4 febbraio 2009

L'OCCHIO DEI VISITANTI


Berbera Van de Vate (olandese), assieme a suo marito Paolo e al loro amico Enea, sono stati miei ospiti nel dicembre e gennaio scorsi. Tornata in Italia, ha scritto questo articolo per "Montese-notizie". Le ho chiesto di poterlo offrire anche a voi lettori del blog. Il suo sguardo di visitante e di donna le permette di osservare aspetti, dettagli e colori di questa realtà a cui noi, abituati a questo ambiente, non facciamo più caso.

"Mentre voi eravate alle prese con freddo, ghiaccio e neve, a fine dicembre e buona parte di gennaio scorso con mio marito ho fatto un viaggio in Brasile. Siamo stati ospiti per una parte del tempo di Don Francesco, fino a poco tempo fa parroco di Maserno, Iola, Montespecchio e Castelluccio. Visti i begli anni che Don Francesco ha passato con tanti di noi, presumo che vi interesserà leggere una piccola impressione della parte del mondo dove vive attualmente.

Don Francesco vive in una casetta piacevole, con un giardinetto e tettoia ancora più piacevoli, in periferia di Itaberaì, una bella cittadina di provincia più grande di Vignola nello stato di Goias nella parte centrale del Brasile. La prima impressione della cittadina è di relativa prosperità; è in rapida espansione fra altro a causa della presenza del più grande stabilimento di macellazione di polli dello stato di Goias; macellano 180.000 polli al giorno. Il paese si trova su un altopiano collinoso e fertile con- come immaginate - tanti allevamenti di polli, agricoltura a grande scala di soia, granturco e canna da zucchero e pascoli con buoi bianchi su proprietà spesso di enormi dimensioni. La terra è di colore rosso-mattone, talvolta tendente ad arancione o in lontananza anche a marrone-viola. Dalla vegetazione originale del “cerrado”, a volte boscosa a volte più tipo macchia, sono in quella zona rimasti piccoli pezzettini e degli alberi isolati che si sono spesso sviluppati a dei begli esemplari. Il clima è tropicale; anche se Itaberaì si trova a 750 metri s.l.m. avevamo delle temperature fra i 25 e 35 gradi e mediamente uno o due acquazzoni al giorno visto che era tempo delle piogge. La vegetazione è quindi esuberante e verde. Si vedono i pappagalli sulle linee telefoniche e i colibri succhiano bellissimi fiori. Abbiamo mangiato una varietà enorme di frutti strani e gustosissimi.

Itaberaì ha una lunga storia di presenza di preti Modenesi. Anche attualmente tre dei quattro preti sono Modenesi. Gestiscono una parrocchia vivace con tante persone coinvolte, sia nel lavoro pastorale, che nella animazione delle messe. La partecipazione alle messe è numerosa e sentita, la musica per di più ritmica, sostenuta da una comunità che canta, talvolta batte le mani e muove le braccia. L'atmosfera è calorosa, ospitale e comunicativa. Colpisce la presenza di tanti giovani e giovani famiglie, naturalmente anche per composizione della popolazione, che è molto più giovane di quella Italiana.

Fino a qui ho rischiato di crearvi un attacco di invidia e infatti è terra di tante ricchezze e di cose stupende da vedere. La miseria però è dietro l'angolo, è tangibile, visibile e in tanti casi grave. La disuguaglianza sociale si vede subito anche per strada; girano modernissimi SUV e vecchissimi carri tirati da un cavallo magro. Si vedono persone molto curate e persone con vestiti visibilmente logorati. Ci sono bellissime case ma tante persone in periferia vivono in una casa che sono praticamente 4 muri e un tetto improvvisato. Attorno al paese ci sono anche alcuni accampamenti del movimento dei Sem Terra che sono vere e proprie capanne di bambu e legno coperte da teli neri in cui vivono famiglie e anche dei bimbi. In genere la manodopera poco qualificata costa molto poco e chi lavora fa tante ore. Operai lavorano in fabbrica 12 ore al giorno e fanno fatica a provvedere ai bisogni di base della loro famiglia. Si vedono bambini abbandonati a loro stessi giocare in posti poco salutari. Purtroppo ci sono anche problemi di alcool, droga e criminalità diffusa. Per esempio quando c'eravamo noi il proprietario del bar di fronte a casa di Don Francesco è stato accoltellato ed ucciso.

Don Francesco dedica una parte importante del suo lavoro a migliorare le condizioni di questa gente povera e in difficoltà. Si impegna a dare aiuto per cose pratiche, ma, come ci ha spiegato, si impegna soprattutto a creare le condizioni perché la gente impara a combattere e affrontare le proprie condizioni di povertà o altri problemi e di non accettarli quasi come naturali e insuperabili. Il messaggio del Vangelo, dice, è importante anche a far sentire una persona in difficoltà più essere umano, così che trova lo stimolo e la motivazione ad affrontare i propri problemi. Di fatto abbiamo avuto modo di vedere quanto la povertà può stordire e quanta organizzazione, educazione, fraternità e buona volontà serve per costruire una via d'uscita. Ho comunque anche avuto l'impressione che una bella fetta della popolazione Brasiliana, soprattutto chi non è troppo occupato con la propria ricchezza o vittima di troppa miseria, stia lavorando per migliorare la situazione, per combattere la troppa disuguaglianza sociale e lottare per più giustizia. La strada però è lunga e difficile. Per chi vuole approfondire, Don Francesco racconta regolarmente sul suo blog le iniziative, problematiche e questioni che trova sulla sua strada.

L'asilo per l'ampliamento del quale tanti di voi avete contribuito l'estate scorso è situato in periferia di Itaberaì ed è una grossa opportunità per i bimbi piccoli. Attualmente un centinaio di bambini frequenta l'asilo, ma quando saranno pronte le due sale possono quindi diventare di più. Oltre a un programma educativo dove i bimbi imparano le basi del leggere, scrivere e la matematica, c'è spazio per il gioco e l'allegria che spesso a casa non trovano. Inoltre tutti bimbi fanno tutti giorni la doccia in asilo, si lavano i denti e mangiano. Questo è importante, perché purtroppo ci sono anche alcuni bambini malnutriti. Una persona anziana gestisce un bellissimo orto che vende anche insalata e verdure varie per affrontare una parte delle spese dell'asilo. Quando c'eravamo noi si stavano completando i lavori di ampliamento delle due sale.

Credo che la festa con cui abbiamo raccolto i fondi l'estate scorsa per ampliare questo asilo e dove varie parrocchie e gruppi non-parrocchiali hanno lavorato assieme per una iniziativa di beneficenza concreta sia stata una esperienza molto positiva per tutti noi. Don Francesco dalla persona schiva che è non vuole essere di peso a nessuno e non vuole sicuramente che si raccolgano altri fondi per le sue iniziative, ma valutando quanto è stata costruttiva l'esperienza credo si debba ripetere l'iniziativa anche le future estati. Credo che una iniziativa concreta di beneficenza che ci permette di collaborare e lavorare tutti assieme, sia importante per le nostre piccole comunità e ci dà la possibilità anche se siamo lontani di collaborare ancora con don Francesco in quanto credo che sia un'ottima idea lasciare a lui l'onere di indicarci quale è l'iniziativa più bisognosa a cui devolvere il ricavato. Berbera van de Vate

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