16 giugno 2008

SETTIMANA DEI MIGRANTI


Guardiamo questa famiglia di migranti sistemata sotto un albero, senza idealizzarla. Probabilmente è una coppia di fatto, senza matrimonio regolare. Forse il marito si ubriaca ogni sabato sera, appena ricevuta la paga. Però sono lavoratori, mettono al mondo dei bei figlioli, li amano e, pian piano, a modo loro, formano la la città. E' questa gente che costruisce le case di tutti noi, produce gli alimenti, conduce i mezzi di trasporto, lavora nelle falegnamerie e nelle officine e....affolla le nostre chiese. In Brasile questa, almeno per noi cattolici, è la "Settimana dei Migranti". Abbiamo quelli che si trasferiscono dalla campagna alla città, quelli che vanno al ammucchiarsi nelle capitali del paese, quelli che arrivano dal nordest a cercare lavoro nei mattatoi di polli e di bestiame o nel taglio della canna da zucchero, quelli che vanno nei paesi europei o negli Stati Uniti e Canadà a cercare fortuna, e quelli che emigrano semplicemente da un quartiere di Itaberaì perchè gli affitti sono troppo cari, e occupano un'area lottizzata per ottenere un posto ove costruire la baracca. Ovunque vadano e da qualsiasi parte arrivino danno sempre fastidio. Ovunque vadano e da qualunque posto arrivino, chi è davvero cristiano li considera portatori di un messaggio di Dio. Meritano affettuosa accoglienza. La lettura dell'Esodo, nella messa di oggi, associa la migrazione alla vocazione divina. Un popolo che ha lasciato la sua terra "di schiavitù" e si trova in pieno deserto in cerca di una "terra di libertà e di vita" si sente dire da Dio: "Io stabilisco con te un'alleanza. Tu sarai per me un popolo di sacerdoti e una nazione santa".


Nella messa, l'equipe di Liturgia ha presentato alcuni simboli dei migranti. 1) I frutti della terra (una cassetta di uva, donata da un immigrante del sud che si è stabilito quì e ha dimostrato che vi si può produrre uva ottima e abbondante. 2) Le mani, quasi sempre l'unico capitale di cui il migrante dispone. 3) La terra: quella di schiavitù e di dolore che ha lasciato, e la terra generosa in cui spera di vivere e crescere con la sua famiglia. 4) La Parola di Dio: di cui la vita del migrante è testimonianza viva. Questi simboli mi hanno fatto ricordare l'altra vocazione, quella di Dio ad Abramo: "Lascia la tua terra, e vai in una terra che io ti mostrerò. Ti farò padre di un grande popolo. Io ti benedico, e benedirò il tuo popolo in modo che esso diventi una benedizione per gli altri popoli" (cfr. Genesi, 13).
La presentazione dei simboli è stata accompagnata da un canto composto dal nostro Frate Domingos, di cui vi offro il testo tradotto:


"Vengo da lontano, sono del sertao - Sono Pietro, Paolo, Maria e Giovanni. - Sono brasiliano, ma sono straniero, - Ho lottato per la patria e sono pagato con la schiavitù. Io sono la nazione, anch’io sono fratello. Sono popolo di Dio e non possiedo la mia parte. Vengo dalla fame, dalla siccità e dal dolore. Io sono del lavoro, e non ho nessun valore. E ora ditemi— se ho il diritto - Se sono cittadino - o non sono stato fatto da Dio? - Io faccio la città e non abito, mi arrangio. - Ho piantato e raccolto e non mi alimento, sono un angelo. - Io vengo dalla terra senza distribuzione, Sono della fatica senza ricompensa. - Vengo da lontano, sono del sertao: - Sono Pietro, Paolo, io sono la nazione. - Io faccio la città, ma sono straniero, - Ho lottato per la patria e ho ottenuto la schiavitù.



Dopo questi bei pensieri, ho aperto i giornali web. Notizie dall'Europa. Vi si parla degli installati e delle loro paure. Temono tutto quello che si muove: nomadi, prostitute, terroristi, immigrati, no-global, poveri in genere, relativisti, eccetera. Tutto fa brodo, pur di alimentare la paura. L'esercito a presidiare le capitali e i capoluoghi di regione. Le concertazioni tra i "salvatori dell'umanità" per non fare referendum tra chi dovrebbe essere salvato: perchè può capitare che un piccolo popolo come quello irlandese, il cui governo si concede ancora il lusso di consultare la gente, dica: "No, noi stiamo bene così". In fondo non c'è molto di nuovo. Unica novità assoluta dall'Europa è una scimmia che ha imparato a fare i calcoli. Non ho capito bene quali, ma se quella è la scuola, si può indovinare che anche lei farà "i conti senza l'oste": e dovrà farli due volte, come dice il proverbio. La notizia che mi è piaciuta meno è quella della passeggiata di Bush col Papa, in amichevole confabulazione nei giardini vaticani - (sotto la protezione armata di tiratori scelti appollaiati sui tetti - scrive un giornalista). In quel posto la protezione del Padre e degli Angeli custodi dovrebbe bastare. E che ci fa Bush dal Papa? E' andato a chiedere perdono delle bugie e delle guerre? Siccome Joseph Ratzinger legge sicuramente questo blog tutti i santi giorni, diciamoglielo sinceramente e rispettosamente: "Fratello Papa, successore di Pietro, non ci faccia questi tiri mancini. In questo mondo già così a corto di etica, non sono un buon segnale".

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