6 aprile 2009

PASQUA: C'E' ANCORA SPERANZA?

Li abbiamo tutto intorno nelle vicinanze, nella nostra città, qualche volta anche in casa nostra: i poveri cristi di oggi, in Brasile, in Italia e in ogni parte del mondo. Derisi, umiliati, coronati di spine, fatti bersaglio di sputi e percosse come Gesù Cristo. Durante questa settimana noi cattolici, mentre celebriamo l'Eucaristia e l'adorazione della croce, perchè non pensiamo un pò a loro? Anzi, questi sono i cristi che tutti possono riconoscere: anche chi ha altra chiesa, altro culto o nessun culto. Ognuno faccia la lista che gli pare: saranno i migranti, gli anziani lasciati soli, l'infanzia violata, gli africani, gli zingari, i carcerati, i barboni, gli emarginati delle periferie, i malati gravi, chiunque altro. Se ce ne sono ancora tanti anche nei paesi cristiani, vuol dire che il cristianesimo è ancora ai primi passi. Siamo dei "pre-cristiani". I nostri artisti hanno fatto della croce il simbolo più forte, e noi amiamo adorarla perchè ci tocca il cuore, ma siamo ben lontani dall'aver costruito un mondo in cui Cristo non sia più crocefisso.

Chiediamoci, ogni tanto: "Perchè mai Gesù Cristo si sarebbe sottoposto a una fine così dolorosa, vergognosa e sanguinosa, se non per indurci a guardarlo nei nostri simili sottoposti alle stesse condizioni?" Gli spiritualisti affermano che l'ha fatto per pagare col suo sangue, a Dio Padre offeso, il peccato degli uomini e donne: un "atto dovuto", in poche parole. Pagare col sangue e con il dolore: se non lo accettassimo solo come una metafora, sarebbe un discorso da macellai, o dei tempi remoti in cui la gente immolava agli dèi i neonati e le fanciulle vergini. I Vangeli attestano che Cristo non amava il dolore e la morte, e che fu vittima di una sentenza dei sacerdoti del Tempio eseguita dal potere civile di Pilato. Condannato per evitare che il popolo, illuminato dalle sue parole, lo seguisse nella sua utopia, come sostengono i Vangeli. Non faremo un vero culto alla croce e al Crocefisso, se non ci impegneremo per realizzare la sua utopia: "dare la vista ai ciechi, far camminare gli storpi, sciogliere i prigionieri dalle catene e liberare gli oppressi". Gesù non è morto per una futile sete di vendetta di un Dio arrabbiato, ma per la dignità e felicità della creatura-uomo.

Siamo ben lontani dal traguardo. C'è ancora speranza? Secondo molti osservatori di questa parte del pianeta, il G20 sta studiando il modo di far cadere ancora una volta gli effetti della crisi sui paesi del "terzo mondo". E di prendere qualche misura palliativa per i disastri ambientali: una specie di intonacatura con una mano di vernice. Una nuova facciata, senza cambiare nulla dentro casa. Ho letto che nel 2007 il Pil mondiale sarebbe stato di 55 trilioni di dollari, ma gli acquisti e vendite hanno raggiunto complessivamente una cifra dieci volte superiore. Significherebbe che il denaro che sta girando per il mondo,per il 90% è carta senza valore. Il buco è enorme. Non so se sia vero, perchè non ci capisco nulla: ma spero che non lo sia.

Se si pensa che studiosi dei problemi ambientali hanno dichiarato che l'anno 2008 è stato L'ANNO DEL SORPASSO DEL PIANETA (L. Boff): infatti l'umanità ha consumato il 140% per cento delle risorse rinnovabili della terra. Tra parentesi: noi diciamo "l'umanità", ma di questo volume di consumi è responsabile solo il 20% degli abitanti del globo, che consuma l'82% delle risorse. Il restante 80% di esseri umani consuma appena il 18% del totale. Il modello, però, è lo stesso anche per loro. L' 80% che consuma poco o niente si ritiene infelice perchè non può consumare tanto come gli altri. Quasi tutti pensano che la felicità sia consumare il massimo possibile. La terra non ce la fa più e il sud del mondo è in via di devastazione completa! In questi ultimi anni l'estrazione mineraria, nei nostri paesi, è aumentata spaventosamente: già molte associazioni di difesa ambientale sono in stato d'allarme. Apparentemente abbiamo imboccato una strada senza ritorno.

La parola economia viene da OIKOS, parola greca che indica LA CASA. Il pianeta terra è la nostra casa. La nostra casa che non ci sopporta più, e che è piena di crepe. Noi stessi, l'umanità, non ci sopportiamo più gli uni con gli altri. Surriscaldamento dell'atmosfera, scioglimento dei ghiacci polari (in questi giorni si è staccato un Iceberg, dicono, delle dimensioni dell'isola di Giamaica), crisi finanziaria ed economica, crisi sociale, crisi politica, crisi etica, di spiritualità e di umanità, sono altrettante bombe che stanno esplodendo una dopo l'altra. Siamo noi stessi a provocare tutto questo. Quando il nostro sistema produttivo è capace di funzionare solo aumentando il ritmo dei consumi, non si può davvero fare a meno di aspettarci giorni tristi: anarchia, violenza, tremendi conflitti sociali e guerre devastanti. Bisognerebbe accontentarsi, almeno, di un livello di consumi più modesto, senza sprechi. Cominciamo dalle tasse ai milionari e dall'usare meno borsine di plastica.

Che fare? La diagnosi è molto dura, anzi spietata: speriamo che sia anche esagerata! Ma è solo questione di tempo. Coi diagnostici spesso è così, solo questione di tempo. La previsione del terremoto in abruzzo, fino a ieri, era esagerata e priva di fondamento, tanto da indurre le autorità a processare chi l'aveva fatta. Poi, purtroppo, si è dimostrata più esatta di quanto non si aspettassero gli scienziati con laurea. Se non cambiamo sistema prima o poi finiremo in un mare di guai! Mi piace l'ottimismo, ma non nelle analisi, bensì nell'impegno per prevenire. Per noi che crediamo in Dio e in Gesù Cristo sarebbe assurdo perdere la speranza in Lui e nelle risorse spirituali e morali dell'umanità. E penso che lo sia anche per i non credenti, perchè tutti abbiamo nel fondo del cuore questa riserva di fiducia e speranza. Non c'è bisogno assoluto di avere un Dio all'orizzonte: Dio è dentro di noi. Diceva il profeta: "Imprimerò la mia legge nelle sue viscere e la scriverò nel suo cuore" (Geremia, 31, 33). Ce la possiamo fare: basta che ci mettiamo insieme, restiamo uniti e tiriamo fuori il meglio di noi stessi. Ognuno deve fare la sua parte. Del resto il Cristo, lo seguiamo durante questa settimana con la mente, lungo il calvario e fino alla croce, poi fino alla risurrezione. Dopo la settimana santa c'è il sabato di alleluia. La Pasqua coincide, almeno dalle vostre parti, con la primavera: che fa rinascere la natura castigata dal lungo e freddo inverno. Ce la possiamo fare a continuare il ciclo degli inverni-primavere? Ripetiamo la frase di una famoso libro italiano scritto da bambini di scuola elementare: "Speriamo che ce la faccio".

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