25 ottobre 2008

LA STAGIONE DEL PEQUI'


Foto del giorno: pequi, un frutto della savana brasiliana (cerrado). Nome scientifico: caryocar brasiliense, per i pignoli. E' un interessantissimo frutto di bosco (del cerrado, cioè del bosco rado che è comune nelle zone montagnose e sassose), e cresce come pianta selvatica. Sta maturando in questo periodo, e quest'anno è molto abbondante. Lo si va a raccogliere a zonzo per i boschi, ma lo vendono anche per strada. Lo si usa bollito per insaporire il piatto di riso con la sua pasta gialla che circonda il nocciolo, oppure lo si rosicchia facendo attenzione a non morderlo, perchè il suo midollo è spinoso. A me e a padre Severino piace molto. La Vicentina e Maurizio non lo degnano di uno sguardo. Eligio, oggi, l'ho visto rosicchiarne uno e poi tentare di aprirlo col coltello per guardare dentro alla mandorla. Dal punto di vista botanico è una delle combinazioni più curiose della natura, con caratteristiche di leguminosa dai bellissimi fiori (vedi mimosa) e castagne (col riccio senza spine, ma le spine sono all'interno sotto la buccia, e la pasta è all'esterno). L'aspetto della castagna è simile a un torlo d'uovo.

Ieri l'altro, 23 ottobre, don Eligio ha compiuto 87 anni. Per evitare tutte le festicciole e complimenti che lo mettono in imbarazzo è sparito. E' andato a Goiania, la capitale, a fare un giro e curiosare nelle librerie cattoliche. Noi però gli abbiamo fatto il nostro omaggio in casa, durante la colazione. Mi hanno informato che anche Padre Turrini, dopo alcuni mesi passati in Italia, ha deciso di tornare nella sua Sena Madureira, nello Stato di Acre. Nonostante l'età e la salute non troppo buona (mi aveva detto che la congregazione gli chiedeva di fissarsi a Ronzano, sulle colline bolognesi), non ha resistito alla nostalgia di quella che ormai è la sua terra e la sua gente. Stessa cosa per don Francesco Cavazzuti di Carpi, che sta facendo i preparativi per tornare qui tra noi. Perchè si ritorna? Mistero. C'è qualcosa di speciale, qui? Non mi pare. Forse il motivo è lo stesso per cui i giovani si sposano e generano figli e figlie. Siamo tutti in cerca di amore e speranza, di credere nel futuro finchè siamo vivi, e di essere importanti per qualcuno! Questa è, almeno, la base umana. Senza sottovalutare ciò che Cristo costruisce su questa base: l'invito a farci suoi strumenti per annunciare il Vangelo in giro per il mondo.

Mercoledì ho celebrato in una casa accanto alla ditta Superfrango che puzza e infesta il vicinato di miliardi di zanzare. La gente ha commentato le letture in un clima di gioia. "Tentiamo di essere pieni di Dio e radicati nell'amore" ha riassunto Ana, la padrona di casa, parafrasando il brano di Paolo agli efesini. Domenica scorsa ho battezzato una ventina di bimbi dai tre mesi ai 6 anni, e una giovane sposa mi ha detto: "Lei ha battezzato me tanti anni fa, ho piacere che battezzi anche mio figlio. Conservo ancora la fotografia e, se lei è disposto, vorrei farne un'altra da conservare, ora". Martedì scorso ho partecipato a una lettura biblica di una comunità in cui ci sono stati conflitti e malumori, e una signora ha chiesto scusa per i suoi atteggiamenti poco fraterni e ha detto: "Abbiamo dei limiti, siamo umani, ed io sento il bisogno di pregare tutti i momenti affinchè lo Spirito Santo mi mantenga umile e mite". Forse è tutta qui l'attrattiva di questo popolo: lontani dall'altalena delle Borse e dai drammoni del benessere, è più predisposto all'amicizia e alla fede. Non tutti, naturalmente: non facciamoci illusioni!

A Itaberaì c'è perfino una famiglia di svizzeri: il capo si chiama Martin Meyer e possiede una bella fazenda. Stasera ho celebrato la messa nel suo capannone, assieme a una sessantina di contadini del vicinato. Molti bimbi e adolescenti. La mamma del fazendeiro, vedova da qualche anno, parla ancora quasi solo tedesco, ma ha partecipato perchè (mi ha detto lei, ammesso che io abbia capito) l'importante è che sia presente Cristo. Il figlio studente, invece, ha fatto la lettura....Lui è già di seconda generazione e differisce dai coetanei brasiliani solo nell'aspetto fisico, un poco. Una bella messa, con molto canto nonostante qualche stonatura. Alla fine Martin, seguito da un gruppo di ragazzi e dalla sua sposa, hanno servito brioches e guaranà a tutti.

Dal Sinodo, il vescovo questa volta non ci ha mandato la sua solita letterina di famiglia, ma quattro pagine del suo intervento e altre sei dense di annotazioni. Pesantissime! Me ne guardo bene dal pubblicarlo. Cito solo una frase, stralciata dai suoi scritti, che mi è piaciuta più di ogni altra: "Buona notizia per i poveri: la Bibbia entra nella vita della gente per un'altra porta. Non per la porta dell'imposizione autoritaria, ma per quella dell'esperienza personale e comunitaria. Essa si fa presente non come un libro che impone una dottrina dall'alto al basso, ma come una Buona Notizia che rivela la presenza liberatrice di Dio nella vita e nella lotta del popolo. Quelli che partecipano ai gruppi biblici, si fanno carico essi stessi di divulgare questa Buona Notizia e attirano altre persone a partecipare. "Venite a vedere un uomo che mi ha raccontato tutta la mia vita"! (Giov. 4, 29).

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