30 ottobre 2008

FORUM AMBIENTALE E...FRUTTI DEL CERRADO


Questa sera abbiamo realizzato un forum ambientale nel salone della parrocchia. Si è discusso sui problemi più gravi della nostra regione: rifiuti a cielo aperto, inquinamento delle acque, zanzare e puzza, distruzione delle sorgenti, agrotossici....C'erano 150 persone, forse di più ma non facciamo la danza dei numeri come nelle manifestazioni dei partiti. Era presente anche il sindaco, che ha promesso di istituire un assessorato ambientale. Speriamo che il dibattito sia servito a smuovere le acque. Ho una bella foto di un salone pieno con alcune autorità sedute solennemente al tavolo centrale, ma ve la risparmio. Al suo posto, molto più adatte per un argomento come la preservazione della natura, vi passo due foto di una bella frutta tipica di questa stagione, e del suo alberello. E' la "pitanga do cerrado", che alcuni chiamano anche cereja (ciliegia).

Il "cerrado" è un tipo di savana tipica del Brasile centrale. All'apparenza è una landa deserta. In più, quasi ogni anno, è sottoposto alla devastazione del fuoco, qualche volta spontaneo e altre volte provocato volontariamente. Rifiorisce, tuttavia, ad ogni primavera. In ottobre e novembre offre una varietà straordinaria di piante dai frutti squisiti e anche belli a vedersi. Data la mia inclinazione a scorazzare per i boschi, non ho resistito alla tentazione di farne una sulle alture più prossime, nonostante un sole così impietoso che io mi scioglievo come un gelato. Così mi sono imbattuto in questa pianta che non vedevo da trent'anni. Una vecchia conoscenza quasi in via di estinzione. Quasi del tutto ignorata, ormai, anche tra i nativi. Ciò mette in evidenza quanto la vita moderna allontani i giovani dall'ambiente e dalle sue ricchezze, che poco a poco sono avviate verso la distruzione.

Alcune informazioni tecniche per i curiosi: la "pitanga do cerrado" (eugenia calycina) è un arbusto del genere "myrtacee", dicono i manuali. Non oltrepassa i due metri di altezza nel migliore dei casi, e cresce spontaneo su monti impervi, tra le rocce e il pietrame. Ha il gusto, più o meno, della ciliegia. Non capisco perchè non l'abbiano mai usato per formare siepi: possiede foglie bellissime, carnose e di un verde lucido. Il nocciolo è simile a quello della "pitanga comune" coltivata nei giardini, che però è meno dolce (vedi terza foto). Proverò a piantarla per verificare se ci sono problemi di riproduzione, ma non credo proprio, visto che resiste in zone quasi desertiche che, ogni anno, sopportano il passaggio del fuoco che non risparmia nemmeno un centimetro quadrato di montagna. So che qualche agricoltore anziano l'ha piantato nel suo podere con successo.

Così, con la storia della pitanga, ho tolto spazio all'argomento del Sinodo di Roma, che ovviamente è assai più importante. E' finito la settimana scorsa. La stampa l'ha ignorato (o è stata invitata a non parlarne, non so). Mi risulta che nel finale i "padri sinodali" hanno delegato al vescovo Franco Ravasi la stesura del documento finale (lungo), e di una sintesi (breve) per la gente. Gode di molto credito, perchè l'hanno approvato per acclamazione. Io vi trasmetto il riassunto della sintesi. Dice che la Bibbia ha una voce: la Parola di Dio, ossia la Rivelazione. Ha una casa: la Chiesa. Ha un volto: Gesù Cristo. Ed ha pure un cammino: la missione. Vi è piaciuta? Sono stato più schematico di Ravasi?

Naturalmente, sappiamo che la Bibbia è di casa anche altrove. Il Sinodo ha voluto mettere in risalto che noi cattolici la leggiamo in comunione con la Chiesa, ma non che non ci sia nulla da imparare dalla lettura degli altri. Credo che nel documento finale (quando ci arriverà) troveremo anche questo aspetto ecumenico, che i vescovi non trascurano mai. Quando guardo oltre il mio orto e il mio cancello, vedo leggere la Bibbia nella casa degli ebrei, degli evangelici di migliaia di chiese diverse, dei cristiani ortodossi, degli anglicani, di alcuni gruppi di spiritismo, di logge massoniche. Probabilmente la aprono anche alcuni mussulmani, buddisti, induisti (Gandhi amava il vangelo) e atei. Volendo credo si possa dire che la vera "casa" della Parola di Dio è tutto il mondo, e che la nostra Chiesa è una viandante inviata al mondo sulla via della missione. Per me l'importante è concentrarci sul volto di Gesù Cristo, che attraverso questa parola chiama tutti gli esseri umani a vivere da figli di Dio e da fratelli. Spesso arriviamo in una casa ad annunciare il vangelo e scopriamo che vi è arrivato prima di noi. O entriamo in casa di un cattolico e constatiamo che non l'ha ancora conosciuta. In definitiva il Sinodo non ha inventato cose nuove, ma ha sottolineato l'importanza della lettura biblica per noi cattolici, che in genere (soprattutto in Italia) ci siamo poco abituati.

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