il cambiamento del sistema del modo in cui l´umanitá organizza il sostentamento delle proprie necessitá e la sua convivenza su questo pianeta. Cosí il tema della Campagna della Fraternitá ha la sua messa a fuoco diretta nella costruzione del Regno di Dio, nella costruzione di relazioni basate nel riconoscere che siamo parte della creazione, che in Dio siamo una cosa sola e siamo uguali, fratelli e sorelle. É da questo riconoscimento che nascono la solidarietá e la giustizia, capaci di provocare il cambiamento di direzione nel capitalismo sfrenato e predatore, i cui effetti piú perversi sono la miseria, la disuguaglianza smisurata e la degradazione della natura fino al punto di minacciare la vita sul pianeta. (Suor Rita Petra Kallabis mc[1)
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[1] Economista, master in Sviluppo Economico nella Unicamp, email: rita_kallabis@yahoo.com.br

1 commento:

  1. orrei puntualizzare alcuni aspetti che da persona semplice e non colta ritengo importanti.

    Il progresso è un ottima cosa, è la crescita dell'uomo e deve di pari passo essere completo in tutte le componenti dell'uomo. Non solo economico e tecnologico, ma anche in termini culturali, dei diritti, delle conoscenze e del benessere. Le nuove idee spesso definite rivoluzionarie portano progresso nei rapporti umani e nei diritti. Forse basterebbe verificare come viveva in Italia la povera gente a inizio 900 , quanti bimbi morivano, chi poteva votare, quale era il ruolo delle donne, quale era il reale livello di giustizia sociale. Quante persone fuggivano dalla disperazione verso l'ignoto, verso un sogno, verso altri stati, che vista la condizione in cui vivevano ritenevano non potesse essere peggiore dove andavano, ma a volte lo era .
    Certamente il messaggio di Cristo fu un grande balzo avanti nel progresso umano, nel rapporto tra gli uomini anche diversi, nel rispetto profondo della dignità dell'uomo. Ha portato nuovi diritti e benessere delle donne, dei poveri, degli schiavi, dei bimbi, dei prigionieri ecc.
    Purtroppo come tutte le cose l'uomo può usare il progresso per il suo benessere, per crescere in modo sostenibile, ma anche per ideologie sbagliate come l'Obiectivisme che ha guidato al finanza negli ultimi anni, speculazione fine a se stessa senza nessun rapporto con il benessere delle persone, anzi contro il benessere delle persone.
    Personalmente ritengo che il progresso sia un ottima cosa, la conoscenza lo è sempre, occorre però che l'uomo l'utilizzi per il suo benessere e non per scopi e ambizioni di pochi. Io certamente non rimpiango il passato, mi piace ciò che il passato ci ha lasciato, ma cerco anche di capire quali erano le condizioni dell'uomo, il suo reale benessere. Io credo che le soluzioni dell'attuale soluzione saranno nelle nuove conoscenze dell'uomo e non nel rimpianto del passato, non nel conservazionismo ideologico del nostro staus quo.

    Certamente il consumismo sfrenato portato dall'ideologia dell'obiectivisme non è un benessere reale dell'uomo, non è uno sfruttamento sostenibile del pianeta su cui siamo.
    Sono d accordo padre Chico, occorre che ognuno di noi pensi cosa comporta per il pianeta per tutti gli uomini quel piccolo momento di benessere momentaneo, occorre che ognuno di noi inizi a pensare cosa comporta ogni azione che fa.
    Un semplice pasto composto da un succo di arancio, una pasta, carne, pomodori e fagiolini, acqua e una mela possono comportare la produzione di g.1550 di CO2 se scegliamo attentamente che possono però diventare g 6670 di CO2 per lo stesso pasto . Trasporti, lavorazioni, imballi ecc. incidono moltissimo nelle nostre piccole cose quotidiane e io credo che il problema ambientale potrà essere superato solo da una maggior coscienza delle persone e maggior conoscenza e cultura sul problema .
    Credo che una maggior sobrietà dei cristiani, una analisi coscienzionsa dei loro comportamenti quotidiani anche nelle piccole cose porterebbero a risolvere molti dei problemi attuali. La soluzione come sempre non verra dall'alto ma da ciò che ognuno di noi farà. Certamente oggi serve una grande balzo avanti dell'uomo culturalmente, deve esserci una presa di coscienza del suo reale benessere e dei problemi planetari che sono incombenti.. La globalizzazione non può essere solo economica ma anche culturale e soprattutto nelle conoscenze e nelle scelte fatte da ognuno.
    Il problema ambientale, il benessere dell'uomo, i diritti dell'uomo non lo possiamo più pensare solo fuori dalla nostra porta ma in modo globale .

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