9 febbraio 2009

IL BUCO PERFETTO

Un buco enorme dove prima c'era una montagna: in soli 20 anni di sfruttamento. E' quanto è rimasto nei pressi di Calcilandia, municipio di Itaberaì. Niente di eccezionale, in confronto agli enormi danni ambientali prodotti, in poche decine di anni, dalla fame scriteriata di sfruttamento della terra. Leonardo Boff, in un articolo scritto in occasione del Forum Sociale Mondiale che si è svolto nella città di Belèm, in Amazzonia, ci descrive "il buco perfetto". Il FORUM SOCIALE MONDIALE è stato un evento importante anche per la Chiesa, che nel frattempo sta lanciando la CAMPAGNA DELLA FRATERNITA' sul tema della sicurezza pubblica. Il buco perfetto, secondo il teologo, è la crisi economica. Ho copiato il suo articolo dal sito www.adital.com.br e ve lo traduco nel modo migliore che so fare. L' autore fa riferimento a riflessioni che erano già contenute nella Teologia della Liberazione, che denunciava soprattutto l'immoralità del capitalismo. Da quando fu messo a tacere, si occupa quasi solo di teologia ambientale, ma le conclusioni sono le stesse.

"Ignace Ramonet, direttore di Le Monde Diplomatique e uno degli acuti analisti della situazione mondiale, ha chiamato l'attuale crisi economico-sociale "la crisi perfetta". Putin, a Davos, l'ha chiamata "la tempesta perfetta". Io, da parte mia, la chiamerei "il buco perfetto". Il gruppo che compone l'Iniziativa Lettera della Terra (M. Gorbachev, S. Rockfeller, M.Strong e io stesso, tra gli altri) venti anni fa avvertiva: "Non possiamo continuare per la strada percorsa, per quanto piana si presenti, perchè là davanti essa va incontro a un buco abissale". Come un ritornello lo ripeteva anche il Forum Sociale Mondiale, fin dalla sua prima edizione a Porto Alegre nel 2001. Ora è arrivato il momento in cui il buco si fa vedere. Là dentro sono cadute le grandi banche, le fabbriche tradizionali, le immense corporazioni transnazionali e US$ 50 trilioni di fortune personali si sono mescolate alla polvere del fondo del buco. Stephen Roach, della banca Morgan Stanley, anch'essa colpita, ha confessato: "Ha sbagliato Wall Street. Hanno sbagliato i regolatori. Hanno sbagliato le Agenzie di Stima del rischio. Abbiamo sbagliato tutti noi". Ma non ha avuto l'umiltà di riconoscere:" Ci ha azzeccato il Forum Sociale Mondiale. Ci hanno azzeccato gli ambientalisti. Ci hanno azzeccato grandi nomi del pensiero ecologico come J. Lovelock, E. Wilson e E. Morin".

In altre parole, quelli che credevano di essere signori del mondo a tal punto che alcuni decretavano la fine della storia, che sostenevano l'impossibilità di qualunque alternativa e che nei loro concilii ecumenico-economici promulgarono dogmi della perfetta auto-regolamentazione dei mercati e della via unica, quella del capitalismo globalizzato, ora hanno perduto tutto il loro latino. Se ne vanno confusi e perplessi come un ubriaco in un vicolo buio. Il Forum Sociale Mondiale, senza orgoglio, ma sinceramente, può dire: "La nostra diagnosi era corretta. Non abbiamo ancora l'alternativa, ma una certezza si impone: questo tipo di mondo non ha più le condizioni per continuare e progettare un futuro di inclusione e di speranza per l'umanità e per tutta la comunità della vita". Se va avanti così, esso può mettere fine alla vita umana e ferire gravemente Pacha Mama, la Madre Terra.

I loro ideologi forse non credono più nei dogmi e si accontentano ancora del catechismo neoliberale. Ma cercano un capro espiatorio. Dicono: "Non è in crisi il capitalismo in sè. E' il capitalismo di traverso nord-americano che spende un denaro che non ha in cose di cui la gente non ha bisogno". Uno dei suoi sacerdoti, Ken Rosen, dell'Università di Berkeley, almeno, ha ammesso: "Il modello degli Stati Uniti è sbagliato. Se tutti utilizzassero lo stesso modello, noi non esisteremmo più".

Quì c'è un inganno evidente. La ragione della crisi non sta appena nel capitalismo nord-americano come se un altro capitalismo fosse corretto e umano. La ragione sta nella stessa logica del capitalismo. Lo hanno già ammesso politici come J. Chirac e un ventaglio considerevole di scienziati che se i paesi ricchi, situati nel Nord, volessero generalizzare il loro benessere per tutta l'umanità, avremmo bisogno di almeno tre Pianeti Terra uguali a quello che abbiamo. Il capitalismo è per natura vorace, accumulatore, depredatore della natura, fonte di disuguaglianze e privo di senso di solidarietà verso le generazioni attuali e ancor meno verso quelle future. Non si toglie al lupo la ferocia facendogli alcune carezze o limandogli i denti. Egli è feroce per natura. Così il capitalismo, poco importa in quale luogo lo si realizzi, se negli USA, in Europa, in Giappone o anche in Brasile, trasforma tutto in cose, la Terra, la natura, gli esseri viventi e pure gli umani. Tutto è dentro al mercato e su tutto si possono realizzare affari. Questo modo di abitare il mondo, guidato soltanto dalla ragione utilitarista ed egocentrica, ha scavato il buco perfetto. E vi è caduto dentro.

La questione non è economica. E' morale e spirituale. Ne usciremo partendo da un rapporto diverso con la natura, sentendoci parte di essa e vivendo l'intelligenza del cuore che ci fa amare e rispettare la vita ed ogni essere. Se no continueremo nel buco in cui il capitalismo ci ha gettati".

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