21 aprile 2009

I NOSTRI AVI, COM'ERAN BRAVI


Oggi è festa civile. Mentre in Italia vi preparate a celebrare la Resistenza, il Brasile celebra Tirandentes, martire dell'indipendenza brasiliana. Lo vedete in un dipinto di Pedro Amèrico del 1793, tagliato a pezzi. Gli uffici pubblici e le scuole, in genere, hanno già chiuso da sabato scorso, perchè siamo quasi tutti d'accordo che la vita non è fatta solo per lavorare. Ma è anche un giorno triste, perchè domenica mattina scorsa è accaduto un altro grave delitto conseguenza di un misto di droga e alcool. Divino, un giovanotto che abbiamo conosciuto come ottimo ragazzo fino a un anno fa, ha ucciso il suo patrigno a coltellate, in casa, in seguito a una lite per futili motivi dopo una notte di baldoria. La vittima, un brav'uomo; il figliastro un buon ragazzo. Una famiglia di poveri e onesti. Come può scoppiare d'improvviso una simile violenza? La droga e l'alcool stanno rovinando i giovani. La società contemporanea è sbandata. I punti di riferimento tradizionali non tengono più, e la gente non ne ha ancora trovati altri più solidi. Alcuni immaginano che si debba tornare indietro, a epoche in cui presumono esistessero moralità, giustizia, pace, amore vero e solidarietà. Ma è impossibile. Inoltre, il passato non era tutto ciò che i nostalgici (o gli spaventati) sognano.

Come dimostra il caso di Tiradentes, eroe nazionale brasiliano che oggi commemoriamo. Vi riassumo la storia: servirà specialmente per chi è curioso di conoscere un pò meglio il passato del Brasile. Userò, come pro-memoria, la trafila pubblicata sul sito di Wikipedia. Tiradentes si chiamava Joaquim Josè da Silva Xavier, soprannominato Tiradentes per uno dei tanti mestieri che ha professato nella vita: quello di dentista, che a quei tempi consisteva nello strappare denti. Battezzato il 12 novembre 1746 (nel periodo coloniale il registro religioso sostituiva quello civile), quarto di sette figli, in un villaggio nei pressi di Sao Joao del Rei, Stato di Minas Gerais. Rimase orfano di madre a nove anni, e di padre a undici anni. Fu dentista, conduttore di carovane di muli, minatore, commerciante e militare. Suo padre era proprietario rurale, ma dopo la morte i figli perdettero tutto per pagare i debiti. Non fece studi regolari e rimase sotto la tutela di un padrino che era, secondo gli usi dell'epoca, "dentista chirurgo". In seguito diventò socio di una bottega di assistenza ai poveri e si diede anche alle pratiche farmaceutiche e alla professione di venditore di agli. Come commerciante se la cavò piuttosto male. Nel 1780 (a 34 anni) cominciò a lavorare per il governo come militare e dopo un anno divenne comandante di un distaccamento che controllava la strada su cui passavano le carovane per trasportare l'oro di Minas Gerais al porto di Rio de Janeiro, con destino a Lisbona.

Fu da questo periodo in poi che si avvicinò ai gruppi che criticavano lo sfruttamento del Brasile da parte della madrepatria portoghese, che diventava evidente confrontando la povertà della gente in Minas Gerais con la quantità di oro che andava verso il Portogallo. A questo si aggiungeva l'insoddisfazione di non poter fare carriera per mancanza di studi e per livello sociale. Infatti il massimo grado che raggiunse fu quello di Alfiere, che a quei tempi era il grado iniziale degli ufficiali. Nel 1787 si dimise dalla cavalleria. Abitò poi, per un anno circa, a Rio de Janeiro, dove ideò alcuni progetti civili importanti come il trenino per il Pao de Açucar e la canalizzazione di due fiumi per il rifornimento dell'acqua alla città. Tuttavia non ottenne il permesso per realizzare queste opere. Anche questo disprezzo del governo di Lisbona verso il suo lavoro aumentò, in lui, il desiderio di liberazione della colonia. Tornato in Minas Gerais, cominciò a predicare l'indipendenza della provincia di Minas e organizzò un movimento sostenuto anche da membri del clero e dell'elite sociale della regione.

Per capire quello che seguì, occorre ricordare che in quel periodo l'elite brasiliana era di due tipi: rurale, costituita da grandi proprietari terrieri che praticavano la monocoltura a favore del mercato europeo, utilizzando mano d'opera schiava. Questi erano una specie di feudatari medievali adattati alle esigenze locali. L'altra, diffusa soprattutto in Minas Gerais, Goiàs e Mato Grosso, si dedicava alle miniere di oro e argento, utilizzando anche per questo essi mano d'opera schiava. Dopo il 1750 la produzione delle miniere cominciò a decrescere, ma non decresceva la tassa che il governo di Lisbona imponeva alle provincie minerarie: la Quinta, che stabiliva per tutti e per sempre il pagamento di 100 "arrobas" di oro all'anno (una arroba è 15 chili). Rimaneva sempre meno oro sul posto e la prosperità delle principali città minerarie andava in declino, lasciando dietro di sè il malcontento. In coincidenza con questo, nell'Università di Coimbra (in Portogallo) il Primo Ministro del Regno, Marchese di Pombal, aveva imposto un aggiornamento degli studi secondo le idee liberali dell'Enciclopedia Francese. I figli delle famiglie brasiliane più ricche, che andavano là a studiare, tornavano a casa con idee rivoluzionarie repubblicane e con simpatie massoniche. Si preparava una rivoluzione dei poveri guidata dai ricchi. Poteva funzionare?

Nel 1789, anno della Rivoluzione Francese, iniziò il movimento insurrezionale chiamato "Inconfidencia mineira", che al grido di "Viva la Repubblica" guadagnò in poco tempo l'adesione popolare. Il loro piano era dichiarare l'indipendenza della provincia e fondare una repubblica con capitale a Sao Joao del Rei, dove intendevano fondare una Università. Ben presto, però, la cospirazione fu sventata: il 15 marzo un gruppo di personaggi di alto rango che facevano parte del complotto, denunciò i compagni in cambio del perdono dei loro debiti minerari con il Ministero delle Finanze Reali. In seguito alla denuncia, i rappresentanti della corona portoghese ridussero le esigenze di riscossione di tasse arretrate per svuotare il malcontento della sommossa, e avviarono una investigazione. Uno alla volta i cospiratori rimasti furono arrestati. Anche Tiradentes, che era fuggito a Rio di Janeiro e si era nascosto in casa di amici, fu scoperto e incarcerato.

Il processo durò tre anni, alla fine dei quali solo per Tiradentes (probabilmente perchè era il più povero) fu sentenziata la condanna a morte. Secondo le cronache fu in parte anche lui graziato, perchè la sentenza imponeva una "morte crudele" secondo le leggi del Regno, e invece fu solamente impiccato. Gli altri furono condannati per "delitto di lesa maestà" definito come tradimento del re, un delitto che la "legge alfonsina" paragonava alla lebbra. "Lesa maestà significa tradimento commesso contro la persona del re, o del suo Reale Stato, che è tanto grave e abominevole, e che gli antichi Sapienti tanto esecrarono, che lo paragonavano alla lebbra. Perchè come questa infermità riempie tutto il corpo, senza che mai si possa curare, e impedisce i discendenti di chi ne è affetto e chi parla con lui, cosa per cui (il malato) è separato dalla comunicazione della gente: così l'errore di tradimento condanna chi lo commette, e impedisce e infama i suoi discendenti, anche se non hanno colpa.”

E così, in un mattino del sabato 21 aprile 1792, Tiradentes percorse in processione le strade del centro di Rio de Janeiro, nel tratto tra la prigione pubblica e il luogo in cui era stato montato il patibolo. Il governo generale si industriò per trasformare quell'esecuzione in una dimostrazione di forza della corona portoghese, preparandola come un grandioso spettacolo. La lettura della sentenza si estese per diciotto ore, dopo le quali ci furono discorsi di acclamazione alla regina e un corteo munito di una grande "fanfarra" composta da tutta la truppa locale. Uno storico, Boris Fausto, sostiene che questa è una delle possibili cause della preservazione della memoria di Tiradentes, argomentando che tutto quello spettacolo finì per risvegliare l'ira della popolazione presente all'evento. Esecutato e squartato, con il suo sangue fu redatto il certificato di compimento della sentenza, e la dichiarazione di infamia per la sua memoria e quella dei suoi discendenti. La sua testa fu esposta su un palo a Vila Rica, e di lì, presto, scomparve. Gli altri resti mortali furono distribuiti lungo la strada da Minas a Rio, dove aveva tenuto discorsi rivoluzionari. La sua casa fu rasa al suolo, e il terreno cosparso di sale affinchè niente più vi germogliasse.

Ora che ho finito, speriamo di non vedere mai il ritorno di cortei in cui si squartano le persone e si infila la loro testa sui pali, e vado alla festa del Reforço Escolar a cui Padre Maurizio ci ha invitati.

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